Ministero della Giustizia
DIPARTIMENTO AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
IL CAPO DEL DIPARTIMENTO
 

Alle OO.SS. Nazionali
del Corpo di Polizia penitenziaria
e del Comparto Funzioni Centrali
 

Tutti quanti noi avvertiamo con sempre maggiore urgenza la domanda di tranquillità e sicurezza che proviene dai nostri Istituti penitenziari, dal personale di Polizia Penitenziaria e dalle altre componenti professionali.
I casi di atti di violenza ai danni degli Operatori continuano a manifestarsi in varie sedi, preoccupando sia l’Amministrazione penitenziaria, sia la Parte sindacale, la quale, in diverse occasioni, ha manifestato il disagio e le legittime preoccupazioni del Personale.
Questo disagio e il conseguente malessere richiedono, da parte dell'Amministrazione penitenziaria, ima cura costante e progressiva nel tempo, volta a declinare un concetto di sicurezza attiva, pluridimensionale e cosciente nei nostri Istituti penitenziari, attraverso cui sia possibile prevenire gli atti di violenza salvaguardando l’incolumità di tutto il Personale e degli stessi soggetti detenuti.
Siamo ben consapevoli che le forti criticità che sta attraversando il sistema penitenziario richiedono ima risposta complessiva, sistemica ed articolata, che tenda a garantire condizioni di un lavoro dignitoso e al miglioramento della qualità della vita in carcere.
Risposte frammentate che non sappiano coniugare queste due dimensioni non potranno che essere parziali e, come tali, inefficaci.
Il senso di questa nota è la volontà di delineare un vero e proprio programma che affronti in modo consapevole e razionale le tensioni che oggettivamente interessano il nostro sistema.
È opportuno sottolinearlo in modo da evitare il fraintendimento che questa iniziativa altro non sia che un esercizio di stile, tra l'altro, neppure tra i migliori possibili se solo si considera l'importanza strategica del fenomeno.
Un fenomeno che, per essere adeguatamente affrontato, necessita di un metodo articolato in più azioni e condizioni.
Tra queste ultime, indubbiamente, la consapevolezza, la partecipazione attiva e la collaborazione di tutte le Componenti della nostra Organizzazione e di quelle che con noi collaborano a diverso titolo.
La consapevolezza, a sua volta, implica la conoscenza certa e aggiornata delle caratteristiche del fenomeno, il suo andamento nel tempo, i suoi effetti. Soltanto con un serio quadro conoscitivo sarà possibile strutturare il programma d'intervento.
Sicuramente, l'aumento di soggetti detenuti portatori di patologie psichiatriche o affetti da disturbi comportamentali, e comunque classificabili come ad alto indice di pericolosità, costituisce un elemento importante della questione.
Ma questo, ripeto, è solamente imo dei dati necessari per poterla affrontare. La lunga sequela degli eventi critici segnalati, se non opportunatamente trattata, non ci aiuta nel trovare una soluzione, lasciandoci solamente sgomenti. E, pertanto, mia intenzione costituire un sistema di raccolta e elaborazione dei dati relativi che consenta, al di là della semplice registrazione degli episodi, uno studio puntuale e utile per la definizione della strategia da porre in essere.
Un percorso che, con i dovuti confronti interni ed esterni, deve essere tracciato secondo le seguenti direttrici:
a) individuare le Direzioni maggiormente colpite dal fenomeno;
b) analizzare, con il coinvolgimento dei Provveditori e dei Direttori, le cause e le possibili soluzioni;
c) varare un programma di addestramento che aiuti il Personale, prioritariamente in ordine di incidenza del fenomeno, a evitare di correre rischi nel corso degli inevitabili contatti professionali con la popolazione detenuta;
d) dotare il Personale delle attrezzature fondamentali per operare in sicurezza quando si deve intervenire per bloccare soggetti che si sono resi responsabili di azioni violente/ magari compiute con strumenti rudimentali atti a offendere (si vuole ricordare che sono ormai prossime all’acquisizione, a conclusione delle relative gare, diverse forniture di materiale/ tra le quali 20.000 guanti antitaglio/ 8.500 caschi antisommossa/ 2.000 sfollagente e 2.000 kit antisommossa). Tali attrezzature/ una volta acquisite/ saranno assegnate/ in maniera calibrata/ a tutti gli Istituti penitenziari;
e) garantire un addestramento all'uso delle dotazioni in parola, direttamente nelle sedi/ il quale dovrà essere accompagnato da un forte investimento sulla Formazione/ che intendiamo realizzare attraverso la previsione di protocolli operativi nella gestione degli eventi critici, che sappiano offrire agli Operatori adeguate coordinate circa il ricorso a tecniche di negoziazione e sull'uso legittimo della forza;
f) monitorare l'applicazione della prossima circolare relativa alla gestione della c.d. media sicurezza, con particolare riguardo al fenomeno in oggetto.
Quanto sopra è, evidentemente, parte di una programmazione degli Istituti che il Dipartimento del! Amministrazione penitenziaria vuole portare avanti, ma che intendevo rappresentare alle Organizzazioni sindacali al fine di aprire una stagione di lavoro congiunto e partecipativo sulla qualità della vita e dell'ambiente lavorativo negli Istituti penitenziari.
A noi tutti, buon lavoro.
 

Il Capo del Dipartimento
Carlo Renoldi