Categoria: Documentazione sindacale
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      CIIP
Consulta Interassociativa
Italiano per la Prevenzione

 

Al Presidente del Consiglio Mario Draghi

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Al Ministro della Sanità Roberto Speranza

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Al Ministro del Lavoro Andrea Orlando

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Al Ministro della Giustizia Marta Cartabia

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Al Presidente Conferenza Regioni e P.A.
Massimiliano Fedriga
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Milano, 17 maggio 2021


Gentile Presidente, Gentili Ministri, Gentile Presidente Conferenza Regioni,


La Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP www.ciip-consulta.it), a cui fanno riferimento 13 Associazioni tecnico scientifiche e attiva da più di 30 anni, esprime forte preoccupazione per l’aumento degli infortuni, in particolare gravi e mortali, verificatisi in Italia.
A fine settembre 2019 avevamo inviato al precedente Governo una nota sullo stesso argomento con considerazioni e proposte che, purtroppo, mantengono intatta la loro validità e che qui richiamiamo.
La pandemia COVID-19 ha evidenziato il grave deficit di prevenzione dell’intero sistema sanitario, squilibrato verso la diagnosi e la cura, la fragilità delle strutture sanitarie nella prevenzione dei rischi professionali, come dimostra l’alto numero di contagi e di infortuni COVID, spesso gravi e mortali, nel personale sanitario. La ripresa delle attività produttive è stata sin da subito drammaticamente accompagnata dalla ripresa degli infortuni sul lavoro, con le stesse modalità note da tempo.
Eppure è noto il ruolo determinante della prevenzione negli ambienti di lavoro e di vita ai fini della riduzione degli infortuni e delle patologie professionali e ambientali; come ormai dimostrato da diversi studi per ogni euro investito in prevenzione vi sono 4 euro di guadagno in salute. È anche per questi motivi che la Riforma sanitaria, con lungimiranza, ha inserito le funzioni di prevenzione nel Servizio Sanitario Nazionale.
L'Italia è, però, fanalino di coda in Europa per investimenti in prevenzione: 0,5% della spesa sanitaria complessiva, contro una media UE del 2,9%. Pochissime le Regioni che investono in prevenzione il 5% del Fondo sanitario, valore da tempo stabilito, la maggior parte si attesta ben al disotto; le risorse di personale dei Servizi di prevenzione delle ASL si sono via via assottigliate (Servizi Prevenzione e Sicurezza Ambienti Lavoro: nel 2008 5.060 operatori, nel 2018 3.246), in diversi casi dimezzate, per mancato reintegro del turnover per le varie figure professionali (medici del lavoro, tecnici della prevenzione, ingegneri, chimici, assistenti sanitari) e mancati investimenti nel sistema dei Laboratori di Sanità pubblica, nella modernizzazione delle attrezzature.
Occorre a nostro avviso porre un argine a questa lenta agonia del sistema pubblico di prevenzione e ci rammarichiamo che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano abbia riservato scarsa attenzione al tema della prevenzione in generale e al rafforzamento delle strutture dedicate del SSN e di altre istituzioni.
Ribadiamo che a nostro avviso è indispensabile:
Rafforzare i Servizi delle ASL reintegrando il personale perduto e definendo gli standard di fabbisogno di personale, per aumentare gli interventi di controllo e di prevenzione per favorire l’adozione da parte delle imprese di una maggior cultura e di un maggior impegno per la sicurezza.
Potenziare le strutture dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro per la lotta al caporalato, alla irregolarità dei rapporti di lavoro.
Rafforzare gli organici dei Vigili del Fuoco dedicati alla prevenzione
Rafforzare il coordinamento tra le strutture del SSN e dell’I.N.L., con una pianificazione coordinata, in quanto sicurezza e salute dei lavoratori e regolarità dei rapporti di lavoro sono temi strettamente legati ma che richiedono competenze professionali assai diverse tra loro.
Valorizzare le esperienze di 40 anni di lavoro del sistema sanitario pubblico, sostenute nel Piano Nazionale Prevenzione 2014-2019 e nel prossimo 2020-2025 attualmente in elaborazione. Le esperienze dei Servizi ASL, pur nelle differenze regionali e di risorse dedicate, sono oramai consolidate nella programmazione dei controlli per priorità, (agricoltura, edilizia, amianto, rischio chimico e cancerogeno, rischio muscolo-scheletrico, stress lavoro-correlato, etc.), nel lavoro perpiani mirati territoriali, nella ricerca attiva delle patologie professionali che mietono più vittime degli infortuni, nel coordinamento e controllo dell’operato delle figure aziendali, nel sostegno alla partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori (RLS), ma anche nel sostegno alle iniziative di formazione scolastica.
Occorre, tuttavia, investire ancor di più nella prevenzione primaria, nella rimozione, cioè, dei fattori che, nell’organizzazione del lavoro, possono costituire rischio per la sicurezza e la salute di chi lavora. Anche le azioni di promozione della salute devono essere rivolte a questo fine e non solo ad interventi individuali.
A questo proposito riteniamo necessari importanti investimenti e interventi affinché la normativa sia pienamente, e non solo formalmente, attuata da parte dell’imprenditoria e che la sicurezza e la salute dei lavoratori sia al centro della attenzione e degli investimenti quanto la qualità della produzione, sostenendo la qualificazione delle imprese anche su questi temi, la partecipazione dei lavoratori, rafforzando la rete degli RLS, e la ricerca per la produzione di attrezzature e processi di lavoro più sicuri.
Riguardo alla qualificazione delle imprese riteniamo che la conoscenza dei rischi e delle misure per prevenirli dovrebbe far parte del bagaglio di chiunque intenda avviare una attività lavorativa, ma così oggi non è e non riteniamo sufficiente l’introduzione di una “patente a punti” che avrebbe effetto solo a posteriori, a seguito di eventi negativi.
Da incentivare, inoltre, sistemi premiali verso le imprese che investono in sicurezza del lavoro.
Un’attenzione particolare deve essere rivolta alle piccole imprese, al variegato mondo delle cooperative, ai lavoratori autonomi, a cui, in un tessuto produttivo sfilacciato, vengono sempre più affidati lavori in appalto ad elevato rischio (un esempio per tutti sono le attività di manutenzione).
Occorre ripulire dall’illegalità il mercato delle consulenze e della formazione, promuovere e controllare più seriamente i processi di formazione, anche semplificando e razionalizzando gli obblighi, troppo spesso considerati ancora meri adempimenti formali da evadere se possibile o adempiere falsamente con falsi attestati e corsi fasulli.
Investire per la formazione dei giovani alla sicurezza del lavoro e al rispetto dell’ambiente nei curricula scolastici. Su questo tema CIIP ha prodotto un documento che saremo lieti di fornire.
Questi temi dovranno trovare spazio anche nel Piano Nazionale Prevenzione 2020-25.
Sui temi della prevenzione, in particolare dei rischi e dei danni da lavoro, saremmo lieti di poter offrire le competenze derivate dalle esperienze delle diverse figure professionali che da trent’anni collaborano in CIIP.
Da tempo abbiamo elaborato delle proposte sia sulla qualità della formazione che sulle modifiche al D.Lgs. 81/2008 per aggiornarlo ai temi dell’oggi (lavoro precario, nuovi rischi, semplificazione).
Auspichiamo il vostro intervento per dare maggior impulso alla prevenzione e restiamo a disposizione per eventuali incontri.
Con i migliori auguri di buon lavoro

Il Presidente
Susanna Cantoni


fonte: ciip-consulta.it