SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Lunedì 12 aprile 2010

Audizioni svolte presso il Comune di Civitavecchia



Presidenza del presidente TOFANI

INDICE

Audizione del sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Civitavecchia
Audizione di rappresentanti della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, dei Vigili del fuoco e della Guardia di finanza
Audizione del sindaco di Civitavecchia e di rappresentanti della Regione Lazio
Audizione di rappresentanti della Direzione provinciale del lavoro, dell’INPS e dell’INAIL
Audizione di rappresentanti dell’ISPESL e della ASL RM F
Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali
Audizione di rappresentanti della ditta «Mario Guerrucci» e della «Tecnostrutture Srl»


Audizione del sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Civitavecchia



Interviene il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Civitavecchia, dottor Edmondo De Gregorio.

PRESIDENTE
I motivi della presenza della Commissione di inchiesta del Senato che si occupa della tematica della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro sono ovviamente noti al nostro audito, che ringraziamo per la sua presenza. L’ultimo infortunio mortale occorso nella centrale di Civitavecchia ci ha posto una serie di interrogativi, non solo e non soltanto in relazione all’infortunio stesso, che di per sé rappresenta un fatto gravissimo, ma anche da un punto di vista più generale. In seguito agli elementi acquisiti, sia pure tramite le notizie emerse, vi sono dei punti da mettere a fuoco in riferimento all’organizzazione del lavoro e di conseguenza alla preparazione dei soggetti che operano, soprattutto per quanto riguarda taluni specifici ruoli, per i quali la professionalità è una condizione necessaria. Ciò al fine di fare in modo che si lavori in maggiore sicurezza, fugando qualsiasi ulteriore rischio per i lavoratori e gli operatori della centrale in genere. So che siamo in un momento delicato della vostra azione giudiziaria, visto che sicuramente state procedendo alle indagini. Lei valuti se vuole secretare le sue dichiarazioni, affinché si eviti la diffusione di notizie che potrebbe recare intralcio alle indagini.

DE GREGORIO
Signor Presidente, consenta una premessa. Mi occupo del tema degli infortuni sul lavoro, ho istruito molti dei procedimenti sugli eventi che hanno causato incidenti mortali all’interno della centrale dell’ENEL, ma per quanto riguarda l’incidente del 3 aprile scorso vi è un’istruttoria in corso e non intenderei disvelare particolari relativi ad essa, che tra l’altro non sarei neanche in condizione di poter riferire oggi in maniera approfondita. Come può capire ci sono degli adempimenti, soprattutto di natura tecnica, che verranno eseguiti per ricostruire la dinamica dell’accadimento. La tematica è stata già affrontata dalla stampa, che ha dato una sufficiente descrizione, allo stato dei fatti, di quanto è accaduto. Per il resto, come sapete, l’area è sottoposta a sequestro e ci sono degli adempimenti, anche di natura tecnica, che faremo a breve nominando consulenti o periti, per stabilire in concreto quali sono le cause che hanno dato origine al grave fatto in questione.
Giacché sono stato convocato, vorrei rappresentare alla Commissione in che modo viene trattata la materia degli infortuni sul lavoro all’interno del circondario della Procura di Civitavecchia, nel quadro organizzativo piuttosto complesso che è stato creato all’esito dell’aumento delle competenze della Procura. La Procura di Civitavecchia ha avuto infatti un ampliamento di competenze nell’estate del 2000, quando è stata aggiunta la competenza sul Comune di Fiumicino, con l’aeroporto, nonché su tutta l’area del Comune di Bracciano. Iscriviamo ogni anno circa 11.000 procedimenti nei confronti di imputati noti, 1.600 procedimenti relativi al giudice di pace e 15.000 procedimenti a carico di ignoti. Il bacino di utenza del circondario – chiamiamolo così – consta di numerosi cittadini residenti, ma bisogna soprattutto considerare la presenza dell’aeroporto di Fiumicino, in cui lavorano circa 15.000 lavoratori, e nel quale transitano 34 milioni di passeggeri, con tutte le competenze che possono derivare alla Procura in tema di sicurezza sul lavoro e di traffico internazionale di droga e sostanze stupefacenti. Non va trascurata inoltre la presenza del porto di Civitavecchia, attraverso cui transitano 4 milioni di passeggeri all’anno, con un consistente numero di lavoratori che lavorano nell’indotto e nella realizzazione di infrastrutture portuali.
Vi è quindi una consistente sproporzione tra il numero di affari trattati annualmente dall’ufficio e le risorse umane in concreto disponibili presso la Procura. L’organico della Procura della Repubblica è composto infatti da otto magistrati, oltre al procuratore. All’esito di questo aumento di competenze avvenuto nel giugno del 2000, il numero di magistrati presso la Procura è aumentato soltanto di due unità, mentre il numero degli amministrativi è gravemente deficitario. Sono infatti in servizio solo 32 persone, con cui far fronte a tutte le attività quotidiane, come l’iscrizione dei procedimenti e la loro trattazione.

PRESIDENTE
Capisco benissimo ciò che dice e solidarizzo con lei, ma la Commissione è venuta qui per un’altra ragione, di cui le chiedo di parlare.

DE GREGORIO
Stavo per parlarne, ma consideravo doveroso fare questa premessa: la trattazione e l’istruttoria dei procedimenti penali necessita infatti di risorse umane. Per quanto riguarda la polizia giudiziaria che si occupa della prevenzione degli infortuni, ricordo che il Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (SPRESAL) della ASL RM F consta di quattro ispettori e che l’Ispettorato del lavoro di Roma ha 15 ispettori, che però devono occuparsi di tutta la provincia. Anche l’Arma dei Carabinieri ci dà un valido supporto perché presenzia a tutte le attività più importanti sul territorio nel momento in cui si verificano incidenti sul lavoro significativi. All’ufficio risulta che siano state disposte attività straordinarie di ispezione sul cantiere ENEL dell’area di Torrevaldaliga Nord nel dicembre del 2008 e nel dicembre del 2009. C’è stata una presenza consistente, di ben 90 dipendenti dell’Ispettorato del lavoro e di ben 120 Carabinieri, che hanno eseguito un controllo rilevante sulle circa 120 imprese presenti all’epoca nel cantiere e sulle posizioni lavorative di ben 600 dipendenti. Vi è stata un’ulteriore ispezione straordinaria nel dicembre del 2009 e anche in questa occasione risultano essere state controllate ben 70 imprese e circa 1.000 dipendenti. L’Ispettorato del lavoro e lo SPRESAL hanno eseguito con cadenza settimanale dei controlli, sia pure a campione, all’interno dell’area del cantiere.
Possiamo inoltre analizzare come è stata trattata dalla Procura di Civitavecchia l’istruttoria dei procedimenti più significativi derivanti da infortuni gravi sul lavoro. Come sapete, gli incidenti mortali occorsi nell’area della centrale ENEL di Civitavecchia sono stati tre. Il primo risale al 17 ottobre del 2007 ed è costato la vita a Michele Cozzolino: il procedimento ha dato luogo all’analisi della posizione di ben otto indagati, perché la vicenda era complessa. Tre posizioni sono state archiviate in corso di istruttoria; per cinque indagati è stata già esercitata l’azione penale dall’ufficio della Procura il 19 gennaio del 2009. C’è stata quindi una trattazione tempestiva ed il 1º luglio del 2009 è stato disposto il rinvio a giudizio del GIP. Il procedimento è in fase di trattazione dibattimentale: l’udienza davanti al giudice monocratico, in dibattimento, è fissata per il 14 aprile del 2010. Una sola posizione è ancora pendente innanzi al GIP e verrà trattata proprio nell’udienza di domani, perché c’è la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura. Passo ora a parlare del secondo incidente avvenuto all’interno della centrale.

PRESIDENTE
Chiedo scusa, ma per economizzare il suo e il nostro tempo, le ribadisco che a noi interessa avere uno spaccato delle problematiche emerse. Siamo assolutamente convinti che siano in corso le procedure previste dalla legge, così come siamo convinti che le seguirete nel modo migliore. Le chiediamo dunque di dirci se è in possesso di elementi riguardanti l’ultimo incidente, che possano consentire una riflessione utile a una migliore tutela del lavoro e della sicurezza, e di farci sapere che cosa secondo voi non è stato ancora fatto, sulla base delle notizie che avete, per quanto riguarda lo specifico dei tre incidenti mortali. Tutto ciò avrebbe un significato, posto che siamo già convinti del fatto che state compiendo le operazioni che ci ha appena descritto.

DE GREGORIO
Volevo semplicemente rappresentarlo alla Commissione.

PRESIDENTE
Occorre però che ci rappresenti anche altro: di quello che ci dice siamo già convinti, altrimenti si configurerebbe un’omissione di atti d’ufficio. È impensabile che la Procura non faccia – e bene – quello che sta facendo. Lei ci dovrebbe invece presentare le sue riflessioni, basate sulla conoscenza dei fatti, riguardanti quello che è accaduto in precedenza e anche l’incidente occorso dieci giorni fa: diversamente il nostro incontro è inutile. Capisco che non abbia ancora degli elementi specifici, perché si è all’inizio dell’indagine.

DE GREGORIO
Signor Presidente, lei comprende che con riferimento all’incidente del 3 aprile non posso dare indicazioni.

PRESIDENTE
Lei può parlarci di alcuni aspetti, lo dico e lo sottolineo, e se vuole possiamo secretare le sue dichiarazioni. Se non lo vuole fare è un’altra cosa. Se ha argomenti di approccio all’indagine, che non determinino situazioni tali da poter compromettere l’indagine stessa, basati sulla filosofia di investigazione che state portando avanti, credo che ce li debba riferire, altrimenti per fare cosa siamo venuti qui? Se non ne vuole parlare, ne prendiamo atto.

DE GREGORIO
Non avrei interesse ad opporre alcun segreto di sorta.

PRESIDENTE
E allora ce ne parli. Lei conosce i poteri della nostra Commissione, che può svolgere ogni attività di secretazione.

DE GREGORIO
Le posso dire, signor Presidente, che le problematiche di sicurezza all’interno della centrale dipendono in linea di massima dal numero di imprese presente all’interno della centrale, che ogni giorno lavorano in un unico teatro. Ci sono stati periodi in cui quotidianamente lavoravano circa 600 imprese in simultanea, nella stessa area, con circa 3.000 operai. I problemi di coordinamento dei profili di sicurezza e di prevenzione sono conseguenti e occorre dunque una pianificazione ottimale degli interventi, del tipo di imprese che interviene e delle aree affidate alle singole imprese, che molto spesso – come avrete già avuto modo di apprendere – operano in regime di associazione temporanea di impresa o di consorzio. Le problematiche relative al coordinamento e alla direzione della sicurezza afferiscono proprio alla pianificazione e alla valenza della sicurezza all’interno di un’area tutto sommato ristretta, su cui operano molti soggetti.

PRESIDENTE
Dunque, in estrema sintesi, a seguito dei fatti intercorsi avete seguito una procedura di indagine che ha portato ad evidenziare talune problematicità, atteso che ci sono soggetti coinvolti, indagati o che ritenete possano avere delle responsabilità, che verranno poi verificate in sede processuale.

DE GREGORIO
Alcuni sono stati già condannati.

PRESIDENTE
In base a tutto questo, lei ha elementi da far rilevare?
Ha ad esempio verificato se chi doveva svolgere il ruolo di coordinamento che lei ha richiamato non lo ha svolto o lo ha svolto in modo non sufficiente, atteso che ci sono stati anche altri incidenti, mortali e non? A noi interessa sapere questo: il resto lo sappiamo.

DE GREGORIO
Non posso riferirvi altro: il tema generale su cui si sono mosse le investigazioni è quello che vi ho detto. Poi ogni incidente ha la sua peculiarità: in concreto ci sono singole situazioni in cui sono difettati il controllo e la supervisione sull’operato degli operai che a vario titolo prestavano le mansioni.

NEROZZI (PD)
Ci sono stati tre incidenti, dei rinvii a giudizio e a quanto lei ci ha detto anche delle condanne. Come affermava il Presidente, a noi interessa sapere alcune cose, anche riguardanti l’ultimo incidente.
Questa è la dodicesima seduta che la Commissione svolge in seguito a incidenti mortali, ma è la prima volta che ci troviamo di fronte ad un comportamento del genere: glielo segnalo perché purtroppo ho l’abitudine di non tacere e perché, non essendo Presidente della Commissione ma vicepresidente, posso permettermi maggiori libertà.
Vorrei sapere dunque se nei due incidenti precedenti sono emerse questioni relative al sistema degli appalti e al suo mancato controllo. Inoltre vorrei sapere se sono emerse questioni legate al mancato rispetto delle regole o al mancato controllo dei luoghi da parte di chi doveva controllare: può infatti accadere anche questo. Infine ho letto che l’ambiente in cui si è verificato l’ultimo incidente è molto angusto: questo è un problema, perché le regole dicono che ci devono essere degli spazi adeguati.
Queste sono le cose che ci interessano in riferimento agli incidenti passati e ovviamente anche in riferimento a quest’ultimo. In altre parole, vogliamo capire che cosa si deve fare per gli appalti, per i controlli, per la formazione e anche, come diceva il Presidente, comprendere quali responsabilità sono attribuibili ai manager e a chi è responsabile in base alla legge.

DE GREGORIO
In relazione all’ultimo caso, vi ho già riferito che è in corso l’istruttoria. Per quanto riguarda invece i casi precedenti, le singole posizioni oggetto di indagine e di rinvio a giudizio sono tutte connesse al coordinamento e supervisione della sicurezza all’interno delle singole imprese che avevano in gestione i lavori appaltati. Circa l’istruttoria fin qui svolta posso riferirvi che le responsabilità che abbiamo individuato non afferiscono alla posizione di imprese appaltate e al personale dalle stesse dipendente preposto alla sicurezza. Allo stato, quanto ai procedimenti già definiti, non sono state analizzate dal punto di vista della rilevanza penale le posizioni di manager dipendenti dalla struttura committente.
Per quanto concerne il ricorso alla gestione degli appalti in regime di associazione temporanea di imprese o consorzi, si tratta di un punto all’analisi della Procura della Repubblica, sul quale il procuratore Amendola, insieme al sottoscritto, sta istruendo un fascicolo per valutare il rispetto della normativa sul subappalto e quindi la rispondenza ai requisiti di legge da parte delle imprese che subappaltano i lavori.
Questo è quanto posso riferirvi in questo momento, tenendo conto che sul punto è in corso un procedimento in fase d’istruttoria.

PRESIDENTE
Lei sta parlando dei casi precedenti o di quello attuale?

DE GREGORIO
La riflessione che sto facendo si riferisce alle indagini in corso; si tratta di un aspetto che la Procura della Repubblica sta valutando. Altro non credo di potervi riferire in questo momento.

NEROZZI (PD)
Leggendo i giornali sono rimasto molto colpito dal particolare dell’ambiente angusto. È un’indiscrezione giornalistica?

DE GREGORIO
Senatore, questo è uno dei tanti profili di responsabilità che stiamo valutando; non è l’unico, ve ne sono sicuramente altri.
Mi è stato anticipato che avete intenzione di eseguire un sopralluogo.
Se intendete farlo nella giornata odierna, vi accompagnerò nell’area di sequestro così potremo renderci conto personalmente della situazione.

PRESIDENTE
Potrebbe darcene una descrizione anche adesso?

DE GREGORIO
Sono diventato titolare del procedimento giovedì, quindi non ho ancora eseguito il sopralluogo; lo farò con voi oggi pomeriggio.

PRESIDENTE
Non riesco a capire. Mi sembra che ci sia un’aura di mistero.

DE GREGORIO
È un mistero relativo, basta andare a verificare.

PRESIDENTE
Il senatore Nerozzi le ha fatto una richiesta molto semplice.

DE GREGORIO
Sì, ma è banale anche rispondere.

PRESIDENTE
Allora risponda alla banalità. Le è stato chiesto se gli ambienti sono angusti o meno e lei ha risposto che su questo non può rispondere.
Adesso però ci ha riferito che lei non c’è mai andato: allora lei non lo sa.

DE GREGORIO
Mi è stato riferito; ho il materiale istruttorio. Mi spiego meglio, Presidente, anche se è banale dirlo: noi abbiamo la polizia giudiziaria che si reca sul posto in prima battuta, esegue il sopralluogo e riferisce.

PRESIDENTE
Ma andate immediatamente anche voi. Quando c’è un morto, andate anche voi, non solo la polizia giudiziaria!

DE GREGORIO
Certamente. Poi c’è un momento organizzativo della Procura che riguarda il magistrato di turno che si occupa degli atti urgenti. Quindi, sempre tenendo informato il procuratore, gli atti vengono trasmessi al magistrato competente, in questo caso il sottoscritto. Ad ogni modo, ci possiamo tranquillamente sincerare della situazione, perché l’area è a disposizione vostra e della Procura della Repubblica.

PRESIDENTE
Questo lo sappiamo, perché rientra nelle nostre facoltà.
Da lei volevamo soltanto conoscere alcuni profili. In altre circostanze, come ha sottolineato il vice presidente Nerozzi, non abbiamo mai avuto nessuna difficoltà con i magistrati che seguono le indagini. È sufficiente fornire dei profili di ciò che si pensa di fare, anche senza illustrare i dettagli (che potrebbero determinare una fuga di notizie e mettere in discussione l’indagine), pur ricordando che possiamo secretare le sue dichiarazioni. Ad ogni modo, di questo parlerò in seguito con il procuratore.
Se lei non ha dei profili particolari da comunicarci è un conto, ma se lei dichiara che non ci può dire nulla...

DE GREGORIO
Intendo dire che è prematuro darvi una ricostruzione puntuale di ciò che è accaduto.

PRESIDENTE
La nostra richiesta non era di una ricostruzione puntuale, che avremo solamente a fine indagine. Volevamo soltanto cercare di comprendere alcuni elementi. Potrebbe spiegarci meglio che cosa intendeva dire quando ha parlato di controlli a campione?

DE GREGORIO
L’Ispettorato del lavoro, nel momento in cui accede all’area del cantiere dell’ENEL, in riferimento al periodo nel quale il cantiere era a pieno regime e quindi occupava numerosissime maestranze...

PRESIDENTE
Quindi era il periodo pregresso?

DE GREGORIO
Sì, il dato a cui sto facendo riferimento è del dicembre 2008. Come dicevo, l’Ispettorato del lavoro, dovendo controllare circa 3.000 imprese, ha scelto un campione di circa 120 imprese.

PRESIDENTE
Di ciò riferirà in audizione l’Ispettorato del lavoro.

DE ANGELIS (PdL)
Dottor De Gregorio, la nostra funzione è di rendere edotto il Parlamento su determinate tematiche. Dal momento che sono previste altre audizioni, per noi sarebbe utile avere degli elementi che ci permettano di farci un’idea della situazione e speravamo che lei ci aiutasse in questo. Poiché si sono verificati degli incidenti anche in passato, penso che voi siate già intervenuti. Lei ha parlato di alcune condanne a tal proposito.

DE GREGORIO
Il decesso di Ciffary risale al giugno 2008 e il 20 ottobre 2009 c’è stata la sentenza.

DE ANGELIS (PdL)
Ciò potrebbe significare che c’è una serie di problematiche strutturali in relazione alla sicurezza dell’impianto? Lei sa che ci sono anche problematiche riguardanti l’ambiente nell’impianto.
Collegando una serie di aspetti, può dirci se ritiene che ci siano situazioni strutturali ed ambientali problematiche, sia dal punto di vista del coordinamento, essendo un work in progress continuo (è ancora un cantiere con 3.000 persone e circa 600 aziende), sia da quello della sicurezza? In caso positivo, può dirci se sono state risolte o meno? Sussiste una problematica degli ambienti in senso strutturale? Come ha accennato il senatore Nerozzi, il luogo era angusto? Ci sono problemi riguardanti la sicurezza, oppure no?

DE GREGORIO
Vorrei premettere che la sicurezza è un valore in termini economici e di tempo. Tutto sta verificare che tipo di impegno il committente vuole affidare, da un punto di vista economico, di tempi e di logistica, al problema della sicurezza.

DE ANGELIS (PdL)
Questo lo prevede la legge, non il committente.

DE GREGORIO
Sicuramente. Voglio solo rappresentarle che le situazioni che analizziamo sono puntuali, riferibili a situazioni concrete sulle quali interviene la magistratura quando l’evento si è già verificato.
Per quanto riguarda tutti i compiti riferibili alla prevenzione, dovete porre questo tipo di domande agli altri soggetti istituzionali che avete convocato in questa sede.

PRESIDENTE
Questo lo sappiamo molto bene; il senatore De Angelis conosce benissimo le norme vigenti e quali sono i soggetti preposti ai controlli e alla prevenzione, tra i quali sappiamo non rientra la Procura della Repubblica. Quello che le ha domandato il senatore De Angelis, e che a noi interessa sapere, è quanto segue: considerato che negli ultimi tre anni vi sono stati infortuni mortali e che alcune indagini sono concluse (vi sono state anche delle sentenze in merito), avete ricavato un quadro delle problematiche legate alle funzioni di prevenzione e controllo che altri soggetti, non la Procura, avrebbero dovuto svolgere? A seguito degli incidenti mortali, avete avuto riscontro di un cambiamento di linea rispetto alle eventuali mancanze? Ha degli elementi in proposito da riferirci?

DE GREGORIO
Non vi posso dare ulteriori elementi in merito. Le posizioni che abbiamo analizzato da un punto di vista penale si riferiscono al personale dipendente dalle ditte appaltatrici. Il procedimento del 3 aprile è in istruttoria, quindi ha degli indagati.

PRESIDENTE
I precedenti procedimenti hanno rilevato una problematica relativa a carenze di azioni di prevenzione e controllo da parte degli organi preposti?

DE GREGORIO
A quali organi preposti si riferisce?

PRESIDENTE
L’ASL, l’Ispettorato del lavoro, i Vigili del fuoco per quanto di loro competenza.

DE GREGORIO
Per quanto mi riguarda, l’attività della polizia giudiziaria è stata puntuale, in particolare modo quella dell’Ispettorato del lavoro.

PRESIDENTE
Io le sto chiedendo se dalle indagini concluse (quindi non c’è nessun segreto istruttorio), sono emerse responsabilità degli organi preposti al controllo, alla vigilanza ed alla prevenzione.

DE GREGORIO
No.

PRESIDENTE
Glielo chiediamo perché sono informazioni che potrebbero esserci utile a capire anche l’infortunio più recente. Se ci sono responsabilità del cosiddetto datore di lavoro, la legge è molto chiara in questo senso. Volevamo soltanto sapere se nelle indagini precedenti avete rilevato delle carenze.

DE GREGORIO
I problemi li ho già rappresentati alla Commissione: sono legati al numero di risorse umane disponibili. Quello per noi è un vincolo, purtroppo.

PRESIDENTE
Lasci stare le risorse umane. È ovvio che non possiamo prevedere un carabiniere per ogni cittadino. Le ho chiesto se le indagini della Procura nei precedenti procedimenti, diretti ad accertare la responsabilità negli altri due eventi mortali verificatisi, abbiano rilevato o meno carenze o responsabilità da parte degli organi preposti al controllo ed alla vigilanza. Lei mi ha risposto di no.

DE GREGORIO
Assolutamente no.

PRESIDENTE
Dottor De Gregorio, la ringraziamo.


Audizione di rappresentanti della Provincia



Interviene il consigliere dell’amministrazione provinciale di Roma, signor Gino De Paolis e il direttore del III Dipartimento della Provincia di Roma, dottoressa Paola Bottaro.

PRESIDENTE
Do il benvenuto ai nostri ospiti che ringrazio per essere intervenuti. Vi è sicuramente noto il motivo della nostra presenza: da un punto di vista di collaborazione istituzionale, vorremmo non solo acquisire elementi conoscitivi sul dramma che si è verificato dieci giorni fa – che purtroppo non è l’unico in questa centrale – ma anche ottenere maggiori chiarimenti, sotto il profilo specifico delle vostre competenze, su quanto si è verificato.

DE PAOLIS
Sono consigliere provinciale di Roma e sono qui insieme alla dottoressa Paola Bottaro, direttore del III Dipartimento dell’assessorato al lavoro della Provincia di Roma. Sono stato eletto in questo territorio e sono originario di Civitavecchia: la mia presenza, quindi, è motivata anche da una conoscenza umana della realtà di questa città. Vi è purtroppo un filo conduttore che unisce negativamente la centrale alla città di Civitavecchia. Per ragioni di appartenenza al territorio vorrei fare un ragionamento meno politico e più umano.
Signor Presidente, la centrale è qui da cinquant’anni e con la sua presenza ha caratterizzato il territorio in una certa direzione. Come potete immaginare, una centrale e un insediamento di questo genere ha pregiudicato lo sviluppo di molte altre attività. Mi riesce difficile credere che un milanese possa entrare in un’agenzia di viaggi e prenotare una settimana di vacanza a Civitavecchia. Un altro dato che raramente viene reso noto è quello dell’incidenza delle malattie oncologiche sul nostro territorio che è assai significativa e sicuramente superiore alla media.
Dopo quarant’anni di attività della centrale in cui si bruciava olio combustibile, è stato deciso di optare per il carbone come combustibile alternativo. La popolazione si è divisa nettamente su questa decisione e ne è scaturita una guerra tra poveri: da una parte, vi era l’arma del ricatto occupazionale e, dall’altra, il diritto alla salute, come se il diritto al lavoro e il diritto alla salute non dovessero procedere parallelamente. Questo è quanto è accaduto. È stato un evento deflagrante che ha portato ad una devastazione sociale. La politica non ci ha aiutato (e chiamo in causa anche me stesso): è una politica, questa locale, veramente particolare.
Mi scuso se il mio intervento potrà apparire eccessivamente polemico ma lei, Presidente, ha chiesto di acquisire elementi che vadano al di là del fatto in sé. Posso soltanto fornire la mia impressione, perché ognuno ne ha maturato una personale. Questa centrale, a mio avviso, è stata realizzata troppo velocemente. Nel calcolo delle probabilità si era previsto addirittura che, in fase di realizzazione, avrebbero perso la vita 5 o 6 persone.
In realtà, vi sono stati due morti: due ragazzi, rispettivamente di 27 e 34 anni, l’ultimo dei quali è morto non durante l’esecuzione dei lavori, ma in fase di produzione. È stato un cantiere di 3.000 persone, paragonabile ad una Torre di Babele: poteva capitare che un carpentiere che lavorava al quinto piano e un saldatore che operava al primo parlassero lingue diverse; vi erano infatti molti stranieri e la comprensione a livello linguistico tra loro era davvero difficile. La centrale è stata realizzata molto velocemente, perché si era perso del tempo. La scelta è stata fatta su un tipo di combustibile che, tutto sommato, la città non voleva. Adesso ci ritroviamo insediata in questa città una delle più grosse centrali a carbone d’Italia: mi sembra che le altre siano a Brindisi e in Sardegna.
La mia esperienza politica è breve, essendo stato due volte in consiglio comunale e poi in consiglio provinciale, ma sinceramente – lei me lo insegna, Presidente – quando accadono certi fatti ci chiediamo se abbiamo fatto tutto il possibile. Molte volte questo non accade, perché la politica ha dei tempi lunghi: il tema che oggi sembra centrale, domani diventa secondario.
Su questo campo sinceramente mi sono sempre impegnato, nei limiti delle mie possibilità, in termini di divulgazione e sensibilizzazione sul problema. Infatti nel mio primo intervento in consiglio provinciale, sulla questione dello sviluppo del territorio, ricordo che trattai proprio di quello che stava accadendo sul versante della sicurezza: sul problema delle morti, sia dirette, legate alla realizzazione della centrale e alla fase di produzione, sia indirette, provocate dai danni dell’inquinamento conseguente.
Ritengo che ancora non sia stato fatto un controllo ambientale adeguato sulle emissioni della centrale. Avevamo chiesto che fossero eseguiti dei controlli «a freddo», già in fase di realizzazione della centrale, e che fossero verificati i parametri prima della sua messa in attività. Penso che questo non sia stato fatto. Tutto viene sottaciuto e non ritengo che vi sia grande trasparenza. Oggi ci viene detto che il carbone è un combustibile assolutamente più pulito e migliore di ciò che veniva bruciato nella centrale, dieci anni fa. All’epoca però ci dicevano che era una cosa buona.
Per questo motivo, gli stessi interlocutori, a mio giudizio, non sono più credibili.
Oggi parliamo di sicurezza e vi ringrazio di questo a nome di tutta la cittadinanza di Civitavecchia che auspicava un’attenzione del genere su un tema che è centrale per la città. Immaginate che in questa città il divieto di balneazione si estende su tutta la costa, perché c’è un depuratore che non funziona: è una città ormai deturpata e a me sembra difficile anche intravedere una via d’uscita. Resta in funzione la centrale ENEL che dà posti di lavoro ma che, dopo la realizzazione, non ha lasciato molto lavoro alle ditte locali che si sono dovute accontentare dei subappalti di subappalti.
I temi ancora da affrontare sono la sicurezza e il controllo ambientale.
Rivolgo di nuovo un ringraziamento a voi, a nome di tutta la cittadinanza, nella speranza di esservi stato utile, pur avendovi fornito un quadro parziale e soggettivo.

PRESIDENTE
La ringraziamo per la collaborazione e per il quadro che ci ha fornito. Dottoressa Bottaro, vuole integrare l’intervento del signor De Paolis con ulteriori elementi di riferimento?

BOTTARO
Signor Presidente, sono il direttore del III Dipartimento della Provincia di Roma e mi occupo sia del tema del lavoro che della formazione professionale.
Nell’ambito di questo quadro posso aggiungere alcune informazioni, occupandomene da 36 anni, fino a sei anni fa in Regione e ora in Provincia: da quando la Regione ha delegato queste attività alle Province, mi occupo in particolare della formazione e della sensibilizzazione che non sono argomenti di poco conto. Da due anni a questa parte si è voluto non solo mirare alla costruzione di una cultura della sicurezza, attraverso l’inserimento obbligatorio di un modulo di 20 ore su tutte le attività di formazione professionale, ma anche incrementare da un punto di vista pratico le dimostrazioni di come ci si possa fare male in situazioni concrete (ad esempio, un elettricista con la corrente). Quindi, la formazione non viene intesa solo in termini di disposizioni normative, che lasciano il tempo che trovano, anche considerato che ci occupiamo non solo degli adulti, ma altresì dei lavoratori minorenni.
In particolare, sul territorio di Civitavecchia sono situate due realtà della Provincia di Roma: il Centro per l’impiego e il Centro di formazione professionale. Abbiamo rinnovato i contenuti di questi corsi sulla base del Testo unico, il decreto legislativo n. 81 del 2008: tutti i minorenni che frequentano i nostri corsi di formazione professionale ricevono le inquadrature previste dal Testo unico. La grande novità è stata quella di introdurre questo modulo anche nell’ambito dei corsi offerti alle imprese: nel momento in cui un’azienda vuole fare un aggiornamento al proprio personale, questo viene escluso dal finanziamento se non porta contenuti utili per la conoscenza e, nel caso di particolari professioni, anche seguendo i profili di rischio delineati dall’ISPESL.
Questo per noi è molto importante, anche se non sono in grado di fornirvi il dato preciso relativo al territorio di Civitavecchia. Mi ricordo un corso interessantissimo che è stato rivolto ad una cooperativa di subacquei, i quali avrebbero perso la possibilità di lavorare, perché non avevano il patentino per poter effettuare particolari saldature sotto le navi. Siamo stati in grado di fornire loro questo tipo di formazione; non solo, grazie a noi i subacquei sono riusciti ad ottenere il patentino e la cooperativa è riuscita ad andare avanti. Questo è molto importante per noi, perché il nostro mestiere è quello di favorire, oltre al lavoro e alla professionalità, una cultura che spazi su tutto, ma principalmente sulla salute e sui rischi cui si può andare incontro in situazioni del genere.
Nell’ambito specifico della sicurezza sul lavoro, abbiamo pubblicato un bando l’anno scorso che era rivolto a vari enti, i quali non solo dovevano insegnare i moduli della sicurezza ai dipendenti delle aziende, ma principalmente sensibilizzare gli imprenditori. Infatti, la nostra realtà è fatta di piccole e piccolissime imprese che molte volte non danno importanza a questi aspetti. Per fornirle alcuni ragguagli su quanti corsi abbiamo realizzato, non solo a Civitavecchia, ma a livello provinciale, abbiamo portato a termine in un anno 378 corsi per dipendenti delle imprese per un totale di 5.091 utenti formati anche nella salute e sicurezza. Per quanto riguarda i disoccupati e gli inoccupati abbiamo istituito 135 corsi, per un totale di 2.565 persone formate nell’ambito. Infine, per quanto concerne i minorenni, ovvero i lavoratori dai 14 ai 18 anni, sono stati formati 7.360 lavoratori. In totale abbiamo formato sulla sicurezza 14.927 utenti della Provincia di Roma.

DE ANGELIS (PdL)
Vorrei sapere se, come Provincia, abbiate poteri sull’autorizzazione ambientale della centrale.

DE PAOLIS
Come Provincia abbiamo un compito specifico che attiene al controllo delle emissioni nell’atmosfera.

DE ANGELIS (PdL)
Perché non è venuto il responsabile?

DE PAOLIS
Non lo so.

DE ANGELIS (PdL)
La ringrazio per la vostra presenza e per l’illustrazione dei servizi che offrite nel campo della formazione. Tra l’altro, già vi conosco bene. Tuttavia, pensavo di trovare qui il responsabile per l’autorizzazione ambientale.

DE PAOLIS
Ritengo, senatore De Angelis, che non sia intervenuto perché si parlava nello specifico di sicurezza. Il tema del controllo ambientale l’ho tirato fuori io.

DE ANGELIS (PdL)
Anche la questione del controllo ambientale è sicurezza. Purtroppo la politica energetica nella Regione Lazio, sia di destra che di sinistra, è stata sempre abbastanza continuativa rispetto alle autorizzazioni concesse alle varie centrali.

DE PAOLIS
Assolutamente si. Questa scelta l’ha pagata la politica in genere.

DE ANGELIS (PdL)
È stata sempre abbastanza continuativa: da Badaloni, a Storace, a Marrazzo. Si è dato sempre un esito positivo a tutte le autorizzazioni.
Vorrei avere da lei un ulteriore chiarimento, ringraziandola per la sua illustrazione. Lei ci ha spiegato che ci sono dei problemi sul coordinamento della sicurezza nel cantiere: vi sono 2.000 persone e non si capisce bene come lavorino le aziende.

DE PAOLIS
Era così durante la fase dei lavori di riconversione: adesso siamo in fase di produzione.

DE ANGELIS (PdL)
Mi sembra che il cantiere debba ancora terminare.

DE PAOLIS
C’è un gruppo che sta ancora lavorando e penso sia l’ultimo.

DE ANGELIS (PdL)
Vorrei sapere se lei può essere ancora più preciso o se vorrà consegnarci delle relazioni scritte nei prossimi giorni a proposito della situazione ambientale, che rappresenta anch’essa un problema.
Lei ci ha parlato di studi oncologici e di tutta una serie di situazioni: le domando dunque se ci può consegnare questi studi, chiedendole se si tratta di dati scientifici o meno. Ciò è importante, anche perché in seno a un’altra Commissione parlamentare stiamo verificando dati di questo genere.
Le chiedo, inoltre, se è in possesso e se ci può consegnare dei dati ancor più analitici sulle problematiche della sicurezza sul lavoro all’interno della centrale e se ci può far sapere se, per quanto riguarda le autorizzazioni ambientali da parte della Provincia, le situazioni sono regolari e positive da tutti i punti di vista.

DE PAOLIS
Senatore De Angelis, ho compreso il senso e lo spirito delle sue domande e capisco che ci sta dando un aiuto. I dati che posso fornire sono di varia natura e posso far avere alla Commissione delle relazioni in merito.
Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, che è correlato ai lavori di riconversione della centrale e quindi alla sovrapposizione dei cantieri, provo innanzitutto ad aprire i cassetti della memoria: esistono i verbali di un consiglio comunale aperto, tenutosi due anni fa quando il cantiere era in corso di facimento, nel quale erano presenti oltre alle ditte e alle imprese che lavoravano nella centrale anche le organizzazioni sindacali, che hanno sviscerato dei dati, sostenendo sostanzialmente quello che sto dicendo io. C’è poi da tenere in considerazione il fatto che il sindacato vive grazie al consenso: se dunque un’impresa che assume una persona impone a quest’ultima di non iscriversi al sindacato perché non vuole seccature, è chiaro che esso viene depotenziato nella sua azione. Consentitemi di parlare a ruota libera di tale aspetto: cerco infatti di farvi avere alcuni spunti, seppur parziali e secondo il mio punto di vista. Vivo in questa città e sono cresciuto e sono andato a scuola con gli operai che lavorano in centrale, i quali mi riferiscono di determinati fatti. Certo, non li posso comprovare direttamente, perché non sono presente fisicamente all’interno della centrale, ma le cose mi vengono riportate.
Per quanto riguarda l’aspetto ambientale, interesseremo l’assessorato alle politiche del territorio e alla tutela ambientale, di cui è titolare l’assessore Civita, che ci potrà fornire dei dati che vi trasmetteremo. Per quanto concerne l’aspetto dell’incidenza delle malattie oncologiche, va detto innanzitutto che il territorio da considerare è vasto, perché va dai monti della Tolfa fino a Ladispoli e a Tarquinia, comprendendo anche un’altra provincia del Lazio, in quanto le emissioni della centrale producono un effetto «a ombrello», con una ricaduta che arriva fino a 30-40 chilometri di distanza. Posso trasmettervi i dati elaborati da un comitato di medici che ha compiuto appositi studi e ricerche, che la Commissione saprà come utilizzare considerando che si tratta di dati di parte. I rappresentanti della ASL potranno comunque essere più incisivi al riguardo. Non so se è stato predisposto un registro – che mi pare dovrebbe esserci – contenente i dati relativi alle morti indirette avvenute a seguito delle emissioni della centrale. Di sicuro le posso dire che non c’è una famiglia o una comunità che non sia stata colpita da malattie oncologiche: è una situazione che sta diventando devastante per questa città. Per tale motivo la Provincia ha deciso di finanziare la realizzazione di un hospice oncologico: questa è stata la prima risposta che abbiamo inteso dare a questo problema.

NEROZZI (PD)
So che non si tratta di una diretta competenza della Provincia, ma sarebbe interessante sapere dall’Assessorato alle politiche del lavoro se per i lavoratori del settore degli appalti, tra cui il lavoratore morto nell’ultimo incidente, sono stato svolti dei corsi di formazione professionale.

DE PAOLIS
Lei vuole sapere se la ditta in cui lavorava il ragazzo deceduto ha effettuato dei corsi specifici sulla sicurezza. Purtroppo non so rispondere, ma tramite la dottoressa Bottaro potremo certamente ottenere tale informazione.

NEROZZI (PD)
Ho premesso che non si tratta di una vostra competenza, ma di certo l’assessorato alle politiche del lavoro si può informare.
A noi risulta che non siano stati fatti.

BOTTARO
Alla fine dei nostri percorsi...

NEROZZI (PD)
Mi scusi, ma i vostri percorsi non c’entrano: l’assessore alle politiche del lavoro si può informare, anche se non si tratta di una sua competenza.

DE PAOLIS
Ribadisco che vi faremo avere i dati di cui si è parlato.
Vi chiedo, infine, come dobbiamo comportarci con i giornalisti che ci aspettano fuori dalla sala.

PRESIDENTE
Fate come ritenete più opportuno. Vi ringrazio nuovamente.


Audizione di rappresentanti della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, dei Vigili del fuoco e della Guardia di finanza



Intervengono il dirigente del commissariato di PS di Civitavecchia, dottor Giovanni Lucchesi, il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, tenente colonnello Canio Giuseppe La Gala, il comandante provinciale dei Vigili del fuoco, ingegner Claudio Florio, accompagnato dall’ingegner Serpieri, e il tenente Napolitano della Guardia di finanza.

PRESIDENTE
Ringraziamo i nostri ospiti per essere intervenuti. Desideriamo chiedervi innanzitutto quali sono le vostre conoscenze in relazione all’ultimo evento luttuoso determinatosi nella centrale e avere anche una visione più ampia relativamente ai problemi legati alla sicurezza e alla salute sui luoghi di lavoro. Vorremmo conoscere quali sono gli elementi di vostra diretta pertinenza e avere un quadro generale della situazione con tutte le osservazioni che ritenete opportuno fare.

LUCCHESI
Dal 21 gennaio sono dirigente del commissariato di polizia di Civitavecchia e quindi, prima dell’audizione, mi sono documentato su tutta la vicenda. È noto che si sono succeduti tre incidenti mortali: due durante i lavori di riconversione della centrale e uno nella fase di produzione. Accanto a questi tre fatti così eclatanti, nel corso degli anni si sono verificati numerosi incidenti che non hanno però causato la morte di operai, bensì il ferimento di alcune maestranze, creando tensioni tra i lavoratori e la struttura centrale dell’ENEL.
Il commissariato si è occupato soprattutto degli aspetti dell’ordine pubblico e della sicurezza esterna della centrale e anche di alcuni atti di sindacato ispettivo presentati dall’onorevole Pietro Tidei, originario di Civitavecchia. In un’interrogazione del 23 luglio 2008, l’onorevole Tidei ha parlato di infiltrazioni mafiose all’interno della centrale dell’ENEL e di turni di lavoro massacranti svolti dagli operai. Quindi, dando ausilio alla Prefettura e alla DIA, abbiamo compiuto dei controlli insieme alle altre forze di polizia all’interno del cantiere, per verificare eventuali infiltrazioni mafiose. Di tale attività, svolta dalla DIA, non conosciamo le risultanze.
Per quanto riguarda invece i turni di lavoro a cui erano sottoposte le maestranze, abbiamo acquisito gli elenchi degli ingressi dei dipendenti nella centrale, controllati attraverso i valichi elettronici, relativi al periodo che va dal 1º agosto all’8 settembre del 2008. Dall’analisi di questi elenchi è emerso che su 65.709 turni svolti, solo l’11 per cento circa degli operai ha lavorato 11 o 12 ore. Dunque non abbiamo riscontrato i turni massacranti che erano stati ventilati. Lo stesso vale per il fenomeno del caporalato.

PRESIDENTE
Lei ha detto che «solo» l’11 per cento degli operai ha lavorato 11 o 12 ore, laddove mi sembra si tratti di un dato importante e di rilievo.

LUCCHESI
Mi limito a citare il dato, che abbiamo acquisito dal controllo svolto nel settembre del 2008. In seguito non ci siamo più occupati della materia, anche perché le deleghe sono state conferite ai Carabinieri, che sono intervenuti sul posto dopo i tre incidenti, e all’Ispettorato del lavoro che è l’organo più qualificato e che può riferire meglio sugli aspetti riguardanti la sicurezza del lavoro.

NEROZZI (PD)
Dunque, per quanto riguarda eventuali infiltrazioni di tipo mafioso, è la DIA ad avere i dati.

LUCCHESI
Le posso dire, per il sentore che ho, anche perché provengo dalla DIA, che non abbiamo notizie al riguardo.

LA GALA
Sono il comandante del Gruppo dei Carabinieri di Ostia, delegato dal comandante provinciale dei Carabinieri di Roma. L’Arma dei Carabinieri ha svolto diversi controlli sulla centrale dell’ENEL nel corso degli anni. Per prepararmi a questa audizione ho cercato di analizzare e di verificare quello che è accaduto negli ultimi due anni. Per sintetizzare e fornire dei dati statistici: abbiamo effettuato due maxicontrolli, il 18 dicembre del 2008 e il 18 dicembre del 2009. Il primo ha visto la partecipazione di personale della Direzione provinciale del lavoro, del Nucleo ispettorato del lavoro e del Reparto operativo tutela del lavoro e di circa 120 Carabinieri e aveva l’obiettivo di verificare le norme sulla sicurezza dei lavoratori, la presenza delle varie forme diffuse di lavoro sommerso e anche eventuali problematiche collegate allo smaltimento dei rifiuti.
Al termine di tali controlli, sono state elevate circa 60 sanzioni di natura penale ed amministrativa e sono state sottoposte a controllo 120 imprese, per un totale di 3.500 operai identificati. Le sanzioni sono state elevate dagli ispettori della Direzione provinciale del lavoro, pertanto potrete chiedere a loro ulteriori particolari; ai Carabinieri è stato chiesto solo un servizio di cornice di sicurezza e un supporto nell’identificazione.
Il secondo maxicontrollo è stato eseguito – la coincidenza è singolare – il 18 dicembre 2009 ed è stato coordinato dal centro operativo della DIA, come già accennato dal dirigente della polizia di Stato. Ad esso hanno partecipato oltre 50 Carabinieri, sempre per fornire una cornice di sicurezza e un supporto nell’identificazione, operando all’interno di un gruppo di lavoro coordinato dalla prefettura di Roma. A seguito del secondo controllo sono state elevate diverse sanzioni: 20 di natura penale e 30 di natura amministrativa.

PRESIDENTE
Colonnello, può fornirci ulteriori dettagli sulle sanzioni di natura penale ed amministrativa a cui ha fatto riferimento?

LA GALA
I miei collaboratori mi hanno riferito che le sanzioni sono diverse: per violazioni della normativa sul lavoro ed anche relativamente al fenomeno del caporalato. Come dicevo, per ulteriori dettagli dovreste chiedere alla Direzione provinciale del lavoro; noi Carabinieri abbiamo a disposizione il dato numerico, ma non siamo entrati nel merito perché in entrambi i controlli a noi ed alla polizia di Stato era stata chiesta una cornice di sicurezza e un’attività diretta all’identificazione di persone.
Per questo motivo non posso fornire altri elementi di dettaglio. Le persone controllate sono state 1.200.
Nel corso degli ultimi due anni, gli episodi in cui siamo intervenuti per incidenti all’interno della centrale ENEL sono stati 14, due dei quali per incidenti mortali: il 17 ottobre 2007, quando è deceduto un operaio colpito alla testa per la caduta di un tubo da carpenteria e scivolato da circa 18 metri, e il 24 giugno 2008, quando è deceduto un cittadino slovacco in seguito a una caduta. Per entrambi gli episodi delittuosi le indagini sono state svolte dai Carabinieri di Civitavecchia. Nel primo caso sono state rinviate a giudizio due persone, mentre nel secondo caso sono state condannate tre persone.

PRESIDENTE
Che ruolo avevano le persone rinviate a giudizio e quelle condannate?

LA GALA
Nel primo caso c’è stato un rinvio a giudizio per omicidio colposo e violazione della normativa sulla sicurezza del lavoro.

PRESIDENTE
Può dirci chi sono questi soggetti?

LA GALA
In questo momento non sono in grado di rispondere, ma posso farvi avere ulteriori elementi di dettaglio in seguito.

PRESIDENTE
Parliamo sempre di soggetti che rientrano nella sfera della dirigenza dell’impresa? L’indagine ha coinvolto anche soggetti preposti alla prevenzione?

LA GALA
Presidente, non vorrei fornirle notizie inesatte.
Altri controlli presso la centrale ENEL sono stati eseguiti per accertare l’eventuale violazione della normativa sul caporalato. Sono stati fatti dei controlli nel 2008, nel 2009 e nel 2010. A febbraio 2010, ad esempio, abbiamo compiuto dei controlli a seguito del rinvenimento di rifiuti tossici e speciali trovati all’interno; anche in questo caso sono state delegate le attività investigative e le indagini sono in corso. In particolare, sono due gli episodi su cui stiamo indagando: l’uno risale al novembre 2009 e l’altro al febbraio 2010. Non ci sono ulteriori elementi perché le indagini sono in corso.

DE ANGELIS (PdL)
Come mai i maxicontrolli, che hanno visto un massiccio intervento delle forze dell’ordine, sono stati fatti sempre nella data del 18 dicembre?

LA GALA
L’ho sottolineato io stesso all’inizio del mio intervento: si è trattato di una singolare coincidenza. Ad ogni modo, l’origine dei controlli era diversa.

FLORIO
Signor Presidente, sono il responsabile del polo di prevenzione incendi di Civitavecchia. Sostituisco il comandante, il quale si scusa per la sua assenza dovuta ad un recente lutto. Per quanto riguarda la centrale termoelettrica (mi riferisco al cantiere di riconversione), i Vigili del fuoco hanno una rilevanza minore, nel senso che le competenze sono dell’Ispettorato del lavoro, circa i controlli di cantiere, e della ASL. Noi ci occupiamo soltanto della prevenzione incendi; normalmente veniamo chiamati anche nei controlli di cantiere, ma in caso di violazioni della normativa sulla prevenzione degli incendi, magari specificamente segnalati. Ad ogni modo, nei circa due anni e mezzo di cantierizzazione della centrale non abbiamo ricevuto neanche un esposto relativo a violazioni in materia di prevenzione incendi, mentre per attività minori a Civitavecchia abbiamo ricevuto numerosissime segnalazioni di rilievo. Ripeto, sul cantiere non abbiamo protocollato neanche un’istanza di esposto da parte dei cittadini e delle maestranze.
A livello di stato autorizzativo, la centrale vede due grandi consistenze e due certificati di prevenzione incendi, che all’epoca erano stati rilasciati separatamente: l’uno relativo alla centrale e a tutte le sottoattività asservite, l’altro relativo al parco combustibili; essendo i due ambiti fisicamente separati sono previste due autorizzazioni diverse.
La centrale – e consistenze annesse – era originariamente in possesso di un certificato di prevenzione incendi, che è stato rinnovato fino al 2006 per le consistenze ancora in essere, ossia la sezione uno (termoelettrica), che veniva mantenuta durante la trasformazione da olio combustibile denso a carbone. Contestualmente, era stata avviata l’istanza di esame progetto per tutte le attività principali e le sottoattività ricomprese. Il processo di esame progetto si è concluso circa un mese fa. In due anni e mezzo abbiamo esaminato tutta la centrale e le sue sottoattività (se necessario, posso fornirvi un elenco), esprimendo un parere favorevole con numerose condizioni. La titolarità ha però fatto una richiesta di sopralluogo soltanto in relazione a tre delle suddette attività (la stazione di decompressione metano, la rete metano e un impianto termico asservito alla stazione di decompressione), per le quali è stato concesso regime di autorizzazione provvisoria all’esercizio dal punto di vista antincendio.
Pertanto, da un punto autorizzativo, la centrale – e consistenze annesse – possiede un vecchio certificato, ormai decaduto per effetto delle modifiche apportate con la trasformazione, e le dichiarazioni di inizio attività, ossia autorizzazioni provvisorie all’esercizio di tre sottoattività.

PRESIDENTE
Vorrei che ci chiarisse meglio questo passaggio. Lei ci sta dicendo che la centrale ha tre autorizzazioni temporanee.

FLORIO
Sì, autorizzazioni provvisorie all’esercizio.

PRESIDENTE
E manca invece l’autorizzazione principale.

FLORIO
Sì.

PRESIDENTE
Ciò nonostante, è in funzione?

FLORIO
La legge lo consente.

PRESIDENTE
Pur mancando quell’autorizzazione?

FLORIO
Purtroppo sì. Se ci dessero più poteri, faremmo chiudere tutto.

PRESIDENTE
No, noi non dobbiamo far chiudere tutto, dobbiamo garantire. La giustizia sommaria non ha mai fatto bene a nessuno.

FLORIO
Purtroppo non abbiamo il potere di far chiudere una struttura per mancanza del certificato di prevenzione incendi. Noi possiamo soltanto segnalare eventuali violazioni della normativa antincendio ed applicare la disciplina sanzionatoria prevista dal decreto legislativo n. 758 del 1994 per ricondurre all’osservanza della normativa antincendio. La mancanza del certificato non costituisce, purtroppo, un reato e pertanto non la possiamo sanzionare.
Per l’altra attività, il deposito combustibili, in origine vi era un certificato, ma per effetto della trasformazione, che ha comportato l’introduzione di alcune minime modifiche anche per il deposito combustibili, abbiamo negato il rinnovo di tale certificato. Attualmente la situazione è in fase di perfezionamento perché è stata avanzata una nuova richiesta di sopralluogo e stiamo procedendo a sistemare la parte del parco combustibili.
La centrale è stata per due anni e mezzo un enorme cantiere, quindi noi, dal punto di vista formale, non possiamo considerarla un’attività completata.

PRESIDENTE
Ma adesso sta producendo.

FLORIO
Noi non lo sappiamo. Per quanto riguarda noi Vigili del fuoco, non sappiamo se stia producendo o meno perché nessuno ce l’ha comunicato ufficialmente. Per quello che ci riguarda, sono in esercizio soltanto una stazione di decompressione metano, una rete metano e una calderina; non abbiamo altre indicazioni da parte della titolarità. Se stanno producendo e immettendo corrente in rete è a loro rischio e pericolo.

MARAVENTANO (LNP)
Voi non avete fatto dei controlli?

FLORIO
Noi non possiamo entrare per fare dei controlli se non ci viene segnalata una situazione anomala a seguito di un esposto e se non abbiamo evidenze di situazioni anomale. Ad esempio, la vicina centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Sud ha ottenuto il certificato a seguito dei sopralluoghi richiesti e conclusi.

DE ANGELIS (PdL)
Il 18 dicembre del 2009 eravate anche voi presenti al maxicontrollo di cui ha parlato il colonnello?

FLORIO
Per quanto riguarda i maxicontrolli e gli eventi incidentali precedenti non siamo stati mai presenti, anche perché non ci è stato mai richiesto.

PRESIDENTE
Quando avete effettuato l’ultimo accertamento, nel mese di dicembre del 2009, la centrale produceva?

LA GALA
Non posso rispondere, perché non ero presente al momento dell’accertamento.

NAPOLITANO
Signor Presidente, ero presente quando è stato effettuato l’accesso alla centrale il 18 dicembre 2009: la centrale in quel momento, seppure in maniera limitata, era in attività, sia in relazione alla produzione, sia in relazione al numero dei dipendenti.

PRESIDENTE
In che senso «limitata»? Può fornirci maggiori elementi?

NAPOLITANO
Erano attivi solo alcuni padiglioni della centrale: in realtà, la minima parte. Non entro nel merito perché allora le attività erano abbastanza complesse e, sinceramente, non sono in grado di fornire maggiori indicazioni.

FLORIO
Se possibile, vorrei fare una precisazione attraverso un esempio molto semplice, non riferito ad una centrale termoelettrica, bensì ad una centrale termica: prima della realizzazione, il titolare presenta un’istanza di esame progetto che approviamo; successivamente fa istanza di sopralluogo finalizzata al rilascio del certificato. A quel punto ci rechiamo presso la centrale per il sopralluogo e se l’attività è conforme al progetto che abbiamo approvato in precedenza rilasciamo un certificato di prevenzione incendi.
Per una centrale termoelettrica i tempi di realizzazione sono lunghi (due anni e mezzo). Se si tratta di una centrale termica di piccole dimensioni, tra l’esame di progetto e l’istanza di sopralluogo, il titolare ha il tempo di realizzare le opere conformemente al progetto approvato. Questo tempo normalmente è breve, perché per montare una caldaia ed un bruciatore ci vuole poco tempo. Quindi l’intervallo di tempo che passa tra l’istanza di esame progetto e l’istanza di sopralluogo è limitato.
La questione è invece diversa se si tratta di una centrale termoelettrica per la cui realizzazione occorrono due anni e mezzo e un cantiere di 5.000 lavoratori: distinguere con precisione tra la fase di non esercizio e quella di esercizio è assai complicato. I tempi sono lunghissimi.

PRESIDENTE
Abbiamo capito, però la centrale o produce energia o non la produce. Questa è un aspetto che verificheremo facilmente.

SERPIERI
Sono un collega dell’ingegner Florio e sono intervenuto come funzionario di guardia dalla nostra centrale di Roma. Ovviamente, essendoci stato assegnato un incidente di così grave entità e dovendo intervenire, l’aspetto autorizzativo era l’ultima delle nostre priorità. Ho redatto il fonogramma di rito e l’ho indirizzato ai vari enti. Una volta sinceratomi che l’impianto era stato messo in sicurezza ad opera di ENEL e che le vittime erano state affidate alle cure mediche, mi sono anche posto il problema, perché mi sembrava opportuno che qualcuno se lo ponesse come autorità pubblica, che lo spegnimento di una centrale così grande – che presumevo funzionante – potesse pregiudicare la fornitura di energia elettrica per il circondario di Civitavecchia, probabilmente per il Lazio e forse anche per l’Italia centrale. Mi era stato detto che la chiusura parziale di quella linea che è stata oggetto di incidente avrebbe comportato una riduzione nominale di produzione del 30 per cento (su quanto non lo so dire). Di fatto però questa riduzione non avrebbe comportato il blocco dei i treni da Civitavecchia o la messa in funzione dei gruppi elettrogeni nelle sale operatorie degli ospedali.

NEROZZI (PD)
Da chi le è stato detto?

SERPIERI
Dai tecnici ENEL presenti. Non posso fare ulteriori dichiarazioni essendo fatti in corso di indagine.

NEROZZI (PD)
Lei ha detto che ha fatto delle indagini anche sulla questione del caporalato. Non ci ha detto però se il fenomeno del caporalato sia stato riscontrato o meno: mentre il rappresentante della polizia ha parlato della DIA, rispondendo correttamente, sarebbe interessante sapere qualcosa anche sul fenomeno del caporalato che è cosa diversa.

LUCCHESI
Del fenomeno del caporalato ci siamo interessati anche noi, perché c’era stata una segnalazione da parte dell’onorevole Tidei, in un comunicato stampa, a firma delle organizzazioni sindacali FIOM, FILLEA, CGIL, datato 4 dicembre 2008 – se vuole posso produrlo alla Commissione – in cui si parlava genericamente di un fenomeno di caporalato all’interno della centrale. Noi abbiamo ascoltato i rappresentanti sindacali, ma in realtà non è emerso praticamente nulla. Abbiamo poi riferito alla Procura della Repubblica di Civitavecchia.

NEROZZI (PD)
La mia domanda era strettamente legata al fatto che almeno i primi due incidenti hanno riguardato cittadini stranieri, il primo dei quali slovacco.

LUCCHESI
Però non è emerso alcun fenomeno di caporalato intorno a questi incidenti. Semmai è strano che alcuni degli incidenti siano avvenuti o per caduta da impalcatura o per caduta di tubi.

PRESIDENTE
Che cosa c’è di strano?

LUCCHESI
Forse sono stati dovuti a negligenza da parte dell’operaio.
Nel primo caso è stata indagata una ditta e non i vertici ENEL.

PRESIDENTE
Vuole aggiungere qualcosa, colonnello La Gala?

LA GALA
In merito all’indagine che abbiamo fatto sul fenomeno del caporalato, abbiamo deferito alla Procura un imprenditore per somministrazione non autorizzata di manodopera, ma purtroppo non posso fornire altre informazioni, dal momento che le indagini sono ancora in corso.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per la collaborazione.


Audizione del sindaco di Civitavecchia e di rappresentanti della Regione Lazio



Intervengono il sindaco di Civitavecchia, dottor Gianni Moscherini, il direttore dell’area Ufficio speciale per la sicurezza nei luoghi di lavoro della Regione Lazio, dottor Maurizio Di Giorgio, e il consigliere regionale per l’area salute e sicurezza, dottor Giuseppe Parroncini.

PRESIDENTE
Ringrazio il sindaco Moscherini per la sua ospitalità.
Il motivo per il quale la Commissione è qui non è solo capire meglio ciò che è accaduto con l’ultimo incidente mortale, ma soprattutto cercare di comprendere con elementi di maggiore conoscenza – che stanno emergendo nel corso delle audizioni – la realtà di questa centrale in modo da concorrere, per quanto possibile e di nostra competenza, a far sì che vi sia una maggiore attenzione in relazione ad alcuni degli argomenti emersi.
Gradiremmo un contributo da parte vostra, in quanto rappresentanti delle istituzioni.

MOSCHERINI
Signor Presidente, sono sindaco di Civitavecchia dal 2007. Ho ritenuto opportuno emettere un’ordinanza di sospensione dell’attività della centrale perché ho ritenuto di interpretare il clima diffusosi in città, e non solo, dinanzi al fatto che siamo al terzo incidente mortale – peraltro in tre anni – e abbiamo registrato altresì una decina di incidenti, fortunatamente non mortali, ma alcuni dei quali anche abbastanza gravi.
Vorrei riferivi un dato: quando ero presidente dell’Autorità portuale di Civitavecchia, prima di diventare sindaco, ho gestito per conto dello Stato il rifacimento di tutte le banchine e l’ampliamento del porto. Mi veniva ripetuto che bisognava tenere conto delle statistiche e che, statisticamente, mi sarei dovuto aspettare sette o otto morti nel corso dei lavori. Mi posi allora l’obiettivo di cambiare le cose, finanziando sistemi molto costosi che hanno però prodotto il loro risultato: disattendendo le statistiche, abbiamo eseguito quei lavori senza neanche un morto. Pertanto, quando capita che un impiegato dell’ENEL mi dica che, stando alle statistiche, siamo messi bene, rispondo che siccome la vita non è una statistica, almeno per me, siamo messi male dal momento che abbiamo un morto all’anno e qualche incidente. Questa è una città in cui in ogni famiglia vi è almeno un membro che ha qualche rapporto con il porto o con l’industria energetica, soprattutto con quest’ultima lavorando o direttamente con l’ENEL o per ditte appaltatrici. Ad esempio, nella fattispecie il lavoratore deceduto ed i feriti – a parte il responsabile dell’ENEL che era con loro – lavoravano tutti per una ditta di Civitavecchia, peraltro una ditta storica, ovvero la «Mario Guerrucci». La definisco una ditta «storica» perché si è sempre occupata delle manutenzioni all’interno dell’ENEL e possiede pertanto una perfetta conoscenza dei luoghi e dei lavori che vanno eseguiti.
Bisogna anche dire che il sistema seguito da queste grandi imprese è quello di delegare tutti i lavori più pericolosi a terzi, tramite appalti, anche per quanto riguarda la manutenzione. Forse è anche un bene, perché l’ENEL in quanto tale gestisce la produzione, mentre le attività di costruzione e manutenzione normalmente vengono messe in gara fra ditte specializzate.
Dunque mi sono determinato a chiudere la centrale per questi motivi, ma anche per un’altra ragione, che però non riguarda il caso in esame visto che la ditta «Mario Guerrucci» non ha bisogno di certificazioni. Ho promosso alcune riunioni dei lavoratori e dei sindacati con l’ENEL, subito dopo i singoli incidenti, nel tentativo di verificare come andavano le cose e quali fossero le ragioni di quegli accadimenti: in tali occasioni abbiamo mirato tutti insieme ad aumentare il livello della sicurezza coinvolgendo meglio le organizzazioni sindacali, cercando di dire all’ENEL di fare controlli e di predisporre regole preventive sul funzionamento dei subappalti e quindi anche sulle gare. A proposito di tale questione voglio anzi dare un suggerimento, che potrà essere tradotto in una proposta di legge trattandosi di un problema che non può essere risolto senza l’approvazione di una legge.
Ho deciso di chiudere la centrale poiché tutti i correttivi verbali o derivanti da accordi conclusi in via ufficiale, alla luce dei fatti accaduti, sembrano non essere serviti a niente, giacché continuano a verificarsi incidenti, anche mortali. Così ho deciso di bloccare tutto, per far svolgere verifiche a tappeto ai soggetti competenti, ovvero all’ISPESL, alla ASL, all’INAIL e all’Ufficio provinciale del lavoro. I rappresentanti di quest’ultimo però non sono venuti agli incontri e non hanno compiuto tale lavoro sostenendo di averlo già fatto a dicembre per conto della Procura, che ha mandato circa 200 ispettori a compiere una sorta di check-up all’interno dell’ENEL. Al riguardo manderò all’Ufficio provinciale del lavoro una lettera formale di richiesta dei dati: non si tratta infatti di un’attività segreta.
L’Ufficio provinciale del lavoro, anche se ha svolto tale compito per la Procura, deve notificarci i risultati della sua attività di controllo e dirci se ha verificato la presenza di aziende non in regola e per quale motivo non lo erano.
Posso dire con certezza che molto spesso, a causa del sistema dei subappalti, si abbassa il livello della sicurezza, perché per chi bandisce la gara non esiste un vincolo relativo ai costi. Se un’azienda deve svolgere un lavoro di manutenzione che presuppone, ad esempio, 10.000 ore di lavoro e quindi nell’ambito della gara viene proposto un prezzo in rapporto al servizio che deve essere reso, il costo delle 10.000 ore di lavoro non può essere oggetto di gara. Se un’azienda deve pagare un operaio 10 euro l’ora non può arrivare un’altra azienda che si impegna a pagarlo 5 euro l’ora, magari perché l’utilizzo di una cooperativa di lavoratori rumeni consente tale abbassamento dei costi, non si capisce come e senza che nessuno controlli come ciò sia possibile. Anche nel caso in cui non si trattasse di lavoratori rumeni ma di italiani, non si capisce come si possa giocare la concorrenza sul costo del lavoro, che è contrattuale e quindi obbligatorio.
Bisogna dunque che si approvi una legge che dica chiaramente che, nel caso di subappalti, il campo in cui si gioca la concorrenza deve riguardare gli utili dell’impresa e non i costi della stessa. In queste grandi aziende provenienti dal settore pubblico ora tutti si sentono imprenditori. Mi dicono – ma la cosa andrebbe verificata – che all’interno dell’ENEL viene dato ai dirigenti un premio proporzionale ai risparmi prodotti. Se un dirigente riesce a far vincere una gara che dovrebbe costare una cifra pari a 100 ad un’azienda che invece fa spendere 80, avrà un premio. È un po’ come il caso dei forestali della Calabria, che quanti più incendi vanno a spegnere tanto maggiore è il loro guadagno: per tale motivo in quella Regione c’è sempre il fuoco.

PRESIDENTE
A lei risulta che all’interno della centrale si producesse energia anche nel periodo di passaggio tra l’impianto a olio combustibile e quello a carbone cosiddetto pulito. C’è produzione di energia in questo momento?

MOSCHERINI
Adesso sì: è iniziata la procedura di attivazione che avrebbe dovuto concludersi a febbraio. Se non vado errato, c’è un ritardo rispetto al calendario iniziale di circa un anno e mezzo.

PRESIDENTE
Le dico questo perché sembrerebbe che non vi siano le prescritte autorizzazioni dei Vigili del fuoco per quanto riguarda la sicurezza. Sembrerebbe che di fatto la centrale sta funzionando, sia pure con un combustibile diverso, ma che non siano state adeguate le certificazioni dei Vigili del fuoco; così, come se nulla fosse accaduto, tutto rimane come è.

MOSCHERINI
Questo a me non risulta: mi risulta altro. Venerdì abbiamo tenuto una riunione con i tecnici che sono andati a svolgere per due giorni e mezzo le cosiddette ispezioni «a freddo». Essi ci hanno riferito (è stato redatto un verbale che lo testimonia) di aver verificato l’esistenza di tutti i protocolli necessari – ma non vorrei sbagliare termine – per poter attivare la produzione.

MARAVENTANO (LNP)
Compreso il certificato dei Vigili del fuoco?

MOSCHERINI
Per quello dei Vigili del fuoco c’era «una virgola». Si faceva infatti riferimento solo a due depositi.

MARAVENTANO (LNP)
Non sembra solo «una virgola».

MOSCHERINI
Per quanto riguarda le attivazioni generali è stata mandata una lettera ai Vigili del fuoco in cui si afferma che il tipo di produzione della centrale non rientrerebbe nelle previsione di una legge di cui ora non ricordo gli estremi.

MARAVENTANO (LNP)
Sembrerebbe che i Vigili del fuoco non abbiano rilasciato nessun certificato, ma che ci siano solo certificati provvisori.

MOSCHERINI
Nessun certificato? Questo non mi risulta.

MARAVENTANO (LNP)
Si tratterebbe di certificati provvisori.

PRESIDENTE
Ci sono tre certificati provvisori, per alcune specificità dell’azienda, ma manca l’autorizzazione definitiva per quanto riguarda l’impianto più in generale. Credo sia un punto serio. Non è una mia interpretazione: è a verbale, lo ha appena detto il rappresentante dei Vigili del fuoco.

MOSCHERINI
La domanda che mi pongo è la seguente: se i Vigili del fuoco devono rilasciare il certificato definitivo solo quando la centrale è a pieno regime, per cui adesso valgono solo i certificati provvisori, come possono rilasciare il certificato definitivo se la centrale deve ancora essere ultimata?

PRESIDENTE
I Vigili del fuoco ci hanno risposto che a loro non risulta che si stia producendo energia elettrica, salvo alcune certificazioni provvisorie relative al deposito del metano o ad altro. Per loro, ufficialmente, la centrale non sta producendo.

MOSCHERINI
Io non sono un tecnico.

PRESIDENTE
Lo dico perché questo è anche un momento di confronto.

MOSCHERINI
So che, tecnicamente, la prima fase di attivazione viene fatta con il metano: non saprei dire se quella fase si sia conclusa o meno. Anche per questo ritengo di aver fatto bene a fermare la centrale.

PRESIDENTE
Poi però mi sembra che abbia dimezzato il periodo di chiusura.

MOSCHERINI
Non è così.

PRESIDENTE
Ha mantenuto le due settimane di chiusura? Glielo chiedo avendo letto delle notizie di stampa.

MOSCHERINI
Purtroppo in Italia bisogna sempre fare la radice quadrata delle notizia di stampa. A questo proposito desidero lasciare alla Commissione copia delle due ordinanze emesse e del verbale relativo a tale decisione. Io ho fatto una cosa molto semplice: ho chiesto di mettere insieme i tecnici che devono fare questi controlli; abbiamo fatto una riunione con loro, con la ASL e con l’ISPESL. Ci hanno chiesto di mettere in funzione da oggi il gruppo 3, perché ritenevano più utile e produttivo svolgere i controlli «a caldo». Quindi ho fatto quello che mi hanno chiesto: se non me l’avessero chiesto avrei tenuto la centrale totalmente bloccata, tant’è vero che con i sindacati stavamo predisponendo anche la cassa integrazione. Ci hanno chiesto però di accendere il gruppo 3 questa mattina; tutti i giorni, fino a giovedì, i funzionari, i tecnici e gli addetti saranno impegnati nei controlli sul funzionamento dei macchinari. In secondo luogo, ci hanno chiesto di far accendere anche il gruppo 2, che è quello in prova e che come tale può essere soggetto a ordini di accensione e spegnimento, mentre tutto il gruppo 4, compresa la parte che è stata sequestrata, resta bloccato perché lì cominceranno a fare i controlli «a freddo». Dunque ho adeguato l’ordinanza sulla base delle loro richieste.

DE ANGELIS (PdL)
Signor sindaco, lei ha spiegato molto bene l’importanza dell’industria energetica a Civitavecchia, che è collegata al porto e rappresenta da sempre la spina dorsale economica ed occupazionale della città. Vorrei però evidenziare a lei e soprattutto alla Regione che la centrale in questo momento sta funzionando con un’autorizzazione provvisoria, anche se ritengo che ciò rientri quasi nella normalità delle cose, posto che l’autorizzazione dei Vigili del fuoco mi sembra non sia vincolante. Del resto, se controllassimo l’esistenza di tale certificazione in tutti gli uffici pubblici penso che ne chiuderemmo circa il 50 per cento.
Vorrei sapere però come mai la Regione, e la mia non è una domanda polemica, è sempre un po’ in ritardo nel concedere l’autorizzazione definitiva per questi grandi impianti, sia che si tratti di centrali elettriche sia che si tratti di inceneritori. Nella Regione Lazio, e mi fermo a questa, siamo sempre in ritardo nella concessione delle autorizzazioni definitive per la grande impiantistica, che abbisogna di un controllo e di autorizzazioni che diano certezza agli amministratori locali, alla popolazione e agli imprenditori. Per non perdere tempo non citerò alcune situazioni – sono almeno quattro o cinque – riguardanti i grandi impianti regionali, come gli inceneritori o i termovalorizzatori. C’è sempre una provvisorietà delle autorizzazioni che poi dà adito a problemi.

DI GIORGIO
Sono il direttore dell’area Ufficio speciale per la sicurezza nei luoghi di lavoro della Regione Lazio; ricopro tale funzione da un anno circa e sono un medico del lavoro. Potrei risponderle in modo strumentale, senatore De Angelis.

DE ANGELIS (PdL)
Mi scusi, dottor Di Giorgio, mi sarei aspettato che questa mattina fosse presente il capo del Dipartimento territorio, l’immarcescibile dottor De Filippis.

DI GIORGIO
La sua domanda va appunto contestualizzata rispetto alle competenze della mia area. Come giustamente lei ha detto, le situazioni di provvisorietà – chiamiamole così – nel settore pubblico sono veramente tante. Sicuramente vengono svolte tutte le attività tecniche, per cui il sindaco ha richiamato l’esigenza di un coordinamento, che attengono alle ASL, all’ARPA o al Ministero dell’ambiente, per arrivare fino ai Vigili del fuoco. L’autorizzazione finale di solito attiene ad un livello che non è esclusivamente tecnico, quindi le posso dare una risposta limitatamente al lavoro delle ASL per quanto di loro competenza in tale ambito; ciò pur trovandomi d’accordo sul fatto che tali situazioni esistono e ne siamo a conoscenza tutti.
Sottolineo il concetto di coordinamento perché, come lei ben sa, ai sensi dell’articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del 2008, sono stati istituiti in tutte le Regioni i comitati regionali di coordinamento, ossia organismi politico-istituzionali e tecnici che sostanzialmente definiscono gli indirizzi e le linee di attività che all’interno di ciascun territorio devono...

DE ANGELIS (PdL)
Dottor Di Giorgio, le rivolgo una domanda, ma posso comprendere che lei potrebbe non essere in grado di rispondere.
Come mai c’era ancora un’autorizzazione provvisoria su questo impianto?

DI GIORGIO
Non le so rispondere; posso riferire solo per la parte di mia competenza.

PARRONCINI
Signor Presidente, sono Giuseppe Parroncini, assessore della giunta regionale uscente e consigliere entrante, con delega del vice presidente Montino. La convocazione ci è arrivata lo scorso venerdì pomeriggio, quindi non sapevamo quale tipo di problemi sarebbero stati posti nell’audizione odierna, altrimenti avremmo convocato anche la Direzione energia, che fa parte di un altro assessorato. Pensavo si trattasse soltanto di problemi inerenti la sicurezza sul lavoro e l’integrità dei lavoratori, pertanto in questa sede possiamo dare solamente alcune risposte che riguardano la sanità. Se ci sarà bisogno di un’integrazione, potremo recuperare in altre occasioni.
Preciso che la sanità del Lazio è commissariata dal luglio 2008. Il commissario era Marrazzo e il subcommissario Mario Morlacco. Con le dimissioni di Marrazzo è stato nominato il professor Guzzanti. Tale materia è quindi soggetta a commissariamento. Il dirigente Di Giorgio, per quanto gli compete, fornirà le informazioni necessarie. La Regione ha un’organizzazione che prevede la gestione della sicurezza sul lavoro attraverso le ASL del Lazio. Come assessore uscente, posso soltanto riferire che ci siamo occupati più volte in consiglio regionale, e prima anche in sede di giunta, di potenziare i servizi ispettivi, gli SPRESAL; a tal fine, abbiamo stanziato fondi propri della Regione, e non del fondo sanitario: cinque milioni di euro ogni anno per un triennio. Finalmente siamo riusciti a sbloccare tutta la parte delle procedure pre-assunzione. Infatti, con il piano di rientro abbiamo subìto il blocco delle assunzioni e conseguentemente abbiamo avuto alcuni problemi nel dare avvio alla procedura di potenziamento degli SPRESAL.
Per quanto riguarda gli elementi conoscitivi, tutta la materia viene gestita dall’ASP, l’Agenzia di sanità pubblica che recepisce i dati relativi agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali e li mette a disposizione attraverso un portale specifico sulla sicurezza sul lavoro che abbiamo istituito un anno e mezzo fa. Inoltre, mentre in precedenza la materia della sanità era affidata ad un’unica direzione oggi è assegnata a tre direzioni regionali, una delle quali è appositamente preposta alla prevenzione e alla sicurezza sul lavoro. È stata dedicata un’attenzione particolare ai temi della sicurezza, come dimostrano i dati regionali che confortano il nostro lavoro, perché in questi anni le morti sul lavoro, gli infortuni e le malattie professionali sono diminuiti. Mi sento di fornire queste informazioni di natura generale lasciando al dirigente l’onere – laddove richiesto – di entrare nei particolari.

NEROZZI (PD)
È utile che ci facciate pervenire la documentazione relativa ai quesiti che abbiamo posto e alla domande del senatore De Angelis, soprattutto per quanto riguarda le questioni che afferiscono al Dipartimento dell’energia e quindi all’Assessorato, che oggi non è rappresentato: avremmo bisogno di questa documentazione, anche perché affronteremo le questioni più generali della sanità nelle successive audizioni, quando ascolteremo i rappresentanti dell’ASL di Civitavecchia.
In realtà, signor sindaco, quello che è emerso è che la centrale funziona grazie ad alcune autorizzazioni provvisorie e non definitive, non solo per la parte che non è ancora stata completata, ma anche per quella ultimata. Si tratta di una questione abbastanza complessa: infatti, se anche uno soltanto tra coloro che devono concedere l’autorizzazione e controllare il funzionamento della centrale ritiene che, salvo piccole eccezioni, le produzioni in essere da quasi un anno nella centrale ufficialmente non dovrebbero esservi, vuol dire che un piccolo problema c’è. Il fatto che lei non ne sia a conoscenza non è una colpa. Rilevo semplicemente il fatto che non eravamo i soli a non esserne a conoscenza, posto che non lo era nemmeno il sindaco e presumo neanche la Regione e le Provincia.
La domanda che volevo rivolgerle, signor sindaco, dal momento che è stato anche Presidente dell’autorità portuale, è la seguente: abbiamo rilevato, nelle audizioni svolte finora, anche qualche caso di caporalato, soprattutto nel sistema dei subappalti. Convengo che bisognerebbe fare una legge – come lei stesso proponeva – e correggere il criterio del massimo ribasso. La inviterei, anzi, come membro dell’ANCI, a sollecitare la sua associazione ad essere più attenta a questi argomenti (ciò in passato non sempre è avvenuto, ma questa è un’altra storia). Il problema degli appalti al massimo ribasso è reale. Anche a lei risulta, almeno da quello che è emerso, che vi sia una situazione di caporalato nella centrale, soprattutto con riguardo alle due morti precedenti all’ultima?

MOSCHERINI
I morti cui fa riferimento non erano oggetto di attività di caporalato. È vero che ci sono state, subito dopo gli incidenti, denunce in tal senso da parte dei sindacati nelle riunioni specifiche da me promosse in questa sede. Un’altra realtà che abbiamo registrato è che di fronte a queste denunce l’ENEL ha sempre negato la possibilità che esistessero fenomeni di caporalato all’interno della centrale, perché i loro controlli sulle ditte appaltatrici erano ferrei. Tuttavia, una certa leggerezza – la voglio definire così – da parte dell’ENEL, e soprattutto degli uffici che presiedono alle gare e agli affidamenti nell’applicare il cosiddetto massimo ribasso, è un fatto davanti agli occhi di tutti.

NEROZZI (PD)
Sono due cose diverse, seppure entrambe gravissime.
Non abbiamo ancora sentito i sindacati, ma soltanto gli organismi dello Stato e le forze dell’ordine. Non sto riferendo una voce o una denuncia politico-sindacale (che pure vi è stata), ma qualcosa di più grave che ci è stato comunicato e su cui vi è un’indagine in corso.

MOSCHERINI
Magari fosse così, perché se i livelli istituzionali più alti – che avete già audito – dovessero dirci che è stato rilevato un fenomeno di caporalato e che è certificabile allora la questione cambierebbe segno per la magistratura; anche perché a noi è sempre stato detto che, nonostante le voci, non vi fosse in realtà un fenomeno di caporalato.

NEROZZI (PD)
C’è un’inchiesta aperta.

MOSCHERINI
Quando chiuderanno l’inchiesta ci diranno se esisteva o meno il fenomeno del caporalato. Alle domande che ho posto personalmente in sede di riunione, sia a sindacalisti che a rappresentanti dell’ENEL, nonché a rappresentanti della Federlazio e di imprese minori che fanno gli appalti, è sempre stato risposto che il fenomeno del caporalato non esisteva.

PRESIDENTE
Le notizia gliela possiamo dare noi: una di queste imprese è indagata per caporalato. Le dico solo questo, così può anche approfondire la notizia.

MOSCHERINI
Vorrei integrare la risposta al senatore Nerozzi alla luce di quanto ha appena detto. Al di là di come definire tale fenomeno e se si tratti o meno di caporalato (lo deciderà la magistratura), ci sono alcune imprese, anche di Civitavecchia, che vincono le gare con tre operai e poi ne devono fornire cento. Questo è un altro discorso.

DE ANGELIS (PdL)
Vorrei rivolgere un’ultima domanda al sindaco Moscherini. Lei ha maturato una grande esperienza come Presidente dell’autorità portuale: ha fatto grandi lavori (senza ora voler citare le statistiche) e ha avuto anche scontri con la dirigenza ENEL su questo problema.
Può illustrare alla Commissione quale idea si è fatto in relazione ai frequenti incidenti, non solo mortali, che stanno avvenendo all’interno di questo cantiere? C’è una scarsa predisposizione dell’azienda verso la sicurezza?
Esiste effettivamente il problema delle gare al ribasso che non so se sarà possibile risolvere, perché l’offerta anomala resta anomala, anche considerando il margine di guadagno dell’azienda che deve essere valutato per legge. Per cui sarà sempre un problema serio da affrontare.

NEROZZI (PD)
È risolvibile. Basta imporre il rispetto delle norme contrattuali.

DE ANGELIS (PdL)
Che idea si è fatto su questo problema, signor sindaco?

MOSCHERINI
Di primo acchito, credo che in fabbrica i livelli di sicurezza nella produzione fossero adeguati; finché hanno usato l’olio per la produzione, a me non risulta che ci siano stati incidenti gravi. Infatti, la prima richiesta che ho avanzato all’ISPESL, all’ASL e all’INAIL è stata quella di verificare se la prefigurazione dei parametri di sicurezza, in funzione della riconversione a carbone della centrale, fosse stata elaborata ai giusti livelli, perché ovviamente se cambia il sistema produttivo non sono più validi i protocolli di sicurezza precedenti. In risposta mi è stato detto che desiderano fare degli approfondimenti su alcuni protocolli, monitorandone l’applicazione in fase di produzione: per questo ci hanno chiesto di accendere la centrale. Per tutti gli altri protocolli hanno preso visione della documentazione e ne hanno accertato l’esistenza. Bisogna vedere se applicano i protocolli, ma questo lo si potrà verificare solo nel processo produttivo.

DI GIORGIO
Credo che la Commissione abbia anche interesse a capire quali passi, a livello di governo regionale e di azione sul territorio, si stiano compiendo per comprimere questi eventi. Infatti, anche se si tratta di eventi numericamente esigui (tre morti), la morte resta sempre inaccettabile e occorre chiedersi quale strategia mettere in campo rispetto a questi eventi.
Essenzialmente le linee su cui ci stiamo muovendo, almeno sotto la mia direzione, sono le seguenti: innanzitutto, stiamo provvedendo ad una forte valorizzazione del coordinamento delle attività, anche perché esiste il luogo a ciò normativamente deputato, ossia l’Ufficio operativo di coordinamento regionale che comprende, oltre alle ASL, gli Uffici provinciali del lavoro.

PRESIDENTE
Il Testo unico ha assegnato alle Regioni questa specifica competenza.

DI GIORGIO
Il rischio è di correre dietro all’emergenza e non di dare vita ad un sistema strutturato.

PRESIDENTE
Queste sono politiche che ogni Regione e ogni assessorato decide autonomamente.

DI GIORGIO
Il secondo punto è che gli investimenti, cui l’assessore ha precedentemente accennato, non sono finalizzati ad un potenziamento a pioggia genericamente inteso. Le ASL vengono potenziate in termini di personale, ma i finanziamenti sono finalizzati a progetti specifici che rispondano a particolari situazioni di rischio con carattere di evidenza, sia per motivi di incidentalità, sia per problematiche di sicurezza, che richiedono uno sforzo ulteriore che esula dall’attività corrente che tutti i servizi provvedono ad assicurare. Credo che i colleghi delle ASL vi forniranno maggiori ragguagli su questo aspetto.
Secondo quanto emerge dalla relazione che il direttore del servizio ASL ha redatto due giorni dopo l’incidente, lo scorso anno ci sono stati 133 interventi di vigilanza nella centrale ENEL. Quindi, la copertura di questo sito è stata adeguata, non solo da un punto di vista numerico ma anche in considerazione della complessità di gestione che il sito stesso richiede, soprattutto perché lì dentro non c’è solo l’ENEL, bensì una serie di ditte che intervengono per vari motivi.

NEROZZI (PD)
Vorrei porle una domanda che abbiamo rivolto anche ai rappresentanti dell’amministrazione provinciale e su cui è utile conoscere la sua opinione, pur sapendo che tale aspetto non è di sua diretta competenza: la Regione è in grado di dirci se siano stati fatti recentemente corsi di formazione al personale, anche all’ultimo lavoratore che è morto, sulla sicurezza sul luogo di lavoro? Le chiedo di mandarci un’eventuale documentazione in merito.

DI GIORGIO
È materia anche di mia competenza, perché nei piani finanziati negli scorsi anni vi era una parte di assistenza alle aziende genericamente intesa, in cui la formazione alle varie figure professionali fosse un target privilegiato delle ASL...

NEROZZI (PD)
Le ho fatto una domanda precisa, ossia se ai lavoratori dell’ENEL di Civitavecchia, segnatamente a quelli di questo turno, sia stato fatto un corso di formazione. A noi interessa saperlo, perché se non fosse stato fatto sarebbe un problema. La domanda non è ingenua.
So bene il lavoro che state facendo, ma a me interessa questo dato specifico.

DI GIORGIO
Certo. Vi forniremo tutta la documentazione su questo punto.


Audizione di rappresentanti della Direzione provinciale del lavoro, dell’INPS e dell’INAIL



Intervengono il direttore dell’ISPESL Roma, dottor Paolo Giacobbo Scavo, il direttore della Direzione provinciale del lavoro, dottor Marco Esposito, e l’ispettore del lavoro, dottor Claudio Petrelli, il direttore generale dell’INAIL Lazio, dottor Antonio Napolitano, il dottor Giuseppe Catalano dell’INPS di Roma.

PRESIDENTE
Desidero ringraziarvi per la partecipazione e scusarmi per il ritardo, che a volte fisiologicamente si accumula.
L’obiettivo della nostra presenza non è legato solamente al drammatico fatto verificatosi poco più di una settimana fa, ma è anche una grande occasione per un focus su talune problematiche, che pure sono emerse da notizie stampa che però non possono rappresentare per noi un elemento esaustivo di fronte a simili problemi. L’obiettivo è quello di conoscere, per le vostre specifiche competenze, le problematicità esistenti all’interno della centrale. Sembrerebbe, da ciò che è emerso finora anche ufficialmente, che in parte si continui un’operazione di lavoro e di trasformazione e in parte si produca energia, tra l’altro – così sembra – con autorizzazioni non definitive. Stiamo cercando di comprendere e di chiarire il quadro, anche al fine di capire quale contributo possiamo dare. Desideriamo pertanto ricevere le vostre considerazioni su questo tema e, più in generale, sull’argomento sicurezza.

GIACOBBO SCAVO
Buongiorno, l’ISPESL è un organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale, quindi ci occupiamo di ricerca, sperimentazione, formazione e informazione. Il nostro dipartimento ha competenza su tutto il Lazio. I compiti previsti dai decreti legislativi n. 81 del 2008 e n. 106 del 2009 hanno in parte modificato la struttura dei controlli effettuati dall’Istituto e quindi, attraverso i decreti che il Ministero del lavoro sta predisponendo circa le verifiche delle attrezzature, ci troviamo a dover rimodulare l’attività di controllo.
Quanto alle problematiche concernenti il caso specifico della centrale, esse sono quelle tipiche delle grandi aziende di produzione e, per ciò che possiamo dedurre al di là del drammatico episodio, inerenti alla questione degli appalti e della gestione dei lavori all’interno di una struttura così variegata. Per ciò riguarda la verifica degli apparecchi a pressione, l’ENEL si avvale di quanto il decreto del Presidente della Repubblica n. 329 del 2004 le concede come utilizzo dell’organismo dell’ispettorato interno. Come abbiamo verificato in questi giorni attraverso i nostri ispettori, il sistema di gestione della sicurezza, a livello documentale, è effettivamente molto corposo, anche se la verifica della parte documentale richiederà del tempo. La parte notificata prevista dalla legge è in evoluzione, non è ancora completata, soprattutto per quel che riguarda il quarto gruppo.

PRESIDENTE
Quello fermo?

GIACOBBO SCAVO
Sì, quello attualmente fermo. La parte della notifica, quindi la parte di controllo è in evoluzione; la documentazione ci sarà presentata progressivamente.
Circa gli altri apparecchi soggetti a verifica ed autorizzazione da parte del nostro Istituto, essi sono stati controllati senza creare particolari problemi a livello di apparecchiature. Moltissime attrezzature sono certificate CE, quindi autorizzate da organismi notificati; non possiamo entrare nel merito della loro costruzione perché le direttive europee di prodotto non ce lo permettono, ma possiamo farlo per ciò che riguarda la gestione e l’utilizzo di tali attrezzature. In questi giorni i nostri ispettori, coordinando gli interventi insieme a colleghi delle altre amministrazioni, debbono intervenire a livello di verifica delle procedure del sistema di gestione della sicurezza e quindi delle modalità di applicazione di tale sistema (che a mio giudizio è forse la parte più importante in una gestione di sicurezza), nonché del modo in cui tali procedure sono state esternalizzate a coloro che le debbono utilizzare.

PRESIDENTE
Chiedo scusa se la interrompo, ma a noi risulta – perlomeno dall’attività d’inchiesta di stamane – esserci una compresenza di attività di messa a punto definitiva per il cambiamento della centrale e, nello stesso tempo, di attività di produzione di energia. Per quanto riguarda le competenze dei Vigili del fuoco abbiamo avuto contezza questa mattina che per tre settori ci sono tre permessi provvisori, ma non c’è alcun permesso ufficiale per la centrale.
A tal fine gli uffici stanno producendo il resoconto dell’intervento riguardante tale aspetto. Sembrerebbe, infatti, che le certificazioni definitive e di carattere generale esistenti siano quelle legate all’attività della centrale quando era alimentata ad olio mentre non c’è nulla di definitivo per quanto riguarda l’aspetto nuovo del cambiamento della modalità di alimentazione.
A tal proposito desidero chiederle, alla luce delle competenze dell’Istituto che rappresenta, come sia possibile ritenere ciò normale.

GIACOBBO SCAVO
Signor Presidente, immagino che lei stia parlando dei certificati di prevenzione incendi.

PRESIDENTE
Per maggiore chiarezza le do lettura del resoconto stenografico dell’intervento in questione: « (...) Pertanto, da un punto autorizzativo, la centrale – e consistenze annesse – possiede un vecchio certificato, ormai decaduto per effetto delle modifiche apportate con la trasformazione, e le dichiarazioni di inizio attività, ossia autorizzazioni provvisorie all’esercizio di tre sottoattività». Questo è quanto ci è stato riferito dal rappresentante dei Vigili del fuoco.

GIACOBBO SCAVO
Per quanto riguarda il nostro Istituto, esso è presente nel Comitato tecnico regionale, di cui fanno parte il Ministero dell’interno ed i Vigili del fuoco, solo in riferimento alle attività delle aziende ad alto rischio, che possiedono determinate caratteristiche, ai sensi dell’articolo 8 della cosiddetta direttiva Seveso, recepita dal decreto legislativo n. 334 del 1999. L’ENEL in questo caso non rientra nelle previsioni dell’articolo 8 di tale direttiva e quindi non è controllata dal nostro Istituto, ma il suo controllo è di competenza dei Vigili del fuoco. Per quanto riguarda quello che mi sta dicendo, dunque, credo che ciò sia possibile, ma non rientra nella nostra competenza.

ESPOSITO
Sono il direttore della Direzione provinciale del lavoro (DPL), l’ex Ispettorato del lavoro. Signor Presidente, lei ha ben puntualizzato la distinzione tra ciò che è cantiere e ciò che è centrale. Come giustamente ha detto, bisogna pensare alla struttura come divisa in due parti: la parte che è stata consegnata all’ENEL dopo la conversione della centrale da olio combustibile a carbone, e che quindi è operativa come centrale elettrica, e la parte che è ancora cantiere. La Direzione provinciale del lavoro ha competenza per quanto riguarda le ispezioni sui cantieri, a norma del titolo IV del recente Testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per quanto riguarda l’incidente mortale avvenuto recentemente, i controlli non rientrano nella sfera di competenza del nostro Ispettorato, perché il legislatore ha ritenuto di attribuirli ad altri organi di vigilanza. Inoltre siamo stati delegati immediatamente dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia allo svolgimento delle indagini, che naturalmente sono in corso: se vuole ulteriori puntualizzazioni sono a disposizione.

PRESIDENTE
Qualora abbia elementi, le saremo grati se vorrà fornirceli.

ESPOSITO
È qui presente un ispettore del lavoro che si è recato subito sul luogo dell’incidente e che è stato delegato dalla Procura a svolgere le indagini. Ritengo che la dinamica dei fatti sia conosciuta: nella disostruzione di un tubo c’è stata una fuoriuscita, ad alta pressione, di liquido contenente un’alta percentuale di ammoniaca, che purtroppo ha scaraventato l’operaio contro una ringhiera: costui aveva tutti i dispositivi di sicurezza previsti, l’elmetto però non era allacciato e si è scostato dal cranio, che ha sbattuto sulla ringhiera. I soccorsi sono arrivati nel giro di 20 o 30 minuti, ma l’operaio è morto al momento in cui è stato trasportato nei pressi dell’elicottero che avrebbe dovuto condurlo in ospedale.
Come Direzione provinciale del lavoro collaboriamo con il procuratore Amendola dal 2008 e finora abbiamo ispezionato oltre 300 imprese che operano nel cantiere dell’ENEL, riscontrando per oltre 100 di esse delle irregolarità. Come lei sa, l’Ispettorato del lavoro opera un doppio controllo: da un lato riguardante la legislazione lavoristica e dall’altro riguardante, come competenza esclusiva, il rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro nei cantieri. In un anno di attività e di collaborazione con la Procura e con il dottor Amendola abbiamo effettuato l’ispezione di oltre 300 imprese ed elevato contravvenzioni per centinaia di milioni di euro.
Quindi si tratta di una collaborazione che prosegue.

PRESIDENTE
Quali sono state le questioni più rilevanti che avete notato in queste 300 attività ispettive, sempre in riferimento alla sicurezza?

ESPOSITO
Esse riguardano soprattutto la carenza di formazione dei lavoratori, che è fondamentale in particolare nell’attività cantieristica, e dunque la formazione e l’informazione dei lavoratori.

PRESIDENTE
Per quel che riguarda le altre vostre competenze, avete trovato lavoratori irregolari?

ESPOSITO
Certo, abbiamo trovato anche lavoratori irregolari.

PRESIDENTE
C’è anche un’ipotesi di caporalato, visto che è in corso un’indagine. Avete elementi su questo tema?

PETRELLI
Le indagini sono in corso e le sto seguendo anch’io. Abbiamo elementi che lasciano supporre che qualcosa ci sia.

NAPOLITANO
Sono il direttore generale dell’INAIL Lazio. La nostra competenza riguarda il rapporto assicurativo, ma tenuto conto del fatto che negli ultimi tre anni, con modalità e procedure diverse, si sono verificati tre infortuni mortali, abbiamo deciso immediatamente di metterci a disposizione dell’amministrazione competente non solo per l’attività di vigilanza, ma anche per l’attività tecnica.
In questa centrale si sono verificati tre infortuni mortali, con modalità differenti: due in cantieri edili e uno, l’ultimo in ordine di tempo, nel sito di produzione. Abbiamo quindi ritenuto di dover dare il massimo supporto all’amministrazione, non solo dal punto di vista della vigilanza, ma anche dal punto di vista della consulenza sui piani di gestione della sicurezza. Vi trasmetto dunque la nostra sensazione, che non deriva solo dall’andamento infortunistico.
A noi risulta che attualmente lavorino all’interno del cantiere 172 imprese: si tratta di una realtà produttiva complessa, con un altissimo grado di interferenza. Per quanto riguarda l’andamento infortunistico vi riferisco una sensazione perché non abbiamo dati puntuali, che stiamo cercando: si tratta di un andamento omologo a quello di strutture e attività produttive così complesse; quanto invece all’andamento degli infortuni mortali tre incidenti ci sembrano un po’ eccessivi.
Dunque il nostro Istituto può offrire un supporto di vigilanza agli organi preposti, come la DPL e l’ASL, ma soprattutto un supporto di consulenza vera, che vada oltre i documenti (che dalla prima analisi paiono essere «a posto»). Possiamo infatti fornire un supporto e una consulenza reali su come la teoria si traduce in pratica. Ci siamo messi a disposizione dell’amministrazione in questi termini: vedere dov’è l’errore e chi, in verità, lo ha commesso, sapendo che trattandosi di soggetti che costituiscono rendite, l’individuare chi ha commesso l’errore potrebbe avere delle conseguenze «sociali», passatemi il termine. Dunque siamo un soggetto di consulenza, che si pone l’obiettivo di evitare che in questo sito produttivo accadano infortuni di tale natura.
Nel primo incidente, in cantiere, un tubo è caduto da 40 metri di altezza e ha ucciso un uomo: Michele Cozzolino. Nel secondo incidente, costato la vita a Ivan Ciffary, l’INAIL si voleva costituire parte civile.
Quando l’ispettore, che è qui presente, ha incontrato la famiglia di questo ragazzo rumeno non ha potuto proporre la costituzione di una rendita, perché risultava che la persona non era a sostegno della famiglia. In quel momento, considerando anche le difficoltà dovute alla lingua, i membri della famiglia avrebbero potuto dire ciò che pareva loro, ma con la dignità che li ha contraddistinti hanno puntualizzato che il lavoratore non era a sostegno della famiglia e quindi non abbiamo potuto costituire rendite. Questo terzo caso ci pone l’obbligo, e l’ho dichiarato, di comprendere la ragione degli eventi e, a garanzia di tutti, l’INAIL proporrà al proprio presidente la costituzione di parte civile, ovviamente dopo le indagini che sono in corso e di cui noi, non essendone i soggetti, conosciamo poco. Il contributo che possiamo fornire è quello di capire, con i nostri tecnici, come si passi da un elenco di carte al fatto che nei cantieri complessi ancora accadono infortuni gravi e mortali.

CATALANO
Intervengo a nome della sede INPS di Roma, in sostituzione del direttore metropolitano, dottor Gerlando Russo. Per quanto ci riguarda non siamo preposti al controllo relativo agli infortuni, ma ci occupiamo di retribuzioni e di contribuzione dei lavoratori. Ciò non toglie che nel corso della nostra attività possiamo venire a conoscenza di fatti che ci consentono di capire se l’andamento dell’azienda è di un certo tipo e se è essa è «portata» al verificarsi di certi incidenti. Le dico questo perché nell’arco del 2008 abbiamo ispezionato 93 aziende e abbiamo addebitato a tutte la stessa tipologia di inadempienza. Risultano infatti lavoratori che lavoravano di sabato e di domenica e ore di straordinario eccedenti al normale, per cui abbiamo chiesto l’addebito della contribuzione e ci siamo limitati a segnalare agli organi di competenza le inadempienze acclarate, per il prosieguo degli accertamenti. Quindi non ho suggerimenti da darvi. Però il fatto che le persone...

PRESIDENTE
Lei parla della centrale.

CATALANO
Sì, sto parlando di 93 aziende ispezionate all’interno della centrale su denuncia della FIOM, fatta a suo tempo. Nel 2007 si era verificato un infortunio mortale, quello di Ciffary, quindi siamo intervenuti.
Per quanto riguarda le contestazioni che abbiamo fatto, sono ancora in corso diverse vertenze legali. Soltanto qualche azienda ha pagato ed ha ammesso quanto noi avevamo rilevato, ossia che alcuni lavoratori svolgevano ore di lavoro eccedenti il normale orario. Un lavoratore occupato per più di 40 ore settimanali, addirittura per il triplo o il quadruplo di tale cifra, non può essere lucido al punto di eseguire perfettamente i lavori; in tal modo si creano le condizioni per un infortunio.

PRESIDENTE
Ci spieghi che cosa intende quando parla di ore eccedenti.

CATALANO
Significa che lavoravano anche 160-200 ore, molte in più rispetto alla normalità.

PRESIDENTE
Non so se le risulta, ma a tal proposito c’è stata anche un’indagine dell’autorità giudiziaria, attraverso la polizia di Stato e i carabinieri. Controllando i badge di ingresso di alcune aziende, è stata rilevata un’altissima...

CATALANO
L’abbiamo rilevato anche noi.

PRESIDENTE
Quindi stiamo parlando della stessa cosa.

CATALANO
Sì. Abbiamo confrontato le dichiarazioni dei lavoratori con i badge passati all’accesso e all’uscita, ed è risultato che lavoravano anche di sabato e di domenica.

PRESIDENTE
Infatti il sabato e la domenica c’era un’eccedenza di ore.

NEROZZI (PD)
Qual è la percentuale di lavoratori che hanno tale eccedenza? In precedenza ci è già stata data una cifra.

CATALANO
Abbiamo ispezionato 93 aziende e in tutte abbiamo riscontrato questa tipologia di elusione della contribuzione.

PRESIDENTE
Quindi in tutte: nel 100 per cento delle imprese.

MARAVENTANO (LNP)
Prima ci hanno riferito diversamente.

CATALANO
Qualcuno può darsi non l’abbia fatto, perché occupato in questioni diverse e non seguiva quel tipo di attività come tutti gli altri; magari c’era qualcuno che andava in trasferta. Il discorso della trasferta è importantissimo. Per alcune tipologie di trasferta, la legge consente di non documentare e di non colpire la retribuzione né per la contribuzione né per l’imposizione IRPEF, per cui se nella busta paga si mette la voce della trasferta in Italia, non viene controllata e non è neanche soggetta a contribuzione.
Abbiamo rilevato che diversi spostamenti di personale in realtà non ci sono mai stati e quindi abbiamo addebitato la contribuzione relativa, portando tutte le dimostrazioni con prospetti allegati ai vari verbali.
Ad ogni modo, tutti i verbali, tranne qualcuno che si è chiuso in maniera positiva per l’Istituto, sono ancora oggetto di vertenza giudiziaria; aspettiamo gli esiti.

NAPOLITANO
Nel secondo infortunio mortale del ragazzo slovacco Ivan Ciffary, gli ispettori INAIL hanno riscontrato questa anomalia, un eccesso di ore lavorate. Ciò può voler dire tutto o niente.

PRESIDENTE
Rientra nel quadro.

NAPOLITANO
È uno degli elementi del quadro. Lavorare dodici ore su un ponteggio anziché otto è ben diverso.

PETRELLI
Signor Presidente, sono l’ispettore della vigilanza tecnica dell’Ispettorato del lavoro di Roma delegato per questa indagine dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, con una delega più generale sull’attività ispettiva all’interno della centrale di Torrevaldaliga; mi riferisco al cantiere della centrale. Collaboro dal novembre 2008 con il dottor Amendola (forse lei, Presidente, non lo ricorda, ma ci siamo già conosciuti nel 2007, con l’onorevole Rocchi, in occasione della predisposizione del Testo unico).
Il problema della centrale, come di qualsiasi appalto pubblico di dimensioni simili, è l’eccessiva frammentazione delle imprese che operano all’interno degli appalti. Il 95 per cento delle imprese ha meno di cinque dipendenti; abbiamo rilevato nel cantiere una media di 500 imprese, tra il 2008 e il 2009, per circa 3.500 dipendenti. Questa era la media giornaliera, che si è poi abbassata nel tempo, perché già nel giugno-luglio 2009 è stata consegnata un’altra caldaia, che è andata subito in produzione e l’energia è stata messa immediatamente in rete. A questo punto il numero dei dipendenti è calato. Il problema nell’attività di cantiere, come hanno poco fa illustrato i colleghi dell’INAIL e dell’INPS, è che diventa molto complicato coordinare l’attività di sicurezza; è assolutamente impossibile.
Nonostante ciò, l’attività di vigilanza, sia dell’Ispettorato che della ASL (che ha collaborato con noi da subito sotto l’impulso del dottor Amendola), ha portato a una notevole diminuzione degli infortuni all’interno del cantiere, un quinto in un anno. Quando siamo arrivati abbiamo trovato ditte ed imprese di tutti i Paesi: tedesche, inglesi, irlandesi, giapponesi e cinesi. Il contesto era di enorme complessità, tenendo conto che ci trovavamo di fronte, come già sottolineato, a strumentazioni e attrezzature di tutti i tipi. Io stesso ho fermato, ad esempio, sedici enormi autogru da 250 a 500 tonnellate (se andrete in cantiere, ve ne renderete conto; ve ne è una proprio a ridosso del luogo in cui è avvenuto l’incidente) in quanto violavano la normativa non avendo le istruzioni in italiano, essendo state acquistate in leasing in Lombardia e Piemonte da altre società svizzere, e il personale non era formato. La situazione di enorme complessità ha creato sicuramente delle difficoltà all’ENEL. Devo però rilevare che, per quanto riguarda l’ENEL, sia il responsabile del cantiere che il responsabile della sicurezza del cantiere hanno sempre collaborato con gli organi di vigilanza.

PRESIDENTE
Non abbiamo mai pensato il contrario.

PETRELLI
Vorrei aggiungere che la questione della centrale è differente.
Quanto è avvenuto in centrale è particolare, perché essa è stata consegnata recentemente. Personalmente, considero ciò che è accaduto in centrale più grave rispetto a quello che può accadere in cantiere, per il potenziale di rischio e per la complessità delle attività svolte. Ci tenevo a farle presente questo dato.

PRESIDENTE
È poco. A questo punto, aggiunga qualche altra considerazione.

PETRELLI
Quanto è successo in centrale è più grave perché, mentre nella realizzazione di un impianto così complesso c’è il problema del coordinamento delle attività con le varie imprese, in centrale abbiamo una ditta che fa la manutenzione e una ditta committente, quindi due o tre soggetti, non 1.306 aziende come nel cantiere.

PRESIDENTE
Lei ritiene quindi che ci sono delle precise responsabilità?

PETRELLI
Signor Presidente, sto seguendo le indagini e sono legato al segreto istruttorio. La mia riflessione è che in cantiere abbiamo individuato 1.306 aziende, mentre in centrale i soggetti...

DE ANGELIS (PdL)
Sono due.

PETRELLI
Chi chiede la manutenzione e chi la esegue.

DE ANGELIS (PdL)
Quindi la colpa è o di chi chiede la manutenzione o di chi la esegue.

PETRELLI
O di entrambi.

PRESIDENTE
Le vorrei far presente che, in caso intendesse rilasciare delle dichiarazioni, noi le potremmo anche secretare. Valuti se lo ritiene opportuno.

PETRELLI
La ringrazio, Presidente, ma preferisco concludere le indagini.
Conto di finirle con il collega entro due o tre settimane.

PRESIDENTE
Ci comunichi le conclusioni.

PETRELLI
Assolutamente sì.

NEROZZI (PD)
Vorrei chiedere al direttore dell’INAIL e a quello dell’INPS, che sono stati molto precisi, se nelle vostre ispezioni avete rilevato forme di caporalato – uso un termine arcaico – nei settori e nelle numerose imprese. In caso le aveste rilevate, potreste farci avere il materiale?

NAPOLITANO
Non ho dati da poterle fornire; devo verificare la documentazione. Considerando la situazione di grande complessità, il mio augurio è che la Commissione possa stimolare un rapporto più stretto e una maggiore collaborazione all’ente preposto. In realtà così complesse, sarebbe auspicabile creare un osservatorio in loco, sull’esempio di quanto ottenuto all’ILVA di Taranto e a Genova. L’INAIL è disponibile a realizzarlo.

CATALANO
In tutti i verbali controllati, l’INPS non ha rilevato fattispecie di questo genere, anche se le voci ci sono. Però è chiaro che...

NEROZZI (PD)
Per lei è più difficile.

CATALANO
L’accertamento non comincia dentro l’azienda, ma fuori dall’azienda: è questo il punto.

PETRELLI
Come già anticipato, stiamo ancora valutando i verbali delle ispezioni che abbiamo compiuto. Qualcosa è emerso. Qualora dovessero aversi delle risultanze in questo senso, le comunicheremo alla Commissione.


Audizione di rappresentanti della ASL RM F e dell’ISPESL



Intervengono il direttore della ASL RM F, dottoressa Nicoletta Pupp, e il tecnico della prevenzione, dottor Enzo Luciani.

PRESIDENTE
Do il benvenuto ai nostri ospiti. Come saprete, l’intervento della Commissione non è stato unicamente motivato dall’ultimo incidente mortale, ma da tutta una serie di incidenti che sono occorsi nella centrale. Considerato che in essa esiste una duplice realtà che è legata ad un’ulteriore trasformazione dell’impianto di produzione, vorremmo sapere quali sono le problematiche e le complessità esistenti e quali sono le vostre valutazioni. Vi chiediamo quindi di fornici delle indicazioni che possano essere utili al nostro lavoro.

PUPP
Signor Presidente, sono la responsabile del servizio dell’ASL RM F che si occupa della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
La centrale per noi è una realtà – come potete immaginare – molto impegnativa. Naturalmente il nostro impegno è rapportato alle forze che siamo in grado di mettere in campo per esercitare i controlli necessari. Seguiamo il cantiere dall’inizio e cerchiamo di farlo con continuità, visto che siamo l’organo di vigilanza che ha una sede territoriale e quindi abbiamo il maggior debito di vigilanza rispetto agli enti che vengono da fuori.
Per quanto concerne la nostra parte, faccio notare che nell’ultimo triennio abbiamo eseguito 547 sopralluoghi. Quindi, stiamo spendendo il massimo impegno perché ci rendiamo conto della complessità dei lavori e degli interventi richiesti. Naturalmente il nostro intervento ha guardato soprattutto alla sicurezza oggettiva, posto che un intervento più qualificato, finalizzato ad esaminare la progettazione e il cronoprogramma degli interventi, consideratane la complessità, avrebbe richiesto risorse umane superiori alle nostre disponibilità. Vi ricordo che effettuiamo questi controlli con un solo ingegnere (che, oltretutto, è competente sull’intero territorio dell’ASL), quattro tecnici e un chimico che si occupa dell’igiene industriale.
Ciò non toglie che, solo nell’ultimo anno, anche se l’area del cantiere si sta restringendo, abbiamo effettuato 180 interventi e stilato in media una quarantina di verbali. Rileviamo irregolarità in circa un quinto dei casi di intervento e queste riguardano prevalentemente la sicurezza oggettiva, ovvero la mancanza di parapetti, eventuali problemi nella circolazione, rischi di caduta dall’alto o altre carenze strumentali che possono ostacolare i lavori. Abbiamo toccato le tematiche più varie, in quanto abbiamo cercato di operare anche in connessione con la rappresentanza dei lavoratori per la sicurezza. Nell’anno passato abbiamo ricevuto, mi sembra, solo tre richieste ufficiali da parte della centrale e siamo sempre intervenuti puntualmente.
Il problema che è stato all’origine dell’infortunio – come ben sapete – non riguarda il cantiere, ma l’impianto. In realtà, la nostra attenzione ha cominciato ad appuntarsi solo ora sull’impianto, ma non ci siamo ancora impegnati a programmare un’attività di vigilanza. Abbiamo acquisito il documento di valutazione dei rischi e stiamo iniziando a esaminarlo. Potete immaginarne la complessità.

PRESIDENTE
Dottoressa Pupp, l’impianto produce energia già dal 2009.

PUPP
Certamente, ma la vigilanza sull’impianto – come ben sapete – non compete solo all’ASL, ma spetta ad una serie di enti che guardano alla sua sicurezza intrinseca e che vanno dall’ISPESL, all’ARPA e ai Vigili del fuoco. Vi è tutta una serie di controlli che vengono effettuati da questi enti.

PRESIDENTE
Anche da voi?

PUPP
La ASL deve controllare la sicurezza dei lavoratori addetti.

PRESIDENTE
Di questo stiamo parlando: è importante.

PUPP
È molto chiaro anche a noi, anche perché adesso stiamo cominciando a programmare una serie di controlli, ma – come può capire – per ora abbiamo dovuto dedicarci al cantiere, dal momento che le forze a nostra disposizione sono quelle che le ho detto.

PRESIDENTE
Forse quel territorio non è ben coordinato, perché anche gli ispettori del lavoro hanno competenza specifica sui cantieri.

PUPP
Gli ispettori del lavoro hanno collaborato con noi, ma sono intervenuti soprattutto per le inchieste infortuni e per attività di vigilanza di iniziativa, quella che si fa tutti i giorni. Noi siamo in cantiere ogni due giorni; questo genere di vigilanza non la fa l’Ispettorato del lavoro, ma la facciamo noi. Siamo noi ad essere regolarmente presenti. Le assicuro che il cantiere ha richiesto un impegno straordinario, perché quattro persone per controllare 3.000 addetti sono poche ed è necessario girare per il cantiere tutta la giornata. Per il momento non abbiamo forze da spostare sull’impianto.

PRESIDENTE
Ne prendiamo atto, dottoressa Pupp. Non siamo ancora riusciti a fare la moltiplicazione delle persone. Cosa siete intenzionati a fare ora?

PUPP
Come ci era chiaro ancor prima di questo episodio, porremo molta attenzione sulle attività manutentive, perché stiamo esaminando il sistema di gestione della sicurezza dell’ENEL. Ovviamente, quando si parla di formazione o di sistemi gestionali della sicurezza, la centrale ENEL, dal punto di vista formale, è sempre molto ben dotata. Veniamo messi di fronte ad autentiche montagne di documentazione, ma vogliamo anche testare queste procedure fino all’ultimo gradino.
L’ENEL segue una sua procedura per garantire la gestione della sicurezza fino al momento in cui il lavoro viene affidato materialmente nelle mani delle ditte in appalto. Vogliamo arrivare a testare questa procedura fino in fondo per vedere se realmente non siano rilevabili momenti di caduta di impegno reale. Indubbiamente, la ditta appaltatrice cui vengono affidati dei lavori deve essere informata in dettaglio dei rischi cui si espone; non deve trattarsi solo di un’indicazione di massima, come a volte vi è il rischio che accada. L’operaio cui viene affidato un certo lavoro deve conoscere esattamente a quali rischi va incontro.
Abbiamo previsto di fare questi controlli su tutte le procedure e almeno sugli interventi di manutenzione programmata più importanti, in rispondenza ai nostri compiti e alla nostra volontà di fare.

NEROZZI (PD)
Vorrei chiedere se sia possibile accertare se i lavoratori dell’impianto, compreso l’operaio che purtroppo è deceduto, abbiano seguito corsi di formazione sulla sicurezza.

PUPP
Per quanto riguarda la specifica del fatto avvenuto, esso è attualmente oggetto di indagine. Il collega che mi ha accompagna è il tecnico impegnato nell’indagine presso la Procura. In linea di massima, le procedure di formazione, almeno quelle generali, sono piuttosto accurate, comprese quelle dell’ENEL.

NEROZZI (PD)
Dai documenti dell’ENEL risulta così, ma sarebbe interessante sapere se le abbia rispettate in questo caso.

PUPP
Se non lo avesse fatto, sarebbe un grosso problema.

NEROZZI (PD)
A me risulta che non lo abbia fatto.

LUCIANI
Sono tecnico della prevenzione con qualifiche da ufficiale di polizia giudiziaria. Come ha detto il collega dell’Ispettorato del lavoro, assieme al quale siamo intervenuti immediatamente, stiamo acquisendo gli atti e presto arriveremo a delle conclusioni.
Da trent’anni, assieme alla dottoressa Pupp, operiamo sulle centrali e generalmente le procedure classiche, come la messa in sicurezza o l’acquisizione degli atti, sono rispettate in pieno, ma come sempre avviene in caso di infortunio, o per leggerezza o per trascuratezza, qualcosa deve essere andato storto.

NEROZZI (PD)
L’operaio era dipendente dell’ENEL o della ditta appaltatrice?

PUPP
Della ditta appaltatrice.

NEROZZI (PD)
Se la formazione la fa l’ente e non la ditta appaltatrice...

LUCIANI
Ognuno deve fare la parte sua e non è la prima volta che questo succede. Ricordo che vi è stato un altro incidente mortale nella stazione ferroviaria di Civitavecchia: un operaio, con posizione analoga al quadro, è rimasto folgorato proprio perché qualche passaggio è venuto a mancare. Formalmente è tutto a posto.

PRESIDENTE
Poi ci scappa il morto, il che è meno «formale».


Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali



Intervengono per la RdB Civitavecchia, il signor Roberto Bonomi, per l’UGL, segreteria Roma e Lazio, la signora Costanza Di Lella, per la CISL, segreteria Ust-Cisl Roma, la signora Elisabetta Falcone, per la CGIL, il segretario generale Roma e Lazio, signor Claudio Di Berardino, e il segretario FIOM regionale, signor Canio Calitri, per la UIL, Uilcem Civitavecchia, il signor Gizio Pucci.

PRESIDENTE
Do il benvenuto ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Vorremmo conoscere da voi, in quanto voce importante, non solo gli elementi che hanno determinato l’ultimo grave infortunio mortale, ma più in generale quali siano le problematiche relative al tema della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro all’interno della centrale, sia in riferimento all’attività riguardante il cantiere, sia in riferimento all’attività di produzione di energia.

BONOMI
Signor Presidente, rappresento la RdB. Innanzitutto, siamo molto soddisfatti dell’odierna audizione da parte della Commissione che, tra l’altro, avevamo sollecitato già in occasione del primo infortunio mortale, purtroppo senza esito. Dobbiamo dire, con uguale franchezza, che siamo effettivamente un po’ stanchi di parlare di sicurezza. Può sembrare una contraddizione, ma dopo tre morti sul lavoro e centinaia di denunce formalmente inoltrate ad organi ispettivi e a tutti i livelli istituzionali, dopo due consigli comunali aperti e un’interrogazione parlamentare, e dopo due o tre convegni sul tema, fa male tornare sul tema della sicurezza in cantiere.
Stiamo parlando di temi ampiamente noti a tutti da molto tempo. Ricordo che già dopo l’incidente mortale occorso a Cozzolino (stiamo parlando ormai di tre anni fa) venne istituita una commissione sindacale, di cui conservo ancora i verbali, che mise nero su bianco tutti i limiti strutturali di quel cantiere, concepito con tecnologie di costruzione antiquate e con criteri di lavorazione in altezza, anziché per piani. I tempi di intervento sono stati molto ristretti e sono state impiegate centinaia di ditte contemporaneamente, spesso in azione verticale tra di loro. Sono proliferati i subappalti, il lavoro nero, il caporalato; la precarietà era dilagante.
Questi sono tutti i temi su cui non si è voluto intervenire e che sono stati messi nero su bianco. Mi chiedo cos’altro possa fare il sindacato. Peraltro, rappresentiamo in maggior parte lavoratori della centrale di produzione, più che operai del cantiere, ma quello di oggi appare sinceramente un intervento quasi fuori tempo massimo.
Per lo stesso motivo, non vorremmo intervenire neanche su un tema specifico che rappresenta un ulteriore fattore di rischio per i lavoratori: mi riferisco all’interferenza ad oggi esistente tra aree di cantiere e aree di produzione.
Viviamo una situazione molto singolare, dal momento che nella centrale coesistono impianti di produzione elettrica che vanno in esercizio e prevedono determinate metodologie di intervento e di lavoro, e aree di cantiere, dove le fonti di pericolo sono di tutt’altra natura. L’intersecazione tra questi diversi piani è, a sua volta, fonte di problemi. Vi sono impianti di cantiere che vanno a macchine rotanti, con parti chimiche e parti elettriche, e impianti di produzione che devono essere trattati in maniera molto diversa. L’interrelazione tra questi piani è anch’essa fattore di rischio.
Abbiamo denunciato questo aspetto, così come abbiamo denunciato i deficit della costruzione, perché anche essi sono un fattore di rischio. Voglio ricordare una vicenda emblematica: nel quarto gruppo della centrale di Torrevaldaliga Nord si è arrivati addirittura a riconsiderare tutto il sistema delle saldature – perché mal fatto – di parti che arrivano a temperature e a tensioni altissime. Stiamo parlando di una caldaia ultra super critica e dunque di lavorazioni malfatte che possono incidere sulla sicurezza.
Faccio presente che attualmente nell’impianto, sulle lavorazioni, sono previste oltre 700 non conformità. Quindi anche la qualità delle lavorazioni eseguite rappresenta un fattore di rischio che si aggiunge a quelli strutturali che ho già citato in precedenza. Vanno inoltre richiamati anche i deficit progettuali. Ovviamente ci sono delle indagini in corso sullo specifico incidente, ma mi sembra di poter dire che sull’impianto in cui è avvenuto l’incidente si erano formate incrostazioni di materiale: si tratta di un fatto che teoricamente non sarebbe dovuto accadere. C’è una tracciatura del calore che è risultata insufficiente ed è soggetta a interruzioni per guasto. Oltretutto, la valvola su cui si è intervenuti era posta a 12 metri di altezza anziché al piano terra, in cui le vie di fuga sono differenti. Questo è un esempio di quanto i deficit di carattere progettuale possono incidere sulla sicurezza.
Sto parlando dunque di aspetti molto complessi che si intrecciano tra di loro. Fatta tale premessa, vorrei sottolineare che non interverrò sulle questioni relative al cantiere e che i rappresentanti dei sindacati dei metalmeccanici, che parleranno dopo di me, sapranno specificare in maniera approfondita i punti critici che ho già evidenziato. Vorrei invece intervenire soprattutto sulla «questione ENEL», ovvero su quella parte di impianto attualmente già in produzione in cui è avvenuto l’incidente, facendo innanzitutto una notazione di carattere politico. Da quando l’ENEL è stata privatizzata le condizioni di sicurezza sono andate scemando in modo continuo. Il primo fattore da considerare, relativamente a un’azienda che aveva standard di sicurezza altissimi, è che oggi c’è molto meno personale dipendente dall’ENEL. Nonostante gli impianti oggi siano più vasti e più complessi, abbiamo proporzionalmente meno personale rispetto al passato, tanto nella parte di esercizio che in quella di manutenzione. Ciò produce un ricorso strutturale alle lavorazioni in appalto e fa sì che le condizioni di sicurezza cadano verticalmente, posto che stiamo parlando di personale mediamente assai meno qualificato e sicuramente molto più ricattabile, in quanto spesso si trova in condizioni di precariato. Innanzitutto si deve considerare questo dato occupazionale se si vuole raggiungere una condizione di sicurezza vera in un impianto di tale complessità e che comporta tali rischi. Una volta l’ENEL seguiva il concetto dell’autonomia operativa e aveva strutture di personale adeguate a gestire in autonomia l’intero impianto, utilizzando i lavoratori terzi delle ditte appaltatrici solo nelle punte di lavoro. Oggi il ricorso a questo tipo di appalti è la normalità, è diventato un fatto strutturale, e ciò abbassa verticalmente i livelli di sicurezza.
C’è poi il problema degli appalti, che vengono fatti in maniera molto frammentata, gruppo per gruppo e con una durata limitata: ciò fa sì che le imprese non abbiamo mai respiro e che la competizione al massimo ribasso sia fatta incidendo su fattori che invece andrebbero tutelati, come la ricerca della sicurezza o le condizioni salariali e contrattuali. Con queste modalità di appalto le imprese locali non hanno la possibilità di «respirare» e di acquisire le risorse necessarie per investire in sicurezza, in qualificazione, in attrezzature e nel futuro: anche questo è un fattore che abbassa verticalmente le condizioni di sicurezza.
Sempre limitandomi alla questione ENEL e quindi alla parte in esercizio, va evidenziata la presenza di notevoli carenze. La stessa sicurezza si svolge da decenni in fasi temporali diverse: i lavoratori della parte di esercizio spesso svolgono le sicurezze nel periodo notturno e poi passano le informazioni al personale dell’orario diurno. Questa trasmissione di informazioni è segnata negativamente dalla mancanza della compresenza dei diversi operatori. Per quanto riguarda la vigilanza, la struttura interna e di centrale è praticamente ormai relegata a funzioni prettamente burocratiche: non abbiamo più vigilanza sul campo, a differenza di quanto avviene nel cantiere, in cui ci sono operatori che continuamente circolano e rilevano le varie inosservanze. Oggi la struttura, per quanto riguarda la produzione, svolge prettamente lavoro su carta. Mancano dunque ispettori ENEL che controllino le attività.
Allo stesso modo, segnalo che non vengono svolti controlli seri né standardizzati. L’ENEL, se non sbaglio, adotta un sistema di gestione della sicurezza conforme alla normativa europea, ma a valle di questa qualificazione non abbiamo mai avuto un’attività di outing da parte di ispettori certificati esterni, paragonabile a quella eseguita in materia ambientale. Non vengono eseguiti controlli di questo tipo, nemmeno sul piano interno: non risulta che vengano compiuti controlli a campione sugli orari di lavoro, né sui costi per la sicurezza. Se si parla con i lavoratori delle ditte appaltatrici si scopre che spesso non hanno neanche i dispositivi di protezione individuale (DPI) per compiere le proprie attività e che sono informati dei rischi di cantiere in modo insufficiente, spesso solo sulla carta. Troviamo infatti ragazzi al primo giorno di lavoro che vengono messi a lavorare sugli impianti; questa cosa non è tollerabile, è fonte di rischio e produce infortuni.
Vogliamo quindi sottolineare la necessità di una rivisitazione complessiva del sistema della sicurezza. Oggi rileviamo specifiche mancanze: in termini generali il discorso sarebbe molto lungo e articolato, ma ci limitiamo a fornirvi degli elementi che possono colpire la vostra attenzione.
C’è, ad esempio, un sistema di interfono assolutamente insufficiente e carente. Immaginate l’importanza che può avere un semplice strumento come l’interfono in un impianto in cui si può creare una emergenza complessiva, visto che abbiamo situazioni di grande pericolosità. Oggi questo strumento è largamente insufficiente e le stesse radio che vengono fornite agli operatori spesso non hanno campo, cosicché gli operatori si trovano nell’impossibilità di comunicare continuativamente con la sala manovra e con coloro che dirigono le attività dei macchinari. Rileviamo carenze anche per quanto riguarda l’impianto antincendio. Non sappiamo infatti se esso è stato consegnato e collaudato, nonostante vi siano gruppi in fase di produzione e nonostante vi sia la presenza di carbone, di olio combustibile e di metano. Potrei continuare parlando delle vie di fuga, che spesso sono ostruite in maniera strutturale e di tanti altri fattori. Pensate a quanto può essere importante in un impianto del genere la squadra di emergenza: ebbene è sempre la stessa, a differenza di quanto impone la legge, e non è affatto dimensionata – come invece vuole il Testo unico – sulla base del numero delle persone presenti. Dunque, la stessa squadra di sicurezza interviene sia che siano presenti 20 persone, come accade durante i turni notturni, sia che ve ne siano 500, 600 o 700, come accade durante l’attività giornaliera. Questi sono fatti di una gravità estrema, che abbiamo denunciato ripetutamente.
Desidero dunque sollecitare alcune iniziative: ovviamente per noi i controlli sono basilari ed è importante che gli organi ispettivi lavorino in forma coordinata – lo abbiamo chiesto più volte – e che siano presenti su questo territorio. Tutte le esperienze nazionali e internazionali indicano infatti che il coordinamento degli organi ispettivi è un fattore in grado di moltiplicare la capacità investigativa. Vorrei soprattutto richiamare la vostra attenzione sul fatto che questa città, nella sua interezza, presenta dei livelli di rischio che devono essere presi in considerazione dal Parlamento e dagli organi istituzionali. Purtroppo da decenni siamo noti in tutta Italia per i livelli di inquinamento presenti nel nostro territorio. Questa città viene comunemente classificata come «a rischio ambientale». Capite bene che le attività produttive di cui parliamo sono fonte di inquinamento, ma anche fonte di problemi per quanto riguarda la sicurezza delle lavorazioni e la gestione delle emergenze, in una città in cui sono tra l’altro presenti transiti turistici e di merci di grandissimo livello. Desidero dunque sollecitare un’attenzione per l’intero territorio, da cui possa discendere l’attribuzione di risorse, l’applicazione di una normativa come quella derivante dalla cosiddetta direttiva Seveso, dotazioni infrastrutturali sanitarie, di pronto soccorso, di vigili e di enti ispettivi adeguate alla situazione che viviamo in questo territorio, in cui si convive giornalmente con livelli di rischio alti e inaccettabili.
Desidero, infine, lasciare alla Commissione un documento che abbiamo scritto su questi temi, che riporta gli stessi argomenti che vi ho illustrato ma in modo più articolato. Vi ringrazio di cuore per il vostro intervento, che avevamo già sollecitato in occasione del primo dei decessi che purtroppo hanno colpito la nostra città.

DI LELLA
Anch’io desidero evidenziare che la presenza della Commissione rappresenta un segnale importante: si tende infatti a considerare l’infortunio o la morte sul lavoro come eventi privati, riguardanti il solo nucleo familiare del lavoratore, mentre noi siamo convinti e sosteniamo con forza da anni che l’infortunio e la morte sul lavoro rappresentano un lutto pubblico e un lutto sociale. In queste situazioni è dunque importante che le istituzioni «si facciano vedere» e prendano una posizione critica.
Per questo apprezziamo il fatto che la Commissione sia presente, così come apprezziamo le dichiarazioni del presidente della Provincia e del presidente della Regione e la presa di posizione del sindaco di Civitavecchia.
Va infatti lanciato un messaggio forte, in cui si dica che le ragioni della sicurezza devono essere superiori a quelle dell’economia e ad ogni discorso relativo ai costi della sicurezza. La sicurezza non può avere un costo, perché la vita umana non è prezzabile. Di conseguenza, un’azione di sicurezza, di formazione, di dotazione di dispositivi individuali di sicurezza non può essere vista come un costo per l’impresa.
Vorrei partire dalla questione delle condizioni contrattuali per arrivare al tema della sicurezza. Al di là delle responsabilità che verranno accertate dall’indagine in corso, il nostro timore è che nel caso in cui vi siano contratti di appalto o di subappalto per cui varie società sono in concorrenza tra di loro si crei un meccanismo di gara basato sul massimo ribasso.
Per vincere le gare al massimo ribasso, infatti, su qualcosa bisogna risparmiare e il timore è che si vada a risparmiare proprio sui diritti e sulla sicurezza dei lavoratori. Un altro timore è che nel caso in cui vari datori di lavoro – come l’ENEL e le varie società di manutenzione – debbano interfacciarsi tra loro nel medesimo luogo di lavoro non venga adeguatamente valutato il rischio interferenze ed essi tendano a comportarsi come isole a sé stanti, senza la volontà o la capacità di capire che cosa accade quando i vari dipendenti si interfacciano. Non vorrei assolutamente assistere nei prossimi giorni ad uno scarico di responsabilità tra chi dice: «È un tuo dipendente e alla sua sicurezza ci dovevi pensare tu» e chi risponde: «No, l’impianto è tuo e tua è la colpa, perché il tubo doveva essere libero e non lo era».
Vorrei che venisse invece accettato il concetto di responsabilità condivisa: quando accadono eventi di questo genere, oltre alla responsabilità giuridica, che dovrà essere accertata, c’è anche una responsabilità morale che bisogna prendere in carico. E credo che i committenti – in questo caso l’ENEL – la debbano prendere in carico già nel momento in cui bandiscono una gara d’appalto e aggiudicano una commessa. Non può passare il messaggio secondo cui deve necessariamente aggiudicarsi l’appalto l’impresa che fa pagare al committente la cifra più bassa. Bisogna comunque valutare le condizioni lavorative e di sicurezza dei dipendenti della società a cui viene ceduto il servizio.

FALCONE
Signor Presidente, la ringrazio a nome della CISL Roma per la convocazione, che ci consente un momento di ulteriore riflessione circa la situazione della centrale di Torrevaldaliga, in cui si è registrato purtroppo un ennesimo grave incidente, il terzo in pochi anni. Ad oggi, la situazione della centrale è alquanto articolata e complessa, perché interagiscono due realtà: una fase di cantiere, in stato di ultimazione, e una fase di produzione. Temiamo a volte che la fase di ultimazione venga troppo accelerata, causando una mancanza di attenzione alle norme di sicurezza.
Inoltre, le misure di sicurezza dovrebbero essere estese anche nelle realtà limitrofe, al di fuori del cantiere, ad esempio alla Tirreno Power.
Essendo in corso indagini, anche di natura giudiziaria, circa le cause che hanno determinato l’incidente, sarebbe conveniente attenderne l’esito senza entrare nel merito. In ogni caso, evidenziamo che la centrale di Torrevaldaliga ha una lunga storia, caratterizzata anche dal costante impegno del sindacato e delle confederazioni CGIL, CISL e UIL sul problema della salute e della sicurezza dei lavoratori impiegati. Tale impegno si è tradotto in vari accordi, il più importante dei quali è quello del marzo 2005, ossia dal momento della riconversione della centrale da gas a carbone, soprattutto in considerazione della presenza di numerosi lavori in appalto (all’epoca circa 3.000, distribuiti in 175 ditte in appalto).
Novità importante di tale accordo è stata l’istituzione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza nei cantieri (i cosiddetti RLSC) nonché, anticipando il Testo unico del 2008, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del sito produttivo. Come sindacato chiediamo – e l’abbiamo più volte riproposto all’ENEL nell’ultimo periodo – che tale figura venga estesa anche alla parte della centrale dedicata alla produzione e venga notevolmente potenziata, al fine di creare un coordinamento sulla sicurezza delle attività complessivamente svolte. L’accordo del 2005 si indirizzava soprattutto al discorso del cantiere, ma adesso abbiamo bisogno di rivederlo per considerare anche la fase della produzione; l’ultimo incidente è infatti avvenuto proprio in tale fase. Da un po’ di tempo le organizzazioni sindacali stanno chiedendo l’estensione della figura del rappresentante di sito anche alla produzione; la consideriamo una richiesta molto importante.
Risulta comunque difficile per il sindacato arginare il fenomeno degli infortuni in presenza di appalti così frammentari, in cui interagiscono anche elementi estranei alla gestione della sicurezza, quali i rapporti economici tra imprese, i pagamenti delle ditte appaltatrici e quant’altro. Il sistema degli appalti tende ad abbassare i costi, generando un tipo di produzione a più alto rischio, dove talvolta gli imprenditori riducono le tutele dei lavoratori o violano le norme, mentre le aziende più virtuose vengono espulse dal mercato perché non competitive. A tale riguardo, vorrei ricordare che il piano di sicurezza della Provincia di Roma del 2010, a seguito del lavoro svolto con le organizzazioni sindacali, tende a dare un contributo per l’affermazione della cultura della sicurezza, indicando la necessità di eliminare gare al massimo ribasso, di effettuare un costante monitoraggio sul rispetto delle regole e della sicurezza in tutti i cantieri, di svolgere corsi di formazione ed informazione per gli immigrati, di promuovere campagne di sensibilizzazione nelle scuole.
I problemi della centrale si riscontrano in tutta la Provincia di Roma: a Pomezia, in questi giorni, si è purtroppo verificato un altro incidente mortale sul lavoro (che ha riguardato un operaio della Ecosystem), ponendo il problema della sicurezza su un piano di vera e propria emergenza.
Proprio questo è il punto che desidero sottolineare alla Commissione: il problema della sicurezza nella Provincia di Roma rappresenta un’emergenza. Dobbiamo fare in modo che vi sia più sicurezza, al di là del discorso relativo alla centrale, in cui ciò è sicuramente necessario nella fase di produzione e in cui ci sono i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e i rappresentanti di sito (soprattutto nel cantiere). Il problema a cui sto facendo riferimento è fondamentale in tutta la Provincia. C’è necessità di una presenza continua (a partire dai responsabili delle aziende che devono accettare l’azione asfissiante del sindacato nei luoghi di lavoro) e di una maggiore autorevolezza ed efficienza degli interventi da parte di tutti gli organismi preposti. È necessario che vengano potenziati i servizi di prevenzione e controllo e, contemporaneamente, venga migliorato il livello di coordinamento ed intervento tra di essi, perché il diritto alla salute è costituzionalmente garantito e non c’è tutela della salute se non si garantisce la sicurezza e il benessere nei luoghi di lavoro.

DI BERARDINO
Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare lei e tutti i componenti della Commissione per la sollecitudine con cui siete intervenuti in questa occasione. Sono il segretario generale della CGIL Roma e Lazio; sono con me, considerato che siamo di fronte ad un sito abbastanza complesso, i rappresentanti della camera del lavoro di Civitavecchia e le categorie della FIOM degli elettrici, del commercio e degli edili.
Quanto si è verificato alcuni giorni fa rappresenta l’ennesimo incidente: abbiamo infatti calcolato che, negli ultimi nove giorni, a Roma e nel Lazio, ogni trenta ore si è verificato un incidente sul lavoro; alcuni di essi sono stati, purtroppo, mortali. L’audizione odierna si svolge pertanto in un contesto che ha le caratteristiche illustrate, che vanno al di là di Civitavecchia, anche se indubbiamente oggi dobbiamo partire proprio da questa città e da Torrevaldaliga.
Parliamo di un sito, com’è noto a tutti, la cui responsabilità è in capo all’ENEL, in quanto soggetto responsabile dell’intera area. Nel 2005 i sindacati (CGIL, CISL e UIL) avevano siglato unitariamente un accordo con ENEL per affrontare il tema della sicurezza nel luogo di lavoro in questa complessa realtà. Il suddetto protocollo prevedeva una serie di impegni, tra cui un osservatorio sulla sicurezza con il sindacato confederale, nonché l’impegno da parte dell’insieme di aziende che svolgevano le attività ad avere un rapporto continuativo e costante con le rispettive categorie. Quest’ultimo aspetto ha funzionato pochissimo. Quanto al tema dell’osservatorio sulla sicurezza, ad onor del vero, per la parte relativa alla costruzione del cantiere, quella su cui è stato siglato l’accordo con ENEL Power a cui ha fatto riferimento in precedenza la CISL, si è avuta nel corso degli anni una formazione continua del personale impiegato. Purtroppo, le cronache ci dicono che gli incidenti non sono mai mancati, nonostante la formazione intervenuta nel corso degli anni.
L’esplosione di tale fenomeno si è avuta nel momento del passaggio dalla fase di cantiere a quella della produzione e di esercizio. È proprio in tale stadio che i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, che pure sono stati individuati e che hanno operato all’interno del cantiere, non hanno avuto la stessa possibilità di accesso, di confronto e di controllo in tutto il sito produttivo, soprattutto nella parte relativa all’esercizio.
Nel suddetto passaggio, in cui l’ENEL ha utilizzato decine e decine di piccole e piccolissime aziende per svolgere operazioni di manutenzione, non si è assicurata quella sicurezza e quella formazione che pure andavano garantite.
Pensiamo, inoltre, che debbano essere sottolineati alcuni limiti che hanno concorso a determinare gli incidenti. Indubbiamente, ci troviamo di fronte ad una sovrapposizione di lavorazioni nel passaggio da una fase all’altra. Non tutte le piccole aziende rispettano i contratti collettivi nazionali (mi riferisco alla presenza di aziende metalmeccaniche, edili e di servizi).
Intendiamo poi rimarcare la fretta con cui vengono eseguiti i lavori, e quindi le richieste che la stessa ENEL può fare alle ditte che debbono svolgerli. Per rimanere nei tempi previsti, può anche accadere che i lavoratori siano costretti a lavorare qualche ora in più rispetto alla norma: che gli straordinari siano pagati o meno, si determina comunque un allungamento dell’orario di lavoro. Un ulteriore tema concerne i ribassi. Credo di non sbagliare se affermo che in tale contesto vi sono stati ribassi che vanno dal 50 all’80 per cento, pur di aggiudicarsi un lavoro. Per reggere la concorrenza, si scarica tutto sul costo del lavoro, sui lavoratori e sulla loro sicurezza. Emerge poi il tema della precarietà del lavoro, perché alcune lavorazioni vengono eseguite da persone con contratti a tempo determinato, che lavorano per un periodo, lasciano e poi vengono riprese. In questo modo, ricevere aggiornamenti e formazione con la necessaria continuità diventa oltremodo difficile. Credo di non esagerare nel dire che qui si annidano fenomeni di caporalato, soprattutto nel caso di persone non italiane che vengono coinvolte nelle fasi di lavorazione.
Il sindacato si domanda costantemente che cosa può fare in più rispetto a quanto già viene fatto per ridurre i rischi nei luoghi di lavoro.
A tal proposito, vorrei denunciare anche in questa sede, ci abbiamo già provato in tante occasioni (a Torrevaldaliga e in molti altri siti produttivi che coinvolgono più settori), la difficoltà del sindacato ad avere rapporti con i lavoratori, perché questi ultimi, una volta che le imprese sanno della loro iscrizione, vengono in qualche modo tenuti d’occhio. Ciò rende complicato poter discutere con loro, dare le informazioni ed offrire elementi e nozioni per quanto riguarda il lavoro, i diritti e quant’altro.
Dal punto di vista della produzione, per la parte che compete all’ENEL, vorrei sviluppare un ragionamento sulle cosiddette procedure, dal momento che da nessuna parte vengono annotati gli interventi posti in essere precedentemente da altre ditte o da singoli lavoratori, cui poi si succedono altre ditte e altri lavoratori. Non c’è alcuna continuità e non vi è memoria scritta di quello che è stato fatto un minuto prima: ne risulta che il lavoratore che subentra ad un altro non sa bene che cosa sia realmente accaduto nel precedente intervento e ciò può essere all’origine di incidenti.
Per quanto concerne i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, è realmente necessario definire in tutto il sito la loro presenza, affinché siano liberi di confrontarsi, ragionare, ispezionare e chiedere interventi sull’intera area. Chiaramente gli RLS devono essere adeguatamente formati, perché siamo di fronte ad un impianto complesso. È chiaro che un RLS che proviene dal settore edile o metalmeccanico deve essere formato per poter rappresentare un impianto che ha particolari caratteristiche.
Questo è un altro aspetto su cui si deve intervenire.
Vi chiediamo se potete fare qualcosa – non so se ci è consentito, ma lo chiediamo anche a voi – in ordine al generale clima di allentamento delle regole che si registra ovunque, anche nella centrale di Torrevaldaliga Nord. Vi chiediamo di intervenire altresì sul fronte nazionale, affinché possano essere riportate le responsabilità in capo a coloro cui spettano.
Non si può assistere ad una deregolamentazione e a una deresponsabilizzazione continua dei titolari delle aziende. Se tutto viene demandato ai lavoratori la situazione è davvero complessa.
Il tema dei controlli è fondamentale, ma anche in questo ambito si continua a tagliare: vi sono meno ispettori del lavoro e meno dipendenti delle ASL che fanno sopralluoghi e le piante organiche dell’Ispettorato diminuiscono sempre più. Vi riporto un dato: nel 2009 le ispezioni hanno riguardato appena il 2 per cento delle aziende di Roma e del Lazio. Comprendiamo tutti che ciò significa poter ispezionare la stessa azienda dopo dieci o 15 anni, il che effettivamente è un danno.
Vi è poi il tema del presidio. Sarebbe opportuno, in una condizione come l’attuale, dare vita ad una task force (non so se sia il termine esatto) costituita ad INAIL, INPS, ASL ed Ispettorato del lavoro: un insieme di soggetti che possano opportunamente presidiare i siti più complessi, come quello di Torrevaldaliga Nord. Talvolta, anche solo il sapere che è possibile ricorrere ad un soggetto che, laddove necessario, può fornire un aiuto o un’informazione o fare un controllo immediato può servire a ripristinare un insieme di regole e norme utili a salvaguardare le vite umane e alla qualità dell’attività lavorativa.
Vi ho già risposto sul massimo ribasso. Sono queste le criticità che oggi ci sentiamo di sottoporvi ringraziandovi nuovamente per l’attenzione.

PUCCI
Signor Presidente, intervengo in rappresentanza della UILCEM di Civitavecchia e sono accompagnato dai metalmeccanici e dagli elettrici del sito di Torrevaldaliga Nord. Qui a Civitavecchia abbiamo vissuto la riconversione di un impianto complesso che funzionava ad olio combustibile. Nel 2005 abbiamo raggiunto un accordo molto avanzato dal punto di vista della sicurezza che ha visto la nascita, ancor prima delle previsioni del Testo unico, degli RLS territoriali e ha consentito la costante presenza, in particolare all’interno del cantiere, di operai con un ruolo di supervisione e controllo. Abbiamo sperimentato per la prima volta il superamento della figura del coordinatore all’esecuzione con la nascita dei coordinatori di area, con responsabilità di coordinamento delle attività lavorative. Il sito di Torrevaldaliga Nord è stato una palestra, i cui risultati più importanti sono stati successivamente estesi a tutti gli impianti.
Oggi dobbiamo prendere atto con amarezza del fatto che dal 2005, anno d’inizio delle attività di riconversione, ad oggi vi sono stati ben tre morti e un quarto mancato (soltanto il brillante e rapido intervento della squadra di emergenza ha consentito che quest’ultimo operaio, colpito da un coma elettrico molto grave, fosse riportato in vita). L’impegno collettivo mostrato da parte delle organizzazioni sindacali, dell’ENEL e di tutte le imprese è stato notevole, ma i risultati, a mio avviso, non sono brillanti. Purtroppo qualcosa è venuto a mancare. È bene che la Commissione d’inchiesta analizzi e valuti determinati aspetti, perché salvare anche una sola vita è importante. Oggi avete analizzato i fatti da un punto di vista oggettivo, raccogliendo gli elementi forniti dalla magistratura che si occupa delle indagini e confrontandovi con i rappresentanti degli ispettorati che sono stati all’interno del sito di Torrevaldaliga Nord. In quest’ultimo sono intervenute ben due task force dell’Ispettorato del lavoro che hanno bloccato i cantieri e condotto verifiche sistematiche. Come organizzazione sindacale, vorremmo sapere quali sono stati i risultati di queste ispezioni, perché non ne abbiamo mai avuto riscontro. Sarebbe opportuno sapere che ritorno vi è stato a seguito della chiusura dei cancelli della centrale nel 2008 e nel 2009, se tutti i contratti erano reali e se gli operai che si occupavano della manutenzione erano realmente manutentori oppure operai part-time, pagati per lavorare cinque ore. Voi avete la possibilità di verificare tali aspetti.
Un altro aspetto che è stato segnalato anche dagli altri rappresentanti sindacali è la brillantezza dell’operato degli RLS di cantiere, le cui figure sono state poi recepite dal Testo unico. Sono costoro la chiave di volta e l’anello di collegamento tra gli operai delle varie imprese e microimprese che lavorano ormai costantemente in tutti gli impianti. Tra breve partirà l’impianto di Porto Tolle che è gemello a quello di Torrevaldaliga Nord e in cui vi sarà la stessa riconversione a carbone. Credo che lì si presenteranno gli stessi identici problemi. Per evitare di essere testimoni di altre morti sarebbe il caso di affrontare da subito, facendo tesoro delle esperienze positive e negative del sito di Torrevaldaliga Nord, anche la riconversione dell’impianto di Porto Tolle, in provincia di Rovigo.
Non voglio aggiungere nient’altro rispetto a quanto hanno detto le organizzazioni sindacali che mi hanno preceduto. Devono essere valutati con attenzione gli aspetti della sicurezza, soprattutto dal punto di vista della formazione. In questo ambito, nel cantiere è stato fatto moltissimo: a livello di statistiche, gli operai che avevano seguito corsi di formazione si sono infortunati in misura inferiore al 50 per cento rispetto a coloro che non erano stati formati. La formazione quindi è un’importante chiave di volta.
Come sindacato ci sentiamo di chiedere un aumento delle attività di formazione a tutto il personale del cantiere e dell’impianto produttivo dell’ENEL.

PRESIDENTE
Vorrei sottolineare una sua richiesta specifica: avere contezza delle due grandi operazioni che sono state condotte il 18 dicembre 2008 e il 18 dicembre 2009. Speriamo di avere notizie in merito e di farvele pervenire.

PUCCI
La ringrazio.

NEROZZI (PD)
Vorrei rivolgere due domande. Vi risulta che almeno una parte, che reputo considerevole, il 10-12 per cento e forse più di lavoratori del sito, facesse degli orari spropositati e fuori da ogni norma, compreso il sabato e la domenica? La seconda questione è la seguente: il lavoratore che purtroppo è morto aveva fatto corsi di formazione?
Che cosa vi risulta?
Sugli appalti e sul caporalato avete già fornito delle risposte, di cui prendiamo atto.

CALITRI
Signor Presidente, intervengo in rappresentanza della FIOM Lazio. Sulla questione del caporalato, i sindacati FIM, FIOM e UILM hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica.

NEROZZI (PD)
Siamo stati informati di questo e dell’inchiesta che è stata aperta.

CALITRI
Rispetto alla questione dell’organizzazione del lavoro e degli orari, questi ultimi non sono contrattuali, tant’è vero che chiederemo come metalmeccanici un’ispezione del Ministero del lavoro proprio su questo cantiere. Spesso gli operai lavorano 12-14 ore, anche il sabato e la domenica. Alla sua precisa domanda rispondo che è vero che ci sono lavoratori di molte aziende che lavorano in questo modo e che spesso sono a paga globale.

NEROZZI (PD)
Siccome si parla sempre male dello Stato, le comunico che almeno due enti statali, il Ministero del lavoro e mi pare l’INAIL, hanno già fatto delle ispezioni accertando queste cose.

CALITRI
Rispetto alla domanda se il lavoratore avesse fatto corsi di formazione sulla sicurezza, questo non ci risulta.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per la collaborazione. Se dovessero emergere elementi aggiuntivi, siete pregati di trasmetterceli.


Audizione di rappresentanti dell’ENEL



Intervengono in rappresentanza dell’ENEL il direttore dell’unità di business Torrevaldaliga Nord, ingegner Ivano Ruggeri, il legale della divisione generazione ed energy management, avvocato Eugenio Vaccari, il responsabile esercizio, ambiente e safety, ingegner Francesco Sotgiu, il responsabile relazioni sindacali, dottor Salvatore Gulì, ed il responsabile affari internazionali nazionali, dottoressa Raffaella Poggi D’Angelo.

(I lavori proseguono in seduta segreta).


Audizione di rappresentanti della ditta «Mario Guerrucci» e della ditta «Tecnostrutture Srl»



Intervengono per la ditta «Mario Guerrucci», il legale rappresentante dell’azienda, avvocato Andrea Mirali, il responsabile del servizio prevenzione e protezione, dottor Vincenzo Apicella, ed il capocantiere, signor Christian Calvanese, per la Tecnostrutture Srl, il legale rappresentante dell’azienda, avvocato Roberto Sorbo e il responsabile per la sicurezza, ingegner Emiliano Perticarà.

PRESIDENTE
Ringraziamo gli auditi per la loro presenza: se avete elementi da aggiungere, da specificare o da chiarire rispetto a quanto è stato detto in precedenza ve ne saremo grati.

SORBO
Signor Presidente, sono l’avvocato Roberto Sorbo e rappresento la «Tecnostrutture Srl».

PRESIDENTE
La rappresenta in che modo?

SORBO
La rappresento in quanto sono il difensore nominato nel procedimento penale, anche a carico. Vorrei fare una precisazione in relazione a questo aspetto.

PRESIDENTE
La Commissione desidera audire i dipendenti, i titolari e i responsabili dell’azienda: non siamo istruendo un processo.

SORBO
Intervengo solo per una precisazione, perché la società che rappresento in quel giudizio non era l’affidataria del lavoro di manutenzione che è stato eseguito. Quindi, la presenza mia e della società che rappresento è finalizzata ad una posizione di garanzia. Avendo ricevuto la convocazione per l’audizione odierna, abbiamo comunque deciso di far presenziare anche l’addetto alla sicurezza, l’ingegner Perticarà.

PRESIDENTE
Cominciamo dal principio: dobbiamo audire la «Ditta Guerrucci» e la «Ditta Chiodi». Lei chi rappresenta?

SORBO
Rappresento l’azienda del signor Chiodi, che impropriamente è stata individuata come ditta individuale. Il signor Chiodi è titolare della «Tecnostrutture Srl» e l’invito odierno è stato formulato a tale società.

PRESIDENTE
Dunque, lei intende sollevare un’eccezione formale?

SORBO
Assolutamente no: sono qui insieme all’addetto alla sicurezza solo per dire che il signor Chiodi, che è l’amministratore della «Tecnostrutture Srl», non aveva l’affidamento di quel lavoro di manutenzione.

PRESIDENTE
Il lavoro non era affidato alla «Tecnostrutture Srl», dunque.

SORBO
Il lavoro era affidato alla «Ditta Guerrucci».

PRESIDENTE
Uno dei lavoratori coinvolti nell’incidente però è in carico alla «Tecnostrutture Srl».

SORBO
Esattamente, uno dei lavoratori è in carico alla «Tecnostrutture Srl», ma non in relazione all’affidamento di quel lavoro: era lì solo per recuperare uno strumento.

PRESIDENTE
Questo aspetto verrà verificato in altra sede.

SORBO
La mia è una presenza di garanzia: per quanto il signor Chiodi, in rappresentanza della società «Tecnostrutture Srl», possa essere investito dalle indagini, certamente non potrà esserlo in relazione all’ipotesi per cui è stata formulata l’informazione di garanzia.

PRESIDENTE
Non siamo venuti qui solo per questo.

SORBO
Infatti siamo presenti, pur non riconoscendo una responsabilità per il verificarsi dell’evento, che purtroppo si è verificato.

PRESIDENTE
La ditta del signor Chiodi, la «Tecnostrutture Srl», ha un dipendente che, nella circostanza, ha subìto un infortunio?

SORBO
Sì, un dipendente è rimasto infortunato.

PRESIDENTE
Questo è il motivo per cui è stato chiamato: non è stata fatta alcuna attribuzione di responsabilità.

SORBO
La mia era solo una precisazione.

PRESIDENTE
Lasci stare le precisazioni, avvocato. Nessuno ha pensato che fosse responsabile di un altro infortunio. Si vedrà in sede giudiziaria chi è responsabile, non in questa sede. La società è stata chiamata solamente perché un altro lavoratore, oltre a quello più sfortunato che è morto, è stato coinvolto in questa vicenda. Ripeto il concetto: vorremmo sapere se la «Ditta Guerrucci», dalla quale dipendeva il lavoratore morto, ha elementi che ci possono aiutare a fare chiarezza su questo argomento o meno.
Dunque, avvocato Sorbo, la ringrazio se vorrà congedarsi dall’audizione: se vuole può rimanere l’addetto alla sicurezza della società «Tecnostrutture Srl», oppure può anch’egli decidere di andar via.

(L’avvocato Sorbo e l’ingegner Perticarà lasciano la sala).

APICELLA
L’evento ha toccato profondamente la ditta Guerrucci, un’impresa con 130 dipendenti, presente da quarant’anni sul territorio ed accreditata presso l’ENEL. Vi racconterò un episodio. Venticinque anni fa ebbi modo di visitare il magazzino della ditta Guerrucci e, io che vendevo materiale antinfortunistico ed antincendio, mi sentii vera- mente piccolo: in quel magazzino c’erano – e ci sono – dispositivi di protezione individuale, strumentazioni di monitoraggio e di controllo delle condizioni di sicurezza ed attrezzature all’avanguardia. Credo che la Guerrucci sia la più grande impresa di Civitavecchia. Il conduttore è una persona di ottantacinque anni, di grande esperienza, a cui tutto si può rimproverare fuorché di aver lesinato qualcosa che riguardava la protezione individuale dei lavoratori.

PRESIDENTE
Le vorrei rivolgere subito una domanda, perché per il resto, essendo noi convinti di parlare tra persone perbene, nessuno mette in discussione nulla. Il lavoratore rimasto vittima dell’infortunio mortale ha ricevuto un adeguato corso di formazione per questo tipo di attività?

APICELLA
Ha partecipato a molti incontri formativi.

PRESIDENTE
Dobbiamo essere precisi, perché si può anche partecipare a un incontro formativo per altri incarichi. Secondo lei, quel lavoratore era formato per il compito che ha svolto?

APICELLA
Ho cominciato a svolgere l’incarico di RSPP dell’impresa Guerrucci nel mese di aprile 2009. Il primo aspetto a cui abbiamo messo mano è stata la formazione dei lavoratori. Siamo riusciti a fare il 90 per cento della formazione; non c’è stato il tempo materiale di finire l’operazione, anche se era pressoché conclusa. Uno dei pochi lavoratori a cui non è stato erogato un corso di formazione secondo i crismi è appunto l’operaio deceduto.

DE ANGELIS (PdL)
Quindi non era formato.

PRESIDENTE
La ringrazio per l’onestà.

NEROZZI (PD)
E per la correttezza.

APICELLA
Noi facciamo degli incontri formativi. Si partecipa a molti incontri formativi, però...

PRESIDENTE
È stato chiaro. Perché quando ci si vuole propinare la documentazione...

APICELLA
Non si è fatto in tempo a completare la formazione.

DE ANGELIS (PdL)
Quella persona lavorava da sei anni per la ditta. Di cosa si occupava, di manutenzione?

APICELLA
Faceva parte delle squadre di manutenzione, per cui ruotava su diverse posizioni. Eseguiva le lavorazioni consuete della ditta Guerrucci, quindi pulizie e quant’altro.

NEROZZI (PD)
Però non sono tutte uguali.

APICELLA
Ce n’è una miriade.

PRESIDENTE
E lì nasce il discorso della formazione.

APICELLA
Tant’è vero che dal 20 marzo 2010 avevamo inserito nella ditta Guerrucci una SPP, con un giovane ingegnere della sicurezza, per cominciare a seguire fisicamente tutte le lavorazioni e fare una formazione mirata per squadre. Questo è ciò che faremo, purtroppo dopo l’evento.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per la collaborazione.
Dichiaro concluse le audizioni previste.
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Fonte: Senato della Repubblica