SENATO DELLA REPUBBLICA
XVII LEGISLATURA
Giunte e Commissioni

Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro

Seduta n. 20, martedì 30 giugno 2015

Audizione di rappresentanti dell’istituto superiore di sanità

Presidenza della presidente FABBRI

Interviene la dottoressa Loredana Musmeci, direttore del Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell'Istituto superiore di sanità

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI

PRESIDENTE
Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso il resoconto sommario e il resoconto stenografico nonché, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, attraverso l'attivazione dell'impianto audiovisivo. Poiché non vi sono obiezioni, resta così stabilito.
Faccio inoltre presente, ai nostri ospiti, che ai sensi dell'articolo 13, comma 1 del Regolamento interno, hanno la possibilità di chiedere, in qualsiasi momento o sin dall'inizio, l'interruzione della trasmissione audio-video, nonché la segretazione dell'audizione o di parte di essa, qualora ritengano di riferire alla Commissione fatti o circostanze che non possano essere divulgate.

PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione di rappresentanti dell’istituto superiore della sanità in ordine ai profili di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro connessi al recente incendio sviluppatosi all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino

PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'istituto superiore di sanità in ordine ai profili di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro connessi al recente incendio sviluppatosi all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
È oggi presente la dottoressa Loredana Musmeci, direttore del Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell'Istituto superiore di sanità, alla quale do il benvenuto.
Ricordo che il tema sul quale è incentrata l'audizione odierna è quello degli effetti prodotti dall'incendio verificatosi il 7 maggio scorso presso l'aeroporto di Roma Fiumicino. Il punto di partenza è il documento che l'istituto superiore di sanità ha fatto pervenire alla nostra Commissione il 28 maggio scorso, nel quale si fa sostanzialmente riferimento ad una serie di azioni poste in essere. In particolare, rilevati alcuni dati che la ASL «Roma D» e l'ARPA Lazio avrebbero fornito all'istituto superiore di sanità, nel documento l'Istituto segnala la necessità di proseguire l'attività di monitoraggio nell'area indoor, nonché l'opportunità di estendere il monitoraggio anche ad altri inquinanti non ancora indagati quali, ad esempio, la formaldeide, l'acroleina, i metalli e i metalloidi. Infine l'Istituto, che fino alla data del 28 maggio aveva fatto riferimento ai dati forniti dalla ASL «Roma D» e da ARPA Lazio, comunica di aver proceduto a rilevazioni proprie negli ambienti interessati dall'incendio, vale a dire il terminal T3 dell'aeroporto di Fiumicino e l'annesso molo D.
Cedo dunque subito la parola alla dottoressa Musmeci affinché ci racconti del lavoro che è stato svolto finora dall'Istituto superiore di sanità e dell'attuale stato dell'arte, con particolare riferimento ad eventuali rilevazioni eseguite dall'Istituto stesso.
Proprio in questi giorni, peraltro, abbiamo appreso dalla stampa che ci sarebbe una sorta di differenza di opinioni tra l'ENAC, da un lato, che aveva annunciato per venerdì scorso la riapertura almeno del molo D, e l'Istituto superiore di sanità, dall'altro, che si oppone invece a tale riapertura per la presenza ancora oggi di fattori inquinanti, seppur non così nocivi per la salute, ritenendo che il molo D vada riaperto solo dopo il completamento dell'attività di bonifica. Questa difformità di opinioni in merito all'operatività dello scalo di Fiumicino, questo diverso modo di intendere, rilevare e leggere i dati, determinano malcontento e confusione tra tutti i soggetti coinvolti nella vicenda, a cominciare da questa stessa Commissione, per la quale è primario e prioritario il tema della tutela della salute e della sicurezza, in primo luogo dei lavoratori dell'aeroporto di Fiumicino, ma anche dei passeggeri e dei viaggiatori.
A lei dunque la parola, dottoressa Musmeci.

MUSMECI
Signora Presidente, ringrazio lei e tutti i presenti per l'opportunità che ci viene data oggi.
A nome dell'Istituto superiore di sanità e del commissario straordinario, professor Walter Ricciardi, tengo innanzitutto a sottolineare che saremmo particolarmente lieti se nel corso dell'odierna riunione riuscissimo a fare un po' più di chiarezza sull'accaduto, perché gli ultimi eventi e le notizie diffuse dai mass media non rassicurano di certo il cittadino, anche a fronte di quello che sembrerebbe essere un ritardo o un disaccordo tra le stesse autorità sanitarie.
Ciò premesso, consentitemi di fare qui una veloce cronistoria di quanto è accaduto. A seguito dell'incendio verificatosi tra il 6 e il 7 maggio scorso presso l'aeroporto di Fiumicino, la ASL «Roma D», competente per territorio, ha fatto pervenire all'Istituto superiore di sanità una richiesta di supporto generico a tutte le azioni che la ASL stessa sarebbe andata a porre in essere successivamente all'incidente.
Per la verità, la ASL ci aveva anche chiesto di intervenire operativamente nell'immediato, con campionamenti ed analisi, cosa che però non è stato possibile fare perché, com'è noto, l'Istituto non ha più una funzione di controllo e non è in grado pertanto di assicurare un intervento immediato, a ventiquattro ore dall'evento, come invece sarebbe stato necessario. Da parte nostra, comunque, abbiamo assicurato tutto il supporto tecnico e scientifico necessario, mentre per l'intervento immediato la ASL si è rivolta ad ARPA Lazio, che svolge invece sul territorio un'attività di controllo ed è quindi per definizione predisposta agli interventi immediati.
Da metà maggio è stato avviato un tavolo di coordinamento tra l'Istituto superiore di sanità, l'ARPA Lazio e la ASL competente, che si riunisce ogni giovedì, proprio per valutare l'operato e stabilire come procedere.
In data 29 maggio - posto che nel frattempo era stata chiarita la necessità di un supporto operativo all'ARPA - siamo stati incaricati dal prefetto di Roma Gabrielli, in accordo con l'autorità giudiziaria, la procura di Civitavecchia, di intervenire operativamente anche nella fase di campionamento ed analisi con la nostra strumentazione, affiancando l'operato della ASL, che per le operazioni di campionamento e di analisi si era avvalsa fino a quel momento dell'ARPA Lazio.
A seguito del conferimento di tale incarico abbiamo dunque effettuato un sopralluogo e, in data 5 giugno, abbiamo posizionato i nostri campionatori, che sono diventati operativi già a partire dal 6 giugno. Ci siamo quindi andati ad affiancare a quanto già faceva l'ARPA.
Si tratta per l'esattezza di quattro campionatori, posizionati in varie zone.

PELINO
Mi scusi, dottoressa, potrebbe specificare di quali zone si tratta?

MUSMECI
Un primo campionatore è stato collocato nel varco Auriemma; ci è stato poi chiesto dalla procura di posizionare un campionatore anche all'interno dell'area dell'incendio. Dopo aver effettuato una settimana di campionamento nell'area da cui si è propagato l'incendio, abbiamo spostato il campionatore nella stazione di polizia al terminal T1, secondo la richiesta della procura; altri due campionatori sono stati collocati presso i banchi Lufthansa e presso il gate D. Un quinto campionatore, infine, è stato posizionato all'esterno e vi dirò poi la ragione di questa collocazione.
I campionatori presenti all'interno dell'aeroporto hanno subito poi degli spostamenti perché, nel frattempo, sono state avviate alcune operazioni di bonifica presso il molo D: abbiamo provveduto quindi a dislocare in un'altra area i campionatori - sempre comunque all'interno del molo D - in modo tale che i risultati non fossero influenzati dalle operazioni di bonifica.
Quindi, a partire da maggio, abbiamo elaborato una prima relazione che offriva una valutazione sanitaria dei dati prodotti da ARPA Lazio per conto della ASL, che nel frattempo ha predisposto alcune ordinanze come misura di precauzione e cautela, ma che all'Istituto ha per l'appunto chiesto di effettuare una valutazione sanitaria delle concentrazioni di inquinanti riscontrati da ARPA Lazio. Quindi i nostri dati si riferiscono fondamentalmente ad alcuni composti organici volatili, cosiddetti COV, diossine, furani, PCB e idrocarburi policiclici aromatici. ARPA Lazio in una fase emergenziale correttamente ha iniziato a campionare questo tipo di inquinanti, che si sviluppano abitualmente a seguito di un incendio di materiale plastico; è infatti evidente che in tale circostanza si è bruciato molto materiale plastico, soprattutto PVC, un materiale plastico a base di cloro, diversamente non avremmo rilevato quei livelli di concentrazione di diossina.
ARPA Lazio ha iniziato le fasi di campionamento il 12 maggio, e più o meno ogni due giorni ha provveduto a fornirci i risultati dei suoi campionamenti. Immediatamente è apparsa evidente la contaminazione da diossine, furani, PCB e composti organici volatili. Contestualmente, ADR immediatamente dopo l'incendio si è attivata affidando le analisi di rilevazione ad una società privata, la HSI Consulting, e al laboratorio Biochemie Lab di Firenze, attraverso la valutazione di tre professori universitari esperti di igiene industriale. In seguito, ADR ha chiesto e ottenuto che anche l'Istituto sull'inquinamento atmosferico (IIA) del CNR facesse rilevamenti in veste di ulteriore consulente.
Più avanti, se volete, potremo entrare nello specifico dei dati, allo stato mi preme evidenziare che ARPA Lazio per conto della ASL competente, HSI Consulting, CNR e tutte le società e gli enti che hanno operato per conto di ADR, e dal 6 giugno anche l'Istituto superiore di sanità, hanno rilevato tutti più o meno le stesse concentrazioni di inquinanti. Non c'è assolutamente una discordanza sui dati analitici. Come al solito, i media, i giornalisti, che giustamente non possono essere dei tecnici, interpretano spesso e volentieri a modo loro, ma torno a ribadire che i risultati che abbiamo riscontrato sono stati i medesimi; anzi, il CNR ha rilevato concentrazioni più elevate di diossina e PCB, mentre sia l'Istituto sia l'ARPA hanno registrato, ovviamente nella zona dell'incendio (dove però poi sono andate diminuendo) ma soprattutto nell'area del gate D, nonché in prossimità dei banchi Lufthansa, elevate concentrazioni - vedremo più avanti che cosa si intenda per «elevate» - di diossine, furani e PCB. Rispetto a questi ultimi, sono stati rilevati sia PCB dioxin-like, così come vengono definiti dall'Organizzazione mondiale della sanità, che dal punto di vista tossicologico hanno un comportamento simile alle diossine, sia non dioxin-like. Quindi, le concentrazioni riguardano tricloroetilene, tetracloro etilene, formaldeide, xileni, composti organici volatili, con presenza o meno di cloro. Anche queste sostanze sono state trovate in elevata concentrazione nei primi giorni mentre nelle ultime relazioni registriamo, come l'ARPA, del resto, un trend di riduzioni tra il 50 e il 70 per cento più o meno in tutto l'aeroporto. Anche la concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici, tipici di un fenomeno di incendio di materiale a base organica, si sta riducendo.
Le concentrazioni che rimangono ancora elevate rispetto quello che, secondo noi, sarebbe lo standard con cui confrontare questi dati, riguardano ancora oggi le diossine e i furani che, come sapete, sono caratterizzati da una elevata tossicità. Queste sostanze sono distruttori endocrini ed hanno anche un potenziale cancerogeno e mutageno, e quindi si rende necessaria la massima attenzione, così come raccomanda anche l'Organizzazione mondiale della sanità, che ha stimato dosi massime ammissibili giornaliere in funzione del peso corporeo (indubbiamente molto più basse per un bambino rispetto ad un adulto).

PRESIDENTE
Quindi esistono valori soglia?

MUSMECI
Infatti, e con ciò veniamo al punto della questione. L'elemento che differenzia il nostro approccio da quello ad esempio di ADR si fonda sul fatto che per noi - ovviamente non si tratta di una nostra idea, ma ci richiamiamo a dei riferimenti - un ambiente come quello dell'aeroporto non è assimilabile ad un ambiente industriale. Secondo ADR, invece, sin dal primo momento, a poche ore dall'incendio, tutto era ampiamente sotto i limiti e quindi anche l'aeroporto era immediatamente fruibile, e questo a seguito delle rilevazioni di HSI Consulting e poi del CNR, messe a confronto con i Threshold Limit Value (TLV) della American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH) statunitense, che sono quelli che vengono riportati come allegati ai contratti di lavoro collettivo delle varie industrie. Tali limiti sono elaborati dall'ACGIH, che costituisce un riferimento a livello mondiale, ma si rifanno ad un ambiente di vita industriale, ovvero ad una popolazione selezionata per effettuare quel tipo di attività, che viene controllata e sottoposta ad una valutazione del rischio per esposizione ad agenti chimici, che si manipolano o vengono prodotti durante l'attività. Quindi, si tratta di una popolazione selezionata che si prevede sarà esposta a certi agenti chimici. In funzione dell'agente chimico, i lavoratori sono più o meno dotati di dispositivi di protezione personale (DPP).
È ovvio, però, che quello aeroportuale non è un ambiente industriale, tant'è che i lavoratori non sono sottoposti a controlli specifici, non sono dotati di DPP e le valutazioni del rischio non sono effettuate rispetto ad un'esposizione a diossina perché ovviamente non c'è diossina, così come non ci sono composti organici volatili (COV) o idrocarburi policiclici aromatici (IPA), o quantomeno normalmente un ambiente indoor ha una qualità dell'aria che è simile a quella outdoor, cioè quella esterna.
In questa situazione - e vengo al dunque, per poi magari, se volete, visto che si tratta di argomenti molto tecnici, entrare nel merito - quello che mi preme evidenziare è che per noi, per la ASL, per l'ARPA, e non solo, quello aeroportuale non è un ambiente di vita industriale. Quindi i limiti non sono i TLV, ma quelli raccomandati dalla Organizzazione mondiale della sanità e da molte linee guida elaborate da diversi Paesi europei. Purtroppo ad oggi l'Italia non ha ancora emanato un criterio certo o dei valori limite per ambienti di lavoro quali ad esempio quello aeroportuale e pertanto ci rifacciamo ai criteri forniti dall'OMS e dall'Accordo Stato-Regioni pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2001, dove vengono definiti gli ambienti di vita industriali e non. Quanto alle diossine, quindi, il limite per noi è quello previsto dall'OMS per un ambiente di vita non industriale, ossia 100 femtogrammi, laddove per la società ADR, conformemente ai TLV, è di 100.000 femtogrammi, ragion per cui ovviamente sostiene che tutti i valori registrati si attestano ampiamente sotto a tale limite: oggi le diossine fuori dal terminal T3 - a noi serviva il dato esterno - si attestano tra i 20 e i 50 femtogrammi, mentre all'interno fino a 3.000. Gli ultimi dati relativi al gate D purtroppo sono in aumento, tant'è che si è passati da 1.900 agli odierni 3.000 femtogrammi (questo è il dato che oggi mi è stato fornito dal mio analista); l'ultimo campionamento effettuato la scorsa settimana nel gate D riportava ancora valori elevatissimi di diossina, 30 volte superiori rispetto a quello che a nostro avviso è il limite massimo, che però si attesta ampiamente al di sotto della soglia dei 100.000 femtogrammi. E' quindi questo il motivo del contendere.

PRESIDENTE
La manifesta incomprensione è quindi legata a questo dato.

MUSMECI
È questo il punto, è il confronto dei dati, perché, come dicevo, non vi è difformità tra di essi. Anzi, il CNR, che ha un sistema di campionamento che raccoglie probabilmente ancor più di quanto raccogliamo noi, registra valori addirittura più elevati dei nostri.

PRESIDENTE
Per completezza, può fare nuovamente riferimento all'Accordo Stato-Regioni in cui si menziona la differenza tra ambienti industriali e non?

MUSMECI
L'Accordo Stato-Regioni in questione è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 276 del 27 novembre 2001, supplemento ordinario n. 252. Il documento fissa le linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati cosiddetti indoor e al paragrafo 1, relativo alla qualità dell'aria indoor, sottolinea che l'espressione "ambiente indoor" è riferita agli ambienti confinati di vita e di lavoro non industriali (mentre per quelli industriali vige una specifica normativa restrittiva che è il decreto legislativo n. 81 del 2008), ed in particolare destinati a dimora, svago, lavoro e trasporto. Secondo questo criterio, l'espressione "ambienti indoor" comprende le abitazioni, gli uffici, pubblici e privati, le strutture comunitarie (ospedali, scuole, caserme, alberghi e banche), i locali destinati ad attività ricreative e sociali (cinema, bar, ristoranti, negozi, strutture sportive) e infine i mezzi di trasporto pubblici e privati (auto, treno, aereo e nave). Riguarda quindi gli ambienti indoor, ma non solo di vita, come la casa o la dimora, bensì anche di lavoro non di tipo industriale, dove cioè c'è una certa esposizione ad agenti chimici: è qui quindi la differenza.
Questo significa che il dipendente Alitalia che fa il check-in di certo non viene sottoposto alla valutazione del rischio da esposizione a diossina, quindi anche i controlli medici a norma del suddetto decreto legislativo n. 81 non riguardano questo tipo di esposizione.
All'Istituto superiore di sanità, nei cui laboratori siamo esposti ad agenti chimici, per capire se la qualità dell'aria indoor è accettabile o meno, abbiamo adottato come primo criterio di riferimento un centesimo dei TLV, e noi, quando lavoriamo in laboratorio, abbiamo un'esposizione ad agenti chimici e siamo anche dotati di DPI (Dispositivi di protezione individuale). Nonostante questo, all'interno del nostro istituto non adottiamo i TLV, ma un centesimo dei TLV, perché questi ultimi sono molto elevati perché, come già segnalato, essi si rifanno ad una popolazione specifica, che è stata selezionata per essere esposta, tra l'altro, sulla base di turni di lavoro differenti. Un lavoratore industriale, infatti, magari sosta in un'area con elevate esposizioni per un periodo di tempo limitato, e fruisce di turni di riposo, cosa che non avviene per i dipendenti di un aeroporto. Quindi, ribadisco che il problema è questo, ne consegue che per l'ENAC è tutto a posto e quindi si può riaprire l'aeroporto, mentre per noi ciò è impossibile.
Ora, non avendo un valore limite stabilito da una norma, ci dobbiamo basare sul più volte citato Accordo Stato-Regioni, sui criteri OMS e sulle norme emanate dagli altri Paesi a livello europeo. Naturalmente non stiamo asserendo che se non si raggiunge la soglia di 100 femtogrammi non è possibile riaprire l'aeroporto, certo è che per farlo a nostro avviso occorrerebbe un trend in diminuzione, che si avvicini a tale soglia (potrà essere 200 o 300, ma non certo i 3.000 registrati, che corrispondono ad un valore 30 volte superiore a quello che l'OMS consente).

PRESIDENTE
Che poi corrisponde all'ultimo dato cui faceva prima riferimento.

MUSMECI
Sì, e non è stato ancora pubblicato; l'ultimo dato relativo al gate D, pubblicato nella terza relazione, inviata oggi ufficialmente via Pec a tutti gli indirizzari, è ancora di circa 2.000 femtogrammi. Una quindicina di giorni fa ai procuratori dottoressa Zavatta e dottor Amendola, abbiamo dichiarato che il molo D si sarebbe potuto riaprire, ma ai fini della bonifica e non al pubblico. Fino ad oggi quell'area non è stata ancora riaperta, ma l'ENAC vorrebbe riaprirla al pubblico da domenica, questo è il problema.
È ovvio, e ci rendiamo tutti conto che tutto questo costituisce un problema serio ed un grave danno economico per l'Italia, tant'è che nelle nostre relazioni stiamo continuando a sottolineare la necessità di bonificare quanto prima, ma correttamente. Non lo abbiamo scritto specificatamente in questi termini, ma più volte verbalmente nell'ambito delle interlocuzioni avute con i responsabili ADR ho segnalato l'importanza di procedere ad una bonifica con le stesse modalità adottate per l'amianto, ovvero segregando e tenendo in depressione l'ambiente, altrimenti la diossina, che è adesa alle polveri sottili, continuerà ad essere trasportata attraverso i sistemi di condizionamento dell'aria e le stesse attività di bonifica, permanendo dovunque.

PRESIDENTE
Le prescrizioni per i dipendenti di Aeroporti di Roma o di altre società, comunicate intorno al 29-30 maggio, a posteriori di tutte queste rilevazioni e relazioni, a suo avviso erano sufficienti? La riduzione o il dimezzamento degli orari di lavoro o l'utilizzo delle mascherine sono misure sufficienti rispetto al rischio?

MUSMECI
Nell'ultima relazione abbiamo evidenziato che queste misure di prevenzione e cautela ad oggi possono essere considerate accettabili e idonee, rispetto però ad un'esposizione che certo non può durare anni, ma un periodo di tempo relativamente limitato, come per esempio quello necessario per il completamento della bonifica. Abbiamo considerato quattro ore di esposizione quotidiana, anche se in realtà in questo modo il periodo di tempo è sovrastimato, tenuto conto del fatto che in queste complessive quattro ore non è prevista una permanenza continuativa nelle aree fortemente contaminate, e che normalmente il personale viene ruotato tra i terminal T1, T2 e T3. Abbiamo quindi fatto una sovrastima, considerando una permanenza continuativa di quattro ore nell'area più contaminata, oltre tutto con la mascherina, che però non abbiamo preso in considerazione nella nostra stima di rischio. Abbiamo quindi ipotizzato il worst case, il caso peggiore, prevedendo una esposizione di quattro ore continuative nell'area contaminata senza nessun DPI, ed in tale ipotesi si rientra comunque in un incremento di rischio ancora accettabile.

PRESIDENTE
A proposito dei giorni intercorsi dal 7 al 29-30 maggio che cosa possiamo dire?

MUSMECI
Abbiamo fatto questa stima di rischio ipotizzando una concentrazione di 2.000 femtogrammi e che questa si fosse mantenuta costante fino ad oggi.

BAROZZINO
Ringrazio la dottoressa Musmeci per quanto ci ha riferito e, soprattutto, per la sua chiarezza.
Prima di rivolgere alcune domande alla nostra ospite, vorrei segnalare alla Presidenza che, a causa di una riunione di Gruppo sui decreti attuativi del Jobs act, sarò costretto ad allontanarmi, così come anche altri colleghi. Invito dunque per il futuro la Presidenza a verificare l'eventuale concomitanza delle nostre sedute con altri impegni anche perché, data l'importanza del tema, diventa difficile lasciare questo tavolo di lavoro per prendere parte ad un altro.
Venendo ora al tema oggetto dell'audizione odierna, tengo innanzitutto a sottolineare che, nostro avviso, è trascorso un lungo lasso di tempo tra la data in cui si è sviluppato l'incendio - il 7 maggio, quando siamo convinti che i valori della contaminazione fossero molto più alti rispetto ad oggi - e l'intervento dell'Istituto superiore di sanità del 29 maggio scorso. Vorremmo conoscere le ragioni di questo ritardo.
In secondo luogo, nel corso di precedenti audizioni svolte sul tema, abbiamo capito che da parte di alcuni sono stati sollevati dubbi circa l'idoneità delle mascherine adottate: dall'esame della scheda tecnica sembrerebbe, infatti, che quelle utilizzate non siano le più adatte ai gas, ma alle polveri. Vorrei sapere se l'Istituto superiore di sanità abbia fatto una valutazione di questo tipo, tenendo conto anche della scheda tecnica fornita dalla casa produttrice.
Un altro aspetto che ci inquieta riguarda le diverse valutazioni effettuate dai medici competenti - ancora oggi ricevo email al riguardo - circa lo stato di salute dei lavoratori che al momento dell'incendio svolgevano la loro attività nell'area colpita o nei pressi della stessa. Si è capito il motivo di questa difformità di valutazioni tra un medico e un altro? Dal nostro punto di vista è infatti un po' inquietante che vengano fatte valutazioni mediche diverse con riferimento a lavoratori che magari si sono trovati ad operare a pochi metri di distanza l'uno dall'altro, rispetto a una circostanza del genere c'è da immaginare che qualcosa che non sia andato per il verso giusto.

PRESIDENTE
Senatore Barozzino, lei ha perfettamente ragione, ma le ricordo che mentre come membri delle Commissioni permanenti possiamo essere sostituiti, questa stessa possibilità non è prevista nelle Commissioni d'inchiesta.

FUCKSIA
Signora Presidente, devo dire che sono abbastanza interdetta per il modo con cui è stato gestito il tutto e per diversi motivi.
C'è sicuramente una differenza nei valori riguardanti la qualità dell'aria ambiente fissati nelle linee guida europee che il nostro Paese ha recepito: in particolare, il decreto legislativo n. 155 del 2010, ha stabilito addirittura che nelle Regioni le centraline per la qualità dell'aria debbano essere dislocate per aree omogenee da monitorare, così da avere al riguardo dei dati precisi. Da questo punto di vista - tengo a chiarirlo - non è prevista la misurazione dei livelli di diossina, perché non c'è per questa sostanza un valore limite determinato, né a livello di normativa relativa agli ambienti di vita, ovvero quelli ai quali un soggetto è esposto ventiquattro ore su ventiquattro per tutta la vita, né a livello di TLV (sia di TLV-TWA che di TLV-STEL e TLV-Ceiling).
Mi pare strano, quindi, che si continui ancora ad insistere con la misurazione della diossina, che si sarà certamente liberata durante l'incendio per la combustione di plastiche e di cloro, ma reputo sarà stata presente all'inizio.
Quando poi sento parlare di femtogrammi, non posso non ricordare - anche se forse è noto a tutti - che un femtogrammo è un millesimo di picogrammo, che a sua volta è un millesimo di nanogrammo, che è un miliardesimo di grammo. Se poi teniamo conto del fatto che da questo punto di vista i valori limite indicati in Germania sono molto più elevati, mi chiedo davvero di che cosa si stia parlando. È come quando, per indicare una grandissima quantità di rifiuti, anziché parlare di concentrazione in grammi, si fa riferimento al numero di molecole. Ove andassimo dunque a valutare l'esposizione effettiva delle persone che transitano per un periodo brevissimo nell'area interessata dall'incendio, i risultati diventerebbero del tutto irrilevanti. Se facessimo un monitoraggio biologico per correlare l'esposizione alla diossina di queste persone con quella effettiva dei lavoratori, in mano avremmo meno che niente.
Quello che mi pare strano è che non si sia posto invece l'accento sugli IPA (Idrocarburi policiclici aromatici) che, al contrario, sono monitorati, hanno dei livelli limite e sono cancerogeni, in particolar modo alcuni. Non mi sono recata personalmente sul luogo dell'incendio, ma i colleghi che hanno partecipato al sopralluogo mi hanno riferito di aver avvertito bruciori e fastidi, oltre al fatto che si sentiva ancora un odore acre, come in genere accade in presenza di terpeni. Dal momento che certi odori dovrebbero normalmente svanire ed andare ad esaurirsi - è quanto accade di solito nel ciclo industriale dopo un incendio - la persistenza del cattivo odore mi fa sospettare che le condutture, le tubature e i filtri dell'aria immessa - che in casi come questo si intasano e non funzionano più - non siano stati ripuliti. Ricordo a tutti che, se non ci fossero i filtri, la concentrazione inquinante all'interno degli aeroporti sarebbe molto più alta di quella esterna, sia perché normalmente, in assenza di filtri, negli ambienti indoor la concentrazione degli inquinanti è sempre più alta che negli ambienti outdoor, sia perché fuori dagli aeroporti ci sono gli aerei, con quintali e quintali di cherosene, che è benzene leggero, che diffonde tantissimo.
I lavoratori che svolgono la loro attività in quelle aree andrebbero quindi monitorati - a questo proposito, vorrei anche verificare i protocolli sanitari dei medici competenti - perché respirano sicuramente tanti IPA che, ripeto, sono cancerogeni.
Come ho detto poco fa, mi sembra strano che una sostanza cancerogena, per la quale è indicato un valore limite, non venga monitorata, o perlomeno non venga messa in evidenza, e si insista invece ancora sulla rilevazione delle diossine, su cui non c'è neppure un valore limite, con il rischio di arrivare ad un nulla di fatto.
Quanto ai passeggeri, che transitano per pochissimo tempo nelle aree colpite dall'incendio (15-20 minuti o anche mezz'ora), l'esposizione è irrilevante, per cui il riferimento all'ambiente di vita in questo caso non ci interessa affatto; quello che ci interessa è invece il riferimento all'esposizione dei lavoratori a seguito dell'incidente.
Riassumendo mi chiedo dunque, innanzitutto, perché non si sia fatta una revisione in fase di ispezione perché, se c'è ancora cattivo odore, vuol dire che le condutture non sono state pulite. Sospetto che ci siano filtri intasati e che all'interno delle tubature vi sia addirittura del catrame, perché questo è quello che generalmente succede.
La cosa più giusta da fare, secondo me, non è certamente costringere i lavoratori ad indossare delle scomode mascherine FFP3 - poi bisognerebbe vedere se le stesse siano state fornite per organici o per altri composti volatili - perché indossare tale mascherina anche due o tre ore quando se ne può fare a meno costituisce un sovraccarico ingiustificato per il lavoratore. La legge ci dice che è necessario attuare tutte le misure di prevenzione primaria, il che significa chiudere e bonificare quanto prima l'area colpita dall'incendio - ovviamente chi si occuperà della manutenzione indosserà la mascherina - ripulire le condutture e controllare che l'aria in ingresso sia pulita. Chiedo allora proprio questo: l'aria in ingresso - perché immagino ci siano dei filtri - è pulita ed è monitorata? I tubi sono stati ispezionati? Il mio dubbio nasce dal fatto che considero veramente assurdo che si tenga un aeroporto chiuso e sigillato senza fare niente quando per una squadra addestrata e specializzata di tecnici basterebbero due notti - nelle ore notturne c'è meno traffico - per ripristinare lo stato dei luoghi, in modo da risolvere una volta per tutte il problema. Mi chiedo allora come mai si continui a traccheggiare e ad assistere a rimpalli tra ARPA, ASL e Istituto superiore di sanità senza che si risolva nulla!

PRESIDENTE
Vorrei puntualizzare che al di là di quelle in capo all'Istituto superiore di sanità, ci sono competenze, ad esempio di ADR, come nel caso citato, che non attengono al ruolo della dottoressa Musmeci e dell'Istituto che rappresenta.

MUSMECI
Infatti, signora Presidente, tant'è che non entro neanche nel merito, perché è del tutto ovvio che i controlli sulle condutture non spettino all'istituto.
La senatrice Fucksia con il suo intervento ha messo molta carne al fuoco. Forse non mi sono spiegata bene o forse la senatrice non ha ben inteso. Per esser più chiara sottolineo che l'informazione che ancora circola secondo cui fino al 29 maggio nessuno avrebbe fatto niente non corrisponde assolutamente al vero. L'11 maggio, e cioè quattro giorni dopo l'incendio, l'ARPA Lazio era presente sul luogo con i propri campionatori. Ripeto, erano trascorsi quattro giorni dall'incendio ed aggiungo che occorre considerare che, a seguito di un evento del genere, posizionare dei campionatori non è un'operazione semplice, dal momento che essi vanno tarati, puliti, sistemati in funzione delle varie aree, ma soprattutto occorre una preparazione. Non vorrei tediarvi, entrando nel merito, ma per ragioni di chiarezza sono costretta a fornire qualche dettaglio tecnico. Nello specifico occorre sapere che i filtri devono essere condizionati quarantotto ore prima del posizionamento e vanno pesati prima di essere inseriti nel campionatore che effettua le rilevazioni. Ricordo che l'incendio si è verificato nella notte tra il 6 e il 7 maggio, nella mattinata del 7 l'ASL si è rivolta a noi che però non eravamo pronti per intervenire immediatamente e si è quindi rivolta all'ARPA che quello stesso giorno ha preparato i filtri e i campionatori che sono stati posizionati l'11 maggio. Credo che più di questo dal punto di vista tecnico non fosse possibile fare. Dall'11 maggio abbiamo quindi i dati dell'ARPA.
La società HSI Consulting l'11 maggio non ha fatto la rilevazione delle diossine, ma solo dei composti organici volatili perché per quelli si è operativi in poche ore, nel senso che ci si reca sul posto con le pompe e i canister per i quali basta mezz'ora di condizionamento in stufa. Infatti, HSI Consulting ha effettuato la rilevazione di tali composti il giorno dopo, mentre per le diossine si è dovuto aspettare quattro giorni perché quelli sono i tempi tecnici.
Vengo ora alle questioni poste dalla senatrice Fucksia.
Tutti i soggetti interessati hanno effettuato la rilevazione di diossine, PCB e IPA, soprattutto degli IPA, senatrice, prendendo come marker il benzopirene, che è la sostanza più tossica. Tuttavia, mi permetto anche di aggiungere che personalmente non me la sentirei di contestare un dato dell'Organizzazione mondiale della sanità, che fissa per le diossine un limite di femtogrammi per esposizione. Perlomeno per noi l'OMS è un riferimento. (Commenti della senatrice Fucskia). Le assicuro che l'Organizzazione mondiale della sanità fissa un valore di esposizione per diossine in TEQ totali (inalatone e di ingestione) di due picogrammi al giorno per... (Commenti della senatrice Fucksia).
Il valore cui lei fa riferimento riguarda gli ambienti industriali, senatrice, non gli ambienti di vita e, come ho prima sottolineato, non possiamo considerare un aeroporto un ambiente di lavoro industriale. Le nostre valutazioni non valgono quindi per il passeggero che staziona in quell'area mezz'ora, un'ora o tre ore, ma per il lavoratore che vi permane continuativamente due mesi per quattro ore al giorno tutti i giorni.

FUCKSIA
Livelli TLV-TWA.

MUSMECI
No, i riferimenti non sono quelli. Ho già sottolineato che noi non riteniamo che quel riferimento sia corretto. Noi come Istituto superiore di sanità ci atteniamo alle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e a quanto previsto dall'Accordo Stato-Regioni in riferimento all'Italia. Quella a cui la senatrice Fuksia fa riferimento è una norma che riguarda l'ambiente outdoor. Comunque, sia noi sia l'ARPA abbiamo posizionato un campionatore esterno e rispetto ai composti organici volatili ci attestiamo sotto il limite di rilevabilità strumentale; le diossine all'esterno sono a 20-30 femtogrammi, mentre all'interno ora siamo a 3.000. Per quanto riguarda gli idrocarburi policiclici aromatici, che a lei stanno molto a cuore, il benzopirene che abbiamo rilevato ha un limite negli ambienti outdoor e, assumendo che l'ambiente indoor debba avere uno stesso valore dell'ambiente outdoor, segnalo che fuori dall'aeroporto di Fiumicino rispetto al limite fissato in 5, il valore registrato è 3.

FUCKSIA
Ne dubito.

MUSMECI
Se lei dubita di questi valori rilevati dall'istituto, dall'ARPA e via dicendo, allora non posso che alzare le mani e non aggiungere altro.

PRESIDENTE
Diciamo che si tratta di opinioni personali.

MUSMECI
Per quanto riguarda il discorso che giustamente veniva fatto a proposito delle condutture, segnalo un problema che noi sottolineiamo in tutte le nostre relazioni, mi riferisco alla necessità di eliminare le fonti di contaminazione e di tenere tutto sotto controllo. Lo si sta facendo perché le bonifiche delle condutture e dei filtri sono ovviamente iniziate già il giorno dopo l'incendio, era il minimo che si potesse fare. Occorre però che queste bonifiche siano condotte con maggiore cautela perché la contaminazione si sta diffondendo ulteriormente, a testimonianza del fatto che le bonifiche che si stanno svolgendo dal giorno dopo l'incendio evidentemente non vengono effettuate a regola d'arte. Quanto infine al controllo delle condutture segnalo che esso non attiene all'Istituto, ma all'organo competente.

FAVERO
Desidero anch'io ringraziare la dottoressa Musmeci per la sua disponibilità anche perché, dopo il nostro sopralluogo, è sopraggiunto qualche ulteriore dubbio e, d'altra parte, la lettura dei giornali non ha certamente aiutato ma ha anzi aumentato la nostra confusione.
Detto questo, vorrei rivolgerle un paio di domande a proposito dell'esposizione acuta, e cioè quella che interviene dalle 48 alle 72 ore successive all'evento. In questo caso specifico, penso al personale della Polizia di frontiera - che è stato il primo ad accorrere, prestando anche aiuto nei primi soccorsi - oltre che ai passeggeri, e ai lavoratori che stazionano permanentemente nell'area interessata dall'incendio. In tal senso vorrei capire se è stato previsto da parte della ASL un monitoraggio per una valutazione di quelli che possono essere i rischi futuri, dal momento che questa Commissione si occupa anche di malattie professionali, ed in tal caso occorre considerare i fumi e gli agenti cancerogeni dovuti alla pirolisi dei polimeri che ha liberato sostanze altamente nocive. Concretamente, questi agenti nocivi non solo hanno avuto effetti sulle vie respiratorie, ma hanno determinato una contaminazione delle superfici e questo è un problema che va a colpire tutti. In questo caso sono state previste decontaminazioni visto che, purtroppo, queste sostanze permangono nell'ambiente. La dottoressa Musmeci a proposito della bonifica ha fatto riferimento all'opportunità di utilizzare le stesse modalità adottate per l'amianto, ovvero segregando e tenendo in depressione l'ambiente, e proprio a questo riguardo vorrei rivolgerle una domanda. Nello specifico mi interesserebbe sapere se nel lavoro che si sta conducendo vi sia la possibilità di evitare la dispersione di quanto si trova all'interno e di avere invece aria pulita dall'esterno, senza la fuoriuscita delle sostanze nocive. Tutto questo è stato previsto? Dalle sue indicazioni mi pare di aver capito che ciò è quanto sta avvenendo e lo chiedo in tal senso richiamandomi alla richiesta della collega Fucksia, nella convinzione che la bonifica vada effettuata in tempi rapidi. Come abbiamo visto, l'area altamente contaminata e colpita dall'incendio interessa oltre 1.000 metri quadrati.
Vorrei poi farle una domanda sulla compartimentazione dell'area che, stante la rapidissima propagazione dell'incendio, mi sembra di aver capito non ci fosse, ma che invece per la bonifica sia stata prevista per l'appunto con la chiusura dell'area da bonificare. Dopo di che si spera, che dopo la sua messa in sicurezza si possa procedere alla riapertura, sia per i lavoratori, sia per i passeggeri, considerato che quello di Fiumicino è un aeroporto strategico per il nostro Paese.

PELINO
Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare la dottoressa Musmeci per l'esauriente relazione e per essere entrata nel merito delle sue competenze e di quelle dell'Istituto, il che tra l'altro mi permette di svolgere un brevissimo intervento.
Proprio perché sotto questo profilo ha usato una schiettezza professionale di tale tenore, vorrei avere ulteriori informazioni sulle precauzioni che si stanno attualmente adottando. A vostro avviso, in base ai dati di cui in questo momento disponete e che credo quotidianamente o settimanalmente rileviate, anche nell'ambito degli incontri con l'ARPA, le precauzioni sono sufficienti per chi transita in quelle aree, ma anche e soprattutto per chi vi lavora, mi riferisco agli addetti alla pubblica sicurezza ed al personale degli esercizi commerciali? Vorrei sapere se le precauzioni che oggi vengono adottate siano sufficienti o andrebbero potenziate e intensificate e se non sia il caso addirittura di segnalare le aree a rischio a chi transita nell'aeroporto (non quella dove ha avuto luogo l'incendio, ma gli spazi limitrofi, come la zona della Lufthansa, di cui lei ha parlato).

PRESIDENTE
Prima di lasciare la parola alla dottoressa Musmeci, ringraziandola per il suo contributo, mi scuso con lei per il fatto che alcuni colleghi dovranno allontanarsi per poter partecipare ai concomitanti lavori di altre Commissioni.
Ricordo che siamo interessati a ricevere qualsiasi tipo di documentazione - il che credo sia utile anche per l'Istituto - ivi compresi i dati delle rilevazioni prima richiamati dalla dottoressa, riferiti alla giornata di ieri. Tali dati sono importanti ai fini dell'inchiesta che stiamo conducendo e che indaga su due aspetti: le cause dell'incendio che lo scorso 7 maggio ha interessato l'aeroporto di Fiumicino e i temi legati alla salute dei lavoratori e dei passeggeri. Tengo comunque a ribadire che da parte nostra non c'è alcun atteggiamento ostativo tale per cui quell'aeroporto dev'essere chiuso, in virtù di qualche preclusione circa la sua operatività; penso anzi di poter interpretare anche le parole della senatrice Favero nel sottolineare come il nostro auspicio sia invece che l'aeroporto di Fiumicino sia al più presto operativo, stante la sua strategicità in un momento storico particolare come quello attuale, in cui c'è da salvaguardare e promuovere l'immagine del nostro Paese. Ciò premesso è chiaro però che non possiamo sottacere gli aspetti che riguardano la salute complessiva sia di chi nell'aeroporto lavora sia dei passeggeri.
Ringrazio quindi ancora una volta la dottoressa Musmeci con la quale rimarremo in contatto, anche nel tentativo di riuscire per così dire a "sanare", quell'incomprensione che si è creata tra chi fornisce, elabora e interpreta i dati e chi invece deve agire per rendere l'aeroporto operativo il prima possibile, ma in termini tali da essere completamente esente da ogni rischio per la salute.

MUSMECI
Sulle modalità con cui si sta conducendo la bonifica, ovviamente dovrete chiedere ad ADR e ad ENAC. A noi pervengono solo i dati ed abbiamo chiesto di avere il programma di bonifica e di conoscere le modalità e le schede di sicurezza delle sostanze che vengono utilizzate nell'ambito di tale operazione. Per la pulizia delle superfici, infatti, vengono utilizzati solventi, tant'è che in un'area sottoposta a bonifica abbiamo trovato una delle sostanze che stanno utilizzando per la pulizia.
Abbiamo chiesto quindi di comunicarci le modalità di intervento per noi fondamentali ai fini dell'interpretazione dei dati. Devo dire a tale proposito, che quando la procura ci ha chiesto se ritenevamo vi fosse la possibilità di riaprire il molo D, abbiamo risposto che ai fini della bonifica per noi non vi era alcun ostacolo, anzi, che era auspicabile che si aprisse e si procedesse alla bonifica quanto prima.
Circa dieci giorni fa, quando abbiamo comunicato alla procura che avremmo continuato l'azione di monitoraggio onde poter valutare tutte le varie fasi, ivi comprese quelle della bonifica, giustamente la procura ci ha ricordato che i soggetti interessati, ciascuno nell'ambito del proprio ruolo, sono chiamati a svolgere operazioni di controllo; questo per dire che l'Istituto, come già sottolineato, non ha un ruolo di controllo, a differenza di ARPA e dell'ASL. Operiamo quindi a supporto di chi dovrà operativamente effettuare il controllo e pertanto continueremo la nostra azione di monitoraggio, fornendo dati, relazioni e valutazioni. Auspichiamo - così come del resto abbiamo sollecitato - che le operazioni di bonifica vengano espletate secondo le procedure previste per l'amianto, diversamente si continuerà a diffondere la contaminazione. Sotto tale profilo, nei progetti si parla di aree segregate e in depressione, ma torno a ribadire che il controllo a tale riguardo non dobbiamo farlo noi, bensì gli enti preposti.
Se posso aprire una piccola parentesi, penso che in tutta questa vicenda sia mancata una "cabina di regia" - per usare un'espressione che oggi va molto di moda - che in questo caso ci sarebbe voluta, ma che non c'è stata. La prefettura da una parte, la procura dall'altra, l'ASL, l'ARPA, l'Istituto, il CNR, l'ENAC sono quasi dieci i soggetti coinvolti che dicono ognuno la propria. Ripeto, ci sarebbe voluta una cabina di regia, ruolo che avrebbe potuto essere ricoperto anche dalla Regione.

FAVERO
Ha perfettamente ragione in questo frangente è mancata una cabina di regia, , ma dalle audizioni che abbiamo svolto, abbiamo capito che mancava anche prima dell'incendio, ragion per cui ognuno operava all'interno delle proprie competenze; c'era chi si occupava di condizionamento e chi di impianti elettrici e alla fine ci si è trovati in una situazione di emergenza che per fortuna non si è trasformata in una tragedia, se non dal punto di vista economico, dati i tempi che corrono. Probabilmente ci vorrebbe un maggior coordinamento.

MUSMECI
Infatti, in tutto questo, qualcuno avrebbe dovuto svolgere una funzione di regia, magari la Regione o la prefettura.

FAVERO
Vedo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda, tra persone di buona volontà.

MUSMECI
Ciò avrebbe anche evitato l'estrema distorsione delle informazioni stando alle quali le autorità non sarebbero intervenute e i dati sarebbero discordanti. Tutto ciò ha contribuito ad offrire una brutta immagine che peraltro non corrisponde neanche alla verità. Mi chiedo perché ci si debba far male da soli.
Con riferimento alle precauzioni ad oggi intraprese, posso dire che la ASL le ha impartite dai primissimi giorni, poi si è arrivati alla riduzione dei tempi di esposizione, perché ovviamente il fine è quello di proteggere la salute dei lavoratori e dei passeggeri, ma è ovvio che i lavoratori sono i più esposti visto che permangono continuativamente nell'area. Calcoliamo dunque le stime di rischio sui lavoratori, non sui passeggeri. Di fronte alle precauzioni adottate, alla riduzione dell'orario di lavoro e all'uso delle mascherine filtranti FFP3 - anche da questo punto di vista è da rilevare purtroppo la mancanza di una cabina di regia - la prima cosa che è stata fatta rilevare da ADR è stata la presenza all'interno dell'aeroporto di Fiumicino di ben 138 datori di lavoro, e quindi le difficoltà di coordinamento. In ogni caso, le misure di prevenzione e le precauzioni adottate dalla ASL sono identiche per tutti i lavoratori.
Le mascherine utilizzate non sono quelle a filtro assoluto, visto che nel caso dell'incendio all'aeroporto di Fiumicino si è trattato fondamentalmente di una contaminazione da sostanze. Il riferimento è ancora una volta alla diossina: infatti, mentre per tutte le altre sostanze si registra un trend in diminuzione, la diossina continua invece a permanere. Le stesse concentrazioni inalabili di IPA, che erano all'inizio più elevate - c'è da dire che il cattivo odore di bruciato non dipende soltanto dagli IPA, ma dal fatto che ormai si sono impregnati i materiali - stanno tornando verso livelli avvicinabili a quelli di un ambiente outdoor.
Le mascherine adottate sono idonee perché nell'area interessata dall'incidente si registra fondamentalmente una contaminazione da materiale particellare, ancorché fino, per cui non è richiesto l'uso di maschere a filtro assoluto, che sono invece necessarie nel caso di contaminazione da composti organici volatili (VOC) i cui valori stanno scendendo al di sotto dei limiti indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità.
In questa fase la riduzione dei turni di lavoro e l'adozione di mascherine per la protezione dalle polveri sono dunque misure idonee; del resto, non si può pensare di far lavorare un operatore al check-in con una maschera a filtro assoluto simile a quelle usate negli ambienti industriali in cui i turni sono di mezz'ora - e questo ad ulteriore riprova del fatto che quello dell'aeroporto non è un ambiente industriale - diversamente diventa complicato lavorare.
Per quanto riguarda infine il rischio acuto, sicuramente si sarà determinato nelle prime ore successive all'incendio per la presenza di sostanze volatili: la sensazione di irritazione alla gola e alle prime vie aeree non è data di certo dalla diossina o dagli IPA, ma dalle sostanze organiche volatili che si sono disperse a seguito dell'incendio e i cui livelli - come rilevato dalla stessa HSI Consulting a ventiquattro ore dall'incidente e poi a quattro giorni dallo stesso - erano abbastanza elevati, tanto da rientrare in un range di concentrazione capace di determinare un possibile rischio acuto.
Oggi siamo sufficientemente tranquilli nel dire che, se un rischio acuto c'è stato, esso è stato limitato alle prime ore successive all'incendio. Quello che dobbiamo andare a valutare adesso è il rischio cronico in relazione alla presenza di altri tipi di sostanze - quelle alle quali ho fatto riferimento - per le quali direi che sono sufficienti per ora le misure di cautela adottate, nella speranza che si abbia un trend al ribasso, che la bonifica degli ambienti venga fatta correttamente e che per luglio l'aeroporto possa tornare alla piena efficienza, come tutti ci auguriamo.

PRESIDENTE
Questo ovviamente è un auspicio collettivo.
Ringrazio ancora una volta la dottoressa Musmeci per il suo contributo e dichiaro conclusa l'audizione odierna.


Note: Bozze non corrette dai relatori
Fonte: Senato della Repubblica