Ministero dell’Interno
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
DIREZIONE CENTRALE DI SANITÀ

 

N. 850/A.P1 - numero del protocollo                                         Roma, data del protocollo

 

OGGETTO: Pandemia da COVID-19. Aggiornamenti.

A …omissis…


Il progressivo miglioramento dei dati relativi alla pandemia da SARS-CoV-2, il rientro di molte regioni nella cosiddetta "zona bianca", la ripresa di eventi pubblici in presenza rappresentano il risultato di un immane sforzo congiunto della collettività interamente intesa e possono costituire la premessa del definitivo superamento del drammatico periodo che abbiamo vissuto.
Cionondimeno va sottolineato come i corretti comportamenti e le misure di prevenzione e di profilassi debbano continuare a trovare un'irrinunciabile adesione, al fine di evitare fenomeni di ritorno e di riaccensione dei focolai che, come nel caso dell’estate scorsa, hanno rappresentato lo starter della seconda e più drammatica ondata della pandemia.
Se è vero che alcuni fattori destano preoccupazione, come il temuto sviluppo di varianti più diffusive e contagiose (da ultima la variante delta o ex variante indiana) e la loro paventata resistenza ai presidi vaccinali oggi disponibili, bisogna ricordare come la stretta adesione agli stili di vita e ai comportamenti indicati nei mesi scorsi (uso della mascherina, distanziamento sociale, igienizzazione delle mani) rappresentino la prima barriera alla diffusione del virus.
Ciò è indispensabile sia all’interno dei luoghi di lavoro sia nell’espletamento dei servizi istituzionali sia in ogni altro ambito della vita di relazione, ancor più a fronte del ruolo rivestito da ogni operatore di polizia.
Di altrettanta importanza nell’immediata circoscrizione del contagio rimangono l’attenzione a non recarsi al posto di lavoro in caso di sintomi compatibili con l'infezione da SARS-CoV-2, il tempestivo ricorso agli specifici accertamenti diagnostici e la collaborazione attiva con il personale preposto al tracciamento dei contatti.
Nel contesto della Polizia di Stato l’attuazione di queste misure, unita alla diffusa pratica vaccinale, alla quale hanno aderito 75.000 operatori, ha consentito un repentino e rilevantissimo calo dei contagi, dei conseguenti isolamenti e dello sviluppo di forme ad evoluzione sfavorevole della malattia.
Al riguardo si rammenta come, anche al termine del ciclo vaccinale, vi sia comunque la possibilità di contagiarsi e soprattutto di trasmettere l’infezione ad altre persone, con effetti più gravi qualora queste ultime non siano state vaccinate.
Anche in questo caso, dunque, nonostante il disagio legato alle restrizioni ed il comprensibile desiderio di derogare alle stesse il prima possibile, è assolutamente necessario non abbandonare le semplici regole di condotta citate e gli atteggiamenti prudenziali.
Notizie ed indicazioni talvolta contrastanti hanno reso sicuramente più difficile affrontare la pandemia. Ciò è stato per grandissima parte conseguenza sia delle scarse conoscenze iniziali sulle caratteristiche del virus sia della necessità di contrastare subitaneamente effetti che, in caso contrario, sarebbero stati ancor più deleteri.
Su questo susseguirsi di alterne decisioni e strategie d'azione si è in ultimo inserita la confusione relativa alla vaccinazione con il presidio AstraZeneca, poi rinominato Vaxzevria.
Nel premettere che questa Direzione si è sempre strettamente conformata alle indicazioni del Ministero della Salute, va rilevato come le priorità contemplate dal Piano vaccinale nazionale abbiano comportato che il personale delle Forze di polizia sia stato in grande prevalenza vaccinato con AstraZeneca.
Ad oggi 74.000 operatori (pari al 98% degli aderenti alla campagna vaccinale) risultano vaccinati con la prima dose e 48.800 di essi hanno completato il ciclo vaccinale.
Con la circolare dell'11 giugno scorso il Ministero della Salute ha posto l’indicazione, ribadita da questa Direzione nella nota n. 850/A -11353 del 12 giugno u.s., che tutti coloro che abbiano ricevuto il vaccino AstraZeneca con la prima dose ed abbiano un'età inferiore ai 60 anni siano vaccinati, per la dose di richiamo, con un vaccino ad  mRNA (Pfizer o Moderna). Tale seconda dose, come indicato dall’AIFA, è prevista a distanza di 8-12 settimane dalla prima.
Indubbiamente tale posizione ha suscitato timori e perplessità comprensibili, ma va osservato come la pratica del “vaccino eterologo” sia stata già diffusamente adottata con successo in altri paesi, con risultati soddisfacenti.
Si tratta di una scelta precauzionale che è stata operata in Italia alla luce dei rari, ma gravi, effetti collaterali verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca nei soggetti più giovani e tesa a minimizzare i rischi esistenti, scelta supportata da alcuni studi che testimoniano come la risposta immunitaria sia addirittura migliore di quella con due dosi dello stesso vaccino.
Questa Direzione, nel garantire un puntuale aggiornamento della situazione, ribadisce che si potrà fare riferimento ai medici della Polizia di Stato sul territorio per ogni criticità ed incertezza.
 

IL DIRETTORE CENTRALE
Ciprani