SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico



Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Seduta 46, mercoledì 3 marzo 2010

Audizione di funzionari dell’unità salute, sicurezza e igiene sul lavoro della Commissione Europea



Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono, collegati in videoconferenza, in rappresentanza dell’Unità salute, sicurezza e igiene sul lavoro della Commissione europea, la dottoressa Maria Teresa Moitinho, capo delegazione, il dottor Jan Jilek, amministratore, e il dottor Antonio Cammarota, responsabile della sezione comitati e relazioni internazionali.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione di funzionari dell’Unità salute, sicurezza e igiene sul lavoro della Commissione europea. Comunico che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta.
Rivolgo ai nostri ospiti il saluto della Commissione. Come lor signori sanno, abbiamo bisogno di avere da voi elementi di interesse per l’attività d’inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e, in particolare, delle morti bianche.
Su tali temi avete già avuto modo di essere informati dai nostri Uffici, comunque possiamo riassumerli brevemente. Con questa audizione desideriamo acquisire, tra l’altro, informazioni in merito alle attuali politiche e alle future iniziative dell’Unione europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro, alle procedure legislative e consultive tra Europa e Stati membri in questo settore e al ruolo di vigilanza e monitoraggio della Commissione europea sul rispetto delle normative nei vari Stati membri, anche in relazione alle eventuali procedure di infrazione.
Desideriamo, altresì, avere notizie, per quanto riguarda questo ultimo aspetto, circa eventuali rischi di dumping che le imprese di Paesi membri meno virtuosi in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro possono praticare ai danni di imprese di Paesi più attenti o severi da questo punto di vista (anche se, come è comprensibile, è difficile che i funzionari della Commissione possano sbilanciarsi su questo argomento).

MOITINHO
Signor Presidente, membri della Commissione, vi ringrazio per l’opportunità che date ai servizi della Commissione europea di illustrare le politiche e le iniziative in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Permettetemi di ringraziare l’Ufficio di Segreteria della Commissione ed il collega Cammarota, i quali hanno assunto le opportune iniziative per avviare le procedure richieste affinché la Commissione europea ci autorizzasse ad essere presenti oggi davanti a voi.
Comincerò con il delineare le attività politiche dell’Unione europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro, soffermandomi anche sulle normative applicabili in materia. Passerò quindi la parola al collega Cammarota il quale parlerà delle procedure di consultazione con riferimento a ciò che fanno le parte sociali e i comitati responsabili in materia in questo momento.
Il collega Jan Jilek, a nome della Commissione europea, interverrà sul controllo dell’applicazione del diritto europeo, comprese le procedure di infrazione.
Anzitutto una precisazione: l’Unità salute, igiene e sicurezza sul lavoro, di cui sono responsabile, appartiene alla Direzione generale occupazione, affari sociali e pari opportunità. Siamo la sola unità di stanza a Lussemburgo, essendo tutti gli altri servizi della Direzione generale a Bruxelles per motivi storici. I primi elementi legislativi in materia di tutela dei lavoratori risalgono, difatti, alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio.
L’obiettivo della nostra struttura è quello di migliorare le condizioni dei lavoratori fissando le condizioni minime da applicare nei luoghi di lavoro.
Il nostro impegno si traduce in iniziative legislative, sviluppo e adozione di iniziative che sfociano in proposte di direttive da sottoporre al legislatore cioè al Consiglio e ai Parlamenti europei.
In parallelo, la nostra Unità sviluppa altre iniziative volte al miglioramento delle condizioni dei lavoratori in materia di salute e sicurezza sul lavoro per mezzo di guide pratiche, non vincolanti, tese a far applicare la legislazione presso i soggetti interessati. Per sviluppare queste iniziative siamo coadiuvati da una serie di comitati scientifici, tecnici e consultivi di cui vi parlerà il collega Cammarota.
Occorre sottolineare che nell’ambito delle politiche sociali dell’Unione europea il tema della salute e sicurezza sul lavoro occupa un posto particolarmente importante: sulla base dell’articolo 153 del Trattato europeo vengono adottate delle direttive che hanno un impatto diretto sui cittadini dei vari Paesi. Le direttive sviluppate ed adottate dalla Commissione europea poggiano sempre su studi relativi all’impatto sociale ed economico, con cui si valutano le conseguenze concrete di ogni misura legislativa.
Vi è noto che alla Commissione europea è riconosciuto il potere di iniziativa legislativa, ma sono il Consiglio e il Parlamento che, nell’ambito della procedura di codecisione, esaminano tali iniziative e adottano le conseguenti direttive. Sono quindi il Consiglio e il Parlamento europeo le istituzioni poste al vertice della procedura.
Il patrimonio comunitario in materia di salute e sicurezza sul lavoro è importante e si articola in 30 direttive, la più significativa delle quali è la direttiva quadro n. 391 del 1989 con cui si statuisce l’importante principio della prevenzione e della responsabilità che grava sul datore di lavoro in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tale direttiva investe sia il settore pubblico che il settore privato in ambito europeo, impostando principi di prevenzione e protezione dei lavoratori con riguardo ai rischi professionali in cui le singole categorie incorrono. Essa è corredata da altre direttive specifiche, indirizzate a singole categorie di lavoratori: attualmente le direttive specifiche sono 19. Ve ne sono poi altre, sempre attinenti al tema della salute e della sicurezza sul lavoro, che poggiano sull’articolo 153 del Trattato, e che hanno ad oggetto, ad esempio, l’orario di lavoro o l’assistenza medica a bordo delle navi.
Le direttive vengono adottate dal Consiglio e dal Parlamento europeo, ma spetta agli Stati membri dell’Unione europea applicare le normative a livello nazionale, anche se la forma e gli strumenti per adottarle sono liberi. Bisogna comunque raggiungere gli obiettivi imposti dalle direttive, perché la Commissione europea è garante del Trattato e svolge un ruolo fondamentale di cui vi riferirà il collega Jilek.
Vorrei poi attirare la vostra attenzione sull’articolo 31 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, laddove si dice che «Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose». Con il Trattato di Lisbona questa Carta dei diritti fondamentali è divenuta vincolante.
In conclusione, la Commissione europea ha adottato una strategia per gli anni 2007-2012, nell’ambito della quale ha formulato decisioni quadro che riguardano le future azioni da intraprendere in materia di salute e sicurezza sul lavoro e i principali obiettivi da conseguire in futuro. Spetterà agli Stati membri adottare iniziative legislative coerenti e finalizzate a ridurre il numero di infortuni sul lavoro. Vorrei ora cedere la parola al collega Cammarota che vi illustrerà le procedure in merito.

CAMMAROTA
Buongiorno a tutti i colleghi e parlamentari italiani che sono riuniti a Roma.
Il primo aspetto che vorrei trattare è quello dell’infrastruttura consultiva che assiste l’Unità salute, igiene e sicurezza sul lavoro. Questa infrastruttura è fondamentale perché è una delle caratteristiche principali delle politiche sociali europee. In particolare, l’area politica della salute e della sicurezza vede il coinvolgimento di tutti i principali attori e di tutte le principali parti interessate. Per questa ragione, il processo di decisione politica ha bisogno di essere supportato e sostenuto da un’estesa infrastruttura di istituzioni consultive nelle quali esperti e parti interessate possono confrontarsi e contribuire, ciascuno per la propria competenza, a definire obiettivi comuni.
In primo luogo, vorrei ricordare il principale forum consultivo a livello europeo: il Comitato per la sicurezza, l’igiene e la tutela della salute sul posto di lavoro. Tale organismo è stato creato dal Consiglio già nel 1974 e ha, quindi, una lunga storia alle spalle; è stato ristrutturato prima dell’ultimo ampliamento, avvenuto nel 2003. Attualmente comprende 81 membri, ciascuno in rappresentanza di ogni Stato membro per ognuno dei gruppi di interesse rappresentati. Al suo interno sono presenti esponenti delle amministrazioni nazionali governative e rappresentanti delle parti sociali (datori di lavoro e lavoratori). Il mandato dato al Comitato gli attribuisce funzioni consultive riguardo a tutte le iniziative comunitarie dell’Unione nell’area della salute e della sicurezza sul lavoro, alle iniziative legislative e a tutto ciò che ha a che vedere con programmi, strategie comunitarie e via discorrendo.
Il Comitato ha però una sua autonomia, nel senso che è chiamato a svolgere un ruolo anche proattivo nel suggerire temi di discussione politica importanti. Una funzione rilevante è poi quella di assicurare un’interfaccia tra i livelli di responsabilità e decisione europei e nazionali. La ragione è che in questo Comitato tutti gli Stati sono rappresentati sia in quanto Stati membri sia in quanto portatori di diversi interessi per via della natura tripartita dello stesso. Il Comitato è attualmente formato da 81 membri. Le sue funzioni sono assicurate dal punto di vista esecutivo da un ufficio di Presidenza che raccoglie rappresentanti dei tre gruppi di interesse e della Commissione. Il Comitato può istituire, e istituisce, gruppi di lavoro che trattano differenti questioni di carattere tecnico, ma non solo. Porto l’esempio di un gruppo di lavoro sulla strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro, che svolge un lavoro sotto un determinato profilo politico. Vorrei ricordare che tra questi gruppi di lavoro ne esiste uno permanente sulle industrie estrattive che, come potete immaginare, dopo l’ingresso dei nuovi Stati membri dell’Europa dell’Est rappresenta un fronte di intervento importante.
Un secondo organo consultivo a livello europeo è il Senior Labour Inspectors’ Committee (SLIC) che raccoglie gli alti ispettori del lavoro a livello nazionale. Il Comitato è tecnico poiché la sua funzione consiste essenzialmente nel fornire suggerimenti e nel promuovere iniziative a livello europeo per favorire una convergenza e un’organizzazione maggiori delle politiche di enforcement e controllo dell’attuazione della legislazione europea. Anche in questo caso, il ruolo non è soltanto reattivo, non si limita a fornire opinioni su domanda della Commissione europea, ma svolge anche un ruolo attivo in termini di suggerimenti che possano migliorare il livello di formulazione delle politiche di enforcement a livello europeo.
Ricordo, da ultimo, un terzo Comitato di carattere scientifico, gestito all’interno della nostra Unità qui a Lussemburgo, che raccoglie 21 autorità del mondo accademico e scientifico (tossicologi ed epidemiologi) chiamate a fornire delle consulenze per la definizione dei limiti di esposizione agli agenti chimici sui luoghi di lavoro. Credo con questo di aver concluso la parte relativa agli organi consultivi.
Quando parliamo di consultazione ci riferiamo a un quadro più ampio che viene assicurato dal nuovo articolo 155 del Trattato, che prevede che tutte le iniziative sul terreno delle politiche sociali e della salute e sicurezza sul lavoro delle istituzioni europee siano sottoposte a previa consultazione delle parti sociali. La consultazione avviene in due fasi: nella prima la Commissione invia un documento alle parti sociali chiedendo loro di esprimere un’opinione riguardo l’opportunità di nuove iniziative in una data area relativa alla salute e alla sicurezza sul lavoro. Sulla base delle risposte ricevute, la Commissione europea elabora a sua volta risposte concrete che possono essere di tipo legislativo o di tipo non legislativo, senza sottoporle nuovamente, nella seconda fase di consultazioni, all’opinione dei partner sociali. Alcune recenti iniziative in questo quadro si sono occupate, ad esempio, dei disturbi muscoloscheletrici e dei problemi ergonomici sul luogo di lavoro, delle sostanze con proprietà carcinogeniche e delle infezioni da ambiente ospedaliero dovute, ad esempio, alla puntura di aghi.
Un ultimo aspetto riguarda la consultazione dei partner sociali ed è relativo ad un fronte di attività della Commissione europea che non è gestito direttamente dalla nostra Unità, ma che ha comunque un’influenza importante nel nostro settore specifico: mi riferisco all’area del dialogo sociale, sia transcategoriale che settoriale, nella quale è compreso un grande numero di comitati (in particolare settoriali), che si riuniscono periodicamente.
Questi comitati hanno modo di sviluppare iniziative specifiche nei diversi settori, ma anche iniziative a più largo raggio a carattere intersettoriale.
Vorrei ricordare gli accordi quadro conclusi a livello intersettoriale sul tema dello stress da lavoro e della violenza perpetrata sul posto di lavoro.

DE LUCA (PD)
Dottor Cammarota, vorrei porle un quesito sulle politiche dell’Unione europea per quanto attiene agli infortuni e alle morti sui luoghi di lavoro. Dal momento che alle vostre spalle è affisso un bel manifesto su cui è scritto «La sicurezza è vita», vi chiedo se non crediate opportuno – ne abbiamo discusso in questa Commissione – emanare un indirizzo o una direttiva europea che abbia ad oggetto l’attività formativa nelle scuole, perché la prevenzione è sì un dato culturale, ma è anche una questione di formazione, diversamente è difficile prevenire queste tragedie.
Si tratta di un segnale di civiltà che l’Italia e l’Europa devono imprimere con delle normative, ma anche sollecitando una forte presa di coscienza in tutti i soggetti protagonisti.
Nello scorso mese di ottobre abbiamo discusso in Aula al Senato una relazione intermedia, approvata all’unanimità dalla Commissione, di cui era relatore il presidente Tofani, che affrontava, tra l’altro, uno degli aspetti più tragici delle morti bianche, che investe il settore dell’edilizia, cui si ascrive quasi il 50 per cento del totale delle morti sul lavoro. In quell’occasione abbiamo chiesto di intervenire a livello di Commissione europea per tentare di eliminare il meccanismo del massimo ribasso nell’aggiudicazione degli appalti e dei subappalti da parte delle pubbliche amministrazioni nelle zone ad alta densità criminale e mafiosa.
Infine vorrei chiederle che incidenza abbia avuto rispetto a questo fenomeno l’ingresso in Europa dei Paesi dell’Est, dacché credo sia necessario avviare un processo di conoscenza e rendere possibili opportunità di confronto tra tutti i Paesi europei rispetto a queste direttive e al richiamato Trattato di Lisbona.

CAMMAROTA
Senatore De Luca, credo che lei abbia perfettamente ragione quando afferma che il tema della salute e della sicurezza sul lavoro deve far parte del patrimonio culturale quotidiano fin dall’infanzia per tutti i cittadini. È per questa ragione che tra i richiamati gruppi di lavoro costituiti all’interno del Comitato consultivo ne esiste uno che si occupa specificatamente dei temi della formazione e dell’istruzione: tra le proposte in esame in questo periodo ve ne è una concernente l’inserimento di linee guida fondamentali in materia di salute e sicurezza sul lavoro a livello di istruzione primaria, secondaria e lungo tutto il processo formativo.
Questo è un problema del quale siamo assolutamente consapevoli.
Tra l’altro, nella recente Strategia quadro di cui vi ha parlato la collega Moitinho viene prospettata l’eventualità di un’iniziativa in tal senso da parte della Commissione europea, in termini di raccomandazione da emanare nel periodo coperto dalla Strategia. Il sopra richiamato gruppo di lavoro ha già espresso un parere favorevole su questo progetto e la Commissione europea sta attualmente considerando la possibilità di procedere in questa direzione. Non esiste ancora un calendario preciso, ma credo che questa potrebbe emergere come priorità nella seconda fase di attuazione della Strategia.
Per quanto riguarda la seconda questione, siamo assolutamente consapevoli che il settore dell’edilizia è tra quelli più esposti al fenomeno degli infortuni e delle morti sul lavoro, ma non sono in grado personalmente di fornire una risposta precisa alla sua domanda. Il fenomeno del lavoro nero, favorito dai nuovi flussi migratori, è un problema che non possiamo affrontare direttamente a livello di legislazione comunitaria, meno specifica in materia di salute e sicurezza sul lavoro, se non attraverso iniziative che probabilmente potrebbero riguardare un fenomeno che già affrontiamo all’interno della nostra strategia e che in inglese è denominato «subcontracting process»: mi riferisco al fenomeno del lavoro che viene affidato a catena a diverse imprese che lavorano sullo stesso sito, nel qual caso possono verificarsi – immagino più facilmente che in altre occasioni – episodi come quelli da lei ricordati. Lascio comunque ai colleghi della sezione giuridica la facoltà di integrare la mia risposta.

PRESIDENTE
Dottor Cammarota, la richiesta del senatore De Luca è molto importante. Non so se le vostre competenze possano essere esclusive, ma comunque coinvolgono anche le problematiche della sicurezza e della qualità di vita nei luoghi di lavoro. Il problema è molto serio, perché nell’attuale visione di deregulation del subappalto si producono effetti a volte molto gravi. Ma vi è un altro problema estremamente importante, in tema di appalti. Il problema è stabilire se un appalto debba essere affidato a prescindere da un limite di sicurezza o se la cifra accordata debba garantire, oltre alla buona realizzazione dei lavori e all’adeguata remunerazione della prestazione professionale, anche le necessarie salvaguardie per la sicurezza. Noi viviamo questo problema molto grave, lo sentiamo profondamente e sono convinto che anche da altre parti lo avvertano.

NEROZZI (PD)
Intervengo per completare le osservazioni del Presidente.
Nel caso dell’appalto o del subappalto il problema non è costituito solo dal lavoro nero, fenomeno che comunque esiste e va affrontato con le legislazioni nazionali, ma anche dal fatto che, a volte, imprese dei Paesi dell’Est – faccio un esempio non casuale – con normative antinfortunistiche molto più blande vincono l’appalto e il subappalto e, non essendoci una legislazione europea, assumono i lavoratori, sia locali che stranieri, a condizioni assai diverse. In effetti, la liberalizzazione ha portato nel settore edilizio e degli appalti condizioni estremamente differenti sul tema della sicurezza e non solo, a seconda delle legislazioni nazionali che non sono affatto uniformi.

MOITINHO
Siamo perfettamente consapevoli di questo problema, tant’è vero che figura nella nostra Strategia per il 2007-2012. La Commissione procederà nell’analisi ed è probabile che sfocerà in una proposta o addirittura in una raccomandazione riguardo alla questione dei subappalti.
Si tratta di un problema anche di ordine pratico, di cui la Commissione è a conoscenza in quanto ne ha parlato nella sua comunicazione del 2008. Visto che vige il principio della territorialità in materia di salute e sicurezza sul lavoro, bisognerà fare in modo che le autorità nazionali competenti mettano in essere delle norme nazionali al riguardo.

NEROZZI (PD)
Il problema non sono le normative nazionali, che ci sono, ma il fatto che qui si applicano le norme dello Stato rumeno o slovacco che sono diverse e che non corrispondono alle norme italiane. Se non ci sono direttive europee che omogeneizzino la legislazione, il problema rimarrà sempre aperto.

MOITINHO
Effettivamente, in proposito, devo ricordare la direttiva
per la libera circolazione dei servizi nell’Unione europea. In particolare, voglio richiamare l’attenzione sulla legislazione in materia di salute e sicurezza dell’Unione europea la quale prevede prescrizioni minime. Il Trattato autorizza gli Stati membri a mantenere e adottare misure più stringenti se lo vogliono, però è possibile che, a fronte di alcuni Stati membri che adottano una politica di applicazione rafforzata in alcune misure, ce ne siano altri che sono meno attenti. Va ricordato che c’è questo principio delle prescrizioni minime e dei limiti che la Commissione europea, per quanto nei suoi poteri, richiede.

JILEK
Signor Presidente, desidero sottolineare il ruolo importante della Commissione europea, che è garante del Trattato e del diritto comunitario, ma anche dire che l’applicazione concreta di quest’ultimo è essenziale per le ricadute che ha sui cittadini dal punto di vista della salute e della sicurezza sul lavoro. Così come è importante l’applicazione concreta nei confronti delle imprese affinché siano messe tutte sullo stesso piano.
Va ricordato che la responsabilità sull’applicazione concreta delle misure in materia di salute e sicurezza sul lavoro spetta agli Stati membri, non solo per quanto concerne il recepimento delle direttive, ma anche per l’applicazione concreta del diritto comunitario. Inoltre, le autorità nazionali possono porre questioni pregiudiziali alla Corte di giustizia europea.
La Commissione europea è quindi imperante sui Trattati ed è rivestita dell’autorità necessaria per garantire il rispetto del diritto comunitario.
Essa detiene questi poteri di controllo e sorveglia sull’applicazione del diritto nell’Unione europea sotto il controllo della Corte di giustizia europea, nonché sull’applicazione dei Trattati e delle misure adottate dalle istituzioni in virtù dei medesimi.
La Commissione europea dispone a tal fine di poteri propri che utilizza nell’ambito della procedura di infrazione, prevista agli articoli 258 e 260 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Naturalmente l’oggetto principale di queste disposizioni non è il semplice pronunciamento della Corte di giustizia europea in caso di infrazione; si tratta piuttosto di consentire agli Stati membri di ripristinare la situazione auspicata.
La procedura d’infrazione prevede la fase precontenziosa e la fase contenziosa. Come stabilito dalla Corte di giustizia europea, la procedura del precontenzioso ha come finalità quella di dare l’opportunità agli Stati membri di mettersi in regola prima che la Corte intervenga nonché di mostrare i propri argomenti di difesa rispetto a quanto rilevato dalla Commissione europea. Le procedure d’infrazione possono avere origine da reclami depositati dai cittadini e dalle imprese degli Stati membri, ma anche da casi rilevati d’ufficio dai Servizi della Commissione.
A livello europeo le procedura d’infrazione si suddivide in quattro categorie, tre delle quali vertono sulla direttiva quadro e sono quindi più pertinenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro. La quarta categoria riguarda invece i casi d’infrazione ai Trattati europei, come ai regolamenti o alle decisioni dell’Unione. Il primo tipo d’infrazione è il dossier per mancata comunicazione, aperto dalla Commissione nei confronti di uno Stato membro che non abbia recepito una direttiva o che non abbia comunicato le relative misure di recepimento alla Commissione nei termini previsti dalla direttiva stessa.

PRESIDENTE
Dottor Jilek, conosciamo bene queste procedure. Vorremmo sapere in modo specifico – se è in grado di rispondere alla mia domanda – se siano attualmente aperte procedure di infrazione sul tema al nostro esame e quali Paesi coinvolgano. In particolare, vorrei capire se vi siano pervenute denunce ove si ravvisi il rischio di dumping, che rappresenterebbe un problema serio per le imprese che operano in regime di libera concorrenza.

JILEK
Non ho tutti gli elementi a disposizione per rispondere alla sua domanda, ma posso dirle che la Commissione non appena riceve denunce di questo tipo reagisce immediatamente, in particolare sull’attivazione concreta del diritto comunitario per quanto riguarda i casi di infrazione.
Poco importa il Paese dove ciò accade, perché la procedura è la stessa per tutti i Paesi. Molti dei problemi vengono superati in sede di dibattito preliminare tra Stato membro in oggetto e Stati membri e Commissione.
Anche se non mi piace che si faccia distinzione tra vecchi e nuovi Paesi dell’Unione europea, vi assicuro che in caso di infrazione la Commissione reagisce subito, in particolare per quel che riguarda infrazioni dovute a non comunicazione e a non conformità. In presenza di fatti del genere e indipendentemente dal Paese – questo è il dato importante – la Commissione reagisce immediatamente.

PRESIDENTE
Non siamo stati noi a distinguere tra Paesi vecchi e nuovi dell’Unione europea, ma è lei che sta facendo questa riflessione.
Noi ci siamo limitati a chiederle alcune informazioni: la ringraziamo se è nelle condizioni di aiutarci, ma le siamo riconoscenti anche se non è in grado di rispondere ora e pensa in futuro di poterci fornire le informazioni che le abbiamo richiesto. Così come la ringraziamo anche se non potrà fornirci queste informazioni per motivi politici.
Avremmo tuttavia bisogno di questi dati per portare avanti il nostro lavoro. Non li stiamo chiedendo per scrivere articoli sui giornale, perché non siamo dei giornalisti, ma dei parlamentari. Se potrete inviarceli, anche attraverso i vostri Servizi, ve ne saremo grati. In ogni caso vi ringraziamo per le notizie che ci avete fin qui fornito.

MOITINHO
Ogni anno la Commissione pubblica il suo rapporto sul controllo dell’applicazione del diritto comunitario. È stato pubblicato il rapporto 2008 con riferimento alle procedure di infrazione. Ora siamo in procinto di completare il rapporto 2009; è chiaro che ci sono delle procedure di infrazione in corso, però possiamo dirvi che non ci sono infrazioni per mancata comunicazione, mentre ce ne sono per mancata conformità.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo. Sicuramente approfondiremo il tema con voi da un punto di vista tecnico e con i nostri omologhi politici da un punto di vista politico perché si tratta di un argomento che ci interessa molto.
Desidero, anche a nome dei colleghi della Commissione e degli Uffici, ringraziarvi per la vostra disponibilità, sperando di essere stati chiari nelle richieste. Gradiremmo creare altre occasioni di collaborazione. Se nei prossimi giorni doveste ritenere utile fornirci la documentazione richiesta lo apprezzeremo.
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Fonte: Senato della Repubblica