Regione Toscana
D.G.R. 15 marzo 2021, n. 231
Approvazione delle Linee di indirizzo per l’attività di Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro di competenza della Regione e dei Dipartimenti delle Aziende Sanitarie Territoriali

LA GIUNTA REGIONALE

Visto il D.Lgs. 9 aprile 2008 n.81 “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007 n.123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” e ss.mm.ii.;
Visto il DPCM 17 dicembre 2007 Esecuzione dell'accordo del 1° agosto 2007 recante “Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro”;
Visto il DPCM 21 dicembre 2007 “Coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, che regolamenta il funzionamento dei Comitati regionali di coordinamento al fine di garantire l'uniformità dell'attività di prevenzione e vigilanza della pubblica amministrazione su tutto il territorio nazionale;
Richiamata la Legge regionale 4 giugno 2019, n. 28 “Forme di collaborazione interistituzionale in tema di sicurezza del lavoro, ambiente, salute e cultura della legalità”, che ha come obiettivo la salvaguardia e lo sviluppo della collaborazione tra soggetti pubblici e, ove necessario, soggetti privati, i quali individuano ed attuano azioni coordinate nelle materie di competenza regionale mediante la sottoscrizione di accordi, con particolare riferimento, tra l’altro, alla sicurezza dei luoghi di lavoro;
Vista l'Intesa tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano del 6 agosto 2020, concernente il Piano nazionale di prevenzione per gli anni 2020-2025;
Vista la DGRT n. 1607 del 21/12/2020 “Piano Nazionale Prevenzione 2020-2025. Recepimento dell'Intesa di Conferenza Stato-Regioni rep. 127/CSR del 06/08/2020.”
Vista la L.R. 28 dicembre 2015 n. 84 e ss.mm.ii. “Riordino dell'assetto istituzionale e organizzativo del sistema sanitario regionale. Modifiche alla L.R. n. 40/2005”;
Vista la coerenza del presente atto con il Programma Regionale di Sviluppo 2016-2020, approvato con risoluzione del Consiglio regionale 15 marzo 2017 n.47, che prevede per l'area tematica "Diritti di cittadinanza e coesione sociale", specifici indirizzi di legislatura per le politiche in materia di sicurezza e salute del lavoro, ed, in una logica di continuità, con il redigendo Programma Regionale di Sviluppo 2021-2025;
Visto il PSSIR (Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale) 2018/2020 approvato con la Deliberazione del Consiglio Regionale 9 ottobre 2019, n. 73 ed in particolare il capitolo “Destinatari G -Dedicato ai lavoratori”, nel quale si prevede “la completa attuazione e lo sviluppo dei progetti speciali regionali già attivi, come quelli sulla sicurezza nella lavorazione del marmo o per le imprese cinesi o per la sorveglianza degli ex esposti ad amianto, e di quelli che saranno nel tempo individuati, al fine di implementare e migliorare sia in termini qualitativi che quantitativi i risultati delle politiche e delle azioni regionali messe in atto in materia di sicurezza sul lavoro nel corso degli anni, estendendo tale progettazione all’intero territorio regionale ed in maniera sistematica a tutte le attività classificate ad alto rischio”;
Vista la DGRT 151 del 1/3/2016 “Piano strategico regionale 2016-2020 per la sicurezza del lavoro”, con la quale è stato approvato il Piano strategico regionale per la sicurezza del lavoro, con i relativi allegati;
Considerato che il Piano approvato con la suddetta DGRT 151 ha avuto scadenza il 31/12/2020;
Ritenuto, pertanto, necessario definire le linee di indirizzo, di cui all’Allegato A della presente delibera, come documento di riferimento per la futura programmazione regionale in materia di prevenzione, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, individuando le principali azioni dell’attività regionale, da dettagliarsi nei prossimi mesi con successivi atti;
Vista la DGRT n. 555 del 27/04/2020 “DGRT 388/2020. Progetto per il potenziamento del Piano di sorveglianza sanitaria rivolto agli ex esposti ad amianto presentato da ISPRO. Approvazione e destinazione di risorse”;
Vista la DGRT n. 930 del 20/07/2020 “Progetto di sperimentazione per l'implementazione di un programma di sorveglianza sanitaria sugli esposti ed ex esposti a cancerogeni certi per i Tumori Naso-sinusali (TUNS) in Regione Toscana;
Vista la DGRT n.1564 del 14/12/2020 con la quale è stato prorogato il Piano Lavoro Sicuro nel territorio dell’Azienda USL Toscana Centro per il triennio 2021-2023;
Vista la DGRT n.1565 del 14/12/2020 con la quale è stato prorogato il Piano straordinario per la sicurezza nella lavorazione del marmo nel distretto Apuo-Versiliese per il triennio 2021-2023;
Visti gli incontri dell’Articolazione Regionale PISLL, nel corso dei quali sono emersi importanti suggerimenti volti a adeguare all’emersione di nuovi rischi e ai mutati contesti normativi, generali e lavorativi gli interventi in materia di prevenzione nei luoghi di lavoro e si è pervenuti alla definizione e condivisione delle linee di indirizzo di cui all’Allegato A della presente delibera;
Visto l’incontro del comitato regionale sulla sicurezza sul lavoro, di cui all’art. 7 D.Lgs. n. 81/08 e s.m.i., del 24 febbraio 2020, in occasione del quale sono stati illustrati i contenuti delle linee di indirizzo per la programmazione regionale in materia di prevenzione, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, di cui all’Allegato A della presente delibera, che hanno trovato la condivisione di tutti i partecipanti;
Visto l'art. 13 comma 6 del D.Lgs. n. 81/08 e s.m.i. che destina le somme che l’ASL ammette a pagare in sede amministrativa ai sensi dell'art. 21 comma 2 primo periodo del D.Lgs. 19 dicembre 1994 n. 758 al finanziamento delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro svolta dai dipartimenti di prevenzione delle Aziende USL;
Dato atto che le sopra richiamate risorse vengono trasferite con cadenza semestrale alla Regione Toscana, alimentando il capitolo vincolato di uscita 26164, che permetterà di far fronte agli oneri via via derivanti da specifici e successivi atti approvativi di progetti in coerenza con le linee di indirizzo di cui alla presente deliberazione;
 

A VOTI UNANIMI
DELIBERA

1) di approvare le linee di indirizzo per la programmazione regionale in materia di prevenzione, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro di cui all’Allegato “A” parte integrale e sostanziale del presente atto.
2) di dare mandato al Settore regionale “Prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro” di dare attuazione alla presente deliberazione.
Il presente atto è pubblicato integralmente sulla banca dati degli atti amministrativi della Giunta Regionale ai sensi dell'articolo18 della LR 23/2007
 

Direzione Sanità Welfare e Coesione Sociale
Settore Prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro

Allegato A
Linee di indirizzo per l’attività di Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro

MARZO 2021
 

SOMMARIO
Premessa
CAPITOLO I - LE FUNZIONI DI INDIRIZZO CONTROLLO E SUPPORTO
1.1. Il Settore Regionale Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro

1.2. Il Comitato regionale di coordinamento ex art. 7 D.Lgs. 81/2008 e l’Ufficio Operativo
1.3. L’Articolazione PISLL
1.4. Il Centro Regionale Infortuni e Malattie Professionali - CERIMP
CAPITOLO II - PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA’ DI VIGILANZA E CONTROLLO
2.1. Programmazione attività congiunta di legislatura

2.2. Attività dei servizi PISLL delle Aziende USL della Toscana
2.2.1. Attuale volume delle attività di vigilanza

2.2.2. Pianificazione integrata e monitoraggio dei volumi di attività dei Pisll
2.2.3. I Piani mirati di prevenzione
2.2.4. Attività relativa ai comparti tradizionali
2.2.5. Prevenzione e tutela nuove professioni emergenti: trasporti, magazzinaggio e riders
2.2.6. La sicurezza delle attrezzature di lavoro
2.2.7. I Progetti Speciali
CAPITOLO III - ATTIVITA’ DI FORMAZIONE INFORMAZIONE E ASSISTENZA
3.1. Formazione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro

3.2. Attività promozionali/formative e informative rivolte alla scuola
3.3. Attività di assistenza
3.4. Progetto Rete Regionale RLS (Regione Toscana, Aziende USL, parti sociali)
CAPITOLO IV - RICERCA ATTIVA MALATTIE PROFESSIONALI, SORVEGLIANZA SANITARIA EX ESPOSTI AD AMIANTO, SORVEGLIANZA SANITARIA RENATUNS, PROGETTO STRESS LAVORO CORRELATO
4.1 Ricerca attiva malattie professionali

4.2 Sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto
4.3 Sorveglianza sanitaria TUNS
4.4 Progetto stress lavoro correlato
CAPITOLO V - AGRICOLTURA E CAPORALATO
CAPITOLO VI - NUOVI RISCHI LAVORATIVI CONNESSI ALLA PANDEMIA DA COVID 19

 

Premessa
Quando si parla di tutela dei lavoratori, di tutela della salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro, le principali cornici normative sono il D.lgs. 81/2008, “Testo Unico per la Sicurezza del Lavoro” e la Legge 833/78 “Istituzione del servizio sanitario nazionale”. In coerenza con quanto previsto da tali normative, il ruolo dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL si fonda sull’informazione, la formazione, l’assistenza, la vigilanza e il controllo, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Anche il Patto della Salute, sottoscritto dalla Conferenza Stato Regioni nel dicembre 2019, conferma nella scheda 12 l’importanza delle attività di vigilanza sui luoghi di lavoro, secondo quanto previsto dall’art.13 del D.lgs 81/2008
Il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) 2020-2025, approvato dalla Conferenza Stato- Regioni ad agosto 2020, dà attuazione al LEA “Prevenzione collettiva e sanità pubblica” fondandosi sull'approccio “One Health”, e, tenendo sempre presenti i determinanti sociali e ambientali della salute e la centralità della persona, pone come obiettivo la capacità di rispondere con tempestività ai bisogni del territorio, attraverso la costruzione di reti integrate e flessibili tra le strutture sanitarie, la costruzione di alleanze e sinergie intersettoriali con altri attori, la valorizzazione della Promozione della Salute, l'approccio per setting. L'azione dei Dipartimenti di Prevenzione deve basarsi “quanto più possibile su prove di efficacia e sulla misura dei risultati (valutazione di processo e di esito), avvalendosi dell’Evidence-Based-Prevention (EBP) attraverso le relative reti di strutture e professionisti a supporto)”; per questo motivo, alcune linee di azione basate su evidenze di efficacia e buone prassi confermate a livello nazionale e internazionale, costituiscono i cosiddetti Programmi “Predefiniti”, vincolanti per tutte le Regioni.
Tra i compiti che si propone il PNP figura: il pieno sviluppo dei sistemi di sorveglianza e dei registri istituiti dal DPCM 3 marzo 2017 (“Identificazione dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità, di tumori e di altre patologie”); l’adozione di sistemi di pianificazione e monitoraggio; l'orientamento alla riduzione delle diseguaglianze (lo svantaggio sociale rappresenta il principale fattore di rischio per salute e qualità della vita) e all'equità in una prospettiva coerente con l’approccio di “Salute in tutte le politiche”. Un aspetto cruciale é “la disponibilità di dati aggiornati, con un dettaglio locale, sulla distribuzione per variabili sociodemografiche e socioeconomiche per costruire politiche e programmi di prevenzione intersettoriali e integrati.”
I programmi ed i relativi processi e azioni che concorrono al raggiungimento degli obiettivi di salute, sono contestualizzati nei Macro Obiettivi. La prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali comprende tra gli obiettivi strategici: programmi di prevenzione impostati sulla base delle Evidenze, conoscenza delle esposizioni, realizzazione e/o valorizzazione di Linee di indirizzo, applicazione al controllo dei principi dell’assistenza e empowerment, sensibilizzazione dei giovani, potenziamento della rete con i medici ospedalieri e competenti e valorizzazione delle iniziative di welfare aziendale.
La programmazione regionale deve pertanto tradurre le indicazioni del PNP calandole nella realtà del territorio, proseguendo nel solco del percorso già tracciato dalla DGR 151/2016 e del Piano Regionale di Prevenzione 2014-2019, facendo tesoro della esperienza applicativa degli ultimi anni, ma definendo anche nuovi obiettivi, collegati alla fase emergenziale della pandemia da COVID 19 e alle nuove professioni emergenti, per arrivare a definire obiettivi di prevenzione nei singoli ambiti territoriali, azioni, standard operativi ed indicatori di risultato che si intendono raggiungere, in modo che l’attività dei PISLL sia omogenea e sempre più efficace per la salute, la sicurezza e il benessere dei lavoratori.
Sono già stati riconfermati alcuni dei progetti speciali presenti nel Piano strategico regionale 2016-2020, il progetto speciale cave, tramite DGR 1565 del 14/12/2020, e il progetto di tutela dei lavoratori stranieri nella AUSL centro, tramite DGR 1564 del 14/12/2020, di forte significato strategico in relazione ad alcune peculiarità dei territori interessati.
Potrà essere valutato l’avvio di nuovi progetti speciali e azioni mirate, relativi a zone circoscritte del territorio, laddove si evidenzino situazioni lavorative e sociali critiche e particolari, per distribuzione sul territorio o per tipologia di attività. Le specificità locali potranno, pertanto, determinare una maggiore autonomia programmatoria sui territori.
Nel 2020 a causa delle pandemia da Covid 19 e della conseguente crisi economica, le politiche in materia di sicurezza sul lavoro hanno subito repentini cambiamenti. E’ stata posta grande attenzione nell’individuazione di tutte le possibili tutele per i lavoratori, responsabilizzando le aziende alla redazione di Protocolli anticontagio come previsto dai DPCM e dalle Ordinanze Regionali (riduzione delle presenze in azienda, obbligo dell’utilizzo della mascherina, mantenimento del distanziamento interpersonale, frequente igienizzazione delle mani e delle superfici a contatto con i lavoratori, contingentamento degli ingressi etc), mettendo in campo da parte dei PISLL azioni di informazione e assistenza e, ove necessario, di vigilanza. La Regione dal canto suo metteva a disposizione linee guida per la prevenzione del contagio per particolari comparti, quali, ad esempio, i cantieri, la ristorazione, i musei, le biblioteche, i mercati all’aperto etc.
Sono venute all’attenzione, con tutte le loro criticità, professioni emergenti molto attive durante la fase acuta della pandemia, che presentano quindi più elevati rischi di contagio, quali quella dei ciclofattorini (riders), magazzinieri e consegnatari a domicilio, ma sono risultati più evidenti anche specifici rischi lavorativi in senso tradizionale (elevati ritmi di lavoro, turnazione, rischi legati alla circolazione stradale e alle sottotutela lavorativa).
L’attenzione al rispetto dei protocolli anti-contagio, con la collaborazione delle parti sociali, dovrà rimanere alta nei prossimi mesi, per tutta la durata della fase emergenziale, affinché le attività lavorative possano proseguire mettendo in atto ogni possibile azione per la prevenzione del contagio.
La ricerca di nuove possibilità di lavoro e le politiche economiche finalizzate a uscire dal periodo di crisi economica dovranno essere accompagnate dal mantenimento di un livello alto di attenzione sul tema della salute e sicurezza dei lavoratori, in accordo e collaborazione con le parti sociali, affinché non si raggiunga solo l’obiettivo occupazionale ma anche quello di una “buona occupazione”. I percorsi di inclusione e inserimento nel mondo del lavoro di lavoratori fragili e dei giovani dovranno porre attenzione al mantenimento di elevati standard di sicurezza del lavoro.
Al fine di programmare gli interventi di prevenzione, è necessario individuare i settori a maggiore rischio per i lavoratori, raccogliere la maggior quantità possibile di informazioni sulla incidenza e distribuzione degli infortuni e delle malattie professionali ed i più importanti fattori di rischio anche trasversali, proseguendo, anche con il contributo di Cerimp (paragrafo 1.4) nell’analisi e il potenziamento dei flussi informativi su infortuni e malattie da lavoro, nei vari ambiti e settori di attività. Una pianificazione efficace degli interventi di informazione, formazione, assistenza, vigilanza e controllo, finalizzata alla prevenzione ha, infatti, alla base, l’analisi dei suddetti dati.
L’analisi degli infortuni e malattie professionali dovranno essere effettuate con il coinvolgimento delle Aree Funzionali PISLL delle ASL.
Per il potenziamento dei flussi informativi è, inoltre, opportuno fare sistema dell’esperienza di tutti i soggetti che hanno competenza nell’operare e vigilare sul territorio, quali, oltre alle Aziende USL, i Vigili del Fuoco, l’INAIL, l’Ispettorato del Lavoro, l’ARPAT, i sindacati e le associazioni datoriali, al fine di promuovere azioni sempre più mirate.
Punto di riferimento essenziale per la programmazione dell’attività di prevenzione è il Comitato regionale di coordinamento ex art. 7 del D.Lgs. 81/2008 (paragrafo 1.2), che garantisce criteri di coordinamento ed uniformità degli interventi, in particolare quelli relativi alla modalità coordinata e congiunta.
Fondamentale è la partecipazione anche all’attività interregionale al fine di confrontarsi e condividere le buone pratiche e di acquisire esperienza, nonché la piena coerenza e sinergia con le linee programmatiche del Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025; in tale contesto occorrerà favorire una maggiore rappresentanza dei servizi territoriali.

 

CAPITOLO I
LE FUNZIONI DI INDIRIZZO CONTROLLO E SUPPORTO

1.1. Il Settore Regionale Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro
Il Settore Regionale Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro si occupa dello sviluppo, della programmazione integrata e del coordinamento delle attività dei Dipartimenti di Prevenzione delle tre Aziende USL toscane in materia di sicurezza e igiene del lavoro (PISLL), in ambito di prevenzione dei rischi lavorativi, degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.
E’ il settore regionale responsabile dell’attuazione dei progetti del Piano Regionale di Prevenzione in ambito di PISSL. Tra le numerose competenze, si occupa, ad esempio, di sicurezza nei vari comparti lavorativi (cantieri temporanei e mobili, agricoltura, cave e lapideo, porti, ecc...), impianti e macchine; prevenzione sanitaria da agenti fisici; sorveglianza sanitaria ex esposti ad amianto; formazione in prevenzione con particolare riferimento agli adempimenti previsti dal D.Lgs 81/2008. Coordina le reti regionali dei rappresentanti della sicurezza e presiede la Commissione Regionale Prevenzione Rischi Radiazioni Ionizzanti.
Quanto verrà dettagliatamente rappresentato nei successivi paragrafi del presente documento è coordinato a livello regionale e monitorato nella sua attuaizone dal Settore Regionale Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro.
Oltre a quanto sopra evidenziato, il Settore effettua anche il coordinamento regionale permanente delle attività di prevenzione dai rischi lavorativi nelle Aziende e negli Enti appartenenti al Sistema Sanitario Regionale. Infatti, considerata la tipologia comune delle attività svolte dalle Aziende e dagli Enti del Sistema Sanitario Regionale, è stato costituito un gruppo di lavoro regionale con la finalità di analizzare le situazioni di rischio presenti, condividere soluzioni e buone pratiche, uniformare i livelli di salute e sicurezza dei lavoratori, e gestire specifiche problematiche in materia di salute e sicurezza aziendali e di impatto sanitario con l’utenza.
Il Settore coordina il Tavolo Regionale per la prevenzione e sicurezza delle aziende di igiene ambientale. Il ricorso sempre più marcato a sistemi di raccolta rifiuti di tipo manuale ha determinato rilevanti modifiche nella tipologia e nella frequenza degli infortuni nel settore dell’igiene ambientale, con seri rischi a carico della salute dei lavoratori, lasciando del tutto invariata l’esposizione ad altri fattori di rischio (agenti atmosferici, rischi biologici, esposizione al traffico veicolare, invecchiamento della popolazione attiva, differenza di genere). Per sostenere lo sviluppo di politiche per la promozione della sicurezza e salute dei lavoratori del settore e omogeneizzare gli interventi di prevenzione, è stato istituito un Tavolo Regionale dedicato alla prevenzione e sicurezza nelle aziende di igiene ambientale, composto da: RLS, rappresentanti delle aziende (direzione, RSPP, medici competenti), Fondazione Rubes Triva (organismo paritetico/ente bilaterale di riferimento), Confservizi Cispel Toscana e Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL toscane.
Il Settore segue inoltre l'istruttoria delle istanze di accesso al fondo di cui alla LR 57/08 "Fondo di solidarietà per le famiglie delle vittime di incidenti mortali sul luogo di lavoro", raccordandosi con INAIL e con i servizi PISLL delle Aziende UUSSLL territorialmente competenti in base al luogo di accadimento.
Il Settore rappresenta inoltre il livello intermedio tra il livello territoriale dei servizi PISLL delle tre Aziende USL e il livello nazionale; cura, infatti, i rapporti istituzionali con i coordinamenti ed i gruppi tecnici della Commissione Salute nazionale in materia di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, partecipa attivamente al Comitato ex art. 5 D.Lgs 81/2008 e ai tavoli interregionali sulla sicurezza sul lavoro e ai relativi gruppi tecnici su materie specifiche.
Il Settore si occupa dell’attuazione dell’ “Osservatorio aggressioni” relativamente agli operatori sanitari. La prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari è divenuta nel tempo un argomento di sempre maggiore rilevanza la cui gestione inefficace si riflette negativamente non solo sulla persona coinvolta, ma anche sulla sua operatività e su quella della organizzazione sanitaria in cui è inserita. La gestione della prevenzione degli atti di violenza è, però, tutt’altro che semplice da affrontare considerato che la violenza sul lavoro può essere riferita ad una varietà di comportamenti, così come varia può essere la percezione di ciò che costituisce violenza in contesti e culture diverse; ciò è dimostrato anche dalla definizione che il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH), principale ente di ricerca internazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, fornisce come definizione di violenza nel posto di lavoro: “ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro”. Se da un lato vi è la soggettività della percezione del pericolo, dall’altro risulta pressoché impossibile rilevare una oggettiva gestione del rischio correlato e, conseguentemente, una omogeneità nell’affrontare il tema da parte delle aziende e degli enti del sistema sanitario regionale. La specifica rilevazione effettuata in Regione Toscana nel Luglio 2018 ha evidenziato tale disomogeneità e ciò ha portato la Regione stessa a decidere di attivare un percorso di crescita inerente il tema della prevenzione degli atti di violenza verso gli operatori sanitari. Tale percorso prevede l’adozione, da parte delle aziende e degli enti del SSR, di alcune misure al fine di creare una base comune e conforme alla Raccomandazione MLPS n. 8/2007. Contestualmente all’obbligatorietà di tali adempimenti, la Regione ha deciso di istituire un osservatorio regionale (D.G.R. 1176 del 22/10/2018) che monitora l’attuazione delle misure e l’andamento degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e che individua azioni di miglioramento dei livelli di sicurezza relativi all’argomento in oggetto.
Al fine di permettere che tale processo di crescita sia concreto e il più possibile condiviso, l’osservatorio, è coordinato da Regione Toscana ed è costituito da referenti professionali delle aziende/enti del SSR (RSPP, MC ecc...) che hanno, tra gli altri, il compito di portare all’attenzione del gruppo sia le problematiche emergenti sia le proposte di miglioramento, attraverso la loro esperienza e presenza “sul campo”.


1.2. Il Comitato regionale di coordinamento ex art. 7 D.Lgs. 81/2008 e l’Ufficio Operativo
In Toscana la collaborazione interistituzionale è considerata uno strumento irrinunciabile per massimizzare l'efficacia delle azioni delle amministrazioni pubbliche e degli organismi deputati alla tutela della legalità del lavoro. Ciò è in linea con il "sistema" della prevenzione e vigilanza sui luoghi di lavoro delineato dal Titolo I del D. Lgs. 81/08, fondato sulla compartecipazione di tutti i soggetti istituzionali e organismi sociali chiamati a ideare e progettare le politiche della prevenzione e a favorirne la corretta attuazione su tutto il territorio nazionale.
Nell'ambito di tale “sistema” un ruolo primario è riconosciuto alle Regioni e alle Province autonome, presso le quali il legislatore ha previsto l'istituzione dei Comitati regionali di coordinamento quali sedi istituzionali, in cui i soggetti competenti devono realizzare una programmazione coordinata di interventi in materia di prevenzione e vigilanza sui luoghi di lavoro, nonché assicurare l’uniformità degli stessi sul territorio regionale.
Il Comitato regionale di coordinamento è previsto dall’art. 7 del D. Lgs. 81 del 2008 e la sua composizione nonché le principali funzioni, anche relative alle sue articolazioni funzionali (Ufficio operativo e Sezioni Permanenti costituite su base provinciale e coordinate dai rappresentanti dei Servizi Prevenzione e sicurezza delle Az. USL) sono disciplinate dal DPCM 21 dicembre 2007. Il Comitato ex art. 7 è presieduto dal Presidente della Regione o da un assessore delegato ed è composto, oltre che dai rappresentanti della Regione Toscana (assessorati competenti per le funzioni correlate) e dei Servizi di prevenzione sui luoghi di lavoro delle Aziende USL, da quelli di tutte le Amministrazioni statali decentrate sul territorio regionale con competenze in materia di sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro, (INAIL, INPS, Ispettorato del Lavoro, Vigili del Fuoco, etc), da Anci e UPI. Il medesimo DPCM prevede la partecipazione allo stesso di quattro rappresentanti dei datori di lavoro e quattro rappresentanti delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative.
L'Ufficio Operativo provvede a definire i piani operativi di vigilanza, è coordinato dal Dirigente del settore regionale competente in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro ed è composto dai rappresentanti degli Enti con competenze in materia di vigilanza, attualmente Ispettorato Interregionale del Lavoro, Direzione Regionale Vigili del Fuoco, e Aziende USL.
I piani operativi di cui sopra sono attuati da organismi provinciali denominati “Sezioni permanenti” composti dai rappresentanti dei Servizi di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro delle ASL, dell’Ispettorato territoriale del Lavoro e del Comando provinciale Vigili del fuoco e da altri soggetti pubblici sulla base di esigenze peculiari del territorio.
Dopo l’entrata in vigore del D. Lgs. 81/08, la Regione Toscana ha provveduto a ricostituire il Comitato già operativo ai sensi del D. Lgs 626/94, nel 2008 e poi all’inizio di ogni legislatura, dando attuazione alle indicazioni contenute nel sopra citato DPCM.
Nell’ultimo decennio il confronto tra i soggetti istituzionali componenti e le parti sociali che partecipano al Comitato ex art. 7 ha garantito la condivisione di iniziative e dei Piani e programmi realizzati sul territorio regionale e il coordinamento delle attività di prevenzione vigilanza sui luoghi di lavoro discendenti dalle programmazioni degli Enti componenti.
E' continuata, peraltro, la partecipazione della Regione Toscana ai tavoli interregionali e interistituzionali (tavoli tecnici della Conferenza Stato Regioni, Commissione Consultiva permanente, Comitato di indirizzo ex art. 5 e Commissione Interpelli) che garantisce il raccordo tra l'ambito regionale e quello nazionale e, attraverso il Comitato, è stata data attuazione alle indicazioni nazionali, relative alla programmazione delle attività di prevenzione e di vigilanza, orientate in primo luogo verso i comparti a maggior rischio infortunistico (edilizia e agricoltura), tenendo conto anche delle peculiarità territoriali e delle informazioni derivanti dai flussi informativi disponibili.
Con Delibera 1614 del 21/12/2020 è stato provveduto alla ricostituzione del Comitato ex art. 7 e dell’Ufficio Operativo e sono state date le necessarie indicazioni in merito all’organizzazione delle Sezioni permanenti.


1.3. L’Articolazione PISLL
Il coordinamento, la programmazione territoriale e definizione degli obiettivi comuni e il monitoraggio delle attività svolte dai servizi PISLL dei Dipartimenti di Prevenzione, in termini di vigilanza, informazione, assistenza e controllo e realizzazione dei progetti programmati, si realizza tramite il tavolo tecnico denominato “articolazione PISLL”, che si riunisce con frequenza almeno mensile.
L’Articolazione PISLL è coordinata dal Dirigente del settore regionale competente in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro ed è composta da quattro rappresentanti per ciascuna Area Funzionale Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (PISLL), il Responsabile dell’Area Funzionale PISLL e un rappresentante per ciascuna delle tre professioni afferenti all’area (un tecnico della prevenzione, un medico del lavoro e un ingegnere), oltre al Responsabile di Cerimp.
Tramite l’Articolazione PISLL sono definite e pianificate congiuntamente le attività sul territorio; quanto programmato nei piani e programmi regionali in materia di sicurezza sul lavoro e quanto dettato da nuove indicazioni o norme di carattere nazionale è tradotto in iniziative di prevenzione raccordate ed omogenee sul territorio. A supporto dell’articolazione PISLL operano i gruppi di lavoro tematici, individuati con decreto dirigenziale n. 2893 del 28/2/2020.


1.4. Il Centro Regionale Infortuni e Malattie Professionali - CERIMP
Il Centro Regionale Infortuni e Malattie Professionali (di seguito CeRIMP), istituito nel 2005 con DGRT 994 del 10/10/2005 costituisce l’osservatorio regionale per la conoscenza dello stato della salute dei lavoratori e dei fenomeni infortunistici e come tale ha una funzione di supporto tecnico-scientifico alla programmazione dell’assessorato Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale e delle aziende territoriali. Inoltre contribuisce alla elaborazione dei dati oggetto di scambio di informazioni con gli altri Enti che svolgono attività nell’ambito della sicurezza dei lavoratori.
In sintesi, CeRIMP ha l’obiettivo di quantificare, qualificare e rendere usufruibili le informazioni riferite a infortuni e malattie lavoro, correlate per macro-aggregati e/o per singoli comparti ed ambiti territoriali, avendo come riferimento specifici denominatori in grado di garantire una corretta interpretazione degli eventi rappresentati. CeRIMP predispone, tra l’altro, in collaborazione con INAIL, un report annuale, frutto dell’incrocio di varie banche dati e varie informazioni raccolte, contenente l'andamento degli infortuni e delle malattie professionali in Toscana supportato dal confronto con gli anni precedenti e tenendo conto dell'andamento del mercato del lavoro, del numero degli addetti per comparto (dipendenti, autonomi od altro) e con un'analisi ragionata delle più frequenti e gravi tipologie di infortuni e malattie professionali occorse e sulle caratteristiche dei soggetti infortunati o affetti da malattie lavoro correlate (dipendenti, autonomi, altro), delle modalità di accadimento più ricorrenti per settore di attività ecc.
CeRIMP fornisce quindi supporto all’articolazione PISLL e alle A.F. PISLL per l’individuazione delle azioni di intervento per il miglioramento della sicurezza sul lavoro, predisponendo periodici report su infortuni e malattie professionali e ricerche in materia di sicurezza dei lavoratori svolte a livello nazionale ed internazionale, raccogliendo documentazione scientifica, normativa, delle esperienze, delle buone pratiche e delle prove di efficacia nella prevenzione dei fenomeni avversi per la salute dei lavoratori anche tramite il raccordo con banche dati esterne. Allo stesso tempo CeRIMP recepisce i risultati dell’attività dei PISLL al fine di una migliore comprensione delle dinamiche infortunistiche.
Nel corso del 2020, a seguito dell’insorgenza della pandemia da COVID-19, il CeRIMP si è trovato a svolgere un ruolo regionale strategico implementando il proprio raggio di azione con ulteriori attività quali: osservatorio Covid sul lavoro, studio prospettico nazionale ISS sul rischio COVID e operatori sanitari, studio retrospettivo nazionale INAIL-ISS sui determinanti del rischio COVID in operatori sanitari, progetto CCM “Valutazione dell’impatto dell’esposizione ai fattori di rischio fisico, chimico e biologico sulla salute e la sicurezza degli operatori sanitari”.
 

CAPITOLO II
PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA’ DI VIGILANZA E CONTROLLO

2.1 . Programmazione attività congiunta di legislatura
Si riportano di seguito alcuni indirizzi programmatici, da condividere con gli altri Enti e con le parti sociali nell’ambito del Comitato Regionale ex. Art. 7, e una ipotesi di programmazione di obiettivi annuali di vigilanza, in modalità coordinata e congiunta:
• Vigilanza coordinata con altri Enti da rivolgere al settore dell’edilizia utilizzando anche SISPC.
• Vigilanza congiunta da rivolgere al comparto dell’agricoltura, con particolare attenzione al fenomeno del caporalato. La programmazione degli interventi sarà condivisa nell’Ufficio operativo individuando le realtà territoriali in cui sono presenti situazioni di irregolarità e di sfruttamento dei lavoratori, che fanno da cornice all’assenza di politiche di prevenzione e di tutela degli stessi rispetto a determinati fattori di rischio (assenza di formazione, esposizione ai rischi outdoor, etc).
• Vigilanza coordinata e/o congiunta con altri Enti da rivolgere in altri comparti lavorativi in cui sono presenti situazioni di irregolarità e sfruttamento dei lavoratori, secondo le previsioni di cui all’art. 603 bis C.P.
• Vigilanza congiunta Aziende USL-altri Enti da rivolgere agli ambienti confinati (in particolare con i Vigili del Fuoco) e elaborazione di linee di indirizzo per la prevenzione dei rischi e per lo svolgimento dell’attività di vigilanza; possibile estensione a tutto il territorio regionale della sperimentazione della scheda (frutto della collaborazione tra Az. USL Centro e Comando Provinciale VVF di Pistoia) predisposta per la notifica preliminare ai fini dell’adempimento degli obblighi ex art. 3 c. 3 del DPR 14.09.2011 n.117 inerenti all’attivazione di una procedura nella fase di soccorso in ambienti confinati.
• Coordinamento delle Az. Usl con l’Ispettorato del Lavoro e la Prefettura per azioni comuni da rivolgere alla prevenzione degli infortuni in itinere e degli infortuni su strada, con azioni mirate che consentano la riduzione dell’incidentalità stradale.
• Vigilanza congiunta in piani di prevenzione specifici come il Piano Lavoro Sicuro della ASL TC.
• Azioni per la tutela di gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari perché meno garantiti a causa della propria condizione sociale, contrattuale e lavorativa, o perché lavoratori stranieri.
• Programmazione di attività di formazione con altri Enti in particolare sugli ambiti sopra individuati.
• Programmazione di attività di promozione della cultura della sicurezza e di campagne di comunicazione in materia di sicurezza sul lavoro, con focus sulle attività a maggior rischio.


2.2 Attività dei servizi PISLL delle Aziende USL della Toscana
2.2.1 Attuale volume delle attività di vigilanza

Le attività di vigilanza e di prevenzione dei Servizi PISLL, scaturiscono in larga misura dalla programmazione nazionale e regionale, integrata da piani speciali e da attività non programmata ed effettuate a seguito di specifiche richieste dell'utenza.
Per quanto concerne il controllo delle unità locali, il Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro, di cui al DPCM 17/12/2007, ha previsto che ogni Regione garantisse annualmente il controllo di almeno il 5% delle unità locali presenti nel proprio territorio.
La Toscana si è posta negli anni obiettivi tali da garantire livelli di controllo ampiamente superiori a quelli stabiliti a livello nazionale.
 

Anno

UL ispezionate

P.A.T.

Indicatore di copertura azione di vigilanza

2012

18560

191136

9,71%

2013

18314

191569

9,56%

2014

17898

189396

9,45%

2015

19116

188298

10,15%

2016

16956

188298

9,00%

2017

16043

188298

8,52%

2018

13852

195544

7,08%

2019

15045

195544

7,70%

Tabella 1: Unità locali ispezionate dai Servizi Pisll delle Aziende USL della Toscana nel periodo 2012-2019 e percentuali di copertura raggiunte in Toscana (Fonte dati: schede nazionali di rilevazione attività e organico dei Servizi Pisll del coordinamento interregionale Pisll, anni 2012-2019)


Complessivamente nel 2019 sono state controllate (ispezionate con sopralluogo) il 7,7% delle unità locali presenti in Toscana - stimate con le Posizioni Assicurative Territoriali PAT INAIL - percentuale che supera ampiamente il LEA del 5% di cui al DPCM 17/12/2007.
Con riferimento al 2019, l'attività di vigilanza dei servizi Pisll ha registrato complessivamente 15916 sopralluoghi, effettuati su 15045 aziende con dipendenti e lavoratori autonomi.
Circa il 50% delle aziende controllate sono imprese operanti nei cantieri edili, il 6% sono aziende appartenenti al comparto agricoltura, mentre il restante 44% riguarda aziende che si riferiscono in varia misura a tutti gli altri comparti lavorativi.
Nel 2019, a fronte di 15045 aziende controllate, i verbali emessi (di prescrizione, di disposizione e di sanzione amministrativa ai sensi del D. lgs. 758/94) sono stati 2815, di cui il 35,3% in ambito edile, il 5,8% in agricoltura e la percentuale restante del 58,9% relativa agli altri comparti; le violazioni accertate risultano essere 4900, delle quali il 22,4% in ambito edile, il 5,1% in agricoltura e la parte preponderante del 72,5% riguarda gli altri comparti. Per quanto riguarda i sequestri si rileva che al settore edile corrisponde il 16,7% dei sequestri complessivi, al comparto agricoltura il 4,2% mentre la maggior parte (79,2%) riguarda gli altri comparti.
 

 

Edilizia

Agricoltura

Altri comparti

Tutti i comparti

Aziende ispezionate

6590

976

7479

15045

Verbali totali

993

163

1659

2815

Violazioni

1097

250

3553

4900

Sequestri

8

2

38

48

Tabella2: Aziende controllate, verbali, violazioni e sequestri nel 2019 (Fonte dati: scheda nazionale di rilevazione attività e organico dei Servizi Pisll delle Aziende Usl - anno 2019)


I cantieri complessivamente ispezionati sono stati 4063, a fronte di 29725 cantieri notificati; il numero di cantieri oggetto di vigilanza è risultato in aumento nel 2019 rispetto agli anni precedenti.
Per quanto riguarda l'attività di inchiesta su infortuni e malattie professionali relativa al 2019, le inchieste infortunio effettuate sono state 1054 di cui 220 concluse con riscontro di violazione correlata all'evento; le inchieste sulle malattie professionali concluse nel 2019 sono state 200 e nessuna risulta con riscontro di violazione correlata all'evento.
Nel 2020, l’emergenza coronavirus e la conseguente chiusura delle attività lavorative ha comportato la necessaria rimodulazione della modalità lavorativa da parte dei servizi PISLL.
A tale proposito si evidenzia che la Regione Toscana, nelle numerose ordinanze emanate in questo periodo, ha più volte sottolineato che l’attività dei PISLL, nel periodo di emergenza sanitaria Covid- 19, è principalmente finalizzata a valutare l’efficacia delle procedure di sicurezza anti contagio adottate, a informare e assistere imprese, attività commerciali e lavoratori in genere per l’applicazione di corrette misure di tutela della salute nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di contenere al massimo la diffusione del COVID-19, coerentemente con l’art. 10 del D. Lgs. 81/08.
E’ risultato pertanto necessario tenere conto della situazione di eccezionalità del 2020 per definire una diversa modalità di valutazione dell’attività svolta dai servizi PISLL, che hanno dovuto ridurre il numero dei cantieri ispezionati a tutela della propria e della altrui salute, ma che hanno svolto un importante ruolo di supporto e informazione a imprese e lavoratori, con risultati apprezzabili.
E’ stato pertanto concordato di quantificare l’attività di assistenza e informazione relativa al COVID-19, che abbia un riscontro di tipo documentale e che sia stata registrata, oltre che la normale attività di ispezione.
Relativamente, invece, all’obiettivo cantieri, è necessario tenere conto dell’effettiva totale chiusura dei cantieri nel periodo del lockdown. L’obiettivo annuale è stato quindi ridotto di % , sottraendo l’attività relativa ai 3 mesi di lockdown.


2.2.2 . Pianificazione integrata e monitoraggio dei volumi di attività dei Pisll
La programmazione dei controlli a partire dal 2021, compatibilmente con le risorse umane e finanziarie disponibili, dovrà garantire il raggiungimento di livelli complessivi di attività confrontabili con quelli medi calcolati sul triennio 2017-2019 (si esclude l’anno 2020 che non è opportuno considerare a causa della sua peculiarità per la presenza dell'emergenza pandemica); a tale fine saranno considerati i contributi di tutti i piani e programmi attivi nello specifico anno solare e le prestazioni elencate tra i LEA di settore, tra cui le azioni coordinate e congiunte con altri enti, aventi competenza in materia di Salute e Sicurezza sui Luoghi di Lavoro.
Sarà data enfasi a progetti di intervento integrati, modulati in relazione alla dimensione aziendale di riferimento, attraverso il ricorso a Piani Mirati di Prevenzione, assunti come strumento territoriale partecipativo, in grado di organizzare in modo sinergico le attività di assistenza e di vigilanza alle imprese, garantendo trasparenza, equità, uniformità e la partecipazione delle figure aziendali che a vario titolo sono interessate al rispetto delle norme di sicurezza.
Per determinate tematiche di rilevanza trasversale a molte attività produttive, come ad esempio il rischio legato alle lavorazioni in ambienti confinati o la prevenzione delle malattie muscolo scheletriche, o l’esposizione a sostanze cancerogene o la prevenzione dello stress lavoro correlato, andranno attuati e gestiti piani specifici. Così come saranno applicati piani dedicati ai comparti produttivi che presentano un elevato rischio occupazionale, ad esempio l’edilizia, dove tra i principali fattori di rischio da fronteggiare si annoverano i lavori in quota e i lavori in prossimità di scavi, nonché malattie professionali per esposizione, ad esempio, ad agenti fisici o ad amianto, oppure l’agricoltura dove a livello nazionale si registra un aumento di malattie professionali e numerosi incidenti gravi e mortali correlati all’utilizzo di macchine e attrezzature di lavoro non conformi ai requisiti di sicurezza.
Durante il 2020 è stato dato impulso al miglioramento del sistema di monitoraggio e valutazione delle attività dei servizi pisll, elaborando un set di indicatori condiviso e coordinato tra le esigenze regionali e territoriali.
Gli indicatori tradizionalmente assunti come riferimento per la misurazione della copertura territoriale dei servizi di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, sono il numero di Unità Locali controllate e, nel caso dell’edilizia, il numero di Cantieri controllati, riferiti rispettivamente al numero stimato di Unità Locali insistenti sul territorio di competenza e alle Notifiche Preliminari pervenute con importo superiore a 30.000 euro. La fonte principale dei dati è rappresentata dal flusso nazionale relativo all’organico e alle attività dei servizi Pisll.
Tali variabili, opportunamente rapportate al numero di operatori qualificati in forza ai servizi, costituiscono le colonne portanti dell’intero sistema di indicatori; tuttavia forniscono una rappresentazione parziale della reale offerta dei servizi PISLL, che comprende anche attività di assistenza alle imprese e ai lavoratori, attività di informazione e formazione, attività di promozione della salute, attività medico-sanitarie; basti pensare, a titolo esemplificativo, alle visite mediche, agli accertamenti specialistici, alle inchieste infortuni, alle inchieste per malattie professionali, revoca/conferma al giudizio di idoneità del medico competente o all’espressione di pareri e alle indagini di igiene industriale.
Per quanto sopra detto, sarà data continuità al percorso intrapreso durante il 2020 di un graduale riordino nella selezione delle variabili da rilevare, in modo da assicurare un soddisfacente livello di misurazione dell’efficacia e dell’efficienza gestionale dei servizi, ma anche, per quanto possibile, di intercettare gli effetti dovuti alla capacità di risposta (equità e appropriatezza) dei servizi di prevenzione nel fronteggiare il rischio occupazionale e nell’innalzare i livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nel corso del 2020 è stato a tal fine costituto uno specifico gruppo di lavoro, con l’obiettivo primario di proporre nuovi indicatori al livello nazionale, che ha presentato una prima formulazione di indicatori dell’efficienza/efficacia dei servizi PISLL, che potranno, intanto, essere attivati a livello regionale.
Dovrà essere sostenuto un generale miglioramento qualitativo delle fasi di rilevamento, elaborazione e restituzione delle informazioni, con particolare riferimento alla tempestività ed alla omogeneità semantica dei dati provenienti da una moltitudine di postazioni del territorio regionale. Dal punto di vista operativo dovrà essere potenziata la capacità descrittiva consolidando l’impiego di livelli di dettaglio informativo quanto più vicini allo specifico fattore di rischio o alla specifica attività eseguita, così come dovrà essere potenziata la capacità di orientamento e di usabilità degli strumenti a disposizione, fornendo aggregati almeno a livello di Unità Funzionale ed estendendo gli stessi strumenti alla gestione di ulteriori processi dei servizi Pisll.
Ai controlli concorreranno non solo le attività di vigilanza con sopralluogo, ma anche parzialmente le attività di esame e valutazione della documentazione di sicurezza aziendale, la verifica dell’appropriatezza della sorveglianza sanitaria, le inchieste infortunio e le inchieste malattia professionale, la valutazione ergonomica e organizzativa del lavoro, eventuali altre attività che a buona ragione esprimono una presenza sul territorio attraverso la creazione o il consolidamento di contatti tra gli operatori delle AUSL e il mondo delle aziende.
Nel 2020 al raggiungimento degli obiettivi di controllo ha concorso anche l’importante attività svolta dai servizi PISLL per il supporto alle imprese nell’applicazione dei protocolli anticontagio, nell’informare e assistere imprese, attività commerciali e lavoratori in genere per l’applicazione di corrette misure di tutela della salute nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di contenere al massimo la diffusione del COVID-19. Anche nei prossimi mesi, tale attività, se proseguita, dovrà essere valorizzata.
 

2.2.3 I Piani Mirati di Prevenzione
Lo strumento principe, a livello di servizi territoriali, in grado di organizzare in modo sinergico le attività di assistenza e di vigilanza alle imprese, per garantire trasparenza, equità e uniformità, maggiore consapevolezza da parte dei datori di lavoro attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati è il Piano Mirato di Prevenzione (PMP), che si configura come un modello territoriale partecipativo di assistenza e supporto alle imprese, da progettare “in loco” selezionando le aziende da coinvolgere ed individuando obiettivi e strumenti di supporto (informazione, formazione e assistenza) cui far seguire una fase di vigilanza ed infine la verifica dell’efficacia dell’intervento; e da ultimo un piano di comunicazione per la condivisione dei risultati.
Alcuni PMP rientrano nel novero dei “Programmi Predefiniti” (edilizia, agricoltura, cancerogeni ecc.) che devono trovare una strutturazione più capillare a livello regionale e locale.
Nel primo semestre del 2021 sarà individuato e progettato, in condivisione con le parti sociali territoriali (datoriali e sindacali) almeno un piano mirato di prevenzione per ciascuna Azienda USL.


2.2.4 Attività relativa ai comparti tradizionali
Dalla relazione predisposta da Cerimp agli atti del Settore regionale, risulta che i comparti con le quote maggiori di infortuni gravi sul totale degli infortunati sono quelli dell’agricoltura (infortuni gravi: 41%), costruzioni e industria del legno (in entrambi casi: 36%), agrindustria e pesca (35%), industria delle trasformazioni non metallifere (33%) e trasporti (32%).
Nel quinquennio 2014-2018 sono stati definiti 172 infortuni mortali in occasione di lavoro e i comparti colpiti da almeno dieci eventi fatali sono stati l’agricoltura (37 casi; 21,5%), le costruzioni (34 casi; 19,8%), i trasporti (22 casi; 12,8%), i servizi (17 casi; 9,9%), la metalmeccanica (11 casi; 6,4%).
Su tali comparti dovranno focalizzarsi progetti specifici, finalizzati alla riduzione del numero e della gravità degli infortuni, che potranno essere anche differenziati sul territorio delle tre AUSL.
Si nota, invece, come più della metà degli infortuni in itinere è accaduta nel territorio della USL Centro, poco meno di un terzo è accaduto nella USL Nord Ovest e la parte rimanente, circa il 16%, nella USL Sud Est. Il dato è correlato all’intensità della mobilità, particolarmente elevata nell’area metropolitana fiorentina.


2.2.5 Prevenzione e tutela professioni emergenti: trasporti, magazzinaggio e riders
La pandemia da Covid-19 ha evidenziato l’elevata esposizione a rischio di contagio per particolari tipologie di lavori emergenti, meno garantiti per condizione sociale e contrattuale dei lavoratori, quali i ciclofattorini (riders), i magazzinieri, gli operatori della logistica e delle consegne a domicilio, nonché i lavoratori portuali, che non hanno mai interrotto la loro attività lavorativa, neppure durante il lockdown della prima fase pandemica, e addirittura hanno visto aumentare la richiesta dei loro servizi.
Per i ciclofattorini sono state adottate circolari, sia nella prima fase che nella seconda dell’emergenza covid-19, che richiamano gli obblighi dei datori di lavoro di fornire ai lavoratori le mascherine e di informarli circa le procedure da seguire per la protezione dal virus; inoltre, sono stati attivati tavoli di confronto con INAIL, Ispettorato del Lavoro, Associazioni sindacali, Aziende USL per individuare una strategia comune di tutela di questa particolare categoria di lavoratori.
Analogamente per le aziende di magazzinaggio, trasporti e logistica, sia nella prima fase che nella seconda, sono state adottate circolari coerenti con le disposizioni previste dal “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid- 19 negli ambienti di lavoro” del 24 aprile 2020.
Per le suddette tipologie di lavori, oltre che proseguire nel mantenere alto il livello di attenzione per la prevenzione del contagio, in quanto nuove o con nuovi rischi emergenti, occorre “progettare” l’attività di vigilanza da parte dei servizi PISLL ed avviare, quindi, un percorso di analisi dei rischi e delle relative azioni di contrasto che comprenda:
• iniziative di formazione e informazione specifica, anche sull’utilizzo del mezzo proprio
• azioni di vigilanza mirata nei confronti dei datori di lavoro
• interventi di prevenzione delle malattie professionali


2.2.6 . La sicurezza delle attrezzature di lavoro
Il D.L.gs 81/08 dedica un importante Titolo alla sicurezza delle attrezzature di lavoro; la sicurezza di tali attrezzature si realizza con il rispetto di norme di prodotto, contenenti i requisiti costruttivi individuati da direttive comunitarie, e con il corretto utilizzo delle stesse da parte dei datori di lavoro e lavoratori.
Il Gruppo Tematico Macchine e Impianti del Coordinamento Tecnico delle Regioni e delle Province Autonome ha recentemente licenziato la revisione Dicembre 2020 delle Linee di indirizzo per l’attività di vigilanza sulle attrezzature, che contengono Indicazioni procedurali per gli operatori PISLL relativamente a Direttiva Macchine 2006/42/CE, D.Lgs. 17/2010 e Titolo III del D.L.gs 81/08.
Tali linee di indirizzo sono un valido strumento di applicazione delle procedure da seguire nella rilevazione e comunicazione delle presunte non conformità delle attrezzature di lavoro; occorre pertanto promuovere una approfondita diffusione e conoscenza da parte degli operatori PISLL.


2.2.7. I Progetti Speciali
Occorre dare prosecuzione ai cosiddetti “progetti speciali” sulla sicurezza del lavoro, relativi a zone circoscritte del territorio, laddove si sono evidenziate situazioni lavorative e sociali critiche e particolari. Potranno essere individuati nuovi progetti speciali, qualora si evidenziassero nuove criticità in nuove aree, così da rendere più efficace e mirata l’attività di ispezione e prevenzione.
 

Protocollo per il porto di Livorno (DGR 1033/2018)
Il “Protocollo per la promozione della sicurezza del lavoro nel porto di Livorno e negli stabilimenti industriali dell’area portuale”, che vede come firmatari Regione Toscana, Direzione Marittima di Livorno, Autorità di Sistema Portuale del mar Tirreno settentrionale, Ispettorato Interregionale del lavoro di Roma, Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro - INAIL Direzione Regionale, Direzione Regionale Vigili del Fuoco, Comune di Livorno, Comune di Collesalvetti, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana - ARPAT e Azienda USL Toscana nord ovest, è stato sottoscritto il 3 ottobre 2018 con l’obiettivo di elevare gli standard di sicurezza sul lavoro e sviluppare una sempre maggior sintonia e sinergia fra i soggetti impegnati nei controlli nell'area industriale e portuale di Livorno.
In seguito ai due infortuni mortali accaduti nel porto nel marzo 2018 è stata, difatti, avvertita la necessità di focalizzare l’attenzione anche sulle attività produttive che, pur non facendo parte dell’area portuale propriamente intesa, sono comunque strettamente connesse con la stessa e soggette alla normativa per le industrie a rischio di incidente rilevante.
In particolare sono previste azioni rivolte:
• all'ambito portuale in cui si svolgono operazioni portuali;
• agli stabilimenti soggetti al D. Lgs. 105/2015 (che dà attuazione alla Direttiva Seveso III);
• alle operazioni che comportano rischi oggetto dell’ambito applicativo di normative diverse.
La prosecuzione del progetto, tenendo conto dell’esperienza maturata nei due anni precedenti, consentirà, tra le altre attività:
• di individuare una procedura a regime per le attività di controllo "Seveso" e “sicurezza sul lavoro";
• di proseguire in attività di controllo specifica e mirata, al fine di aumentare l’efficacia dei controlli;
• di realizzare progetti di informazione/formazione ai lavoratori che accedono per la prima volta al porto, al fine di informarli sui rischi specifici del porto di Livorno, identificando i rischi prevalenti e le situazioni che comportano rischi da interferenza tra le varie attività nelle diverse aree portuali e indirizzando i lavoratori su percorsi diversificati in base alle varie aree di transito e di lavoro e alle diverse attività da svolgere;
• di effettuare la valutazione dell'esposizione professionale dei lavoratori portuali alle emissioni dei fumi delle navi.
 

Piano straordinario Area Vasta Centro (DGRT n° 56/2014, 1328/2016, 739/2018, 1384/2019, 1564/2020)
A seguito di un incendio verificatosi il primo dicembre 2013 in una azienda a conduzione cinese del macrolotto di Prato in cui hanno perso la vita sette lavoratori, la Giunta Regionale Toscana, al fine di migliorare le condizioni di sicurezza delle aziende “a rischio” del territorio e di prevenire eventi analoghi ha avviato a gennaio 2014 un piano straordinario volto a potenziare la vigilanza nel territorio della ASL Toscana Centro con l’obiettivo di verificare tutte le 7700 aziende a conduzione cinese censite nel territorio in esame. Dopo il primo biennio, dopo una attenta disamina dei risultati conseguiti e per non disperdere i risultati raggiunti derivanti più dagli effetti dell’attività ispettiva che da una reale interiorizzazione di una cultura della sicurezza da parte di una larga fetta degli imprenditori cinesi, il progetto è stato prorogato, adattandolo al mutato contesto e attuando nuove strategie.
Con DGR 1564 del 14/12/2020 è stata data prosecuzione al progetto per ulteriori tre anni, fino a dicembre 2023.
In parallelo con l'avvio del Piano straordinario per il lavoro sicuro si è attivato un ulteriore canale regionale di sostegno alle attività finalizzate al miglioramento della sicurezza nel territorio del distretto tessile di Prato e nei territori dell'Area Vasta Centro con forte presenza manifatturiera. Fin dal 2014, infatti, la Regione Toscana sostiene con un apposito finanziamento annuale il potenziamento della Polizia municipale di Prato impegnata nell'affiancamento all'attività degli ispettori. Svolgendosi tale attività in contesti particolarmente difficili è stata infatti valutata necessaria la presenza di personale con qualifica di polizia, finalizzata a presenziare il momento dell’accesso presso le aziende e le attività di controllo, per consentire agli ispettori incaricati di operare in sicurezza e serenità. Il Comune di Prato, ricorrendo alla possibilità di rinforzo di altri corpi e servizi in particolari occasioni prevista dall’art. 4 della L. 65/86 sull’ordinamento della polizia municipale, e previa comunicazione di tale circostanza alla Prefettura, ha potuto intervenire in tutti i Comuni della Provincia, con l'invio di pattuglie di polizia municipale in affiancamento agli ispettori sanitari. Il sostegno regionale all'attività della polizia municipale di Prato nell'ambito del Piano straordinario è stato confermato anche per l'anno 2021.


Piano biennale straordinario per la sicurezza nella lavorazione del marmo
Sulla base dell’esito delle indagini sugli infortuni e degli incidenti mortali intervenuti nel comparto marmo, e delle relative evidenze di criticità sulla salute e sicurezza su questi particolari luoghi di lavoro, Regione Toscana ha approvato il “Piano biennale straordinario per la sicurezza nella lavorazione del marmo”, con la deliberazione della Giunta Regionale 17/05/2016, n. 458.
Con DGR 1565 del 14/12/2020 è stata data prosecuzione al progetto per ulteriori tre anni, fino a dicembre 2023.
 

CAPITOLO III
ATTIVITA’ DI FORMAZIONE INFORMAZIONE E ASSISTENZA

3.1. Formazione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Nella precedente legislatura è stato promosso e finanziato dalla Regione un Piano formativo straordinario, quale una delle azioni strategiche previste dalla Delibera n. 151/2016. Infatti, al fine di contrastare il fenomeno infortunistico e tecnopatico nei luoghi di lavoro si è ricorso a quella che è una delle principali leve identificate dal D. Lgs. 81/2008: la formazione.
L’idea è stata quella di promuovere interventi formativi di sensibilizzazione verso i vari soggetti che hanno un ruolo nella “filiera” della prevenzione: dalle figure della prevenzione aziendale (datore di lavoro, RSPP/ASPP, RLS, lavoratori ecc.), ai professionisti (coordinatori per la sicurezza, direttori dei lavori nei cantieri edili ecc.), ma anche di sperimentare una formazione maggiormente pratica, efficace, a fronte di un’offerta formativa presente sul mercato talora poco qualificata e teorica.
Tutto ciò tramite l’attivazione di una rete di collaborazioni: dal soggetto gestore, l’Azienda USL Toscana Centro-SAFE (Polo regionale per la formazione alla sicurezza ai sensi delle delibere di G.R. n. 795/2013 e n. 186/2014.), alle rappresentanze delle parti sociali sindacali e datoriali (con cui sono state condivise strategie e percorsi nell’ambito del Comitato di coordinamento ex art.7), ai comitati paritetici, ai servizi PISLL delle Aziende USL, ad INAIL, ai collegi ed ordini professionali.
Le attività formative e seminariali sono state individuate per settori/comparti lavorativi, facendo riferimento a quelli a maggior rischio infortunistico: edilizia, comparto estrattivo e lapideo, comparto agricolo e forestale, porti, ambito trasversale/artigianato (piccole e micro imprese artigiane).
Negli anni 2018-2020 sono stati realizzati corsi e seminari in varie aree della Toscana per un totale di 41 edizioni svolte, 340 ore di formazione, 1.505 partecipanti.
Purtroppo l’emergenza epidemiologica ha comportato un’interruzione dell’attività ad inizio 2020, ed una successiva ripresa, con la riprogrammazione di talune attività in videopresenza che sono state calendarizzate a fine 2020.
Si propone di proseguire l’attività formativa, concentrandosi ancor più su azioni di sistema e su interventi formativi sperimentali rivolti a specifiche categorie di utenti, considerati maggiormente a rischio. Nello specifico:
• Corsi di formazione rivolti a formatori e a tecnici che forniscono consulenza e supporto alle imprese con riferimento a comparti quali l’agricoltura, l’edilizia ecc., e ad ambiti specifici di rischio (es. utilizzo di macchinari e attrezzature, ambienti confinati, utilizzo di sostanze pericolose ecc.). Una formazione destinata ai formatori e ai consulenti aziendali consente di moltiplicare i benefici dell’attività formativa, fornendo i migliori strumenti formativi a chi quotidianamente li utilizza nell’ambito della propria attività professionale.
• Attività sperimentali di formazione sul campo: attività prevalentemente pratiche/addestrative, rivolte a disoccupati (ad esempio lavoratori stagionali in agricoltura) , con cui si punta a coniugare l’apprendimento di specifiche mansioni lavorative con l’apprendimento di modalità di lavoro in sicurezza. In tal modo si raggiungono contemporaneamente due obiettivi: un obiettivo di tipo sociale, in quanto si insegna una specifica mansione, grazie alla quale la persona può facilmente trovare un’occupazione; un obiettivo di tipo sanitario, in quanto si forniscono le basi affinché la mansione sia svolta in sicurezza, minimizzando i rischi lavorativi.
Per quanto riguarda il comparto dell’agricoltura, è stata avviata una collaborazione finalizzata alla programmazione di attività congiunte con il settore “Consulenza, formazione, innovazione” della Direzione Agricoltura e Sviluppo Rurale. E’ stato infatti costituito un tavolo interdirezionale sulla “Strategia comune di formazione sul tema della sicurezza delle macchine agricole”, di cui fa parte anche “Ente terre regionali” che ha offerto la disponibilità ad effettuare formazione in campo nelle aziende agricole regionali, quali quelle di Cesa, di Alberese, di Suvignano.
Si proseguirà inoltre con l’aggiornamento del personale e dei responsabili PISLL dei Dipartimenti di prevenzione, anche con approfondimenti tematici, specifici e qualificanti, che prevedano il ricorso a professionalità esterne. Da qualche anno il Piano formativo regionale è biennale, e si rivolge all’intero personale del Dipartimento, dal PISLL all’Igiene pubblica, alla veterinaria ecc. Ciò al fine di favorire raccordi e sinergie tra professionalità diverse, e omogeneità di interventi. Il piano è elaborato su proposte delle direzioni di dipartimento, e pertanto in condivisione con i Direttori.


3.2. Attività promozionali/formative e informative rivolte alla scuola
Quello che di seguito si illustra non è un singolo progetto ma un’attività, già iniziata da alcuni anni, che si ritiene opportuno potenziare.
Si è, infatti, convinti che, se si vuol contribuire a rendere i nostri luoghi di lavoro più sani e sicuri, non siano sufficienti soltanto le politiche di controllo e vigilanza sul territorio, se pur importanti, ma che lo siano ancor più le politiche che puntano alla promozione, tramite la scuola, della cultura della sicurezza nelle nuove generazioni, ovvero a sviluppare in loro la consapevolezza del rischio, la tutela di se stessi e degli altri, i corretti comportamenti....insomma il contesto è quello dell’educazione dei giovani per il tramite dei loro insegnanti. E anche il D.Lgs. n.81/2008 va in questa direzione, facendo riferimento, all'art.11, alla promozione, nelle scuole di ogni ordine e grado, di specifici percorsi formativi interdisciplinari sulla sicurezza e salute. Si è anche ritenuto utile attivare azioni raccordate, coordinate, e talora cofinanziate con gli altri Enti che hanno un ruolo in materia, come l’INAIL e l’Ufficio scolastico regionale, con i quali è stato sottoscritto uno specifico protocollo d’intesa.
Sono stati realizzati nella precedente programmazione regionale:
• Un bando di concorso per assegnare agli istituti scolastici contributi per la realizzazione di progetti educativi in materia di sicurezza. Sono stati finanziati n. 37 progetti di scuole e reti di scuole, in varie aree della Toscana. Sono state coinvolte le scuole primarie e quelle secondarie di secondo grado, ad indirizzo agrario e ad indirizzo Costruzioni, ambiente e territorio (ex geometri).
• Con i progetti realizzati dalle scuole della Toscana, una mostra multimediale in Consiglio Regionale nel 2019 e varie mostre e iniziative territoriali.
• Varie edizioni di un corso di formazione rivolto ai docenti delle scuole secondarie di secondo grado che seguono i percorsi di alternanza scuola/lavoro.
La gestione delle attività è assegnata al Polo regionale per la formazione alla sicurezza SAFE, incardinato nell’Azienda USL Toscana Centro, con la collaborazione dei servizi PISLL delle tre Aziende USL.
La prosecuzione delle attività rivolte alla scuola, su cui c’è già una prima condivisione di prospettive con l’Ufficio scolastico regionale e con INAIL, prevede un potenziamento dello strumento dei bandi di concorso, visti i risultati molto positivi raggiunti, e l’allargamento dei corsi di formazione anche ai docenti delle scuole primarie, da realizzarsi anche tramite modalità a distanza, con l’obiettivo di promuovere, anche verso di loro, un percorso di acquisizione di competenze in ambito sicurezza e salute. A ciò potranno aggiungersi iniziative informative, di comunicazione, di elaborazione di supporti didattici e altro. I tempi e le modalità di realizzazione dovranno tener conto dell’attuale emergenza epidemiologica e dei bisogni degli istituti scolastici.


3.3. Attività di assistenza
La crisi causata dal Covid, insieme al rapido progresso tecnologico nel campo dell’informatica e dell’automazione hanno determinato una evoluzione tumultuosa nel mondo del lavoro, aumentando la frammentazione e la precarietà e lo sfruttamento della manodopera facendo regredire in generale le tutele. Contemporaneamente vecchi rischi continuano a fare vittime, come le cadute dall’alto. Questo quadro richiede un grande impegno dei PISLL soprattutto per contrastare l’arretramento della tutela della sicurezza dei lavoratori.
E’ necessario che i servizi facciano pienamente ricorso a tutti gli strumenti a disposizione, per allargare e rafforzare il più possibile la loro influenza sul territorio. Pertanto alle attività di “controllo” variamente declinate, che rimandano prevalentemente al versante della vigilanza, occorre affiancare e potenziare le attività di informazione e assistenza. Da valorizzare in particolare le attività di comunicazione rivolte alle parti sociali, in modo da avvantaggiarsi della amplificazione che possono garantire nel mondo del lavoro; importante è anche raccogliere, valorizzare e diffondere esperienze positive del territorio. Queste attività sono parte integrante dei PMP.
Accanto a queste azioni occorre promuovere punti di riferimento per l’utenza, dove questioni grandi e piccole possano trovare ascolto e risposta con puntualità e cortesia, in modo da assicurare una “immagine” della ASL positiva, vicina al cittadino-lavoratore-utente, rafforzandone la credibilità e aumentando così anche l’efficacia dei messaggi.


3.4. Progetto Rete Regionale RLS (Regione Toscana, Aziende USL, parti sociali)
Il Progetto è finalizzato a supportare, attraverso iniziative di assistenza, formazione e informazione, i Rappresentanti dei lavoratori per la Sicurezza, i RLS, RLST e i RLSS (articoli 47, 48 e 49 del D. Lgs. 81/08). Prevede un grande impegno da parte di Aziende Usl e Regione Toscana per far dialogare questi soggetti con con le altre figure della prevenzione aziendale.
La Rete regionale Rls si è dedicata ad organizzare numerosi seminari territoriali oltre a dare impulso all’organizzazione di svariate giornate, finalizzate a fare incontrare le figure della prevenzione su specifici temi legati alle attività lavorative dei singoli territori. I seminari territoriali, invece, hanno affrontato argomenti ritenuti di interesse per i lavoratori oppure individuati e specificamente richiesti dai Rls in occasione degli incontri svolti presso le strutture dei Pisll della Toscana. Le Aziende Usl agevolano la relazione con i Rls offrendo la possibilità di vari momenti di incontro, anche a carattere formativo. Sono sempre più richieste, dai lavoratori stessi, giornate di informazione riservate ai Rls di singole realtà produttive, in cui questi possono avere la possibilità di esporre liberamente le proprie difficoltà e le criticità lavorative, per trovare soluzioni comuni che non espongano il singolo lavoratore al confronto diretto col datore di lavoro, che in alcune realtà potrebbe compromettere il rapporto di lavoro.
Nel 2020 tramite la rete regionale RLS sono stati diffusi sul territorio gli indirizzi nazionali e regionali per la prevenzione del contagio da COVID 19 negli ambienti di lavoro.
Espressione della Rete Rls sono anche i “Bollettini Toscana Rls” elaborati sulla base delle esigenze di informazione dei lavoratori, che si occupano di approfondire temi specifici, che vanno dalle malattie professionali ai rapporti tra le varie figure della prevenzione o al tema relativo ai compiti del medico competente e alle sue interazioni con i Rls.
Nel 2021 è prevista la programmazione di azioni specifiche rivolte alle “professioni emergenti”, quali ad esempio i ciclo fattorini, relativamente ai quali la figura del RLS non è ancora riconosciuta dai datori di lavoro e necessita, quindi, di approfondimenti e sviluppi.


CAPITOLO IV
RICERCA ATTIVA MALATTIE PROFESSIONALI, SORVEGLIANZA SANITARIA EX ESPOSTI AD AMIANTO, SORVEGLIANZA SANITARIA RENATUNS, PROGETTO STRESS LAVORO CORRELATO

4.1 Ricerca attiva malattie professionali
A differenza dei fenomeni infortunistici che colpiscono il lavoratore nell’immediatezza e di cui si ha una maggior percezione, le malattie professionali, spesso si manifestano dopo una lunga latenza presentando sintomi non sempre facilmente e immediatamente riconducibili a una eziologia occupazionale e risultano più difficili da intercettare.
Anche per questa ragione, nella tutela della salute dei lavoratori, la prevenzione delle tecnopatie attraverso la ricerca attiva delle stesse riveste un ruolo fondamentale.
Per intercettare precocemente l’insorgere di malattie professionali è necessario mettere in campo azioni volte a sensibilizzare in primis i medici competenti, i medici di medicina generale, gli specialisti ma anche i patronati, i lavoratori, i datori di lavoro. INAIL ha rilasciato un elenco di malattie professionali tabellate che però non è esaustivo ed è suggestivo di implementazione a fronte di nuove conoscenze e di nuove evidenze in grado di dimostrare il nesso causale tra l’insorgenza della patologia e l’attività lavorativa (es. esposizione lavorativa a agenti fisici, chimici o biologici, effettuazione di movimenti ripetuti, sovraccarico dell’apparato muscolo scheletrico, esposizione a situazioni stressogene ecc.). Per le patologie oncologiche a bassa frazione eziologia corre l’obbligo di citare il sistema di monitoraggio dei rischi occupazionali OCCAM che incrociando i dati sanitari con le storie lavorative acquisite da INPS, mediante il coinvolgimento dei COR, favorisce la rilevazione sistematica dei casi di neoplasia di origine professionale calcolando eccessi di rischio per genere, sede neoplastica e comparto produttivo e offre al territorio strumenti per avviare la ricerca attiva a partire dalle risultanze di detto sistema di monitoraggio.
Occorre altresì favorire e potenziare sinergie e scambi informativi tra le singole Aziende USLL, le Aziende Ospedaliere Universitarie, ISPRO, INAIL, INPS e altri istituti o organismi detentori di informazioni utili per favorire la messa in campo di azioni volte alla tutela della salute dei lavoratori.
A partire dai dati che emergono dai report MalProf redatti dal CeRIMP sarà necessario mettere in campo azioni volte a comprendere e superare le differenze territoriali attuando azioni di informazione e sensibilizzazione nei confronti dei vari stakeholder . A seguito della situazione pandemica da COVID-19 anche la progettualità futura sul tema malattie professionali dovrà tener conto di questo nuovo elemento.
Con i precedenti piani di prevenzione, sono stati attivati progetti volti a strutturare gli ambulatori di medicina del lavoro anche al fine di incrementare il numero delle denunce di malattie professionali ponendo attenzione alla qualità delle diagnosi e alla emersione di danni da lavoro altrimenti perduti. Sono stati attivati interventi territoriali di sensibilizzazione nei confronti di medici competenti, medici di medicina generale, medici specialistici, medici dei patronati sull’importanza delle denunce delle malattie professionali e del mantenimento di una rete tra operatori sanitari. Tutto questo andrà proseguito e potenziato.
Sono stati sviluppati interventi di ricerca attiva nei vari territori focalizzando gli interventi sui rischi più significativi di ogni territorio, interventi che sarà opportuno mantenere e potenziare adattandoli al mutato contesto socio economico e ai nuovi rischi emergenti.


4.2 Sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto (DGRT 396/2016, DGRT 461/2017 e DGRT 388/2020)
Con la messa a bando dell’amianto, avvenuta 28 anni fa grazie alla Legge n. 257 del 1992, sono cessate le esposizioni significative di tipo professionale a questo agente cancerogeno sebbene siano rimaste in essere le eventuali esposizioni da uso indiretto di amianto e di materiali che lo contengono, laddove ancora non rimossi. Ad oggi il rischio di esposizione occupazionale è residuale e legato ad operazioni di bonifica e smaltimento di materiali contenenti amianto che tuttavia vengono eseguite applicando le attuali norme di prevenzione della salute e sicurezza del lavoratore e che possono comportare eventuali infortuni igienistici.
Per i cittadini toscani che nel corso della loro vita professionale siano stati esposti ad amianto in maniera significativa è stato previsto e attuato con decorrenza dal 3 aprile 2017 un programma di sorveglianza sanitaria a loro specificatamente rivolto. Infatti la Regione Toscana ha approvato con la Delibera GRT n° 396 del 3/05/2016 un percorso di sorveglianza sanitaria, tra i pochi presenti sul territorio nazionale, che viene offerto gratuitamente ai soggetti ex-esposti ad amianto mediante l’attivazione di un codice di esenzione regionale.
Il programma di sorveglianza sanitaria offerto dal Sistema Sanitario Regionale toscano ha attuato immediatamente i nuovi LEA di cui al DPCM 12/01/2017 (Allegato 1 - punto C6 “Sorveglianza degli ex-esposti a cancerogeni e a sostanze chimiche/fisiche con effetti a lungo termine”) ed ha anticipato quanto previsto dal "protocollo di sorveglianza sanitaria ai lavoratori ex esposti ad amianto" di cui all'Intesa n° 39/CSR del 22/02/2018 (Allegato A), del tutto sovrapponibile a quello toscano.
Il programma regionale di sorveglianza sanitaria è stato implementato sulla base di specifici piani operativi elaborati dalle Az. USL e dalle Az. OU, con il supporto di ISPRO, validati da Regione Toscana, nell’ottica di offrire omogeneità ed appropriatezza delle prestazioni delle strutture sanitarie interessate dalla sorveglianza (ambulatori medicina del lavoro, radiologie, pneumologie, oncologie).
I criteri di inclusione nel percorso di sorveglianza sanitaria nonché le prestazioni sanitarie previste, riportate nelle specifiche Linee di indirizzo regionali elaborate e nelle DGRT n° 396/2016, sono stati definiti in termini di appropriatezza sulla base di autorevoli documenti di consenso a livello internazionale.
Sono inclusi nel programma di sorveglianza sanitaria i residenti in Toscana:
con pregressa esposizione professionale ad amianto certificata;
• di età maggiore o uguale a 30 anni;
• che abbiano cessato l’esposizione a rischio da meno di 30 anni;
• in pensione o in attività in un’azienda diversa da quella dove sono stati esposti ad amianto.
I soggetti che, a seguito della valutazione iniziale della pregressa esposizione professionale ad amianto, ricevono l'attestazione di ex esposto, vengono presi in carico e seguiti nei 30 anni successivi alla cessazione dell’esposizione a rischio, fino al 2024 (cioè per i 30 anni successivi alla dismissione completa dell’amianto a seguito della Legge n.257/1992).
Inizialmente è stato stimato che, rispetto ai circa 30.000 lavoratori toscani che dagli anni ’60 sono stati presumibilmente esposti professionalmente ad amianto, fossero circa 5.600 le persone che avrebbero potuto beneficiare del percorso di sorveglianza sanitaria regionale. Tuttavia, solo alcune delle possibili fonti per identificare gli ex esposti sono risultate disponibili e quindi potrebbero beneficiare di questo programma altri lavoratori che non sono stati sinora identificati e quindi invitati agli specifici ambulatori della medicina del lavoro delle Az.USL. Attraverso una chiamata attiva è stato avviato il programma mediante un invito graduale dei 4.713 soggetti tra quelli individuati quali potenzialmente interessati in modo tale da poter offrire in tempi rapidi le prestazioni sanitarie previste dal programma regionale di sorveglianza. A questi si sono aggiunti 1.395 ex esposti inseriti nel passato in specifici programmi analoghi svolti presso le Az.Ospedaliero Universitarie (Az.OU) Pisana e Senese. Oltre alla chiamata attiva è stata prevista la possibilità di accedere alla sorveglianza sanitaria tramite un accesso spontaneo, per i soggetti non chiamati, che avessero desiderato essere valutati e questo fino al 2019 ha comportato ulteriori 215 visite, di cui il 95% in soggetti confermati come esposti ad amianto per pregresse esposizioni ad amianto in ambito lavorativo.
Nelle tabelle seguenti sono sinteticamente mostrate rispettivamente le attività svolte nelle Az.USL toscane e nelle Az.OU Pisana e Senese al 31/12/2019.
 

Dati di attività
2017-19

AUSL
Toscana Nord-Ovest

AUSL
Toscana Centro

AUSL
Toscana Sud-Est

Totale

Primi accessi su invito

725

120

128

973

Primi accessi spontanei

197

34

59

290

Totale primi accessi

922

154

187

1263

Soggetti classificati come ex-esposti

811

125

174

1110

N° Visite di follow up 1°livello

4

3

141

148

N° Visite di 2° livello

-

4

20

24

N° visite di follow-up 2° livello

7

1

17

25

N° visite totali

933

162

365

1460

Tabella: Sorveglianza sanitaria degli ex-esposti amianto dal 3.4.2017 (data di avvio del programma) al 31.12.2019, svolta presso le AUSL (Fonte: SISPC, elaborazione a cura di ISPRO)

 

Dati di attività
2017-19

AOU Pisana

AOU Senese

Totale

N° nuovi accessi al 2° livello

91

113

204

N° visite follow-up 2° livello

296

1127

1423

N° visite follow-up 1° livello

12

75

87

N° visite totali

399

1315

1714

Tabella: Sorveglianza sanitaria degli ex-esposti amianto dal 3.4.2017 (data di avvio del programma) al 31.12.2019, svolta presso le AOU (Fonte AOU: elaborazione a cura di ISPRO).


I dati di attività mostrati evidenziano come la maggior parte dei soggetti visitati siano stati classificati come ex esposti. Gli accessi spontanei sono stati significativi in tutte le Aziende del Sistema Sanitario toscano coinvolte. Complessivamente sono state eseguite 1.664 spirometrie, 784 Rx torace, 521 TC torace, 829 DLCO. Nel corso delle 3.174 visite mediche sono state effettuate 128 nuove diagnosi di patologie correlabili alla pregressa esposizione, con 99 primi certificati di malattia professionale e 11 segnalazioni di aggravamento. 648 soggetti risultavano già affetti da patologie o alterazioni funzionali respiratorie correlabili alla passata esposizione professionale ad amianto, per i quali non è stato necessario effettuare il primo certificato di malattia professionale.
Con Delibera GRT n° 461 del 2/05/2017 sono stati inoltre approvati gli schemi degli Accordi di collaborazione a supporto della sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto successivamente firmati tra Regione Toscana e i patronati delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, ANMIL onlus il patronato EPASA-ITACO. Tali Accordi sono stati previsti per creare un Tavolo di coordinamento tra Regione Toscana e i soggetti sopra indicati, al fine di attuare azioni di supporto alla sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto in Toscana, con particolare riferimento alla capillare ed omogenea informazione a livello territoriale sui requisiti di accesso alla sorveglianza sanitaria ed alle modalità di accesso agli ambulatori di Medicina del Lavoro delle Az. UU.SS.LL., nonché per raccogliere informazioni su soggetti che potrebbero essere stati esposti professionalmente ad amianto al fine di valutare l’inserimento nel percorso di chiamata attiva della sorveglianza.
Con DGRT 388 del 23/3/2020, visti gli esiti positivi dell’attività effettuata nel triennio precedente, è stata disposta la prosecuzione del progetto di sorveglianza sanitaria degli ex esposti amianto fino al 31/12/2021. Il percorso assistenziale di cui alla precedente DGR 396/2016 e all’attuale DGR 388/2020 costituisce attività rilevante poiché è tra le attività inserite nel nuovo PNP 2020-2025, che la Giunta dovrà a breve recepire, nonché attività presente nel Piano Regionale Amianto di cui alla DGR 1068/2020.
Dato il vivo interesse dimostrato dai Patronati e dalle Associazioni firmatari degli Accordi di collaborazione di cui alla DGR 461/2017, a mantenere un rapporto di collaborazione con la Regione nel promuovere e divulgare il programma di sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto, tali Accordi di Collaborazione, decaduti con la precedente legislatura, verranno rinnovati a breve.


4.3 Sorveglianza sanitaria TUNS
Con la DGRT n. 930 del 20/07/2020 è stato approvato il progetto pilota di sorveglianza sanitaria degli esposti ed ex esposti ai fattori di rischio suggestivi dello sviluppo di tumori naso sinusali (TUNS). Il progetto, coordinato da ISPRO e che vede il coinvolgimento anche attraverso un apposito gruppo di lavoro delle Aziende UUSSLL, delle Aziende Ospedaliere Universitarie e di INAIL, è di durata biennale, non prevede per questo primo biennio risorse finanziarie e solo a seguito del monitoraggio dei primi sei mesi di attività verranno determinati i costi per il sistema regionale e, eventuali sviluppi, saranno oggetto di successiva deliberazione di Giunta Regionale. Il progetto riveste particolare importanza anche per il collegamento con ReNaTuNS (Registro Nazionale Tumori Naso Sinusali) che tra le varie attività sta effettuando anche un approfondimento dell’esposizione a cancerogeni per i TUNS in comparti inusuali. Una delle prime azioni previste dal progetto è rappresentata dalla costruzione di una coorte di esposti ed ex esposti a cancerogeni per i TUNS per avviarli al programma di sorveglianza sanitaria che dovrà essere preceduta da una ricognizione delle fonti informative disponibili e tra queste il Registro ReNaTuns toscano riveste un ruolo fondamentale contenendo al uso interno i nominativi delle aziende in cui sono stati esposti i lavoratori definiti con esposizione certa o probabile o possibile a polveri di legno o di cuoio o ad altri cancerogeni definiti con evidenza limitata. E’ poi prevista l’effettuazione di una ricognizione per controllare se le aziende, in cui si è verificato almeno un caso definito con esposizione certa o probabile ai cancerogeni per i TUNS, siano ancora attive, evenienza che potrebbe facilitare l’inclusione dei lavoratori nella coorte. Al fine di individuare altre fonti informative utili è stato previsto di effettuare una ricognizione di quali altri studi condotti a livello regionale possano contenere nominativi di soggetti che sappiamo essere stati esposti a polveri di legno e cuoio e, partendo da questi progetti la fase successiva sarà quella di aggiornare le coorti verificando lo stato in vita dei soggetti per poi ottenere le liste di soggetti viventi.
Una volta determinate le coorti di lavoratori esposti o ex esposti a cancerogeni suggestivi di sviluppo di tumori naso sinusali, i lavoratori verranno contattati per avviarli ad un percorso di sorveglianza sanitaria.


4.4 Progetto stress lavoro correlato
Si tratta di un progetto per la realizzazione e lo sviluppo di un sistema a rete tra le UU.FF. PISLL e il centro diagnostico per le patologie da stress e disadattamento lavorativo dell’AOU Pisana sul tema dello stress lavoro correlato, finalizzato:
• alla stabilizzazione e allo sviluppo del Centro per l’accertamento diagnostico delle patologie da disadattamento lavorativo dell’AOU Pisana, basato sul Gruppo Regionale per lo Stress Lavoro Correlato;
• allo studio di strumenti informativi e metodologie utili alla comprensione dei meccanismi causali e delle possibili misure preventive nei luoghi di lavoro;
• alla formalizzazione di accordi tra le UU.FF. PISLL e il Centro, per la valutazione congiunta dei casi mediante la definizione di percorsi dedicati, come di seguito meglio definiti.
Scopo del progetto è quello di consolidare le attività in ambito regionale sul tema dello stress lavoro correlato in una rete che garantisca livelli omogenei di tutela e assistenza.
Il gruppo di coordinamento regionale, che sinora si è occupato soprattutto della redazione di linee guida regionali nel campo della prevenzione, dovrà curare il coordinamento, l’indirizzo e la revisione delle attività dei punti di ingresso della rete a livello di UU.FF. PISLL. La rete è infatti organizzata su due livelli: un primo livello rappresentato a livello territoriale dal PISLL, in collaborazione con psichiatri e psicologi dei Dipartimenti di Salute Mentale, e un secondo livello, a cui sono demandati i soggetti con patologie da approfondire, costituito dal centro di diagnosi dell’AO di Pisa.
Possibili sviluppi futuri:
• Prevenzione delle violenze e delle aggressioni ai lavoratori, che comprendono, oltre alle vere proprie aggressioni fisiche, con o senza danno, fenomeni eterogenei quali minacce e aggressioni verbali, in particolari settori lavorativi. Sarebbe di interesse dedicarsi a uno o più settori lavorativi, particolarmente esposti al rischio aggressioni, come i trasporti pubblici, la vendita al pubblico, le banche, la vigilanza privata, in collaborazione con le parti sociali.
• Collaborazione con la rete regionale RLS (paragrafo 3.4) per l'erogazione di pacchetti formativi per i RLS sulla VdR
• Coinvolgimento dei medici competenti, al fine di diffondere la cultura del rischio da stress lavoro correlato.
• Promozione partnership con INAIL per lo studio del fenomeno patologie da stress lavoro correlato e il loro riconoscimento
• Promozione partnership con l'Università di Pisa e con la società scientifica di riferimento (SIML), attraverso il gruppo tematico stress lavoro correlato
• Sviluppo partnership con Scuola Superiore S.Anna - Istituto DIRPOLIS. Diritto, Politica, Sviluppo sui riflessi giuridici delle patologie da stress lavoro correlato
• Sviluppo partnership con altre Regioni, anche all'interno del sistema Piano Nazionale Stress/ Piano Nazionale della Prevenzione/Piano Regionale della Prevenzione
• Realizzazione di esperienze e di metodologie dedicate alla promozione del benessere nei luoghi di lavoro
Tramite la prosecuzione del progetto è possibile sviluppare lo studio delle nuove tematiche stressogene emerse nel periodo della pandemia da COVID 19, in particolare:
• Nuove malattie psichiatriche amplificate dallo stress da Covid;
• Rientro nel luogo di lavoro dopo lunga assenza per malattia;
• Situazione dei lavoratori “fragili”, che non possono rientrare nell’ambiente di lavoro;
• Rivalutazione del rischio specifico alla luce del perdurare dell'emergenza e delle sue conseguenze, non solo potenziali, sulla salute mentale;
• Analisi del fenomeno dello stress e dell’alienazione nella nuova modalità di lavoro in smart working, con difficoltà a separare vita lavorativa e vita privata, orari di vita da orari di lavoro;
• Analisi dello stress derivante dall’eccessivo carico di lavoro per gli operatori sanitari;
• Situazioni stressogene conseguenti della necessità di lavorare a distanza, con nuove modalità di gestione dei rapporti interpersonali.
 

CAPITOLO V
AGRICOLTURA E CAPORALATO

L’agricoltura italiana è caratterizzata da strutture produttive molto differenziate, sia in termini di morfologia del territorio, sia per le dimensioni e la tipologia delle aziende.
Dal punto di vista della sicurezza e salute sul luogo di lavoro, il comparto agricoltura continua ad essere uno degli ambiti lavorativi a maggior rischio di infortuni gravi e mortali, come sottolineato anche dal nuovo Piano nazionale della Prevenzione 2020-2025 che, al riguardo, prevede di strutturare un Piano nazionale di prevenzione dedicato al settore dell’Agricoltura e diretto a contrastare i fattori di rischio più frequenti e più gravi quali gli infortuni connessi all’uso di macchine e attrezzature agricole, ricordando che numerosi infortuni - spesso mortali - accadono per il non corretto uso o per la vetustà del parco macchine di cui l’agricoltura, sempre più meccanizzata, si avvale.
Congiuntamente al suddetto Piano di Prevenzione tematico, si cercherà di intervenire con uno specifico Piano Mirato di Prevenzione (PMP) (paragrafo 2.2.6), secondo un approccio proattivo dei Servizi PISLL delle Aziende USL toscane, su un ambito specifico di tale comparto, al fine di garantire la tutela della salute e sicurezza del lavoratore in realtà costituite prevalentemente da microimprese o da piccoli appezzamenti gestiti a livello “hobbistico”.
È, inoltre, centrale nella politica della Regione Toscana il tema della lotta allo sfruttamento del lavoro in agricoltura ed al connesso fenomeno del caporalato, che richiede la collaborazione di tutti i livelli istituzionali con interventi che affrontino in modo efficace le problematiche della sicurezza, della salute, della legalità e del rispetto dei diritti dei lavoratori.
Il caporalato, infatti, è un fenomeno che distorce, cercando di aggirarlo, il legale processo di incontro tra domanda e offerta di lavoro; in particolare, consente ai datori di lavoro di reperire lavoratori senza la necessità di sostenere i dovuti costi di natura retributiva, fiscale, previdenziale e senza osservare le norme in materia di igiene, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Operando in un contesto di economia sommersa, i caporali, sfuggono alle procedure di controllo e alle sanzioni previste dall’ordinamento, dando vita a una realtà di relazioni ove imperano unicamente codici di comportamento caratterizzati da violenza, minaccia, intimidazione e sfruttamento. I lavoratori sono mantenuti in condizioni di grave sfruttamento, defraudati spesso anche della paga ricevuta, relegati in condizioni disumane e degradanti, ricattati dai caporali con violenze e minacce.
Nel mercato del lavoro agricolo e forestale, il fenomeno del caporalato può svilupparsi soprattutto nel momento della esternalizzazione a terzi di alcuni processi o fasi lavorative.
Sorge dunque evidente la necessità di porre in essere politiche di contrasto ai rapporti di lavoro irregolare, a tutela non solo dei lavoratori, costretti a sottostare a condizioni di lavoro degradanti, ma anche delle stesse imprese agricole che spesso devono ricorrere a società esterne con le quali stipulare contratti di appalto e che sono a loro volta responsabili solidalmente per le inadempienze dell’appaltatore, seppur indirettamente, di eventuali pratiche irregolari nella gestione dei rapporti di lavoro.
La repressione del fenomeno rappresenta dunque un tema di fondamentale importanza, non solo per le istituzioni e per i lavoratori dipendenti, ma anche per tutte le imprese agricole che adempiono regolarmente agli obblighi amministrativi ed economici connessi ai rapporti di lavoro.
Nel 2016 la Regione Toscana, nelle tre Direzioni Lavoro, Agricoltura e Salute, ha sottoscritto con l’Ispettorato interregionale del lavoro di Roma, INPS Direzione regionale Toscana, INAIL Direzione regionale per la Toscana e le Parti sociali (CGIL, CISL, UIL, Coldiretti, CIA, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative toscane), un Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura. L’iniziativa prevede di favorire l’incontro domanda-offerta di lavoro stagionale in tale comparto, contrastare il mercato sommerso del lavoro agricolo in collaborazione con i Centri per l’impiego e la predisposizione di linee di indirizzo rivolte alle imprese agricole contenenti indicazioni utili per facilitare la consapevole e corretta individuazione dei prestatori di servizi e degli esecutori dei lavori agricoli.
Inoltre, in attuazione del precedente Piano nazionale della Prevenzione 2014-2018, il Settore Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro ha previsto, nell’ambito del progetto 43 del Piano regionale di Prevenzione, l’attuazione di programmi integrati di controllo dedicati alle aziende agricole, realizzati sulla base degli indirizzi concordati in sede di Comitato regionale ex art. 7 del D.Lgs. 81/08 e della programmazione delle attività di vigilanza in modalità congiunta a cura dell’Ufficio operativo. Tale programmazione prevede la realizzazione di interventi di vigilanza rivolti alle aziende agricole da parte delle Az. USL in collaborazione con gli altri Enti con competenze ispettive, in primo luogo con gli Ispettorati territoriali del Lavoro. A partire dal 2016 l’Ufficio operativo, in conformità agli indirizzi emanati dal Comitato 7, ha condiviso la programmazione di interventi rivolti principalmente alle aziende agricole delle aree regionali ove il rischio dello sfruttamento lavorativo e del fenomeno del caporalato è maggiore, quali il Chianti e il grossetano.
 

CAPITOLO VI
NUOVI RISCHI LAVORATIVI CONNESSI ALLA PANDEMIA DA COVID 19

La pandemia da COVID 19 ha determinato una approfondita e completa rivisitazione di tutte le metodologie di lavoro, essendo il Coronavirus un nuovo rischio presente in tutti gli ambienti di vita e di lavoro.
A partire dal DPCM dell’11 marzo 2020 è stato introdotto per le attività produttive e professionali l’obbligo di assunzione di un “Protocollo sicurezza anti-contagio”, ovverosia di un protocollo di regolamentazione per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro.
Il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto il 14 marzo 2020, successivamente aggiornato e nuovamente sottoscritto il 24 aprile 2020, su invito del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro dell’economia, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro della salute, contiene linee guida condivise tra le Parti sociali per agevolare le imprese nell’adozione di protocolli di sicurezza anti-contagio.
Alla luce delle disposizioni normative vigenti, con specifico riferimento agli ambienti di lavoro è, dunque, possibile individuare la coesistenza di almeno due diverse esigenze di tutela, ovvero: la tutela della salute pubblica ai fini del contrasto alla diffusione del COVID-19 e la tutela della salute dei lavoratori (intesi nel senso estensivo della definizione dell’art. 2 del D. Lgs. 81/08).
Per gli aspetti strettamente inerenti alla tutela della salute dei lavoratori, l’art. 28, comma 2, lett. a), del D.Lgs. n. 81/2008, applicabile a tutte le tipologie di attività produttive, stabilisce che il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) deve contenere “una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa”. Per talune attività, nelle quali vi è rischio di esposizione ad agenti biologici, a prescindere dall’emergenza epidemiologica in corso, vi è poi l’obbligo di approfondire il DVR con disposizioni, misure tecnico-organizzative e procedurali specifiche e dettagliate per tale tipo di rischio (Titolo X del D. Lgs. 81/08 - Esposizione ad agenti biologici). Tale obbligo permane sicuramente anche in questa fase di emergenza.
L’obbligo di redigere un “protocollo di sicurezza anti-contagio” da parte dei datori di lavoro, deve intendersi di norma come aggiornamento del DVR. Può essere redatto anche tramite un allegato aggiuntivo al DVR, denominato “Protocollo di sicurezza anti-contagio”, finalizzato a dare evidenza a tutte le misure organizzative messe in atto per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori dal rischio contagio da COVID-19, in riferimento al generale obbligo di sicurezza per il datore di lavoro, derivante dall’art. 2087 del codice civile. Il datore di lavoro dovrà, dunque, farsi garante dell’applicazione nell’ambiente di lavoro delle misure di prevenzione dettate dalla pubblica autorità, rimanendo suo il compito di valutare e decidere come adottarle nella propria azienda in base alle specifiche esigenze di tutela dei lavoratori.
Le indicazioni nazionali e regionali dovranno essere adattate ad ogni singola organizzazione, individuando le misure più efficaci in relazione ad ogni singolo contesto locale e le procedure/istruzioni operative per mettere in atto dette misure.
Negli ultimi mesi la Regione Toscana ha emanato, con le proprie ordinanze, numerose disposizioni per l’applicazione di procedure anticontagio, specificatamente calate nelle diverse realtà lavorative. Ha svolto un importante ruolo di assistenza alle imprese, ai lavoratori, agli attori della sicurezza (Medici competenti, RSPP, RLS) per spiegare e condividere le migliori pratiche che garantissero la tutela dal contagio.
Ha fornito supporto nell’attuazione delle disposizioni nazionali e regionali e delle indicazioni tecniche dell’INAIL e dell’Istituto Superiore di Sanità in particolare riguardo a:
• interventi di pulizia e di sanificazione dei luoghi di lavoro
• contenimento degli spostamenti e degli accessi agli spazi comuni
• adeguamenti dell’organizzazione del lavoro (lavoro agile, alternanze, turni...) per garantire il mantenimento del distanziamento interpersonale
• utilizzo di nuovi dispositivi per la protezione dal virus (utilizzo di mascherine chirurgiche; utilizzo di mascherine FFP2/FFP3, visiere)
• organizzazione sorveglianza sanitaria del Medico Competente
• modalità organizzative per la verifica delle misure di contenimento in rapporto all'evoluzione della situazione di emergenza
• formazione/informazione/addestramento dei lavoratori riguardo al rischio da Covid-19.
Sono state emanate numerose linee di indirizzo, che dettano le principali disposizioni anticontagio da applicarsi per ogni attività lavorativa (obbligo dell’utilizzo della mascherina, mantenimento del distanziamento interpersonale, frequente igienizzazione delle mani e delle superfici a contatto con i lavoratori, contingentamento degli ingressi etc) e ordinanze specifiche, che approvano linee di indirizzo per la prevenzione del contagio per particolari comparti, quali, ad esempio, i cantieri, la ristorazione, i musei, le biblioteche, i negosi, i mercati all’aperto ect.
Ogni specifico progetto regionale, finalizzato ad obiettivi di sicurezza sul lavoro, è stato rivisto e riprogrammato per tenere conto della prioritaria esigenza di tutela dal virus.
Anche nei prossimi mesi la soglia dell’attenzione dovrà rimanere alta; la Regione dovrà proseguire la propria attività di supporto a datori di lavoro e lavoratori, al fine di calare in ogni realtà lavorativa, le ultime disposizioni in rapporto all'evoluzione della situazione di emergenza.
La pandemia da Covid ha evidenziato la mancanza di tutele e l’elevata esposizione a rischio di lavori emergenti, quali quello dei ciclofattorini (riders) e delle consegne a domicilio (paragrafo 2.2.5).
La pandemia da Covid ha inoltre determinato il nascere di nuovi rischi lavorativi derivanti dal mutato modo di lavorare, connessi alla massiccia diffusione dello smart working, che, se da un lato può venire certamente incontro alle esigenze di una maggiore presenza nell’ambito familiare, soprattutto per i lavoratori pendolari e i lavoratori con figli piccoli, dall’altro può in certi soggetti determinare il nascere di patologie stressogene, per la difficoltà ad adattarsi al cambiamento, per il continuo utilizzo di mezzi informatici, per il possibile isolamento sociale, per la difficoltà a gestire i figli durante l’attività lavorativa, a separare vita lavorativa e vita privata, orari di vita da orari di lavoro (vedi paragrafo 4.4). Per lungo tempo il covid ci costringerà ad una maggiore chiusura nelle nostre abitazioni, che non sono pensate per garantire l’ergonomia del lavoro, e a una gestione dei rapporti con i colleghi a distanza, che modifica completamente il modo di lavorare fino ad oggi sponsorizzato, che ci ha in passato richiamato all’importanza della socializzazione, della condivisione degli obiettivi, del team working.
Per gli operatori sanitari, il Covid, ha determinato, tra l’altro, un notevole aumento dell’attività lavorativa, un aumento dei turni lavorativi, delle responsabilità, la necessità di lavorare con DPI scomodi, il trovarsi a lavorare in nuovi reparti, con team diversi, la difficoltà di rapportarsi con pazienti impauriti e in forte stato di ansia.
Per quanto sopra evidenziato, occorrerà sviluppare azioni che consentano una piena comprensione dei nuovi fenomeni e l’avvio di interventi mirati per la risoluzione dei nuovi rischi emergenti.