Categoria: Commissione parlamentare "morti bianche"
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SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni


Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 18, martedì 24 febbraio 2009

Audizione dei rappresentanti del consiglio d’indirizzo e vigilanza dell’INAIL

Presidenza del presidente TOFANI

Interviene il dottor Francesco Lotito, Presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INAIL, accompagnato dal dottor Michele Enrico Viviano e dalla dottoressa Giuliana Ledovi.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione dei rappresentanti del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INAIL.
Comunico che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della presente seduta e che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, sarà altresì attivato l’impianto audiovisivo a circuito interno.
Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
È presente il Presidente del Comitato d’indirizzo e di vigilanza (CIV) dell’INAIL (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), dottor Francesco Lotito, che ringrazio e saluto a nome della Commissione, unitamente ai suoi collaboratori. Siamo particolarmente lieti, essendo il Comitato di nuovo insediamento, di potervi ascoltare, su temi che in qualche modo riguardano l’attività dell’INAIL in riferimento alle vostre competenze e a quelli che possono essere i vostri orientamenti circa il fenomeno oggetto della nostra indagine e che stiamo cercando di contrastare.
Tengo a precisare, tuttavia, che ciò che conta non è solo l’incontro con i membri di questa Commissione ma altresì quanto rimane agli atti, che ci permetterà di studiare ed approfondire la questione, chiedendo ulteriori indicazioni qualora ciò appaia necessario.
Senza ulteriore indugio, do la parola al dottor Lotito per una esposizione introduttiva.

LOTITO
Signor Presidente, onorevoli senatori, l’odierna convocazione segnala l’attenzione e la sensibilità politica ed istituzionale della Commissione d’inchiesta verso il ruolo che le parti sociali svolgono all’interno degli enti previdenziali; di questo, signor Presidente, la ringrazio vivamente, confermandole fin d’ora la piena disponibilità del Comitato a concorrere – con i suoi mezzi naturalmente – al perseguimento degli obiettivi per i quali la Commissione che ella presiede è stata predisposta.
Giova ricordare che la quarta consiliatura del CIV dell’INAIL è iniziata il 10 febbraio ultimo scorso – dunque quattordici giorni fa – a circa sei mesi di distanza dalla scadenza della precedente consiliatura, dopo una lunga apnea istituzionale che ha arrecato una ruvida abrasione al ruolo delle parti sociali all’interno degli enti previdenziali e, nel contempo, allo stesso principio di legittimità rappresentativa, nel momento in cui un decreto del Ministro del lavoro ha attribuito con poteri commissariali le competenze di indirizzo e vigilanza allo stesso commissario che già deteneva quelle legate alle sue funzioni gestionali. Gestione ed indirizzo sono così confluiti nella stessa figura. Si tratta di un provvedimento certo motivato con la necessità di procedere rapidamente – entro il 31 dicembre per essere esatti – all’approvazione dei documenti di bilancio, ma che ha dato vita ad una discontinuità inedita, configurandosi come un precedente che non può non offrire alle parti sociali che l’hanno subìto materia per un’attenta riflessione e per una ripresa dell’iniziativa politica sulle tematiche di una oramai più che necessaria riforma del sistema di governance degli enti previdenziali. Del resto, le basi per questa ripresa dell’iniziativa già ci sono e sono quelle descritte dall’avviso comune sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e Confindustria nel giugno dell’anno scorso.
Il richiamo ai temi della riforma è tutt’altro che accademico. In realtà esso allude direttamente all’impellenza di un processo di riordino e di razionalizzazione dell’assetto degli enti, dal quale è atteso – lo voglio ricordare – un risparmio di 3,5 miliardi di euro entro il decennio che è cominciato con il 1º gennaio 2008 e senza il quale i lavoratori si troverebbero a pagare il costo del mancato risparmio con un aumento del prelievo contributivo a loro carico.
Nessuno può pensare ad una eventualità di questo genere. Per tale motivo il CIV intende fare delle politiche di razionalizzazione e di riorganizzazione – a partire dalla realizzazione delle sinergie tra gli enti – uno degli elementi caratterizzanti delle linee strategiche di mandato che si accinge a varare e di cui spera di tornare a discutere con questa Commissione.
Del resto, è lo stesso Testo unico sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro (decreto legislativo n. 81 del 2008) che sospinge fortemente verso la valorizzazione delle azioni di sistema da parte dell’apparato pubblico nel suo insieme, sollecitando la costruzione di una vera e propria rete che connetta le azioni dei soggetti che vi partecipano sia a livello nazionale che territoriale. Ciò vale in particolare per un istituto come l’INAIL, la cui azione interseca quella di ben altri 11 enti che hanno competenza in materia.
L’INAIL è e deve essere confermato nel ruolo di struttura portante del sistema di welfare del nostro Paese, all’interno – lo ripeto – di un indispensabile processo di riordino dell’assetto ordinamentale degli enti che ne persegua la razionalizzazione. Per questo è indispensabile che l’autonomia gestionale che viene riconosciuta dalla legge n. 88 del 1989 sia ribadita e rafforzata. Faccio riferimento, in particolare, all’autonomia patrimoniale e finanziaria dell’INAIL. L’Istituto gestisce capitale finanziario raccolto a scopo assicurativo. Le leggi ed il mercato dicono che il primo dovere di chi gestisce risorse finanziarie di questa natura è quello di provvedere alla protezione del loro valore, nell’interesse dei suoi assicurati. L’INAIL deve essere messo in condizione di farlo, modificando e migliorando i rapporti con la Tesoreria dello Stato, nonché rafforzando le sue competenze e le sue dotazioni in materia di investimento, in modo tale da poter destinare risorse adeguate e crescenti alle politiche di prevenzione.
Anche di questo il CIV intende occuparsi nelle sue linee di indirizzo, in modo da poter offrire un valido punto di riferimento al commissario Presidente dell’INAIL per le competenze gestionali nella fase di elaborazione, implementazione e attuazione dei piani industriali. Il presidente Sartori è stato già ascoltato da questa Commissione e ad essa ha fornito nel modo più esauriente i dati sull’andamento del fenomeno infortunistico, riferendo in particolare quelli relativi al periodo 2001-2008. Sono dati importanti, che testimoniano l’elevata professionalità e l’impegno sociale con cui l’Istituto presidia l’espletamento della sua missione strategica. Il compito che il CIV si prefigge è di mettere al centro delle sue linee di indirizzo il tema della prevenzione, come punto cardine delle scelte strategiche dell’Istituto, ferma restando naturalmente la massima attenzione verso gli aspetti della tutela assicurativa, della cura, della riabilitazione e del reinserimento. Un’efficace azione di contrasto del rischio infortunistico impone di agire su tre fattori: l’organizzazione del lavoro, le tecnologie, la formazione e l’informazione. In ordine ai primi due fattori, l’INAIL deve proporsi come soggetto di prossimità consulenziale nei confronti dell’impresa, strutturando il suo patrimonio di esperienza e coordinando le competenze scientifiche e professionali possedute da altri enti che interagiscono con l’Istituto.

PRESIDENTE
Dottor Lotito, le dispiacerebbe approfondire questo concetto, che mi sembra molto importante?

LOTITO
L’organizzazione del lavoro, come ho cercato di dire, rappresenta un elemento davvero fondamentale. In questo senso l’INAIL può e deve svolgere una funzione di supporto e di sostegno, di fornitura di esperienza e di ricerca per le imprese, affinché esse migliorino i propri assetti organizzativi ed approfondiscano gli aspetti relativi all’ergonomia, cioè alla posizione lavorativa. In questo modo l’Istituto potrà concorrere al miglioramento della capacità di tutela e di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche attraverso la sua esperienza, che può coordinare, ad esempio, con quella di un ente di ricerca come l’ISPESL (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro). Ho fatto riferimento all’ISPESL, ma penso anche alla possibilità di operare con le strutture regionali dell’INPS e le Regioni stesse, in vista di un intervento congiunto, volto a valutare la situazione prevenzionale dei territori.
Per quanto riguarda il fattore formazione-informazione l’INAIL sicuramente può e deve fare molto. Se è vero, infatti, che la maggior parte degli infortuni viene attribuita alle condotte soggettive inadeguate del datore di lavoro e del lavoratore, non vi è dubbio che la formazione e l’informazione debbano essere somministrate in dosi massicce, come risorsa strategica in funzione preventiva. Questo impegno deve valere, in particolare, nei confronti dell’area della piccola e media industria ed in un settore ad elevata dispersione aziendale e ad elevato tasso di rischiosità come quello dell’agricoltura. Occorrerà per questo chiedere un forte contributo – e il CIV lo farà – alle strutture della bilateralità, quale espressione consapevole e condivisa tra le parti sociali dei fabbisogni formativi dei lavoratori e delle imprese, in materia di salute e sicurezza.
Ciò detto, vorrei soffermarmi ancora per un attimo sulle problematiche dei settori ad alta rischiosità, per insistere sulla necessità di farne dei veri e propri focus nell’azione di contrasto e di prevenzione. Le ragioni sono nella nuda brutalità dei numeri riferiti ai settori maggiormente esposti; ne richiamo qui alcuni – pochi, ma significativi – relativi al 2007: nel settore dell’industria metallurgica si sono registrati 58.825 infortuni, con 79 casi mortali; nel settore dei materiali per l’edilizia gli infortuni sono stati invece 14.492, con 23 casi mortali; per l’industria del legno si parla di 9.566 infortuni, con 13 casi mortali; nell’industria delle costruzioni si sono verificati 101.898 infortuni, con 275 casi mortali; nei trasporti gli infortuni sono stati pari a 70.403, con 153 i casi mortali. Ultimo, ma non certo per gravità, il settore dell’agricoltura, con 57.206 infortuni e 105 casi mortali.

PRESIDENTE
Le chiedo nuovamente scusa per l’interruzione, dottor Lotito, ma le saremmo grati se, accanto ai dati riferiti ai sinistri, potesse indicare anche il numero degli addetti di ciascun settore, altrimenti diventa difficile fare una valutazione.

LOTITO
Ha ragione, Presidente. Al fine, dunque, di dare maggiore significato ai dati che ho appena indicato, aggiungo il riferimento all’indice di frequenza degli incidenti. Ricordo infatti che l’INAIL calcola un indice di frequenza degli infortuni proprio in rapporto al numero degli addetti, ovviamente iscritti nelle proprie liste. In particolare, l’indice di frequenza, misurato per 1.000 addetti, nella metallurgia è pari al 55,92; nel settore dei materiali per l’edilizia è del 53,27. Noterete che i dati sono decrescenti e che, in qualche modo, sembrerebbero in contrasto con i numeri assoluti che ho indicato prima; in verità essi tengono conto del numero degli occupati, cioè degli esposti.
Nell’industria del legno, dove il numero degli infortuni tutto sommato è basso (9.566, ma anche gli addetti sono pochi), l’indice di frequenza degli incidenti rimane comunque alto, cioè il 51,78. Nel settore delle costruzioni, invece, dove il numero degli infortuni è elevatissimo – così come quello dei casi mortali – l’indice di frequenza è di poco più basso, pari a 49,09. Lo stesso ragionamento vale per il settore dei trasporti, dove l’indice è pari a 39,35. Ho cercato in questo modo di dare un quadro coerente con l’osservazione da lei sollevata, signor Presidente.
Come dicevo, dunque, è evidente che le linee di indirizzo che il CIV predisporrà in materia di contrasto e prevenzione dovranno avere anche una forte matrice settoriale, sulla quale ci riserviamo naturalmente di produrre un ragionamento ed una prospettiva di lavoro più argomentati.
Un altro aspetto che interagisce con le problematiche relative ai fattori ad alta rischiosità è la condizione di esposizione al rischio dei lavoratori immigrati. Le caratteristiche di lingua, cultura, consuetudini, soprattutto nella prima fase di ambientamento e di impiego, ne fanno soggetti particolarmente esposti in termini di bassa qualificazione, elevata rischiosità, disponibilità ad accettare mansioni pesanti e pericolose. Si tratta dunque di mettere in campo azioni che perseguano una vera integrazione, operando, per quanto riguarda queste tematiche, sul versante appunto della salute e della sicurezza sul lavoro.
Se il trend storico degli infortuni negli ultimi sei anni è fortunatamente di segno positivo, lo stesso non si può dire per l’andamento delle malattie professionali, le cui denunce nel 2007 hanno avuto un sobbalzo negativo, registrando un incremento del 7 per cento rispetto all’anno precedente.
È un segnale allarmante, che va colto in tutta la sua portata e che impegnerà il CIV nella ricerca di un forte rapporto con le professionalità e con i medici direttamente competenti nella filiera patologia-manifestazione- denuncia.
Prevenzione, promozione, consulenza, ma anche azione di contrasto nei confronti dei comportamenti elusivi delle leggi e delle norme; non v’è dubbio, inoltre, che l’azione di contrasto va sviluppata anche dal versante delle azioni interdittive e qui faccio riferimento alle funzioni propriamente ispettive e di vigilanza, come è del tutto evidente. Su questo punto, il CIV avverte per intero le criticità con le quali il sistema di controllo deve fare i conti (per dire dell’esiguità delle risorse disponibili all’interno dell’Istituto), che richiederebbero da una parte una linea di potenziamento (e forse qualcosa sta accadendo, nel senso che il corpo ispettivo dell’INAIL sarà implementato di 32 unità rispetto alle 380 che oggi ha in dotazione), e dall’altra una vera e propria politica di coordinamento sul territorio che coinvolga efficacemente i corpi ispettivi delle ASL, degli uffici del lavoro e dell’INPS. In questo senso, il CIV si propone di avviare un dialogo serrato con la Conferenza delle Regioni, alle quali il Testo unico sulla salute e la sicurezza – lo ricordo – assegna il coordinamento dell’attività ispettiva; si tratterebbe, infatti, di individuare le priorità dell’intervento ispettivo e di migliorarne l’efficacia, ma al tempo stesso di evitare sovrapposizioni che, oltre ad abbassare la soglia dell’efficienza, in molti casi offrono l’immagine negativa di un intervento burocratico sovraordinato ed inutilmente ripetitivo. Anche per questa via il CIV dell’INAIL intende lavorare alle linee d’indirizzo strategico, in modo che entrino in consonanza con gli obiettivi che animano il lavoro d’inchiesta parlamentare al quale questa Commissione è dedicata. È noto infatti – come viene enunciato nella relazione di accompagnamento alla proposta di legge istitutiva – che tutte le attività di miglioramento degli indici di sicurezza sul lavoro, dalla prevenzione alla repressione, hanno efficacia tanto più penetrante quanto più è circoscritto, conosciuto, valutato e monitorato il contesto in cui esse devono dispiegarsi. Da questa esigenza fondamentale la relazione fa discendere la necessità che gli interventi che saranno posti in essere da tutti gli attori istituzionali, sociali ed economici si basino su una piattaforma cognitiva e valutativa autorevole e condivisa.
Oggi – questo è il rammarico del relatore – una siffatta piattaforma non esiste e dunque il fatto che alla sua predisposizione sia chiamata una Commissione parlamentare d’inchiesta diventa decisivo. Ecco il punto importante per avviare concretamente un processo che si ponga come obiettivo minimo del prossimo triennio, per esempio, una riduzione degli indici di frequenza e gravità degli infortuni nel nostro sistema economico pari al 20 per cento; obiettivo europeo, obiettivo italiano, questo elemento di indicazione programmatica è molto importante. Anche per questa via si può contribuire al miglioramento dei conti del sistema economico, sapendo, in base ai calcoli dell’INAIL, che il costo degli infortuni ha rappresentato una spesa superiore ai 45 miliardi euro ancora nel 2007, pari a 3 punti percentuali di prodotto interno lordo.
Ecco dunque delinearsi un discorso sul metodo, sugli strumenti e su un obiettivo da raggiungere; un discorso che il CIV intende frequentare con impegno e assiduità, orientando la sua attività e le sue linee di indirizzo in modo tale che l’INAIL partecipi da protagonista alla realizzazione della piattaforma auspicata e sia soggetto istituzionale di punta nel conseguimento degli obiettivi prospettati. Poiché parliamo di un bene indisponibile qual è la salute dei lavoratori e della sicurezza sui luoghi di lavoro, tutti dobbiamo lavorare perché l’obiettivo della riduzione del 20 per cento venga raggiunto, se possibile, in un tempo inferiore ad un triennio.

PRESIDENTE
Chiedo scusa, dottor Lotito, se l’ho interrotta durante la sua esposizione, ma mi è sembrato più opportuno intervenire cogliendo il momento in cui lei stava enunciando taluni principi. All’inizio della sua relazione, più volte ha parlato di razionalizzazione; vorrei sapere se è solo una mia sensazione o se esista, anche da un punto di vista istituzionale, un progetto per la definizione di un ruolo del Comitato che lei presiede diverso rispetto a quello dell’INAIL.

LOTITO
Vorrei ricordare che il tema del riassetto e del riordino del sistema previdenziale è un tema che ha alle spalle una lunga discussione, iniziata almeno nel 1998 e che ha attraversato molte fasi, l’ultima delle quali ha visto impegnato il Governo nel tentativo di definire un piano.

PRESIDENTE
Questi processi li conosciamo, perché li abbiamo vissuti in prima persona. Quello che vorrei è piuttosto una indicazione particolare da parte del CIV; se c’è un’idea, un progetto, una visione che in qualche modo arricchisca il dibattito in atto tra noi membri della Commissione.

LOTITO
Il CIV intende cimentarsi con il tema del riordino per gli aspetti che ho cercato di esprimere nella relazione, ritenendo che da tale riassetto derivino le necessarie sinergie. Per dare un’idea più precisa, penso innanzitutto che occorra mettere insieme le sinergie sul territorio, dove si deve portare avanti quel progetto a suo tempo definito come «casa unica del welfare». Mi riferisco alla possibilità, anzi all’utilità che sul territorio le funzioni previdenziali presenti siano accolte all’interno di un’unica struttura e di un’unica logistica. Ciò non risolve completamente il problema delle sinergie di sistema, ma è un primo passo per effettuare un processo di razionalizzazione. Penso che le sinergie più robuste e più promettenti debbano derivare dall’idea di un diverso assetto dei sei enti previdenziali che oggi concorrono al sistema. Ho sempre sostenuto con convinzione che sei enti previdenziali sono troppi; a mio parere, si dovrebbe continuare a ragionare sull’idea di creare due poli: l’uno che continui a dedicarsi alla missione strategica della cura degli aspetti previdenziali; l’altro che si occupi della salute e della sicurezza. Intorno a questi due poli, presidiati ovviamente dall’INPS e dall’INAIL rispettivamente, credo debbano essere riorganizzate le competenze e le strutture degli altri enti.

DONAGGIO (PD)
Desidero innanzitutto ringraziare il Presidente del CIV dell’INAIL ed esprimere compiacimento perché finalmente si è dato avvio all’assestamento degli organi e degli enti. Resta l’aspetto della coincidenza del ruolo di commissario-presidente, un’altra delle anomalie che mi auguro saranno risolte entro il 31 marzo, come previsto nei decreti del Governo, in modo tale da mettere gli enti nella condizione di avere i propri organismi nella pienezza dei poteri.
Rispetto al riordino degli enti, si tratta di una vicenda conosciuta, anche perché dalla finanziaria dell’anno scorso per il riordino degli enti ci si aspettano 3 miliardi e 400 milioni di risparmi. Qualora ciò non avvenisse e non si avesse chiarezza circa la prospettiva di riordino degli enti ci sarebbe bisogno, a mio avviso, di un assestamento di bilancio: se le economie attese non dovessero verificarsi si creerebbe una sofferenza economica che andrebbe in qualche modo ripianata.
Presidente Lotito, vorrei svolgere alcune considerazioni su cui mi interesserebbe ascoltare la sua opinione. Al di là della necessità di sviluppare formazione e informazione, aspetto pur importante, sul piano della prevenzione le questioni nel Testo unico vengono affrontate in maniera diversa.
Mi riferisco innanzitutto alla previsione di iscrizione all’INAIL del lavoratore il giorno precedente la data di assunzione. Si tratta di un’importante forma di disincentivo rispetto al rischio di trovarsi con l’incidente in essere cercando un modo per nasconderlo: questo succedeva in precedenza.
Mi pare che questa disposizione sia stata in qualche modo sospesa, o meglio rinviata, dai provvedimenti assunti in corso d’opera. Ebbene, a mio avviso tale problema deve essere in qualche modo affrontato da parte del CIV: come si interviene sull’evasione assicurativa e sul fatto che si gioca molto sulla coincidenza tra data di assunzione e data di assicurazione. Se è vero che gli incidenti avvengono nei primi giorni di lavoro perché la formazione non è stata ancora fatta, è anche vero che affinché si possa fare formazione bisogna che il destinatario di essa lavori; è chiaro che in coincidenza con i primi giorni di lavoro vi è una maggiore possibilità che si determini un evento infortunistico, molte volte anche grave.
Quindi, al di là della formazione che sicuramente è importante, credo che tutti gli elementi dissuasivi che erano stati previsti nel Testo unico dovrebbero essere in qualche modo ripresi come una delle priorità nell’azione di contrasto.
In secondo luogo, il nostro sistema produttivo, come è noto, è costituito prevalentemente di piccole e piccolissime imprese; il 98,5 per cento delle nostre aziende non arriva ai 50 dipendenti e oltre il 90 per cento non arriva ai 15. In occasione della predisposizione del Testo unico si era prospettata l’istituzione di un fondo di sostegno alle piccole e medie imprese per potersi adeguare agli standard corretti di prevenzione e di adozione delle misure antinfortunistiche. Ebbene, sarebbe interessante capire se questo fondo ha cominciato ad essere oggetto di una riflessione: come si istituisce, a quanto ammonta, chi lo gestisce, come eroga le risorse. Credo infatti che si debba stare molto attenti a non immaginare una sicurezza «a geometria variabile», a seconda delle dimensioni di impresa, anche se questa è una teoria molto cara all’attuale Ministro del lavoro che non ha fatto mistero di considerarla così. A mio avviso, invece, questo fondo potrebbe consentire alle piccole e medie imprese di avere quel sostegno economico, di informazioni e anche di aiuto concreto per predisporre all’interno delle aziende quelle misure che permettano di adempiere pienamente alle prescrizioni antinfortunistiche.
In terzo luogo, c’è la questione dei rappresentanti della sicurezza di cui abbiamo discusso nei giorni scorsi anche qui al Senato, in relazione ad un emendamento poi ritirato dal Governo nella predisposizione del maxi emendamento sul cosiddetto decreto mille proroghe. Mi riferisco sempre alla piccola e media impresa e credo che su questo tema bisognerà fare un approfondimento specifico. Il problema della sicurezza si può affrontare abbastanza bene nella grande azienda, che non è però quella prevalente.
Nella piccola e media impresa, che rappresenta la realtà maggiormente diffusa nel territorio, la figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza – che è uno dei destinatari delle attività di formazione – è particolarmente importante. Ebbene, risulta che in tali aziende i rappresentanti della sicurezza territoriali siano assai pochi e peraltro distribuiti in modo non diffuso.
Mi rendo conto, presidente Lotito, che lei si è insediato da pochissimi giorni, ma mi piacerebbe sapere se queste considerazioni fanno parte della vostra idea di un piano d’azione che dovrebbe accompagnare il lavoro del CIV; se quindi ritenete che ciò potrebbe aiutare nella definizione e nel miglioramento delle norme. E se così non è, come pensate di affrontare i temi della sicurezza e degli infortuni?
Lei ha elencato nella sua relazione le cifre relative agli incidenti ed alle vittime degli infortuni sul lavoro. Questa Commissione si è recata in missione in tre capitali europee: ebbene, nel Regno Unito il numero dei morti sul lavoro si aggira intorno ai 200 l’anno o poco più. Non solo, in quell’occasione ci è stato detto che si pensava di migliorare ulteriormente questo dato, e mi pare un’ambizione giusta. Nel nostro Paese, di contro, non solo siamo ben lontani dal numero di 200 decessi all’anno, ma addirittura tutti si rallegrano che il numero delle vittime non sia cresciuto.
Ora, siccome gli enti hanno un ruolo specifico nel piano d’azione per quanto riguarda l’abbassamento degli indici di mortalità e di infortunio, sarebbe interessante capire come l’INAIL pensa di rapportarsi alla possibilità di aggredire questo dato per portarlo a dimensioni più accettabili, o comunque più vicine ai parametri virtuosi degli altri Paesi europei.

LOTITO
Gli argomenti qui prospettati dalla senatrice Donaggio fanno certamente parte di una riflessione che deve appartenere al CIV, il quale è composto da parti sociali, dunque da soggetti per loro natura e definizione sensibili ad una tematica come quella che stiamo affrontando, essendo tuttavia consapevoli del fatto che la trattazione organica, risolutiva di molti di questi aspetti, è rimandata a quei tavoli in cui le parti sociali svolgono un ruolo più diretto di rappresentanza e di proposta.
Penso, ad esempio, allo sforzo che intorno al Testo unico si sta compiendo per l’elaborazione di un avviso comune che permetta in qualche modo di affrontare con maggiore efficacia alcuni aspetti gestionali. Un elemento come quello al quale la senatrice Donaggio si riferiva, vale a dire il funzionamento e la diffusione della figura dei responsabili per la sicurezza sul territorio, deve costituire un fattore caratterizzante dell’impegno delle parti sociali intorno ad un testo che si chiami avviso comune. Tuttavia non c’è dubbio che, per quanto di competenza del CIV e per quanto attiene ai suoi poteri, purtroppo limitati, questi temi (tra cui il primo citato dalla senatrice Donaggio, relativo alla certezza della denuncia preventiva dell’assunzione del lavoratore) dovrebbero essere affrontati in modo da contrastare davvero sul campo quei comportamenti elusivi, pur presenti, che generano o possono potenzialmente generare il rischio di infortuni e di morti. In questo senso è certamente necessario fare perno su tali argomenti per riflettere, oltre che per avanzare proposte.
Volevo qui segnalare un altro aspetto che mi sembra importante, e che può rientrare nella definizione degli indirizzi del CIV. Si è fatto riferimento poc’anzi alla consistenza ed all’operatività di un fondo a sostegno delle piccole imprese, così diffuse sul territorio, da impiegare in processi ed azioni a tutela della salute dei lavoratori e contro gli infortuni. Ebbene, ritengo che questo fondo debba essere partecipato al massimo livello possibile, in modo tale che sia in grado di produrre e destinare risorse.
In questo senso richiamo un argomento che ho toccato, sia pur sommariamente, nella mia presentazione, concernente le problematiche connesse con l’autonomia dell’INAIL dal punto di vista della gestione patrimoniale e finanziaria. Le dotazioni di liquidità dell’Istituto sono molto basse rispetto alle potenzialità e ai compiti che esso potrebbe assumere: allo stato dei fatti, le disponibilità discrezionali ammontano a 260 milioni l’anno, mentre le restanti risorse sono a disposizione della Tesoreria dello Stato. L’INAIL prevede di produrre un surplus finanziario per il 2009 pari ad 1,5 miliardi di euro, che andrà ad incrementare lo stock presso la Tesoreria dello Stato. Quest’ultimo però, vorrei ricordarlo, non produce alcun effetto di valorizzazione del capitale, poiché è ad interessi zero. Ciò danneggia il patrimonio dell’Istituto, che è raccolto per svolgere funzioni di assicurazione nei confronti dei lavoratori iscritti. Ne consegue che la valorizzazione di quel patrimonio è da considerare un elemento di protezione effettiva dei lavoratori, e delle imprese naturalmente, del rischio assicurativo.
Dunque, tornando all’argomento al quale prima si è fatto riferimento, è essenziale che a tutti i livelli – il CIV lo farà per la sua parte – si consideri la necessità che le dotazioni dell’INAIL crescano e che ciò avvenga in maniera talmente significativa da poter restituire all’Istituto autonomia nella gestione degli investimenti, che devono anch’essi contribuire alla protezione del capitale e del valore del capitale accumulato, in modo da consentire il sostegno a politiche effettive di contrasto del rischio infortunistico, soprattutto nelle piccole imprese.

PRESIDENTE
Vorrei precisare che quest’ultimo tema, in verità, sfiora soltanto le competenze del presidente Lotito, nel senso che è un problema tutto politico, di cui non si può immaginare di fare carico all’INAIL.
Colleghi, dobbiamo essere sempre costruttivi: fino a quando la Tesoreria dello Stato non deciderà di rinunciare a queste risorse, il CIV potrà anche fare una delibera in tal senso – che sicuramente farà – ma il nodo rimane tutto politico. In altre parole, anche se ci sarà un’azione da parte del CIV è il Parlamento a doversi assumere al riguardo tutta la responsabilità.
Sicuramente l’INAIL, che si vede sottratte disponibilità, non potrà che essere d’accordo.

DONAGGIO (PD)
Ma nel programma dell’INAIL, Presidente, questi obiettivi sicuramente ci saranno.

PRESIDENTE
Non è una questione di programma, senatrice Donaggio, ma un problema di scelte politiche. Del resto non penso che l’INAIL provi gusto nel corrispondere circa un miliardo di euro all’anno senza poterlo utilizzare e senza poter neppure ricapitalizzare il proprio patrimonio e svolgere attività che pure potrebbe svolgere.
Lo dico per chiarezza: se è vero che da parte del nostro interlocutore ci aspettiamo che si concentri sulle funzioni che gli competono, anche noi dobbiamo però fare altrettanto per le nostre funzioni, altrimenti diventa un demandare a terzi iniziative che invece ci appartengono. Penso dunque che l’INAIL (il CIV, il presidente-commissario o, domani, la struttura più ampia del consiglio di amministrazione) sarà ben felice di gestire almeno parte di quelle somme che gli vengono di fatto sottratte (parliamoci chiaramente, questo è l’aggettivo corretto!) trattandosi di premi con funzioni specifiche pagati dai datori di lavoro.
Ringraziamo i nostri ospiti per il loro contributo, invitandoli, se possibile, ad integrare il dato che ci hanno fornito sulla percentuale di incidenza degli infortuni con quello riferito al numero degli addetti dei vari settori, che rappresenta il terzo elemento di comparazione.
Dichiaro conclusa l’audizione odierna.
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Fonte: Senato della Repubblica