Ministero dell’Interno
Circolare 7 aprile 2020, prot. n. 2616
Emergenza da COVID-19. Informazioni relative ai presidi diagnostici ed ai dispositivi di protezione individuale
 

La pandemia da SARS-CoV-2, nel nostro Paese, nonostante la fase di decremento registrata dai dati attuali, continua inevitabilmente a suscitare grande allarme e ad attivare iniziative e richieste di interventi a carattere preventivo, diagnostico e terapeutico.
Tali richieste provengono esclusivamente da apparati, enti, associazioni, movimenti a carattere non scientifico.
Nelle scorse settimane, con il progredire della pandemia, tanto per citare alcuni esempi, sono giunte proposte e richieste di chiusura totale di alcuni uffici, di sanificazione completa e reiterata di luoghi di lavoro, di screening sul personale all’inizio ed alla fine del turno di servizio, di dotazione di termoscanner ad ogni operatore, di somministrazione profilattica di farmaci ad azione antivirale, di vaccinazione obbligatoria antinfluenzale, di acquisto di apparecchi di sterilizzazione, di sperimentazione dei cani in dotazione al Reparto Cinofili per l’individuazione dei soggetti con COVID-19.
Tali iniziative risultano peraltro del tutto comprensibili alla luce dell’umana propensione a cercare soluzioni adeguate ed a reagire ad una condizione che sta mettendo a dura prova l’intero pianeta.
Nel nostro contesto, negli ultimi giorni, è crescente il numero di richieste per campagne di screening massivo, nei riguardi del personale della Polizia di Stato, inerenti l’effettuazione di tampone naso-faringeo per la positività al virus e di test rapidi per l’individuazione di anticorpi specifici sul sangue capillare.
Questa Direzione, deputata a seguire ogni aspetto di propria competenza, al fine di una corretta e dosata applicazione delle misure di profilassi nell’ambito dell’Amministrazione, è particolarmente attenta e tempestiva a recepire ogni possibile progresso, in termini preventivi e diagnostici, che consenta la più ampia tutela del personale, evitando al contempo l’adozione di procedure ed iniziative non validate e non coerenti con le linee guida delle organizzazioni scientifiche di riferimento. In tale attività, è costante l’aggiornamento quotidiano tramite la letteratura scientifica internazionale ed i report delle organizzazioni scientifiche deputate alla politica sanitaria.
Un altro aspetto preliminare, sul quale occorre evidentemente fare ancora chiarezza, è che ogni iniziativa adottabile, seppure ritenuta valida, va ad intercettare la concreta disponibilità degli strumenti e delle risorse necessarie per la sua attuazione. Nel precisare che, in questo momento, non si registrano restrizioni economiche nei capitoli di spesa per il materiale sanitario e per l’esecuzione di accertamenti diagnostici, va sottolineato come continuino a presentarsi difficoltà nell’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e nell’esecuzione dei tamponi naso-faringei, in quest’ultimo caso nella fase che riguarda la lettura, affidata a laboratori autorizzati, ancora non sufficienti per indagini massive sulla popolazione generale. Ciò, al di là della effettiva utilità di indagini di tal genere, concetto sul quale si tornerà di seguito.
Si rappresenta, in ogni caso, come tali limitazioni e difficoltà, siano comuni a tutta la popolazione generale, ivi comprese le categorie lavorative più esposte al contagio, rappresentate dal personale sanitario.
Per quanto attiene l’effettuazione massiva di test diagnostici nel personale della Polizia di Stato, richiesta da giorni da molte OO.SS., va rilevato come, negli sporadici casi in cui è stata comunicata informalmente una disponibilità in tal senso delle Regioni, non siano ad oggi pervenuti a questa Direzione, da parte delle competenti e rispettive autorità sanitarie, proposte di interventi, di progetti, di studi.
Qualora dette autorità intendano effettuare campagne di screening sul personale della Polizia di Stato, nell’ambito di un progetto di studio complessivo sulla popolazione e su base volontaria, si ribadisce, da parte di questa Direzione, il pieno appoggio al progetto. Il coinvolgimento diretto del personale sanitario della Polizia di Stato potrà però avvenire solo dopo la condivisione del progetto con le figure scientifiche che la Regione ha individuato quali responsabili della ricerca.
Viceversa, la semplice dotazione di kit e strumenti diagnostici da parte della Regione, senza una preventiva condivisione di un progetto, comporterà l’utilizzo degli stessi secondo criteri stabiliti da questa Direzione e replicabili sul territorio nazionale. Ciò anche in relazione ai limiti di tali test ed alla falsa rassicurazione che potrebbe derivare da un loro sconsiderato utilizzo, alla necessità di riservare tempo e risorse umane sottraendole da attività prioritarie.
In chiusura di questo primo argomento, si comunica peraltro che presso questa Direzione è già da settimane attiva una sperimentazione sui kit anticorpali che procede di pari passo e confrontandosi con quella in atto presso le strutture accreditate del Ministero della Salute, che non ha ancora provveduto ad emanare linee guida per l’esecuzione del test. Per quanto attiene ai tamponi naso-faringei, si sta verificando la possibile acquisizione di strumenti diagnostici in grado di leggere in automatico, e sul posto, i campioni. Questo sistema diagnostico consentirebbe di superare le difficoltà e le tempistiche per l’esecuzione del test. Ovviamente, compito di questa Direzione è pervenire in anticipo alla ricerca di soluzioni che consentano una gestione ottimale dei compiti affidati al Servizio Sanitario della Polizia di Stato. Alcune richieste pervenute dalle OO.SS., in tal senso, risultano peraltro superate dalla rapida evoluzione degli strumenti diagnostici, la cui individuazione e valutazione necessita di competenze altamente specialistiche.
L’altro aspetto controverso è rappresentato dai dispositivi di protezione individuale (DPI).
Con le circolari n. 850/A.P. 1-1642 del 25 febbraio 2020 e n. 850/A.P. 1-2056 del 16 marzo 2020, questa Direzione ha indicato le procedure di utilizzo dei DPI in dotazione agli operatori di polizia: il razionale d’uso è stato concepito in rapporto alla situazione epidemiologica, alle limitazioni negli spostamenti disposti dalle norme emanate nel tempo ed alla concreta disponibilità degli stessi.
Allo stato attuale, considerata la permanente limitazione alla circolazione dei cittadini, eccezion fatta per i casi previsti, le possibilità di assembramento, di permanenza in luoghi affollati, di interventi su cospicui gruppi di persone rappresentano eventi residuali e del tutto imprevedibili.
Peraltro, l’emissione di ordinanze regionali a diversi contenuti di raccomandazione sull’uso dei DPI, nonché la divulgazione di ipotesi sulla diffusibilità del virus nell’aria, sulla sua permanenza su superfici, oggetti, vestiario, anche queste al momento non supportate da studi scientifici, possono suscitare opinioni non univoche circa i comportamenti da tenere da parte di tutta la popolazione.
In considerazione del periodo intercorso dall’inizio della pandemia, delle raccomandazioni fornite, della collaborazione e del senso di responsabilità dimostrato da tutto il personale impegnato sul territorio, al momento attuale, permanendo i divieti alla mobilità, i criteri di utilizzo dei DPI devono trovare indicazioni di carattere generale, che prevedano una valutazione dell’operatore caso per caso, partendo comunque dalla costante e pronta disponibilità per tutto il personale di mascherine chirurgiche, filtranti facciali FFP2/P3 e guanti.
L’approvvigionamento dei DPI va, d’altra parte, lentamente normalizzandosi e ciò comporterà, anche per il personale della Polizia di Stato, una progressiva maggiore disponibilità.
In questa settimana saranno distribuiti ulteriori 82.750 mascherine chirurgiche, 71.040 FFP2, 225.800 guanti monouso e 16.752 flaconi di gel disinfettante per mani.
La distribuzione continuerà a cadenza settimanale, con verosimile e progressivo incremento, in rapporto all’approvvigionamento dei DPI.
L’utilizzo della mascherina chirurgica resta indicato allorquando è presumibile che non possano essere garantite le misure di distanziamento sociale, come in contesti confinati di cui non è possibile modulare gli accessi (mezzi pubblici, attività commerciali, ecc.) o anche in servizi esterni che richiedano una stretta interazione con singoli soggetti (controlli, fermi, perquisizioni, soccorsi a persone, ecc.).
Per situazioni in cui si concretizzi un incremento della probabilità di interagire con soggetti potenzialmente infettanti (assembramenti, interazioni con gruppi di persone che non possono essere distanziate, accesso in comunità o luoghi con residenti più suscettibili all’infezione) e, conseguentemente, un ulteriore aumento del rischio di contagio, è prescritto l’impiego di facciali filtranti FFP2/P3.
In tali casi andranno indossati anche i guanti e si dovranno seguire tutte le regole di carattere generale per il contenimento della diffusione della malattia.
Da quanto esposto, si evince che non è la tipologia del servizio che individua l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, bensì il verificarsi di una circostanza di rischio.
All’interno degli uffici, la misura principale di prevenzione rimane il rispetto della distanza interpersonale, obiettivo facilmente perseguibile a ragione della possibilità di applicazione delle molteplici misure di carattere organizzativo.
Per gli operatori sanitari della Polizia di Stato, impegnati in attività maggiormente a rischio (visite ambulatoriali o domiciliari, effettuazione di test diagnostici in soggetti affetti da COVID-19 o sospetti tali, ecc.), oltre alle direttive già emanate, sarà invece diramata una specifica circolare in materia, in rapporto ai possibili scenari di intervento.
Il terzo aspetto della presente circolare riguarda la comunicazione di tutte le notizie inerenti l’impatto della pandemia nel contesto specifico.
L’Amministrazione, con la massima trasparenza, ha provveduto a rendere noti e continua a diramare i dati riguardanti il numero di operatori colpiti da COVID-19, quelli ricoverati e quelli in quarantena, quelli purtroppo deceduti. Allo stesso modo assicura un puntuale rapporto sulla distribuzione dei DPI.
Lungi dal fornire una valutazione definitiva sull’incidenza dei contagi nel personale della Polizia di Stato, che comunque dai dati in possesso finora ed in via orientativa non appare diversa da quella della restante popolazione generale e semmai minore di quella riscontrata in altri settori lavorativi con analoghe caratteristiche, l’associazione tra la difficoltà di approvvigionamento dei DPI e il riscontro di casi positivi negli operatori di polizia non risponde ad alcun criterio oggettivo e documentato, ma rappresenta soltanto un esempio, se chi se ne fa portavoce è un appartenente all’Amministrazione, di distorsione e di irresponsabilità.