SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni


Resoconto stenografico



Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 53, mercoledì 9 giugno 2010



Audizione di rappresentanti della direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro del ministero del lavoro e delle politiche sociali


Presidenza del presidente TOFANI

Interviene, in rappresentanza della Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il dottor Lorenzo Fantini, Dirigente promozione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro – Divisione III, della Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro del Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione di rappresentanti della Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in ordine allo stato di attuazione del Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Comunico altresì che della seduta sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
È oggi con noi il dottor Lorenzo Fantini, dirigente della Promozione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro – Divisione III della Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ringrazio per la sua presenza.
L’audizione in titolo mira a fare il punto sul processo di attuazione della nuova disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, introdotta dalla legge n. 123 del 2007 e dal connesso decreto legislativo n. 81 del 2008 (cosiddetto «Testo unico»), come modificato anche dal recente decreto legislativo n. 106 del 2009. Ricordo che al monitoraggio sull’attuazione di tale disciplina è dedicato un apposito gruppo di lavoro della Commissione, coordinato dalla senatrice Donaggio.
Cedo dunque la parola al dottor Fantini.

FANTINI
Signor Presidente, riferirò dell’attuazione del Testo unico, ossia del decreto legislativo n. 81 del 2008 come modificato ed integrato dal decreto legislativo n. 106 del 2009, per quanto di competenza del Ministero del lavoro. Anzitutto, desidero sottolineare che molti dei provvedimenti di attuazione prevedono il passaggio nella cosiddetta Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro, che è stata ricostituita a dicembre del 2008 con decreto del Ministro; essa ha tenuto circa 12 riunioni approvando il proprio regolamento e costituendo nove gruppi di lavoro.
Lo dico in via preliminare, perché molte delle competenze relative all’attuazione vengono realizzate nell’ambito dei gruppi tecnici della Commissione consultiva, per cui tale Commissione, di cui all’articolo 6 del Testo unico, è un organo fondamentale. Essa ha competenza tripartita, con la presenza delle parti sociali, delle Regioni e dei rappresentanti delle amministrazioni centrali, e si è autorganizzata in nove gruppi di lavoro, ciascuno dei quali realizza attività prodromiche all’attuazione di provvedimenti fondamentali del Testo unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Così, ad esempio, l’argomento di cui all’articolo 27, che prevede la creazione di un sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi e la realizzazione della «patente a punti» nel settore dell’edilizia, è al momento trattato all’interno di uno dei nove gruppi. Lo stesso dicasi per le indicazioni relative allo stress lavoro-correlato, che devono essere elaborate entro il 1º agosto 2010 come prevede il Testo unico e sono oggetto di ampia, articolata ed anche animata discussione nell’ambito appunto del gruppo sullo stress lavoro-correlato. Lo stesso dicasi per la formazione, anch’essa oggetto di discussione nell’ambito di un gruppo ad hoc, e potrei continuare con una serie di altri esempi.
Possiamo quindi affermare che la parte istruttoria viene svolta dai gruppi di lavoro o comitati di cui si è detto. Ci tenevo a dire questo preliminarmente, perché in realtà si tratta dell’attività che svolgo più direttamente per il Ministero del lavoro, attività che interessa una serie di provvedimenti di attuazione che stiamo elaborando con una certa fatica, perché si tratta di operare il necessario confronto, previsto dal Testo unico, con le Regioni e con le parti sociali. Stiamo operando nell’ambito dei comitati, i quali hanno una funzione istruttoria, le cui attività vengono poi portate in Commissione consultiva per l’elaborazione dei relativi provvedimenti.
Accanto ai provvedimenti di natura regolamentare o normativa ve ne sono altri relativi alle azioni promozionali, cioè all’impiego dei pochi fondi – ma d’altronde la scarsità è un problema generale – riservati alla salute e sicurezza sul lavoro. Per quanto riguarda i provvedimenti che definirei legati alle azioni promozionali in materia di salute e sicurezza, quindi ex articolo 11 del Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, sono stati elaborati provvedimenti relativi agli anni 2008 e 2009. Per l’anno 2008 è stato elaborato un provvedimento promosso dal Ministero del lavoro e licenziato in sede di Conferenza Stato-Regioni, che stanzia complessivi 50 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro per attività di comunicazione istituzionale sulla materia della salute e sicurezza, di cui si sta occupando la Direzione generale per l’innovazione tecnologica e la comunicazione, e 30 milioni di euro per una campagna straordinaria di formazione su base regionale. Le Regioni hanno già presentato, salvo qualche eccezione, programmi di formazione ai sensi di questo provvedimento del 2008, e molte di loro hanno già ricevuto i fondi per questa attività di formazione. Di ciò ci occupiamo direttamente come Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro e, come dicevo, i fondi sono già stati trasferiti a quelle Regioni che hanno presentato programmi di formazione coerenti con l’accordo intervenuto in sede di Conferenza Stato- Regioni del 20 novembre 2008.
La legge prevede due procedure diverse a seconda che si faccia una prima applicazione delle disposizioni dell’articolo 11 oppure un’applicazione a regime. Per il 2009 è previsto non più l’accordo nella Conferenza Stato-Regioni, bensì un decreto interministeriale di cui all’articolo 11, comma 2. Il decreto interministeriale relativo alle risorse per il 2009, che ammontano ad oltre 37 milioni di euro, è stato licenziato e regolarmente firmato dai Ministri competenti; anche in questo caso le somme sono regolarmente impegnate ma, per la parte relativa alla formazione, non sono ancora a disposizione delle Regioni, che non hanno ancora presentato i programmi di formazione. Vi è poi un’altra parte del finanziamento, pari a 5 milioni di euro, destinata ad attività relative ai modelli di organizzazione e gestione per le piccole e medie imprese, ed un’ulteriore parte, pari a 14 milioni di euro, dedicata al finanziamento di attività di formazione non tanto su base regionale, quanto sulla base di un accordo sindacale. In proposito, dobbiamo anzitutto incontrare le parti sociali per capire come desiderino impiegare i fondi. L’aspetto fondamentale, dal punto di vista amministrativo, è che le somme sono state regolarmente impegnate e quindi sono disponibili per le finalità di cui al decreto del 2009.
Del decreto del 2010 abbiamo già parlato nelle ultime due riunioni della Commissione consultiva ed abbiamo il seguente accordo sui contenuti: 5 milioni di euro per attività di finanziamento di modelli di organizzazione e gestione per le piccole e medie imprese e 11 milioni di euro per attività relative alla formazione su base regionale. Vorremmo poi assegnare, anzi assegneremo poiché il provvedimento è stato condiviso in Commissione consultiva, un’altra parte del finanziamento alla messa a norma di attrezzature agricole e di lavoro. Abbiamo infatti rilevato – e credo sia questo l’orientamento anche della vostra Commissione, della quale leggo sempre con molta attenzione gli atti, essendo mio obbligo istituzionale conoscerne le attività svolte – che uno dei problemi da affrontare anche da un punto di vista normativo è quello relativo al fatto che attrezzature conformi alla marcatura CE in realtà abbiano una notevole intrinseca pericolosità nel loro utilizzo; essendo attrezzature marcate CE si presuppone la loro conformità alle normative comunitarie, laddove nell’utilizzo risultano molto spesso pericolose. Per queste ragioni abbiamo deciso di dedicare 15 milioni di euro al finanziamento della messa a norma delle attrezzature di lavoro, attraverso l’acquisto di attrezzature coerenti con l’ultima «direttiva macchine», recepita a gennaio di quest’anno; o, meglio ancora, la messa in sicurezza delle attrezzature, in particolare agricole, acquistate prima del 1996 e quindi dell’entrata in vigore della cosiddetta «direttiva macchine», moltissime delle quali sono ancora in circolazione ed intrinsecamente pericolose. Sappiamo infatti che la «direttiva macchine» ha continuato ad ammettere l’utilizzo di attrezzature non coerenti con la marcatura CE a condizione che garantiscano condizioni di sicurezza, cosa che non sempre si verifica. Questo per quanto concerne le attività promozionali.
Desidero poi sottolineare che vi sono state già diverse riunioni con le Regioni e con le parti sociali sugli accordi di formazione, di cui agli articoli 34 e 37 del Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro. Si è giunti ad un testo abbastanza avanzato, sul quale stiamo svolgendo le ultime riflessioni prima dell’invio alla Conferenza Stato-Regioni. Mi riferisco a riflessioni politiche, giacché tecnicamente vi sono pochi punti sui quali discutere, per cui qui mi fermo, perché non è questione che mi riguarda direttamente.
Comunque, come ho detto, si sono svolte diverse riunioni, vi è stato anche un confronto di tipo tecnico in sede di Conferenza Stato-Regioni, e posso dire che i testi sono in fase avanzata di elaborazione. Si tratta in questo caso di attuare l’articolo 34, che individua le caratteristiche della formazione del datore di lavoro che intenda svolgere in proprio il servizio di prevenzione e protezione, e l’articolo 37, che secondo la norma di legge dovrebbe identificare la formazione del solo lavoratore. Al riguardo, d’intesa con le Regioni e quasi tutte le parti sociali, si è ritenuto opportuno che il provvedimento individui invece i contenuti, le modalità e gli orari (in termini di numero di ore) della formazione non solo dei lavoratori, ma anche dei dirigenti e dei preposti, poiché costoro hanno un ruolo fondamentale in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
I provvedimenti di attuazione sono numerosi. In realtà, ripeto ciò che ho detto in apertura, molti di questi si trovano in una fase istruttoria, nella Commissione consultiva. Desidero soffermarmi in particolare sul provvedimento di attuazione dell’articolo 71 sulla verifica delle attrezzature di lavoro, perché ritengo – in base al numero di telefonate che riceviamo giornalmente – che sia di notevole interesse. Stiamo seguendo questo provvedimento d’intesa con il Ministero dello sviluppo economico. Anche in questo caso abbiamo un elaborato tecnico molto avanzato che contiamo di licenziare prima dell’estate. Ci auguriamo di riuscire ad inviare alla Conferenza permanente una serie di provvedimenti che sono in fase avanzata di sviluppo.
Vi ho sottoposto solo una panoramica di quello che stiamo facendo, ma sono a completa disposizione per qualsiasi approfondimento su specifici argomenti. Posso anche fornirvi il calendario delle riunioni dei singoli comitati, se può esservi utile dal punto di vista istruttorio, per sapere quali attività stiamo realizzando come Ministero del lavoro.
Un provvedimento sul quale ritengo opportuno soffermarmi è quello per la creazione e il funzionamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP), a cui il ministro Sacconi tiene molto. Tutti noi riteniamo che questo provvedimento abbia un’importanza fondamentale, perché il SINP è il luogo non fisico su cui transiteranno – si spera presto e in maniera efficace – tutte le informazioni relative agli infortuni sul lavoro.
Non rappresenterebbe una novità, perché tale sistema già esiste ed è gestito dall’INAIL, ma si potrebbero mettere insieme i dati relativi agli infortuni e quelli relativi alle malattie professionali e alle attività che i singoli enti realizzano in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ciò consentirebbe ai singoli enti di avere direttamente a disposizione un patrimonio di conoscenza utile non solo dal punto di vista della prevenzione, ma – per quanto riguarda il Ministero – soprattutto dal punto di vista della vigilanza.
Questo consentirebbe di evitare sovrapposizioni con le attività svolte dalle ASL e quindi di finalizzare meglio l’utilizzo delle risorse per la vigilanza su base territoriale, evitando appunto quelle duplicazioni che più volte sono state segnalate anche da questa Commissione. Riteniamo che questo sarà uno strumento fondamentale, quando entrerà a regime, appunto perché le amministrazioni potranno utilizzarlo affinché la loro attività sia davvero efficace e non vada a sovrapporsi a quella di altri enti.
Abbiamo già trovato l’accordo con l’INAIL, che è il gestore del SINP (tant’è che il trattamento dei dati personali è a carico di tale Istituto), e con gli altri enti che si occupano di salute e sicurezza sul lavoro, come l’ISPESL, di cui però è stata prevista la soppressione nel recente decreto- legge n. 78 del 2010 sulla manovra finanziaria. È stato raggiunto un accordo anche con il Ministero della salute, manca solo il confronto con il Ministero dell’interno e con quello della difesa, che però, dal punto di vista procedurale, interviene in un momento successivo.
Ci siamo confrontati costantemente con il Garante della privacy, perché è evidente che il provvedimento ha un impatto notevolissimo sui dati sensibili personali. Si può dire che il provvedimento è stato scritto d’intesa (sebbene solamente in via istruttoria e non nel corso di incontri formali) con il Garante, quindi abbiamo motivo di ritenere che non ci saranno problemi rilevanti quando il provvedimento sarà esaminato dall’Authority. Se non ricordo male, il testo deve essere esaminato anche dalla Conferenza Stato-Regioni, per cui speriamo di operare l’invio prima dell’estate, poiché riteniamo che si tratti di un provvedimento fondamentale per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Sicuramente avrò tralasciato qualcosa, perché il Testo unico è quanto di più complesso ci sia per i rinvii alla normazione secondaria. Alcuni aspetti, per esempio gli accordi sulla tossicodipendenza e sull’alcoldipendenza, su cui sono in corso tavoli di lavoro, sono gestiti maggiormente dal settore salute dell’ex Ministero del lavoro, salute e politiche sociali (l’attuale Ministero della salute). Mi sono limitato perciò ad una carrellata sugli argomenti che rientrano più specificamente nella responsabilità del Ministero del lavoro, anche se sono informato su tutto ciò che sta accadendo.
Ovviamente, su alcune informazioni ho maggiore contezza, altre le conosco per relationem, perché mi vengono riferite dai colleghi dei Ministeri dello sviluppo economico e della salute. Tuttavia, posso affermare che la parte più corposa dei provvedimenti di attuazione del Testo unico viene seguita dal Ministero del lavoro, in particolare dai miei uffici.
Questo è il quadro generale di riferimento. Sono ovviamente a disposizione per qualsiasi specifica domanda intenderete porre su quanto ho appena detto e anche su quanto non ho detto, non perché non abbia voluto affrontare alcune questioni, ma perché è impossibile esaminare dettagliatamente tutte le disposizioni, a causa della vastità e della complessità del Testo unico.

PRESIDENTE
La ringrazio, dottor Fantini.
Da quanto ha detto, emerge chiaramente che state lavorando con un impegno notevole, tuttavia ci troviamo ancora in una fase di elaborazione dei testi. Questo, a mio avviso, è un problema, perché a due anni di distanza dall’approvazione del decreto legislativo n. 81, di fatto, non sono state ancora concluse le procedure necessarie per il raggiungimento degli obiettivi prefissati nel Testo unico. La Commissione soffre di questa situazione, pur riconoscendo che non vi sono volontà dilatorie, ma che indubbiamente si tratta di processi complessi, per il confronto con i vari soggetti istituzionali, in particolare con la Conferenza Stato-Regioni con riferimento alle attività delegate a queste ultime per i progetti di loro competenza.
La informo che la prossima settimana ascolteremo il suo omologo del Ministero della salute, in modo da poter mettere insieme tutti i dati che ci avrete fornito. In base a tali elementi e alle nostre riflessioni, che svolgeremo nella Commissione ma anche nel competente gruppo di lavoro, di cui è coordinatrice la senatrice Donaggio, speriamo di ipotizzare percorsi non dico abbreviati, ma che comincino a produrre degli effetti, dal momento che per molti aspetti, se è vero che è stato emanato un Testo unico è anche vero che nella sostanza è rimasto solo un titolo.
Da questo punto di vista, chiediamo una maggiore collaborazione, al fine di accelerare questi processi (se necessario, parleremo anche con il Ministro), diversamente ci si «incarta» (perdonatemi l’espressione, che non è molto qualificata, ma è sicuramente rappresentativa) e la situazione rimane bloccata.
State svolgendo un notevole lavoro di approfondimento, con grande impegno, e di questo vi ringraziamo, ma non se ne vedono gli effetti concreti.
La pregherei pertanto di fare alcune riflessioni, eventualmente anche in un documento che potrà inviarci successivamente, per capire in quale modo sia possibile snellire le procedure ed abbreviare i tempi. Vorremmo proporre al Governo, in particolare al Ministro del lavoro, e anche alla stessa rappresentanza della Conferenza Stato-Regioni, un incontro, al fine di comprendere in che modo si possa favorire una accelerazione.
Non dico che si debba immediatamente far entrare a pieno regime i provvedimenti di attuazione, perché – come lei giustamente ricordava – le procedure sono molto complesse però, a più di due anni dall’emanazione del decreto legislativo n. 81, è indispensabile passare alla fase operativa.
Vorremmo pertanto collaborare con i soggetti che devono elaborare i provvedimenti attuativi, a partire dal Ministero del lavoro, per quel che riguarda le sue competenze, al fine di accelerare questo processo.

DONAGGIO (PD)
Signor Presidente, ringrazio il dottor Fantini per quanto ci ha voluto dire. Come lei ha evidenziato, mi pare si stia confermando il timore che avevamo, e cioè che il combinato disposto della rivisitazione di alcune parti importanti della normativa già definita e dell’allontanamento, attraverso i vari decreti «mille proroghe», dell’entrata in vigore di alcune disposizioni, prolungasse la fase di ripensamento della normativa.
Ciò non consente di disporre di una normativa efficace per incidere sulla situazione qual è, e quale è destinata a rimanere per gli avvenimenti cui assistiamo giornalmente. Mi riferisco non solo al numero delle morti sul lavoro, ma anche agli infortuni, agli infortuni gravi e alle malattie professionali.
Mi preoccupa l’accento che il dottor Fantini ha messo sulla questione del rapporto con le Regioni, perché si è discusso a lungo se questa potesse essere o meno una materia delegata, cioè federale, ed il Parlamento italiano ha deciso che non fosse materia delegabile: deve cioè che rimanere sotto la stretta responsabilità e unicità dello Stato nazionale, che delega la definizione di alcune norme attuative, ma non dei profili di sicurezza. Sarebbe infatti gravissimo che avessimo 22 sistemi di sicurezza diversi, tante sono le Regioni italiane con le Province autonome. L’insistenza del dottor Fantini sul rapporto con queste ultime fa invece trasparire che siamo ritornati ad una preoccupazione che pensavamo di aver superato con la definizione del Testo unico quale normativa che ha valore per l’intero territorio nazionale. Infatti, non può che essere così. Sarebbe quindi utile sapere come si procede in sede di la Conferenza Stato-Regioni.
Quel che il dottor Fantini ha fatto, come egli stesso ha premesso, è stata una ricognizione, di cui lo ringrazio nuovamente, perché comunque ci ha dato un’idea dei vari temi che si stanno affrontando. Tuttavia, almeno per la parte attuativa, lo pregherei di mettere a disposizione della Commissione, se possibile, una relazione che riassuma quanto ha detto, in modo da poter proporre ai colleghi ed anche al Presidente una successiva fase di approfondimento, ad esempio, in relazione all’INAIL o al Garante per la privacy (che forse domani sarà audito in 8ª Commissione per quanto concerne altri aspetti). Con riferimento in particolare a quest’ultimo, sarebbe utile capire a che livello interviene perché quando non si vogliono dare informazioni che sono dovute ci si nasconde dietro la privacy.
Vorremmo allora capire fin dove arriva la privacy rispetto alla restituzione dei dati. A noi non interessa il nome e il cognome della persona che si è infortunata (peraltro, il nome di chi muore è pubblicato sui giornali e, almeno fino a che non impediranno che si pubblichi sui giornali anche il nome di coloro che muoiono sul lavoro, manterremo questo livello di informazione nel nostro Paese), a noi interessa la restituzione di alcuni dati e conoscenze. In proposito si tratta di capire quale sia il giusto equilibrio, ad esempio per i Ministeri della salute o dello sviluppo economico.
Sarebbe altresì utile capire se le risorse che erano state inizialmente pensate per sostenere l’attuazione e la messa a regime di questo provvedimento sono diminuite o sono aumentate e se sono state assegnate, perché è importante che la fase dell’attuazione venga accompagnata con le risorse necessarie.
Mentre discutiamo il mondo va avanti e la manovra economica di cui a breve ci occuperemo interviene su alcuni enti che interessano il settore della sicurezza, quali l’IPSEMA e l’ISPESL di cui è prevista la soppressione e le cui funzioni vengono attribuite all’INAIL. Sul terreno della sicurezza occorre capire se siamo di fronte ad una riorganizzazione che sia di potenziamento rispetto a questi progetti ovvero ad una momentanea manovra di contenimento e di risparmio, che quindi prefigura solo un riassetto di natura organizzativa senza che questo incida sulle capacità di intervento.
Da ultimo, vorrei sapere se il livello dei controlli e delle ispezioni è aumentato o diminuito, se queste si sono indirizzate in maniera più puntuale e precisa verso determinati settori, se sono aumentati o diminuiti gli ispettori che devono svolgere questa funzione e quale sia il livello di coordinamento tra i vari livelli ispettivi che il Testo unico prevedeva dovessero essere messi in campo ai fini della prevenzione e soprattutto della verifica dell’attuazione degli impegni sul territorio.
Ci aiuterebbe avere un quadro maggiormente definito in ordine all’evoluzione della normativa dal momento che, come ho detto e come ha evidenziato anche il Presidente, a causa dello slittamento dell’entrata in vigore di alcune norme e della rivisitazione di intere parti del Testo unico siamo ancora alla fase di partenza. Vorremmo quindi capire quale sia il giusto approccio per sostenere questa evoluzione con un’azione parlamentare.

DE LUCA (PD)
Ringrazio il dottor Fantini per la presenza e per quanto ci ha detto. Vorrei osservare che una cosa sono i tagli, altra cosa è ridurre l’innovazione e la ricerca in questo settore. È infatti inutile che stanziamo risorse per la comunicazione e la formazione se poi chi fa ricerca e prevenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non solo vede ridursi le risorse, il che potrebbe essere in questo momento comprensibile, ma viene tout court tolto di mezzo: mi riferisco in particolare all’ISPESL.
Vorrei rivolgere al dottor Fantini una sollecitazione, indirizzata al Ministro e al Governo, rispetto ad una risoluzione che l’Assemblea del Senato ha votato all’unanimità il 21 ottobre scorso, su proposta di questa Commissione. In quella data l’Assemblea discusse la relazione del presidente Tofani; si evidenziarono molti aspetti positivi ed una grande solidarietà, a parte qualche modesta distinzione tra maggioranza e opposizione, e si votò un atto di indirizzo al Governo, che questo accolse, per intervenire sulle autorità di Bruxelles relativamente all’utilizzo del criterio del massimo ribasso nell’aggiudicazione degli appalti, meccanismo tragicamente connesso con il maggior numero di morti e di infortuni nelle zone ad alto rischio di criminalità organizzata. Tutto ciò nel tentativo di avere una risposta, sapendo che è materia ad indirizzo europeo, per ridurre il fenomeno per cui le imprese riversano il risparmio conseguito dall’appaltante sui costi del settore della sicurezza. Poiché al riguardo vi fu un voto unanime dell’intera Assemblea del Senato, senza distinzione alcuna tra maggioranza e opposizione, e poiché il Governo accolse l’atto di indirizzo, vorrei capire, dal momento che siamo a giugno, se il Governo si è attivato per avere una risposta da Bruxelles o se quell’impegno è restato lettera morta, come tante proposte, ordini del giorno e mozioni che lasciano il tempo che trovano. Credo infatti che questo sia uno dei punti maggiormente incisivi posto che circa il 50 per cento delle morti sul lavoro si registrano nel settore dell’edilizia.
La collega Donaggio ha fatto riferimento al decreto legislativo n. 81 del 2008. Riserveremo la valutazione di tale aspetto ai gruppi di lavoro tematici competenti per materia, che stanno lavorando positivamente. Tuttavia, è necessario che venga data qualche risposta alle deliberazioni dell’Aula.
Condivido l’osservazione del presidente Tofani sui ritardi: è necessario disporre di un quadro di riferimento, in modo da poter dare il nostro contributo e accelerare l’attuazione del Testo unico, che non riesce a decollare nonostante le discussioni che facciamo in questa Commissione e nel Paese.

DE ANGELIS (PdL)
La ringrazio, dottor Fantini, per la relazione e per l’impegno che sta mettendo nella stesura dei provvedimenti attuativi.
Sono completamente d’accordo con le dichiarazioni dei colleghi che mi hanno preceduto, soprattutto circa la necessità che su tutto il territorio nazionale vi sia un’unica normativa in tema di sicurezza sul lavoro e che questa non sia confusa con altri provvedimenti riguardanti il federalismo.
Ripeto, è indispensabile che la normativa che riguarda la sicurezza sul lavoro sia la stessa per tutte le Regioni, non possono esserci differenziazioni in questo settore.
Lei ha detto che è molto attento ai lavori della nostra Commissione.
Abbiamo lavorato alacremente, abbiamo fatto riunioni e missioni, abbiamo svolto molte audizioni, praticamente su tutti i settori a cui si rivolge questo provvedimento. Ad esempio, lei ha accennato alla questione delle macchine agricole e delle macchine da lavoro in generale. Vorrei sapere se, all’interno del provvedimento che è in corso di elaborazione, state ragionando anche su altre tematiche che abbiamo sollevato nel corso dei nostri lavori. Mi riferisco al settore dell’edilizia, ma anche ai comparti del pubblico impiego e della scuola. Le chiedo quindi se dai nostri lavori ha preso spunti per affrontare le tante tematiche di cui ci siamo occupati.
Infine, dato che lei ha dato la sua più ampia disponibilità a tale riguardo, vorremo che ci rendesse partecipi del lavoro che sta svolgendo, trasmettendoci il calendario delle vostre riunioni e l’elenco degli argomenti che man mano discuterete. Vorremmo essere più informati, per quanto è possibile, per dare un senso al nostro lavoro, per offrire il nostro contributo e partecipare in maniera più attiva all’elaborazione di un provvedimento che – ce ne rendiamo conto sempre più – è indispensabile e quindi deve essere emanato nel più breve tempo possibile.

NEROZZI (PD)
Riprendendo un’osservazione del senatore De Luca, vorrei rivolgerle una domanda che in realtà dovrà essere posta al Ministro.
Il quesito, formulato in modo brutale, è il seguente: è possibile che la crisi economica e la prospettata deregulation per la piccola e media impresa portino ad un arretramento dell’applicazione del decreto legislativo n. 81?
L’impressione è che le parole siano molte, ma i fatti non siano poi tanti. Ci sono anche disposizioni in controtendenza, come quella contenuta nella manovra economica di cui ci occuperemo a breve, che rallenta l’applicazione della normativa sulla sicurezza del lavoro nel pubblico impiego.
È vero che si riferisce solo a questo settore, che fortunatamente ha un tasso di mortalità molto basso, però il fatto è comunque significativo.
Anche in considerazione della probabile modifica dell’articolo 41 della Costituzione per introdurre una deregulation a favore di piccole e medie imprese, sarebbe utile capire – ma lo domando a lei in forma retorica – se i ritardi che stiamo registrando non implichino una volontà politica di insabbiare l’attuazione del decreto legislativo n. 81, almeno per una parte consistente delle imprese.

PRESIDENTE
Considerato che abbiamo pochi minuti a disposizione, poiché alle ore 15 si riunisce l’Assemblea, credo dovremo valutare l’opportunità di rinviare il seguito dell’audizione ad altra data.

FANTINI
Come lei vuole, Presidente. Se è d’accordo, posso intanto fornire qualche breve risposta. Vorrei inoltre avanzare una proposta operativa: potrei predisporre periodicamente un rapporto sullo stato di attuazione delle disposizioni vigenti, per venire incontro alle vostre esigenze.
Potrei inviarvi la stessa relazione che preparo periodicamente per il Ministro.
In tal modo, come è stato detto in vari interventi, potreste essere costantemente informati sull’avanzamento dei nostri lavori. Potrei anche sottolineare le criticità, che mi sembra vogliate evidenziare, se ritenete che ciò vi possa essere utile.
Come ho detto, vorrei iniziare a rispondere brevemente ai quesiti posti. Preciso innanzitutto che in questo momento ho esattamente il vostro stesso interesse, cioè andare avanti sui provvedimenti attuativi. Rispondo ad una delle ultime sollecitazioni. Non posso sapere, ovviamente, se esiste un problema politico. Posso però dire che sono talmente coinvolto da questa attività, che ho inserito l’attuazione del Testo unico tra i miei obiettivi personali, tra le mie performance. È una battuta per dire che la nostra struttura – che non è così sovradimensionata, tutt’altro – sta lavorando con grande impegno.
Mi permetto di esprimere la mia personale opinione su questo ritardo, specificando che la mia non vuole essere una critica (del resto ho partecipato alla stesura del provvedimento fin dall’inizio). Probabilmente il ritardo è dovuto anche alla scelta di una tecnica legislativa che rinvia ad una normazione secondaria e che prevede il coinvolgimento di più soggetti.
Come diceva la senatrice Donaggio, la mediazione tra la normazione dello Stato e quella delle Regioni, in fase attuativa, porta inevitabilmente ad un ritardo nell’elaborazione dei provvedimenti attuativi. Se dobbiamo sentire le parti sociali e le Regioni dobbiamo farlo seriamente e i tempi non possono essere così rapidi.
Con riferimento alla vostra preoccupazione che ci sia un’uniformità di tutela, sono talmente d’accordo che avevo proposto di cambiare l’articolo 1 del decreto legislativo n. 81, la cui formulazione, a mio avviso, doveva essere diversa. Avrei voluto, infatti, che la norma prevedesse che la materia della salute e sicurezza fa parte dell’ordinamento civile dello Stato e quindi non è suscettibile di deroga alcuna da parte delle Regioni. Tuttavia, la norma è stata scritta in modo diverso e credo proprio che ciò causerà qualche problema in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con riferimento alla devolution. Possiamo fare poco per evitarlo, perché se è vero che nell’articolo 1, comma 1, del decreto legislativo n. 81 si parla di livelli essenziali delle prestazioni, è anche vero che è stata inserita una clausola di cedevolezza. Peraltro, devo riconoscere che le Regioni hanno finora avuto un atteggiamento molto responsabile, poiché esse stesse si rendono conto che una normativa differenziata sul territorio nazionale rappresenterebbe un problema per tutti. Tuttavia, dal punto di vista giuridico, se una Regione volesse emanare una normativa in deroga alle previsioni del Testo unico potrebbe farlo, a meno che non vada ad incidere sui livelli essenziali delle prestazioni. Mi sento di dirlo in quanto giurista, non avendo condiviso la scelta del decreto legislativo n. 81 del 2008, confermata dal decreto legislativo n. 106 del 2009.
È stata posta una domanda specifica sulle risorse. Quelle per il 2008 sono state tutte impegnate e in larga parte distribuite alle Regioni (in proposito, se vorrete, stenderò un rapporto più specifico); anche le risorse per il 2009 sono state tutte impegnate e, come sapete, questo vuol dire che non le perdiamo ed è già una grande cosa, però dobbiamo aspettare i provvedimenti di attuazione del decreto del 2009; per il 2010 il decreto non è stato ancora vagliato dalla Conferenza Stato-Regioni e quindi, inevitabilmente, non possiamo impegnare le somme.
Sui controlli non posso dire alcunché, perché si occupa di questo la Direzione generale per l’attività ispettiva. Se vorrete, mi metterò in contatto con quella Direzione e predisporrò una relazione in cui segnaleremo i dati relativi alle ispezioni e come si intende realizzare il coordinamento con le ASL, che poi è l’aspetto più problematico.
Quello del massimo ribasso è un problema enorme, di cui non mi sto occupando direttamente. So che in proposito esiste una questione di coordinamento tra la disciplina degli appalti pubblici e quella degli appalti privati (e credo che questo sia il senso della vostra sollecitazione), ma non posso dirvi alcunché di specifico posto che si tratterebbe inevitabilmente di informazioni non approfondite. Tendenzialmente, sono comunque pienamente d’accordo con quanto avete richiesto.
Circa le altre tematiche, ricordo di essere già venuto in questa sede con il ministro Sacconi e che fu posto dal senatore De Angelis il problema della sicurezza nelle scuole, che è un problema che conosciamo tutti.
Siamo in stretto collegamento con il Ministero della pubblica istruzione; anzi, è in fase di arrivo un Protocollo tra Ministero del lavoro, Ministero della salute e Ministero della pubblica istruzione per dare piena attuazione all’articolo 11, comma 2, che prevede l’inserimento della salute e sicurezza nei programmi scolastici. Inoltre, come Ministero del lavoro trasferiremo 5 milioni di euro per l’anno 2009 e altri 5 milioni per l’anno 2010 – e mi rendo conto che sono pochissimi – per la promozione dell’inserimento di programmi sperimentali nelle scuole, come peraltro previsto dall’articolo 11, comma 4 e comma 2 per quanto riguarda le risorse. Chiaramente, non possiamo parlare di queste somme; in realtà il problema è quello della messa in sicurezza degli edifici scolastici e i 5 milioni di euro non servono a questo bensì per l’attività di sensibilizzazione dei futuri lavoratori e in tal senso stiamo cercando di fare qualcosa. Comunque, il coordinamento con il Ministero della pubblica istruzione è attivato.
Quanto all’arretramento, ognuno la vede a modo suo, è un problema politico. Personalmente, lo escluderei da un punto di vista giuridico: oltre un certo limite non possiamo arretrare, poiché tutta la normativa di riferimento è coperta da direttive comunitarie. Escludo quindi un arretramento: come pubblica amministrazione non potremmo mai avallare l’idea di una modifica delle norme che vada contro le direttive comunitarie. So che in sede parlamentare è stata eccepita la presunta non conformità del decreto legislativo n. 106 del 2009 rispetto alle previsioni delle direttive comunitarie; ho letto punto per punto le osservazioni svolte e mi permetto di dire che non ne condivido neanche una. La mia personale opinione di giurista è che il decreto legislativo n. 106 non va tanto ad incidere sui livelli di tutela previsti dal decreto legislativo n. 81, quanto unicamente a specificare aspetti che non incidono sui livelli essenziali delle prestazioni indispensabili.
La norma sullo stress lavoro-correlato è stata oggetto di ampia discussione con il Ministero del lavoro. Non ero d’accordo sul fatto che tale norma venisse prorogata di sei mesi per la sola pubblica amministrazione, ma sono d’accordo sulla proroga perché la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato crea una serie di notevoli problemi metodologici e al momento non c’è uniformità metodologica per la valutazione. In merito a questo provvedimento personalmente, insieme al Capo di Gabinetto e all’Ufficio legislativo, ho proposto una proroga di sei mesi sia per il settore pubblico che per il settore privato, laddove è stata poi approvata una proroga di sei mesi per il solo settore pubblico, cosa che non condivido.
Peraltro, probabilmente non si sarebbe neppure dovuto prorogare. Si discute molto di stress lavoro-correlato, ma mi permetto di dire che, a mio modo di vedere, probabilmente non è un aspetto centrale del problema della salute e sicurezza sul lavoro.
Mi fermo qui, anche in considerazione del tempo a disposizione della Commissione, e mi riservo di scrivere periodicamente un rapporto sullo stato di attuazione dei provvedimenti attuativi e delle riunioni che svolgiamo.
Resto comunque a disposizione, se vorrete informazioni specifiche su singoli argomenti. Ringrazio molto per l’opportunità che mi avete dato di essere audito in questa sede.

PRESIDENTE
Siamo noi che la ringraziamo, dottor Fantini, per la sua disponibilità, oltre che per i dati forniti, auspicando una maggiore collaborazione, non solo attraverso documentazione cartacea, che è molto importante, ma anche attraverso un confronto diretto. Sarà cura del gruppo di lavoro ad hoc attivare interlocuzioni dirette in riferimento alle attività in progress che lei cortesemente vorrà comunicarci. Cercheremo di studiare insieme e di capire, là dove lei ritenesse necessario un intervento (parlo da giurista), per superare eventuali ostacoli, dal momento che è necessario fare squadra su un obiettivo che credo sia comune a tutti, compreso il Ministro stesso che, per quanto riguarda la finanziaria, ha già preso posizione su due passaggi che riguardano il pubblico impiego. Ci auguriamo che questa vicenda, nel percorso parlamentare, si possa chiarire.
Dichiaro conclusa l’audizione odierna.

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Fonte: Senato della Repubblica