Senato della Repubblica

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Lunedì 24 novembre 2008

Audizioni svolte presso la Prefettura di Bologna



Presidenza del presidente TOFANI

INDICE
Audizione del procuratore della Repubblica e del sostituto procuratore incaricato della Procura di Bologna
Audizione del Presidente e dell’assessore della Provincia di Bologna e del Sindaco di Sasso Marconi
Audizione del questore di Bologna, del comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri e del comandante provinciale dei Vigili del fuoco
Audizione del direttore provinciale del lavoro e del direttore amministrativo, del direttore di dipartimento e del direttore tecnico della ASL di Bologna
Audizione di rappresentanti sindacali della CGIL, della CISL, della UIL, dell’UGL e della UILCEM
Audizione del presidente di Unindustria
Audizione del direttore di stabilimento e del responsabile amministrativo della Marconi rubber compounds


Audizione del procuratore della Repubblica e del sostituto procuratore incaricato della Procura di Bologna

Intervengono il procuratore della Repubblica, dottor Silverio Piro e il sostituto procuratore, dottor Marco Mescolini.

PRESIDENTE
Ringrazio per la loro presenza il procuratore della Repubblica, dottor Silverio Piro e il sostituto procuratore, dottor Marco Mescolini.
Questa prima audizione presso la Prefettura di Bologna si inserisce nell’ambito della missione che la Commissione ha ritenuto opportuno effettuare in relazione agli infortuni, purtroppo anche mortali, determinatisi presso lo stabilimento della Marconigomma lo scorso 17 novembre. Per motivi di opportunità, atteso che è in corso un’indagine, quanto verrà in questa sede ascoltato, rimarrà segretato fino a quando l’autorità inquirente non ci darà indicazione di poter sciogliere la segretazione.


Audizione del Presidente e dell’assessore della provincia di Bologna e del sindaco di Sasso Marconi



Intervengono il presidente della provincia di Bologna Beatrice Draghetti, il sindaco di Sasso Marconi Marilena Fabbri e l’assessore provinciale Paolo Rebaudengo.

PRESIDENTE
Ringraziamo per la loro presenza i nostri ospiti.
L’esigenza di una conoscenza più diretta di quanto è accaduto a Sasso Marconi, nello stabilimento della Marconigomma, ha indotto la nostra Commissione d’inchiesta a procedere ad un sopralluogo non solo per conoscere il luogo dell’incidente ma soprattutto per capire le dinamiche, i fatti, le circostanze, atteso che uno dei nostri obiettivi è proprio quello di avere una conoscenza diretta dei fatti, al fine non solo di apportare contributi significativi alla individuazione di soluzioni, laddove dovessero esserci lacune, ma anche, possibilmente, di prevenire ulteriori drammi come quello che si è verificato a Sasso Marconi.
Vorremmo pertanto conoscere la valutazione di voi amministratori, ovviamente sulla base delle vostre competenze, circa le problematiche – se problematiche avete incontrato – relative al tema sicurezza, pregandovi di esprimere la vostra diretta impressione su quanto si è verificato la settimana scorsa nello stabilimento della Marconigomma.

FABBRI
Potrei esprimere alcune considerazioni generali sul tema della sicurezza sul lavoro, prescindendo dal caso specifico che potrei però assumere come base di partenza.

PRESIDENTE
La questione della sicurezza sui luoghi di lavoro è certamente importante, ma oggi ci interessa affrontarla in riferimento a quanto si è determinato nello stabilimento che abbiamo visitato questa mattina. Abbiamo voluto effettuare il sopralluogo proprio perché è difficile ragionare di una realtà che non si conosce e che si apprende solo dai giornali. Preferiremmo, pertanto, avere una consapevolezza diretta.
Nello stabilimento della Marconigomma abbiamo notato la presenza di un capannone, proprio quello in cui si è verificato l’incidente, che ci è sembrato alquanto obsoleto. Peraltro, si è parlato della chiusura del vecchio stabilimento – circostanza di cui lei sarà sicuramente a conoscenza – perché se ne sta approntando un altro.
A noi non interessa tanto approfondire questo specifico aspetto, quanto capire se in questa fase di trasferimento siano diminuite le tutele.
Infatti, anche in altri casi abbiamo potuto constatare che quando uno stabilimento si trova a fine attività produttiva talune importanti garanzie di sicurezza scemano. Vorremmo pertanto comprendere il quadro di questa situazione anche dal suo punto di vista di sindaco.

FABBRI
Questa è un’azienda che è sul territorio già da diversi anni, precisamente dal 1969, quindi è conosciuta; gli imprenditori sono locali ed effettivamente stanno lavorano da alcuni anni ad una delocalizzazione, sempre all’interno del Comune, perché avevano presentato due esigenze: la prima era quella di espandersi, di ampliare l’attività e la produzione, quindi anche i posti di lavoro; la seconda era di attuare una serie di migliorie legate alla produzione, ma anche all’ambiente di lavoro, per cui il progetto per il nuovo stabilimento affrontava una serie di aspetti che miglioravano notevolmente la qualità del lavoro, di alcuni processi, il maneggiamento di alcune materie prime a sistema chiuso, quindi non più manualmente.
Gli imprenditori hanno in mano la concessione dal 5 dicembre 2007 e hanno già iniziato ad allestire l’area per poter iniziare il cantiere.
Devo dire che quasi tutte le aziende, quando vengono sottoposte a controlli, presentano delle carenze; normalmente è difficile che un controllo da parte delle istituzioni pubbliche si chiuda con un parere positivo, senza prescrizioni. Quello che abbiamo notato è che quando questo è accaduto, l’ultima volta l’anno scorso in primavera, quando sono stati chiesti dei chiarimenti e in particolare di presentare la certificazione di prevenzione incendi, la proprietà della Marconigomma si è immediatamente attivata, nonostante fosse in procinto di costruire il nuovo stabilimento. A febbraio è arrivato l’accertamento da parte dei Vigili del fuoco, in luglio gli imprenditori hanno presentato tutta la documentazione richiesta e il 15 settembre è arrivato il parere favorevole condizionato dei Vigili del fuoco per procedere alla realizzazione dei progetti. In questo caso non penso vi sia stata la volontà di risparmiare sulla sicurezza perché si stavano già attivando degli investimenti su altri stabilimenti; magari sulla struttura in sé non sono state apportate invece una serie di migliorie proprio perché si era in procinto di realizzare la nuova struttura, ma non abbiamo mai avuto l’impressione che si stesse risparmiando sulla sicurezza all’interno dell’impianto.
Per quanto riguarda le considerazioni generali che lei, Presidente, chiedeva, le difficoltà che si incontrano, a mio parere, sono di due tipi: la prima è legata alla situazione di promiscuità fra aziende e residenze, che in passato era anche ben tollerata perché normalmente, soprattutto nei nostri comprensori, le attività artigiane erano di piccole dimensioni, quindi la proprietà o i lavoratori abitavano in prossimità dell’azienda; questo contesto ovviamente negli anni è cambiato, quindi i lavoratori non vivono più vicino alle aziende; a volte anche per scelte urbanistiche non appropriate, la residenza si è avvicinata alle zone industriali creando una serie di conflitti legati molto spesso alla viabilità, a volte agli odori, alle emissioni, al rumore, aspetto cui si può ovviare con modifiche alla programmazione urbanistica dei territori, per questo abbiamo affrontato il tema della delocalizzazione di alcune aziende.
Un altro aspetto importante riguarda la necessità di avere maggiori risorse da parte di tutte le istituzioni, non solo dal Comune, penso alla ASL e ai Vigili del fuoco, per poter rafforzare ed implementare i controlli sulle aziende del territorio, più di quanto già normalmente non viene fatto.
Ci attiviamo, su ogni segnalazione che arriva da parte dei cittadini, per eseguire i controlli che spettano al Comune o per attivare gli altri organismi, in particolare ASL e ARPA. I maggiori motivi di conflitto sono legati alle emissioni di fumi, agli odori e ai rumori, e quindi si verifica se siamo nella norma o se c’è invece la necessità di migliorare i filtri o altro. Sicuramente se ci fossero maggiori risorse economiche (se si investisse, cioè, in risorse umane), ci potrebbe essere un controllo programmato e più capillare di quello che attualmente si riesce a fare. Devo dire però che il controllo viene fatto; in nove anni di esperienza sul territorio ho potuto constatare che quasi tutte le aziende hanno avuto svariati controlli dai NAS, ai ROS, alla ASL, all’ARPA, oltre che da parte dei Vigili del fuoco.

DRAGHETTI
Vorrei dare un’informazione puntuale sull’oggetto, dicendo che la Marconigomma non è classificata come industria a rischio di incidente rilevante, ma nonostante questo è stata inserita all’interno di uno studio realizzato nel 2005 dall’Ufficio protezione civile della provincia di Bologna proprio sul tema del rischio industriale nel nostro territorio. Lo studio era stato condotto ed elaborato all’interno di un perimetro abbastanza ampio, cioè includendo anche quelle aziende che per tipologie lavorative o per sostanze stoccate al loro interno o coinvolte nelle lavorazioni potevano, in caso di incidente, avere ripercussioni all’esterno. In particolare, la Marconigomma è una delle 18 aziende che sono censite dall’Ufficio energia della provincia di Bologna, che si occupa di tutto il sistema autorizzatorio per installare gli impianti di lavorazione o di deposito degli oli minerali. Questo studio ha prodotto naturalmente, oltre al censimento, anche una elaborazione cartografica di inquadramento in scala 1 a 2.000 – 1 a 5.000 dell’area potenzialmente interessata da un evento di incidente.
Questo materiale è stato fornito sia all’Agenzia regionale di protezione civile, sia al Comune di Sasso Marconi per l’aggiornamento del piano di protezione civile ed è anche la base di conoscenza sulla quale l’Ufficio di protezione civile del nostro settore, l’ambiente, sta predisponendo il piano provinciale di fronte all’emergenza rischio industriale. Questa è un’informazione che ci ha riguardato da vicino, una responsabilità che abbiamo esercitato e che ha coinvolto anche questa azienda.

PRESIDENTE
Ringrazio la dottoressa Fabbri e la dottoressa Draghetti per il loro contributo.



Audizione del Questore di Bologna, del comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri e del comandante provinciale dei Vigili del fuoco



Intervengono il questore di Bologna, dottor Luigi Merolla, il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, dottor Antonio Paparella e il comandante provinciale dei Vigili del fuoco, dottor Tolomeo Litterio.

PRESIDENTE
Diamo il benvenuto ai nostri ospiti e li ringraziamo per la loro presenza. Come sapete, siamo qui per motivi istituzionali, in riferimento al compito che è proprio della nostra Commissione d’inchiesta che si occupa degli infortuni sul lavoro e anche di quelle drammatiche morti che vengono definite bianche. Con i colleghi stiamo cercando di conoscere più direttamente quanto si è determinato per gli scopi istituzionali propri della Commissione. Questa mattina ci siamo recati presso lo stabilimento della Marconigomma di Sasso Marconi per comprendere, per quanto è possibile sapere ad oggi, ad una settimana di distanza dal tragico evento, cosa abbia potuto determinare questo incidente. Credo che gli eventi drammatici si possano sempre evitare: al di là della casualità, dobbiamo credere nell’impegno per evitarli per quanto è possibile. Vorrei quindi conoscere da voi qual era il quadro della situazione alla vigilia di questo dramma.

MEROLLA
Signor Presidente, non interverrò, come questore, nello specifico sul caso che state esaminando. Potrei parlare solo in generale di quello che è l’impegno della Questura e parallelamente di tutte le forze di polizia a contrasto del fenomeno degli incidenti sul lavoro, in particolare del fenomeno delle morti bianche che possono avvenire in questo campo. Vorrei rassicurarvi, per quanto attiene al campo generale, sul fatto che la situazione era già alla nostra attenzione sotto il profilo del contrasto al lavoro nero ed a fenomeni come quello del caporalato, che come voi potete supporre sono strettamente legati al fenomeno dell’infortunistica, perché ovviamente meno sono rispettate le regole sul contratto di lavoro tanto più è probabile che nello svolgimento di questo lavoro in nero possano accadere dei fatti traumatici.

PRESIDENTE
Esiste un coordinamento fra le diverse forze dell’ordine? Ce ne può fornire un quadro?

MEROLLA
Per quanto riguarda questi aspetti più specifici, lascerei la parola ai colleghi, in particolare al comandante dei Vigili del fuoco.
L’ultimo dato fondamentale di cui vorrei però darvi contezza è che è stato istituito un tavolo di coordinamento presso questa Prefettura nel febbraio del 2007, a cui partecipano la Provincia, il Comune, l’Azienda sanitaria locale, la Direzione provinciale del lavoro, la Direzione dell’INAIL e le forze di polizia. Queste ultime possono ricevere dal tavolo una serie di indicazioni che poi vanno a verificare. Per quanto riguarda la polizia di Stato in senso stretto, essa tende a verificare e ad apprezzare maggiormente la regolarità della presenza dei lavoratori, anche perché in questo campo e specialmente nel settore dell’edilizia, che è quello in cui si verifica la maggiore incidentalità, il numero di lavoratori stranieri è estremamente elevato, per cui la nostra partecipazione riguarda in particolar modo questo aspetto.

PRESIDENTE
Signor Questore, vorrei porle delle domande più precise, perché le cornici generali sono sempre le stesse. Vorrei sapere se c’è una programmazione di interventi per fare in modo che non vi siano sovrapposizioni tra soggetti che pure hanno competenza nella stessa materia.
Al di là del discorso generale di inquadramento delle problematiche legate all’immigrazione, ai clandestini, al lavoro in nero e ad altri problemi, che potrebbe essere di vostra precipua competenza o di competenza delle altre forze dell’ordine, vorrei sapere se programmate un’azione sul territorio in riferimento alle verifiche, alle necessità, secondo le priorità e le potenzialità che vi sono in questo settore. Vorremmo capire la funzione di questo coordinamento.

MEROLLA
Il tavolo consente, da una parte, una programmazione e, dall’altra, un coordinamento degli interventi; si riunisce periodicamente e si dedica anche ad approfondimenti. Non più tardi di una decina di giorni fa ci siamo riuniti, con il coinvolgimento dei sindaci di tutti i comuni interessati, in relazione al grande cantiere che si è aperto per la variante di valico. L’argomento, dal tavolo specifico, è stato portato poi all’attenzione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Esiste dunque un’attività di coordinamento che consente – lo ripeto – una programmazione, nonché di evitare sovrapposizioni. Vi sono poi le attività di iniziativa che vengono intraprese per il contrasto alle fenomenologie emergenti, come il lavoro in nero ed i clandestini.
Vorrei far riflettere sul fatto che più stiamo andando avanti con queste attività di coordinamento – che vengono su impulso del prefetto, per quanto attiene ad aspetti di ordine generale, o dell’autorità giudiziaria, con l’attività delle procure della Repubblica di volta in volta competenti, per quanto attiene allo specifico – più diventano rari i casi di sovrapposizione tra forze di polizia. L’attività di coordinamento semplice è stabilita dalle competenze territoriali, per cui in una certa zona ci sarà la polizia e non i carabinieri, o viceversa; poi c’è uno scambio di notizie, per cui se una forza di polizia va a fare un accesso in un presunto laboratorio clandestino...

PRESIDENTE
Mi scusi se la interrompo, ci mancherebbe pure che ci fossero delle sovrapposizioni! In quel caso, saremmo in un vicolo cieco.
Io parlavo degli altri soggetti che comunque fanno parte di questo coordinamento.
Per essere più chiari, come si organizzano gli ispettori del lavoro e quelli delle ASL?

MEROLLA
L’attività di coordinamento è indicata da questo tavolo, costituito nel febbraio del 2007 e composto dai soggetti che ho elencato prima. Negli altri casi che attengono ai rapporti di lavoro, anche quando le forze di polizia intervengono non su indicazione del tavolo ma su iniziativa propria l’attività viene sempre svolta d’intesa con la Direzione provinciale del lavoro.

PAPARELLA
Signor Presidente, per quanto ci riguarda esiste ancora un diretto contatto con la Direzione provinciale del lavoro grazie al nostro nucleo esistente al suo interno, che fa capo al comando carabinieri del lavoro.
Possiamo affermare, quindi, che esiste una perfetta unità di intenti e una sinergia con la Direzione provinciale del lavoro nell’espletamento di congrui e frequenti controlli ai vari settori di produzione, siano essi commerciali, di servizi o quant’altro.
Molte attività vengono effettuate d’intesa con i colleghi del nucleo dell’ispettorato del lavoro e sono per lo più rivolte da parte nostra, come Arma territoriale, alla verifica, come diceva poc’anzi il questore, della manodopera, quindi della regolarità delle assunzioni e quant’altro.
La competenza specifica dei nostri colleghi del nucleo ispettorato del lavoro entra più nel dettaglio delle normative di settore e coinvolge, per quanto mi è dato sapere, anche le altre organizzazioni deputate ad una verifica del rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Se nell’occasione di un controllo il nostro personale del nucleo ispettorato del lavoro dovesse verificare la presenza di situazioni di competenza specifica dei Vigili del fuoco o della ASL, cui spettano determinate verifiche, ci sarebbe un immediato raccordo con le loro strutture.
In generale, per quanto riguarda il fenomeno della sicurezza sul lavoro, lei sa perfettamente, signor Presidente, che nell’ambito del Ministero è presente un comando specificamente deputato a questo tipo di controllo.
Particolare attenzione al settore è rivolta da tutte le forze di polizia sulla base delle norme di settore di recente introduzione da parte del legislatore, come il decreto legislativo n. 81 del 2008, il cosiddetto «Testo Unico» che fa riferimento alla legge n. 123 del 2007, e dei messaggi e delle sollecitazioni che ci sono state rivolte, da ultimo anche dal Presidente della Repubblica, che presuppongono e postulano più ficcanti controlli nel mondo del lavoro.
Un’attenzione è stata manifestata di recente dallo stesso Comando generale, che a partire dal prossimo mese di dicembre ha previsto, d’intesa con il Comando carabinieri presso l’ispettorato, ulteriori servizi che ci vedranno impegnati come Arma territoriale.
Al delicato tema della sicurezza del lavoro, l’Arma manifesta particolare attenzione anche per corrispondere alle continue sollecitazioni rivolte dal Presidente della Repubblica e dalle autorità politiche. Ciò è testimoniato da specifici e periodici servizi che vengono disposti dal Comando Generale con il coinvolgimento di personale dei comparti specializzati.
Da ultimo, a riprova della sensibilità prestata dall’Istituzione all’argomento, ricordo i servizi svolti in ambito provinciale nella scorsa settimana, da martedì a venerdì, già programmati prima del tragico evento, di concerto con la Direzione Provinciale e altri militari inviati in ausilio da Roma dal Comando Carabinieri per la tutela del lavoro. Purtroppo l’incidente si è verificato il lunedì. L’impegno è sicuramente congruo, perché bisogna rispondere in maniera opportuna a questa situazione.

MARAVENTANO (LNP)
Sono arrivati tardi.

PRESIDENTE
C’è stata un’accelerazione dopo l’evento.

NEROZZI (PD)
No, l’intervento era già stato previsto.

PRESIDENTE
Era stato dunque programmato?

PAPARELLA
Confermo. Questo servizio con i colleghi che sono arrivati da Roma era già stato programmato per i giorni da martedì a venerdì della settimana scorsa.

PRESIDENTE
Comandante Litterio, vorremmo capire come stanno le cose in riferimento alle competenze e al ruolo dei Vigili del fuoco, attesa anche la tipologia di infortunio che si è determinata all’interno dello stabilimento.

LITTERIO
Nel particolare, l’azienda Marconi Rubber è soggetta ai controlli di prevenzione incendi in quanto svolge alcune delle attività previste dall’allegato al decreto ministeriale del 16 febbraio 1982 (che reca l’elenco dei depositi e delle industrie pericolose soggetti a tali controlli), tra le quali il deposito di prodotti della gomma, le centrali termiche, il deposito di carbone o comunque di prodotti simili, come il nerofumo, che avete avuto modo di vedere e toccare nello stabilimento.
Queste attività sono soggette a controlli da parte nostra con cadenza triennale. Oltre a questi, possiamo poi esercitare sopralluoghi in base a fattori di rischio comunque segnalati, per esempio per esposti o per notizie che riceviamo in maniera diversa. Il controllo di prevenzione incendi viene invece richiesto dal titolare dell’attività.
Per quanto riguarda la Marconi Rubber ci sono stati due controlli, il primo, quello normale, su richiesta del titolare responsabile dell’attività, mentre il secondo su segnalazione della Guardia di finanza che ci faceva presente di aver riscontrato, in occasione di un sopralluogo, alcune inosservanze delle norme.
In questo procedimento che a mia memoria parte dal 1996, si è inserito il passaggio tra il decreto legislativo n. 626 del 1994 e il nuovo Testo Unico...

PRESIDENTE
Le chiedo scusa se la interrompo, ma potrebbe essere un po’ più preciso? Torniamo al punto in cui ha avuto segnalazione da parte della Guardia di finanza di alcune inosservanze. Quando è successo?
Vediamo la cronologia.

LITTERIO
La cronologia inizia nel 1996, quando...

PRESIDENTE
La Guardia di finanza ha fatto la segnalazione nel 1996?

LITTERIO
No, nel gennaio 2008, ma prima ancora, a seguito dei sopralluoghi periodici di cui parlavo, avevamo già dato dei pareri contrari al rilascio del certificato di prevenzione incendio. Avevamo infatti evidenziato alcune inosservanze...

PRESIDENTE
Che effetto hanno avuto?

LITTERIO
Devo fare una premessa. Sono attività che non hanno una normativa tecnica specifica. A partire dal 1998 il Ministero dell’interno ha emanato una circolare con la quale ha indicato che per questa tipologia di attività vanno osservati i criteri generali di sicurezza antincendio stabiliti dal decreto ministeriale del 10 marzo 1998, che discende dal decreto legislativo n. 626. Il nostro controllo quindi si basa, in assenza di una normativa specifica, sui quei criteri generali.
Nel gennaio 2008 il nucleo di polizia tributaria di Bologna ci ha segnalato l’esercizio di un deposito di materie infiammabili senza il certificato di prevenzione incendi. Abbiamo effettuato sopralluoghi e comunicazioni di reato datate 14 gennaio 2008.

PRESIDENTE
E lo avete segnalato a chi?

LITTERIO
Alla procura della Repubblica come notizia di reato.
Quanto alla sanzione, il decreto legislativo n. 758 del 1994 prevede la possibilità per l’azienda di proseguire l’esercizio a determinate condizioni: provvedere all’eliminazione delle inadempienze entro i termini previsti e pagare una sanzione che depenalizza il reato, per cui il procedimento penale non prosegue.

PRESIDENTE
Tutto ciò è avvenuto?

LITTERIO
No, non è avvenuto, perché il tempo previsto per l’adempimento era di 60 giorni. Dopodiché, per motivazioni tecniche, l’azienda ha chiesto una proroga di 180 giorni. In questo periodo è poi entrato in vigore il Testo Unico (decreto legislativo n. 81 del 2008), che ha previsto per alcune delle nostre richieste l’adeguamento entro il gennaio 2009.
Devo infatti specificare che le inadempienze da noi...

PRESIDENTE
Di chi era la competenza ad accettare o meno la proroga richiesta dall’azienda?

LITTERIO
La competenza era del Comando provinciale dei Vigili del fuoco che ha dettato alcune indicazioni.

PRESIDENTE
E voi avete ritenuto opportuno accettarla?

LITTERIO
Sì, lo abbiamo ritenuto opportuno perché nel frattempo l’azienda aveva comunque messo in atto le misure temporanee che noi avevamo richiesto per il proseguimento dell’attività. Quindi, il fatto che si proseguisse per 60 o 180 giorni era irrilevante. L’azienda aveva comunque attuato quanto avevamo richiesto per consentire l’esercizio temporaneo.
Devo far presente che le inadempienze che avevamo prescritto di eliminare erano quelle relative ai criteri generali di sicurezza antincendio stabiliti dal decreto ministeriale 10 marzo 1998, quindi, essenzialmente, mancanza di segnaletica delle vie d’uscita, illuminazione, e necessità di adeguamento di alcuni tubi di sfiato di serbatoi di oli minerali, fra l’altro esterni. Le inadempienze, quindi, non riguardavano l’impianto di processo in virtù del fatto che il decreto 10 marzo 1998 non entra nel merito di questa tipologia di impiantistica. Pertanto, rispetto all’incidente accaduto non hanno rilevanza.

NEROZZI (PD)
E con riferimento al Testo Unico?

LITTERIO
Il Testo Unico, intervenuto successivamente, prevede nell’allegato IV i requisiti dei luoghi di lavoro sottoposti al nostro controllo ai fini della prevenzione incendi e nell’allegato V i requisiti di sicurezza delle attrezzature di lavoro.
Fra le note che avevamo comunque indicato nella lettera di prescrizione, che è indirizzata alla procura della Repubblica ma anche al Comune – quindi al sindaco – abbiamo richiesto la valutazione dei rischi, a questo punto globale, ai fini dell’adeguamento, anche in virtù del decreto legislativo n. 626 del 1994.

PRESIDENTE
A chi l’avete richiesta?

LITTERIO
L’abbiamo richiesta all’azienda, al titolare responsabile dell’azienda.
La valutazione dei rischi doveva esserci fornita entro i termini previsti che ho prima indicato, ma il Testo Unico ha posticipato la stesura del documento al gennaio 2009. Noi non l’abbiamo ricevuta.

NEROZZI (PD)
Vorrei porre una domanda rivolgendomi a tutti i presenti. Le risorse disponibili per l’attività di ispezione (personale e mezzi) sono adeguate a quanto previsto per legge?

PAPARELLA
Il nostro concorso al personale del nucleo dell’ispettorato del lavoro è assolutamente adeguato e commisurato all’esigenza che evidentemente viene da prima concordata.

NEROZZI (PD)
È una domanda che porremo anche all’ispettorato del lavoro.

PAPARELLA
Quando l’ispettorato del lavoro ha necessità ci rappresenta la richiesta di personale.

PRESIDENTE
È una situazione che conosciamo e che si riscontra in tutta Italia.

LITTERIO
Noi effettuiamo questa attività di prevenzione incendi con notevole sforzo, per due motivi. Innanzitutto, perché il personale ispettivo, quindi con qualifica tecnica, che effettua i sopralluoghi è quantitativamente scarso; inoltre, questo tipo di attività viene svolta quasi interamente in orario di lavoro straordinario. È previsto che venga fatto così. Si tratta, quindi, di un tipo di impiego a titolo volontario. Nel lavoro ordinario il nostro personale esegue soprattutto interventi di soccorso e di gestione del Comando provinciale.
Per quanto riguarda le risorse economiche, non so se questa sia la sede opportuna per svolgere alcune osservazioni. Faccio solo presente che acquistiamo carburante senza avere i fondi. È una situazione alquanto complessa.

NEROZZI (PD)
Questa può essere la sede giusta. È per questo che ho formulato la domanda di cui già immaginavo la risposta.

LITTERIO
Ed io le ho risposto.

MEROLLA
Per quanto riguarda la questura, non avendo una competenza specialistica in materia, le risorse a nostra disposizione per il lavoro da effettuare in tale settore sono adeguate.

NEROZZI (PD)
Magari un problema di risorse si presenterà per altre questioni.

MEROLLA
Ad ogni modo, negli ultimi tempi abbiamo ricevuto consistenti aiuti che ci hanno consentito un minimo di respiro.

LITTERIO
Penso sia importante sottolineare che i controlli di nostra competenza devono essere effettuati entro precisi termini temporali previsti dalla legge, che sono abbastanza stretti; infatti, a seconda che si tratti dell’esame di un progetto o di un sopralluogo, vanno dai 30 ai 90 giorni.
Allo stato attuale, l’azione di controllo che effettuiamo su tutte le attività in provincia di Bologna riesce ad essere espletata comunque entro i termini previsti, con l’ausilio, ripeto, del lavoro straordinario.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per il contributo fornito ai nostri lavori.


Audizione del direttore provinciale del lavoro, del direttore amministrativo della ASL di Bologna, del direttore del Dipartimento di sanità pubblica e del direttore dell’Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro



Intervengono il direttore provinciale del lavoro, dottor Giovanni Casale, il direttore amministrativo della ASL di Bologna, ingegner Luca Baldino, il direttore del Dipartimento di sanità pubblica, dottor Fausto Francia, e il direttore dell’Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, dottor Alberto Gerosa.

PRESIDENTE
Ringrazio i nostri ospiti per la loro disponibilità.
Il tema è a vostra conoscenza e credo che siate anche informati di quali siano le funzioni proprie di questa Commissione parlamentare d’inchiesta che, in quanto tale, intende ricevere da voi il maggior numero di elementi possibile per sapere se abbiate riscontrato delle problematiche e quali azioni siano state messe in atto nell’ambito delle vostre competenze presso l’azienda Marconigomma di Sasso Marconi. Si tratta di elementi a noi utili anche ai fini della comprensione delle modalità di espletamento sul territorio della vostra azione ispettiva, preventiva e di contrasto agli infortuni sul lavoro.

BALDINO
Signor Presidente, innanzitutto mi scuso a nome del direttore generale Ripa di Meana che non ha potuto essere presente per impegni istituzionali. Con me ci sono il dottor Francia, direttore del Dipartimento di sanità pubblica, e il dottor Gerosa, direttore dell’Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, ai quali lascio la parola perché in grado di relazionare meglio sui fatti.

FRANCIA
Nell’azienda Marconigomma siamo intervenuti quattro volte nel corso di quest’anno. Il 10 ed il 29 aprile sono stati effettuati dei sopralluoghi conoscitivi per avere cognizione della realtà produttiva.
A seguito di questi sopralluoghi il 5 maggio è stata emanata una prescrizione nei confronti dell’azienda perché si adeguasse alla normativa in merito ad alcuni aspetti emersi come carenti e che essenzialmente riguardavano l’igiene e sicurezza del lavoro aziendale in senso lato: vetrate rotte che dovevano essere riparate; piccoli interventi di impiantistica elettrica, in quanto c’erano dei fili scoperti ed un intervento su un ascensore interno, un montacarichi, le cui porte si aprivano anche se la cabina non era al piano, facendo correre agli operatori il rischio di precipitare. Infine, il documento aziendale di valutazione del rischio chimico catalogava tale rischio come moderato ed è stato prescritto che l’azienda procedesse ad una nuova valutazione.
La prescrizione complessiva che ne è scaturita presentava varie scadenze: immediata con riferimento alla parte elettrica; per l’intervento sul montacarichi si concedevano tempi più lunghi, lo stesso per le vetrate rotte, mentre con riferimento alla valutazione del rischio chimico la prescrizione sarebbe scaduta nel mese di luglio. L’azienda ha ottemperato a tutte le prime prescrizioni.

PRESIDENTE
Sulla base di quali motivazioni avete riscontrato la necessità che l’azienda producesse una nuova valutazione del rischio chimico?
Da cosa è nata questa prescrizione?

FRANCIA
La necessità di richiedere una diversa valutazione del rischio chimico ha origine dal fatto che dall’esame della documentazione presente in azienda era stato individuato, in particolare, l’uso di formaldeide, una sostanza cancerogena; inoltre, le valutazioni relative alla diffusione delle sostanze chimiche nell’ambiente di lavoro erano state fatte con modalità che i tecnici avevano ritenuto non corrispondenti a quanto previsto dalla normativa o, comunque, dalle direttive tecniche. Pertanto, è stato richiesto di ripetere la valutazione complessiva.
Il 16 luglio è stato effettuato un ulteriore sopralluogo da parte dei tecnici i quali hanno verificato l’avvenuta ottemperanza alle prime prescrizioni.
L’azienda ha quindi preannunciato che avrebbe richiesto una proroga della nuova valutazione del rischio chimico in quanto nel frattempo era stato emanato il Testo Unico e, quindi, tale valutazione avrebbe dovuto essere fatta tenendo conto anche delle nuove indicazioni legislative.
Questi sono stati i termini della richiesta dell’azienda.
I servizi, a fronte di tale richiesta, avevano ritenuto che la prima parte di valutazione relativa alla pericolosità delle sostanze nell’ambito di incidenti acuti avrebbe potuto essere prorogata solo di 60 giorni, mentre la valutazione più complessiva, quella di carattere diciamo igienistico, riguardante la presenza di inquinanti aerodispersi, avrebbe potuto essere espletata nel tempo richiesto, che sarebbe scaduto all’inizio di gennaio 2009.
Il quarto sopralluogo è stato effettuato il 17 settembre, in concomitanza con la scadenza, di lì a qualche giorno, della prima subprescrizione.
L’azienda ha anticipato che era in procinto di presentare una prima valutazione in relazione a quanto previsto dal Testo Unico. In effetti, la documentazione è stata presentata nei tempi, ma poiché la valutazione presentava ancora una valutazione di rischio (moderato o non moderato) non prevista dal Testo Unico, il servizio ha ritenuto opportuno richiedere la presentazione di una documentazione ai sensi non del Testo Unico ma del decreto legislativo n. 626. Questo è stato possibile in quanto l’attività ispettiva presso lo stabilimento aveva avuto inizio prima dell’emanazione del Testo Unico e l’azienda ha quindi ottemperato in tal senso.
La documentazione è stata esaminata dai nostri servizi che, con riferimento alla valutazione dei rischi acuti, l’hanno ritenuta adeguata. Era la fase in cui si attendeva la presentazione della seconda parte della documentazione complessiva relativa alla valutazione del rischio chimico all’interno dell’azienda.

PRESIDENTE
Quando sono state effettuate le ultime verifiche sugli impianti, in particolare su quello che ha determinato l’incidente?

FRANCIA
L’impianto che ha determinato l’incidente era stato visionato essenzialmente nelle prime due verifiche iniziali, in primavera.

PRESIDENTE
Cosa significa «essenzialmente»?

FRANCIA
Significa che in quell’occasione era stato analizzato nel dettaglio. Nei sopralluoghi successivi si sapeva che questo macchinario era presente, ma non lo si analizzava di nuovo. Si è cercato di capire il suo funzionamento, che credo vi sia stato già illustrato: facendo un paragone improprio, era una sorta di grande Pastamatic in cui venivano versate le materie prime, che venivano miscelate e mescolate e ne usciva un semilavorato.

PRESIDENTE
Vorrei sapere qualcosa di più di questo aspetto. Con riferimento alle vostre competenze, poiché mi sembra che stiamo parlando di un capannone dove, per gli elementi che abbiamo potuto cogliere, non solo la struttura ma anche il resto ci è sembrato obsoleto, ci sono delle certificazioni periodiche su impianti come questo? Al di là di quello che avete visto e fatto (lo direte alla magistratura inquirente, non a noi, perché si tratta di informazioni che vanno nel dettaglio), su questi impianti che hanno diversi anni eseguite delle verifiche periodiche con relativa certificazione?

FRANCIA
Esistono dei verbali di ispezione che valutano complessivamente la struttura e quindi il layout dell’azienda. Nel particolare, non mi risulta che sia stata effettuata una valutazione specifica su quel tipo di macchinario.

PRESIDENTE
Per fare anche un discorso storico sulla base delle competenze che avete, altrimenti sembra che stiamo girando intorno al problema, avete fatto delle valutazioni specifiche sulla funzionalità corretta di questo macchinario?

FRANCIA
I colleghi che erano presenti sul posto, con cui ho parlato, hanno condotto una valutazione sostanziale (non so dire se abbiano controllato le documentazioni specifiche) da cui è emerso che si trattava di un macchinario tutto sommato «tranquillo», nel senso che non era sotto pressione, lavorava a delle temperature intorno ai 100 gradi; esistevano inoltre dei sistemi di abbattimento delle temperature per evitare che queste innalzandosi alterassero il prodotto, non perché il macchinario fosse a rischio di esplosione. La valutazione fatta sul macchinario, quindi, è che fosse un macchinario adeguato all’attività che stava portando avanti.
Tale tipo di macchinario non è soggetto a verifiche periodiche per legge. Se la domanda riguarda il punto se nello specifico si sospetti che possa essere stato un malfunzionamento del macchinario a causare l’incidente, i tecnici con cui ho parlato hanno detto che non lo ritengono possibile, ritengono invece più possibile un coinvolgimento di altro tipo, ad esempio di tipo chimico.

CASALE
Non ho nulla da aggiungere per il fatto che la mia competenza primaria non è in materia di sicurezza, per cui posso dire solo che i rapporti di lavoro, per quanto abbiamo potuto constatare, erano regolari: non c’erano pendenze né verso l’INAIL, né verso l’INPS da un punto di vista contributivo, né irregolarità che potessero riguardare l’aspetto costitutivo e di svolgimento dei rapporti di lavoro.

NEROZZI (PD)
L’operaio che è morto non era un neoassunto?

CASALE
No, lavorava da anni, non ho i riferimenti temporali precisi, ma non era un novizio, né certamente un apprendista.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per la vostra collaborazione.


Audizione di rappresentanti sindacali della CGIL, della CISL, della UIL, dell’UGL e della UILCEM



Intervengono la signora Renata Bortolotti, componente della segreteria Camera del lavoro della CGIL, il signor Alessandro Alberani, segretario provinciale CISL, il signor Luigi Sirani, responsabile CISL per la zona di Sasso Marconi, il signor Fabio Gioli, responsabile Federazione chimici per la CISL, il signor Gianfranco Martelli, segretario provinciale UIL, il signor Stefano Fazioli, segretario provinciale UILCEM, e il signor Laurino Rubino della segreteria territoriale della UILCEM, la signora Tullia Bevilacqua, segretario regionale confederale UGL, con l’interim per la provincia di Bologna.

PRESIDENTE
Saluto e ringrazio i nostri ospiti per essere presenti a questa audizione. Conoscerete sicuramente l’argomento per cui siamo qui riuniti. La nostra è una Commissione d’inchiesta che si occupa del tema degli infortuni sul lavoro; abbiamo ritenuto opportuno porre in essere questa missione sia per vedere i luoghi, sia per sentire i soggetti che sono o possono essere informati sui fatti che si ricollegano a quanto è accaduto presso lo stabilimento Marconigomma di Sasso Marconi o che comunque possono fornirci elementi di riflessione sui temi della sicurezza che noi seguiamo e di cui approfondiamo le problematiche.

ALBERANI
Vorrei descrivere innanzitutto la situazione generale della sicurezza sul lavoro nella nostra Provincia, come unitariamente riportata da CGIL, CISL, UIL e UGL al Presidente della Repubblica quando venne in visita a Bologna. Il nostro territorio, in questi ultimi anni, è stato purtroppo fortemente colpito sia dalle morti sul lavoro, sia dagli incidenti sul lavoro. Tale situazione si è determinata a causa della presenza di numerose infrastrutture nate su di esso, soprattutto nel settore dell’edilizia: la grande infrastruttura della TAV (treno ad alta velocità), i cantieri della VAV (variante autostradale di valico), attualmente e già da tempo presenti, diversi altri cantieri nel settore edile, ma anche in altri settori particolarmente attivi. Quindi vi sono state diverse morti sul lavoro, oltre a diversi incidenti. A Bologna CGIL, CISL e UIL hanno registrato nella proiezione dal 2006 al 2007 (non si tratta di dati aggiornati ma spostati di un anno, relativi al 2007) un calo in percentuale degli incidenti ed un leggero calo anche nelle morti, ma comunque vi è una situazione di forte preoccupazione. Nella nostra piattaforma territoriale, abbiamo richiamato le istituzioni (la Prefettura, la Questura, le ASL e istituzioni locali) alla responsabilità su diversi temi, fra cui il primo è stato quello della applicazione delle leggi nei contratti: sapete che c’è una legislazione che permette ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di agire con dei permessi e anche di avere visibilità da parte dell’azienda per poter controllare la regolarità delle procedure (la mappa del rischio, la formazione, le responsabilità che competono, secondo quella legge, all’azienda).
Attualmente vi è una nuova legislazione, oltre ad una direttiva europea che migliora la situazione. Vi è quindi un richiamo ed un controllo sull’applicazione delle norme contrattuali e legislative. Abbiamo, inoltre, sollevato la questione della prevenzione presentando, in occasione dell’avvio dei lavori per la TAV, un protocollo presso il tavolo della Provincia, che coinvolgeva la ASL, l’Ispettorato del lavoro, i Vigili del fuoco e le organizzazioni sindacali. Infatti ogni qualvolta si avvia una grande opera (e ne avremo delle altre prossimamente, quella più prossima è la stazione, ma ce ne sono altre in previsione, come la metropolitana) occorre mettere in rete una serie di politiche di prevenzione. Un altro tema che abbiamo sollevato con una certa preoccupazione e che continua a persistere e ad aumentare è il tema degli appalti. Abbiamo notato, nella nostra esperienza, che in occasione delle grandi opere, finché c’è un rapporto con la stazione appaltante principale, esistono una certa negoziazione sindacale e un certo dialogo; il problema subentra nelle gare al massimo ribasso, in occasione dei subappalti. Poiché c’è stato qualche segnale, poi comprovato, che gli incidenti e gli infortuni riguardano in particolar modo quelle aziende che hanno sub-sub-subappalti e quindi che i capitolati d’appalto non rispettano le norme di controllo sulla sicurezza, abbiamo sollevato sul territorio anche questo tema.

PRESIDENTE
Mi sembra che su tali aspetti la situazione sia molto chiara, nel senso che nel subappalto non può essere in qualsiasi modo compresso ciò che è previsto per la prevenzione: siamo andati avanti con la legislazione.

ALBERANI
Siamo andati avanti, ma le assicuro che quando si entra nel merito di un capitolato d’appalto, individuare a livello territoriale dove sta la qualità e dove sta il prezzo non è assolutamente semplice.

PRESIDENTE
Chiarisco ulteriormente il concetto: la quota che deve garantire la sicurezza non è soggetta al massimo ribasso, questo è un fatto importante e nuovo che abbiamo determinato a livello legislativo.

ALBERANI
Il problema, infatti, è la mancata applicazione delle norme.

PRESIDENTE
Questo è un altro discorso; anche chi fa una rapina in banca non rispetta le norme. Queste cose le abbiamo sentite e recepite in modo politicamente trasversale; è chiaro che se non si applica la normativa vi sono strutture, come gli organismi periferici della giustizia, alle quali fare riferimento.

ALBERANI
Le assicuro che non è così semplice.

PRESIDENTE
Non è neanche impossibile, ma questo non può essere un argomento di questo tavolo. Qui noi dobbiamo conoscere le problematiche che non hanno una copertura, perché dobbiamo fare da volano nei confronti del legislatore, come abbiamo già fatto per la legge n. 123 del 2007 e per il decreto legislativo n. 81 del 2008. In entrambi i casi questa Commissione ha dato un rilevante contributo. Quindi noi vorremmo avere un quadro di un certo tipo. Se poi ci sono altre problematiche, ben vengano, altrimenti vi pregherei di entrare nel dettaglio.

ALBERANI
I miei colleghi interverranno sul punto specifico. Comunque il problema esiste e sarebbe molto lungo da discutere.

PRESIDENTE
Certo, il problema esiste, altrimenti non ci sarebbero vertenze, altrimenti non dovrebbe intervenire la magistratura, altrimenti le carceri...

ALBERANI
Quando si discutono modelli di organizzazione del lavoro delle aziende, non si ha, attraverso gli strumenti che possono permettere il controllo...

PRESIDENTE
Siamo d’accordo, però le leggi ci sono, quindi lo Stato da questo punto di vista ha dato una risposta. Ora sono gli organismi territoriali, tutti, che debbono applicare le leggi. Diversamente, se usciamo fuori da questa regola, ci parliamo addosso.

ALBERANI
Ma a me non sembrava di aver detto che lo Stato non abbia fatto le leggi. Lo ha aggiunto lei.

PRESIDENTE
Lei ha detto che ci sono problemi.

ALBERANI
E ci sono.

PRESIDENTE
Però io ho richiamato una normativa che in qualche modo...

ALBERANI
Che sono stato io a richiamare. Le ho detto che ci sono la legge n. 626, la direttiva europea...

PRESIDENTE
Non c’è la legge n. 626.

ALBERANI
C’era.

PRESIDENTE
Ci sono la legge n. 123 del 2007 ed il decreto legislativo n. 81 del 2008.

ALBERANI
Quando io ho fatto riferimento precedentemente...

PRESIDENTE
Comunque, parliamo dell’attualità, di che cosa abbiamo bisogno oggi.

ALBERANI
Le cose che le ho detto prima, certo non indifferenti, tra cui la possibilità, nella contrattazione, di avere un’organizzazione del lavoro che ci permetta di applicare le leggi.
Su quanto accaduto a Sasso Marconi non siamo in grado oggi di avanzare delle ipotesi. Sappiamo che l’azienda, seguita per noi dal collega Sirani, aveva un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e che la proprietà mostrava una certa attenzione sia all’applicazione dei contratti che ai temi della sicurezza. Non siamo in grado di capire cosa sia successo esattamente. Non possiamo certo inventarci delle ipotesi, anche se abbiamo delle idee...

PRESIDENTE
Le vogliamo appunto conoscere.

ALBERANI
...che vanno in due direzioni. La prima riguarda i macchinari, se fossero adeguati e se ci fosse un controllo. La seconda riguarda i materiali che sono stati usati. Però in entrambi i casi non possiamo che avanzare delle ipotesi di massima. Non abbiamo elementi per dire che siano arrivati materiali di un tipo o di un altro. In questo momento abbiamo scelto di essere molto cauti anche nel fornire delle informazioni, perché all’interno dell’azienda c’è molta preoccupazione da parte degli operai, i quali, dopo un episodio di questo genere, si domandano se rimanere o meno a lavorare in quel luogo.
Oggi, lo ripeto, non abbiamo elementi ulteriori, se non ragionare sulle apparecchiature e sul materiale. Lascio comunque la parola al collega Sirani, che segue da tempo l’azienda e la conosce perfettamente.

SIRANI
Signor Presidente, sono il responsabile di zona e seguo l’azienda per conto della categoria. A seguito dell’incidente, in questi giorni abbiamo cercato di parlare con i lavoratori per capire se ci fossero elementi che erano sfuggiti ai sindacati. La valutazione rimane quella di un’azienda attenta alla sicurezza. I problemi potevano riguardare il rischio ambientale, o ciò che la cittadinanza lamentava per l’incidenza dello stabilimento nella realtà urbana; tutto ci potevamo aspettare tranne che un incidente del genere. Nell’azienda c’era un RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), che aveva fatto un suo percorso, e ultimamente si stavano tenendo dei corsi di formazione sul rischio chimico, che rappresentava la maggior preoccupazione dell’azienda stessa.
Altri elementi rispetto alla possibile causa non si riescono a capire.
Leggiamo i giornali, ne parliamo con i lavoratori, ma anche coloro che lavorano lì da anni e anni non sanno darsi una spiegazione dell’incidente.
Confidiamo nel ruolo e nell’operato dei periti per capire cosa sia successo e per garantire la sicurezza dei lavoratori nel momento in cui si potranno riprendere i lavori. Non ho altro da aggiungere.

PRESIDENTE
Sappiamo che nel corso del 2008 ci sono state delle ispezioni. Sono state conseguenza della dinamicità del sindacato, del responsabile dei lavoratori, oppure nascono da una routine? Questo per capire se ci fosse qualche consapevolezza...

SIRANI
Non so se ci siano state richieste dall’interno. Da parte delle segreterie territoriali non sono stati chiesti maggiori sopralluoghi, perché non c’era sentore di problematiche particolari. Questi sopralluoghi potrebbero essere conseguenza, in relazione a quel che dicevo in premessa, dell’impatto dell’azienda (rumore ed emissione di polveri) sulla realtà locale.
Altre cose non ci risultano.

BORTOLOTTI
Signor Presidente, vorrei per un attimo riprendere il discorso del collega Alberani rispetto all’applicazione della legge e alla necessità di fondi per la formazione ed i controlli.
Qui a Bologna vorremmo farvi partecipi della difficoltà legata ai controlli, anche per la mancanza di personale e di risorse, in assenza delle quali diventa poi difficile avere tutte le sicurezze che pure ci potrebbero essere facendo applicare le leggi. Questo è l’elemento più forte che volevamo rappresentarvi stamattina. Ribadisco l’esigenza di finanziamenti e personale per controllare situazioni come questa, che sono sempre a rischio.
Lo dico perché la zona di Sasso Marconi la conosco, sono nata e cresciuta lì, ci abito da una vita, e ho visto quelle aziende – non parlo solo della Marconigomma –, che vengono definite a rischio, crescere.
Avremmo bisogno di maggiori controlli dell’aria e dei fumi, perché molto probabilmente le segnalazioni che sono state fatte ai vari organi di competenza, ASL e Vigili del fuoco in quest’ultimo anno, riferite alla Marconigomma, sono venute dai cittadini, da quelli che abitano lì vicino, in conseguenza della situazione che si è determinata per le esalazioni legate alla sua attività. Non c’è soltanto un ambiente di lavoro interno, al quale possiamo fare grande riferimento con i nostri rappresentanti, eleggendo gli RLS, ma anche un ambiente esterno. Segnalo lo sforzo del sindacato e delle istituzioni (tra le quali gli enti locali e l’INAIL), che ha portato ultimamente ad un protocollo d’intesa per far nascere un ente che formi i delegati alla sicurezza all’interno delle fabbriche. Ma è sempre molto complicato e difficoltoso.
Vorremmo controllare dentro e fuori l’azienda, non soltanto con l’organizzazione del lavoro all’interno della fabbrica, con la garanzia dei diritti e con l’applicazione dei contratti, ma anche agire su quel che viene emesso in atmosfera, su quel che succede intorno a quelle aziende. In quella zona, non c’è solo la Marconigomma, ci sono anche l’Arcotronics Italia e la Ciba Geigy, tutte aziende a rischio. I controlli sarebbero fondamentali per ottenere sicurezza e agibilità del territorio.

PRESIDENTE
I controlli ci sono stati e ci sono. Dobbiamo anche dirlo per inquadrare la situazione, altrimenti sembra sempre che piova o grandini.

BORTOLOTTI
Non volevo dare questa impressione.

PRESIDENTE
Abbiamo notizia, e possiamo comunicarla, perché sono atti pubblici, di varie presenze (4 o 5) in questi ultimi mesi della ASL, dei Vigili del fuoco e della Guardia di finanza.

BORTOLOTTI
Lo so.

PRESIDENTE
Il suo è un quadro generale all’interno del quale si deve fare sempre di più. Siamo d’accordo tutti. Però c’è questo dato per cui si vede un’attenzione da parte degli organismi preposti. Questo va sottolineato, poi sarà la magistratura inquirente, non noi di questo tavolo, a stabilire se processi definiti e determinati abbiano avuto esiti tali da comportare o meno responsabilità di fronte alla legge. Però debbo dire che il quadro, per come ci è stato presentato, è di attenzione.
A noi fa piacere constatare anche questi aspetti. Che poi ci siano i fumi, che i cittadini si lamentino, abbiamo letto anche sul giornale delle pesanti proteste di una signora, questo rientra anche...

BORTOLOTTI
Non facevo riferimento a questo.

PRESIDENTE
Ci sono le istituzioni che se ne occupano. C’è il comune, che attiva l’ARPA. Insomma, c’è tutto un altro processo. Mi è sembrato di capire, però, che in questi ultimi mesi, a differenza di talune altre situazioni, gli organismi preposti alla prevenzione e al controllo hanno riservato una certa attenzione all’azienda. Ho voluto parlare in questi termini anche per rendervene ufficialmente partecipi.

BORTOLOTTI
Io lo so bene. Credo che in quel territorio l’attenzione degli enti sia sempre molto alta e la situazione sia particolarmente seguita anche dalle istituzioni.
Le mie considerazioni non avevano l’intento di esprimere una lamentela, come spesso accade, o di aggiungere qualche elemento ulteriore.
Nella situazione data ho voluto segnalare che gli enti di controllo e le stesse condizioni di lavoro necessitano sempre di un’attenzione alta. A volte mancano le risorse e noi dobbiamo sottolinearlo, senza smettere mai di farlo.

NEROZZI (PD)
La mia è una domanda forse un po’ cattiva ma deve essere fatta, oggi come in altri casi, anche per trarre spunto in modo da adottare le dovute iniziative legislative. Viviamo una situazione del mondo del lavoro complessa: crisi, disoccupazione. Quanto questo incide sui carichi di lavoro e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro? È una domanda che nasce, peraltro, da una posizione personale in quanto sono contrario agli enti bilaterali che vigilano sulla sicurezza. Vorrei comunque una risposta perché a quanto risulta dall’analisi di questo caso le ASL hanno effettuato cinque ispezioni, i Vigili del fuoco due, il Comune ha provveduto ad effettuare la segnalazione all’ARPA, i Carabinieri si sono recati nello stabilimento, così come la Guardia di finanza. Pertanto, gli enti pubblici – come dice il Presidente – nel loro insieme hanno fatto ciò che dovevano, cosa che non accade spesso. In questo caso, però, è accaduto.
Vorremmo allora capire quanto incidono sull’indice degli infortuni la fretta, l’accelerazione del processo produttivo, il timore di perdere il posto di lavoro o le commesse. Questo incidente ha coinvolto lo stesso direttore.
Forse le problematiche interne dell’azienda hanno determinato la necessità di procedere con iter produttivi troppo rapidi o con l’utilizzo di macchine troppo vecchie?
So benissimo che si tratta di questioni complesse. È un dibattito che stiamo facendo da tempo; queste sono tesi che sostenevo anche quattro mesi fa, come alcuni dei rappresentanti sindacali qui presenti sanno, e che potrei sostenere anche adesso.

RUBINO
Seguo direttamente da diversi anni le vicende della Marconigomma.
Non me ne vogliano gli altri colleghi seduti qui al tavolo, ma credo che le motivazioni di quest’incontro siano principalmente legate al gravissimo episodio che si è verificato. Intervengo con una certa ansia, anche perché conoscevo personalmente le due persone rimaste coinvolte.
Vorrei innanzitutto sgombrare il campo da ogni dubbio. L’azienda è molto qualificata sul piano internazionale ed ha clienti molto importanti.
Questo ci qualifica anche dal punto di vista territoriale. Il prodotto della Marconigomma, però, è un prodotto nero, gli operai si sporcano. L’azienda aveva difficoltà a reperire personale, perché tutti sappiamo che spesso gli italiani non accettano di svolgere certi lavori. Per questo motivo, la stragrande maggioranza degli operai è di origine extracomunitaria, senza nulla togliere al loro impegno. Questo dato, comunque, non ha mai fatto venire meno l’impegno dell’azienda nel qualificare il personale, tant’è che l’incidente ha coinvolto anche una delle persone più esperte, con trent’anni di esperienza. Fortunatamente l’orario di cambio turno ha fatto sì che gli altri operai non fossero presenti.

PRESIDENTE
In qualità di organizzazioni sindacali avete mai posto il problema della sicurezza degli impianti, atteso che il primo capannone, nel quale si è verificato l’evento, dimostra una realtà abbastanza obsoleta delle strutture e, forse, anche degli stessi impianti?

RUBINO
La sua domanda ha anticipato una mia considerazione.
Due anni e mezzo fa l’azienda ha presentato un progetto per la creazione di un nuovo stabilimento. Ciò dimostra che la Marconigomma aveva già cominciato ad investire.

NEROZZI (PD)
Lo sappiamo.

PRESIDENTE
Conosciamo la situazione.

RUBINO
Benissimo, allora posso sorvolare su alcuni aspetti.
I permessi concessi prevedevano un anno e mezzo complessivi di tempi burocratici rispetto alla fase iniziale dell’investimento, tanto che più volte l’azienda ha lamentato i tempi lunghi di attesa. Peraltro, ogni volta che i lavoratori ci ponevano problemi in ordine alla sicurezza abbiamo sempre segnalato all’azienda la necessità di adempiere agli obblighi di legge. Le risposte che abbiamo ricevuto dimostrano che la Marconigomma, nonostante la vetustà del capannone, ha sempre provveduto a rendere tutto a norma, per quelle che possono essere le norme, cioè le disposizioni adattate alle situazioni logistiche in atto.

PRESIDENTE
Gli argomenti sono discordanti; gli ispettori della ASL hanno fornito un quadro diverso. Si tratta di capire dove sono incentrate le attenzioni.

RUBINO
L’ispettore della ASL che si presenta saltuariamente in azienda prende atto della situazione che ha di fronte in quel momento e vede che c’è chi ci lavora da tempo.

BEVILACQUA
Ritengo che la Marconigomma sia stata attenta e che i controlli siano stati effettuati. Però, a fronte di una legislazione importante e sicuramente valida vigente in Italia, probabilmente qualche carenza c’è stata. Posto che non è possibile che ogni azienda sia continuamente monitorata da un ispettore della ASL o da un vigile del fuoco, probabilmente il reale problema è rappresentato dalla formazione. Mi chiedo, quindi, se le persone presenti nello stabilimento al momento dell’incidente, ipotizzando pure condizioni di lavoro nella massima sicurezza, avessero competenze tecniche adeguate all’operazione che si stava effettuando.
Sapevano che la mescola di A più B poteva creare un’esplosione?
Probabilmente si è proceduto in una sorta di sperimentazione senza che ci si rendesse conto di ciò che realmente sarebbe potuto accadere.
Ribadisco che ad oggi il reale problema è quello della formazione.

NEROZZI (PD)
Se il direttore non avesse avuto competenza, allora lei avrebbe ragione. Se però dovesse essersi trattato di sperimentazioni che non avrebbero dovuto avere luogo, allora sarebbe un’altra cosa. È un reato.

BEVILACQUA
Nel capannone c’è stato uno scoppio. C’è un’indagine in corso e si vedrà che cosa è successo.

NEROZZI (PD)
La formazione riguarda i lavoratori non i direttori.

BEVILACQUA
Certo. Però evidentemente un errore c’è stato; l’inchiesta stabilirà quanto è successo. Insisto tuttavia nel dire che si tratta di un problema di formazione che non deve coinvolgere solo coloro che già lavorano. Ho avuto notizia che sono stati stanziati 30 milioni di euro a favore delle Regioni a più alta densità di lavoratori e probabilmente la Lombardia e l’Emilia Romagna ne fruiranno maggiormente, ma a prescindere dagli stanziamenti, ritengo che si tratti di una questione di forma mentis, di consapevolezza del rischio che si corre tutti i giorni andando a lavorare. Sappiamo che nei cantieri si deve usare il casco; il problema è che il casco non si usa. Gli stessi controlli che vengono effettuati sono episodici.
Stiamo raccogliendo le firme per presentare una petizione popolare affinché la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro venga insegnata a partire dalle scuole. Intendiamo preparare le persone ad entrare nel mondo di lavoro con la consapevolezza che le condizioni di lavoro migliorano ed il rischio di infortuni cala solo se si conoscono le norme. Altrimenti, possiamo eseguire tutti i controlli che vogliamo senza però ottenere i risultati sperati. È una questione di cultura.

PRESIDENTE
Noi condividiamo questa posizione. Del resto, sulla materia è stata presentata un’iniziativa parlamentare, che è stata peraltro accolta. La stessa legge n. 123 del 2007 ed il decreto legislativo n. 81 del 2008 prevedono l’avvio di una sperimentazione di corsi appositi nelle scuole. Nel caso in esame dobbiamo tenere presente che nell’incidente è morto anche il maggiore rappresentante dell’azienda, il tecnico più esperto. Dobbiamo capire bene cosa è accaduto. L’indagine della Procura darà delle risposte, ovviamente, ma bisogna partire dal presupposto che la formazione c’era perché chi stava operando al momento dell’esplosione era la persona più qualificata. Bisogna quindi capire se ha superato determinati limiti nel condurre ricerche di altro tipo, ma si tratta comunque di supposizioni che in questo momento diventano illazioni.

NEROZZI (PD)
Dobbiamo anche capire se il materiale che si stava utilizzando era vecchio.

PRESIDENTE
Oppure se l’impianto era obsoleto ed aveva bisogno di revisione.

GIOLI
Il Presidente ha chiesto se una flessione generale dell’attività produttiva possa portare ad un calo di attenzione sul tema sicurezza e sui carichi di lavoro.

NEROZZI (PD)
Alla Thyssen Krupp è successo questo.

GIOLI
La Marconigomma aveva programmato da circa un anno e mezzo un investimento importante. In tema di assunzioni, inoltre, a me risulta che sia ancora impiegato del personale assunto con contratto a tempo determinato non ancora scaduto; ciò a dimostrazione che non si tratta di un’azienda che soffre particolari livelli occupazionali. Sta sicuramente attraversando un periodo di flessione che l’ha indotta a mettere alcuni dipendenti in cassa integrazione ma non soffre di una crisi strutturale, tutt’altro. È un’azienda che teneva bene il mercato, aveva fatto anche recentemente delle assunzioni a tempo indeterminato, a dimostrazione che non viveva, in una situazione che pure è difficile a livello generale, una condizione di particolare complessità tale da allentare la propria concentrazione rispetto a investimenti, carichi di lavoro o elementi relativi alla sicurezza e al monitoraggio della sicurezza.

PRESIDENTE
Tenga conto, però, anche delle nuove informazioni che le stiamo dando. Tutti noi commissari riteniamo che quello del sindacato sia un ruolo strategico in vicende come questa, siamo convinti di questo.
Constatiamo però che altri soggetti che hanno condotto attività ispettive hanno rilevato una serie di carenze, laddove lei afferma il contrario.

GIOLI
Dico il contrario per quanto a mia conoscenza.

PRESIDENTE
In questo caso, la sto aggiornando.

GIOLI
La Marconigomma ha forse un calo di organico al limite dei livelli occupazionali?

NEROZZI (PD)
Ci sono stati forniti degli elementi, da parte dei soggetti che abbiamo audito prima di voi, molto precisi e circostanziati che indicano che c’era qualche carenza. Non si sa perché l’incidente sia avvenuto, l’indagine è ancora in corso, ma il dubbio è che, ad esempio, il luogo dove l’incidente è avvenuto fosse fatiscente, fatto su cui concordano anche le ASL e i Vigili del fuoco, che difficilmente si trovano d’accordo.

GIOLI
La vostra Commissione sta svolgendo un’indagine in merito, quindi probabilmente ne saprete più di noi, ma posso dire che il ciclo produttivo della gomma plastica è in sé sporchevole e rumoroso, quindi poco gradito alla cittadinanza di Pontecchio Marconi, un ciclo che ha elementi di complessità fisiologica. Mi premeva dirlo perché questo riguarda in generale quel tipo di lavorazione e non solo la Marconigomma.

BORTOLOTTI
Perché non sembri che ci sia una situazione non chiara rispetto al ruolo che ha il sindacato all’interno della Marconigomma, desidero aggiungere che sappiamo bene che c’erano una serie di carenze che riguardavano gli orari di lavoro, gli straordinari, le uscite di sicurezza, l’agibilità del reparto. Per rispondere alla domanda del senatore Nerozzi, quel tecnico si stava facendo carico, a mio parere, anche di questa situazione; lo dico perché lo conoscevo personalmente e quindi sono anche emotivamente coinvolta da questa vicenda. Probabilmente, l’ingegner Costanzi aveva bisogno di fare quella mescola nel più breve tempo possibile perché doveva rispondere ad un’azione di mercato e quindi doveva farlo in tempi brevi, sperimentando magari senza far riferimento alle norme di sicurezza. In quell’azienda, come in tante altre del nostro territorio, si lavora con ritmi molto alti, con orari di lavoro abbastanza difficoltosi, in quel caso con doppi turni, mentre in altre aziende i turni sono anche tripli o quadrupli, con una situazione di disagio e di stanchezza che deriva da un orario di lavoro pesante, da un lavoro faticoso e nocivo. Non possiamo nascondere che lavorare in quelle aziende compromette anche la salute: se ci si tinge tutti di nero è evidente che c’è qualcosa che non funziona, ad esempio l’impianto di aspirazione. Ho lavorato per ventidue anni in una fabbrica come quella, quindi so bene come funziona; senza voler accusare nessuno, è un fatto che i carichi di lavoro, la situazione di ansia nel realizzare il più velocemente possibile un prodotto per metterlo sul mercato e convincere i lavoratori che si sta lavorando per poter portare a casa un risultato, sono tutti elementi che a volte portano a queste situazioni.

PRESIDENTE
Vi ringrazio per il vostro contributo.


Audizione del dirigente del servizio sindacale e previdenziale di Unindustria



Interviene il dottor Emilio Pascale, dirigente del servizio sindacale e previdenziale di Unindustria.

PRESIDENTE
Saluto il dottor Emilio Pascale ringraziandolo per essere venuto.

PASCALE
Desidero innanzitutto presentare i saluti del presidente Gaetano Maccaferri, il quale mi ha pregato di rappresentarlo qui oggi dal momento che purtroppo non è riuscito a liberarsi da un altro precedente impegno, cosa di cui si scusa con i componenti della Commissione. Unindustria è un’associazione che nasce nel giugno 2007 dalla unificazione di Confindustria Bologna e di API Bologna; raggruppa circa 2.000 aziende che occupano complessivamente oltre 90.000 persone.

PRESIDENTE
Vorremmo conoscere le sue considerazioni sul grave infortunio che si è determinato presso lo stabilimento della Marconigomma di Sasso Marconi e vorremmo sapere quale attività ha in essere Unindustria per quanto riguarda le azioni attive relative alla prevenzione, in modo particolare in produzioni del settore chimico.

PASCALE
La Marconigomma (azienda che, come sapete, è aderente alla nostra associazione), come anche gli organi di stampa hanno reso evidente, si è sempre distinta per una situazione ottimale sotto il profilo della salute e della sicurezza dei lavoratori, al di là di questo accadimento gravissimo, che ha turbato evidentemente la comunità bolognese e non solo e che ci ha fatti sentire in dovere di essere, attraverso le parole del presidente Maccaferri, vicini all’azienda e ai suoi collaboratori con tutta la solidarietà possibile.
Un primo elemento utile da evidenziare è quindi il fatto che, come anche le organizzazioni sindacali che ben conoscono l’azienda forse hanno avuto occasione di segnalare, si tratta di un’azienda che non si è mai distinta per profili di insicurezza o insalubrità.
Sulla base di una nota che ho preparato, cogliendo la sua sollecitazione, svolgerei alcune considerazioni su come l’associazione è impegnata sui temi della salute e della sicurezza, temi che ci trovano assolutamente attenti, con piena consapevolezza, perché ormai da anni l’associazione, nelle diverse associazioni di provenienza, analogamente al sistema Confindustria, manifesta particolare attenzione e sensibilità e, come cercherò in estrema sintesi di rappresentarvi, su questo fronte è concretamente impegnata.
A partire dal sistema confederale, Confindustria recentemente ha costituito un comitato tecnico per la sicurezza, a tangibile riconoscimento della complessità di un insieme di tematiche che sono considerate parte integrante della cultura e della responsabilità d’impresa. Quindi, fin dal livello principale di Confindustria, vi è il massimo di attenzione su questi temi.
Sulla stessa posizione riteniamo si possa dire che generalmente si trovano anche le imprese che noi rappresentiamo; sulla base dell’esperienza che abbiamo maturato negli anni, vediamo che le imprese sono generalmente attente al rispetto delle regole, con il coinvolgimento dell’intera struttura aziendale per la definizione e l’aggiornamento di prassi aziendali coerenti con l’obiettivo di conseguire sempre migliori condizioni di salute e di sicurezza per i lavoratori. Unindustria si avvale della collaborazione di funzionari, alcuni dei quali si occupano precipuamente degli aspetti giuridici e quindi della normativa in senso lato, e di altri soggetti che danno assistenza sul piano tecnico alle aziende. Abbiamo quindi una conoscenza che si traduce in una serie di attività di assistenza e di affiancamento alle aziende consociate. Constatiamo, sulla base di questa esperienza, che le aziende organizzate in modo industriale da anni investono nella sicurezza.

MARAVENTANO (LNP)
Secondo lei, la ditta Marconigomma era a norma?

PASCALE
Non mi permetto di fare una valutazione che non mi compete in termini tecnici. Il mio è un discorso di carattere generale, anche se sulla base degli elementi a mia conoscenza mi sento di poter dire che anche questa azienda rientra nel novero di quelle che hanno sempre prestato la massima attenzione al tema della salute e della sicurezza. Tra l’altro, credo che al di là di un infortunio da schiacciamento non particolarmente significativo che ha avuto luogo un anno fa, per il resto in genere si verificano solo piccoli infortuni, ad esempio da taglio, che evidentemente vanno sempre tenuti nella massima considerazione ma che non indicano una condizione del sistema sicurezza debole rispetto a quello che invece generalmente vediamo nelle aziende.
Come dicevo, nelle aziende, allorché organizzate in modo industriale, vediamo l’impegno ad investire nella sicurezza attraverso il rinnovamento dei macchinari, attraverso l’introduzione di nuove modalità organizzative e di sistemi di gestione della sicurezza, ma anche attraverso la realizzazione sistematica di interventi di formazione e di informazione, ovviamente previsti dalla legge, ma che trovano comunque concreta applicazione.
Credo infatti che anche una relazione rispetto agli obblighi di legge e a quanto effettivamente viene fatto debba esserci e a me pare possa essere registrata positivamente.

PRESIDENTE
Mi scusi, dottor Pascali, lei sta facendo un ragionamento che ci trova d’accordo, perché la prevenzione deve essere materia comune. Anche le associazioni degli imprenditori sono attive su questo fronte. Vorrei però che entrassimo nello specifico. Stiamo parlando di un’azienda o perlomeno di una parte di azienda o del capannone di un’azienda che indubbiamente dava i segni della propria vetustà, come testimoniato anche dalle particolari attenzioni dei Vigili del fuoco e della ASL che hanno richiesto una serie di interventi. Né questo può essere giustificato dal fatto che ci fosse in itinere un processo per insediare un nuovo stabilimento. Peraltro queste ultime affermazioni le ho sentite anche nella drammatica vicenda di un’altra azienda, la Thyssen Krupp di Torino, che stavano smantellando perché si doveva chiudere.
Capiremo poi meglio se con riguardo a questo mescolatore, perché di ciò si tratta, erano state puntualmente verificate le condizioni di sicurezza da parte degli organi preposti. Comunque non era un macchinario di nuova generazione.
Quello che lei dice noi sappiamo che si fa, ma oggi stiamo parlando di una realtà ben specifica. Sappiamo che anche da parte delle organizzazioni degli imprenditori, per ovvi motivi, c’è una politica che tende a contrastare gli infortuni e a garantire la sicurezza in generale, quindi anche il contrasto alle malattie professionali, soprattutto in ambienti dove il rischio è più alto che in altri. In questo quadro vorremmo capire meglio se ci sia stata o meno questa attenzione da parte dell’azienda. Certo non potrà risponderci lei. Da lei possiamo prendere atto di un aspetto che sicuramente condividiamo, ovvero che gli industriali di Bologna e della sua provincia investono sulla sicurezza. Però scendendo nel particolare questo turnover di macchinari non sembra esserci, la struttura del luogo di lavoro mostra la propria età e una serie di presenze degli ispettori della ASL e dei Vigili del fuoco hanno confermato la necessità di alcuni interventi. Di questo stiamo parlando.

PASCALE
Come lei ha sottolineato, non sono nella condizione di entrare nello specifico di circostanze tecniche che non conosco. Mi sono soltanto permesso di sottolineare un rilievo in positivo, al di là di quelle che saranno le evidenze che emergeranno dalle indagini in corso, che mi viene anche dalla posizione espressa dalle organizzazioni sindacali, che hanno tenuto a sottolineare che in termini di salute e di sicurezza, quindi sotto questo doppio profilo...

PRESIDENTE
Io non tornerei ad affermarlo, perché nel corso dell’audizione è venuto fuori qualcosa di diverso.

PASCALE
Io riporto quel che è a mia conoscenza oggi.

MARAVENTANO (LNP)
Ma lei conosceva la Marconigomma o sta parlando in generale?

PASCALE
Facevo considerazioni di carattere generale anche per sottolineare che l’impegno non è tanto e non è solo sulla sicurezza, quanto proprio sulla cultura della prevenzione.

PRESIDENTE
Siamo d’accordo su questo. Quel che state facendo ci fa piacere. Il nostro obiettivo tuttavia è quello di approfondire in modo specifico il caso della Marconigomma. Quindi prendiamo atto di quel che lei ci ha detto; sentiremo adesso i dirigenti della Marconigomma che ci forniranno quegli elementi che lei non ci può dare, non certo per colpa sua.

PASCALE
Per concludere, proprio sul fronte della cultura della prevenzione, abbiamo attivato corsi di formazione per i rappresentanti del servizio di prevenzione e protezione e negli ultimi due anni, sulla base della nuova normativa, che legittima direttamente le associazioni a farlo, in collaborazione con i centri di formazione abbiamo interessato circa 2.500 persone. Abbiamo attivato, già dal 1997, un tavolo di confronto permanente al quale partecipano anche i rappresentanti dei vari enti preposti alla vigilanza, con l’obiettivo di condividere corrette prassi aziendali e di sollecitare le aziende al massimo dell’attenzione. Da ultimo, sul fronte della bilateralità, di recente abbiamo raggiunto un accordo con le organizzazioni sindacali e ci stiamo impegnando per sviluppare anche con loro l’attività di formazione.
Mi rendo conto che il mio è un intervento di carattere generale, ma questa è la testimonianza che mi sentivo di portare, proprio perché, come veniva sottolineato, gli aspetti di dettaglio che attengono alla specifica vicenda della Marconigomma è più opportuno che siano trattati da chi dell’azienda ha la responsabilità.

PRESIDENTE
La ringrazio per la sua partecipazione.


Audizione del direttore dello stabilimento-responsabile di produzione e del responsabile amministrativo della Marconi Rubber Compound

Intervengono il direttore dello stabilimento e responsabile di produzione della Marconi Rubber Compound, Luciano Cardin, ed il responsabile amministrativo Andrea Bernardoni.

PRESIDENTE
Saluto e ringrazio i nostri ospiti per la loro presenza.
Per motivi di opportunità anche questa audizione verrà segretata.

PRESIDENTE
Ringraziamo gli intervenuti per il contributo offerto ai nostri lavori.
Dichiaro concluse le audizioni in titolo.
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Fonte: Senato della Repubblica