SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commission
i



Resoconto stenografico



Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Seduta 44, mercoledì 10 febbraio 2010

Audizione del presidente dell’INAIL Marco Fabio Sartori

Presidenza del presidente TOFANI, indi del vice presidente COLLI

Intervengono, in rappresentanza dell’INAIL, i dottori Marco Fabio Sartori, presidente-commissario straordinario, Giuseppe Lucibello, direttore generale, Giuliana Ledovi, capo ufficio stampa.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione del presidente Commissario straordinario dell’INAIL (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), dottor Marco Fabio Sartori, accompagnato dal direttore generale, dottor Giuseppe Lucibello, e dal capo ufficio stampa, dottoressa Giuliana Ledovi.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Desidero ringraziare l’onorevole Sartori non soltanto per l’incontro di oggi, ma anche per la collaborazione continua e costante che c’è tra l’INAIL e questa Commissione, documentata da una serie di informative di dettaglio. Debbo dire con grande soddisfazione che grazie a tale collaborazione riusciamo a disporre di dati mirati, che ci interessano ai fini della nostra attività istituzionale.
L’incontro odierno è legato ad un tema specifico, che in qualche modo si ripropone, quello della sicurezza del lavoro nei porti. Abbiamo avuto modo di seguire questo argomento attraverso audizioni e missioni ed abbiamo verificato quanta problematicità – ovviamente con riferimento alla sicurezza – caratterizzi la realtà portuale.
Vorremmo allora capire se esista la possibilità di una maggiore collaborazione tra l’IPSEMA (Istituto di previdenza per il settore marittimo) che, come sapete, da un punto di vista assicurativo dà copertura ai lavoratori marittimi, e l’INAIL, che copre invece la stragrande maggioranza dei lavoratori, ivi compresi i portuali. Accade spesso che vi siano incidenti, anche mortali, che interessano i lavoratori portuali nel momento in cui operano all’interno delle navi ormeggiate. Qui sorge una serie di criticità, anche in riferimento alle attività di prevenzione, che a noi risultano essere attive sia da parte dell’INAIL sia da parte dell’IPSEMA per i rispettivi associati. In questi casi si crea una situazione quasi paradossale, nel senso che soggetti che prestano la propria opera sulla terraferma lavorano anche sulle navi.
Abbiamo avuto modo di ascoltare il presidente dell’IPSEMA, l’onorevole Parlato, che in questi giorni ci ha inviato un’ampia documentazione e che ha mostrato grande disponibilità ad una maggiore collaborazione volta alla soluzione del problema. So bene, anche a seguito di comunicazioni dirette con il Presidente dell’INAIL, che la disponibilità dell’Istituto non è stata mai seconda quanto alla volontà di risolvere questo nodo, quindi oggi sentiremo il punto di vista dell’INAIL sull’argomento. Se poi il dottor Sartori desidera fornirci ulteriori elementi su tematiche diverse questi saranno ben accetti, anche se vorremmo focalizzare l’attenzione su questo tema al fine di poter avere delle proposte che ormai, visto anche che gli infortuni e gli incidenti mortali sono all’ordine del giorno, si rendono non più differibili.
Mi scuso anticipatamente con il presidente Sartori se non potrò seguire fino alla fine i lavori di quest’oggi. Sarà mia cura leggere il resoconto e quindi poterlo commentare. Sono comunque presenti autorevoli componenti della Commissione, ivi compresi i due Vice presidenti, che formuleranno domande e richieste specifiche.
Lascio quindi la parola al presidente Sartori per la sua relazione.

SARTORI
Ringrazio il presidente Tofani per la sensibilità, l’attenzione e la collaborazione che continua a offrire all’INAIL e al Parlamento su un tema per noi di particolare rilevanza, che ci sta impegnando a tutto campo e che credo debba avere la massima attenzione da parte dei mezzi di comunicazione, come fortunatamente è avvenuto in questi anni e ancora sta avvenendo.
In particolare, la situazione vede un intersecarsi di competenze: relativamente alla fase di formazione e prevenzione suddivise tra INAIL, IPSEMA e ISPESL (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro) e relativamente alla fase dei controlli suddivise tra autorità portuali, capitanerie di porto e ASL. Per quanto riguarda specificamente prevenzione e formazione, all’INAIL competono i lavoratori che fanno capo ai trasporti per via d’acqua interna. Mi riferisco alla navigazione lagunare, lacuale e fluviale dei pescatori autonomi, associati in cooperative e delle compagnie addette alla piccola pesca; ci sono poi i pescatori familiari coadiuvanti il pescatore autonomo. Diversamente IPSEMA assicura contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali il personale della navigazione marittima.
Quindi abbiamo due soggetti diversi, IPSEMA per una parte dei lavoratori, INAIL per un’altra parte. Questo ovviamente crea una situazione particolare, sia in termini di gestione della formazione dei lavoratori in materia antinfortunistica sia in termini di gestione dei contributi e delle prestazioni che vengono assicurate a questi lavoratori.
Fatta tale premessa, posso dire che in questi anni il dato numerico, in particolare per quanto riguarda i lavoratori assicurati da INAIL, non è negativo.
Dal 2004 al 2008 siamo passati da 6.666 a 8.593 addetti, con un aumento dell’occupazione di quasi il 29 per cento; un aumento considerevole, con una probabile emersione dal lavoro nero e con una relativa diminuzione degli infortuni, che sono passati dai 497 del 2004 ai 411 del 2008, pari a circa il 17 per cento.

Presidenza della vice presidente COLLI

(Segue SARTORI)
Ciò significa che da un punto di vista meramente numerico i risultati non sono negativi, anzi sono abbastanza apprezzabili.
Per quanto concerne la suddivisione degli infortuni per classi di età, la parte del leone la fa la fascia che va dai 18 ai 49 anni. La stragrande maggioranza degli infortuni si verifica soprattutto nella fascia compresa tra i 35 ed i 49 anni e, quanto alla suddivisione su base regionale, la Regione che purtroppo detiene il primato negativo, anche a causa del tipo di lavorazioni che vi vengono svolte, è il Veneto con 267 infortuni nel 2008 su un totale di 411. Le altre Regioni presentano invece numeri molto inferiori, basti pensare che la seconda Regione è la Lombardia con 27 infortuni, ovvero un decimo rispetto al Veneto.
Ritornando al tema principale, dopo aver fornito un’informativa dal punto di vista esclusivamente numerico circa gli incidenti che si sono verificati in questi anni, possiamo aggiungere che per quanto riguarda la formazione, l’INAIL, l’IPSEMA e l’ISPESL collaborano, direi in buona armonia, fin dal 2002; infatti, questa volontà e questa necessità di collaborazione non sono certamente di oggi. Lo hanno fatto con dei buoni risultati, come dimostrano i numeri, ma certamente anche con delle difficoltà.
In questo senso, occorre anche tener conto delle differenze di dimensioni (INAIL ha circa 11.000 dipendenti, IPSEMA arriva forse a 300). Inoltre si tratta di due enti che fanno fatica ad interloquire anche per una differenza nei sistemi informatici. Ad esempio, le informazioni relative ai dati di IPSEMA sono in forma aggregata, cioè non sono «spacchettate» e adeguatamente analitiche; di conseguenza l’INAIL non ha la possibilità di entrare nella specificità che invece ci serve per programmare campagne di sicurezza e di formazione il più possibile mirate. Certo, da un punto di vista pratico i due enti hanno la volontà di collaborare, ma manca la possibilità di interagire poiché le strutture sono profondamente diverse l’una dall’altra.
Questo problema è abbastanza sentito anche per quanto concerne l’ISPESL, seppure in misura minore rispetto ad IPSEMA.
Ugualmente in materia di controllo e gestione del rischio si intersecano più soggetti: le autorità portuali, il Servizio sanitario nazionale attraverso i centri presenti nei porti e le Regioni attraverso le ASL locali; pertanto, mentre sul fronte prevenzione, formazione e assicurazione ci sono tre soggetti che interloquiscono e le cui competenze si intersecano (INAIL, IPSEMA e ISPESL), per quanto riguarda il controllo ci sono tre soggetti che ovviamente presentano delle necessità di coordinamento, già più volte evidenziate dagli operatori del settore che si trovano quotidianamente a vivere tali problemi.
Per quanto concerne la formazione, che – non dimentichiamo – ha una funzione educativa nei confronti dei lavoratori ai fini della prevenzione degli infortuni, fin dal decreto legislativo n. 626 del 1994 l’INAIL è impegnata in senso informativo, poiché è chiamata ad assolvere questo compito e lo fa col massimo dell’impegno, nonostante le risorse umane continuino a diminuire, come abbiamo visto anche in occasione degli ultimi provvedimenti normativi. E ` questo l’aspetto del piano industriale che mi preoccupa maggiormente, perché si continua da un lato a tagliare e dall’altro ad aggiungere competenze, mettendo così l’Istituto quasi nella incapacità di operare sul territorio.
Desidero far presente in questa sede – io non svolgo una funzione politica, ma politico-manageriale di gestione dell’Istituto e come commissario ho questa responsabilità – che un anno e mezzo fa abbiamo presentato al Governo un piano industriale con determinate aperture; abbiamo visto con grande favore la modifica della legislazione in materia di sicurezza sul lavoro con il decreto legislativo n. 81 del 2008 e con il successivo decreto legislativo n. 106 dell’agosto del 2009; siamo impegnati in continuazione sulla parte formativa e riabilitativa, che sono fondamentali per l’ottima gestione del servizio che dovremmo dare ai lavoratori, ma di questo passo ritengo sarà quasi impossibile poter erogare quei servizi che sarebbero opportuni, come il reinserimento lavorativo, richiesto all’Istituto dal decreto legislativo n. 106. Con una carenza di personale come quella che si prospetta, di qui a due o tre anni credo che avremo grosse difficoltà a rispettare le disposizioni che il Governo e il Parlamento ci hanno impartito. Chiudo questo breve inciso, ma tenevo a sottolineare che se da parte nostra c’è la volontà ci sono però delle difficoltà che non dipendono da noi.
Nell’audizione del presidente dell’IPSEMA Antonio Parlato e del direttore generale Palmira Petrocelli più volte è stata evidenziata la necessità di incrementare il coordinamento, lo scambio d’informazioni e l’efficacia dei servizi informativi e formativi sul territorio, ma forse non è stata adeguatamente sottolineata la possibile soluzione che io, che sono il Presidente dell’Istituto e non certamente un politico, ho più volte pubblicamente definito «indifferibile». Secondo me, la strada corretta sarebbe quella dell’istituzione di un «polo salute e sicurezza», già più volte richiamato dal Governo e da numerosi parlamentari, ma che ancora non trova una via certa e sicura di realizzazione. Il suddetto polo potrebbe finalmente consentire di integrare questi servizi erogati a lavoratori e imprese, nonché di superare quelle differenze nei sistemi informatici che ancora oggi bloccano i nostri scambi di dati, sia in forma aggregata che analitica.
Esso potrebbe inoltre gestire in modo ottimale tutta la parte relativa alla formazione di questi lavoratori, senza dividere in maniera a volte poco comprensibile gli operatori del settore marittimo, di quello lacuale e del sistema fluviale.
Ritengo che sia ormai necessario un ripensamento di queste suddivisioni, pur nel rispetto della specificità degli istituti. INAIL, infatti, non intende assolutamente incidere su un’autonomia e una settorialità che sono sicuramente importanti, ma è comunque opportuno avere la possibilità di essere più incisivi, pratici e concreti nella gestione di problemi che non possono più essere mantenuti separati, come avviene oggi.
Senza dilungarmi oltre, credo che la strada più corretta sia quella che ho appena richiamato. Ci sono le condizioni per sviluppare l’interazione e la collaborazione tra gli Istituti; ci sono le condizioni e la volontà di collaborare, come ha sottolineato la dirigenza di IPSEMA e come ritiene necessario fare anche INAIL; altresì da parte di ISPESL ho notato una grande volontà di contribuire. A mio avviso, oggi è necessario un salto di qualità nei testi normativi. È su questo che dobbiamo auspicare un’evoluzione della situazione, in particolare per quanto riguarda la gestione dei lavoratori portuali, marittimi e lacuali.

NEROZZI (PD)
Presidente Sartori, nel ringraziarla vorrei dirle che la mia parte politica condivide appieno le sue preoccupazioni rispetto alla situazione del personale dell’INAIL e ai compiti dell’Istituto. Vorrei dirle altresì che, perfino con una certa sorpresa (il dottor Lucibello sa che in precedenza mi sono occupato di queste problematiche), ho constatato che nelle missioni che la Commissione ha svolto – forse più di dieci – i direttori e il personale dell’INAIL hanno espresso una professionalità e una competenza fuori dal comune. Ciò è vero anche per altri settori dello Stato e delle amministrazioni regionali, provinciali e comunali, ma per quanto riguarda l’INAIL abbiamo notato una omogeneità su tutto il territorio nazionale, il che non si può dire per altri rami dello Stato e per altre realtà. È un patrimonio relativamente giovane (altro aspetto che mi ha sorpreso), un patrimonio importante.
Pertanto la sua non è solo una richiesta di parte, posto che le competenze e gli elementi di investigazione e di banca dati che avete fornito, compresi quelli sul lavoro nero (parliamo di zone le più diverse, da Catania a Terni, da Venezia a Cagliari, da Genova a Bologna, a Caserta; il che non si può dire per il resto dello Stato) sono molto utili per il nostro lavoro.
Quindi su questo aspetto come Commissione, così come abbiamo fatto unitariamente su altre questioni, non possiamo che trovarci d’accordo.
Il nodo oggi in esame investe una parte considerevole di lavoratori assicurati all’INAIL, ossia i portuali. Al riguardo abbiamo constatato che il problema maggiore è la difficoltà di rapporto fra coloro che lavorano a terra e coloro che lavorano a bordo, in quanto i primi spesso sono costretti a lavorare anche all’interno delle navi per scaricare e caricare le merci ed è proprio in quel momento che il rischio di incidente è più elevato.
Vi è quindi un problema che investe la comunicazione e le abitudini (probabilmente anche nell’ultimo caso che abbiamo esaminato): ad esempio, se per i marinai dare una certa indicazione vuol dire tirare su la gru, per chi è a terra la stessa indicazione vuol dire tirarla giù. Fra l’altro, essendo presente soprattutto all’interno delle grandi navi un personale di nazionalità molto diverse, quindi con sistemi di comunicazione spesso estremamente differenti, si creano situazioni che possono essere causa di incidenti, anche mortali.
Quanto alla formazione, ciò che lei ha detto è sicuramente importante, ma è relativamente più semplice. Stiamo parlando di due nuclei sufficientemente forti che devono mettersi in collegamento tra loro. L’elemento formativo è importante sia per chi lavora a bordo sia per chi lavora a terra e deve essere unico. Fra l’altro in qualche porto ci sono anche situazioni di lavoro nero, dentro e fuori dalla nave, quindi il rischio è molto elevato. Personalmente condivido la soluzione che lei indicava, e non da adesso. Ovviamente deve esserci un coordinamento più generale, nel rispetto soprattutto dell’autonomia delle Regioni e del ruolo che queste hanno nel settore della sanità.

SARTORI
Assolutamente.

NEROZZI (PD)
Pur nel rispetto delle competenze centrali e statali, credo che questo obiettivo vada realizzato il più presto possibile. Ognuno poi ha le sue idee sulle modalità di attuazione, ma di sicuro occorre agire tempestivamente, perché oltre agli elementi formativi ci può essere anche un risparmio di scala.
Per quanto ci riguarda questa Commissione è stata finora sufficientemente ascoltata in un panorama complesso come quello dell’attuale legislatura.
Quelli della formazione e del coordinamento fra questi due pezzi centrali dell’attività portuale sono due aspetti su cui riflettere, perché è lì che abbiamo visto non solo le situazioni più tragiche ma anche gli elementi formativi più disparati. Ovviamente ciò non avviene con dolo, tuttavia è indubbio che le segnalazioni in mare sono una cosa e quelle a terra un’altra; c’è un meccanismo di organizzazione del lavoro che è profondamente diverso e che probabilmente andrebbe studiato.

SARTORI
Sotto questo profilo posso aggiungere che abbiamo fatto un’analisi dell’evoluzione dei cicli lavorativi che, con l’avvento dei container, sono profondamente cambiati, perché oggi si lavora «h24» (per utilizzare un termine usato, qualche volta abusato, sostanzialmente su cicli lavorativi di 24 ore). Si lavora con ritmi molto elevati, con personale – come giustamente lei sottolineava – di provenienza molto spesso extracomunitaria o comunitaria non italiana, con lingue diverse, con contratti di lavoro spesso e volentieri flessibili, per non dire precari o a tempo determinato, e con un elemento di rischio di fondo, come avviene anche in altri settori (penso all’edilizia, ma non solo). Si ha più o meno la riproposizione, seppur in forma diversa, delle stesse difficoltà che si verificano dove il lavoro manuale è fortemente presente.
Quindi, a maggior ragione, avremmo bisogno di una forte unitarietà nel fornire il servizio di formazione a questi lavoratori, senza dividerci in parti che forse una volta potevano avere un senso e lo hanno avuto, ma oggi non più. Dal 1994 IPSEMA ha riunito le varie casse marittime, è diventato un ente unico. Dovremmo fare ora un ulteriore salto di qualità perché le esigenze di formazione e di sicurezza sono ulteriormente aumentate.
Se, come in altri settori, vogliamo registrare un miglioramento dei numeri (come abbiamo verificato in questi dieci anni) è necessario che il nostro personale, già qualificato, venga messo nelle condizioni, sia numeriche sia strutturali sia di strumenti a disposizione, di fare quel salto di qualità che tutti auspichiamo. Un’operazione del genere – e qui sta il paradosso – non solo sarebbe a costo zero, ma rappresenterebbe addirittura un notevole risparmio in un settore come quello dell’assistenza pubblica e del welfare, di cui INAIL insieme ad INPS è un pilastro importante. Posso dire, vedendolo da vicino e quotidianamente, che il settore del parastato funziona; ha certamente delle difficoltà, ma fornisce un servizio all’altezza nonostante le carenze di personale. Voglio fare solo un esempio: l’INAIL ha circa 9.900 dipendenti, assicura 22 milioni di lavoratori e ha 3.200.000 partite IVA (ovviamente vado a memoria). L’istituto omologo della vicina Svizzera assicura 160.000 imprese ed il numero dei lavoratori è un quarto del nostro, 2.600 dipendenti. I casi sono due: o loro non sono troppo bravi o noi lo siamo molto.
Per quanto ci riguarda siamo ormai arrivati al limite. Qualunque altro intervento sulla nostra struttura comporterebbe un peggioramento del servizio.
Anzi, dobbiamo pensare a qualcosa per razionalizzare e coordinare meglio, per mettere a disposizione le strutture informatiche, per realizzare sinergie che siano propedeutiche ad un salto di qualità pur senza spendere altre risorse, come ci viene richiesto dal quadro della finanza pubblica.
Non abbiamo alternative. E ` chiaro che ci sono dei tempi – lo comprendiamo, per carità, perché si tratta di meccanismi difficili e complessi – ed anche delle resistenze da superare, è inutile negarlo; tuttavia sono convinto che con una forte collaborazione tra gli Istituti, la parte parlamentare e il Governo, prima o poi si dovrà arrivare a compiere questo salto di qualità, evitando che gli Istituti arrivino ad una fase critica, a non poter più offrire quel servizio di eccellenza che, giustamente, la collettività richiede in maniera sempre più pressante.

NEROZZI (PD)
Bisognerebbe avere il coraggio di dire che l’IPSEMA ha un compito che non è esattamente quello dell’INAIL, perché è la cassa integrazione dei lavoratori marittimi.

SARTORI
Lo so.

NEROZZI (PD)
Questo è il compito principale. Se nella razionalizzazione degli ammortizzatori sociali noi chiamassimo le cose con il loro nome, forse aiuteremmo questi processi, perché il problema vero è questo.
La resistenza maggiore, soprattutto da parte dei datori di lavoro, è questa.

SARTORI
Ma non è un caso che io abbia richiamato la necessaria autonomia di ...

NEROZZI (PD)
Lei è stato diplomatico.

SARTORI
Certo.

NEROZZI (PD)
Si discute della razionalizzazione dell’intero sistema degli ammortizzatori sociali. Prima o poi – io spero più prima che poi – ci dovremo arrivare. Questo è un modo, perché la funzione principale è meritoria, anche se ormai ha poco a vedere con certi aspetti, ma poi c’è la questione della cassa integrazione. Lo stesso vale per il settore agricolo.
Questo è il nodo, però dovremmo chiamare le cose con il loro nome e non girarci attorno.

PRESIDENTE
È un fatto di delicatezza.

SARTORI
Anche di rispetto della parte politica, nella quale io non voglio entrare.

NEROZZI (PD)
Il nodo è lì e va risolto. È un nodo nobile, che non nasconde delle inefficienze, ma ha un nome sbagliato.

SARTORI
Lei, senatore Nerozzi, è molto competente, quindi mi stimola al dibattito. Lo stesso problema – lo abbiamo visto nei fatti di Rosarno circa un mese fa – si verifica nel settore agricolo, nel quale come Istituto non siamo sostanzialmente presenti. Tutti credono che l’INAIL debba avere un ruolo maggiore, poi in effetti tutta la partita viene gestita dallo SCAU, che fa capo all’INPS.

NEROZZI (PD)
Anche lì per lo stesso motivo.

SARTORI
Appunto, perché c’è tutta la parte previdenziale.
In Calabria abbiamo solo otto ispettori. È evidente che non si può immaginare una grande azione di controllo nella Regione. Abbiamo più volte sottolineato la necessità di una ripresa dell’azione di coordinamento e di un ripensamento dei servizi, sia ispettivi che assicurativi, previdenziali e infortunistici, come quelli che gestisce INAIL, in forma ampia e allargata.
Fare questo non spetta a noi, ma al Governo e al Parlamento, però, seppur in forma più ampia, si tratta più o meno della riproposizione della stessa tematica, senza contare che i lavoratori dell’agricoltura sono molto più numerosi ed i problemi maggiori.

DE LUCA (PD)
Dottor Sartori, colgo l’occasione della sua presenza per una considerazione, anche se sull’argomento specifico mi ha anticipato il collega Nerozzi, e per una domanda.
Siamo reduci da un lungo confronto, molto positivo, in questa Commissione e la stessa Aula del Senato qualche mese fa – mi sembra fosse ottobre – ha licenziato una risoluzione di carattere generale proprio sulle tematiche della prevenzione e della formazione in tutti i settori. Certo, c’è la questione dei decreti delegati che il Governo dovrebbe attuare, è inutile che ci giriamo attorno. Comunque alla base di qualsiasi intervento ci deve essere la formazione e l’informazione, ma poi ci vogliono anche gli strumenti, in un rapporto di coordinamento che coinvolga le stesse istituzioni territoriali, partendo dalle Regioni. Credo che ci vorrebbe un’accelerazione.
Forse è il caso, signora Presidente, che si compia una verifica rispetto all’attuazione di quel documento, che l’Aula, tra l’altro, ha votato all’unanimità, per vedere a che punto siamo.
Desidero porle una domanda: qual è stato l’andamento complessivo degli infortuni nel 2009? La domanda è legata anche all’auspicata azione di promozione: al di là dell’impatto di questa Commissione d’inchiesta sarebbe opportuno avere una presenza sui territori, anche di confronto con le istituzioni e con chi è deputato a svolgere questa funzione. Tutti coloro che abbiamo ascoltato ci hanno detto che il problema è di formazione e di cultura, ma questo non può restare un auspicio astratto, è necessario anche un rapporto di confronto con le istituzioni territoriali.

SARTORI
La ringrazio per la domanda, che mi dà la possibilità di fare un piccolo focus su un argomento molto più generale. Teniamo conto che i dati infortunistici 2009, perché a questi facciamo riferimento, saranno resi noti solo verso la fine del mese di giugno perché dobbiamo aspettare i numeri definitivi. A oggi quindi non abbiamo dati certi. Abbiamo però presentato l’andamento dei primi sei mesi del 2009 (non ho con me i dati, perché non immaginavo che avremmo affrontato argomenti di carattere più generale) che è certamente positivo e dimostra una diminuzione abbastanza sensibile sia dei morti che degli incidenti sul lavoro, al punto che il numero di decessi dovrebbe attestarsi intorno alle 1.000 unità, pur sempre troppi, per carità, ma in calo rispetto all’anno precedente. Ripeto, non abbiamo ancora dati certi, si tratta di una proiezione statistica.
Quanto incide su questi dati la crisi economica? Dobbiamo essere onesti nei confronti del Paese e delle istituzioni: secondo la nostra statistica attuariale, circa una metà di questo miglioramento rispetto al 2008 dipende dal forte incremento della crisi economica e quindi dal decremento dell’intensità lavorativa, specialmente nei settori più a rischio, cioè la metalmeccanica, la metallurgia, l’edilizia, che ha avuto un pesante rallentamento in questo ultimo anno, e la lavorazione del legno. Si tratta dei settori che hanno registrato una forte crisi occupazionale, sotto forma di cassa integrazione e di licenziamenti, che quindi ci restituiscono un andamento infortunistico molto positivo rispetto all’anno precedente. Tuttavia, per una metà tale miglioramento dipende da un trend positivo che dura da dieci anni; anche per merito dei mezzi di comunicazione e del Presidente della Repubblica, che con i suoi richiami ha tenuto alta l’attenzione sul fenomeno, i miglioramenti si sono visti e sono considerevoli. Possiamo fare un salto di qualità: è un fatto culturale e dipende dalle strutture e dalla formazione. Stiamo collaborando ad ampio raggio con le categorie interessate, con il sindacato e con i patronati, inoltre abbiamo in mente una capillarizzazione dell’Istituto: non più 220 punti sul territorio ma 600, gestiti non direttamente bensì in collaborazione con i privati, perché attraverso una forte simbiosi con il mondo produttivo e sindacale possiamo tenere sotto controllo tutte le aree a rischio che portano all’infortunio. Pensiamo ad esempio all’edilizia e a cosa significa avere dati troppo positivi in Regioni a rischio come la Campania: come mai i dati di quella Regione sono estremamente virtuosi?

DE LUCA (PD)
È stata approvata una legge regionale.

SARTORI
Il problema è che ci sono aree che rimangono grigie, pertanto sarebbe opportuna una focalizzazione su questo tema specifico.
Tuttavia, un salto di qualità è stato fatto e, come abbiamo dimostrato più volte, da questo punto di vista ci avviciniamo ai migliori Paesi europei. Però non ci accontentiamo, quindi l’Istituto deve essere messo nelle condizioni di poter lavorare. A questo punto dobbiamo passare dalle parole (giuste e corrette) ai fatti, altrimenti non possiamo che trovarci in difficoltà. Questa è la realtà e io, come presidente dell’Istituto, devo segnalarlo alla parte politica in maniera sincera, senza condizionamenti, né con la volontà di interferire in vicende che rimangono di competenza della politica. Stiamo procedendo verso una fase critica, occorre quindi intervenire con razionalizzazioni, con una gestione diversa delle nostre risorse umane, diversamente i nostri sforzi saranno stati vani. È quindi auspicabile un intervento forte.
Per quanto riguarda i dati definitivi, vi farò avere quelli che abbiamo presentato alla fine di ottobre dell’anno scorso sull’andamento dei primi sei mesi del 2009 (peraltro sono scaricabili dal nostro sito, ma ve li farò avere personalmente), cosicché abbiate un quadro iniziale; poi alla fine di giugno vi invierò un consuntivo, che sarà positivo, anche se occorre dichiarare apertamente che per il 50 per cento del miglioramento è dovuto alla crisi. Questa è la sostanza dei fatti.

NEROZZI (PD)
Lei è un tecnico, ma dica alle senatrici Colli e Maraventano, che rappresentano la maggioranza, che sta per essere approvato un emendamento al disegno di legge in materia di lavoro pubblico e privato collegato alla legge di bilancio 2010, che taglia al vostro Istituto il 10 per cento del personale. Questo non è un problema mio, perché voterò contro, anzi ho presentato una controproposta.

SARTORI
Il direttore generale, dottor Lucibello, che conosce molto bene questi temi, è ovviamente molto preoccupato.

NEROZZI (PD)
È universalmente riconosciuto che l’INAIL funziona.

SARTORI
Il problema che vive il parastato è ormai quello di una mancanza di interventi analitici. Se dieci anni fa, vista l’abbondanza di personale, ci si poteva permettere d’intervenire con provvedimenti abbastanza generalisti, con decurtazioni del 10, dell’8 o del 5 per cento, oggi siamo arrivati al punto che un Istituto come il nostro, con un taglio del 10 per cento si bloccherà. Io l’ho fatto presente alla parte parlamentare e anche alla parte governativa, perché il mio compito è segnalare, senza alcuna volontà di intervenire in un processo decisionale che deve rimanere autonomo. Governo e Parlamento devono però sapere a cosa vanno incontro. Se saremo costretti a chiudere delle sedi periferiche territoriali e a dare un servizio nettamente inferiore, non ci si aspetti che la cultura della sicurezza, della prevenzione e della formazione aumenti, perché sarebbe l’uovo di Colombo: lo avremmo fatto noi per primi visto che non siamo degli sprovveduti e degli avventati, ma lavoriamo bene – almeno spero – e con molta intensità su questi temi.
Ad ogni modo, ormai, un intervento di carattere generale non serve più e non si può più fare. Un ente va analizzato per quello che è, chiedendosi, nel caso specifico, se all’INAIL servono 10.000, 12.000 o 8.000 dipendenti; si ragioni e ci si consenta di fare una programmazione a mediolungo termine. Non possiamo andare avanti con i tagli, perché domani ci potremmo trovare nelle condizioni di dire che chiudiamo 22 o 30 delle 220 sedi che abbiamo sul territorio. A quel punto si verificheranno proteste a catena, perché la gente avrà un servizio di qualità inferiore e con una minore presenza sul territorio e si ribellerà. Pertanto dobbiamo fare molta attenzione a intervenire su un’area che è già stata pesantemente ridimensionata in questi anni.

PRESIDENTE
Lei ha fatto delle osservazioni estremamente interessanti, quindi ben venga la stimolazione del senatore Nerozzi.

NEROZZI (PD)
Sono stato per trent’anni sindacalista in questi settori.
Vorrei anche dire che se il Governo intende mettere la fiducia sul collegato in materia di lavoro, almeno lo faccia sul testo della Camera, che non contiene queste misure per il parastato. Se proprio deve porre la fiducia (e lo farà), almeno non peggiori il testo, lasci quello approvato dalla Camera, che se non altro su questo punto non peggiora la situazione.

PRESIDENTE
Credo che affrontando questo argomento esuliamo dal tema all’ordine del giorno. Ad ogni modo, o stiamo vivendo un momento di crisi economica come non si vedeva dal 1929, oppure non è così. Mi sembra però di sentir ripetere molto spesso che lo stiamo vivendo.

NEROZZI (PD)
Non mi provochi sui fiori di Sanremo, che basterebbero per risolvere questo problema e anche per Eutelia! Ma questa è un’altra vicenda.

PRESIDENTE
Presidente Sartori, la ringraziamo per il panorama che ci ha fatto, estremamente interessante e anche confortante. È vero che l’INAIL, insieme all’INPS, ha questa capillarità e questa professionalità cui si è fatto riferimento. Ritengo auspicabile quello che lei propone, ossia un coordinamento tra le tre grandi realtà nazionali rappresentate da IPSEMA, ISPESL e INAIL, ciascuna nella propria autonomia.

SARTORI
Ringrazio la Commissione per avermi ascoltato e rimango a vostra completa disposizione; naturalmente farò pervenire al più presto i dati che ho promesso.

PRESIDENTE
Ringraziando tutti gli intervenuti, dichiaro conclusa l’audizione odierna.
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Fonte: Senato della Repubblica