SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 50, mercoledì 28 aprile 2010

Audizione dei rappresentanti della Consulta interassociativa italiana per la prevenzione (CIIP)

Presidenza del vice presidente NEROZZI

Intervengono il dottor Rino Pavanello, la dottoressa Laura Bodini, l’ingegner Giancarlo Bianchi e la dottoressa Anna Cipolla Alemani, in rappresentanza della Consulta interassociativa italiana per la prevenzione (CIIP); la dottoressa Adele Seniori Costantini, in rappresentanza dell’Associazione italiana epidemiologia (AIE); il dottor Rocco Vitale, in rappresentanza dell’Associazione italiana formatori della sicurezza sul lavoro (AiFOS); il dottor Franco Pugliese, in rappresentanza dell’Associazione italiana responsabili servizi di prevenzione e protezione in ambiente sanitario (AIRESPSA); il professor Franco Ottenga, in rappresentanza dell’Associazione italiana radioprotezione medica (AIRM); il dottor Sandro Sandri, in rappresentanza dell’Associazione italiana responsabili di radioprotezione (AIRP); il dottor Vincenzo Di Nucci, in rappresentanza dell’Associazione italiana tecnici della prevenzione (AiTEP); la dottoressa Manuela Cadringher e il dottor Claudio Francia, in rappresentanza dell’Associazione ambiente e lavoro (Amblav); il dottor Salvatore Taliercio, in rappresentanza dell’Associazione nazionale medici d’azienda (ANMA); l’ingegner Elisa Gerbino, in rappresentanza dell’Associazione nazionale ingegneria della sicurezza (ANIS); il dottor Giovanni Moro, in rappresentanza dell’Associazione nazionale medici del lavoro pubblico (ANMeLP); il dottor Antonio Campagni, in rappresentanza dell’Associazione nazionale professionale esperti qualificati (ANPEQ); il dottor Giorgio Di Leone, in rappresentanza della Società nazionale operatori della prevenzione (SNOP).

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione dei rappresentanti della Consulta interassociativa italiana per la prevenzione (CIIP).
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Comunico altresì che della seduta sarà redatto e pubblicato il resocoto sommario.
Saluto innanzitutto i nostri ospiti e li ringrazio per aver accettato l’invito a partecipare a questa audizione proprio oggi che si celebra la «Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro», promossa dall’Organizzazione internazionale del lavoro dell’ONU.
Il Presidente della Repubblica ha segnalato, ancora una volta, il problema degli infortuni sul lavoro nel nostro Paese come uno dei più gravi.
Fra l’altro, in una situazione di grave crisi economica come quella che stiamo attraversando, nella quale si registrano carenza di lavoro, un alto tasso di disoccupazione, un numero elevato di lavoratori in cassa integrazione, il vero rischio è che si presti una minore attenzione nei riguardi della sicurezza sul lavoro. Di fronte alla difesa del proprio posto di lavoro e a salari non alti, con situazioni di cassa integrazione purtroppo molto frequenti, è evidente che aspetti pur importanti vengano messi, o rischino di esserlo, in secondo piano.
Sono oggi presenti i rappresentanti di tutte le associazioni che si occupano di prevenzione, formazione ed educazione (termine quest’ultimo forse arcaico, ma in realtà molto attuale rispetto all’argomento che stiamo affrontando), che hanno costituito la Consulta interassociativa italiana per la prevenzione, con la quale la Commissione si è già incontrata e che ha prodotto peraltro materiale davvero utile.
Lascio immediatamente la parola a coloro che desiderano intervenire a nome delle associazioni.

PAVANELLO
Come il presidente Nerozzi ha cortesemente ricordato, sono presenti oggi in questa sede i presidenti o i delegati al massimo livello di 14 delle più importanti associazioni tecnico-scientifiche e professionali che nel nostro Paese si occupano di prevenzione, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in rappresentanza di circa 100.000 iscritti appartenenti a tutte le aree professionali interdisciplinari come la medicina del lavoro, la parte tecnico-ingegneristica, la formazione e l’epidemiologia. Si tratta delle 14 associazioni che diversi anni fa hanno costituito la Consulta.
Mi preme innanzitutto ringraziare in anticipo il presidente Nerozzi e il presidente Tofani, nonché le senatrici e i senatori presenti. Quella odierna è la terza audizione che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro concede alla Consulta nell’arco degli ultimi 14 mesi. Nella prima audizione abbiamo avanzato proposte di carattere generale che in questa fase, anche per economia di tempo, non riassumeremo (si possono consultare negli atti pubblicati sul sito della Commissione stessa). La seconda audizione è stata svolta nel mese di luglio sul tema precipuo della formazione. Nel corso di essa abbiamo consegnato un documento che oggi ribadiamo, in quanto il tema della formazione è uno degli aspetti più importanti del problema, per molti versi sottovalutato e in parte non attuato.
Nell’audizione odierna, che c’è stata concessa proprio il 28 aprile, data in cui si celebra la «Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro», in presenza di una necessità credo da tutti condivisa, a partire dal Presidente della Repubblica per arrivare ai vari altri livelli, abbiamo deciso di rilanciare il tema della prevenzione e in particolare della cultura della prevenzione in ogni luogo, quindi nei luoghi di vita e in quelli di lavoro, con particolare riferimento al mondo della scuola.
Come Consulta che rappresenta tutte le associazioni tecnico-scientifiche e interdisciplinari, abbiamo proposto e promuoviamo a partire da oggi una iniziativa che durerà due anni (il biennio 2010-2011) e che si chiama non a caso «Mi impegno per la prevenzione». Abbiamo distribuito al Presidente e alla Commissione un documento che oggi intendiamo promuovere con enorme soddisfazione. Ringrazio ancora una volta la Commissione per averci dato l’occasione di presentarlo formalmente in anteprima nazionale in questa sede.
Come dicevo, tale iniziativa si svilupperà nell’arco del biennio 2010- 2011 attraverso convegni, promozione e divulgazione di materiali, costruzione e diffusione delle buone pratiche, coinvolgimento di tutte le persone che si occupano di salute e sicurezza sul lavoro. Questa Commissione si occupa ormai da vari anni di detti temi, ha svolto numerose audizioni ed è quindi al corrente di una serie di dati e questo ci consente, per una questione di economia di tempo, di darli per scontati. Vogliamo però sottolineare quanto sintetizzato nel breve documento che abbiamo consegnato.
Oggi in Italia non si celebra solo la «Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro», promossa dall’OIL-ONU, ma anche il «Workers’ Memorial Day», promosso dalle organizzazioni sindacali internazionali più rappresentative. Si tratta, per la verità, di una giornata che è stata poco celebrata in Italia per una serie di motivi, non ultimo il fatto che cade tra il 25 aprile e il 1º maggio, quindi in mezzo ad altre celebrazioni di diverso valore. Negli ultimi anni, però, è diventata anch’essa una data importante.
Sinteticamente, vogliamo ricordare che oggi in Italia si registra una carenza di oltre il 50 per cento a livello di operatori della pubblica amministrazione deputati alle operazioni di vigilanza, assistenza e controllo, in particolare nel mondo delle ASL. Nella precedente audizione abbiamo depositato un documento che illustra altresì la diversità geografica rispetto a detta carenza, con particolare riferimento alle varie figure professionali. Si rileva una certa sofferenza, ad esempio, nell’ambito degli esperti tecnico-professionali (quali ingegneri e chimici), oltre a quelli della medicina del lavoro classica.
I costi economici della mancata prevenzione – come tutti sappiamo – superano in Italia i 42 miliardi di euro, somma che però è diminuita nel corso del tempo. Abbiamo consegnato anche uno studio, che porta la data di pochi giorni fa, stilato da alcune delle nostre associazioni, in particolare dalla SNOP d’intesa con l’AITeP, nel quale si focalizza e si illustra questo itinerario. Si rileva una diminuzione del numero degli infortuni, anche grazie ad una serie di leggi importanti che sono state emanate. In ogni caso, esiste uno zoccolo duro sul quale occorre ulteriormente intervenire, operando sulla certezza dei controlli e quindi sul numero degli operatori. Molto spesso, in particolare nelle ASL, le persone che vanno in pensione o che comunque lasciano il posto di lavoro non vengono sostituite.
Si registra pertanto una perdita professionale non indifferente per quanto concerne le attività di prevenzione e di assistenza.
Abbiamo altresì depositato un documento nel quale viene evidenziata la destinazione dei proventi delle sanzioni economiche comminate alle aziende. Ricordo che, in fase di approvazione della legge n. 123 del 2007 (il senatore Roilo qui presente fu relatore di quel provvedimento), uno degli emendamenti che l’Aula del Senato approvò, e che non era presente nel testo iniziale del Governo, concerneva proprio questo aspetto (lo dico al fine di sottolinearne l’importanza). Ebbene, a oltre due anni di distanza ci sono Regioni virtuose (Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto) che hanno destinato, almeno formalmente, ma poi anche sostanzialmente, una parte di queste risorse ad attività di prevenzione sul territorio; Regioni parzialmente virtuose (Emilia-Romagna e Lombardia), che hanno fatto qualcosa, ma non hanno ancora completato il percorso; Regioni poco virtuose (Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sardegna e Valle d’Aosta più le province autonome di Bolzano e di Trento) che non hanno fatto nulla o quasi nulla. Non è una lettura politica, ma tecnica. È chiaro che sul punto non c’è un compito specifico che può assolvere questa Commissione, tuttavia se non esce anche da qui un forte messaggio sul fatto che queste risorse, che esistono e possono essere utilizzate per la prevenzione, debbono essere destinate sul territorio, là dove serve, è chiaro che si rimane in una situazione di difficoltà.
Ricordiamo poi, come facemmo già nei precedenti incontri, che mancano a tutt’oggi 50 decreti attuativi del decreto legislativo n. 81 del 2008, il cosiddetto Testo unico, tra cui alcuni importantissimi, quali quelli sui rischi da stress lavoro correlato e sulla formazione di molte figure professionali della prevenzione (dirigenti e preposti). È poi necessario l’aggiornamento degli RLS (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) e dei datori di lavoro che assumono l’incarico di RSPP (responsabili del servizio di prevenzione e protezione), figure importanti e determinanti. Senza questi decreti attuativi, quindi senza un obbligo formale, la norma rimarrà scarsamente applicata. Infatti per quanto concerne gli RSPP non sono state recepite le indicazioni della Conferenza Stato-Regioni del 2006, per cui ad oggi, nonostante la legge n. 123 del 2007, il decreto legislativo n. 81 del 2008 e il decreto legislativo n. 106 del 2009, la gran parte di queste figure non ha fatto neanche un’ora di aggiornamento professionale. Non essendoci un obbligo di legge, stimiamo che non più del 15 per cento di queste persone negli ultimi due anni ha partecipato ai corsi di aggiornamento professionale.
Questo nonostante l’entrata in vigore dei due decreti legislativi sopra citati.
Vogliamo poi evidenziare, come riportato nel nostro documento, che molto spesso quando si parla di numeri si fa riferimento ai dati censiti dagli istituti assicurativi, l’INAIL e, in parte ridotta, l’IPSEMA, che non tengono conto, ad esempio, di quasi 5 milioni di lavoratori regolari presenti nel nostro Paese, prevalentemente italiani, che non sono assicurati. È il popolo delle partite IVA e di altri lavoratori che, per i più svariati motivi, hanno un rapporto di consulenza in un’azienda. Costoro, non avendo un’assicurazione INAIL o IPSEMA, se subiscono un infortunio sfuggono alla quantificazione. Una delle proposte che facciamo è che in una prossima modifica del Testo unico si preveda anche per costoro un’assicurazione obbligatoria, quale, ad esempio, quella che oggi esiste per le casalinghe.
Non si capisce perché se è stata prevista per le casalinghe non possa esserlo per questi lavoratori. Tra l’altro avremmo un grande vantaggio, quello dei costi calmierati, perché sarebbe obbligatoria a livello nazionale, non individuale.
Esistono poi circa 3 milioni di lavoratori sommersi, non solo in nero o irregolari, che sfuggono anch’essi. I dati inoltre sono incompleti anche a causa dei cosiddetti infortuni in franchigia, cioè quelli al di sotto di un certo numero di giorni (tre oltre quello dell’infortunio), che in parte non sono censiti perché c’è chi li comunica e chi non lo fa. Anche in questo caso i decreti attuativi non sono precisi.
Rimane quindi un sommerso molto ampio. So che la Commissione molto spesso ne ha parlato, l’argomento è stato citato in una pregevole relazione della precedente legislatura che riguarda le malattie professionali.
Quanto a quest’ultime, abbiamo un alto numero di denunce di neoplasie professionali (2.000 casi annui) e evidenze di nuove forme di tumori alla vescica e al naso, nuovi o quantitativamente più ampi rispetto al passato.
Il numero di mesoteliomi la cui denuncia perviene all’INAIL è largamente inferiore, anche del 50 per cento in alcune Regioni, ai casi risultanti nel registro tumori regionali. Ma su questo non mi dilungo. Abbiamo fornito alla Commissione un prezioso lavoro, realizzato negli ultimi giorni dai colleghi della SNOP in vista di questa audizione, che evidenzia tali numeri.
Come Consulta abbiamo deciso di promuovere questa iniziativa che durerà due anni per aumentare la cultura della prevenzione perseguendo una serie di obiettivi, che vanno dall’aumento del numero di coloro che operano professionalmente in questo campo all’informazione e diffusione in altre realtà, in particolare quelle della società civile e della scuola, ma anche della casa posto che molto spesso le cause e rischi degli infortuni sul posto di lavoro sono i medesimi.
La CIIP realizzerà numerose iniziative e coinvolgerà, a partire dai prossimi giorni, le 100.000 persone che professionalmente fanno riferimento alle nostre 14 associazioni. Appuntamento rilevante è la manifestazione nazionale annuale «Ambiente Lavoro», che si svolge Modena, e che è ormai un appuntamento storico in materia di sicurezza sul lavoro. Invitiamo fin d’ora la Commissione a partecipare a questa iniziativa che realizzeremo la mattina del 6 ottobre portando una prima sintesi dei risultati raggiunti in questi 4-5 mesi.
Ho iniziato il mio intervento dicendo che il 28 aprile è la giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro e che da oggi prende il via l’iniziativa «Mi impegno per la prevenzione», titolo che è stato scelto volutamente per sottolineare l’elemento di impegno individuale e personale.
Alla pagina 2 del documento è contenuto un dodecalogo di impegni generali, sintetici e prioritari per favorire la prevenzione, che valgono per tutti, a qualsiasi livello si operi. Abbiamo messo nella dovuta evidenza l’insufficienza dell’effettività della formazione professionale e non professionale, la scarsità del numero degli operatori, la necessità di aumentare un sistema premiante in relazione alle buone pratiche e anche ai sistemi di gestione della salute e della sicurezza per favorire le azioni proattive, mantenendo le sanzioni, che non si possono eliminare né diminuire come importanza, anche in campo penale.
A questo dodecalogo di impegni generali abbiamo fatto seguire degli impegni specifici, per cui a seconda dell’incarico ricoperto, di dove si opera e dell’attività che si svolge ci si assumono delle responsabilità, ovviamente per la parte di competenza. Non a caso all’inizio, abbiamo citato i decisori politici, coloro che fanno parte del sistema pubblico (Parlamento, Governo, Regioni, enti locali, enti di Stato e quant’altro), anche per unificare e migliorare le attività di prevenzione a livello decentrato e di rapporto tra i vari pezzi della pubblica amministrazione (ASL, Direzioni provinciali del lavoro, Vigili del fuoco e quant’altro). Si prevedono poi impegni per le parti sociali (non solamente sindacali ma anche imprenditoriali) nel sistema della formazione, che per noi rimane il baluardo centrale, per intervenire non solo a valle ma anche a monte: quindi sistema universitario, istituti tecnici e scuole di ogni ordine e grado, fin dalle prime classi.
Ci è sembrato cronologicamente corretto lasciare questo punto come ultimo, ma non per questo lo consideriamo meno importante. Mi riferisco all’impegno degli operatori e dei professionisti della prevenzione, che in questo caso sono non solamente quelli privati, ma anche quelli che lavorano nel pubblico, e sono tanti. Una parte rilevante degli iscritti e dei partecipanti alla CIIP è costituita da operatori del sistema pubblico che lavorano nelle ASL e negli enti territoriali.
La Consulta ha l’unicità – a livello italiano e forse anche internazionale – di essere riuscita per la prima volta a mettere assieme un numero assai ampio di associazioni che si occupano di vari temi in modo interdisciplinare.
Si va dalla medicina del lavoro alla parte tecnico-ingegneristica, alla parte epidemiologica e della formazione. Si tratta di associazioni che operano sia nel sistema pubblico che in quello privato, per cui il dialogo e la consultazione fra i vari soggetti permette di capire i bisogni, i problemi e di avanzare proposte che speriamo siano sensate e condivisibili.
Questo è l’impegno che ci siamo assunti e che come Consulta porteremo avanti nei prossimi due anni.
Nei confronti della Commissione, che ringraziamo e alla quale ovviamente forniremo le dovute risposte alle domande che vorrà rivolgerci, ci assumiamo fin d’ora l’impegno di tenerla costantemente informata in merito a tutte le iniziative intraprese, ai nuovi documenti elaborati e anche all’evoluzione dei dati che abbiamo oggi portato e che – ripeto – sono aggiornati a pochi giorni fa (al 26 aprile). Vi chiediamo, però, per quanto possibile, un sostegno nelle forme istituzionalmente consentite nei confronti della nostra iniziativa. A tal proposito rispondiamo anche alla sollecitazione del presidente Nerozzi e dell’intera Commissione, nel corso dell’audizione tenutasi nel mese di marzo, a trasmettere documenti aggiornati sui dati, con particolare riferimento agli operatori pubblici presenti e alla situazione esistente nel territorio, in modo da avere una lettura uniforme.
Per quanto riguarda gli organici, confermiamo i dati forniti nel mese di marzo. In merito alle risorse per le attività decentrate sul territorio (il cui conferimento è un obbligo di legge – ripeto - grazie ad un voto esplicito del Senato, confermato poi dalla Camera dei deputati) abbiamo evidenziato nel documento la situazione di ciascuna Regione, il motivo e che cosa si dovrebbe fare. Per quanto sarà possibile, stimoleremo i presidenti neo eletti delle Regioni, non ancora insediati o che si stanno per insediare, in modo assolutamente trasversale, perché trasversale è la lettura dei dati.
Ringrazio ancora la Commissione per l’ulteriore dimostrazione di stima nei confronti della Consulta rimanendo a disposizione per le eventuali domande e richieste che vorrete rivolgerci.

PRESIDENTE
La Commissione è molto interessata alla vostra iniziativa, che si svolgerà nell’arco di due anni, e ne seguirà lo sviluppo e ovviamente i risultati e le indicazioni che da essa scaturiranno.
Vorrei sottolineare che negli ultimi due anni questa Commissione ha effettuato ben 13 missioni, purtroppo quasi tutte a seguito di infortuni mortali. Pensiamo di concludere con dei sopralluoghi nelle Regioni che non abbiamo ancora visitato.
Le vostre associazioni riuniscono operatori sia pubblici che privati.
Anche se i numeri sono quelli che tutti conosciamo, non si può non rilevare la generale alta qualità del lavoro che essi svolgono, l’impegno e la passione dimostrati, nonostante le immense difficoltà in materia di organici, di condizioni in cui si opera e di problemi di sottovalutazione del fenomeno.
Registriamo una elevata qualità del personale sia pubblico che privato anche nell’ambito ispettivo, con l’aggiornamento compiuto da alcuni enti, penso in particolare all’INAIL. Abbiamo uno spaccato nazionale molto interessante, che non elimina però il fatto che gli organici sono purtroppo sottodimensionati, il che porta gli operatori sia pubblici che privati ad essere spesso considerati non all’altezza della situazione, laddove in passato questo lavoro era considerato molto qualificato e veniva svolto con grande passione. Reputo quindi giusto, in una giornata come quella odierna, dare atto del prezioso lavoro che costoro svolgono.
L’altro dato, purtroppo molto negativo, che è emerso riguarda gli effetti della formazione, la sua non estensione e la sua qualità. Purtroppo anche nell’ultimo incidente che si è verificato, per il quale abbiamo fatto un sopralluogo nella centrale di Civitavecchia, l’elemento della formazione è venuto in modo drammatico a mancare.
Un altro elemento che una parte delle vostre associazioni – quelle che si occupano di aspetti più tecnici – ha evidenziato riguarda i meccanismi della prevenzione e della sicurezza. Sto parlando degli aspetti tecnico-ingegneristici in senso stretto. Anche l’ultimo incidente ha fatto rilevare la necessità non solo di essere più attenti, ma anche di studiare e inventare forme più adatte per un sistema impiantistico che si evolve positivamente ma che produce nuovi bisogni. Spesso – lo dico con una battuta – ci sono i titoli ma non esiste la formazione. Questi sono i due aspetti su cui bisogna ancora lavorare.
Alcune delle vostre associazioni, sia in forma collettiva che singola, per argomenti specifici, hanno sollevato il problema della modifica di una tecnica impiantistica e strumentale. Con i provvedimenti sugli incentivi, anche se ovviamente in maniera assolutamente non sufficiente, sono stati lanciati segnali importanti. Si tratta di segnali che questa Commissione ha voluto dare seppure in un momento davvero difficile dal punto di vista economico. È una strada che apre delle prospettive o comunque intende portare all’attenzione un problema nel settore delle macchine agricole, che è purtroppo uno dei più complessi e arcaici; così come un primo segnale è stato dato anche nel settore delle macchine movimento terra in edilizia.
Lo stesso Governo ha sollevato una terza questione, che quest’anno non è stata affrontata, ma speriamo possa esserlo in futuro, concernente la sicurezza dei ponteggi nei cantieri edili, materia che deve essere riconsiderata.
Quest’anno però le priorità erano altre. Tutto ciò per dire che il contributo tecnico che è stato dato nelle audizioni ha prodotto un lavoro della Commissione, del Governo e del Parlamento che ha ottenuto alcuni risultati. Ovviamente è sul terreno formativo e culturale – voi avete prodotto del materiale semplice e gradevole, qualità indispensabili se si vuole raggiungere il risultato – che si deve battere di più. Quanto all’aspetto culturale dobbiamo avere degli incontri con il Ministero dell’istruzione e con le scuole, mentre sull’aspetto formativo c’è molto da riflettere e da sperimentare.

BIANCHI
Sono presidente dell’AIAS (Associazione professionale italiana ambiente e sicurezza), nonché presidente dell’ENSHPO (European network of safety and health professional organisations), che racchiude 18 associazioni professionali per la sicurezza e la salute di 18 Paesi europei, e faccio parte dell’INSHPO, il network internazionale delle associazioni di sicurezza mondiali, che comprende anche cinesi e americani.
Partendo, quindi, da una visione europea ed internazionale, vorrei far notare che oggi prende avvio anche la campagna europea biennale sulla sicurezza nel settore manutenzione. L’Unione europea ha fatto e sta facendo un grandissimo lavoro di armonizzazione e di inserimento della prevenzione in ogni campo di attività. In particolare, per quanto riguarda la cultura della sicurezza, c’è un programma europeo, portato avanti dall’Agenzia europea di Bilbao, per introdurre la sicurezza nelle scuole di ogni ordine e grado. Dobbiamo dare atto all’Italia di aver sempre avuto una posizione all’avanguardia: nel 1700, con il professor Ramazzini dell’università di Padova, è stata fondata la medicina del lavoro; poi a Milano è nata la prima clinica del lavoro, che ha sviluppato la medicina del lavoro a livello mondiale.
La nostra carenza nei confronti delle altre nazioni europee o mondiali non è, quindi, tanto culturale, tecnica o scientifica, quanto linguistica. Infatti siamo un corpo nero che assorbe tutto, ma emette poco a causa della mancata conoscenza della lingua inglese.
Devo però anche dire che la CIIP, fondata dalle nostre associazioni nel 1990, ha rappresentato una fonte di eccellenza a livello internazionale.
Non esiste infatti altro organismo a livello europeo e mondiale che abbia messo in piedi così tante associazioni tecniche e scientifiche interdisciplinari, per il settore pubblico e privato. A livello italiano stiamo portando avanti tre progetti importanti: dei sistemi di gestione salute e sicurezza ambiente standardizzati, secondo le OHSAS 18001:2007, che mettono sotto controllo gli aspetti tecnici e dei macchinari (prevenzione tecnica); un sistema standardizzato per la gestione della leadership dei dirigenti, in modo che si impegnino realmente, sempre su base volontaria, ma in modo standardizzato, per attuare una prevenzione efficace; un sistema di gestione dei comportamenti per la sicurezza, senza il quale non si fa una prevenzione efficace, dato che il 70 per cento degli infortuni deriva da comportamenti non corretti, per mancanza di informazione e formazione.
Serve altresì un coinvolgimento operativo serio nei programmi aziendali, coerente con i sistemi di gestione e con la missione e le metodologie della direzione. Con questi sistemi inseriti nell’organizzazione produttiva aziendale, dal momento che si vuole un miglioramento continuo dell’azienda, si permetterebbe anche alle piccole e medie imprese italiane di conseguire migliore produttività e più sicurezza. Grazie a queste metodologie tecniche e scientifiche, sperimentate sul campo con risultati palesi e quantificati, quindi efficaci, stiamo portando a livello italiano un miglioramento serio nelle situazioni di rischio.

BODINI
Sono medico del lavoro, presidente e fondatrice di SNOP e attualmente vice presidente della CIIP. Vorrei focalizzare due temi. All’interno dei documenti che abbiamo depositato c’è una riflessione sugli infortuni, sia mortali che gravissimi, stradali o in itinere, che costituiscono oltre il 50 per cento degli infortuni mortali. So che al Senato si sta discutendo del codice della strada, dei tempi di lavoro dei camionisti e di una serie di obblighi. Insomma c’è una focalizzazione sui temi della sicurezza.
Credo sia molto importante anche per noi, come Consulta, come associazioni, approfondire i motivi di questo aumento degli infortuni mortali e non mortali ma molto gravi, che riguarda sia i camionisti sia i lavoratori autonomi. Abbiamo condotto una ricerca sull’utilizzo dei fondi individuati dal decreto legislativo n. 758 del 1994 perché crediamo che questa previsione normativa potrebbe permettere di mantenere (anche in una situazione critica dal punto di vista delle risorse finanziarie per la pubblica amministrazione) uno standard di risorse economiche all’interno sia della Direzione provinciale del lavoro che delle aziende sanitarie locali, per il proseguimento dell’attività di controllo. Stiamo parlando di milioni di euro.
Io vi porto la mia esperienza. Sono responsabile di una parte della ASL Milano, precisamente l’ASL Nord Milano, quella di cui faceva parte Sesto, e l’anno scorso abbiamo totalizzato un milione di euro in sanzioni. Si tratta dunque di volumi piuttosto cospicui. Quanto agli infortuni, le criticità derivano dal fatto che si contano solo quelli INAIL, mentre ce ne sono molti altri.
Il secondo tema è quello della ricerca attiva delle malattie professionali.
Quelle che oggi emergono sono una quota X di un campo molto più vasto, che non è solo quello dei tumori. Nel decreto legislativo n. 81 del 2008 è stato riconosciuto un punto molto importante, che non riguarda solo i registri dei tumori ma anche il sistema creato dall’Istituto dei tumori di Milano; mi riferisco al sistema OCCAM di incrocio delle schede di dimissioni ospedaliere con le storie INPS. Si tratta di due mondi informatizzati: mentre l’INPS lo è da tempo immemorabile, le dimissioni ospedaliere sono state informatizzate a partire dal 2000. L’incrocio delle diagnosi di tumore con le storie lavorative permetterebbe l’emersione di tutti i tumori professionali e delle patologie da lavoro. Forse attraverso un successivo approfondimento di questo elemento, che nel Testo unico è riportato in maniera generale, sarà possibile ottenere risultati anche dal punto di vista scientifico.

ROILO (PD)
Colgo l’occasione della vostra presenza per rivolgervi alcune domande. La prima riguarda gli organici delle ASL. E ` stato detto che gli organici mediamente non sono coperti per il 50 per cento. Sarebbe interessante capire come questo dato si articola a livello regionale, perché mi sembra di aver capito che la distribuzione degli esperti della prevenzione e sicurezza sul lavoro non sia allo stesso livello in tutte le Regioni.
Considero questo un aspetto conoscitivo non trascurabile per l’attività della nostra Commissione.
L’altra questione, che è stata sottolineata in particolare dal Presidente, riguarda la formazione, della cui importanza si è molto parlato. Lasciamo per un attimo il tema della cultura della prevenzione, perché potremmo aprire una discussione che ci porterebbe davvero lontano. Oggi, però, non ho sentito parlare, ad esempio, della responsabilità delle imprese.
Si sente poco questo argomento, che invece concorre in maniera davvero significativa a determinare le condizioni di prevenzione sui luoghi di lavoro. Peraltro recentemente, in occasione del decreto attuativo (quello che doveva essere correttivo) del Testo unico, abbiamo assistito ad un tentativo insidioso – per non dire altro – di deresponsabilizzazione delle aziende in materia di incidenti mortali. Nel decreto attuativo era contenuto al riguardo un articolo specifico che fortunatamente – anche su pressione e suggerimento del Presidente della Repubblica oltre che per iniziativa della nostra Commissione – è stato superato.
Mi soffermo sul problema della formazione, che anch’io ritengo fondamentale ai fini della prevenzione. Sarebbe importante capire la qualità dell’offerta formativa. Oltre al fatto che spesso la formazione non viene assolutamente posta in essere, sovente ci si ferma alla teoria – come ha detto il Presidente – e non si passa alla pratica. Esiste anche un problema di qualità dell’offerta formativa, che in Italia non sempre è dotata della qualificazione necessaria.
Vorrei conoscere al riguardo la vostra opinione di operatori del settore.

DI NUCCI
Sono il presidente dell’Associazione italiana tecnici della prevenzione. Nel mese di marzo abbiamo consegnato alcuni dati in merito alla consistenza dei nostri organici e di quelli dei medici e degli operatori dei servizi di prevenzione delle ASL. Non vi è alcun dubbio che si tratta di una situazione a macchia di leopardo. Rispetto ai dati del mese di marzo posso aggiungere che negli ultimi otto mesi, in tutte le Regioni d’Italia, sono stati banditi concorsi per soli 28 posti di tecnici della prevenzione.
Dopo quello della città di Siena, non si è tenuto alcun concorso per tali figure negli ultimi otto mesi.
Per quanto riguarda i numeri, in Italia abbiamo un tecnico della prevenzione mediamente ogni 2.500 aziende, ma si tratta di un dato molto variabile. Si passa dai 4.000 tecnici della regione Abruzzo ai 5.500 del Veneto e della Puglia, agli 8.000 della Sicilia. È una litania che ripetiamo da sempre. Si va dai 6 tecnici che lavorano nella ASL di Legnano, a Verona (dove, ricordo, esiste il più grande comparto di lavorazione dei mobili in legno), ai 44 tecnici per tutta la Regione siciliana.
Uno dei punti focali che la CIIP ha rilanciato è proprio quello del potenziamento degli organici, non solo – come abbiamo detto nel corso della precedente audizione – nell’ambito dei controlli ma anche per svolgere attività di ricerca, come ha prima affermato la dottoressa Bodini. «Se non si conosce, non si può censire per censurare»: è un vecchio motto di chi fa prevenzione. Se prima non mettiamo mano al sistema di conoscenza, non possiamo andare nelle varie sedi e trarre conclusioni che potrebbero aiutarci a trovare soluzioni migliori.

VITALE
Sono docente universitario e presidente dell’Associazione italiana formatori della sicurezza sul lavoro. Per quanto concerne il problema della formazione, nel nostro documento, al punto 5, sono riportate considerazioni molto dure che – secondo me – riassumono quanto è stato detto sia dal Presidente sia dal senatore Roilo.
Innanzitutto occorre sanzionare severamente i soggetti formatori che promuovono corsi di formazione non conformi all’effettività della formazione.
Abbiamo già avuto occasione di dire in questa Commissione che non esiste un problema di fondi al riguardo: forse i fondi sono anche troppi, comunque sono spesi male. Pertanto, il problema non è tanto di natura economica quanto dei soggetti che fanno formazione e delle sanzioni.
Vorrei collegare questo aspetto ad un altro, pure importante, che è riportato al punto 9. Mi riferisco al sistema premiante. Oltre al discorso degli incentivi attuali e momentanei, abbiamo notizia che negli ultimi giorni il sistema premiante previsto dall’INAIL, attraverso il quale viene dato uno sconto alle aziende che si mettono in regola, pare subirà delle modifiche positive. In sostanza, viene aumentato lo sconto. Il problema che vi prego come Commissione di valutare con la dovuta attenzione è il seguente: perché devono essere premiate solo le aziende virtuose e non i lavoratori che sono i soggetti che fanno diventare l’azienda virtuosa?
Un sistema premiante non deve andare solo a favore delle imprese. Se funziona il sistema della responsabilità, dobbiamo iniziare a prevedere un sistema premiante rivolto anche ai lavoratori che sono coloro i quali fanno sì che l’impresa abbia il premio.
Indubbiamente, quando parliamo di lavoratori, la formazione è la base; la formazione vera però, non quella dei timbri che, ahimè, sono ancora troppi.

PRESIDENTE
Ringrazio le associazioni presenti per il contributo che anche oggi hanno portato ai nostri lavori.
L’ultimo argomento è un argomento assai interessante da sviluppare, ma con le dovute attenzioni, perché un elemento premiante per i lavoratori vorrebbe dire anche un elemento che li punisce là dove si verifichino molti incidenti. E noi sappiamo che spesso l’impresa tende a riversare sui lavoratori le proprie responsabilità. Il ragionamento è giusto, andrebbe però studiato con la necessaria attenzione.
Quando parlavo di cultura ovviamente non mi riferivo alla cultura degli operatori, ma alla cultura più generale. Un’ora fa ho rilasciato una intervista, al Pantheon, e ho notato un ponteggio che non starò a descrivervi.
Se vi capita andate a vederlo. In un luogo dove la cultura raggiunge i massimi livelli, in materia di prevenzione la cultura è invece molto scarsa.
Purtroppo è ancora tutto da conquistare.

PAVANELLO
Ringraziamo la Commissione, il presidente Tofani, il vice presidente e tutti i senatori presenti, impegnandoci a tenervi informati.
Auspichiamo che questa Commissione, nei modi che riterrà, sostenga la nostra iniziativa (magari firmando il modulo di adesione).

PRESIDENTE
Dichiaro conclusa l’audizione in titolo.
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Fonte: Senato della Repubblica