SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico



Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Seduta 43, martedì 2 febbraio 2010

Audizione del Prefetto di Brindisi Domenico Cuttaia



Presidenza del presidente TOFANI

Interviene il dottor Domenico Cuttaia, Prefetto di Brindisi.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione del Prefetto di Brindisi, dottor Domenico Cuttaia.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Avverto altresì che della seduta odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Desidero ringraziare il signor Prefetto per la sua presenza, richiesta espressamente dalla senatrice Spadoni Urbani nell’ambito degli approfondimenti svolti dal gruppo di lavoro sulle attività produttive da lei coordinato.
La Commissione è interessata a conoscere l’esperienza maturata dalla prefettura di Brindisi in materia di prevenzione e contrasto agli infortuni sul lavoro in ambito locale, specialmente per quanto concerne il coordinamento tra i vari soggetti istituzionali. Per tali ragioni abbiamo ritenuto opportuno ascoltare la sua testimonianza. È molto utile conoscere l’attività dei soggetti che operano sul territorio sia ai fini delle problematiche oggetto del nostro lavoro, sia per ascoltare eventuali proposte, suggerimenti ed indirizzi organizzativi.

CUTTAIA
Signor Presidente, la ringrazio per le parole lusinghiere espresse nei confronti dell’attività della prefettura nell’azione di coordinamento che stiamo svolgendo in una materia particolarmente delicata, complessa ed anche avvertita dall’opinione pubblica, ossia la tutela dell’incolumità, della salute nonché della dignità dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Sono particolarmente orgoglioso ed onorato di essere nella sede della massima rappresentanza della sovranità popolare ad illustrare l’esperienza che stiamo maturando nel territorio brindisino, caratterizzata dalla volontà, sia degli organismi istituzionali che delle espressioni più avvertite della società civile, di creare un contesto unitario nel quale inserire tutte le attività e le iniziative finalizzate alla salvaguardia della salute dei lavoratori.
Ho già consegnato alla Commissione una relazione illustrativa; rispetto ad essa la mia esposizione sarà più sintetica e diretta a chiarire i termini dell’azione che stiamo portando avanti e la decisione che abbiamo assunto di dare vita ad un sistema che consenta un’operatività nel segno dell’unità di intenti da parte delle istituzioni.
Il sistema di sicurezza e di prevenzione si svolge lungo due direttrici fondamentali: la prima è quella dei controlli, soprattutto nei cantieri e nei luoghi di lavoro; la seconda è contrassegnata dalla necessità di sviluppare al meglio tutte le attività di formazione ed informazione dei lavoratori.
Spesso, infatti, abbiamo potuto verificare che gli incidenti sul lavoro, oltre che a disattenzioni da parte degli imprenditori e ad una scarsa sensibilità a questo tema, sono dovuti anche a negligenza da parte dei lavoratori, che scaturisce da una carenza di informazione e formazione.
Il nostro lavoro si è concentrato inizialmente sulla questione del controllo: in primo luogo, per evidenziare l’impegno incisivo ed unitario delle istituzioni; in secondo luogo, al fine di creare un clima di serenità e serietà al tempo stesso, nel quale inserire il discorso relativo alla formazione e all’informazione. Siamo partiti dalla considerazione che i controlli che si svolgono nei luoghi di lavoro, pur essendo molteplici, spesso sono frammentari.
Ciò è dovuto al fatto che i soggetti istituzionali investiti della potestà di controllo sono numerosi e ciascuno, in base al sistema normativo vigente, risponde della sua attività in relazione a determinati obiettivi. Esistono i controlli dei Vigili del fuoco, dell’Ispettorato del lavoro, degli ispettori della Direzione provinciale del lavoro, dello SPESAL, dell’ASL, dell’INAIL, dell’INPS: un’azione variegata e purtroppo molto frammentaria.
Ciò pone due ordini di problemi: da una parte, non è possibile monitorare o gestire in forma unitaria questa massa di controlli, con tutto ciò che ne consegue; dall’altra, le imprese si trovano spesso ad essere destinatarie di controlli che possono essere ripetitivi e nuocere all’attività delle stesse.
Ci siamo pertanto posti l’obiettivo di organizzare una prima forma di controlli nel solco dell’unitarietà e in maniera contestuale da parte di tutti i soggetti, per una determinata tipologia di cantieri o di lavori. Abbiamo individuato il tipo di controlli da operare in tale modalità, concentrandoci sugli appalti di opere e forniture pubbliche di valore superiore al milione di euro. Per questo genere di lavori abbiamo costituito in prefettura un comitato ristretto, composto dai responsabili di tutti gli enti istituzionali competenti ad effettuare i controlli (Direzione provinciale del lavoro, Vigili del fuoco, SPESAL, INPS, INAIL) e dalle forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza). Sulla base della documentazione che perviene dai Comuni, dalle pubbliche amministrazioni, dalle stazioni appaltanti pubbliche, il comitato si riunisce e decide in quali cantieri e luoghi di lavoro verranno effettuati i controlli. Questi ultimi vengono quindi svolti in un unico contesto da tutti i suddetti operatori, a seguito della riunione in prefettura. Ciò ha un duplice effetto: in primo luogo, il controllo diventa estremamente approfondito e serio, perché viene svolto a 360 gradi; in secondo luogo, lo scopo è di creare, soprattutto in realtà particolari come quella di Brindisi, un effetto immagine, in modo che l’opinione pubblica capisca che i controlli sono eseguiti seriamente. In questo modo, non solo vengono garantiti tutti gli aspetti connessi alla sicurezza del lavoro, compresa la prevenzione, ma si soddisfa parallelamente anche l’esigenza di tenere lontane dalla pubblica amministrazione quelle imprese che operano ai margini o persino oltre l’ambito della legge che, conseguentemente, vengono a subire una forma di condizionamento da parte dello Stato. Vedere che ci sono dei controlli per tutti gli appalti superiori a un milione di euro, crea un effetto indotto nei confronti di queste aziende.
Tale azione è stata preparata anche con una forte sensibilizzazione che ho ritenuto di fare nei confronti delle amministrazioni comunali. Nell’informare, infatti, i Comuni che avremmo provveduto in tal modo ho invitato i sindaci ad inserire nei bandi di gara e nelle procedure di affidamento delle gare per gli importi che ho prima detto una speciale clausola, del seguente tenore: «Nel corso dell’esecuzione dell’appalto, sulla base di intese collaborative con la prefettura e gli enti preposti, saranno effettuati controlli integrati e contestuali su tutti gli aspetti inerenti le norme in materia di sicurezza e ogni altro obbligo derivante dal contratto di appalto».
Ciò è stato fatto proprio per rendere evidente questa azione che viene svolta da parte di tutte le amministrazioni.
Ma non ci fermiamo qui. Poiché questo tipo di controllo dà delle risultanze, abbiamo elaborato una scheda che sta entrando a far parte di una speciale banca dati. In questo modo abbiamo l’opportunità di monitorare le singole imprese, sempre nel rispetto delle regole che garantiscono la riservatezza.
In questa scheda, che ho allegato alla relazione consegnata, indichiamo una serie di voci tra cui l’osservanza delle misure di sicurezza e igiene del lavoro (ad esempio, in una ditta che abbiamo controllato abbiamo rilevato che non erano state osservate le norme e, quindi, si è proceduto all’applicazione di una sanzione di 2.500 euro). Le altre voci riguardano la prevenzione incendi, la posizione dei lavoratori, anche sotto l’aspetto previdenziale, gli obblighi previdenziali e assicurativi, le norme in materia di subappalto (nei numerosi controlli effettuati abbiamo rilevato che spesso le norme sul subappalto sono state non violate, ma eluse), la posizione delle imprese operanti nel cantiere, gli elementi rilevati dalle forze di polizia, gli aspetti fiscali e tributari che costituiscono una materia di specifica competenza della Guardia di finanza. A mio modo di vedere, questo tipo di coordinamento, che non è formale ma ha una direzione operativa unitaria, consente di effettuare dei controlli a 360 gradi, anche con il coinvolgimento delle forze dell’ordine, il che permette di ottenere un effetto ulteriore ed indotto, soprattutto in termini di severità e di serietà dei controlli.
Un’altra considerazione è che operando congiuntamente ciascun soggetto è a conoscenza di quello che fanno gli altri. L’operatore della Guardia di finanza mentre esegue il controllo di sua competenza osserva anche i controlli che stanno effettuando l’ispettore dell’INAIL, l’ispettore del lavoro e l’operatore dei Vigili del fuoco. Ciò rende più serio e severo il controllo e indirettamente offre una possibilità di acquisizione di dati, di aggiornamento e di qualificazione professionale per i singoli operatori.
Mi preme sottolineare al riguardo come la materia del controllo ai fini della prevenzione della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro sia di competenza della Regione: il Presidente della Regione o, per sua delega, l’assessore competente ha la facoltà di svolgere l’azione di coordinamento di tutte le attività connesse a tutelare la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Tuttavia l’azione di coordinamento svolta dalla Regione riguarda le attività svolte dalla Direzione provinciale del lavoro, dai Vigili del fuoco e dagli altri organismi interessati con l’esclusione – perché il sistema non lo consente – delle forze dell’ordine. In questo modo, invece, noi riusciamo a garantire anche il coinvolgimento di queste ultime. Naturalmente tutto scaturisce da un’intesa con la Regione Puglia, voluta proprio per evitare che ci potesse essere un qualche equivoco o un qualche conflitto di competenza. L’azione che svolge la prefettura non è altro che un’esplicazione delle attività che sono riferibili alla Conferenza permanente provinciale. L’intesa con la Regione ha consentito di poter realizzare questa esperienza che, al momento, è limitata ai contratti d’appalto, ai contratti di pubblica fornitura con la limitazione del milione a base d’asta, ma che ci ripromettiamo di estendere anche perché la maggior parte degli incidenti sul lavoro si verifica in aziende di piccole dimensioni o in ambiti assolutamente privati come sono i cantieri di edilizia privata o le aziende agricole, delle quali stiamo incominciando ad occuparci.
A seguito di quanto accaduto in Calabria, essendo il territorio pugliese molto vicino a quello calabrese e temendo quindi che ci possano essere dei riflessi anche nella nostra area, stiamo svolgendo dei controlli di questo genere anche presso le aziende agricole. Non sfuggirà che tutto ciò che la prefettura sta mettendo in essere, d’intesa con le altre istituzioni pubbliche (non c’è alcuna forzatura istituzionale, tengo a ribadirlo), muove sempre dal carattere di urgenza e dallo stato di necessità, laddove sarebbe auspicabile che questo tipo di attività coordinata sul piano operativo fosse incentrata sulla necessità di salvaguardare la salute dei lavoratori.
Il controllo sui cantieri è la prima direttrice e costituisce la peculiarità dell’azione fin qui svolta; la seconda direttrice riguarda, invece, la formazione e l’informazione. È evidente che qui, come altrove, si stanno realizzando numerose iniziative, che non hanno sicuramente alcun pregio di originalità.
A Brindisi non si sta facendo niente di più di quanto si stia facendo in altre parti del territorio: il 5 ottobre 2009 abbiamo sottoscritto con le organizzazioni sindacali e datoriali un protocollo d’intesa per la sicurezza e la regolarità del lavoro, ma ritengo che in ogni Provincia d’Italia se ne siano sottoscritti, non aggiungono niente di particolare al riguardo.
Vorrei sottolineare un’evenienza. Nel 2008 abbiamo avuto un numero elevato di decessi sui luoghi di lavoro, ben 11. Già nel 2009 abbiamo assistito ad un dimezzamento, essendo scesi infortuni mortali a sei, di cui quattro in itinere, ovvero dovuti ad incidenti stradali. Non voglio attribuirmi alcun merito, però penso che abbiamo contribuito a questa diminuzione sostanziale dei decessi e degli infortuni nei luoghi di lavoro.
In particolare, abbiamo constatato che in un grosso centro quale la centrale a carbone ENEL di Cerano (una frazione a pochi chilometri da Brindisi), la più grande centrale a carbone del Mezzogiorno d’Italia, si erano verificati una serie di infortuni gravi. Tali infortuni, però, non erano addebitabili alla gestione dell’ENEL perché questa, a sua volta, affidava gli appalti di manutenzione e di altro genere ad una serie di ditte. Ma mentre l’ENEL formava e informava i propri dipendenti secondo la normativa e con puntualità, le altre imprese, più o meno piccole, operanti al suo interno, non avevano un eguale standard di formazione e informazione dei propri lavoratori. Anche per l’ENEL, quindi, abbiamo elaborato una nuova impostazione, soprattutto con il concorso significativo del locale comando dei Vigili del fuoco che ha organizzato corsi di addestramento.
Abbiamo realizzato un progetto di formazione dei lavoratori che non fa distinzione tra i dipendenti dell’ENEL e i dipendenti della cinquantina di aziende che si alternano in queste attività di appalto.
Riporto tale dato perché può essere di interesse della Commissione e perché l’ENEL sta trasferendo questo progetto a tutti gli altri siti di eguale importanza esistenti in Italia. Quindi, a ragion veduta, possiamo dire che l’azione di sensibilizzazione e di cooperazione che abbiamo avviato sta dando dei frutti significativi, non solo in provincia di Brindisi ma anche in altre aree del Paese.

ROILO (PD)
Desidero porre una domanda al signor Prefetto, che ringrazio per la sua esposizione e perché ha portato qui in Commissione la sua esperienza, sicuramente significativa.
Concordo con lui sulla necessità che gli interventi ai fini della prevenzione vengano programmati soprattutto a livello territoriale, prevedendo anche il coinvolgimento delle forze dell’ordine, come è stato fatto a Brindisi. Sovente, infatti, capita che le condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro siano strettamente correlate con il rispetto delle condizioni di legalità, là dove appunto può riscontrarsi la presenza della criminalità organizzata (in Italia ciò accade anche abbastanza frequentemente, soprattutto in alcune Regioni).
È del tutto evidente come il semplice coordinamento degli enti preposti alla prevenzione in quelle condizioni non è sufficiente. Quindi, diventa importante l’iniziativa da voi messa in atto (e, da quanto mi risulta, anche da altre prefetture), posto che accanto alla prevenzione bisogna prevedere la repressione. È del tutto evidente, altresì, che questa azione può essere portata avanti solo dal Prefetto, non dall’ente locale e neanche dalla Regione.
Vorrei sapere se nell’attività di programmazione di questa interessantissima esperienza, sono coinvolte anche le parti sociali ed in che modo.
Ovviamente, non mi riferisco alla fase di intervento esecutivo, che compete agli organi che ne hanno facoltà, ma soprattutto alla fase di programmazione dell’attività. Vorrei capire se, a livello programmatorio, sia previsto il coinvolgimento delle parti sociali che, a mio modo di vedere, è fondamentale.

CUTTAIA
Senatore Roilo, le assicuro che il coinvolgimento delle parti sociali costituisce una condizione imprescindibile del dibattito. Abbiamo iniziato questa azione prevedendo fin dall’inizio il coinvolgimento sia delle organizzazioni sindacali sia delle organizzazioni datoriali: in primo luogo, per metterle a conoscenza dei nostri intenti e, in secondo luogo, per costruire insieme a loro i successivi passaggi. Questo processo evolutivo ha registrato una tappa molto importante il 5 ottobre scorso, con la sottoscrizione di un protocollo che coinvolge diversi organismi. Infatti, è stato sottoscritto dalle forze dell’ordine, da tutti gli istituti di diritto pubblico (dagli uffici e dai comandi chiamati ad agire) e anche dalle organizzazioni imprenditoriali e sindacali.
La prospettiva nella quale ci muoviamo è che in una seconda fase, allorquando saremo in grado di uscire dall’ambito, tuttora limitato, dei controlli che si fanno nei cantieri delle imprese aggiudicatarie di appalti superiori al milione di euro, le indicazioni (ovviamente di carattere generale) su dove operare provengano proprio dalle organizzazioni datoriali e sindacali. Ad esempio, se riceveremo indicazioni su eventuali zone della provincia di Brindisi dove, in materia di edilizia o di agricoltura, le organizzazioni datoriali e sindacali, per il loro modo di vedere o in base a segnali ricevuti, ritengono necessario intraprendere un’azione, noi agiremo in tal senso. Mi auguro che sarà questa la parte finale del sistema che stiamo realizzando.

MARAVENTANO (LNP)
Signor Prefetto, non so da quanto tempo lei ricopra tale ruolo a Brindisi, ma vorrei sapere se nello svolgimento dei vostri controlli avete riscontrato episodi di lavoro nero o di lavoro di minori. In altre parole, desidererei comprendere se si svolgono anche controlli di altro tipo. Ad esempio, sappiamo benissimo che nel nostro Paese vi è un forte sfruttamento del lavoro minorile, anche se questo discorso non viene mai posto in evidenza. Lei ha riscontrato questa situazione a Brindisi?

DE ANGELIS (PdL)
Signor Prefetto, scusandomi per il ritardo, a causa del quale ho perso la parte iniziale del suo intervento, desidero complimentarmi per la sua iniziativa, sicuramente fruttuosa e meritoria.
Con riferimento al suo modo di agire nei confronti di uno dei problemi che stanno esplodendo negli ultimi anni nel nostro Paese, essendo il brindisino una zona abbastanza calda sia dal punto di vista sociale, occupazionale e industriale sia dal punto di vista della presenza della malavita, vorrei sapere se il protocollo da voi sottoscritto sta per essere esportato o sia esportabile in altre parti d’Italia; se questa modalità di intervento sul mondo del lavoro possa essere applicata anche in altre situazioni del nostro territorio. Vorrei sapere se una tale richiesta vi sia pervenuta, se lei interloquisca in qualche modo con il Ministero e se esista un rapporto che, anche dal punto di vista del Ministero dell’interno, del Ministero del lavoro e dello Stato centrale, agevoli l’intervento che lei sta realizzando a Brindisi e nella provincia.

PRESIDENTE
Signor Prefetto, mi chiedo se l’aver concentrato l’attenzione solo su alcuni soggetti, al punto di inserire un’apposita previsione nei capitolati delle gare, non ponga in un cono d’ombra tutto il resto. Un appalto di valore superiore al milione di euro viene spesso gestito da altri soggetti e comporta dei subappalti, ma esistono anche tantissime realtà di minore portata. Sarebbe interessante capire la portata del fenomeno, sapere quanti appalti ci sono stati in un anno e conoscere i risultati realizzati dal coordinamento da lei presieduto in rapporto ai numeri con i quali vi siete confrontati.

CUTTAIA
Signor Presidente, vorrei innanzitutto rassicurare la senatrice Maraventano, perché i controlli vengono effettuati a 360 gradi: non ci preoccupiamo solo di verificare la salubrità degli ambienti di lavoro, ma verifichiamo tutti gli aspetti (fiscali, tributari, lavoro nero e lavoro minorile).
Da questo punto di vista è senz’altro positivo che a seguito dei controlli effettuati nel 2009 e nel primo mese del corrente anno non si siano riscontrate situazioni di sfruttamento dei minori. Sono invece stati rilevati casi di impiego di lavoratori in nero, soprattutto da parte delle imprese subappaltatrici. I controlli svolti ci hanno dato modo di verificare – lo ha sottolineato anche il Presidente – che il subappalto ad altre ditte, solitamente più piccole, determina spesso delle distonie o inosservanze, anche quando avviene in modo regolare. Oltre a ciò, si verifica anche il caso di imprese che hanno acquisito il subappalto in palese violazione delle regole.
Ad ogni modo, debbo sottolineare che, oltre ai casi di lavoro nero (che non sono comunque di secondaria importanza), non abbiamo rilevato situazioni di gravità come lo sfruttamento del lavoro minorile.
Vorrei precisare che l’iniziativa che abbiamo assunto trova un suo punto d’inizio e una sollecitazione in una circolare del Ministro dell’interno dell’agosto 2008. Il Ministro, nell’informare tutti i Prefetti dell’avvenuta costituzione della commissione, chiedeva un impegno forte e deciso, anche attraverso l’elaborazione di iniziative che potessero dare modo al Ministero di svolgere degli interventi in materia. Nel momento in cui ho dato avvio a tale iniziativa e nelle successive fasi evolutive, in qualità di rappresentante del Governo sul territorio, ho informato sia il Ministro dell’interno che quello del lavoro. Senatore De Angelis, la nostra iniziativa ha ricevuto l’apprezzamento e l’attenzione da parte di entrambi i Ministeri, ma non so dirle se verrà adottata altrove.

DE ANGELIS (PdL)
Dottor Cuttaia, considerato che l’input viene da parte del Ministro dell’interno, le risulta che altre prefetture abbiano avviato analoghe iniziative?

CUTTAIA
La mia valutazione è relativa ad una sola Provincia quindi non può essere esaustiva, ma in base alle informazioni scambiate con altri Prefetti posso dirle che vi sono iniziative di raccordo, di coordinamento e di sensibilizzazione affinché tutte le prefetture agiscano in tale ambito. La peculiarità dell’attività che stiamo conducendo a Brindisi è quella della contestualità dei controlli, giacché penso che si tratti di un metodo praticato solo nella nostra provincia. In realtà, anche quando ero Prefetto nel Verbano Cusio Ossola avevo intenzione di realizzare un meccanismo simile, ma non vi sono riuscito a causa della tendenza dei diversi organi periferici dello Stato o regionali a salvaguardare la propria autonomia e ad essere impermeabili alle sollecitazioni prefettizie. Ciò che ha portato al successo di tale iniziativa a Brindisi è stata la possibilità di contrastare i tentativi di infiltrazione delle organizzazioni malavitose sul territorio anche in questa maniera. Dove tale esigenza non è molto avvertita – ed è il caso del Verbano Cusio Ossola – è difficile operare in un ambito di competenze fissato dalla legge e affidato alla Regione. Diversamente, nel territorio brindisino ha prevalso il timore che le organizzazioni malavitose potessero inserirsi specialmente negli appalti di opere pubbliche. Facendo leva su tale esigenza è stato più agevole avere il consenso di tutti gli organi coinvolti.
Se questa è stata la particolarità del caso di Brindisi, ritengo comunque che il sistema dei controlli contestuali esercitati da tutti gli enti preposti (forze dell’ordine, ispettori della Direzione provinciale del lavoro, ispettori dello SPESAL, operatori dei Vigili del fuoco) sia un elemento di maggiore garanzia in tema di sicurezza del lavoro. Tengo peraltro a precisare un aspetto importante: la prefettura non dà indicazione su dove debbano essere eseguiti i controlli. Noi chiediamo ai sindaci tutta la documentazione e le informazioni sull’apertura dei cantieri; in seguito gli operatori si riuniscono in prefettura e il capo di gabinetto (non sono io a presiedere la riunione) consegna loro la documentazione. Sono gli operatori a scegliere insieme quale cantiere controllare, in modo che non ci sia nessuna forma di preparazione o di suggerimento.

SPADONI URBANI (PdL)
Signor Prefetto, a Roma abbiamo saputo della sua attività ed oggi abbiamo l’onore di averla qui con noi per conoscere la sua esperienza. Le vorrei porre la seguente domanda. Quando leggiamo sui giornali che si è verificato un incidente, notiamo che gli infortunati sono quasi tutti italiani: che fine fanno gli extracomunitari? Dobbiamo pensare che sono molto più bravi dei nostri operai e che, quindi, non subiscono quasi mai infortuni? Eccellenza, faccio queste considerazioni perché le notizie che purtroppo leggiamo sulla stampa riguardano esclusivamente i lavoratori italiani.

CUTTAIA
Mi rendo conto – sono il primo a dirlo – che l’ambito che abbiamo individuato è limitato. Per evitare che la nostra azione diventasse velleitaria dovevamo partire con un ambito limitato, definito per materia o per valore. Ci siamo, quindi, riuniti e abbiamo cercato di individuare l’ambito più idoneo per poter svolgere questa attività. Poiché, come dicevo, il territorio brindisino è piuttosto esposto al condizionamento delle organizzazioni malavitose, abbiamo ritenuto di dover dare una certa copertura all’apparato pubblico garantendo, sotto questo profilo, che gli appalti siano destinati a quelle imprese che, motu proprio o con un’azione di impulso da parte nostra, si mantengono nell’ambito dell’osservanza delle leggi.
Mi auguro di poter estendere questo ambito, però in tal senso troviamo nella legislazione vigente un ostacolo oggettivo perché, come sottolineavo, ogni organo operativo, specialmente in materia di controlli, ha una sua autonomia. Non posso che dare ragione agli interlocutori con cui spesso mi trovo a discutere (i direttori dell’INPS, della Direzione provinciale del lavoro, dell’INAIL) che mi riferiscono di avere degli obiettivi definiti dalle amministrazioni centrali e dei budget prestabiliti. Questa attività, pertanto, è come se diventasse residuale, un qualcosa di più.
Dopo le consultazioni regionali, immagino che avrò un contatto con il Presidente della Regione per fare in modo, facendo leva sui risultati positivi conseguiti, che la Regione possa finanziare attività in termini di pagamenti o prestazioni straordinarie per poter ampliare l’ambito dei controlli.
Una tale estensione non può spingersi oltre gli attuali assetti anche organizzativi di questi enti.
Senatrice Spadoni Urbani, abbiamo rilevato anche casi di lavoro nero e di impiego di manodopera extracomunitaria. Per quanto riguarda la sottolineatura che lei faceva, è chiaro ed è facilmente intuibile – non mi riferisco ai casi di ricovero per lesioni gravi o per decessi – che buona parte degli infortuni lievi e non particolarmente gravi accusati da cittadini extracomunitari senz’altro non viene denunciata. Io sono, forse, il meno abilitato a parlare di questo aspetto in quanto a Brindisi la presenza di lavoratori extracomunitari è molto limitata, anche perché i problemi della disoccupazione che attanagliano la popolazione locale fanno sì che non ci sia una forte presenza di lavoratori extracomunitari.

PRESIDENTE
Ringrazio il nostro ospite per il contributo offerto ai nostri lavori.
Dichiaro conclusa l’audizione odierna.
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Fonte: Senato della Repubblica