Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo
OPIFICIO DELLE PIETRE DURE DI FIRENZE
 

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Oggetto: Misure di contenimento per la prevenzione dal contagio da coronavirus. Verifica della compatibilità di sanificazione degli ambienti con le esigenze di Tutela e Conservazione del Patrimonio Culturale.

Facendo seguito alla richiesta del 24 aprile u.s. (vs prot. 0014740-P) pervenuta a questo OPD in merito all’oggetto da parte della superiore DG-ER si comunica quanto segue, frutto della consultazione degli esperti scientifici e dei tecnici di questo istituto, dalla circolare n. 24 della Direzione Generale Archivi del 23 aprile 2020 e del materiale su tale argomento esistente sul mercato del settore del restauro.
È necessario premettere che quanto segue rappresenta solo delle linee guida, per conferire un indirizzo corretto dal punto di vista conservativo alle operazioni di sanificazione degli ambienti destinati a Musei e laboratori dove sono presenti opere d’arte. Non si ha pertanto la pretesa di trattare in maniera esaustiva l’argomento, soprattutto per quanto concerne la sicurezza dei dipendenti e delle persone, questione che rappresenta, invece, in accordo con le disposizioni normative generali, una prerogativa del singolo Datore di Lavoro coadiuvato dal Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione di ciascuno istituto che in accordo con il medico competente ed un eventuale consulto con specialisti, deve valutare i provvedimenti da adottare, anche in relazione alle diverse situazione e problemi delle singole sedi.
La questione è in realtà complessa da punto di vista scientifico in quanto i dati disponibili in letteratura sono relativi a studi precedentemente condotti su altri coronavirus, come la così detta SARS, mentre non ci sono dati completi ed esaustivi circa le caratteristiche dell’attuale virus SARS-CoV-2 (COVID-19).
Al fine di indirizzare correttamente l’attività delle figure istituzionalmente preposte a queste operazioni ed evitare i possibili rischi paventati negli allegati alla lettera di richiesta, si ritiene opportuno precisare che un aspetto
fondamentale è quello relativo alla persistenza del coronavirus sulle più comuni superfici che si trovano nei musei, laboratori e luoghi della cultura. Da un esame della letteratura esistente e dalla circolare del Ministero della Salute n. 5443 del 22/02/2020 si rileva che la durata della vita del virus oscilla tra 1 giorno per i guanti in lattice ai 9 giorni delle superfici in plastica (metalli 5, legno 4, carta 5, vetro 4/5, ceramica 5, camici usa e getta 2), per cui se un ambiente è stato chiuso al pubblico ed ai dipendenti per più di 9 giorni non sarebbe necessario intervenire con la
sanificazione alla sua apertura in quanto è già trascorso il periodo di quarantena necessario per l’abbattimento del pericolo e sarà sufficiente una accurata pulizia con materiale disinfettante. Si segnale, inoltre, che nella più recente letteratura scientifica reperibile on-line, ma non avendo competenza in materia non esprimiamo alcuna opinione in merito, tale persistenza temporale del virus viene drasticamente abbattuta. Si ritiene comunque opportuno attenersi per il momento nelle valutazioni a quanto affermato nella circolare del Ministero della Salute.
Per quanto concerne, invece, le opere d’arte, si deve affermare con la massima chiarezza che nessuno deve applicare alcunché su di esse se non da parte di un restauratore dei beni culturali qualificato secondo le leggi vigenti e che anch’esse ricadono nel punto precedente. Per i beni culturali potenzialmente soggetti al contagio in quanto recentemente movimentati (libri in prestito nelle Biblioteche, opere d’arte in prestito a mostre o in restauro, e così via) sarà sufficiente un periodo di isolamento in un ambiente segregato per la durata dei giorni necessari per la quarantena di quella categoria di materiali, dunque in genere tra i 5 e i 9 giorni. Dunque una “segregazione” per il necessario periodo potrà togliere ogni rischio. Poiché non si possono adesso valutare gli effetti di eventuali mutazioni del virus sarà opportuno aumentare di qualche giorno le valutazioni qui indicate. Non si ritiene significativo il possibile contributo fornito dall’aumento della temperatura ambientale al tempo di decadimento del virus poiché si tratta di un dato incerto e comunque al di sopra delle soglie normalmente ritenute accettabili per la conservazione dei beni culturali.
Dunque il problema anche per i musei, laboratori e luoghi della cultura sostanzialmente riguarda soprattutto la sanificazione tramite pulitura degli ambienti e dei pavimenti con particolare riferimento alle superfici di contatto (maniglie, corrimano, porte, tastiere, pulsanti, ecc.) e dei servizi igienici. A tale scopo si ricorda che nella già ricordata circolare del Ministero della Salute n. 22 veniva specificato che vi sono evidenze della disattivazione del virus mediante procedure di sanificazione che prevedono l’impiego di comuni disinfettanti quali l’ipoclorito di sodio (0,1 - 0,5 %), etanolo (62 - 71%) per un tempo di contatto adeguato. Tra gli alcool la miscela alcool etilico e isopropilico si è rivelato quella preferibile, ma si tratta di una differenza non molto significativa. Nello stesso modo le ordinanze emesse da alcune Regioni indicano anch’esse l’impiego dell’ipoclorito di sodio, che riteniamo applicabile solo ai pavimenti (tranne che quelli in legno) non di interesse quale bene culturale, e delle soluzioni alcooliche al 70%. Possono essere usati anche i Sali d’ammonio quaternario per il loro potere battericida sui virus con involucro come i Coronavirus, in soluzione alcool/acqua 80/20 da usare con una nebulizzazione. Essi sono stati positivamente testati su varie superfici e le possibili interazioni negative posso venire dalla componente di acqua e alcool che li trasporta, e solo con i composti di rame sono note interazioni negative. Si consiglia in tal caso di proteggere i manufatti artistici con TNT e di staccare e disattivare ogni e qualunque contatto elettrico presente nell’ambiente.
Il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, predisposto dall’INAIL e sottoscritto dal Governo e dalla parti sociali si limita a indicare genericamente una pulizia giornaliera e una sanificazione periodica degli ambienti di lavoro. Negli ambienti non contenenti beni culturali possono essere utilizzati anche i metodi indicati a tale scopo nella recente circolare n. 24 della Direzione Generale Archivi del 23 aprile u.s. intitolata “Linee guida per la gestione delle operazioni di sanificazione e disinfezione degli ambienti di archivi e biblioteche. Misure di contenimento per il rischio da contagio da
Coronavirus (COVID-19)” a base della nebulizzazione con acqua ossigenata e Sali d’argento, però con tutte le necessarie avvertenze ivi ben specificate.
Nel caso di ambienti contenenti opere d’arte bisognerà prestare la massima attenzione, evitando, per esempio l’impiego per i pavimenti dell’ipoclorito di sodio troppo ossidante, e potenzialmente pericoloso in presenza di opere in bronzo, ottone e rame come per tutti i Cloroderivati, preferendo l’impiego di soluzioni alcooliche al 70% (ottenibili con prodotti già in commercio oppure con la miscela di 400 ml di alcool denaturato al 90% e 100 ml di acqua). In occasione degli interventi di sanificazione con questi prodotti si consiglia comunque di proteggere, ove possibile, le opere d’arte con teli di TNT piuttosto fitti per evitare qualsiasi forma di deposizione (schizzi, condensa di vapori). Una grande importanza per evitare ogni possibile interazione tra il prodotto usato e le opere d’arte è rivestita dalla esistenza o meno di sistemi di ventilazione e di ricambio d’aria, in grado di evitare il formarsi di accumulo di vapori, potenzialmente nocivi. Questi ultimi impianti, tuttavia, possono essere loro stessi una fonte di rischio e dunque sarà necessario prevedere una frequente sanificazione dei filtri dei fan coil e, in caso di impianti di climatizzazione, dei filtri generali dell’impianto in entrata ed uscita.
Secondo la più corretta metodologia vigente in materia di sicurezza, oltre all’abbattimento del rischio derivante da questi provvedimenti e dall’impiego di questi materiali, si dovrà trattare il rischio residuo tramite le più opportune procedure e norme comportamentali: separare l’ingresso e l’uscita del pubblico, misurazione della temperatura corporea da distanza, evitare ogni forma di assembramento nei locali di passaggio e di sosta (bagni, corridoi, sale di ristoro, ecc.), impiego dei dispositivi di protezione individuale (mascherine e guanti in lattice monouso). Si ricorda che la maggior fonte di pericolo è sicuramente costituita dal contatto tra persone e non tra persone ed oggetti inanimati.
Rimanendo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento od approfondimento si coglie l’occasione per inviare i migliori saluti

 

Il Soprintendente
dr. Marco Ciatti