Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA
XVII LEGISLATURA
Giunte e Commissioni

 

Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro

Seduta n. 25, martedì 15 settembre 2015

Audizione di rappresentanti dei Vigili del fuoco di Roma in ordine ai profili di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro connessi al recente incendio sviluppatosi all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino

Presidenza della presidente FABBRI

Intervengono l'ingegner Marco Ghimenti, comandante provinciale VV.FF. Lazio e l'ingegner Antonio Perazzolo, responsabile distaccamento VV.FF Fiumicino.

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI

PRESIDENTE
Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso il resoconto stenografico, nonché, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, attraverso l'attivazione dell'impianto audiovisivo.
Comunico, inoltre, che gli auditi avranno la possibilità di chiedere in qualsiasi momento la chiusura della trasmissione audio-video e la secretazione dell'audizione, o di parte di essa, attraverso l'interruzione della resocontazione stenografica, qualora ritengano di riferire alla Commissione fatti o circostanze che non possano essere divulgati.
Poiché non vi sono obiezioni, resta così stabilito.

PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione di rappresentanti dei Vigili del fuoco di Roma in ordine ai profili di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro connessi al recente incendio sviluppatosi all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dei Vigili del fuoco di Roma in ordine ai profili di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro connessi al recente incendio sviluppatosi all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
Sono presenti l'ingegner Marco Ghimenti, comandante provinciale dei Vigili del fuoco del Lazio, e l'ingegner Antonio Perazzolo, responsabile distaccamento Vigili del fuoco di Fiumicino, che saluto e ringrazio per la loro presenza.
Ricordo che quella odierna è l'ultima di una serie di audizioni svolte nell'ambito del fascicolo d'inchiesta che, com'è noto, questa Commissione ha aperto alcuni mesi fa sull'incendio verificatosi presso l'aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino
Lascio dunque la parola ai nostri ospiti perché possano esporre la dinamica dei fatti alla Commissione.

GHIMENTI
Signora Presidente, se lei consente, vorrei dare conto di una breve relazione che abbiamo predisposto nel merito, assumendo come spunto almeno iniziale gli elementi già forniti su richiesta di questa Commissione con nota del 18 giugno scorso, ovviamente restando a disposizione per ogni eventuale aspetto i commissari dovessero ritenere opportuno approfondire.
Desidero esordire con un ringraziamento a lei, signora Presidente, ed ai senatori membri della Commissione per l'occasione che mi viene offerta di dare un contributo sui profili di sicurezza degli ambienti di lavoro connessi all'incendio verificatosi presso la galleria transiti del terminal T3 dell'aeroporto di Fiumicino, nella notte tra il 6 e 7 maggio 2015.
Comprendo perfettamente le esigenze di approfondimento avvertite da questa Commissione, ma ritengo opportuno portare a conoscenza del consesso che è ancora in corso l'attività investigativa relativa alle cause da cui ha tratto origine l'incendio, avviata dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia, coordinata dall'ufficio della Polizia di frontiera aerea di Fiumicino e che tuttora vede coinvolti l'ufficio di Polizia giudiziaria del Comando dei Vigili del fuoco di Roma, il Nucleo investigativo antincendio (NIA) del Dipartimento dei Vigili del fuoco e la Direzione provinciale del lavoro di Roma.
Nondimeno, con le cautele d'obbligo in una fase ancora interlocutoria, credo sia possibile delineare un quadro d'insieme quanto più possibile compiuto e globale dell'evento e confermare che, tra le cause che lo hanno originato, l'ipotesi più attendibile al vaglio degli investigatori, cui si è giunti peraltro a poche ore dall'evento, e più volte riportata dalla stampa nazionale, è quella di un surriscaldamento e successiva ignizione di un condizionatore portatile all'interno di un piccolo vano tecnico ospitante un rack telematico.
Peraltro, ciò risulta confermato dalle registrazioni contenute nei filmati acquisiti ed attentamente esaminati dalla Polizia di frontiera, che documentano, insieme alle diverse fasi dell'intervento, sia la fase di innesco dell'incendio nel locale, sia quella di rapidissimo sviluppo e propagazione agli ambienti circostanti.
Senza entrare nel dettaglio delle attività di spegnimento effettuate dalle squadre del Comando di Roma, mi sembra corretto evidenziare che, in allegato alla nota predisposta per dare esecuzione al decreto di esibizione documentale n. 93 del 18 giugno 2015, è stata riportata l'informativa resa alla procura della Repubblica di Civitavecchia, la quale in dettaglio illustra tutte le varie fasi della lotta all'incendio, che ha impegnato dalla prima chiamata alla definitiva estinzione - per oltre sei ore - numerose squadre tra quelle di stanza in aeroporto e quelle del territorio provinciale.
In questa sede, riferisco che oltre all'azione diretta di contrasto all'incendio, l'intervento dei Vigili del fuoco si è protratto molto a lungo ed è stato accompagnato da sforzi continui degli operatori impegnati, che sono riusciti, pertanto, ad assicurare tutte le necessarie operazioni di minuto spegnimento, evacuazione dei gas prodotti dalla combustione, verifiche statiche ed anche, successivamente, le investigazioni di ricerca delle cause.
In merito all'accertamento della sicurezza degli ambienti di lavoro, nei giorni seguenti, su incarico della magistratura inquirente, un team di funzionari del Comando di Roma ha effettuato una serie di sopralluoghi presso l'aeroporto di Fiumicino ed ha rilevato alcune difformità nell'applicazione della normativa antincendio nei luoghi di lavoro.
A questo punto, su questo terreno, si innesta un doveroso chiarimento concernente il quadro normativo relativo all'assoggettabilità ai controlli di prevenzione incendi delle aerostazioni, alla luce della legislazione di settore vigente.
Faccio presente che per la prima volta il decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 1 agosto 2011, al punto 78 dell'allegato 1, ha introdotto, tra le altre attività soggette ad obbligo di titolo autorizzativo ai fini antincendio, le aerostazioni con superficie coperta accessibile al pubblico superiore a 5000 metri quadri, e preciso che, trattandosi di una nuova attività, il decreto, all'articolo 11, comma 4, concedeva un anno di tempo, dalla data di entrata in vigore dello stesso prevista per il 7 ottobre 2011, per l'espletamento degli adempimenti prescritti.
In questa sede mi limito a ricordare che i suddetti adempimenti prevedono la presentazione di un progetto soggetto ad approvazione da parte del Comando provinciale dei Vigili del fuoco e la successiva segnalazione certificata di inizio attività sostitutiva del titolo autorizzativo antincendio.
Soggiungo che con ulteriori provvedimenti, tra i quali il decreto- legge n. 83 del 2012, convertito in legge n. 134 del 2012, il decreto-legge n. 69 del 2013, convertito in legge n. 98 del 2013 e il decreto-legge n. 192 del 2014, convertito in legge n. 11 del 2015, è stato prorogato il termine per l'espletamento degli adempimenti rispettivamente al 7 ottobre 2013, 7 ottobre 2014 e, infine, al 7 ottobre 2016.
Nel contempo, con il decreto ministeriale 17 luglio 2014, è stata emanata la regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle aerostazioni, applicabile alle aerostazioni di nuova realizzazione ed a quelle esistenti, la quale indica, nell'ipotesi da ultimo contemplata, dei termini di adeguamento per il raggiungimento dei requisiti prescritti più dilatati e precisamente il 7 ottobre 2016, il 7 ottobre 2019 e il 7 ottobre 2021.
Per questo motivo, in data 11 settembre 2014, la società Aeroporti di Roma ha presentato, ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 2011, un'istanza di valutazione del progetto relativo al terminal T3 e all'area imbarchi H, che è stata successivamente riscontrata con nota del Comando n. 54778 del 16 ottobre 2014, con la quale l'organo tecnico interpellato ha espresso parere favorevole con prescrizioni.
Tuttavia, già alla luce di una prima analisi dell'attività ispettiva effettuata, è stato rilevato che lo stato dei luoghi rappresentato nella documentazione allegata all'istanza - trattandosi di un progetto di ristrutturazione ed adeguamento - non appariva del tutto conforme all'effettiva situazione esistente al momento in cui si è verificato l'evento le cui cause sono tuttora in corso di accertamento.
Di conseguenza, come parametro di riferimento per l'effettuazione dei sopralluoghi, sono state considerate le misure e gli obblighi derivanti dall'articolo 46 del decreto legislativo n. 81 del 2008, attualmente applicabili ai luoghi di lavoro, peraltro non essendo ancora scaduti i termini di legge per l'adeguamento alla nuova normativa.
Colgo qui l'occasione per riferire che le difformità individuate sono state contestate ai sensi di legge, elevando verbali ai contravventori individuati ai sensi del decreto legislativo n. 758 del 1994, ai quali è stato anche imposto il ripristino dell'osservanza alle norme di sicurezza prescritte con la fissazione delle condizioni di esercizio e delle misure compensative.
Particolarmente articolato è l'insieme delle misure imposte per ristabilire la piena efficienza di una serie di compartimentazioni e dell'aerazione di alcuni filtri a protezione di vani scala, le quali comprendono anche un adeguamento del livello di illuminazione di emergenza, l'implementazione del sistema automatico di rivelazione incendi in tutte le aree e vani nascosti, la piena funzionalità dei sistemi di evacuazione di fumo e calore, la rimozione di tutti i materiali combustibili tra cui quelli di coibentazione e rivestimento ospitati nei vani dei controsoffitti e che durante l'incendio hanno dimostrato una reazione al fuoco non adeguata.
Sono state inoltre disposte la delocalizzazione e la razionalizzazione dei locali tecnici e tecnologici in alternativa alla loro segregazione dalle aree destinate ad altre funzioni mediante criteri di compartimentazione antincendio ed aerazione diretta verso l'esterno, ovvero anche la protezione con impianti automatici, l'individuazione di locali ad hoc adeguatamente predisposti per la ricarica di veicoli a batteria e, infine, l'implementazione e l'adeguamento della segnaletica e della cartellonistica di sicurezza.
Del resto, la rilevanza e lo spessore delle misure di carattere gestionale prescritte dimostrano come sia in atto un processo di riconfigurazione degli assetti del piano di emergenza che dovrà tener conto delle attuali situazioni del terminal post evento del 7 maggio, compreso l'allestimento di una sala controllo dotata di sistemi di video-sorveglianza dalla quale coordinare a tempo pieno eventuali emergenze tramite squadre di addetti antincendio, dotate dei requisiti abilitativi prescritti per norma di legge, esclusivamente dedicate e al contempo organizzate per svolgere attività di sorveglianza e controllo dei presidi e sistemi di protezione antincendio e di intervento ed assistenza in caso di emergenza.
In ultimo, è stata prescritta l'integrazione del sistema di video-sorveglianza con un impianto di rilevazione incendi.
Quella di cui ho testé dato conto è la relazione che abbiamo predisposto, prendendo spunto dalla nota che già avevamo redatto, tenuto conto che, forse anche per inesperienza, non sapevamo quali potessero essere le esigenze della Commissione.
Spero di non aver sottratto tempo alla Commissione con l'illustrazione della relazione, volta ad introdurre il tema e consentire ai senatori di avere un documento di riferimento. Riconosco tuttavia che molto di quanto appena riferito si evince già dalle note trasmesse.
Per il resto, rimaniamo a disposizione dei commissari per ulteriori informazioni.

PRESIDENTE
Ingegner Ghimenti, prima di dare la parola ai colleghi, le vorrei rivolgere due domande. Le anticipo anzitutto la richiesta di copia dei verbali con le prescrizioni effettuate ai sensi del decreto legislativo del 19 dicembre 1994, n. 758 (quindi post incendio), che sono molto importanti per il nostro lavoro.
L'intervento dei Vigili del fuoco ha avuto luogo trentatré minuti dopo lo scoppio dell'incendio. Ciò è avvenuto non per vostra negligenza, ma per le oggettive difficoltà incontrate per raggiungere il terminal da cui l'incendio è partito e si è propagato. Vorremmo una conferma di questo dato e che ci illustraste anche la tipologia dell'intervento da voi effettuato.
La segnalazione dell'incendio vi è arrivata tramite la comunicazione di persone, oppure attraverso un sistema automatico di allarme?
Vorremmo informazioni anche in ordine al tipo di impianto antincendio presente nel terminal T3.

GHIMENTI
Signora Presidente, la prima chiamata è arrivata al nucleo dei Vigili del fuoco del distaccamento aeroportuale di Fiumicino da parte della Polizia di frontiera. Dalle schede e dalle telefonate risulta infatti che verso le ore 00,05 la sala operativa dei Vigili del fuoco del distaccamento aeroportuale di Fiumicino è stata allertata dalla Polizia di frontiera. A seguire, la sala operativa ha attivato le procedure di prima fase previste dal cosiddetto manuale verde per interventi di questo tipo e alle ore 00,12 le prime squadre sono intervenute sul posto. L'accesso iniziale è avvenuto lato landside rispetto alle indicazioni. C'è quindi stata una prima fase in cui è stata individuata e verificata l'area dove si era sviluppato l'incendio, che era più airside rispetto a quella landside.
Al riguardo occorre tenere conto che, come risulta anche dai filmati, la propagazione dei prodotti di combustione in un'area praticamente senza aerazione (quindi senza possibilità di smaltimento immediato) ha comportato immediatamente una saturazione sia dell'area da dove è partito l'incendio, sia di quella dove si sono tentati l'avvicinamento e l'aggressione dello stesso. Alla fine, quindi, l'intervento si è sviluppato attraverso l'aggressione dell'area focolaio di incendio e dell'area centrale dell'incendio. Vi è stato un progressivo e graduale avvicinamento dovuto al fatto che in una prima fase l'ambiente era di difficile penetrazione a causa della densità dei fumi e in termini di visibilità. Si è quindi avviato un accesso da tre aree differenti (est - ovest). Ho qui con me la pianta, che provo a mostrarvi, anche se non so se sia pienamente visibile a tutti i membri della Commissione.
L'incendio inizialmente si è sviluppato soprattutto nella zona della controsoffittatura e a un certo punto è stato intercettato dalle squadre, che hanno così evitato l'ulteriore propagazione. In questo modo, si è riusciti pian piano a controllare ed a contenere l'incendio. Questa è l'indicazione di massima di quello che può essere uno sviluppo qualitativo dell'azione che è stata svolta.

PRESIDENTE
Ingegner Ghimenti, le riformulo la domanda in questo senso.
Dopo la segnalazione dell'incendio ci si è accorti che c'era un'impossibilità oggettiva da parte dei Vigili del fuoco di entrare nel terminal T3, tanto che l'intervento è stato effettuato praticamente sul lato pista. Mi scuso se uso dei termini tecnicamente non corretti, ma ricordo perfettamente la zona grazie al sopralluogo svolto in loco dalla Commissione. In quel momento ci si è quindi accorti che quella via di accesso ovvero quella del terminal T3 era sostanzialmente impraticabile?

GHIMENTI
Possiamo dire di sì. Praticamente si è scelto di intervenire sul lato più prossimo a quella che, al momento, si supponeva fosse l'area di innesco e dove c'era il maggior sviluppo di fuoco e fiamme (come si evince sicuramente dalle immagini).

PRESIDENTE
Cosa può dirmi con riguardo all'impianto antincendio?

GHIMENTI
Sul posto abbiamo constatato che l'impianto idranti c'era ed era funzionante. Gli impianti di rilevazione incendi erano invece posti nella zona al di sotto della pannellatura di controsoffitto, ma non all'interno del controsoffitto. Dico questo perché l'opportunità di avere un sistema di rilevazione anche nell'aera del controsoffitto è stata oggetto di una delle indicazioni fornite in fase di accertamento successivo.

PRESIDENTE
La ringrazio per il contributo.
Do ora la parola all'ingegner Antonio Perazzolo, responsabile distaccamento Vigili del fuoco Fiumicino.

PERAZZOLO
Signora Presidente, la certezza che non vi fosse rilevazione al di sopra del controsoffitto in quella zona non c'è. Dalle analisi che sono state fatte non risulta ancora con certezza che in quella zona fosse o meno installato un rilevatore sotto il controsoffitto. Diffusamente ci sono delle zone in cui i rilevatori sono correttamente installati sia al di sotto, che al di sopra del controsoffitto, ma durante i sopralluoghi è emerso che in alcune zone questi potevano essere carenti ed abbiamo quindi prescritto l'integrazione del sistema.
È chiaro che il sistema è molto complesso - stiamo parlando di quasi dieci ettari di aerostazione e di un numero di rilevatori enorme - e quindi a volte ci possono essere dei malfunzionamenti a livello tecnologico. Questo può accadere. Abbiamo quindi prescritto il completamento dell'impianto nel miglior modo possibile.
Quanto alla domanda della Presidente in ordine all'attivazione dell'allarme, abbiamo ricevuto la notizia via telefono; è previsto che il sistema automatico venga fatto lanciare dalla nostra sala operativa. Ripeto, abbiamo ricevuto telefonicamente una chiamata che segnalava la presenza di fumo all'interno del terminal T3 da parte della Polizia che era sul luogo. Ricordo che noi non ci troviamo all'interno dell'aerostazione, il distaccamento è infatti esterno. Noi siamo presenti principalmente a presidio delle piste e abbiamo una squadra che può intervenire eventualmente in aerostazione.
Come dicevo, abbiamo ricevuto questa informazione che abbiamo diffuso con un sistema automatico, e ci siamo recati subito sul posto, dove abbiamo atteso la persona che aveva effettuato la chiamata perché ci portasse sul posto, così da conoscere e valutare la situazione.
In un primo momento siamo stati portati su un ballatoio sul quale si avvertiva un forte odore di fumo, ma non si trattava della zona da cui era partito l'incendio. Da quel punto, insieme al personale della Polizia di frontiera, abbiamo cercato di penetrare in quella zona. Ma già trascorsi i primi sei o sette minuti non era più possibile entrare nel punto dal quale ci hanno chiamato e dove ci eravamo recati. Parliamo, infatti, di una galleria lunga un centinaio di metri (non si sapeva dove fosse localizzato l'incendio) completamente invasa dal fumo. Si è deciso di tentare un approccio dall'esterno, perché questo garantiva una eventuale via di fuga e una visione migliore di ciò che stava succedendo. Il fronte esterno sul quale ci trovavamo, infatti, garantiva anche una migliore possibilità di attacco dell'incendio da parte nostra. È stato anche fatto un tentativo di penetrazione dal punto iniziale con la squadra legata con un cordino di 50 metri. Dopo 50 metri, però, la squadra non aveva ancora raggiunto il punto di origine dell'incendio e dunque è tornata indietro, anche perché al buio completo e con il calore non si riusciva a localizzare l'obiettivo. Tra l'altro, lavorando sul controsoffitto non si riuscivano a vedere le fiamme.
In seguito, dopo aver visionato i filmati, ci siamo stupiti per la rapidità di propagazione del fumo che, dopo quattro minuti dall'innesco dell'incendio, aveva già saturato e invaso circa 40 metri di corridoio. Le difficoltà a giungere sul posto e ad aggredire l'incendio, quindi, sono state determinate dallo sviluppo molto rapido dello stesso, oltre che dalla complessità dell'ambiente come anche voi avrete avuto modo di rilevare.

PRESIDENTE
Secondo la vostra esperienza, quale potrebbe essere la ragione per cui l'incendio si è propagato così rapidamente?

GHIMENTI
Risponderò insieme al collega Perazzolo e vi chiediamo di avere pazienza anche perché si tratta di un aggiornamento su quanto è già stato esaminato.
Il primo elemento fondamentale, a mio parere, concerne l'allontanamento dei fumi in un ambiente relativamente ristretto rispetto alla possibilità di disperderlo. Per fare un esempio, a partire dalle 2,30 circa molta dell'attività è stata svolta nel terminal T3 sul lato terra (landside) che ha una volumetria enorme e che era completamente saturo di fumi, anche se chiaramente non densi o caldi come quelli dell'area direttamente interessata dall'incendio. Un aspetto della questione, quindi, è legato all'assoluta impossibilità di allontanamento dei fumi se non nell'ambito dell'ambiente stesso. Ricordo a questo proposito che tra le norme ordinarie di prevenzione e protezione dagli incendi ve ne è una relativa proprio all'allontanamento dei fumi.
Un secondo aspetto potrebbe essere legato al fatto che, se posso usare un termine simile, c'è stata una propagazione un po' "subdola" dei fumi stessi, considerato che si è molto concentrata nel vano corridoio. Ricordo infatti che ai lati di tale corridoio c'erano addirittura alcune piante, molto vicine alla zona dell'incendio, che non hanno però subito danni eccessivi proprio perché c'è stata una proiezione molto veloce, repentina e violenta nella parte dei controsoffitti.
Chiaramente, e accademicamente, ricollegando la propagazione a questa fattispecie, si può dire che essa sia legata ai materiali che indubbiamente non erano tali da impedire la rapida propagazione di un incendio.
Un ulteriore aspetto, sempre accademico, che sottolineo è che tra i principi che applichiamo per la prevenzione e la sicurezza antincendio, vi è il fatto che oltre all'allontanamento dei fumi, e quindi oltre alla reazione come elemento fondamentale e di sicurezza, vi è anche la compartimentazione, cioè la necessità di fare in modo che rispetto al punto di innesco e all'evento vi sia una settorializzazione delle aree interessate che faccia in modo che sia il danno, cioè la propagazione, sia la possibilità di gestire l'intervento, siano circoscritti, soprattutto quando si tratta di spazi molto grandi, ad un'area che rimanga vincolata a dimensioni differenti. Quindi, per le grandi strutture, quasi sempre la compartimentazione è uno degli elementi fondamentali cui si fa riferimento per implementare la sicurezza.

PRESIDENTE
Quando, nell'ottobre 2014, avete espresso parere favorevole con prescrizioni, quali erano i tempi previsti per l'adeguamento a quelle prescrizioni?

PERAZZOLO
Come riportato dal comandante, nelle prescrizioni, ci saranno tre step di adeguamento: entro il primo step, la società Aeroporti di Roma, il gestore, dovrà presentare la prima segnalazione certificata di inizio attività entro il 7 ottobre 2016, ovvero nell'ambito dei termini previsti dalla legge, in virtù dei vari decreti-legge che hanno prorogato le scadenze.
Questo riguarda alcuni aspetti legati soprattutto al dimensionamento dell'esodo e all'impiantistica elettrica, cioè la certificazione degli impianti elettrici.
Un secondo step dovrà avere luogo entro il 2019, anno in cui ci saranno ulteriori adeguamenti che riguarderanno, ad esempio, la lunghezza dei percorsi di esodo e altri aspetti come l'illuminazione di emergenza e altro.
L'ultimo step, che avverrà entro il 2021, riguarda l'intervento forse più radicale, ovvero quello relativo alla gestione del controllo dei fumi nell'aerostazione. Si tratta del target più forte che la norma ha previsto per limitare il rischio, soprattutto in strutture già esistenti. La parte che è stata colpita dall'incendio, infatti, è quella per così dire storica dell'aeroporto, risalente agli anni Sessanta, quindi è ovvio che vi siano tutta una serie di problemi legati ai materiali per i quali, peraltro, la nuova normativa prevede la sostituzione solo in caso di necessità. In pratica per i materiali esistenti non vi è obbligo di sostituzione se non quando è previsto per motivi tecnici o di vetustà. In tal caso i materiali esistenti devono essere sostituiti con materiali di adeguata reazione al fuoco che sono imposti dal decreto del luglio 2014. È una norma abbastanza permissiva perché, naturalmente, non si può pensare di rifare gli aeroporti da un giorno all'altro. È ovvio che se quella di Fiumicino fosse stata una struttura molto compartimentata l'incendio sarebbe rimasto localizzato e non avrebbe determinato i danni che ha invece prodotto. Ciò detto, un aeroporto, per motivi funzionali, non può essere composto da tante scatole chiuse, ma deve consentire una libera circolazione in ampi spazi; anche la nuova normativa tecnica non prevede una compartimentazione se non della zona passeggeri rispetto alle aree tecniche, che, di fatto, è stata già realizzata. La zona passeggeri, però, è quasi un volume unico ed in ambienti così grandi controllare un eventuale incendio diventa molto difficoltoso, specie se la propagazione è molto rapida.

PRESIDENTE
Cosa potete dirmi relativamente alla presenza di acqua nell'impianto antincendio?

PERAZZOLO
L'impianto antincendio era funzionante. In parte lo abbiamo utilizzato anche noi, oltre ad aver usato un quantitativo enorme di acqua proveniente da fonti nostre. Gli idranti, quindi, funzionavano correttamente. In quella zona non c'era un impianto automatico di spegnimento, ma la norma lo prevede solo al di sopra di determinati carichi di incendio che nelle aree comuni non sono raggiunti. Lo sprinkler, infatti, cioè l'impianto a pioggia, è previsto solo in ambienti che superano certi carichi di incendio, che non sono le aree comuni. Per esempio sono previsti nella parte commerciale dove c'è concentrazione di negozi e dove i carichi superano i 600 megajoule al metro quadro. L'area interessata non aveva un impianto a pioggia che non è previsto neanche nel progetto in quanto non richiesto dalla norma.

FAVERO
Signor Presidente, mi scuso per non avere ascoltato la prima parte dell'intervento; è quindi possibile che io porga delle domande cui i nostri ospiti hanno già dato risposta nel corso della loro illustrazione.
Innanzitutto ringrazio i nostri ospiti per la collaborazione: quello in esame è infatti un evento che avrebbe potuto avere delle conseguenze gravissime che, per nostra fortuna, sono state limitate a danni materiali, almeno per il momento. La nostra Commissione d'inchiesta si occupa infatti di infortuni e di malattie professionali e dunque questo evento rientra nel nostro campo di indagine perché ci sono stati dei rilievi di un certo tipo da parte dei dipendenti dell'aeroporto.
Ciò premesso, ecco la mia prima domanda. Le vostre squadre non hanno raggiunto la zona interessata perché nello spazio antistante c'erano dei lavori in corso, così come nei primi giorni è stato riportato? In sintesi, avete avuto difficoltà a muovervi, e, in tal caso, il cantiere vi era stato segnalato?
Seconda domanda. Al di là della compartimentazione delle zona tecnica e delle aree che accolgono i passeggeri per poi convogliarli alle loro destinazioni, visto che l'incendio si è sviluppato nella parte alta, esisteva o esiste una compartimentazione all'interno delle canaline che in pratica coinvolgono tutti i servizi?. Quello è un punto in cui è chiaro che un incendio prende velocità dato che si crea una sorta di effetto camino.
Infine, vorrei sapere se nel Documento di valutazione rischi fosse stata paventata, ai fini del rilascio del certificato di prevenzione incendi, la possibilità che potesse svilupparsi un incendio a causa del surriscaldamento di una qualsiasi apparecchiatura o interruttore del quadro elettrico. Ci è stato riferito, infatti, che si è evidenziata una carenza di informazione tra chi doveva occuparsi di tutta la parte elettrica e chi invece era addetto al condizionamento. A mio avviso in questo ambito le informazioni avrebbero dovuto incrociarsi ed essere rese non solo fruibili, ma note a tutti, almeno a quelli che si occupano di sicurezza, ma questo non è avvenuto.
Desidero in conclusione ringraziarvi per il vostro contributo.

GHIMENTI
Per quanto riguarda l'accessibilità, indubbiamente il lato terra - il landside - l'area per esser più chiari da cui arrivano i passeggeri presentava sicuramente delle difficoltà sia per la lunghezza del percorso, sia per la presenza della zona di filtro doganale, che impediva un avvicinamento comodo e operativo. Quanto al lato dell'aeroporto vero e proprio - airside- dove poi si è sviluppato l'intervento, c'era effettivamente un cantiere che però obiettivamente non ha creato particolari problemi, in quanto è stato comunque possibile procedere allo schieramento dei mezzi. Certamente gli spazi erano ridotti, ma erano comunque sufficienti perché si potesse utilmente lavorare dall'esterno.
Per quanto riguarda la questione della compartimentazione delle canaline, effettivamente, al di là della complessità dell'intervento o dell'obbligatorietà, cui poc'anzi accennavo un po' accademicamente, è possibile prevedere e fare in modo che, anche in aree che ordinariamente devono avere una continuità - ad esempio quella del condizionamento, dove c'è la serranda tagliafuoco o dove passano dei cavi - utilizzando dei materiali o delle tecniche particolari, si abbia questa interruzione. Dipende poi chiaramente dall'obbligo esistente di adempiere o meno. Ciò premesso, quello che tengo a sottolineare è che anche in una struttura che deve avere una continuità non è detto che la compartimentazione non possa essere attuata; anche se sicuramente con metodi più complessi o con degli interventi magari automatizzati o comandati, è comunque possibile interrompere quelle continuità che hanno poi una necessità tecnica. Ad esempio esistono tecniche per vasti ambienti, con barriere ad aria.
Circa l'ultima questione posta, quella relativa all'esame che facciamo, tenderei a precisare un aspetto che forse non è necessario, ma che tengo a ricordare: quelle scadenze successive, cui anche il collega faceva riferimento, sono previste dalla stessa regola tecnica, che prevede un progressivo adeguamento, laddove i rinvii sono previsti per norma.
Ci è stato chiesto anche se nell'ambito del Documento di valutazione del rischio da parte nostra si entri o meno nel merito. In proposito posso dire che per quanto riguarda il procedimento di prevenzione incendi, a meno che non lo preveda specificatamente la norma per quell'attività - ma ordinariamente così non è - non entriamo nel merito; possiamo farlo magari nel dare determinate indicazioni per ciò che concerne le squadre antincendio o gli apprestamenti di tipo tecnologico per il rilevamento, ma ribadisco che non c'è una valutazione diretta e se non sbaglio la norma non la prevede.

PERAZZOLO
Un'ultima precisazione. All'allegato 3 della risposta al decreto di esibizione da voi emanato, c'è una lettera che abbiamo inviato ad Aeroporti di Roma, con tutte le prescrizioni trasmesse con i verbali previsti dal decreto legislativo n. 758 del 1994. Non abbiamo allegato quei verbali perché sono atti di polizia giudiziaria, relativi ad un procedimento penale nei confronti di una persona fisica; tuttavia, anche per rendere note ai responsabili di Aeroporti di Roma ed all'azienda nel suo complesso le prescrizioni cui erano chiamati ad ottemperare, abbiamo scritto quella nota che le riporta integralmente. Se lo riterrete opportuno, potremo trasmettervi anche quei verbali, che però sono di fatto denunce nei confronti di persone.

PRESIDENTE
Per correttezza, faccio presente che la nostra Commissione opera con gli stessi poteri e limiti dell'autorità giudiziaria, tra l'altro stiamo collaborando con la procura, quindi possiamo acquisire quei verbali. Abbiamo trovato la parte dell'allegato 3 cui lei faceva riferimento recante i titoli, ma sarebbe utile se poteste far pervenire alla Commissione anche i relativi verbali.
In attesa di ricevere le prescrizioni di cui al decreto legislativo n. 758 e ringraziando i nostri ospiti per la loro disponibilità, dichiaro così conclusa l'odierna audizione.


Note: Bozze non corrette dai relatori
Fonte: Senato della Repubblica