Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA
XVII LEGISLATURA
Giunte e Commissioni

 

Resoconto stenografico
 

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro
 

Seduta n. 26a, mercoledì 28 ottobre 2015
 

Audizione del Segretario generale FLAI CGIL Puglia in merito alla morte della bracciante agricola, signora Paola Clemente, avvenuta il 13 luglio 2015 ad Andria
 

Presidenza della presidente FABBRI
 

Assistono alla seduta, ai sensi dell’articolo 23, comma 6, del Regolamento interno, i collaboratori dottor Bruno Giordano, dottor Gerardo Corea, signora Lara Martino, dottoressa Marzia Bonacci, maresciallo aiutante Claudio Vuolo e maresciallo capo Massimo Tolomeo.
Intervengono il signor Giuseppe Deleonardis, segretario generale FLAI CGIL Puglia e la signora Elisabetta Pedrazzoli della CGIL FLAI nazionale.

 

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
PRESIDENTE
Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso il resoconto stenografico nonché, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, attraverso l'attivazione dell'impianto audiovisivo.
Comunico inoltre che gli auditi avranno la possibilità di chiedere, in qualsiasi momento, la chiusura della trasmissione audio-video e la segretazione dell'audizione, o di parte di essa, attraverso l'interruzione della resocontazione stenografica, qualora ritengano di riferire alla Commissione fatti o circostanze che non possono essere divulgati.
Poiché non vi sono obiezioni, resta così stabilito

PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione del Segretario generale FLAI CGIL Puglia in merito alla morte della bracciante agricola, signora Paola Clemente, avvenuta il 13 luglio 2015 ad Andria

PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione del segretario generale FLAI CGIL Puglia, in merito alla morte della bracciante agricola, signora Paola Clemente, avvenuta il 13 luglio 2015 ad Andria.
Saluto e ringrazio il signor Deleonardis, segretario generale FLAI CGIL Puglia e la signora Pedrazzoli, della CGIL FLAI nazionale per aver accettato di partecipare ai nostri lavori.

BAROZZINO
Signor Presidente, se mi è consentito, vorrei segnalare che, come avevo anticipato ieri, a breve dovrò allontanarmi per partecipare ai lavori della Commissione lavoro dove si discuterà di diritto allo sciopero.
Prima di allontanarmi tuttavia mi interesserebbe chiarire un aspetto: come lei sa, ho inviato alla Commissione una lettera che fa riferimento alla situazione delle donne che lavorano presso il gruppo FCA, di cui però mi sembra importante precisare che è emersa solo una parte, ovvero il problema della tuta, mentre in realtà la questione è molto più seria e avvertita. La fabbrica in passato prevedeva una organizzazione delle pause (due da 20 minuti) a scorrimento, in questo modo tutti gli operai e le operaie potevano recarsi in bagno tranquillamente perché venivano sostituiti sulla linea di produzione mentre quest'ultima restava in movimento.
Da due anni a questa parte non è più così, non solo perché le pause si sono ridotte (tre da 10 minuti), ma anche perché sono diventate collettive, quindi i lavoratori e le lavoratrici si recano in bagno negli stessi orari. Occorre poi considerare che i bagni sono collocati in spazi lontani anche diverse centinaia di metri da determinate postazioni, il che determina un problema molto avvertito che sottopongo all'attenzione della Commissione, considerato che il tempo consentito per recarsi in bagno non permette alle donne il rispetto dell'igiene e quindi della dignità. Ritengo quindi che si tratti di un problema di cui questa Commissione dovrebbe farsi immediatamente carico.

PRESIDENTE
Senatore Barozzino, la ringrazio del suo intervento. Abbiamo già avuto modo di parlare della questione e quindi lei sa quanto consideri importante la vicenda che lei ci ha sottoposto e che avevo già avuto modo di approfondire attraverso la sua lettera.
Questo sarà dunque uno degli argomenti che porremo all'attenzione della Commissione, atteso che sarebbe già opportuno scrivere all'azienda per conoscere i termini esatti del trattamento nel caso specifico riservato alle dipendenti.
Chiedo anche scusa per l'orario di convocazione dell'odierna seduta, ma, come voi ben sapete, spesso i nostri lavori si sovrappongono a quelli delle altre Commissioni permanenti. Ci sono alcune difficoltà operative in questo senso e sarà mia cura parlare con i Presidenti delle altre Commissioni, anche se in questi casi vige la regola del «chi prima arriva meglio alloggia». Sarebbe corretto, comunque, dare l'opportunità ai colleghi commissari di poter presenziare nelle Commissioni d'inchiesta, così come in quelle bicamerali e permanenti di cui fanno parte.
Per tornare ora al tema oggetto della nostra audizione, ricordo che la Commissione d'inchiesta ha aperto un fascicolo relativo alla morte della signora Paola Clemente, avvenuta la scorsa estate in Puglia.
Abbiamo intenzione di ascoltare anche il marito della signora Clemente, al quale porgiamo i saluti della Commissione e, come abbiamo avuto modo di fare nel corso della recente missione a Taranto, anche le nostre condoglianze. Oltre alla nostra vicinanza sul piano morale, chiedo ai nostri ospiti di riferire al signor Arcuri che da parte di questa Commissione vi è la ferma volontà di indagare sulle circostanze che hanno visto, purtroppo, la morte della signora Clemente, sperando così di poter offrire un contributo fattivo al contrasto del fenomeno del caporalato, così come credo stia facendo il Governo; proprio a tale proposito ricordo che recentemente sono stati approvati tre emendamenti al codice antimafia che inaspriscono le pene in materia di caporalato.
Oggetto del nostro lavoro è comunque la ricerca della verità, ovvero indagare le ragioni per le quali la signora Clemente è deceduta. Speriamo peraltro, come del resto normalmente avviene, quantomeno nelle nostre intenzioni, di poter collaborare con l'autorità giudiziaria onde addivenire all'accertamento dei fatti il prima possibile.
Do quindi la parola al signor Deleonardis, segretario generale FLAI CGIL Puglia.

DELEONARDIS
Signor Presidente, ringrazio lei e la Commissione per l'invito a partecipare all'odierna seduta. Per noi questa partecipazione costituisce, oltre che un dovere istituzionale, anche un'opportunità per segnalare una condizione di lavoro che parte dalla vicenda di Paola Clemente, ma che è generale.
Sapete tutti che questa estate in Puglia sono avvenuti sette decessi, tutti in agricoltura. Il primo ha riguardato un sudanese, Mohamed, morto mentre raccoglieva pomodori per un'azienda che, nonostante fosse già indagata per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (articolo 603-bis del codice penale) nell'ambito l'operazione SABR, ha tuttavia continuato a dare lavoro in quelle condizioni e a quanto risulta anche in nero.
A Polignano, è morto un altro ragazzo, Zaccaria, che lavorava sempre in un'azienda di grandi dimensioni; dalle notizie riportate dalla stampa (non dalla nostra denuncia), risulta come questo lavoratore avesse svolto circa otto ore di lavoro, ciò nonostante in agricoltura l'orario massimo previsto sia di 6,30 ore, peraltro in un periodo dell'anno in cui la temperatura supera i 40 gradi ed è quindi facile immaginare quanto siano elevati i livelli di rischio per chi lavora nei tendoni. Anche questo ragazzo è morto per un infarto.
Dopo di che abbiamo avuto notizia del decesso della signora Paola Clemente. Recentemente, dopo un periodo di coma è morto un altro ragazzo, ed a Massafra, in Provincia di Taranto, è stato registrato il decesso di un'altra donna, Maria, anche lei morta sui campi e che pare fosse già malata (il che fa capire quale sia il livello di sicurezza e di prevenzione), per non parlare poi della morte di un ragazzo originario del Burkina Faso che è stato investito nel foggiano di notte mentre rientrava in bicicletta dopo una giornata di lavoro.
Ho richiamato brevemente non un bollettino, ma ciò che è realmente successo.
Per quanto riguarda la signora Paola Clemente, vorrei ricostruire velocemente i motivi e le modalità della denuncia. Dopo la morte di Mohamed noi abbiamo denunciato la situazione con un volantino e ci sono arrivate alcune segnalazioni anonime, oltre che da parte di alcuni nostri iscritti che, anche con un po' di rabbia, ci chiedevano perché ci limitassimo a parlare solo del decesso di Mohamed, dal momento che era morta anche un'italiana. A questo messaggio noi abbiamo risposto che non sapevamo nulla. Quindi abbiamo cercato di scoprire qualcosa e di capire chi fosse questa donna e perché le lavoratrici non parlassero dell'accaduto. Abbiamo poi avuto notizie sull'azienda e sul territorio in cui il fatto si era verificato ma non sapevamo se si trattasse di una dipendente di una agenzia interinale. Siamo riusciti a scoprire il nome della signora Paola Clemente e quindi insospettiti dal fatto che la denuncia fosse anonima e che le lavoratrici non volessero parlare dell'accaduto e dalle difficoltà incontrate per conoscere il nome della vittima e la dinamica dell'incidente, abbiamo deciso di coinvolgere una giornalista freelance, Raffaella Cosentino, che ha svolto un'indagine grazie alla quale siamo riusciti a scoprire anche il numero di telefono del figlio della signora Paola. La famiglia, infatti, si era chiusa, ma noi abbiamo alcune registrazioni di telefonate in cui il figlio racconta ciò che era accaduto. In un secondo momento la famiglia non ha voluto più parlare e si è chiusa di nuovo per la paura. Siamo quindi riusciti a parlare con il padre e la famiglia. La giornalista ha poi rinunciato a scrivere un articolo e quindi mi sono assunto la responsabilità di fare una denuncia sulla base delle notizie che avevamo acquisito. Ho pertanto scritto un articolo per un giornale in cui denunciavo la situazione. Al di là di alcuni particolari che possono sfuggire nella costruzione di una notizia, abbiamo in primo luogo segnalato il fatto che nel caso della morte della lavoratrice la famiglia era stata informata solo quando la donna si trovava ormai all'obitorio. È possibile che una famiglia non venga contattata prima per darle modo di recarsi in ospedale e capire cos'è successo? Non risulta neanche che sia intervenuta l'autorità giudiziaria ed è anche questo un fatto che abbiamo denunciato. È infatti possibile che si verifichi un infortunio mortale e non intervenga l'autorità giudiziaria? Non si sapeva neanche se la polizia o i carabinieri si fossero recati o meno sul posto. Ci siamo quindi interrogati, ci siamo chiesti se le cose fossero o meno andate così, e se fosse tutto normale. Abbiamo denunciato pertanto una situazione che non ci convinceva molto, nella cui dinamica l'unico dato certo era che la lavoratrice era stata portata all'obitorio, tant'è che la famiglia l'ha trovata lì. Questa è stata la nostra denuncia perché non sapevamo come si fossero svolti i fatti, la cui dinamica ci è stata raccontata dalla famiglia. Successivamente, abbiamo chiamato la famiglia a cui abbiamo riferito di esserci presi la responsabilità di denunciare sia l'azienda, sia chi aveva fatto interposizione di manodopera. È di ieri la notizia pubblicata sul quotidiano «La Repubblica» secondo cui oltre all'azienda risulterebbero indagati altri quattro soggetti perché, come avevamo detto, pare che l'agenzia interinale - che sembrerebbe essere lecita ma che per noi è un'agenzia d'interposizione di manodopera vera e propria - sia in forte combutta con i caporali che hanno i pullman. È stata denunciata la moglie di un caporale, un certo signor Grassi. Secondo le notizie in nostro possesso pare che abbiano circa 15 pullman e facciano intermediazione di manodopera; abbiamo denunciato situazioni che la magistratura, per l'appunto a seguito delle nostre denunzie, sta esaminando fino in fondo. Mi auguro, quindi, che nei prossimi giorni siano avviati dei procedimenti nei confronti sia di questi signori sia, più in generale, per il contrasto al fenomeno del caporalato, che va combattuto.
Come dicevo, abbiamo ascoltato la famiglia che ci ha fornito una dichiarazione, ed ha inviato una lettera e le buste paga della signora Paola alla procura. In questa lettera il signor Arcuri illustra la condizione lavorativa della moglie, ovvero racconta che lavorava circa 9-10 ore al giorno, che non veniva calcolato il tempo necessario a coprire il percorso per andare e tornare, che era tutto a carico del lavoratore; il signor Arcuri ha parlato anche di buste paga false perché i salari percepiti, a fronte dei 58 euro netti che avrebbero dovuto essere versati al lavoratore per circa otto ore di lavoro - la media non era quindi quella contrattuale - ammontavano a soli 27 euro. Si è quindi di fronte ad una condizione di sfruttamento ma anche ad una forma di estorsione, perché se si fanno buste paghe ai fini della fiscalizzazione degli oneri sociali - questo è quanto avveniva in linea generale - si consuma un'estorsione. La famiglia ha denunciato questa situazione al giudice, così come avevamo già fatto noi assumendoci la responsabilità, senza avere la dichiarazione di parte, il che è stato per noi di conforto e ci ha dato fiducia. Questa è stata la vicenda. In sostanza, può succedere che uno si senta male, ma in quel caso lo si porta in ospedale e si fanno le verifiche del caso. La stranezza sta nel fatto che tutto questo non ci sia stato. Da quanto emerso, pare che la signora non stesse male quando è partita per il lavoro. Lei non lamentava problemi alla cervicale, né aveva malattie cardiache o sintomi precedenti e ciò ha escluso la possibilità di collegare il malore intervenuto a concause, come qualcuno ha invece provato a fare. Per questo è stata chiesta la riesumazione della salma e l'autopsia, cosa che si sta facendo. Si è accertato quindi che la signora Paola non aveva sintomi precedenti; inoltre, quando si è sentita male nel pullman nessuno si è preoccupato - perché i lavoratori sono numeri o oggetti - di portarla in ospedale, ma le è stato detto di stare seduta e di aspettare perché il malore sarebbe passato, il che è avvenuto, nel senso che è poi deceduta! Questa è una storia che richiama una condizione generale e noi l'abbiamo raccontata così.
Resta la questione delle ragioni che possono aver generato questo malore, se cioè si sia trattato di un fatto normale o se ci siano state delle concause. Noi non sappiamo - per questo abbiamo chiesto che si conducesse un'indagine - se all'interno dei tendoni siano presenti altri fattori di rischio che possano aver condotto a quel malore. Quello che al riguardo possiamo dire in maniera chiara e netta è che in agricoltura ci sono molti fattori di rischio. Recentemente presso l'azienda la Pernice di Turi circa trenta lavoratrici sono state vittime di una intossicazione da biossido di cloro necessario per la lavorazione delle ciliegie, fuoriuscito dagli impianti. Abbiamo chiamato la polizia ed è intervenuta anche una autoambulanza, ma ci risulta che nessuno sia stato portato al pronto soccorso. Il soccorso è stato dato sul posto - il che è singolare - e dopo quattro ore le lavoratrici hanno ripreso il lavoro. Ripeto, però, che quelle donne si sono intossicate sotto i tendoni, visto che spesso si irrora durante il lavoro. Esistono quindi fattori di rischio rispetto ai quali non si fa prevenzione e questo perché non ci sono rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), che non vengono eletti e anche quando ci sono, nel nome della stagionalità, si giustifica tutto.
Ci sono però molte aziende che non sono stagionali e lavorano tutto l'anno e che hanno anche 1.500 dipendenti. In agricoltura non è tutto stagionale: i tre quarti della manodopera sono assunti da aziende con un numero di dipendenti che va dai 100 ai 2.000 dipendenti. Noi, che siamo presenti in quell'ambito possiamo dire che abbiamo pochissimi RLS eletti. Non sappiamo come essi vengano eletti, se vengano eletti dall'azienda, se lo siano pro forma, o se vengano resi disponibili i dispositivi per la sicurezza. Una cosa è chiara, in agricoltura si è totalmente inadempienti rispetto al decreto legislativo n. 81 del 2008.
Questo è il quadro in cui si inserisce la vicenda della signora Paola, che si pone all'interno di un contesto più generale in cui l'illegalità la fa da padrona.

PRESIDENTE
Signor Deleonardis, la ringrazio per quanto ci ha detto. Nelle comunicazioni si dà notizia di una busta paga dell'ottobre del 2014, che è stata peraltro pubblicata anche dagli organi di stampa. Da tale documento emerge che, a fronte di un maturato di 1.489 euro, in considerazione dell'applicazione di alcune voci, tra cui una trattenuta acconto stipendio pari a 727, per un ammontare complessivo delle trattenute di 829 euro, il compenso netto ammontava a 257 euro. Ebbene, che lettura date di una busta paga che, a fronte di una maturato di 1.489 euro mensili, ha trattenute per 829 euro e a che cosa corrispondono, dal vostro punto di vista, queste trattenute?
Chiedo anche al nostro ospite di farci avere la documentazione cui ha fatto prima riferimento, ovvero le lettere e il testo con le informazioni fornite dal signor Arcuri.

DELEONARDIS
Ho portato con me la lettera perché è un atto che è stato mandato alla procura e che quindi è a vostra disposizione.

CONTI
Mi interesserebbe avere un chiarimento. Il signor Deleonardis ha parlato di aziende con 1.500-2.000 dipendenti, al riguardo mi interesserebbe sapere su quanti ettari di terreno insistano questi dipendenti.

DELEONARDIS
Noi ci siamo basati sui dati dell'INPS da cui risulta la situazione delle aziende, stanti i quali in Puglia, nelle diverse Province operano circa 7.000 aziende che vanno dai 10 ai 2.500 dipendenti. Molte di esse sono aziende ortofrutticole attive tutto l'anno dal momento che fanno raccolta, selezione, lavorazione, immagazzinamento e commercializzazione. Oltre a queste, ci sono le aziende vitivinicole, che hanno cantine anche di trasformazione. In Puglia ci sono più di 600 fra aziende e cantine vitivinicole e floricole che hanno un numero di dipendenti che va da 100 a 2.500. Questi numeri comprendono anche i lavoratori stagionali, fermo restando che in diverse aziende vi sono dipendenti con rapporti di lavoro continui, che durano, cioè, quasi tutto l'anno. Anche se non è ora a mia disposizione, mi riservo di fornirvi anche un quadro relativo alle dimensioni delle imprese presenti in Puglia in ogni provincia.
Per quanto riguarda la busta paga - quella in nostro possesso che è stata poi pubblicata - posso dire che ci è stata inviata anonimamente forse da qualcuno che aveva già avuto rapporti con la ex agenzia per il lavoro Quanta. Di questo non abbiamo la certezza, ma sono quasi convinto che si trattasse di qualcuno che aveva avuto rapporti con l'agenzia Quanta e che ne aveva anche con un'altra agenzia che stava scaricando in capo all'altra le responsabilità.
Dalla busta paga in questione, così come dalle altre che ho portato e che possiamo mettervi a disposizione, si evince come in realtà il meccanismo degli acconti serva ad aggirare il salario contrattuale. Come già segnalato, le aziende per godere della defiscalizzazione degli oneri sociali che ormai è strutturale e grazie alla quale le aziende godono di una riduzione dei contributi del 68 per cento (quindi di fatto la riduzione del costo del lavoro di cui si parla esiste già), devono applicare i contratti. Per aggirare i contratti ci sono tanti modi; mi riferisco ad esempio all'utilizzo del part time (e noi abbiamo denunciato in alcuni casi dei rapporti di lavoro full time con contratto part time), oppure si può far firmare per avvenuto saldo un importo che però non viene erogato perché magari si è concordato con il lavoratore un sottosalario, un'altra possibilità è segnalare in busta paga il versamento di un acconto con denaro liquido, e quindi non tracciato, che ovviamente non viene erogato, per poi effettuare il saldo tramite assegno bancario. Ci sono tanti modi per aggirare le norme. Basti pensare che in molti casi, si lavora per 20-26 giorni al mese di cui ne risultano però solo dieci, il tutto per fare in modo che il salario corrisponda a quello contrattuale. Quindi le forme di evasione sono tante e quello che stiamo esaminando è uno dei tanti modi di evadere. Nel caso specifico l'agenzia ha evitato anche di esporsi a rischi adottando il meccanismo della denuncia parziale delle giornate di lavoro (le giornate di lavoro risultano tutte), utilizzando invece il meccanismo dell'acconto che però non veniva mai percepito.
Tutto questo è stato raccontato dal signor Arcuri con una denuncia presentata alla procura che al momento è oggetto di accertamento. Sembra che l'indagine si stia evolvendo in senso positivo per noi, nel senso che sembrerebbe accertare quanto noi abbiamo detto. Nella denuncia del signor Arcuri, inoltre, si dice con chiarezza che la moglie, a fronte di otto o nove ore di lavoro e tre di viaggio percepiva 27 euro al giorno.

D'ADDA
Anche a nome degli altri componenti della Commissione desidero in primo luogo ringraziare la Presidente, per aver accolto la nostra richiesta di audizione immediata venuta a seguito della notizia della morte della signora Paola Clemente, che peraltro non rappresenta un fatto isolato, visto l'avvenuto decesso di un altro bracciante, Mohamed. In questo Paese, però, la morte di una donna di cittadinanza italiana ha creato uno scandalo maggiore e in questo senso, quella della signora Paola, se mai le morti di questo tipo possono avere una funzione, ci ha permesso però di intervenire.
Questa Commissione, una volta ascoltate le parti in causa nella vicenda, a mio avviso dovrà intervenire perché lo spaccato che il signor Deleonardis ci ha descritto, se pur immaginabile, risulta effettivamente spaventoso e, in buona coscienza, non del tutto conosciuto. Al nostro ospite, che ha fatto riferimento alle buste paga, posso assicurare che presso il comune commissariato di Siderno, in provincia di Reggio Calabria, nel quale mi ero recata in qualità di senatrice della Repubblica per questioni di lavoro, alla presenza di polizia, carabinieri e diversi sindaci della Locride, ho ascoltato lavoratori rilasciare dichiarazioni molto simili a quelle che abbiamo sentito oggi, il tutto in piena luce - ripeto - davanti ad una senatrice della Repubblica, alle forze dell'ordine e agli amministratori, e senza nessuna paura, indicando chiaramente anche la presenza della malavita organizzata. Quello che mi ha sbalordito è che tutto ciò non abbia avuto seguito; non credo che questo sarebbe stato possibile ad esempio presso il consiglio comunale di Busto Arsizio, a Varese, dove a fronte di analoghe dichiarazioni, sarebbe immediatamente iniziata un'indagine, senza che prima qualcuno dovesse rimetterci la vita per il lavoro. Quindi esiste un problema che siamo chiamati ad affrontare.
Sono molto contenta che il ministro Martina abbia subito preannunciato un disegno di legge, un'iniziativa che considero di grande rilievo proprio perché tale provvedimento definirà la cornice, il quadro in cui dovremo muoverci, così come ritengo estremamente importante far sentire in quelle aree del Paese (questo è per lo meno quanto io ho percepito al Sud) la presenza dello Stato. Questo è ciò che desumo dalla impostazione che emerge dalle parole del nostro ospite e dai lavori della Commissione antimafia, stando ai quali la Puglia non è messa molto bene, visto che parti del suo territorio risultano molto infiltrate dalla criminalità.
Da questo punto di vista, nel caso al nostro esame mi sembra siano state violate diverse condizioni di cui il lavoratore dovrebbe invece normalmente godere, a partire dal fatto che quando ci si sente male abitualmente si viene portati nel più vicino pronto soccorso o punto d'accoglienza per poter ricevere cure, questo non è però avvenuto per la signora Paola che anzi, una volta deceduta, è stata trasportata direttamente al cimitero e senza che la famiglia fosse avvisata.
Tutto ciò accade nelle more di una grande disattenzione nei confronti del dettato del già citato decreto legislativo n. 81, cui assistiamo in pezzi importanti del nostro territorio (stiamo parlando, infatti, della Puglia che peraltro è tra le regioni più estese d'Italia). Di fatto, quindi, come spesso noi andiamo ripetendo, accade che "fatta la norma, trovato l'inganno". Non è assolutamente vero, quindi, che date le condizioni di partenza di una busta paga, tutto proceda secondo i passaggi naturali. E' opportuno che della questione si occupi la Commissione d'inchiesta, ma avrei voluto comunque che oggi fossero presenti anche i membri della Commissione lavoro affinché potessero prendere atto della facilità con cui è possibile aggirare tranquillamente un documento ufficiale. Spesso anche il sindacato non può purtroppo che prendere atto della situazione dato che anche per un sindacalista o per un RLS eletto può diventare pericoloso denunciare determinati fatti.
In quel contesto denunciare non significa semplicemente andare dal carabiniere per segnalare che sta succedendo una determinata cosa e invitarlo a intervenire, perché può succedere che ci vada di mezzo anche il carabiniere.
Ovviamente sto estremizzando, ma sarebbe importante che una volta svolte tutte le audizioni e sentite tutte le parti in causa - onde avere il quadro completo della situazione - potesse essere organizzata una missione della Commissione sul posto ed in tal senso mi rivolgo alla Presidente. La nostra presenza sul territorio per l'espletamento di alcuni passaggi credo sia indispensabile; occorre infatti dare un segnale a quel pezzo del Paese - che ho visitato per questioni inerenti la materia del lavoro in diverse occasioni - a partire da questo grave episodio, che purtroppo è capitato anche se certo avremmo voluto che non capitasse. Dobbiamo far sentire che lo Stato non si limita a prendere atto da Roma, a fare una sua analisi o a lavorare su un documento, ma che è lì presente. La nostra presenza sul posto - lo abbiamo riscontrato quando ci siamo recati a Casale Monferrato per la questione dell'amianto - anche il solo per il fatto di vederci e sentirci, dà forza a chi già sta lavorando sul territorio ed a cui vanno tutti i nostri ringraziamenti. Ripeto, la nostra presenza dà veramente il segnale che, insieme all'aspetto normativo, c'è anche capacità di reazione rispetto a quanto accade, reazione che tra l'altro avrei voluto fosse più immediata, anche se in tal caso la responsabilità non è della Commissione. Ripeto, pur nelle more dei passaggi burocratici cui è tenuto il Parlamento, avrei voluto che la nostra capacità di reazione fosse più immediata. In quelle situazioni c'è bisogno di un intervento più celere: è meglio trovarsi di fronte a qualcosa che non ha bisogno di essere tutelato che dinanzi ad un quadro come quello che ci ha descritto il nostro ospite, di cui prendo atto, ma che da persona del Nord che ha visitato il Sud posso dire di aver ritrovato anche in altre realtà e in termini assolutamente devastanti. Occorre quindi partire da questa presa d'atto perché credo che ciò possa veramente dare senso - permettetemi di dirlo - al lavoro della Commissione.

CONTI
Prima avevo chiesto un chiarimento, adesso svolgerò un breve intervento anche se fuori tema.
Vorrei tanto che ragionassimo su questi argomenti con profondità di giudizio e, come si usa dire in questi giorni, di discernimento. Che ci siano il fenomeno del caporalato, il lavoro stagionale, che ci siano i cottimisti e le degenerazioni che riguardano il lavoro stagionale e tutto quello che gira intorno a questo mondo è un fatto da tempo noto a molti: alla politica, allo Stato, alle autorità che devono vigilare, ai sindacati, agli imprenditori, al mondo della cooperazione. Ogni tanto c'è qualche trasmissione televisiva come "Report" che con i suoi servizi mette sotto gli occhi di tutti questo mondo di difficile comprensione e valutazione. Sicuramente non c'è nessuno dei soggetti che ho citato prima che può ergersi a giudice e dire di chi è la colpa, perché la colpa è nostra come di tutti i soggetti che ho citato prima. Non esiste differenza tra Nord e Sud perché anche al Nord nel settore dell'edilizia è successo - soprattutto negli anni in cui l'edilizia funzionava - e succede quello che accade in agricoltura. Non credo ci siano latifondisti che - come accadeva invece nel film «Il Gattopardo» - possano impiegare 2.000 dipendenti nella propria azienda. Se poi la persona che stiamo audendo oggi ci dice che queste aziende fanno lavoro di agricoltura, di stoccaggio, di logistica, di assemblaggio, allora parliamo di altre cose. Quello che non vorrei è che, discutendo di questi problemi, si finisse per parlare della destrutturazione di settori come quello dell'agricoltura o dell'edilizia o di altro che, per loro natura e per il lavoro che richiedono, non possono avere dipendenti fìssi e impiegati per tutto l'anno. Quindi, c'è un problema oggettivo che riguarda un particolare tipo di lavoro che deve essere garantito secondo la legge e i criteri di un corretto rapporto imprenditore-lavoratore.
Tengo molto a che la nostra Commissione non perda di vista questa problematica perché non vorrei che, nel momento in cui in Italia c'è bisogno di una ripresa economica e siamo nella condizione di dover sostenere settori in profondissima crisi come per l'appunto quelli dell'agricoltura e dell'edilizia, si finisse - come si suol dire - per buttare un po' di acqua sporca assieme al bambino!

D'ADDA
Riprendo brevemente la parola per segnalare che ieri abbiamo ragionato in Commissione lavoro su un tema completamente diverso. In Italia abbiamo aziende - non parlo dell'agricoltura, ma di altri settori - che occupano 10.000 persone, di cui solo 4.000 sono assunte presso l'azienda e 6.000 sono a carico delle agenzie interinali che, in qualche modo, le collocano presso queste aziende.

CONTI
Questo non è però illegale.

D'ADDA
Ho solo fornito un dato per segnalare che possono esistere situazioni di questo tipo. Non ho parlato quindi di qualcosa di illegale, ma dell'esistenza di una situazione anomala, anche se legale, e credo che questo lo ammetterà anche lei, senatore Conti! Non ho parlato quindi di illegalità, ma di qualcosa che è perfettamente legale.
Faccio solo un breve inciso: non mi sento in colpa perché da parlamentare del Nord a mie spese sto girando tutto il Sud. Io in colpa proprio non mi sento. Come ho lavorato sul mio territorio sto lavorando anche altrove. Volevo segnalare questo dato che non è illegale ma che obiettivamente - non so se valga anche per il caso in esame - può consentire l'aggiramento di alcune norme.

DELEONARDIS
Consentitemi un chiarimento solo per evitare equivoci: quando parlavo delle dimensioni e del numero di imprese non intendevo riferirmi a qualcosa di negativo. Per noi è positivo che le aziende si siano innovate e facciano qualità e filiera. La mia critica o per meglio dire il mio rilievo è che spesso nel lavoro stagionale non si tiene conto dell'innovazione delle imprese - che c'è e in tal senso vi sono dati inconfutabili che possiamo verificare - e spesso si giustifica la crisi in senso generale o si giustificano situazioni ai confini della legalità perché si sta magari parlando di imprese che vivono le piccole dimensioni o la stagionalità del lavoro. Questo è il rilievo, fermo restando che l'innovazione è un fatto positivo, così come la qualità del lavoro. Fornisco in proposito solo un dato, oggetto delle ispezioni: spesso nel nome della stagionalità non si ha qualità del lavoro. È assurdo che in Puglia abbiamo 2.400 operai a tempo indeterminato, esclusi quelli che lavorano con l'Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali (ARIF). Ci sono quindi circa 1.200-1.300 unità a tempo indeterminato e 1.900 impiegati. Se guardiamo alle grandi e medie imprese osserveremo che il dato riscontrato riguarda neanche un terzo dei lavoratori e questo è un elemento che dovrebbe far riflettere sul livello dell'evasione, del lavoro nero e della precarietà. Questo era il rilievo su cui desideravo soffermarmi, non sui dati delle imprese.
Vengo all'ultima questione. Per quanto ci riguarda, il problema non è rappresentato solamente dal Sud del nostro Paese e quindi la nostra denuncia non si sofferma solo su di esso. Faccio presente che su 909.000 lavoratori agricoli iscritti negli elenchi anagrafici, circa 200.000 sono in Puglia. Per dimensione produttiva, per numero di addetti e per tipologia delle attività intensive la Puglia è quindi una regione che assorbe molta manodopera. Quanto ai problemi di evasione, l'abbiamo scoperta in Brianza, così come in Piemonte dove si è tentato di occultare la morte per infortunio di un lavoratore. Abbiamo quindi scoperto situazioni anomale anche in quelle aree del Paese. Il problema riguarda quindi l'agricoltura sotto vari aspetti, a partire dalla sicurezza. C'è un mondo che è fatto di lavoro nero. Era questa la segnalazione che intendevamo fare, tra le varie vicende è emersa quella che ha riguardato la Puglia e noi l'abbiamo denunciata.
Per quanto ci riguarda noi riteniamo che lo Stato sia assente, l'avete detto voi e noi più volte lo abbiamo denunciato e gridato. Quando parlo di assenza dello Stato intendo dire, per esempio, che è assurdo che le ispezioni siano pochissime e che non vadano a fondo, anche per recuperare risorse evase. Le ispezioni sono sempre quelle; basti dire che in Puglia lo scorso anno le ispezioni del Ministero del lavoro nel settore agricolo sono state 1.868. Se noi guardiamo non dico le imprese censite dall'ISTAT in Puglia, che sono 241.000, ma le aziende che fanno assunzioni che sono almeno 40.000, ci accorgeremo che le ispezioni non toccano neanche lo 0,5 per cento delle aziende.
A seguito delle morti recenti, le ispezioni sono triplicate e nel terzo trimestre del 2015 abbiamo avuto mediamente circa 3000 ispezioni. Ci vogliono allora i morti per fare le ispezioni? Ai posteri l'ardua sentenza.

PRESIDENTE
Ringraziamo il signor Deleonardis per il suo contributo. Teniamo conto anche dell'interessante dibattito che si è aperto e dei confini di intervento di questa Commissione, perché il tema, nel rispetto delle norme, è quello di promuovere i settori e dare impulso allo sviluppo produttivo, in edilizia, in agricoltura e quant'altro.
La Commissione interviene sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro per cui ci interessa indagare le cause degli incidenti perché, come sottolineava il signor Deleonardis all'inizio, se le norme non sono rispettate, se ci sono concause ambientali o fatti che attengono alla sicurezza e che costituiscono il motivo per cui la signora Paola Clemente - e non solo lei - è deceduta, indagare tali fatti non solo è interesse della nostra Commissione d'inchiesta, ma è lo scopo per il quale essa esiste in Senato.
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.


Bozze non riviste dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica