Senato della Repubblica
XIX LEGISLATURA

N. 736

DISEGNO DI LEGGE
d'iniziativa dei senatori STEFANI, POTENTI, ROMEO, BIZZOTTO, CENTINAIO, GARAVAGLIA, BERGESIO, Claudio BORGHI, CANTÙ, MINASI, MURELLI, PIROVANO, PUCCIARELLI, SPELGATTI, TESTOR e TOSATO

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 29 MAGGIO 2023

Modifiche agli articoli 61 e 576 del codice penale in materia di aggravanti per lesioni ai danni di agenti in servizio presso istituti di pena
 

Onorevoli Senatori. – Il costante incremento di fenomeni di comportamento violento all'interno degli istituti penitenziari da parte della popolazione detenuta, spesso indirizzati nei confronti del personale di polizia penitenziaria, costituisce un vulnus per l'intera comunità penitenziaria che richiede un impegno comune e continuo, con maggiore attenzione da parte di tutti gli operatori coinvolti.
Il sistema penitenziario sconta problemi strutturali che derivano da una disattenzione politica che arriva da molto lontano, nonostante alcuni interventi registrati nei recenti anni passati che non dimostrano di aver sortito effetti risolutivi, viste le precarie condizioni di lavoro e di operatività di chi opera sul campo.
È apparso evidente, infatti, come gli interventi posti in essere fino ad oggi, pur essendo particolarmente rigorosi nell'individuazione delle iniziative da adottare, non abbiano ancora prodotto il ridimensionamento delle condotte violente negli istituti.
Il personale è allo stremo, i carichi di lavoro risultano insostenibili, la richiesta di straordinari è giornaliera e le 36 ore settimanali sono un lontano ricordo; tutto ciò a causa della gravissima carenza di organico, che va ad inficiare perfino i diritti soggettivi del personale di polizia penitenziaria che vede da un lato stravolta la programmazione dei turni o al tempo libero da dedicare alla famiglia o ai propri hobby e, dall'altro, è oggetto di continue e spesso brutali aggressioni, sia fisiche che verbali.
Purtroppo, negli ultimi anni, il tema delle aggressioni sul posto di lavoro nei confronti della polizia penitenziaria sembra essere diventato oggetto di retorica comune. A tal proposito, basta ripercorrere le notizie menzionate nella maggior parte dei quotidiani d'informazione.
Le aggressioni contro i poliziotti penitenziari in servizio non possono essere considerate « normali ». Ogni giorno, la realtà complessa delle carceri porta spesso a vivere delle situazioni di estrema drammaticità per chi, indossando la propria uniforme, lavora in prima linea svolgendo il delicato mestiere del poliziotto penitenziario. Il tema delle aggressioni rimane, purtroppo, un triste e costante sfondo che interessa la realtà penitenziaria ove, senza alcuna motivazione, donne e uomini si ritrovano ad essere destinatari di gesti di estrema violenza da parte di persone detenute.
Trovarsi al momento sbagliato e nel posto sbagliato soltanto per ricoprire il turno di servizio, con la triste disavventura di essere colpiti nel corpo e nell'anima da un'aggressione sul posto di lavoro, aggressione che, inevitabilmente, segna e rimane indelebile per tutta la vita.
Lavorare nel Corpo della polizia penitenziaria ha un significato valoroso, con specifici compiti istituzionali a cui si è demandati. Ma tra questi, di certo, non è previsto essere aggrediti gratuitamente da parte di coloro che si trovano in carcere per aver commesso un reato e per scontare una pena definitiva.
Purtroppo, l'aggressione nei confronti di un appartenente al Corpo della polizia penitenziaria non sempre fa notizia, quasi fosse un « rischio del mestiere », ma non è affatto così, non deve e non può essere così! Il carcere è una realtà difficile e di estrema complessità, con un incessante bisogno di persone che ricoprano specifiche figure professionali. Ben vengano le assunzioni nel Corpo della polizia penitenziaria, perché il comparto sicurezza ha la necessità di essere costantemente rafforzato al fine di gestire nel migliore dei modi ogni situazione critica che possa compromettere l'ordine e la sicurezza.
Nel carcere tutto assume un valore diverso, anche quello che nella società civile neanche si nota. In carcere, tutto ha un frastuono più intenso e maggiore risonanza. Vivere il ballatoio di una sezione fa comprendere come la realtà penitenziaria sia così carica di sfumature, che richiedono sempre la massima attenzione.
La violenza gratuita verso la polizia penitenziaria è quanto di più grave possa accadere. I nostri agenti svolgono servizio nelle sezioni detentive completamente disarmati e non è accettabile vedere un agente sopraffatto, che non riesce a sottrarsi ad un evento critico. Inaccettabile ritrovarsi bersaglio di una violenza fisica soltanto perché ci si ritrovava a svolgere il proprio dovere. Dietro ogni divisa c'è sempre una persona in carne ed ossa con la propria identità.
La violenza è sempre sbagliata e non porta a nulla. Ancor più in una realtà detentiva, ove la mission è volta alla rieducazione e al reinserimento della persona detenuta nella società civile, una volta nuovamente in libertà.
Il carcere non è la realtà degli « ultimi », bensì è quella realtà sospesa e parallela dove la polizia penitenziaria e tutti gli operatori che ne fanno parte, svolge compiti di grande rilevo e proprio per tale motivo merita, sempre, la massima tutela nel delicato e difficile compito di tutti i giorni.
Certo, bisognerebbe fermarsi, e chiedersi a questo punto il perché di tutte queste aggressioni nei confronti di chi, di fatto, ogni giorno esce di casa per poter svolgere semplicemente il proprio lavoro, e invece corre il rischio di essere aggredito senza nessun motivo! È importante dover prestare attenzione a queste continue forme di aggressioni, perché se questo accade, vuol dire che è necessario focalizzare il problema e cercare di risolverlo.
In carcere, gli agenti, si recano per svolgere il proprio regolare turno di servizio, non certo per diventare bersaglio di aggressioni per futili motivi.
Pertanto, di fronte alle continue e quotidiane aggressioni che subisce il personale in tutte le carceri d'Italia, con aggressioni sempre più violente da parte di detenuti facinorosi e convinti della propria impunibilità grazie a leggi e provvedimenti amministrativi sempre più lesivi della certezza della pena, tale situazione non può continuare a lasciare indifferente chi ha la guida del Governo e del Paese.
Per tutto quanto espresso, il presente disegno di legge intende dare maggiore tutela alle donne e agli uomini del Corpo della polizia penitenziaria mediante la modifica degli articoli 61 e 576 del codice penale. Con l'articolo 61 (Circostanze aggravanti comuni) si stabilisce che aggravano il reato, quando non ne sono elementi costitutivi o circostanze aggravanti speciali, determinate circostanze elencate nell'articolo. Fra queste il numero 11-octies considera anche l'avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nonché di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, a causa o nell'esercizio di tali professioni o attività. La modifica normativa proposta inserisce anche la condizione che l'azione sia svolta in danno di un agente in servizio presso un istituto di pena.
L'articolo 576 (Circostanze aggravanti dell'omicidio doloso. Ergastolo) del codice penale prevede, fra le circostanze aggravanti, che si applichi la pena dell'ergastolo se l'omicidio doloso è commesso contro un ufficiale o agente di polizia giudiziaria, ovvero un ufficiale o agente di pubblica sicurezza, nell'atto o a causa dell'adempimento delle funzioni o del servizio. La modifica normativa proposta aggiunge, anche qui, l'agente in servizio presso un istituto di pena.
 

DISEGNO DI LEGGE

Art. 1.

1. Al codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 61, primo comma, numero 11-octies, dopo le parole: « funzionali allo svolgimento di dette professioni » sono inserite le seguenti: « , nonché in danno di un agente in servizio presso un istituto di pena »;
b) all'articolo 576, primo comma, numero 5-bis, dopo le parole: « agente di pubblica sicurezza » sono inserite le seguenti: « o un agente in servizio presso un istituto di pena ».


fonte: Senato della Repubblica