SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»



Lunedì 15 marzo 2010

Audizioni svolte presso la Prefettura di Reggio Calabria



Presidenza del presidente TOFANI

INDICE

Audizione di rappresentanti del Consorzio E.R.E.A. (affidatario di I livello), della Eurofin spa, della società Europa 92 e della Edilniti srl (affidatario di II livello)
Audizione di rappresentanti dell’Ufficio provinciale del lavoro, dell’INPS, dell’INAIL e dell’ASP 5
Audizione di rappresentanti del contraente generale SA-RC s.c.p.a.
Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali
Audizione di un rappresentante dell’ANCE
Audizione di rappresentanti dell’ANAS
Audizione dei sostituti procuratori della Repubblica titolari delle indagini
Audizione di rappresentanti della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, dei Vigili del fuoco e della Guardia di finanza
Audizione del vice sindaco di Reggio Calabria e di rappresentanti della Regione e della Provincia


Audizione di rappresentanti del Consorzio E.R.E.A. (affidatario di I livello), della Eurofin spa, della società Europa 92 e della Edilniti srl (affidatario di II livello)



Intervengono: per il Consorzio E.R.E.A., il dottor Roberto Marandola, presidente consiglio direttivo e legale rappresentante, e il geometra Antonio Fiorenzo; per la Eurofin spa, la dottoressa Giuliana Penna, amministratore unico; per la società Europa 92, l’ingegner Alessandro Santini, direttore tecnico; per la Edilniti srl, il signor Giuseppe Tinnirello, legale rappresentante, e il signor Nicola Tinnirello, capo cantiere.

PRESIDENTE
Rivolgo anzitutto un saluto ai nostri ospiti.
Questa Commissione ha l’esigenza di dare una risposta ai tragici eventi verificatisi, a distanza molto ravvicinata l’uno dall’altro, presso Gioia Tauro e, più generale, di capire bene qual è l’organizzazione della sicurezza dei cantieri in riferimento ad una serie di elementi, quali l’attento rispetto della prevenzione, gli orari di lavoro e le difficoltà intrinseche nella realizzazione di ogni opera.
Vorremo capire se tutto questo c’è stato o quali difficoltà si sono incontrate nel definire in modo più corretto gli elementi di sicurezza. Vorremmo avere informazioni in merito, al di là dell’indagine della procura: il magistrato inquirente fa il proprio percorso, mentre il nostro obiettivo (pur avendo la nostra Commissione poteri identici a quelli della magistratura) è capire, per fare in modo che anche da un punto di vista normativo e di buone pratiche si possano evitare gli infortuni e, in modo particolare, le morti sul lavoro.
Considerato che il settore dell’edilizia è purtroppo tra quelli che si contendono il primato degli infortuni e delle morti sul lavoro, stiamo cercando di approfondire tale tematica per vedere cosa possiamo fare dal momento che sussistono ancora elementi che ci suggeriscono di tenere altissima la guardia.
Nonostante l’impegno comune (delle rappresentanze sindacali dei lavoratori e datoriali, del Parlamento e del Governo) e la nuova normativa, che è ancora in corso d’opera, abbiamo bisogno di ulteriori elementi. Si tratta, quindi, di un’attività essenzialmente di indagine, tesa alla collaborazione, per acquisire elementi in riferimento a questi fatti drammatici.
Vi chiedo, pertanto, di fornirci un quadro della situazione e di sottolineare quali sono, secondo la vostra conoscenza, gli eventuali elementi di criticità che hanno potuto determinare gli eventi ai quali facciamo riferimento.

FIORENZO
Signor Presidente, sono il direttore di cantiere del Consorzio E.R.E.A. che è l’affidatario di primo livello del contraente generale SA-RC s.c.p.a. Il primo incidente riguarda un dipendente di una nostra impresa subappaltatrice, la Edilniti srl. L’operaio è caduto dall’alto e l’evento, per quanto ci è dato di capire dalle dinamiche che ci sono state spiegate, poiché non siamo sempre presenti sul posto di lavoro, sembrerebbe accidentale. I colleghi di lavoro hanno raccontato che erano stati adottati tutti gli elementi di sicurezza ma l’operaio si trovava in una posizione sbagliata, ovvero più alta rispetto a quella in cui si avrebbe dovuto trovarsi: ha scavalcato infatti un parapetto (che non era necessario per quel tipo di lavorazione, ma che si stava allestendo per un lavoro successivo chiamato, in gergo tecnico, getto della sella), da noi definito «maledetta spalla» essendo il luogo in cui sono avvenuti due diversi incidenti.
Il secondo evento, quello del 26 febbraio, ha riguardato un dipendente della Eurofin spa, una della società consorziate del consorzio stabile E.R.E.A.. In quel caso il dipendente stava manovrando con un joystick quella che in gergo tecnico è definita autopompa per il getto del calcestruzzo. Le attività di getto, casseratura e armatura erano state eseguite sempre dalla ditta subappaltatrice, la Edilniti srl. La dinamica dell’incidente sembrerebbe rinvenirsi nel cedimento di una parte del piano di lavoro dove era posizionato in quel momento l’operaio Salvatore Pagliaro. Abbiamo nominato due periti per verificare le cause che hanno portato a questo cedimento e che ora non riusciamo a valutare in quanto l’area è ancora sottoposta a sequestro. C’è stato confermato che giovedì ci dovrebbe essere un sopralluogo congiunto con il PM, il consulente tecnico di parte (CTP) e il consulente tecnico d’ufficio (CTU).

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Ci sono stati altri incidenti?

FIORENZO
Non ci sono stati altri incidenti, né mortali né di grande rilevanza. Tengo a sottolineare che 15 giorni prima si era svolta una lavorazione analoga a 50 metri di altezza. Si tratta di un’opera che richiede lo stesso tipo di lavorazione e che presenta le stesse caratteristiche geometriche.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Da varie indagini di cui ho letto sulla stampa, risulta che dal 2009 al 2010 ci sono stati altri incidenti non mortali all’interno del cantiere (ad esempio, quello che ha riguardato Gerace Salvatore, un operaio specializzato).

FIORENZO
Lei parla di incidenti riferiti al cantiere nel suo complesso, perché ogni affidatario è responsabile di una parte di lavoro.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Ci sono 2.200 operai.

FIORENZO
Parlo per la nostra area di lavoro e per le nostre attività in affidamento dal contraente generale. Sinceramente non posso conoscere le altre situazioni.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Mi spiega com’è organizzata la sorveglianza dei lavoratori? Lei ha detto che non potete essere sempre presenti, quindi vorrei capire come siete organizzati.

FIORENZO
Ci sono dei capicantiere e dei preposti alla sicurezza (che sono gli stessi assistenti di cantiere o capocantiere); c’è poi un organo di vigilanza costituito dalla direzione dei lavori, che nelle varie fasi lavorative e prima della fase conclusiva effettua una serie di controlli, chiamati in gergo tecnico, del ferro e delle armature. Dopo che si ha l’assenso da parte della direzione si può procedere al completamento, al getto o all’uso di una casseratura.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
In percentuale quanti operai avete?

FIORENZO
Il consorzio con le varie società conta circa 90 dipendenti.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Come vengono selezionati?

FIORENZO
In base alle loro attività ed esperienze lavorative.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Tutti hanno esperienza di cantiere?

FIORENZO
Gli operai vengono formati in cantiere attraverso corsi di formazione e riunioni di coordinamento nei casi di impiego in particolari tipi di lavorazione. Un lavoratore prima di entrare nel cantiere deve superare le varie fasi e le visite preventive fatte per verificare oltre all’esperienza lavorativa anche l’idoneità: potrebbe infatti essere un ottimo carpentiere che però soffre di vertigini! Una volta appurato questo, viene fatta la formazione, vengono consegnati gli indumenti di protezione individuale come le scarpe antinfortunistica, il caschetto, le cinture di sicurezza e tutto ciò risulta da dei verbali controfirmati.

PRESIDENTE
Indubbiamente c’è qualcosa che non ha funzionato, di cui dobbiamo parlare. Sono convinto che ciascuno di noi e ciascuno di voi vuole salvare la vita del prossimo, ma occorre capire cosa non ha funzionato: come mai questa piattaforma ha ceduto? Dai dati sembra che il lavoratore sia stato investito da qualcosa, altrimenti perché ha ceduto la piattaforma? Nel corso della mattinata ricostruiremo nel dettagli la dinamica dell’incidente. È preferibile, quindi, che ce li forniate subito, altrimenti saremo costretti a risentirvi. Noi dobbiamo concludere la missione con la piena contezza dei fatti: quando è caduto dall’alto il lavoratore era imbracato o no? Il responsabile della sicurezza chi è? I piani per la sicurezza cosa prevedono? Vi chiedo di fornirci queste informazioni. Ci sono giornalisti che ci hanno riferito di turni di lavoro che vanno dal mattino fino alla notte: bisogna capire se questo corrisponde al vero. La nostra azione d’indagine non è legata alle notizie della stampa, però le leggiamo.
Si riportavano dati che mostravano come la situazione fino a gennaio di quest’anno fosse abbastanza buona, dopodiché probabilmente c’è stata una riduzione dei soggetti addetti all’organizzazione della sicurezza nei cantieri. Se è così, perché ciò è avvenuto? Dobbiamo capire quante ore lavorano le persone. Abbiamo bisogno di questo dato, posto che abbiamo letto su alcune agenzie che si lavorava dalla mattina fino alla sera, sforando non le otto ore ma le 12. Occorre capire se le notizie dei giornali sono vere o se ci sono stati fatti eccezionali e perché ci sono stati. Dobbiamo entrare nel merito.
Ripeto, vi chiediamo, se potete, di entrare nel merito: come fa un soggetto a cadere dall’alto se è imbracato? Verosimilmente si è portati a pensare che non lo fosse, laddove avrebbe dovuto esserlo. Chi doveva controllare questo aspetto, al di là del fatto che il lavoratore ha scavalcato il parapetto?
Questo è un aspetto che verrà accertato dagli esperti di cui il magistrato si avvarrà. In poche parole, bisogna rispondere a un quesito: è vero che vi è un’accelerazione dei lavori di ammodernamento su questo tratto della superstrada che produce una riduzione delle garanzie di sicurezza? La risposta per noi è importante al fine di comprendere cosa sta accadendo. Infatti se questa accelerazione esiste è necessario trovare soluzioni che producano scelte diverse.
In conclusione, potete spiegarci perché, secondo voi, si sono verificati questi episodi? Con tutto il rispetto, altro non ci interessa, perché noi non siamo presenti sul cantiere e non possediamo elementi specifici relativi ad esso. Vorremmo altresì sapere chi è il responsabile della sicurezza.

TINNIRELLO Giuseppe
Presidente, per quanto riguarda l’incidente in cui ha perso la vita il signor Rocco Palumbo, posso affermare che quel tipo di lavorazione non prevedeva l’utilizzo della cintura di sicurezza, in quanto la postazione di lavoro era completamente recintata. Egli doveva, invece, indossare la cintura di sicurezza perché nel momento in cui è precipitato si trovava su un ponte in costruzione. Il punto però è che il Palumbo non avrebbe dovuto trovarsi lì in quanto sulla postazione da dove è precipitato i lavori si erano già conclusi. Le cinture di sicurezza erano sì disponibili sul luogo dell’incidente, ma dal momento che non mi trovavo vicino al signor Palumbo non ho potuto controllare se questi fosse salito sulla piattaforma senza indossare la cintura di sicurezza, che comunque, ripeto, per quel tipo di lavorazione non era obbligatorio indossare.
Ribadisco che non è dato sapere per quale motivo il Palumbo fosse salito su quella postazione, dove l’armatura oggetto della lavorazione era già stata completata.

PRESIDENTE
In effetti, se abbiamo ben compreso, il signor Palumbo è precipitato da un punto dove non avrebbe dovuto trovarsi.

TINNIRELLO Giuseppe
Esattamente, Presidente.

PRESIDENTE
In genere, la colpa è sempre del morto, questo si dice.

TINNIRELLO Giuseppe
Presidente, se lei avrà la possibilità di recarsi in loco (e, comunque, le foto scattate dopo l’incidente mostrano il luogo da cui l’operaio è precipitato), potrà constatare che l’armatura era stata completata. Quindi, noi non sappiamo perché il Palumbo fosse salito su quella postazione.

TINNIRELLO Nicola
Presidente, in qualità di capo cantiere, ero presente quando l’incidente si è verificato e confermo di non poter dare alcuna spiegazione dell’accaduto.

SANTINI
Presidente, in qualità di direttore tecnico della società Europea 92, desidero aggiungere che l’attenzione alla sicurezza da parte nostra c’è sempre stata e sempre ci sarà. Noi cerchiamo di pianificare ogni attività e di valutare tutti gli aspetti relativi alla sicurezza. Come ha detto il signor Tinnirello, purtroppo questa disgrazia si è verificata in una maniera inspiegabile: non riusciamo a comprendere perché l’operaio morto si trovasse in quella postazione.
Vorrei anche sottolineare alla Commissione che il secondo tragico evento si è verificato dopo che l’attenzione alla sicurezza era stata elevata in maniera esponenziale, nel senso che, a seguito del primo evento, tutti abbiamo cercato di fare un esame di coscienza per comprendere se avessimo omesso di curare qualche aspetto o se fossimo stati in qualche modo disattenti.
In questo processo è stato coinvolto il personale delle imprese subappaltatrici, di quelle affidatarie di primo livello, del Consorzio E.R.E.A. e del general contractor SA-RC s.c.p.a., affinché un evento del genere non avesse mai più a verificarsi. Ciononostante, fatalità ha voluto che esso sia accaduto nuovamente.

PRESIDENTE
Ingegner Santini, lei è in grado di descrivere la dinamica del secondo incidente?

SANTINI
Presidente, io non ero presente, ma posso senz’altro riferire lo svolgimento dei fatti. Al momento del secondo incidente, era in corso di esecuzione il getto della famigerata soletta dalla quale era precipitato il primo operaio. Praticamente, essendo ultimate le operazioni di posa ferro e armatura, si stava provvedendo a eseguire il getto di calcestruzzo, che era sostenuto da una struttura di castellatura. Tale piattaforma, che conteneva il getto, costituiva anche il piano di lavoro del lavoratore. A un certo punto, questa struttura è collassata e, purtroppo, il lavoratore che si trovava sul piano è precipitato, insieme al calcestruzzo, nel cavo della questa struttura.
Come ha detto il geometra Fiorenzo, anche noi vogliamo comprendere cosa è accaduto, tant’è vero che abbiamo richiesto al procuratore di poter accedere al luogo dell’incidente con un nostro perito, onde verificare le ragioni di un collasso che, in questo momento, sinceramente non riusciamo a comprendere.
A testimonianza della fatalità degli eventi, è emblematico che il secondo incidente sia accaduto dopo che tutti eravamo stati oltremodo coinvolti per fare in modo che eventuali falle del sistema, nel caso vi fossero state, non si presentassero nuovamente.

PRESIDENTE
In pratica, l’operaio morto aveva in mano la paletta per gettare il calcestruzzo?

SANTINI
No, aveva in mano la pulsantiera che comanda la betonpompa.

PRESIDENTE
Quindi, lei mi conferma che il signor Pagliaro non era l’operatore finale.

SANTINI
È esatto, Presidente.

PRESIDENTE
Da cosa era costituita questa piattaforma?

SANTINI
Il piano di lavoro era costituito da una struttura di sostegno in puntelli metallici. Questa struttura, formata appunto da puntelli, da un’orditura primaria di travi, da un’orditura secondaria di altre travi e da un paiolato di legno, si è purtroppo aperta ed è sprofondata.

PRESIDENTE
Siete riusciti a individuare le cause di questo collassamento?

SANTINI
No, al momento non ne conosciamo i motivi perché non abbiamo accesso alla spalla. Non siamo, quindi, in grado di dare una spiegazione, anche perché prima vogliamo poter effettuare delle verifiche sul posto, ad esempio ricostruendo la struttura stessa. Tant’è vero che il sopralluogo sul luogo dell’incidente da noi richiesto è stato posticipato a giovedì prossimo.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Ingegner Santini, vorrei conoscere il numero medio di ore lavorative del cantiere.

SANTINI
Gli operai lavorano otto ore, in linea generale. Ogni tanto fanno del lavoro straordinario, ma nel rispetto dei termini di legge.
Quindi, tutte le notizie riportate dalla stampa, che ho letto anch’io, non rispecchiano la realtà.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Dalla stampa, noi riceviamo notizia di un numero medio di ore lavorative giornaliere pari a 12.

SANTINI
Non è assolutamente così.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
È vero, però, che i cantieri sono aperti giorno e notte?

SANTINI
È vero, perché vi sono delle attività in sotterranea (come la costruzione di gallerie) che, per ragioni di sicurezza, devono svolgersi, necessariamente, senza soluzioni di continuità, nell’arco di 24 ore; addirittura, in taluni casi, devono svolgersi senza soluzione di continuità nell’arco di sette giorni su sette, proprio per ragioni di sicurezza. Le imprese, in questo caso, sono strutturate per coprire, in 24 ore, tre turni di lavoro.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
In questi cantieri lavorano circa 2.200 operai e le imprese interessate sono circa 120: ognuna di queste si occupa in proprio della tutela della sicurezza sul luogo di lavoro?

SANTINI
A monte è previsto un coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione (il cosiddetto CSE), appartenente alla struttura della direzione lavori, che sovrintende, in materia di sicurezza, tutti i lotti del macrolotto.
Al livello sottostante ci sono poi gli affidatari, a partire dal general contractor.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Qual è la società che presiede a tutte le altre?

SANTINI
La Cilento ingegneria, una società che ricopre il ruolo di direzione lavori e, al suo interno, comprende anche la figura del CSE.
Il general contractor, a sua volta, ha una propria struttura interna che prevede la figura del responsabile del servizio di prevenzione e protezione (il cosiddetto RSPP) e, a cascata, i vari affidatari prevedono le figure dei procuratori (nel nostro caso, questo incarico è ricoperto dal geometra Fiorenzo) e una figura specifica di RSPP. L’organizzazione specifica della nostra impresa prevede un RSPP aziendale ma, stante la natura particolare della nostra attività, per ogni unità produttiva (con unità produttiva intendendosi un cantiere), abbiamo nominato un RSPP preposto per singolo cantiere.

PRESIDENTE
Ingegner Santini, lei sta citando la normativa generale del settore, che noi conosciamo. La Commissione, e in particolare la senatrice Bianchi, desidera essere informata sul rispetto di questa normativa.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Presidente, volevo inoltre chiedere all’ingegner Santini se sia possibile fornire anche l’elenco dei responsabili.

MARAVENTANO (LNP)
Presidente, io desidererei sapere, invece, se esiste un piano relativo a questa piattaforma; se era stata già collaudata e se fosse riportato per iscritto l’avvenuto collaudo.
Ci sono documenti che possono testimoniare che quella piattaforma era pronta per essere calpestata ed il motivo per cui su di essa si dovesse svolgere un eventuale lavoro?

SANTINI
Non ci sono documenti formali.

PRESIDENTE
Quindi, non esiste collaudo.

SANTINI
No, ma bisogna dire che queste sono strutture standard, che presentano determinati schemi tipologici di realizzazione. Quindi, ogni tipologia di puntellazione prevede la posa in opera secondo un certo criterio e secondo un certo intervallo. Dobbiamo capire se effettivamente tutto questo è stato rispettato.

MARAVENTANO (LNP)
Ma chi lo deve capire? C’era un capo cantiere che seguiva i lavori. Qualcuno la responsabilità ce l’ha. Mi sembra strano che il capo cantiere non sappia quello che è successo: c’era la programmazione per quel tipo di lavoro e, di conseguenza, doveva capire se il lavoro era stato fatto bene.

SANTINI
Il capo cantiere della ditta Edilniti, interrogato...

TINNIRELLO Nicola
Per quanto riguarda quella lavorazione, si procedeva e diciamo che era terminata. Poi è accaduta la disgrazia di Palumbo e successivamente siamo stati sospesi per 15 giorni. Non abbiamo avuto il tempo materiale. È successo tutto di fretta.

MARAVENTANO (LNP)
Quindi lei mi sta facendo capire che c’è stata molta superficialità. Lei era in un periodo molto particolare, ma i cantieri vanno controllati.

TINNIRELLO Nicola
No. L’opera non era finita. È accaduta quella disgrazia e l’opera è stata ferma. Io ero a casa quando è ripreso il lavoro all’opera stessa. È successo tutto in un giorno.

PRESIDENTE
Per capirci, anche un palco costruito per la banda che suona in una cittadina va collaudato, pur essendo formato da parti che, di per sé stesse, dimostrano una certa sicurezza di tenuta dei musicisti.
Quindi è mancato questo, in effetti. Manca questa certificazione. Come lei ci ha rappresentato, le parti sicuramente erano adeguate per il piano di lavoro ma, come sa meglio di me per il mestiere che fa, una volta assemblate queste vanno collaudate.

SANTINI
Nello specifico l’opera, più che collaudata, doveva essere verificata.

PRESIDENTE
L’italiano ci fornisce gran scelta di parole. Diciamo che l’opera doveva essere collaudata.

SANTINI
Non collaudata, ma certificata.

PRESIDENTE
Certificata.

SANTINI
Il collaudo prevede una prova di carico.

PRESIDENTE
Andava certificato, perché può anche essere giusto...

FIORENZO
Ripeto che era stata fatta analoga spalla 15 giorni prima dall’altra parte.

PRESIDENTE
Può darsi che sia stata montata male, visto che c’è stato il collasso.

FIORENZO
Infatti, quello che adesso vogliamo cercare di capire, da parte nostra, è la motivazione.

PRESIDENTE
Bisognava capirlo prima. Andava verificato e certificato prima, perché alla fine c’è stato qualche punto dove magari gli elementi della struttura non si sono incrociati in modo adeguato (che non so esattamente come è fatta), e quindi la struttura ha collassato. Il problema è proprio questo. Ritorniamo allora al discorso iniziale: è la fretta che vi viene imposta dal rispetto dei tempi di consegna dei cantiere che può aver prodotto tutto questo?

SANTINI
La risposta implicita è in quanto, purtroppo, è avvenuto. Il secondo infortunio è accaduto quando tutti si sono focalizzati su quella parte d’opera per cercare di eliminare eventuali falle. Purtroppo io non posso dare una risposta precisa.

PRESIDENTE
Però lei non risponde alla domanda. Io sono convinto che i vostri sentimenti...

SANTINI
Le ho risposto. Purtroppo non posso dire altro in questa fase. Per me la struttura molto probabilmente era montata bene perché era stata fatta secondo...

PRESIDENTE
Adoperi il termine opposto: sicuramente era montata male, considerando che si è aperta e che è morta una persona.

SANTINI
Può anche darsi che ci sia stato un collasso, che ci fosse un difetto di qualche struttura. Non sono in grado di...

MARAVENTANO (LNP)
Ma è morta una persona!

TINNIRELLO Giuseppe
Signor Presidente, di quelle strutture ne abbiamo fatte un’infinità: stesso sistema, andatura principale e secondaria e poi intavolato con i pannelli doppi. Io faccio il carpentiere da 35 anni. Per noi doveva andare benissimo. Magari il legno di fuori era buono e all’interno c’era invece un difetto, ma questo non lo possiamo verificare.

MARAVENTANO (LNP)
Si doveva controllare prima.

PRESIDENTE
Ma ci hanno detto che non era di legno.

SANTINI
La puntellazione era metallica, poi c’è un’orditura.

PRESIDENTE
È chiaro.

MARAVENTANO (LNP)
Ma chi l’ha montata doveva essere esperto.

TINNIRELLO Giuseppe
Chi l’ha montata è un carpentiere specializzato.

MARAVENTANO (LNP)
Ma se c’è stato un cedimento e la colpa è del legno vuol dire che ha messo un legname...

TINNIRELLO Giuseppe
Quel legname non doveva troncarsi perché è un h=24 tralicciato. Difficilmente si doveva troncare. Magari c’era qualche difetto di fabbrica che visibilmente non si nota, sembra che il legno sia buono, invece collassa e non sappiamo perché. Per noi la struttura andava benissimo.

MARAVENTANO (LNP)
Ma è morta una persona!

PRESIDENTE
Basta così. Vi ringrazio per la collaborazione.


Audizione di rappresentanti dell’Ufficio provinciale del lavoro, dell’INPS, dell’INAIL e dell’ASP 5



Intervengono il dottor Placido Sciarrone, direttore ufficio provinciale dell’INAIL, il dottor Umberto Santo Valenti, direttore ufficio provinciale dell’INPS, il dottor Antonino Verduci, direttore ufficio provinciale del lavoro, il dottor Salvatore Gullì, commissario straordinario-dirigente area 1ª prefettura, e il dottor Giuseppe D’Angeli, direttore ufficio personale.

PRESIDENTE
Vi do il benvenuto e vi ringrazio per essere intervenuti.
La Commissione parlamentare è oggi presente per due motivi. Oltre a voler meglio capire che cosa è accaduto a Gioia Tauro in riferimento alle due morti che sono avvenute con cadenza molto ravvicinata, abbiamo anche l’obiettivo di capire se vi sono problematiche specifiche su questi cantieri e se negli ultimi tempi esse siano emerse con maggiore forza.
Vorremmo conoscere la vostra opinione su tutto questo, attesa l’attività istituzionale di prevenzione, controllo e sanzione che svolgono gli Istituti che rappresentate.
Vi chiedo quindi ciò che sapete con riferimento agli infortuni mortali in oggetto, ma anche al problema più generale della sicurezza, anche con riferimento all’eventuale lavoro nero o occasionale e ai reclutamenti giornalieri.
Il nostro obiettivo è altresì quello di comprendere il grado di specializzazione che possono avere questi operatori in cantieri dove indubbiamente la mancanza di una formazione adeguata può essere a volte causa di disgrazie.

SCIARRONE
Per quanto riguarda il mio Istituto, posso solo dire che in effetti negli ultimi tempi siamo stati investiti da questi infortuni mortali che sono accaduti nei cantieri dell’autostrada. Nel mese di febbraio c’è stato un terzo infortunio sulla strada statale n. 106. Quindi nel mese di febbraio l’INAIL è stata interessata da tre infortuni mortali. Dirò semplicemente che l’INAIL interviene, per il suo compito istituzionale, quando purtroppo accade l’evento.

PRESIDENTE
Mi scusi, quando si è determinato l’incidente sulla strada statale n. 106 e qual è stata la dinamica?

SCIARRONE
L’infortunio è accaduto l’8 febbraio. L’infortunato si chiamava Aldo Ferraro, nato a Tropea il 20 giugno 1977, residente a Zambrone, in via XXV aprile; lavorava alle dipendenze della ditta Torrente Menta dal febbraio 2008. Si stavano realizzando i lavori di scavo e, mentre scavava per la costruzione di una condotta idrica, gli è franato un muro addosso che lo ha seppellito ed è quindi morto.
L’altro infortunio mortale, avvenuto il 12 febbraio, ha coinvolto Palumbo Rocco, che lavorava presso la ditta Edilniti di Gela (era stato assunto il 21 gennaio 2010). Mi riferisco a quello che lei, signor Presidente, ha detto relativamente alla professionalità: era da pochi giorni che il soggetto lavorava alle dipendenze della ditta.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Cosa faceva prima questo operaio?

SCIARRONE
Non lo sappiamo. L’operaio è caduto da un’altezza di circa sei metri. Le indagini sono state svolte dai carabinieri della compagnia di Palmi e sono state acquisite tutte le dichiarazioni.
Questo è quanto ci è stato riferito dai nostri ispettori. Come dicevo, infatti, l’Istituto interviene successivamente al verificarsi dell’evento. Appena ho notizia di un incidente, provvedo ad inviare presso l’abitazione dell’infortunato o del defunto i nostri ispettori, accompagnati dai nostri assistenti sociali.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Mi scusi, ma so che, al di là di questi tre casi in cui purtroppo i lavoratori sono deceduti, ci sono stati altri casi – non pochi – di infortuni.

SCIARRONE
I dati sono quelli contenuti nel rapporto che presentiamo davanti al Presidente della Repubblica il 2 giugno di ogni anno nella Sala della lupa.
L’ultimo rapporto annuale si riferisce ai dati del 2008. Si parla dell’anno successivo perché i dati devono essere confermati: non tutti i casi denunciati vengono poi definiti positivamente con un indennizzo dell’INAIL; quindi, aspettiamo che i dati vengano consolidati. Ho portato dei dati consolidati al 31 ottobre del 2009 perché da tale data in avanti non esistono ancora dati consolidati. Ci sono stati parecchi infortuni mortali.

PRESIDENTE
Che trend c’è? C’è un aumento degli infortuni?

SCIARRONE
La tendenza è in diminuzione, ma è sempre un fenomeno abbastanza grave.

PRESIDENTE
È rapportato anche alle ore di lavoro?

SCIARRONE
Non ho un rapporto con le ore di lavoro. A Reggio Calabria nel primo semestre del 2008 ci sono stato cinque infortuni mortali; nel primo semestre del 2009 solo uno. In tutta la Calabria ci sono stati 14 incidenti nel 2008 e cinque nel 2009. Quest’anno siamo a quota tre nella Provincia di Reggio Calabria; la media è, quindi, in aumento.
L’Istituto interviene successivamente all’evento con tutta la sua struttura amministrativo-ispettiva per accertare le esigenze della famiglia. Abbiamo infatti liquidato il dovuto ai 30 superstiti.

PRESIDENTE
Direttore, questi aspetti li conosciamo. A noi interessa avere notizie precise su quanto ore al giorno lavorano gli operai.
Non mi parli del contratto di lavoro perché lo conosco e non mi interessa.
Vorrei sapere quante ore al giorno lavorano effettivamente. Questo lo chiederemo anche al responsabile dell’ufficio provinciale e dell’azienda sanitaria. Vogliamo sapere se i turni sono di otto ore o più, se ci sono state vostre verifiche e cosa avete colto. Questi aspetti sono per noi significativi perché la sicurezza sul lavoro è legata non solo all’impreparazione e all’assenza di una minima formazione in riferimento a quel lavoro ma anche al numero di ore di lavoro. Per esempio, i lavori che si stanno facendo in galleria sono ad orario continuato e, quindi, l’ufficio provinciale del lavoro ci dirà – se ha avuto modo di verificarlo – se i turni sono tre o se così non è. Dobbiamo conoscere questi elementi. Sappiamo qual è il vostro lavoro d’ufficio. Ci interessa capire, in base alle vostre conoscenze e alle vostre funzioni, gli elementi che emergono: quando è stato visitato – se lo è stato – da voi e da loro questo cantiere? Cosa avete notato nel cantiere di cui stiamo parlando, o in altri cantieri che non hanno vissuto lo stesso dramma? Vogliamo avere il quadro della sicurezza sul lavoro in questo settore e in questo specifico tratto di ampliamento dell’autostrada di competenza della Calabria.
Per il resto, sappiamo cosa fate e siamo sicuri che lo farete al meglio.

SCIARRONE
Nel corso dell’anno 2008 e 2009, dietro mia richiesta, abbiamo eseguito un accertamento presso tutti i cantieri dell’autostrada per verificare la sussistenza del rischio della silicosi con i nostri tecnici di Roma della CONTARP (la consulenza per il rischio delle malattie professionali) e abbiamo constatato che tutte le gallerie che si trovano nel tratto dell’autostrada sono soggette al rischio della silicosi. Le ditte hanno, di conseguenza, fatto ricorso all’Ispettorato del lavoro o direttamente al Ministero per il pagamento del tasso supplementare previsto per tale rischio.
Abbiamo provato statisticamente che alla fine dei lavori l’INAIL si trova sommersa da una serie di richieste di riconoscimento di silicosi da parte dei lavoratori addetti. I nostri ispettori di conseguenza hanno accertato i casi di tutte le maestranze addette esposte al rischio della silicosi e abbiamo richiesto i premi per questo tasso supplementare.

PRESIDENTE
Mi auguro che siano state fatte azioni di prevenzione.

SCIARRONE
Nel caso specifico l’INAIL non è assolutamente abilitata.

PRESIDENTE
Conosco queste problematiche. Siete voi che pagate, laddove si dovrebbe evitare di pagare nel senso che non dovreste avere problemi.

VERDUCI
Signor Presidente, non conoscevo l’oggetto specifico dell’audizione e quindi non sapevo se si riferisse ai lavori per l’autostrada. Si parlava genericamente di un’audizione per gli infortuni sul lavoro.
Pur non avendo adesso dei dati specifici da declinare, conosco perfettamente la problematica. Debbo aggiungere che c’è un gruppo interforze che opera presso questa prefettura e che periodicamente si riunisce e stabilisce di fare degli accessi specifici oltre che per la materia del lavoro anche per altre finalità. La problematica relativa alla costruzione dell’autostrada è oggetto di attenzione e di monitoraggio continuo da parte del gruppo interforze.

PRESIDENTE
Ci può fornire dei dati se li ha?

VERDUCI
Relativamente agli accessi fatti sull’autostrada nello scorso anno, ritengo che alcune di queste ditte siano state controllate, che siano state adottate delle sanzioni, che sono state regolarmente pagate.

PRESIDENTE
In riferimento a cosa?

VERDUCI
In riferimento alla polverosità, alla predisposizione di precauzioni per evitare frane e scivolamenti e di protezioni verso il vuoto.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Ci può far avere questi dati?

VERDUCI
Ripeto che non sapevo a cosa l’audizione fosse mirata, però vi farò sicuramente pervenire la documentazione. Relativamente alla problematica degli orari di lavoro, abbiamo avuto modo di rilevare che una ditta, che prospettava di articolare il proprio orario su tre turni, in effetti lo organizzava su due. I turni, pertanto, erano di 12 ore al giorno.
Abbiamo anche in quel caso provveduto a sanzionare facendo rientrare la questione. C’è stata qualche situazione di questo genere. Attualmente, poiché il monitoraggio viene fatto in maniera sistematica e le ditte sono obbligate a comunicare alla prefettura prima dell’ammissione al lavoro i nominativi di tutti i lavoratori, credo che queste procedure in qualche modo scoraggino certi comportamenti.
Il problema relativo agli interventi nel settore edile risente anche del fatto che le istituzioni preposte alla vigilanza sono in primis l’ASL e poi l’Ufficio provinciale del lavoro, come attività concorrente. Nel settore edile – e non in altri – siamo competenti in materia di sicurezza. Interveniamo eventualmente su richiesta dell’autorità giudiziaria; le richieste purtroppo sono numerose perché ogni denuncia di infortunio la cui prognosi è superiore ai 40 giorni viene inviata dall’INAIL all’autorità giudiziaria che spesso ci delega per effettuare delle indagini.

PRESIDENTE
Questi turni di 12 ore riguardavano i lavori in galleria o in superficie?

VERDUCI
Non sono in condizione di sapere se riguardassero una ditta che lavorava in galleria. Certamente si trattava di una ditta che lavorava su quel settore dell’autostrada.

PRESIDENTE
La invito cortesemente a mandarci un suo rapporto.

VERDUCI
Non c’è problema.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Indicando anche il numero di controlli che avete fatto.

VERDUCI
Con riferimento specifico ai lavori dell’autostrada posso dirle che abbiamo un sistema di monitoraggio settimanale e che abbiamo l’obbligo di inserire nel sistema tutte le visite che effettuiamo ed i provvedimenti conseguenti. Si tratta di dati che inviamo settimanalmente al Ministero e che, quindi, sono disponibili. Quest’anno credo che abbiamo fatto più di 20 sospensioni di attività non con riferimento all’autostrada, ma in generale, prevalentemente per lavoro nero.

PRESIDENTE
Quanti ispettori avete?

VERDUCI
Complessivamente la struttura ha 37 ispettori. Nel settore specifico ci sono cinque tecnici e sei amministrativi.
Vi è un problema di tipo logistico: se il personale non dà la propria disponibilità all’impiego di una sua autovettura, abbiamo difficoltà a raggiungere cantieri che sono dislocati in siti, come può essere l’autostrada, spesso privi di servizio pubblico. Anche questo va ad incidere sull’operatività e sulla possibilità di raggiungere tutti i luoghi del territorio.

PRESIDENTE
Quanti carabinieri del nucleo sono presso di voi?

VERDUCI
Tre.

VALENTI
Presidente, confermo che anch’io non conoscevo bene l’oggetto dell’audizione. A seguito di quanto ho appreso solo questa mattina, ho fatto svolgere una verifica sulle aziende coinvolte negli incidenti mortali. L’azienda Eurofin di Isernia, in base all’ultimo dato aggiornato al dicembre 2009, impiegava 69 dipendenti. Sembra che il signor Salvatore Pagliaro fosse da molto tempo dipendente di questa azienda.

PRESIDENTE
La prego di non impiegare il verbo «sembrare» con noi. Peraltro, noi prendiamo atto della sua affermazione, in base alla quale solo questa mattina avete avuto contezza del motivo della nostra venuta a Reggio Calabria.
La prego, comunque, di illustrare la sua relazione, anche se ci rammarichiamo del fatto che solo questa mattina abbiate saputo dell’audizione.

VALENTI
Io ho ricevuto la comunicazione la settimana scorsa, ma non conoscevo l’oggetto specifico dell’audizione.

PRESIDENTE
Almeno un po’ di curiosità poteva venirle, però.

VALENTI
Infatti, Presidente, io mi sono informato con i miei colleghi.
Per quanto riguarda l’altro lavoratore, il signor Rocco Palumbo, egli risulta essere stato assunto recentemente.

PRESIDENTE
A noi servono i dati. Cosa vuol dire che era stato assunto recentemente?

VALENTI
La data di assunzione è il 21 gennaio 2010. Dalla consultazione dell’archivio, risulta che l’ultimo rapporto di lavoro intrattenuto dal signor Palumbo era con l’azienda Melfer ed era durato fino a novembre 2008, con la stessa qualifica.

SCIARRONE
Presidente, nel rapporto dell’azienda si legge che il signor Pagliaro è stato assunto in data 30 ottobre 2009. Il rapporto di lavoro si intendeva instaurato a tempo determinato, per mesi uno e giorni due, e si sarebbe risolto, senza necessità di preavviso, in data 30 novembre 2009.

PRESIDENTE
La ringrazio, dottor Sciarrone, e rinnovo l’invito a inviarci questa documentazione, perché questi elementi ci servono.

VALENTI
Se desidera conoscere ulteriori dati, posso dirle che disponiamo di una forza ispettiva di 19 ispettori. Alcuni sono impegnati al di fuori del territorio regionale e altri, saltuariamente, sono assegnati nel territorio della provincia. Di fatto, manca un’azione di coordinamento sul territorio: questo è il dato sostanziale che bisogna sottolineare.
Il nostro Istituto agisce secondo un proprio piano nazionale. Questo piano nazionale è abbastanza stringente perché ha degli obiettivi di budget, di rapporti e di tipologie di ispezione che ciascun ispettore deve compiere nei vari settori di attività e, di conseguenza, lascia poco spazio all’iniziativa locale.
Questo spazio limitato, generalmente, è da noi utilizzato per compiere delle ispezioni straordinarie, ad esempio nel settore dell’agricoltura. In effetti, manca un’azione di coordinamento sul territorio, perché la carenza di ispettori, che affligge anche gli altri Istituti, spesso non consente di mettere in piedi azioni coordinate.
Dopo le vicende di Rosarno e dopo la riunione del Consiglio dei Ministri a Reggio Calabria, vi è stata una riunione presso la direzione generale dei servizi ispettivi del Ministero del lavoro e, a breve, si attiverà una task force regionale, con un piano di coordinamento della Regione Calabria, soprattutto nel settore dell’edilizia e dell’agricoltura.

PRESIDENTE
Dottor Valenti, è il decreto legislativo n. 81 del 2008 a prevedere tale coordinamento. Noi disponiamo di normative molto chiare in materia e, nelle more dell’approvazione del Testo unico, la legge n. 123 del 2007 aveva già conferito alle Province il compito di attuare questo coordinamento. Come legislatori lavoriamo su questo tema, ma abbiamo poi bisogno di ricevere una risposta dal territorio.
Queste leggi hanno dietro di sé anni di lavoro e di mediazione perché, come ben sapete, si tratta di materie concorrenti. Mettere insieme lo Stato e le Regioni è stata un’operazione molto complessa, ma l’abbiamo portata a compimento. Si consideri, poi, che noi abbiamo espresso il parere sul decreto legislativo n. 81 a Camere sciolte, con l’accordo di maggioranza e opposizione, per non perdere tutto il lavoro svolto. Se però sul territorio ancora persiste questa problematicità, tale circostanza obiettivamente crea delle difficoltà.

VALENTI
Presidente, io sto semplicemente rappresentando uno stato di fatto.

PRESIDENTE
Ed io la ringrazio, ma esprimo comunque il mio rammarico, anche a nome della senatrice Bianchi e della senatrice Maraventano, poiché le normative in materia sono in vigore da due anni. Quindi, da questo punto di vista, sarebbe opportuno che attivaste alcune iniziative.
Mi rivolgo soprattutto all’INAIL che ha questa competenza di controllo della documentazione (in modo particolare dell’INPS) e di contrasto nei confronti del lavoro sommerso e quindi potrebbe essere di aiuto su questo tema.

VERDUCI
In genere, però, riscontriamo la presenza del sommerso solo nelle piccole imprese. Non sono stati, invece, riscontrati episodi di lavoro nero nei grandi cantieri. Questi ultimi piuttosto sono interessati dalla presenza di imprese di altre Province e di grandi consorzi, nonché da lunghi periodi di cassa integrazione e di interruzione dei lavori.

D’ANGELI
Presidente, intervengo in qualità di direttore dell’ufficio personale della ASL. Con riferimento a quanto affermato da coloro che sono intervenuti precedentemente, io non sono in grado di dire nulla che possa interessare questa Commissione, perché è il Dipartimento di prevenzione (che comprende il Servizio di tutela della salute negli ambienti di lavoro) ad esercitare i controlli sulle aziende. Confermo, poi, che noi abbiamo ricevuto la convocazione a quest’audizione solo nel pomeriggio di venerdì e che non ne conoscevamo l’oggetto.

GULLÌ
Presidente, in qualità di commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale 5, ribadisco che abbiamo ricevuto notizia di questa audizione alle ore 14 di venerdì scorso, quando i nostri uffici erano già chiusi. Noi ritenevamo che l’oggetto della convocazione riguardasse, appunto, la prevenzione degli infortuni sul lavoro all’interno dell’azienda sanitaria, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008.
Per noi, il rispetto del Testo unico ha rappresentato una priorità sin dal momento del nostro insediamento. La Regione Calabria, però, non ci ha consentito di assumere personale ai sensi delle previsioni contenute in quella normativa. Nonostante avessimo avanzato la richiesta per assumere personale (anche ai sensi dell’articolo 15-septies del decreto legislativo n. 252 del 1992), in forza di una legge precedente possiamo assumere solo personale sanitario. Il nostro settore, pertanto, risulta completamente sguarnito.
Ad esempio, in relazione ad una vicenda risalente a circa cinque anni fa, relativa alle condizioni di alcune sale operatorie, abbiamo impiegato le poche risorse a nostra disposizione ma, nonostante ciò, proprio venerdì scorso ciascuno dei commissari dell’azienda sanitaria ha ricevuto una multa dell’ammontare di 7.500 euro. Il punto è che noi segnaliamo disfunzioni di ogni genere, ma poi non c’è nessuno che svolga le indagini conseguenti. Questa è la situazione che si verifica su di un tema così importante, al quale abbiamo dedicato tutta la nostra attenzione, avanzando decine di richieste alla Regione Calabria.

PRESIDENTE
Da dove origina questa sanzione amministrativa?

GULLÌ
Origina dall’ispezione relativa alle condizioni di alcune sale operatorie in alcuni ospedali della Provincia. Si tratta di strutture da dismettere ma che, per motivi politici, non siamo ancora riusciti a chiudere, nonostante versino in condizioni carenti, come documentato da articoli apparsi sui giornali, ad esempio relativamente al rapporto tra numero di infermieri e posti letto. Comunque, non riusciamo a chiudere tali strutture, che presentano situazioni di lavoro insalubri. Abbiamo cercato di ottenere risorse economiche per attuare degli interventi, ma le abbiamo avute solo due mesi fa. Quanto alla circostanza precisa della multa, già sei mesi fa avevamo sistemato la situazione ma, ugualmente, abbiamo ricevuto una sanzione amministrativa pari a 7.500 euro.
Pur avendo richiesto alla Regione Calabria, in virtù del succitato articolo 15-septies, di poter assumere personale non sanitario dedicato alla tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro, non abbiamo ricevuto l’autorizzazione per alcuna assunzione.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Dottor Gullì, lei sta quindi dicendo che nella provincia di Reggio Calabria non c’è personale della ASL dedicato alla tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro?

GULLÌ
Esiste il Dipartimento di prevenzione, ma la nostra intenzione era di assumere personale che si occupasse specificatamente di prevenzione sui luoghi di lavoro. Recentemente, siamo riusciti ad assumere il dottor Bovalino, ma solo perché questa richiesta risaliva ad anni addietro.
Il nostro obiettivo, invece, era istituire un ufficio apposito, dedicato esclusivamente all’adempimento degli obblighi di cui alla legge n. 81 del 2008.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Disponete di personale che espleta i controlli sanitari?

GULLÌ
C’è un dipartimento che si occupa di questi controlli. Al riguardo, ci riserviamo di stilare una relazione sull’argomento oggetto di questa audizione. Ribadisco ancora una volta, infatti, che non ne siamo stati informati ed inoltre, ritenendo che il tema di questo incontro fosse relativo agli infortuni sui luoghi di lavoro, su questo argomento ci siamo preparati.

D’ANGELI
Presidente, per quanto riguarda i controlli negli ambienti di lavoro esterni, il Dipartimento di prevenzione si occupa della tutela della salute della collettività nei luoghi di lavoro. Probabilmente, quest’ufficio potrà fornire informazioni più precise e noi ci faremo carico di sollecitarlo a predisporre una eventuale relazione.
Per quanto concerne la situazione interna all’azienda sanitaria, abbiamo istituito, proprio a seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 81 del 2008, una struttura per la tutela e la sicurezza degli ambienti di lavoro interni. Tale struttura è affidata, ai sensi dell’articolo 15-septies del decreto legislativo n. 252 del 1992, all’architetto Bovalino (che ha assunto l’incarico dopo le dimissioni del suo predecessore, l’architetto Cuzzola). Come affermava anche il dottor Gullì, questa Commissione comprenderà che un’azienda sanitaria che si sviluppa sull’intero territorio provinciale, che ha sette stabilimenti ospedalieri, sette distretti sanitari, quasi 4.000 dipendenti e comprende, nel suo organico, solo quattro tecnici della prevenzione, vive davvero una situazione di difficoltà. Comunque, in pochissimo tempo l’architetto Bovalino ha attivato una serie di momenti formativi, rivolti anche al personale interno, su tematiche specifiche. Noi daremo notizia di questo incontro all’architetto Bovalino e gli chiederemo di stendere una relazione sulla problematica della sicurezza del lavoro all’interno dell’azienda.
Per quanto riguarda gli infortuni occorsi negli anni ai dipendenti dell’azienda sanitaria (che accorpa due aziende sanitarie, quella di Palmi e quella di Reggio Calabria), l’infortunistica si aggira intorno al 5 per cento. È un’infortunistica molto varia, che comprende casi di puntura da siringa o di cadute
dalle scale, fino a distorsioni causate da movimentazione di carichi pesanti. Dall’inizio del 2010 fino alla data odierna, si sono verificati 28 casi di infortuni sul lavoro. Nel 2009, questi casi sono stati 180, mentre nel 2008 gli infortuni erano fermi a quota 164. Quindi, si registra un indice di crescita progressivo del numero degli infortuni. Probabilmente, ciò è dovuto al fatto che la grande maggioranza dei nostri dipendenti lavora su turni di 24 ore e che il turn over, come si sa, è bloccato. Per effetto del piano di rientro dell’azienda sanitaria di Reggio Calabria, infatti, le assunzioni sono bloccate e, nel corso di questi anni, sono state autorizzate solo assunzioni di personale sanitario. Quindi, probabilmente, c’è anche lo stress lavoro correlato.

PRESIDENTE
Dottor D’Angeli, la capisco, perché lei ci sta giustamente sottolineando le cose che non vanno. Saremmo ben felici di avere una relazione su questo aspetto.

D’ANGELI
Ho due relazioni.

PRESIDENTE
Questo ci darà la possibilità di promuovere delle iniziative.
Saremmo però altrettanto interessati a sapere se voi, come ASL, siete stati coinvolti sul cantiere del quale noi stiamo parlando.

D’ANGELI
Possiamo segnalarlo al Dipartimento di prevenzione.

GULLÌ
Faremo una relazione su questo argomento.

PRESIDENTE
A parte il tronco dove si sono verificati i due incidenti mortali nel giro di due settimane, vorremmo anche conoscere, in virtù della vostra competenza territoriale, le problematiche esistenti. Il nostro obiettivo è infatti quello di avere se non un quadro definitivo (in quanto si tratta di un mondo difficile e complesso da capire e da gestire), per lo meno degli elementi. Aspettiamo pertanto le vostre relazioni e ci scusiamo per questo contrattempo che è singolare, in quanto gli uffici della Prefettura conoscevano almeno da una settimana il tema specifico delle audizioni.

GULLÌ
A noi la comunicazione è arrivata venerdì 11 marzo, alle ore 14, quando gli uffici erano chiusi. Mi dispiace.

PRESIDENTE
Non ho motivo di non crederle.
È stata comunque l’occasione per incontrarci e per avere altri elementi che ci fornirete in seguito per iscritto.

SCIARRONE
Tengo a dire ho ricevuto la comunicazione il 10 marzo, quindi non l’ultimo giorno. Ho con me il fax della Prefettura.

PRESIDENTE
Cosa è riportato in questo fax?

SCIARRONE
«La Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro sarà a Reggio Calabria il 15 marzo prossimo venturo. Per incarico della citata Commissione, si comunica che l’audizione delle signorie loro è fissata il 15 marzo alle ore 10,30 presso i locali di questa Prefettura».

PRESIDENTE
Manca l’oggetto specifico della convocazione.

SCIARRONE
L’oggetto è: «Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro».

PRESIDENTE
Quindi generale.
Ad ogni modo, vi ringrazio e rimaniamo in attesa di notizie specifiche.


Audizione di rappresentanti del contraente generale SA-RC s.c.p.a.




Intervengono, per il contraente generale, SA-RC s.c.p.a, l’ingegner Antonio Picca, project manager, e l’ingegner Umberto Cardu, direttore cantiere di tronco.

PRESIDENTE
Vi do il benvenuto e vi ringrazio per aver accolto il nostro invito.
Vorremmo conoscere le vostre considerazioni in riferimento al problema che ha determinato la morte di due lavoratori. Ci interessano altresì eventuali considerazioni di più ampia portata sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.

PICCA
Sono responsabile di questo cantiere da settembre, ma vengo da un’esperienza di quasi 11 anni sull’Alta Velocità Roma-Napoli (faccio sempre riferimento a cantieri molto grandi). In generale, nell’ambito delle organizzazioni da contraente generale i cantieri sono abbastanza sicuri (parlo di un’esperienza vissuta in cantieri dove ci sono oltre 1.000 persone, quindi con estensioni notevoli). Purtroppo questa è una situazione particolare, anche per me che ho assistito a un incidente mortale, tra l’altro in una condizione che definirei non particolarmente rischiosa.

PRESIDENTE
Ingegner Picca, la invito ad entrare nel merito.

PICCA
Se si guarda al nostro cantiere, esso ha un’estensione e una difficoltà di esecuzione non indifferenti. Però, nello specifico, sono avvenuti due incidenti a distanza di pochi giorni in una situazione che – mi sento di dire – è quella di un cantiere civile di edilizia normale. Non so se avete conoscenze in materia, ma si tratta di una spalla, cioè di una struttura alta circa otto metri e, quindi, in condizioni di attenzione e di difficoltà.

PRESIDENTE
Quali sono le sue considerazioni?

PICCA
Viene da pensare che forse a volte nelle situazioni più semplici e lineari può esserci un calo di tensione.

PRESIDENTE
Cosa è successo secondo lei?

PICCA
A mio parere, nel caso del primo incidente si è trattato di una svista di quel poveretto che è morto, un operaio che stava lavorando su un piano in condizioni di particolare tranquillità. Probabilmente è scivolato: non si riesce a dare altra spiegazione, anche perché successivamente alla caduta si è trovato in una posizione sbagliata, nel senso che doveva essere da un’altra parte. Il secondo incidente ha delle caratteristiche diverse, nel senso che sicuramente c’è stato qualche problema sulla struttura di sostegno dove si stava effettuando il getto.

PRESIDENTE
È collassata.

PICCA
Mentre il primo è un vero incidente, nel secondo c’è qualche elemento che forse andava valutato meglio prima dell’esecuzione dei lavori. È anche vero che lì si stavano svolgendo delle attività già da qualche tempo ed era una fase lavorativa standard di non particolare rischio: nel nostro cantiere si fanno centinaia di lavorazioni di quel tipo.
Tra l’altro – è il discorso che facevo prima – dovete tenere presente che le strutture del contraente generale hanno un sistema di controllo molto elevato (ci sono cioè vari passaggi), tale da ridurre, di fatto, l’incidentalità in percentuale sulle ore lavorate; l’incidentalità è trascurabile per questi cantieri (non solo per questo, ma anche per altri di questo tipo). Quindi l’incidente è da attribuire alla disattenzione di qualcuno che in quel momento doveva essere deputato a fare un tipo di verifica prima dell’impiego. Questo è evidente; anche se non c’è stata la possibilità di accedere dopo fisicamente sul luogo (parlo a livello personale), da quello che si vede dall’esterno è chiaro che il ponteggio su cui si effettuava il getto non era stato fatto in maniera corretta.

PRESIDENTE
Per il primo caso lei ritiene che sarebbe stata necessaria la protezione dell’operatore attraverso una cintura? Mi riferisco al primo incidente, alla caduta dall’alto.

PICCA
Se si entra nel merito tecnico, per il tipo di lavoro e per come il lavoratore lo stava svolgendo, la cintura non era necessaria, in quanto il soggetto lavorava su un piano e non si doveva trovare dalla parte da dove è caduto. La cintura di sicurezza è sempre un elemento aggiuntivo però, secondo me, non era fondamentale nel caso in questione, anche se averla forse avrebbe aiutato.

PRESIDENTE
Avrebbe evitato.

PICCA
Sì, però non tutti i lavori in elevazione, fatti in quelle condizioni, ne prevedono l’uso, posto che potrebbe anche essere un intralcio.
Si deve ragionare con concretezza.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Si può pensare anche che il lavoratore avesse poca esperienza, nel senso che era stato assunto da poco tempo.

PICCA
No. Il lavoratore proveniva da una società che faceva pose in opera di acciaio e aveva lavorato sulla stessa spalla di viadotto che si trova a fianco: circa un anno prima aveva montato l’armatura dall’altra parte, a distanza di dieci metri. Quindi, la qualifica e la capacità del lavoratore erano ad hoc, anche se era stato assunto da pochi giorni. Era il suo mestiere.

MARAVENTANO (LNP)
Vorrei fare una domanda sul secondo incidente, con riguardo alla piattaforma. Mi chiedo come mai non ci siano dei registri sui piani di lavoro. Per quale motivo, alla fine, non si sa mai chi ha la responsabilità? Esistono dei registri?

PICCA
Usare il termine registri non è consono ad una situazione del genere. Questo è un cantiere che ha uno sviluppo e una difficoltà particolari rispetto ad un lavoro ordinario. Ci sono dei tipi di apprestamenti come carpenteria, quindi come casseratura (cioè quella che contiene l’acciaio e il calcestruzzo) che, in fase sia di esecuzione che di verifica, hanno delle forme molto forti, perché presentano un’alta percentuale di rischio. Faccio l’esempio delle pile dei viadotti: per una pila alta 90 metri di volta in volta, così come si va a sollevare il cassero, si procede con i getti; sono previste delle fasi di grossa attenzione e quindi di verifica.

MARAVENTANO (LNP)
Ma dove sono questi documenti? Dove sono state verificate queste cose?

PICCA
Nel caso specifico non c’è una verifica particolare relativa a quel tipo di carpenteria. Non esiste una specifica documentazione che attesti la verifica. Esistono una serie di documenti che normalmente, sempre nel caso specifico, fanno capo alla ditta affidataria. Noi abbiamo il ruolo di contraente generale e, tra l’altro, non abbiamo maestranze ed esecuzione di lavori in diretta. Il nostro è quindi un ruolo essenzialmente di coordinamento e di vigilanza, però non in modo sistematico.

MARAVENTANO (LNP)
Ma come fate a fare questa vigilanza?

PICCA
Cominciamo dalle origini: stipulato un contratto, quindi ottenuta l’autorizzazione dalla Prefettura, eccetera...

PRESIDENTE
Mi scusi, ma il problema è semplice: chi è preposto alla verifica? Nella fattispecie, ci sarà stato un responsabile che in qualche modo doveva garantire che quel piano di lavoro, dove poi il lavoratore è morto, fosse sicuro?

PICCA
Nel caso specifico, la responsabilità è in capo alla società che ha avuto l’affidamento di quel lavoro. In termini normativi, noi, in qualità di contraente generale, abbiamo affidato il lavoro a questa società, la quale poi aveva a sua volta subappaltato una parte del lavoro.

MARAVENTANO (LNP)
Non c’è un’organizzazione?

PICCA
L’organizzazione c’è.

CARDU
Vorrei fare un’osservazione. Stavano impiegando una cassaforma, un mezzo d’opera che non è una macchina e, pertanto, non è soggetta a direttive che prescrivono la compilazione di registri poi consultabili dal personale, ma un cassero come quelli che si usano per fare i solai delle villette. Si tratta, quindi, di un’attrezzatura molto banale. La legge oggi non prescrive che ci siano controlli per questo tipo di attrezzature perché sono standard e vengono vendute a catalogo e montate con uno schema di montaggio che qualsiasi operatore degno di tale nome sa seguire: non c’è bisogno di un progetto perché si deve seguire il libretto d’uso dell’attrezzatura.
Anch’io vengo da una realtà molto diversa: sono arrivato un anno fa; lavoravo sui cantieri dell’alta velocità in Toscana dove c’era un coinvolgimento pesantissimo del controllo esterno. Una delle cose che mi ha colpito quando sono arrivato in Calabria è stato non trovare mai in cantiere soggetti terzi che controllassero: tutti dobbiamo controllare, ma alla fine nessuno lo fa. Questo succede. Io sono direttore di cantiere e ho la qualifica di datore di lavoro dell’impresa affidataria; vorrei che mi si spiegasse come faccio a fare un controllo operativo come contraente generale. Non ha alcun senso: devo controllare io, deve controllare l’impresa affidataria, deve controllare il subappaltatore, deve controllare il coordinatore per la sicurezza; controllano tutti, ma alla fine manca l’elemento fondamentale.

MARAVENTANO (LNP)
Ci sono i capicantiere? Era stata controllata la base?

CARDU
La risposta alla sua domanda è che doveva controllare il capocantiere di chi ha montato, però nessuno lo ha fatto perché nessuno è tenuto. Probabilmente se ci fosse un clima di controllo esterno più virtuoso e ciascuno si sentisse più soggetto a verifiche che vengono da fuori le cose andrebbero meglio. Questo è il problema del subappalto in generale.
Abbiamo filiere con quattro o cinque imprese, ma il dato di fatto, nonostante ciascuno arrivi e produca le proprie attestazioni di qualifica, è che il valore delle imprese terminali che fanno questo genere di montaggio è molto basso: sono cottimisti travestiti da impresa. Esse producono effettivamente attestazioni SOA, ma alla fine non sono imprese subappaltatrici.
Una qualsiasi impresa appaltatrice, infatti, è in grado di dare del personale con preparazione tale per cui non ci sarebbe bisogno di controllare in quattro o in cinque il montaggio di una struttura semplice. Dall’altra parte, infatti, sono state montate casseforme rampanti a 90 metri di altezza senza che nessuno si facesse male.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Siete in grado di sapere chi ha montato questo piano?

CARDU
Siamo in grado di saperlo tramite la ricostruzione a posteriori dei fatti, perché sia noi che ANAS abbiamo acquisito delle informazioni.

PICCA
Ci sono state commissioni d’inchiesta interne.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Conoscete la qualifica di chi ha montato?

CARDU
Erano carpentieri specializzati. Mentre all’inizio sembrava che il ponteggio fosse stato montato male, dopo si è riscontrato che l’attrezzatura era montata secondo lo schema prescritto. La causa, quindi, andrà probabilmente ricercata nell’obsolescenza del materiale impiegato.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Prima ha fatto un’affermazione che lasciava intendere che lei avesse la sensazione che all’interno dei cantieri le qualifiche degli operai non siano adeguate; adesso sta dicendo il contrario.

CARDU
In quel singolo caso.

PICCA
Noi come facciamo a scegliere?

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Vorrei capire se avete una statistica delle qualifiche degli operai.

PICCA
Non disponiamo di informazioni fino a questo livello.
Nel momento in cui viene scelta un’impresa le si affida un lavoro. Nel caso di questo cantiere, il consorzio E.R.E.A., l’affidatario, ha su tutto il lotto circa 70 milioni di euro d’affidamento, circa 140 miliardi di vecchie lire.
Tecnicamente hanno una struttura che è in grado di gestire un’opera del genere e la Edilniti (l’impresa che materialmente aveva dato gli operai che stavano lavorando) in quell’ambito aveva eseguito lavori del tutto analoghi. Noi però non abbiamo evidenza della capacità del singolo l’operaio o del caposquadra a gestire un semplice ponteggio, né la potremmo avere, nel senso che, nel momento in cui c’è un’impresa che è conosciuta, che ha qualifiche tecniche e direttori tecnici che non fanno solo lavori di semplice carpenteria ma anche chilometri di gallerie, bisognerebbe risalire al capocantiere o al caposquadra che ha montato male o non ha avuto la possibilità di verificare la bontà del materiale usato.

PRESIDENTE
Stiamo cercando di avere queste informazioni, ma prendiamo atto che non ce le potete dare.

PICCA
Più di questo non riusciamo.

PRESIDENTE
Le nostre domande sono state circoscritte. I fatti ci sono stati già descritti e ne abbiamo contezza; vorremmo sapere dai vari soggetti coinvolti nel lotto dove si sono determinate le due morti se hanno elementi in più da darci. Se non ne avete, non ci serve altro.
Lei mi parla del suo mondo, però l’obiettivo della nostra presenza qui è ottenere degli elementi. Si gira intorno alla questione, ma nessuno ci dice se, per esempio, montato questo piano di lavoro c’è l’obbligo di verificarlo.

CARDU
No.

PRESIDENTE
Mi viene in mente che financo quando si monta un palco per una banda musicale in un paese ci vuole il controllo.

PICCA
Dipende dal tipo di palco.

CARDU
Questo non succede.

PRESIDENTE
Se su un palco si fa un comizio, il palco lo si deve far collaudare; anche se è fatto ad opera d’arte con gli incastri giusti e con le traverse, deve venire un ingegnere a rilasciare la dichiarazione di conformità, altrimenti io sono responsabile di quello che accade.

PICCA
Oggi questo è lasciato al sentire di chi fa il lavoro. Io incarico un affidatario e non lavoro direttamente.

PRESIDENTE
Se lei affitta un palco per far suonare una banda, bisogna fare il collaudo.

CARDU
Certo, ma quelle attrezzature non sono soggette a collaudo.

PRESIDENTE
In prefettura c’è un’autorità ad hoc che deve valutare queste cose. Ci sembra paradossale che per un simile piano di lavoro – dove, tra l’altro, è avvenuto l’incidente – non ci sia l’esigenza di verificare il corretto montaggio e la sicurezza. Il problema è tutto lì: o non è stato ben fatto oppure, se è stato ben fatto, c’è obsolescenza dei materiali impiegati.
Se è collassato, qualcosa non andava.
Vi ringrazio per il contributo offerto ai nostri lavori.


Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali



Intervengono il signor Giuseppe Zito, segretario provinciale UIL, il signor Cosimo Piscioneri, segretario provinciale CISL, il signor Francesco Alì, segretario provinciale CGIL, il signor Antonino Calogero, segretario comprensorio CGIL Gioia Tauro, e il signor Donato Plutino, vice segretario provinciale UGL.

PRESIDENTE
Buongiorno a tutti voi. Da stamattina stiamo cercando di capire non solo ciò che è successo e che ha determinato la morte di due lavoratori nel giro di pochi giorni, ma anche in senso più generale il problema della sicurezza, che è legato ad una serie di fatti quali gli orari di lavoro, la qualificazione e la formazione del personale. Vorremo quindi ascoltare le vostre riflessioni non solo sullo specifico ma anche sul quadro generale.

ZITO
Signor Presidente, nel caso specifico probabilmente le risposte le potrebbero dare meglio le nostre categorie degli edili, che seguono le varie realtà produttive che insistono sul territorio.
Prima di entrare commentavamo la situazione di carattere generale e facevamo riferimento ad alcuni fatti abbastanza eclatanti: noi viviamo in un territorio dove l’illegalità è ampiamente diffusa, dove basta camminare per le strade per rendersi conto che il senso civico è abbastanza labile.

PRESIDENTE
Io non direi questo: ieri sera mi sono trovato a camminare benissimo per il corso e ho apprezzato la vostra bella città.

ZITO
Le consiglierei di andare in periferia.

PRESIDENTE
Andremo anche in periferia, però lei ci parli del tema.

ZITO
Il tema è questo.

PRESIDENTE
L’illegalità l’abbiamo compresa.

ZITO
La Commissione parlamentare fa una visita sul territorio per registrare i due incidenti verificatisi sull’autostrada.

PRESIDENTE
Lei ha detto che avremmo dovuto convocare i vostri rappresentanti del settore.

ZITO
Mi sto trovando, a sessant’anni, nella situazione del discente rispetto alla commissione di esame. Vogliamo davvero parlare di sanità in Calabria, anche per quanto attiene ai collegamenti esistenti sulle vicende della sicurezza e sulle competenze della sanità in materia di scurezza sui luoghi di lavoro? Oppure la sanità è ininfluente rispetto al tema della sicurezza sul lavoro?
La circostanza che gli ispettori del lavoro non dispongano di risorse per recarsi sul territorio a fare le ispezioni è una giustificazione ed anche un alibi.
Vogliamo affrontare la questione oppure no? Poi possiamo anche parlare dei singoli incidenti ma questo, complessivamente, è il quadro della situazione.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Quindi, voi state affermando che nei cantieri non sono fatte tutte le ispezioni che andavano fatte.

ZITO
Io non so se a voi risulti, ma nei cantieri della Salerno-Reggio Calabria si sono verificati diversi episodi di questo tenore. Nelle strade che collegano i vari cantieri, alcuni mezzi delle ditte sono stati bloccati da individui a mano armata e non identificati. Francamente, ritengo che episodi del genere si verificano solo in Afghanistan e qui da noi.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Ma esistono riscontri relativi a questi episodi? Sono state sporte delle denunce?

ZITO
Purtroppo, parlare della sicurezza nei cantieri, in un clima di questo tipo, diventa francamente pericoloso.

PRESIDENTE
Allora è meglio non parlarne?

ZITO
Presidente, non mi provochi. Io non sto proponendo di non affrontare l’argomento ma vi sto chiedendo di comprendere le ragioni complessive e il contesto del fenomeno.

PRESIDENTE
Signor Zito, noi conosciamo bene il contesto perché siamo italiani come voi. Conosciamo i problemi del Nord, del Centro e del Sud e, quindi, comprendiamo le grandi e gravi difficoltà nelle quali voi dovete operare.
Premesso tutto questo, che è anche a nostra conoscenza, vorremmo però sapere cosa, secondo voi, si dovrebbe fare e come bisognerebbe muoversi per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, pur sapendo che ci troviamo in una realtà difficile.

ZITO
A mio modesto avviso, il primo fondamentale passaggio consiste nel rendere funzionale il sistema sanitario della regione Calabria per quanto attiene alle sue competenze per la tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre, il mercato del lavoro deve essere reso molto più trasparente perché, così come è attualmente, non fornisce alcuna garanzia di trasparenza alla realtà imprenditoriale. Noi vorremmo che fossero ripristinate relazioni industriali corrette e serie su questo territorio, perché da una decina di anni ciò non avviene.
Rispetto alle condizioni attuali del mercato del lavoro, noi riscontriamo – e denunciamo da anni – un’assoluta regressione rispetto alla trasparenza esistente precedentemente. A mio avviso, per esempio, l’avere completamente eliminato gli uffici di collocamento, che non funzionavano, sostituendoli con i centri per l’impiego, che non esistono, ha costituito un passo indietro rispetto alla situazione precedente. Questi sono fatti abbastanza conclamati e noti e questo è il mio pensiero al riguardo.

PISCIONERI
Presidente, fermo restando che rispetto ai due incidenti verificatisi sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria è in corso un’indagine, noi ci poniamo, invece, il problema di come aumentare il numero delle visite dell’ispettorato del lavoro e, quindi, di come potenziare l’opera dell’ispettorato del lavoro in provincia di Reggio Calabria.

PRESIDENTE
Signor Piscioneri, mi perdoni l’interruzione ma forse lei può aiutarci ad ottenere quelle risposte che, in qualche modo, noi attendiamo da voi. Al di là del problema degli ispettorati del lavoro e della sanità, alla quale faceva riferimento il suo collega, è palese che esistono una serie di criticità strutturali e che ciò produce effetti complessi.
Noi vorremmo comprendere il ruolo del sindacato in tutta questa vicenda, anche per quanto riguarda il tema della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro. Vorremmo sapere se le figure specifiche responsabili per la sicurezza, introdotte con il decreto legislativo n. 626 del 1994, sporgono delle denunce, se voi ricevete delle risposte o se vi sentite in qualche modo compressi.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
In questi cantieri lavorano circa 2.000 operai. Naturalmente, ogni sindacato avrà una rappresentanza all’interno del cantiere e quindi voi riceverete lamentele e vi saranno sottoposte delle problematiche.

PISCIONERI
Certo, noi riceviamo lamentele e le rappresentiamo ogni volta agli organi competenti. Questi ultimi, però, ci fanno notare che l’organico dell’ispettorato del lavoro di Reggio Calabria dispone solo di 22 ispettori e di tre carabinieri.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Quindi, i controlli sui cantieri non vengono espletati?

PISCIONERI
Senatrice Bianchi, questa circostanza è evidente a tutti.
I controlli vengono fatti, ma sono limitati. Come sapete, per legge i controlli sono condotti dall’ispettorato e dalla ASL. Ripeto che l’ispettorato dispone di 22 ispettori per l’espletamento di tutti i controlli. Inoltre, sono disponibili per svolgere questo compito tre carabinieri.

PRESIDENTE
La presenza di tre carabinieri è comunque importante, perché il sistema dell’Arma dispone di un quadro informativo molto dettagliato, legato alla sua organizzazione capillare sul territorio.

PISCIONERI
Per quanto riguarda la legislazione, che per noi è importante, abbiamo sempre affermato che quando il cantiere non è a norma non è sufficiente che il datore di lavoro paghi semplicemente un’ammenda pecuniaria per risolvere il problema. Il cantiere deve essere sequestrato fino a quando non sarà rimesso in regola.

PRESIDENTE
Signor Piscioneri, le ricordo che esistono norme specifiche, varate dal precedente Governo e confermate da quello attuale, in forza delle quali, laddove sussistano situazioni gravi, come quelle da lei descritte, e sia intervenuta una denuncia, il cantiere viene chiuso.
In Parlamento noi ci siamo confrontati in modo molto profondo su questi argomenti. In questi casi, è l’autorità giudiziaria che deve intervenire.

PISCIONERI
Presidente, forse per fatalità o perché vi era l’esigenza e l’impellenza di terminare i lavori per consegnarli nei termini stabiliti, il secondo incidente si è verificato a distanza di una settimana dalla riconsegna del cantiere e sullo stesso pilone. Il cantiere era stato posto sotto sequestro a seguito del primo incidente mortale e, meno di una settimana dopo, un altro operaio è precipitato nel cemento del pilone. Se anche un secondo operaio è precipitato, vuol dire che qualche elemento rispetto alla sicurezza non ha funzionato.
Ancora, noi riteniamo che i soldi investiti nella sicurezza debbano essere spesi e accertati, anche da parte degli organi preposti, e che debbano essere destinati solo alla sicurezza del cantiere. Spesso e volentieri, infatti, alcune di queste risorse non vengono poi realmente utilizzate per la sicurezza ma utilizzate dall’azienda per compensare il ribasso inserito per acquisire quell’opera.
Noi non chiediamo che intervengano stravolgimenti su tali questioni. È chiaro che se l’Ispettorato del lavoro esercita la vigilanza anche rispetto agli orari di lavoro osservati, questo è un elemento utile. Non è sufficiente, però, che nei cantieri a rischio si effettui una sola visita. Deve, invece, esercitarsi un coordinamento tra tutti gli enti preposti alla vigilanza sui cantieri e devono essere effettuate diverse ispezioni in periodi diversi.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Voi sindacati avete sollevato la questione degli orari prolungati di lavoro?

PISCIONERI
Questo compito spetta ai sindacati di categoria, ma suppongo che lo abbiano fatto.

PRESIDENTE
Ma i sindacati di categoria non possono prescindere dal comunicare la situazione anche al segretario generale. Lo dico perché conosco dettagliatamente il vostro mondo.

PISCIONERI
Presidente, se posso fare delle osservazioni sulla situazione è perché riscontro quanto le categorie riferiscono. Non è escluso, infatti, che anche l’ente appaltante, che dovrebbe vigilare all’interno dei cantieri, abbia una sua responsabilità.

PRESIDENTE
Signor Piscioneri, in questo momento, però, il discorso coinvolge i rappresentanti dei lavoratori e i membri della Commissione.
A noi interessa sapere se voi abbiate assunto iniziative tali da evidenziare determinate problematiche e se le stesse abbiano poi avuto un riscontro dai soggetti preposti.

PISCIONERI
Nello specifico non abbiamo assunto alcuna iniziativa, perché dovrebbero essere i sindacati di categoria ad assumerle.

PRESIDENTE
Ma il segretario generale non può non conoscere la situazione. Io sono stato segretario confederale di un sindacato e quindi conosco questi meccanismi. Non sto mettendo in dubbio le difficoltà che voi incontrate, che sono sicuramente enormi, ma mi riferisco ai contatti e alle problematicità esistenti tra federazione provinciale e confederazione.

PISCIONERI
Presidente, le ricordo che noi abbiamo anche fatto uno sciopero sul tema della sicurezza nei cantieri.

PRESIDENTE
Non c’è alcun dubbio che voi siate in trincea e che esistano sicuramente problematiche diverse. Voi, però, continuate ad affermare che tali tematiche le conoscono le confederazioni.

PISCIONERI
Signor Presidente, non più tardi di qualche mese fa (forse meno) abbiamo promosso un’iniziativa sull’orario di lavoro e sulla sicurezza, proprio nell’autostrada dove si è verificato l’incidente, chiedendo...

PRESIDENTE
Questo lo abbiamo letto: abbiamo qui i documenti e anche i comunicati stampa che avete fatto. Il discorso che noi stiamo cercando di portare avanti non è su questo specifico dramma (anche perché c’è l’autorità giudiziaria che conduce le indagini). Siamo convinti che ci sono iniziative del sindacato che denunciano talune situazioni, e noi vorremmo sapere quali sono e se ci sono risposte. Questo è il punto centrale.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Fateci capire: al di là dei due singoli casi, qual è la situazione?

ZITO
Mi rivolgo all’ex sindacalista. Il sindacato è soggetto sociale ed economico e, tra le altre cose, si preoccupa di creare e mantenere lavoro.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Lavoro sicuro.

ZITO
Ovviamente.

MARAVENTANO (LNP)
Il sindacato non deve fare politica.

PRESIDENTE
Ho fatto un cenno alla mia storia personale, che potete trovare su Internet (non si tratta di una cosa riservata, perché è giusto che ognuno abbia la sua storia), con riferimento proprio al dialogo tra le federazioni nazionali e i segretari generali o confederali.

ZITO
È tramite la stampa che noi abbiamo avuto la notizia che per il ponte sullo stretto di Messina è stato sottoscritto venerdì un protocollo a livello nazionale, senza che il livello confederale regionale e provinciale ne sapesse assolutamente nulla.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Siete peggiorati anche voi, non soltanto la politica!

PRESIDENTE
Dobbiamo capirci su qual è il motivo di questo nostro colloquio. Noi vorremmo sapere se, in una situazione difficile come è stata descritta, ci sono vostre iniziative che trovano soggetti che non rispondono adeguatamente. Questo è il nostro obiettivo; ci interessa sapere questo. Se volete procedere in seduta segreta potete chiederlo.

CALOGERO
No, non c’è nessun problema.

PRESIDENTE
Lo dico perché la nostra è una Commissione di inchiesta.

CALOGERO
Io non ho nessun problema, perché le cose che dirò sono quelle che ripeto da sempre. Non so se i colleghi hanno problemi, ma – ripeto – io non ne ho. Sono segretario della CGIL Piana di Gioia Tauro. È giusto che le federazioni di categoria dialoghino con le confederazioni, forse è anche un problema di comunicazione. Io parlerò essenzialmente di due temi: di legalità (perché per me è attinente al tema) e di legislazione ed efficacia dei controlli. Il primo problema è di ordine culturale, perché la legalità è legata a un problema di illegalità diffusa sul territorio.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Mi scusi, ma noi vorremmo capire che cosa viene commesso di illegale sul cantiere.

CALOGERO
Spesso c’è un problema di applicazione delle norme e dei dispositivi di sicurezza sul lavoro, come più volte le nostre federazioni di categoria hanno segnalato.

PRESIDENTE
Le autorità hanno risposto?

CALOGERO
Non abbiamo avuto delle risposte e molte volte non conosciamo l’esito dei controlli: può darsi che vengano fatti, ma noi non abbiamo un rapporto di relazione.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Voi non li richiedete? Non chiedete di conoscere l’esito dei controlli?

CALOGERO
Non c’è neanche un meccanismo di comunicazione in ordine agli esiti dei controlli.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Possiamo avere la richiesta di controlli che avete fatto?

CALOGERO
Nel senso che sarebbe opportuno che anche noi conoscessimo almeno gli esiti dei controlli. Le segnalazioni vengono fatte, ma c’è un problema di...

PRESIDENTE
E il rappresentante della sicurezza?

CALOGERO
Il rappresentante della sicurezza spesso impatta con una scarsa formazione; c’è anche un problema di formazione. Come diceva il mio collega, c’è un problema di utilizzazione delle risorse; noi chiediamo che ci sia una maggiore chiarezza nell’assegnazione delle risorse negli appalti.

PRESIDENTE
Scusi, ma la legge è chiara. Quando si va al subappalto o alla filiera di subappalti, non si possono assolutamente ridurre le risorse per quanto riguarda la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro.
Sono norme dello Stato.

CALOGERO
Però, anche rispetto alle norme è necessario che ci siano le verifiche e i controlli.

PRESIDENTE
Se non ci sono si denuncia.

CALOGERO
Si denuncia: le segnalazioni vengono fatte. Come organizzazione sindacale noi abbiamo denunciato.

MARAVENTANO (LNP)
Ci può far avere la documentazione?

CALOGERO
Non ce l’ho io: torniamo al ragionamento precedente sulle federazioni di categoria.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Va bene, voi però potete farvi carico di farci avere queste informazioni?

CALOGERO
Noi facciamo denunce anche di carattere sindacale. Pochi giorni fa ci sono stati una manifestazione e uno sciopero con il blocco dei lavoratori nel cantiere. Precedentemente, in riferimento all’altro episodio, ci sono state delle denunce. Noi riteniamo che vadano aumentate le sanzioni penali per quelle aziende o quei datori di lavoro che non ottemperano alle autorizzazioni dei dispositivi. Il mio è un suggerimento.
Poi, come dicevano anche i colleghi, c’è il problema dell’efficienza dell’apparato della pubblica amministrazione: in una realtà dove le ASL devono intervenire nella valutazione dei rischi, è necessario che ci sia un intervento mirato per migliorare l’efficienza, perché spesso anche negli uffici delle ASL c’è carenza del personale che si deve occupare di questi problemi.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Avete delle valutazioni sul livello della formazione dei lavoratori che vengono impegnati nei cantieri?
Come viene formato un lavoratore che, ad esempio, fino a un mese prima aveva fatto il muratore di casa e viene poi impiegato in un’altra attività?
Viene formato in maniera adeguata?

CALOGERO
Questi sono aspetti specifici di categoria.

PRESIDENTE
Noi vorremmo però sapere questo.

ZITO
Quando parlavo di mercato del lavoro in senso lato...

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Ho capito che lei si riferiva a questo.
Però ciò va a discapito della sicurezza dei lavoratori.

ZITO
Assolutamente sì. È ovvio che il piccolo muratore che si ritrova a costruire l’abbaino, pur non avendo problemi di equilibrio sull’abbaino stesso, può però incontrare gravissimi problemi.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Ma se soffre di vertigini non lo sa?

PISCIONERI
Dovrebbe esserci la visita medica...

ZITO
Partiamo da un presupposto, senza però giustificare nulla: se si verificassero meglio l’andamento del mercato e la selezione del personale probabilmente faremmo un passo avanti anche sul piano della sicurezza.
Tuttavia, sapendo qual è la fame di lavoro che c’è dalle mie parti, io francamente non so quale scegliere fra i due mali.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Quindi lei sta dicendo che tra due mali bisogna scegliere il minore, ma che sempre male è?

ZITO
Ma lei deve capire...

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Io sono calabrese e capisco, però credo che per chiudere sempre un occhio alla fine se ne chiudono due e questa non è una giustificazione (sto facendo una considerazione di carattere generale). Indubbiamente è una catena che poi non dà risposta e all’interno della quale tutti noi abbiamo una responsabilità. La Commissione è qui proprio per capire se ciascuno svolge il ruolo che gli è il proprio.

CALOGERO
C’è anche un problema di accertamento delle professionalità, il che spesso purtroppo non avviene per quell’aspetto di cui parlava il collega. Ci troviamo in una terra dove la disponibilità di manodopera e il reclutamento a volte prescindono dalla formazione. C’è anche un problema relativo ai tempi di consegna dei lavori, che spesso inducono ad accelerare i ritmi di realizzazione dell’opera, e ciò può comportare un abbassamento dei livelli di sicurezza. Le organizzazioni di categoria hanno più volte denunciato – non ho ora gli atti – gli orari di lavoro e i ritmi frenetici con cui si svolgono le attività. Questo è un altro di quei rischi di cui va tenuto conto: l’accelerazione dei tempi di consegna non può andare a discapito della vita dei lavoratori.

PISCIONERI
Sul nostro tratto non si era verificato nessun incidente grave. Si stanno verificando adesso (non so se il termine previsto per la consegna di quel tratto di 40 chilometri di autostrada era l’estate), comunque la gente sta facendo – o stava facendo – turni massacranti di lavoro e noi lo abbiamo puntualmente denunciato.

PRESIDENTE
Dato che è un tema abbastanza delicato, in una realtà complessa, vorremmo essere ancor più chiari circa la nostra disponibilità.
Le azioni che il sindacato ha fatto non sono state oggetto di risposta e di verifica, malgrado avessero ad oggetto temi seri, come l’orario di lavoro e il reclutamento. Fateci avere queste informazioni affinché noi possiamo muoverci.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
La nostra funzione è questa.

PRESIDENTE
Altrimenti il nostro incontro non ha senso. Noi vi diamo la nostra disponibilità a fare un lavoro insieme.

ALÌ
Buongiorno, sono il segretario generale della CGIL di Reggio Calabria – Locri. La mia competenza territoriale si ferma a Bagnara e non ho quindi competenza in ordine a quanto è avvenuto a Palmi.
Desidero però collegarmi a quanto dicevano i colleghi. Occorre anzitutto tenere conto del contesto, il quale si caratterizza per una situazione di illegalità diffusa. Non è una affermazione che faccio tanto per dire una frase ad effetto. In questa sede ci sono state riunioni in cui noi dei sindacati, insieme a magistrati, associazioni datoriali e soggetti che hanno ruoli e funzioni in questa città e nella Provincia, abbiamo fatto discussioni e prodotto documenti in cui si dice che in questo territorio qualunque attività economica è gestita direttamente o indirettamente dalla ’ndrangheta. Questo significa che la ’ndrangheta mette propri uomini e proprie risorse per creare un’attività economica oppure che la ’ndrangheta si fa pagare il pizzo. L’economia se non è gestita direttamente dalla ’ndrangheta lo è indirettamente. Questo non è un fatto di poco conto che svela il sottoscritto; potete richiedere alla prefettura gli atti, è stato prodotto uno studio. Erano presenti anche rappresentanti dell’università di Teramo e di Trieste e il prefetto De Sena, che oggi è senatore. Le denunce e le analisi delle situazioni, quindi, ci sono e sono fatte in maniera specifica. Ci sono vari modi per pagare il fatto che si possa lavorare in un cantiere o in un altro. Una volta si pagava con il denaro; oggi si paga anche con la gestione del mercato del lavoro: piuttosto che darti soldi, ti do dieci posti di lavoro.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Quindi quegli operai non sono specializzati.

ZITO
Non lavorano neanche; sono assenteisti.

ALÌ
Questo può aiutare a capire qual è la situazione in un cantiere per le aziende serie, per il sindacato, per i colleghi di lavoro onesti, per chi lavora in un posto e non sa neanche chi ha attorno e con chi parlare.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Il sindacato denuncia che ci sono cinque lavoratori invece di dieci o no?

ALÌ
Il sindacato alcune cose le può sapere perché le analizza, le studia e cerca di capire, così come fate voi. Non siamo presenti costantemente sul cantiere. Anche il sindacalista che fa il suo mestiere con passione non sa se il lavoratore lo mandano altrove, se c’è o meno. Bisogna vedere dove lo mettono. Alcune cose sono francamente difficile da verificare.
Questo lo dico per analizzare il contesto dopodiché il problema della sicurezza sul lavoro non è circoscritto al cantiere dell’autostrada, ma riguarda tutta la società in maniera diffusa. Inviterei a fare un giro per gli uffici pubblici. Cominciamo dallo Stato per vedere quanti rispettano le norme sulla sicurezza. Il problema è anche di controllo. Il collega e amico Zito vi ha detto che sul cantiere di Bagnara Calabra delle persone incappucciate sono andate con le armi in pugno per allontanare una serie di lavoratori dal cantiere. In quel caso la denuncia del cantiere c’è stata, i mass media e gli inquirenti lo sanno, ma questo non è successo solo a Bagnara Calabra: un anno prima avevano sparato sullo stesso cantiere o nei paraggi. In un altro cantiere di Vibo Valentia, che non è il mio territorio, qualche mese fa hanno sparato. Noi sappiamo che la polizia non ha neppure la benzina per andare a fare i controlli. So che c’è stato un intervento della Giunta o del Consiglio regionale per fornire risorse in modo da sopperire a questa mancanza. Quando hanno sparato sul cantiere, noi come i re magi siamo andati nel cantiere e abbiamo manifestato, abbiamo chiamato i giornalisti e incontrato i lavoratori. Quello che voi fate qui noi lo facciamo lì.
In questi casi è molto difficile trovare un lavoratore disponibile non dico a raccontare quello che è successo, ma semplicemente a sedersi di fronte alle telecamere perché la gente ha paura. A volte, quindi, corriamo il rischio di andare lì e non trovare nessuno perché c’è paura. Questo è il contesto in cui viviamo e solo se lo teniamo in considerazione possiamo capire cosa sta succedendo. C’è bisogno di controlli: 22 ispettori non sono sufficienti.
Un proverbio popolare dice: o vai a prendere l’acqua oppure dondoli il bambino per farlo dormire e se sei solo devi scegliere. C’è, quindi, un problema di personale: 22 ispettori non sono sufficienti.

ZITO
Forse rischiamo di buttare la croce solo su un segmento.

PRESIDENTE
Stia tranquillo che non è così.

ALÌ
Abbiamo un problema di mancanza di personale e di forze dell’ordine.
Abbiamo chiesto più controlli sui cantieri perché se i malavitosi arrivano con le armi in pugno non si può mandare il sindacalista a fermarli.
Quando chiediamo più forze dell’ordine, la risposta che aleggia è: volete che mandiamo l’esercito? Il punto è che le forze dell’ordine non sono sufficienti per controllare.
Visto che stiamo parlando di cantieri, parliamo della Leonia, la società di Reggio Calabria che si occupa della raccolta dei rifiuti. Noi abbiamo fatto uno sciopero perché hanno sparato alla Leonia. Circa due anni fa prima si è sparato su un camion fermo della Leonia, dopo qualche sera si è sparato sul camion in movimento ad altezza d’uomo. In quell’occasione abbiamo fatto una sciopero e abbiamo chiesto più sicurezza, e che la polizia controllasse meglio, ma non si possono seguire tutti i camion per la raccolta dei rifiuti.
Abbiamo anche pensato di mettere un sistema di radiotrasmittenti per la denuncia immediata, però lei capisce che non è il cantiere, non è la Leonia. Facciamo una passeggiata in giro e andiamo a vedere nei negozi privati e negli uffici pubblici cosa succede; andiamo a vedere qualunque operaio in qualunque settore se ha il casco.
Il problema è di controllo e formazione. Tempo fa l’ente scuola edile ha presentato un progetto chiamato «Camperando per la sicurezza»: è stato allestito un camper e sono stati fatti dei DVD che abbiamo pensato di rivolgere ai figli dei lavoratori che vanno a scuola: la mattina, quando il papà si alza per andare a lavorare, il figlio gli dice di mettersi il casco. Si tratta anche di un problema culturale e di formazione perché forse non si è mai stati abituati.
C’è anche un problema di legislazione, che probabilmente non prevede misure protettive sufficienti. Credo che siano aspetti concatenati, che ci impongono di operare su fronti diversi. Vincere su un solo fronte non è sufficiente: con la sola formazione o con il solo controllo non si fa niente, dobbiamo mettere in atto tutti insieme (sindacati, datori di lavoro, associazionismo e Stato, che è fondamentale in questo percorso) un’azione sinergica. Si tratta di un lavoro lungo, però ritengo che dobbiamo cominciare a farlo in maniera metodica, costante e quotidiana. Se lo facciamo solo quando scoppia l’emergenza e accendiamo i fari solo in quel momento solo su quel cantiere, il contesto generale continuerà a girare allo stesso modo e spenti i fari riprenderà tutto come prima.

PLUTINO
Non mi voglio sottrarre ad eventuali responsabilità, se ci sono, però vorrei segnalare che il sindacato non deve essere additato al tribunale dell’inquisizione. Questo è un problema di più vasta portata.
Per la mia conoscenza, non è un problema legislativo: di leggi fatte bene ne abbiamo tante. Il problema principale è che se accadono certi fatti qualcosa non ha funzionato. Se tutti gli attori avessero svolto appieno il loro compito questi fatti gravissimi non sarebbero avvenuti. Noi abbiamo un compito molto importante, ma altri attori hanno altri compiti altrettanto importanti.
Non parliamo più del problema del Sud. Vorrei fare una proposta per il futuro per misurare le responsabilità e per cercare di uscire da questo rituale per cui sistematicamente ad ogni bar nascono tavoli. Tre giorni fa, a Roma, si sono sottoscritti due protocolli molto importanti, che considero positivi, sui problemi di sicurezza nelle forniture di cemento e sugli atti preparatori per la costruzione del ponte. Lo Stato, attraverso il prefetto di Reggio Calabria che ha apposto la firma, e le organizzazioni sindacali rappresentative si sono poste il problema di mettersi d’accordo per gestire questa materia perché la legislazione corrente non bastava. In quei protocolli si è stabilito a chiare lettere di monitorare: ogni singolo attore deve fare qualcosa e questo viene scritto. Vi è un programma informatico, basato sul web, al quale gli attori preposti forniscono obbligatoriamente dei dati. Questi dati possono essere incrociati e valutati da coloro che ne hanno bisogno per motivi di ufficio; in questo modo, ognuno svolge il proprio lavoro. Così è stato fatto per Italcementi (e questo è un punto importantissimo) e così è stato fatto per tutto quanto riguarda le forniture per il costruendo ponte sullo Stretto di Messina. Cosa vieta, dunque, di proporre e implementare in questo territorio un sistema uguale, che sia indirizzato al controllo della sicurezza sui luoghi di lavoro? Ognuno di noi deve fare la propria parte. Noi sindacati vogliamo essere misurati. Non vogliamo responsabilità che non ci competono, ma ci assumiamo senz’altro le nostre.
Chiaramente, però, in questo sistema ogni attore deve fare la propria parte. Se qualcuno ha l’obbligo di espletare i controlli deve poi renderli disponibili anche agli altri attori del processo. Se io sporgo una denuncia, in questo modo implemento il sistema. Dal momento che questa denuncia viene protocollata, voi, come Commissione parlamentare d’inchiesta, potete venirne subito a conoscenza. Al termine di questo processo, tuttavia, io devo anche avere la possibilità di conoscere subito il risultato del controllo effettuato, al fine di verificare se la mia denuncia abbia lasciato un segno ed abbia avuto un seguito. Se c’è la volontà di agire in tal senso, allora questo sarà l’inizio di un sistema nuovo di responsabilizzazione.
Noi abbiamo bisogno che ciascuno faccia la propria parte, sempre, tutti giorni. In tal modo, nel breve volgere di un anno, se il sistema verrà messo a regime, non potranno esserci fughe da nessuna parte. Se io sporgo una denuncia, o se subisco un controllo, devo poi poter verificare l’espletamento del controllo o sapere cosa mi è stato consigliato di fare. Altrimenti, ci sarà sempre una ricerca di responsabilità che, alla fine, non paga.
Presidente, non mi dilungo oltre anche perché riconosco che nessuno possiede la bacchetta magica per la soluzione di questi problemi. Sollevo però il problema che ogni attore deve essere responsabilizzato, sempre, e che ogni attore del processo deve avere la capacità di controllare l’altro. Tutti noi, infatti, siamo attori di un processo delicato, riguardante la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. E qui da noi, nell’ultimo anno, gli indici degli incidenti mortali sono cresciuti tantissimo. Se così è, un motivo deve pur esserci e la colpa non può essere di un solo attore.

PRESIDENTE
L’INAIL afferma cose diverse.

ZITO
Presidente, intervenire sulla Salerno Reggio-Calabria è senz’altro necessario. Vi sono poi altri lotti da attivare e tanti altri in cui i lavori sono stati avviati e poi abbandonati. Il mio sindacato si pone l’obbligo (ma ritengo che se lo pongano anche le altre sigle sindacali) di fare in modo che chi di competenza porti a termine il lavoro iniziato, eliminando così le cattedrali nel deserto. Nei pressi di Lamezia Terme, ad esempio, c’è un cantiere aperto sull’autostrada. Ebbene, da 25 anni percorro quel tratto di strada e da ben 25 anni quel cantiere è aperto (per non dare indicazioni vaghe, si tratta della corsia unica prima dell’uscita di Lamezia Terme).
Ciò premesso, per quanto riguarda l’iniziativa del ponte sullo Stretto di Messina, è possibile che vi siano posizioni variegate anche all’interno dello stesso movimento sindacale. La mia organizzazione è favorevole alla sua realizzazione (e non da oggi). Non è, però, un consenso acritico, ma un sì sottoposto alla condizione che si creino 10.000 posti di lavoro per dieci anni. Vorrei tuttavia comprendere se queste 10.000 professionalità saranno reperite sul territorio, perché in tempo utile formate, o se saremo invasi da altre professionalità. A quel punto, Presidente, il mio consenso diventa leggermente più sbiadito.

PRESIDENTE
Signor Zito, lei sta aprendo un tema completamente nuovo.
In termini conclusivi, posso dirle che questo confronto è stato positivo perché non ha rappresentato solo un momento formale, in quanto ognuno ha detto quanto doveva dire.
Noi possiamo garantirvi la certezza di una collaborazione. La nostra presenza qui, infatti, mira anche a ribadire la presenza di quello Stato che spesso viene invocato nel senso più bello, vivo e forte del termine. Anche per la difficoltà oggettiva da voi rappresentata (ma che noi, comunque, conoscevamo perché, purtroppo, viviamo in questa nazione), siamo disposti a recepire suggerimenti e iniziative nonché ad attivare i meccanismi che la Commissione parlamentare può attivare e che, in qualche modo, possono essere di supporto. Questo è un discorso di vicinanza, e non di imputazione (perché in questa sede nessuno sta imputando nulla a nessuno). E ` necessario stabilire quali percorsi possano meglio risolvere problemi di carattere generale, ma anche di carattere particolare (perché il particolare sta nel generale, non si tratta di due realtà separate).
Quindi, se ritenete di fornirci elementi, indicazioni, suggerimenti e di portarci a conoscenza delle vostre iniziative (anche di quelle che non hanno avuto un adeguato fine), siamo a vostra disposizione. Valuteremo in seguito i metodi e i protocolli da portare avanti e studieremo la questione, da lei avanzata, concernente l’esigenza che il personale occupato nella costruzione del ponte debba essere meridionale. I protocolli, comunque, sono orientati a prevenire quanto da lei denunciato.
Ringrazio ancora voi tutti per la disponibilità ed il contributo ai lavori della Commissione.


Audizione di un rappresentante dell’ANCE



Interviene il presidente dell’ANCE, ingegner Andrea Cuzzocrea.

CUZZOCREA
Presidente, in primis, in qualità di Presidente dell’ANCE di Reggio Calabria desidero riferire che sono stato avvisato da poco di questa riunione (in quanto ad essere convocato era stato il Presidente di Confindustria). Non ho, comunque, alcuna difficoltà a dire la mia opinione e a riferire quanto so. Per quanto riguarda, nello specifico, i due incidenti mortali, questi hanno visto il coinvolgimento dei dipendenti di due imprese non appartenenti all’associazione da me rappresentata, in quanto entrambe provenienti da fuori Provincia (una siciliana, l’altra molisana).
Pertanto, non conosco nel dettaglio i motivi per i quali si sono verificati i due incidenti mortali.
Noi seguiamo da vicino l’attività di questi cantieri, nel senso che periodicamente l’ANCE (insieme ai sindacati e alle scuole) organizza dei corsi e attiva tutte le procedure previste dalla legge per implementare l’attuazione del Testo unico sulla sicurezza. Da ultimo, abbiamo anche creato un’associazione temporanea di scopo, finanziata dalla Regione, per attuare le ultime previsioni del codice sulla sicurezza, il quale prevede l’implementazione all’interno delle aziende della procedura di autogestione e di autoregolamentazione.
Ribadisco che l’ANCE opera solo nei confronti delle imprese associate nella Provincia, tanto che essa non conosce i dettagli specifici delle dinamiche dei due incidenti mortali.
Per quanto concerne la questione generale, non posso che ribadire le criticità che, secondo noi, portano al verificarsi di simili incidenti, spesso e volentieri causati dal mancato rispetto della normativa. Altre volte, invece, gli incidenti derivano da atteggiamenti degli stessi dipendenti, ai quali è difficile far comprendere che vanno attuate almeno le misure più semplici ed elementari, quelle che, da sole, possono prevenire aspetti anche gravi connessi all’attività nei cantieri. Mi riferisco, ad esempio, ai dispositivi di protezione individuale (quali il corretto utilizzo del casco).
Nonostante tutte le leggi approvate in materia (che sono tante e, forse, andrebbero meglio coordinate), nonostante l’approvazione del Testo unico, nonostante tutta l’attenzione che si può prestare, questi incidenti si verificano ugualmente. Essi, però, sembrano statisticamente in netto calo; con l’eccezione di questi due tristi episodi, a me risulta che i cantieri interessati dagli incidenti siano abbastanza in sicurezza e controllati.


Audizione di rappresentanti dell’ANAS



Intervengono l’ingegner Salvatore Tonti, responsabile della Salerno-Reggio Calabria, il dottor Giuseppe Scanni, direttore relazioni esterne e rapporti istituzionali, il dottor Alfredo Baio, direttore centrale nuove costruzioni, l’ingegner Federico Murrone, responsabile cantiere Cosenza, l’architetto Salvatore Vermiglio, coordinatore della sicurezza in fase esecuzione lavori, l’ingegner Alessandro Taverriti, collaboratore alla direzione lavori, e l’ingegner Mario Beomonte, direttore lavori.

PRESIDENTE
La Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro è qui, non soltanto per i gravi fatti che si sono determinati a Gioia Tauro, con due lavoratori morti tragicamente in una stessa realtà, ma anche al fine di comprendere quali siano le problematiche relativamente alla sicurezza e alla salute nei luoghi di lavoro, sui cantieri di ampliamento, di sistemazione e di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ritengo che voi abbiate un quadro generale della situazione.
Vorremmo altresì cercare di capire la situazione in ordine alle imprese coinvolte: sto parlando di subappalti e di filiere di subappalti. Al di là delle responsabilità che tali imprese hanno di fronte alla legge, mi chiedo in che modo da parte vostra, che siete i garanti di tutto il processo, esse vengono ritenute idonee con riguardo alla tipologia di maestranze che reclutano, al curriculum delle stesse e alla formazione degli operatori e degli stessi operai.
Vi chiediamo di fornirci questo quadro, perché dai dati di cui disponiamo (voi ne avrete sicuramente di più dettagliati e certi) risultano esserci ancora lavori da eseguire per ultimare questa grande arteria. Vorremmo anche capire se si debba passare a protocolli diversi. C’è chi ci ha parlato, mi sembra in modo corretto anche se si tratta di realtà diverse, di protocolli integrativi quali quelli relativi al ponte sullo stretto di Messina. Chiediamo quindi a voi, che garantite la correttezza finale di tutto il processo, se ci sono delle iniziative che ritenete opportuno prendere.

SCANNI
Signor Presidente, mi permetto anzitutto di ringraziare la Commissione in qualità di direttore relazioni esterne e rapporti istituzionali di ANAS. Con me ci sono l’ingegner Baio, direttore centrale nuove costruzioni, l’ingegner Tonti, il capo compartimento, responsabile dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, e l’ingegner Murrone, responsabile unico del lotto in cui si sono verificati i casi su cui la vostra Commissione ha deciso di dare una valutazione. Sono inoltre presenti l’ingegner Beomonte, direttore lavori, l’architetto Vermiglio, coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione lavori, e l’ingegner Taverriti, collaboratore alla direzione lavori. Siamo tutti all’interno del gruppo ANAS, ma rappresentiamo due entità distinte: da una parte c’è ANAS, che è la stazione appaltante, e dall’altra la società che lavora con il contraente generale.
Le sue domande, signor Presidente, sono di grande interesse. Visto che non eravamo certi del tipo di quesiti che la Commissione ci avrebbe posto ci riserviamo di farvi avere una nota scritta aggiuntiva in ordine alle valutazioni specifiche sui problemi della sicurezza, così come facciamo in occasione di tutte le audizioni presso le Commissioni parlamentari.
Passo ora la parola all’ingegner Baio, ricordando però che ci stiamo applicando da diverso tempo al problema della sicurezza interna dei cantieri.
Stiamo facendo ciò attraverso una formazione professionale all’interno dell’azienda che cerchiamo di rendere adeguata, anche per tutto quello che attiene ai rapporti di qualità e di sicurezza nel lavoro. Stiamo operando attraverso i centri di formazione, con attività che vi avrebbe potuto meglio illustrare chi di ciò si occupa direttamente. Se avessimo conosciuto l’oggetto dell’audizione sarebbe stato certamente presente il dottor Buoncristiano, direttore centrale per le risorse umane. Ad ogni modo, ci riserviamo di farvi avere le informazioni che desiderate a stretto giro di posta.

BAIO
Intervengo con specifico riferimento all’autostrada Salerno-Reggio Calabria, fermo restando quello che, in generale, ha detto il direttore Scanni in ordine alla particolare attenzione che l’azienda rivolge al problema della sicurezza, che trova riscontro nelle documentazioni, nei capitolati e in tutte le clausole, gli oneri e gli obblighi a carico dei contraenti e degli appaltatori in qualsiasi tipo di appalto ANAS.
Nel caso dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria deve essere ben chiara la distinzione tra i grandi appalti, affidati al contraente generale, e gli appalti dei lotti normali, per i quali ANAS individua semplicemente un esecutore dei lavori (può trattarsi di un esecutore integrato dei lavori, che si occupa quindi anche della progettazione, ma in effetti è un esecutore dei lavori). La distinzione è fondamentale ai fini dell’organizzazione del lavoro, della gestione e della sicurezza. L’affidamento che ANAS dà al contraente generale comprende la gestione di tutte le attività organizzative all’interno dell’appalto. In particolare, nei nostri capitolati il contraente generale indica l’ufficio della direzione lavori e il direttore dei lavori, che ovviamente è un’entità terza rispetto alla struttura del contraente generale e anche rispetto all’ente appaltante, che è ANAS (ciò non sempre avviene all’estero, ma in Italia è così). Da questo punto di vista, nel normale appalto la direzione dei lavori viene svolta direttamente da personale ANAS (lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria ci sono dei lotti che vengono affidati con appalti normali). Questa è la grande differenza. È quindi chiaro che nel caso del contraente generale sono necessarie tutta una serie di procedure (che in effetti sono state perfettamente eseguite e sono in atto) che stabiliscono i punti di arrivo e di partenza dei vari soggetti coinvolti nella gestione dei lavori. Questo per quanto riguarda la sicurezza, la qualità e la gestione vera e propria del contratto e di tutto l’affidamento.
Resta il fatto che in entrambi i casi tutte le figure previste dalla legge vengono coperte dalla direzione lavori esercitata da un terzo esterno o da personale di ANAS. Tuttavia, nel caso del contraente generale, ANAS non si limita ad affidare tutto: in ciascuna opera che viene affidata al contraente generale rimane perfettamente attiva la cosiddetta alta sorveglianza, che è un organismo attraverso cui...

PRESIDENTE
Ingegner Baio, conosciamo i meccanismi dell’ANAS.
Sappiamo che l’alta sorveglianza rimane sempre a voi, altrimenti verrebbe meno la vostra funzione (al di là delle altre che avete, questa è fondamentale).
Noi ci stiamo però ponendo un altro problema. Cerchiamo di focalizzare il tema della discussione, ferma restando un’integrazione della relazione che gradiremo sicuramente: tra il contraente generale e gli affidatari dei singoli lotti, soprattutto nella problematica dei subappalti, voi avete il ruolo di garantire che quanto previsto per la sicurezza rimanga tale e non venga modificato?

BAIO
Sicuramente noi abbiamo questo compito.

PRESIDENTE
È un punto centrale, al di là degli altri.

BAIO
L’ingegner Murrone vi potrà spiegare esattamente in quali frangenti e con quali documenti riusciamo a garantire ciò.

MURRONE
Il ruolo dell’alta sorveglianza in questa filiera di concessione di lavori da parte del contraente generale è di garanzia, affinché vengano rispettate le clausole contrattuali e di norma. Per norma, il contraente generale stipula contratti di diritto privato al di fuori di ogni evidenza pubblica o di procedimenti concorsuali. Deve però garantire la sussistenza dei requisiti oggettivi e soggettivi da parte degli appaltatori e dei subappaltatori a cui affida parti d’opera da eseguire. Anche le autorizzazioni al subappalto vengono concesse dal contraente generale. Non è ANAS che concede i subappalti, ma è il contraente generale che, anche sotto l’egida di protocolli di legalità stipulati con le prefetture e in rappresentanza del Ministero dell’interno e ANAS, ogni qual volta deve affidare un contratto a qualunque titolo connesso all’esecuzione delle opere, a prescindere dagli importi (salvo una piccola franchigia minimale) e dall’oggetto del contratto (si può trattare anche di forniture e servizi che tipicamente non rientrano nella classifica di subappalto), chiede le informazioni prefettizie.
Questo dialogo viene intessuto direttamente tra contraente generale e prefettura competente che, in questo caso, è quella di Reggio Calabria la quale, in funzione dei protocolli di legalità stipulati, si fa da tramite per tutte le prefetture d’Italia. Di questo dialogo diretto ANAS, in qualità di alta sorveglianza, è costantemente informata sia dalla prefettura che dal contraente generale. Noi gestiamo una banca dati sulla quale facciamo dei riscontri a campione sui contratti. Negli anni scorsi si è svolta un’attività specifica sul sistema di qualificazione unico dei soggetti esecutori di lavori pubblici previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000. Esistono, quindi, requisiti oggettivi e requisiti soggettivi che vengono garantiti dai protocolli di legalità.
Il subaffidatario o l’affidatario del contraente generale deve soddisfare requisiti soggettivi di moralità qualunque esso sia e a qualunque titolo entri nel cantiere, requisiti oggettivi (le qualificazioni SOA previste per legge) e requisiti di sicurezza. Con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 81 del 2008 il contraente generale verificare i requisiti tecnico-professionali.
Il controllo dei requisiti soggettivi spetta alla prefettura, e ANAS tiene una banca dati, mentre il controllo dei requisiti oggettivi sulle qualificazioni è una prerogativa del contraente generale. Noi acquisiamo i contratti e, quindi, facciamo delle verifiche a campione ogni tot contratti.
Per quanto riguarda la verifica dei requisiti tecnico-professionali ai fini della sicurezza vi è la struttura del coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione che, a valle delle attestazioni rilasciate contratto per contratto, affidatario per affidatario, subaffidatario per subaffidatario dal contraente generale che con le proprie strutture esegue queste verifiche, fa un ulteriore passaggio tenendo ANAS dentro la procedura di controllo. ANAS, a sua volta, là dove rilevi delle anomalie può intervenire e chiedere ulteriori approfondimenti e chiarimenti. Questo è a grandi linee l’impianto di verifica e controllo. L’onere del fare è sul contraente generale; ANAS riceve tutta la mole delle informazioni, commette al coordinatore per la sicurezza alcune argomentazioni riguardanti la sicurezza e la prefettura controlla i requisiti di moralità.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Dal punto di vista formale non c’è dubbio che avviene tutto secondo le regole. Vi rivolgo però una domanda, perché siamo in Calabria e, quindi, in una realtà regionale particolare. Se tutto fosse così limpido e automatico come lei dice avremmo risolto; se il problema fosse solo quello di avere il certificato antimafia, che credo voi abbiate, sarebbe tutto semplice e probabilmente noi non saremmo qua.
Le volevo chiedere innanzitutto se avete riscontrato delle anomalie. Se si sono verificati degli incidenti sicuramente qualcosa non è andato per il verso giusto. Questo è un punto importante posto che si tratta di cantieri in cui sono coinvolti circa 2.000 lavoratori e 120 imprese. Dai riscontri di stamattina qualcosa è venuto fuori: ci sono molti metodi per evadere le norme di sicurezza, pur rimanendo nell’ambito della legalità. Noi vorremo capire se ci sono situazioni in cui la criminalità organizzata – è inutile tergiversare – vi fa richieste diverse. Mi riferisco, per esempio, al numero dei lavoratori: è reale?
Questo dato assume particolare rilevanza in un momento in cui bisogna lavorare celermente perché bisogna consegnare i lavori. Il numero dei lavoratori è realmente quello sui cantieri? Il numero delle ore che questi lavoratori stanno sui cantieri è realmente quello? La formazione che viene fatta a questi lavoratori avviene realmente, qua o nella sede delle imprese? Ci hanno detto che alcune imprese non sono del luogo; il presidente dell’ANCE ha affermato che la formazione sulla sicurezza non avviene qua. I lavoratori sono preparati tecnicamente per il tipo di lavoro che vanno a svolgere all’interno dei cantieri? Non abbiamo dubbi che la più parte formale si svolga nella maniera più corretta, però a livello della sicurezza, nella fase di esecuzione dei lavori, tutto questo avviene realmente?

VERMIGLIO
È da cinque anni che stiamo sviluppando nel cantiere le nostre attività. Do qualche numero: come lei ha giustamente ricordato, abbiamo picchi di 2.200 operai contestualmente presenti e di 120 imprese tra affidatari di primo livello, subappaltatori, noleggiatori di noli a caldo e lavoratori autonomi. I lavori del cantiere sono abbastanza importanti rispetto alla realtà dei cantieri oggi in essere in Italia. Non dimentichiamo che ci stiamo confrontando con un territorio che comprende cinque Comuni su 30 chilometri di autostrada che stiamo costruendo, garantendo comunque la viabilità ordinaria dell’ autostrada attualmente esistente. Ci stiamo confrontando con realtà imprenditoriali che sono delle isole felici.
Ci sono le imprese di primo livello che hanno da sempre garantito livelli alti di qualità e sicurezza perché al loro interno hanno un’organizzazione abbastanza importante e, quindi, la formazione è garantita dalla disponibilità ad investire in termini di sicurezza con dispositivi di protezione individuale, con la presenza in cantiere di capisquadra o capicantiere ben informati.
Questo avviene soprattutto per le opere in galleria. Le statistiche relative a questi luoghi mostrano – tranne un incidente rilevante che ha comportato 100 giorni di convalescenza – dati incoraggianti avendo scavato circa 23 chilometri su 25. Com’è evidente, le opere all’aperto sono quelle che comportano i maggiori rischi, come emerge anche dalle statistiche INAIL. Per questo abbiamo delle imprese abbastanza importanti che garantiscono buoni livelli qualitativi sia con apprestamenti per la sicurezza che con la formazione.
Nello spezzettamento dei vari affidamenti il contraente generale affida, per esempio, l’esecuzione di un viadotto ad un affidatario di primo livello che subappalta, a sua volta, diverse parti d’opera. Qui si viene a perdere quel filo conduttore che dovrebbe essere la garanzia per gli operai di essere formati e informati sui rischi specifici, sulle attività di apprendistato delle nuove tecniche costruttive e sui rischi che si corrono nell’ambiente lavorativo.
Questo esula dal contesto perché il 90 per cento delle imprese che vengono a lavorare sono tutte non calabresi. Dovrebbe essere indagato il motivo per cui gli operai non hanno mai avuto esperienze dirette per costruire opere di così grande importanza e perché non c’è la maestranza specializzata.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Lei ci sta dicendo che una parte degli operai non hanno esperienza per questo tipo di lavoro.

VERMIGLIO
Del resto, questa è un’opera che si fa per la prima volta: l’ultima è stata costruita 50 anni fa; quindi, non c’è stato un momento di crescita imprenditoriale locale che ha potuto elevare il livello qualitativo. Se riuscissimo ad avere sempre imprese di livello elevato probabilmente gli incidenti ci sarebbero comunque, ma il cantiere sarebbe organizzato meglio.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Che frequenza di controllo avete sui cantieri?

VERMIGLIO
Come coordinatore sono unico perché la legge dà questo ruolo ad un soggetto ben individuato.
La mia struttura è composta da cinque ingegneri che mi coadiuvano nell’ambito della prevenzione: noi acquisiamo i piani operativi di sicurezza (POS) che ci vengono trasmessi dal contraente generale (che esprime la congruità sui POS degli affidatari e dei subappaltatori) per una pronunzia sull’idoneità; poi convoco le riunioni di coordinamento.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Andate sul posto a fare dei sopralluoghi per verificare le condizioni di lavoro? Con che frequenza?

VERMIGLIO
È costante: non è giornaliera, ma siamo sempre presenti in cantiere, tant’è che esiste una mole di documenti che evidenzia l’attività svolta dal sottoscritto e dalla mia struttura, e di verbali con cui facciamo delle contestazioni che eleviamo in una forma «speditiva» per emendare subito le non conformità di carattere marginale. Se, per esempio, individuiamo dei soggetti che non hanno dispositivi di protezione individuali li redarguiamo subito con un verbale. Lo stesso facciamo se non indossano le imbracature o l’elmetto perché in quelle condizioni non si può riprendere l’attività.
Poi c’è un livello superiore, in applicazione dell’articolo 92 del decreto legislativo n. 81 del 2008, in cui io contesto le inadempienze alle imprese affidatarie e, in particolare, al contraente generale (in quanto destinatario dei primi obblighi di garanzia nei confronti degli affidatari e dei subappaltatori), comunicandole alla sorveglianza, nella persona del responsabile dei lavori.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Su questi cantieri riscontrate una percentuale maggiore di incidenti o le percentuali sono simili a quelle degli altri cantieri?

VERMIGLIO
Purtroppo, il dato non è rapportabile data la mole di lavoro di questo cantiere. Se non sbaglio, il cantiere di Polla è molto simile a questo, come vastità. Peraltro, gli altri lotti sono decisamente più piccoli rispetto a questo. Se posso fornire qualche numero, le percentuali relative agli incidenti in questi cantieri sono molte basse. Ad eccezione degli incidenti mortali che hanno visto coinvolti, in questo ultimo mese, i due operai di cui si parla, non si era mai verificato alcun incidente.
La nostra opera di sorveglianza, infatti, è abbastanza capillare.

PRESIDENTE
In questi ultimi mesi avete ridotto l’organico dei vostri uffici?

VERMIGLIO
Assolutamente no. Anzi, è vero il contrario.

PRESIDENTE
Quindi, questa informazione non ha nessun fondamento?

VERMIGLIO
Esatto, Presidente. Anzi, ribadisco che noi esibiamo atti pubblici, nel senso che tutte le contestazioni sono protocollate e filtrate, sia dall’alta sorveglianza (nella persona del responsabile dei lavori) sia dal contraente generale (che è l’impresa stessa).

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Voi verificate sempre che il numero dei lavoratori presenti sul posto di lavoro abbia una corrispondenza reale a quelli in organico?

VERMIGLIO
Non possono sussistere casi di non corrispondenza, perché noi notifichiamo la presenza degli operai nel giornale dei lavori.
Vi sono poi dei report mensili, redatti dal contraente generale, nel quale egli dà evidenza delle presenze in cantiere, che noi verifichiamo attraverso i badges e che devono necessariamente essere esposti.

BIANCHI. (UDC-SVP-IS-Aut)
Dalle precedenti audizioni, a noi risulta che uno dei meccanismi ambientali attraverso i quali la malavita può sottoporre le imprese a vessazione coinvolge il personale, nel senso che, al di là dell’imposizione circa l’assunzione di personale di un certo tipo (circostanza che potrebbe spiegare anche la non preparazione tecnica cui si lei riferiva prima), potrebbe verificarsi non soltanto che il personale non sia tecnicamente adatto ai lavori che si stanno svolgendo, ma che addirittura non sia fisicamente presente nel cantiere.
Ora, siccome ci è stato riferito che è possibile che ciò avvenga, volevo conoscere la vostra opinione, dal momento che conducete una verifica giornaliera.

VERMIGLIO
Io non posso escludere questa circostanza. Consideri, senatrice Bianchi, che vi sono quattro turni lavorativi, che nelle gallerie si lavora anche di notte e che, di conseguenza, la mole di incombenze che noi dobbiamo applicare è immane. Comunque, tale questione dovrebbe essere piuttosto sottoposta al contraente generale, il quale affida i lavori in maniera diretta.

PRESIDENTE
Architetto, l’ANAS ha allontanato tre tecnici delle imprese esecutrici, nonché l’impresa materialmente coinvolta nei due incidenti mortali.

SCANNI
Presidente, a questo punto intervengo ad adiuvandum, circa la domanda posta dalla senatrice Bianchi, alla quale sento di dover rispondere. Ci riserviamo d’inviare i numeri relativi alle numerosissime contestazioni presentate e, addirittura, al numero di sospensioni dal lavoro comminate. L’ANAS desidera poi sottolineare che esiste anche un altro modo per controllare le presenze sul lavoro, soprattutto laddove esistono i protocolli di legalità sui grandi lavori. Tale strumento (complesso, questo è vero, ma importante) è denominato «settimanale» e consente di conoscere, a prescindere e a priori, il numero dei lavoratori, quanti di essi saranno impiegati all’interno dei cantieri e quali mezzi entrano e escono da un cantiere. Ciò detto, per quanto riguarda il cantiere nel quale si è verificato l’incidente, l’ingegner Murrone potrà sicuramente dare tutte le risposte.
Noi, per parte nostra, ci riserviamo di fornirvi i numeri.

PRESIDENTE
Considerata l’attività di verifica e di controllo svolta in questa équipe da altri cinque tecnici, sarebbe interessante conoscere anche dall’architetto Vermiglio le condizioni del piano di lavoro sul quale si è verificato uno dei due incidenti mortali (nello specifico, la caduta nell’esecuzione del getto di calcestruzzo).
Dal momento che questo piano di lavoro, che, sicuramente, nelle intenzioni sarà stato montato a norma, è poi collassato, ci siamo chiesti cosa sia potuto accadere e se, prima di far operare un soggetto su di un piano di lavoro, voi verifichiate che quel piano di lavoro sia stato realizzato a norma.
Questo punto, infatti, rappresenterà il cuore, nonché uno dei punti fondamentali, dell’indagine.

VERMIGLIO
Naturalmente, Presidente, e ricordo che noi siamo anche indagati in merito a tale vicenda.
Per quanto riguarda il secondo incidente, che ha visto la struttura di carpenteria e la casseratura subire un collasso, ovviamente noi non siamo riusciti a compiere un accesso al luogo dell’incidente perché il cantiere è posto sotto sequestro. È importante sottolineare che la struttura in questione non era un apprestamento di sicurezza, perché non ricompresa negli allegati degli apprestamenti di sicurezza. Non si trattava di un ponteggio, infatti, né di un’opera provvisionale, ma di una casseratura. Quindi, verificare che le casserature siano state realizzate secondo le buone regole dell’arte e secondo i manuali d’uso è competenza della direzione tecnica del cantiere. Questo è quanto prevede la regola di riferimento. La parte interna della casseratura, però, si trova dentro un pilone e non è di facile accessibilità ai fini dell’ispezione.
Si consideri, inoltre, che la casseratura in oggetto si trovava lì già precedentemente al secondo incidente, perché era stata realizzata prima che venisse realizzata l’armatura. Posso riferire che essa non aveva subìto cedimento alcuno, perché vi avevano già lavorato degli operai.
In primo luogo, infatti, era stata realizzata l’armatura e, successivamente, la casseratura per la parte del getto di calcestruzzo. Quindi, non si trattava di un’opera realizzata in fretta.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Allora avete una spiegazione plausibile sulle cause del crollo?

VERMIGLIO
La spiegazione oggettiva è il cedimento di una trave di legno H che, in pratica, era danneggiata già in precedenza. Ribadisco ancora che la normativa destina l’espletamento dei controlli al direttore dei cantieri, che deve svolgere e rendicontare tale attività in maniera puntuale.

MARAVENTANO (LNP)
Ma qualcuno avrà pure la responsabilità rispetto a tali controlli?

VERMIGLIO
Certo, esiste una filiera di direttori tecnici di cantiere.
Per quanto riguarda il primo incidente, l’operaio che, purtroppo, è caduto dall’estradosso delle armature non doveva neanche trovarsi lì. Per una fasizzazione prevista anche dai piani operativi per la sicurezza, egli avrebbe dovuto trovarsi all’interno della casseratura per posare il ferro d’armatura e non sopra l’estradosso, perché ciò non è previsto tassativamente né dalle norme di riferimento né dal POS (piano operativo di sicurezza) presentato dalla stessa impresa esecutrice.

PRESIDENTE
Perché, allora, l’operaio si trovava lì?

VERMIGLIO
La mia opinione è che egli volesse portare a termine il lavoro.

PRESIDENTE
Mi perdoni la provocazione, architetto, ma forse questi operai lavorano a cottimo?

VERMIGLIO
No, Presidente. Tra l’altro, noi abbiamo costruito una quantità elevata di quelle spalle e, pertanto, posso affermare che la fase lavorativa è sempre identica.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Quindi, i tempi di consegna del lavoro potrebbero costituire una delle cause dell’incidente?

VERMIGLIO
Senatrice, la fretta sicuramente non aiuta a realizzare opere in sicurezza. Il primo incidente, però, non era assolutamente collegato ai tempi di consegna.

PRESIDENTE
Qual è l’impresa appaltante?

VERMIGLIO
L’impresa appaltante è il contraente generale, cioè la Salerno-Reggio Calabria s.c.p.a, composta da Impregilo e Società Condotte d’Acqua.

SCANNI
Presidente, per quanto riguarda l’ipotesi di una velocizzazione dei tempi di lavoro, sollevata dalla senatrice Bianchi, esistono dei cronogrammi, stilati tra i responsabili tecnici e le ditte e che, in generale, sono previsti nello stesso contratto d’appalto.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Ma stabiliscono anche il numero di lavoratori e le ore necessarie per svolgere un determinato lavoro? Infatti, è possibile che un incidente si verifichi se 50 lavoratori svolgono, in un determinato numero di ore, un lavoro per il quale dovrebbero essere impiegati 100 operai.
L’ANAS ha personale assegnato ad effettuare i controlli e dispone della casistica dei controlli effettuati da parte dell’ispettorato del lavoro?

BAIO
Presidente, se non vado errato, ma chiedo conferma di ciò all’architetto Vermiglio, nell’ambito dell’indagine interna dell’ANAS sul primo incidente, è risultato che, anteriormente all’episodio in questione, fino a quel momento erano già stati redatti 300 verbali di notifica di infrazione nell’attività da parte del coordinatore della sicurezza.
Io non so perché l’architetto Vermiglio non abbia citato questo dato quando la senatrice Bianchi glielo ha chiesto, ma ritengo che 300 contestazioni siano una cifra importante.

PRESIDENTE
Allora chiedo a lei di dirci che effetto hanno avuto queste contestazioni.

BAIO
Intanto sono indice del fatto che non c’è una presenza saltuaria, ma una presenza e un controllo continui. Coloro che hanno descritto l’incidente hanno detto che c’era la possibilità di legarsi con una fune, tuttavia – glielo dico alla luce di 30 anni di lavoro nei cantieri – nessun operaio gradisce lavorare legato ad una fune. Lo stesso caposquadra (non parliamo di controllo esterno, ma nell’ambito delle squadre) ha delle responsabilità nei confronti dei suoi, così come l’assistente le ha verso il caposquadra.
Vorrei inoltre fare una notazione che mi deriva dall’esperienza. Posso capire la fretta sul particolare lavoro (e vi posso dare la spiegazione che mi sono dato da uomo di cantiere da 30 anni), ma non ritengo che essa abbia un collegamento con il fatto che ci sono delle scadenze contrattuali: non è infatti il getto della spalla che può influire sul discorso del cronoprogramma.
Vi faccio notare che il primo incidente è avvenuto il venerdì pomeriggio: le squadre di operai, dopo aver finito di lavorare, devono farsi 5, 6 o 7 ore di viaggio per tornare a casa. A volte la fretta deriva da piccole cose: una volta iniziato un getto non lo si può lasciare a metà, ma bisogna portarlo a termine; talora ci sono casi personali che portano ad affrontare i lavori con fretta. Uno degli incidenti è avvenuto di venerdì pomeriggio, un altro addirittura il sabato sera: si tratta delle ultime due ore di lavoro, che un operaio cerca di far durare meno. Questo può spiegare il primo incidente.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Quando si vuole cercare una causa che giustifichi la si trova sempre.

BAIO
No, queste non sono giustificazioni.

PRESIDENTE
Bisognerebbe sapere da quante ore gli operai stavano lavorando. Lo dica.

BAIO
Questo non l’ho accertato.

PRESIDENTE
Quando si accerta che stanno lavorando nelle ultime ore, ma non da quante ore, la risposta è molto ma molto parziale.

BAIO
Alle 16,30 si è alla fine del turno di lavoro.

PRESIDENTE
Noi abbiamo notizie, che stiamo verificando, di orari che vanno molto al di là del normale orario di lavoro.

BAIO
Questo lo verificheremo.

PRESIDENTE
Sono notizie da verificare. Bisogna capire se i lavoratori volevano terminare per andarsene a casa, oppure se non ce la facevano più. Si tratta di capire come stanno le cose.

BAIO
Capisco perfettamente quello che sta dicendo.

PRESIDENTE
È semplice, è difficile non capirlo. Io parlo italiano, si tratta di argomenti semplici, non ci sono logaritmi, quindi penso che ci comprendiamo.

BAIO
Sì, bisogna accertare da quante ore stavano lavorando.

PRESIDENTE
E allora accertiamolo.

BAIO
Certo.

PRESIDENTE
Accertiamolo. Perché l’impresa che ha avuto 300 infrazioni non è stata posta fuori?

BAIO
Le 300 infrazioni non le ha avute la stessa impresa, ma le ha avute il cantiere nel suo insieme.

VERMIGLIO
Le 300 infrazioni cui faceva riferimento il direttore non sono indirizzate alla stessa impresa, altrimenti saremmo inadempienti in maniera clamorosa.

PRESIDENTE
Per chi sono allora?

VERMIGLIO
Sono generali, a tutte le imprese.

PRESIDENTE
Di questo macrolotto?

VERMIGLIO
Sì.

PRESIDENTE
Di questi 30 chilometri?

VERMIGLIO
Sì.

PRESIDENTE
Bisogna vedere se ognuna ne ha ricevuta una, oppure se ne ha ricevute più una impresa e meno un’altra.
Dopo questo fatto voi avete mandato via l’impresa. Perché l’avete mandata via? Dovete dirci queste cose. Avete mandato via tre tecnici: perché? Se non ci dite queste cose, chiedo al vostro ambasciatore (lo chiamo in questo modo perché si tratta della persona che ha una maggiore capacità di interlocuzione) di scrivercele, altrimenti questa audizione non regge.

VERMIGLIO
Noi – parlo in qualità di responsabile dei lavori – abbiamo mandato via persone anche prima di questo incidente, in relazione alle infrazioni gravi che abbiamo maturato. Le 300 infrazioni cui faceva riferimento il direttore sono delle non conformità non rilevanti penalmente.

PRESIDENTE
Ma perché avete mandato via questa impresa?

VERMIGLIO
Non l’ho fatto io.

PRESIDENTE
Allora non rispondete.
Architetto Vermiglio, io la capisco, l’apprezzo e la ringrazio. Siamo ormai quasi al termine dell’audizione. Se non abbiamo questi dati non possiamo ritenere compiuta l’audizione. Ci dovete dire questo: perché avete mandato via l’impresa se non ha responsabilità? Perché avete mandato via tre tecnici?

SCANNI
La domanda è da fare al contraente generale, che ha disposto l’allontanamento.

PRESIDENTE
Sì, però voi avete un ruolo rispetto al contraente generale.
Pertanto facciamo la domanda sia a voi che al contraente generale.

SCANNI
Per quel che ci riguarda, noi rispondiamo tranquillamente.

PRESIDENTE
Il contraente generale non c’è oggi.

SCANNI
Sono loro il contraente generale.

PRESIDENTE
Scusate, ma dobbiamo capirci.

SCANNI
Questa non è ANAS. Qui siamo soltanto noi di ANAS.

PRESIDENTE
E voi chi siete? Impregilo?

VERMIGLIO
Noi siamo Direzione dei lavori III. Non siamo né Impregilo...

PRESIDENTE
Impregilo non c’è.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Chi ha mandato a casa l’impresa? Impregilo?

SCANNI
Sì, Impregilo.

MURRONE
L’allontanamento dell’impresa è stato disposto dal contraente generale a valle delle contestazioni mosse dal sottoscritto, come responsabile dei lavori. Ribadisco che l’ANAS non ha alcun contratto con gli affidatari e i subaffidatari del contraente generale. Noi non abbiamo rapporti contrattuali. Noi contestiamo al contraente generale e lui poi...

PRESIDENTE
Lo sappiamo. Ce l’avete confermato.

MURRONE
Per quanto riguarda l’altra domanda, abbiamo chiesto la sostituzione del direttore di cantiere del contraente generale e dei due preposti che, da procure, il contraente ci ha trasmesso. Nel nostro impianto contrattuale (che ricalca l’articolo 31 della cosiddetta legge Merloni) i direttori di cantiere dell’appaltatore sono responsabili dell’applicazione dei piani della sicurezza (ciò ai fini contrattuali e non dell’indagine giudiziaria), pariteticamente al coordinatore per la sicurezza. In sostanza, il responsabile del procedimento deve controllare che i due attori della sicurezza – il direttore di cantiere dell’appaltatore e il coordinatore – facciano il loro mestiere. A seguito del primo e del secondo incidente è stata fatta una richiesta di sostituzione immediata del direttore di cantiere del contraente generale e dei due suoi preposti su quei luoghi di lavoro: ciò ai fini contrattuali. L’evidenza dei fatti ci ha richiesto di fare questa richiesta di sostituzione immediata. Il concetto è questo.

PRESIDENTE
L’evidenza dei fatti che cosa significa?

MURRONE
La gravità dei due incidenti.

BAIO
Anche se non fosse accaduto niente prima, di fronte a un incidente così grave si chiede cautelativamente la sostituzione del direttore di cantiere.

MURRONE
Non è un problema di responsabilità penale; è un problema contrattuale.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Formale?

MURRONE
No, non formale.

PRESIDENTE
Cioè voi li avete condannati in anticipo.

MURRONE
No.

PRESIDENTE
Va bene, ognuno sa come deve vivere e gestire le proprie cose. Per un terzo sono stati già condannati e l’impresa è stata già condannata, perché qualcuno ha detto che non c’era nessun motivo di rischio dove si trovava il lavoratore (mi riferisco a quello coinvolto nella gettata di cemento). Tra l’altro, non stava facendo lavori tali da rendere necessaria la cintura. Quindi va capito anche questo. Se si deve dare una testa al principe gliela diamo, ma mi sembra che questo non quadra con il resto. Ognuno agisce però come ritiene più opportuno.
Vi chiedo a questo punto un aiuto. Questa mattina abbiamo sentito l’ingegner Picca e l’ingegner Cardu. Loro rappresenterebbero Impregilo?

BAIO
Sì.

PRESIDENTE
Colgo adesso questo fatto. Loro non ci hanno detto niente.

BAIO
Il responsabile del procedimento, dopo l’incidente, è andato a vedere le procure e, sulla base di queste, ha individuato non le responsabilità, ma le persone coinvolte e cautelativamente ne ha chiesto la sostituzione.
Questo lo si fa non perché si vuole condannare prima (infatti, ancora non si sa come sono andate le cose), ma anche perché chi rimane lì non lavora più con serenità, bensì con apprensione.

PRESIDENTE
Anche l’impresa è stata mandata via.

BAIO
L’impresetta che montava è stata allontanata direttamente dal contraente generale.

PRESIDENTE
Voi ritenete che un’impresetta – così come lei la chiama, ma non solo lei – sia compatibile con un’attività di costruzione come quella?

BAIO
Le imprese devono rispondere ai requisiti necessari per il subappalto.
Questi requisiti vengono stabiliti da altri – non certo da noi – e di fronte alla loro certificazione non possiamo avanzare contestazioni.
Apro e chiudo una parentesi: ho parlato personalmente con coloro che erano sulla spalla a lavorare e si capisce che sono persone che hanno sempre fatto bene il loro lavoro; non si tratta di ragazzini o di persone prese sul momento: è gente che fa quel mestiere da 30 anni. Tra l’altro, nella squadra relativa al secondo incidente ho parlato con due persone che sono padre e figlio (il padre è il caposquadra). Il padre fa da oltre 30 anni quel mestiere – e solo quello – e ha introdotto il figlio, con cui lavora ormai da sette anni. Quindi non ho avuto l’impressione che siano persone messe lì, senza arte né parte: si tratta di persone che hanno sempre fatto quel mestiere e che lo sanno fare.
In mezzo a queste, che in gergo, si chiamano impresette, ci saranno delle persone che forse non sono all’altezza, però non credo che ciò accada.
Se i lavori non si sanno fare costano e durano di più, quindi, normalmente, vengono affidati a persone capaci. In questo caso – lo posso testimoniare personalmente – si tratta di persone che fanno quel mestiere da sempre.

PRESIDENTE
Vorrei tanto che fosse vero l’assioma cui lei adesso ha fatto riferimento.

BAIO
Quale?

PRESIDENTE
Cioè che si cerca di fare al meglio questi lavori con il minor costo possibile, dato che la storia ha dimostrato esattamente il contrario.
Sui lavori dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria potrebbero farci la tesi 500 giovani universitari, solo per raccontare la storia di questi anni, solo per narrare dei cantieri fermi da anni, solo per raccontare gli spostamenti di soggetti che dovevano realizzare opere in un dato luogo e poi sono andati da un’altra parte o delle trattative in corso. C’è, infatti, anche un mondo incomprensibile di spostamenti e di cantieri che si bloccano.
Questo è un discorso che vale in generale per le grandi opere, non solo per la Calabria, e di cui l’osservatore esterno come me – non sono un tecnico o ingegnere – non si rende conto. Nella Provincia da cui provengo i lavori sulla superstrada Sora-Frosinone, dove è stato aperto un casello a Ferentino – forse lo saprete perché è avvenuto pochi giorni fa –, durano da più di 30 anni e ancora non si concludono. Speriamo finiscano in questi giorni. Magari fosse come dice lei; è esattamente il contrario: ogni opera parte con un costo e arriva a non si quale costo quando giunge a conclusione.
Ciò avviene perché c’è una serie di meccanismi che non so di che natura siano e che spesso sono anche poco comprensibili. Dico questo perché lei ha dato per certi rose e fiori che, invece, non ci sono perché non sappiamo quando finirà la SA-RC.

SCANNI
Nel 2013.

PRESIDENTE
Speriamo sia così. Tenga presente tutti i periodi morti che ci sono stati e per quanto tempo si sono fermati i cantieri. Non è come dice lei.

SCANNI
Il Parlamento della Repubblica, in cui crediamo fermamente perché crediamo nella nostra democrazia, dopo aver preso atto dei grandi disastri che vi sono stati – questa è una mia visione personale – dovrebbe riconoscere che non si può continuare a vivere in un mondo in cui il rigore delle legge è fatto a difesa di tutti meno che delle stazioni appaltanti. Non si va nei cantieri con la carriola e con la calce, ma con il codice sotto il braccio, cioè con un sistema che tende sempre alla dilazione e, in ogni caso e se possibile, alle riserve aumentate per l’aumento dei costi. Noi siamo la stazione appaltante e non abbiamo altre difese se non la professionalità e la continuità sul campo.

PRESIDENTE
Però potete decidere chi vince il progetto.

SCANNI
Non possiamo.

PRESIDENTE
Certo che potete, conosco i meccanismi.

SCANNI
Noi non abbiamo la possibilità di premiare la qualità.

PRESIDENTE
Sta dicendo una cosa non corretta perché come stazione appaltante stabilite il tratto di strada da fare, i progettisti concorrono, c’è una pubblica gara e voi stabilite in base a vostri parametri chi vince.

SCANNI
Non è così.

PRESIDENTE
Quando lei deve fare un tronco di strada, non ci sono i progettisti che partecipano a questo concorso?

BAIO
Non sempre perché innanzitutto bisogna vedere se il tronco di strada viene progettato all’interno di ANAS, che ha i suoi progettisti. Se ci fossero quelli esterni verrebbe fatta una pubblica gara che ha una lettera d’invito nella quale si stabiliscono i criteri per vincere la gara. I criteri, quindi, non vengono stabiliti da ANAS strada facendo, ma antecedentemente.

PRESIDENTE
Non ho detto che ANAS stabilisce i criteri strada facendo.
Io ho detto: non siete voi che stabilite e decidete?

BAIO
Noi stabiliamo i criteri, ma poi l’aggiudicazione avviene secondo un criterio quasi automatico.

PRESIDENTE
Questo criterio non l’avete previsto voi?

BAIO
Tutte le gare hanno delle regole.

PRESIDENTE
Io sto cercando di dirle una cosa, se vogliamo capirci ci riusciamo altrimenti è lo stesso, non cambia nulla: siete voi come stazione appaltante che, dovendo fare un tratto di strada, stabilite chi tra i gruppi di progettisti che hanno partecipato al bando (che voi avete fatto in modo trasparente e corretto) risulta vincitore per qualità, rispetto del territorio e costi del proprio progetto. È così o no? Valutate anche voi i punteggi o no?

BAIO
Sicuramente. C’è una parte discrezionale.

PRESIDENTE
Di quella sto parlando.

SCANNI
Per legge è molto limitata.

PRESIDENTE
Non è vero e lei lo sa bene.

SCANNI
Perché dice: lei lo sa bene?

PRESIDENTE
Per l’attività che svolge lei sa bene queste cose: è la parte discrezionale che permette di dichiarare vincitore Tizio piuttosto che Caio. Dico questo perché a monte nascono i problemi.

SCANNI
Domani alle ore 16 ANCE, Confindustria, Autostrade per l’Italia Spa, Ferrovie Spa e ANAS si riuniranno per la terza volta nel tentativo comune di proporre al Governo la predisposizione di una legge che cambi le regole perché, proprio per quanto lei sta dicendo, queste regole non esistono. C’è soltanto la possibilità per l’impresa, una volta vinto l’appalto, di dettare in linea generale tempi e modalità.

PRESIDENTE
Non sto parlando di impresa, sto parlando del progettista.
Stiamo dicendo due cose diverse.

SCANNI
Diamo per acquisito che sia buono il progetto.

PRESIDENTE
No, perché è lì che sta il problema, altrimenti perché farei questo discorso?

SCANNI
Io voglio parlare dell’impresa perché se ci mettiamo a contestare la qualità dei progetti possiamo fare della filosofia.

PRESIDENTE
Sto dicendo questo non perché un progetto da voi scelto non sia qualitativamente valido (non mi permetterei mai di asserire ciò perché non ho le competenze, quindi sarebbe assurdo), ma perché spesso le problematiche del progetto possono determinare lungaggini nei tempi di realizzazione. Questo sto dicendo: i problemi partono da lì; non perché voi scegliete un dato progetto, ma per dei meccanismi intrinseci.
La volontà di cambiarlo forse serve anche a questo. Spesso ci sono progetti che filano ed altri che, in corso d’opera, hanno una serie di accomodamenti, di interventi, di necessità, di dispendio di energie e di costi maggiori.

SCANNI
Quante volte si è ottenuta la denuncia di inizio attività (DIA) strada facendo perché gli enti locali dicono che bisogna ricambiarla?

PRESIDENTE
Questo è un problema a latere, però parlo anche di questo. Noi siamo preoccupati del fatto che nelle fabbriche e nelle aziende, quando si è in fase di chiusura, si abbassa il livello di sicurezza.
Questo è il momento in cui si verificano casi drammaticamente eclatanti come quello della ThyssenKrupp di Torino. Lo stesso può determinarsi nei cantieri, dove ci sono situazioni di incomprensione, di conflittualità, di interpretazione – questo è il motivo per cui parlo dei progetti – che possono creare elementi di vuoto, dove si va a innestarsi il problema che magari provoca l’incidente mortale.

BAIO
Capisco ciò che lei dice: che quando si arriva alla fine dei lavori c’è un calo di attenzione, ma non è questo il caso. La SA-RC è in fase ascendente e ci sono ancora molti sforzi da fare per portarla a regime.

PRESIDENTE
Nel 2013 dovete consegnare: per opere di questo tipo, il 2013 è ieri. Quindi, c’è sempre l’urgenza. Questo l’ho detto per fugare ogni dubbio: la data di consegna è il 2013 e noi siamo nel 2010.

SCANNI
Duecento chilometri sono stati completati.

PRESIDENTE
Se si dovessero fare tutti, ci vorrebbe l’arcangelo per poterli costruire in tre anni. Voi dovete mantenere un ruolino di marcia.
Quindi, quello che lei dice non regge perché il cronoprogramma bisogna rispettarlo, tenendo presente che ci può essere un contrattempo che può rallentare i lavori. Non penso a casi drammatici, ma tecnici.

BAIO
Un cronoprogramma è fatto per essere seguito.

PRESIDENTE
C’è, quindi, un ritmo.

BAIO
Il ritmo c’è contrattualmente; c’è sempre. Non credo ci possa essere un contratto senza un cronoprogramma. Certo, sul cronoprogramma si può essere in ritardo, ma non è il caso di questo cantiere dove, con il 50 per cento d’avanzamento, non abbiamo grossi ritardi.

PRESIDENTE
Ci sono piccoli ritardi.

BAIO
Non sto parlando della SA-RC, ma del macrolotto 5. Non c’è un grande ritardo rispetto al cronoprogramma contrattuale attualmente in vigore. Questo cronoprogramma prevede delle scadenze che si stanno rispettando.
Non c’è una situazione particolare. E ` previsto che i lavori di questo macrolotto finiscano alla fine del 2011: ci sono quest’anno e l’anno prossimo e al momento non ci sono motivi d’allarme che facciano pensare ad uno sforamento rispetto a queste date.

SCANNI
Il mese prossimo saranno pronti 10 chilometri su 30.

PRESIDENTE
Siamo felici delle cose che ci dite. Vorremo però il riscontro degli orari di lavoro.
Ringrazio gli ospiti per il contributo offerto ai nostri lavori.


Audizione dei sostituti procuratori della Repubblica titolari delle indagini



Intervengono i sostituti procuratori della Repubblica dottor Francesco Frettoni e dottor Stefano Musolino.

PRESIDENTE
I nostri lavori proseguono con l’audizione dei sostituti procuratori della Repubblica, dottor Francesco Frettoni e dottor Stefano Musolino, ai quali presento le nostre scuse per il ritardo rispetto all’orario previsto per la loro audizione.
Questa Commissione d’inchiesta è qui per conoscere taluni meccanismi, per comprendere i quali vi state sicuramente adoperando anche voi.
Vi chiediamo, pertanto, di fornirci quegli elementi che, secondo voi, possono esserci comunicati. Se lo ritenete opportuno, possiamo continuare i lavori in seduta segreta.

MUSOLINO
Presidente, ringraziandola per l’invito a questa audizione, passo a descrivere il primo dei due incidenti storicamente accaduto, che ha causato la morte del signor Rocco Palumbo, dipendente della Edilniti s.r.l..
Il fatto si è verificato nel febbraio di quest’anno e, sostanzialmente, gli accertamenti che finora ci hanno condotto a richiedere e a ottenere un sequestro preventivo urgente, dopo aver disposto il dissequestro probatorio dell’area di cantiere, riguardano un capo di imputazione che posso anche lasciare agli atti della Commissione, dal momento che il provvedimento ormai è ostenso anche alle parti e, di conseguenza, non sussistono più ragioni di segretezza.
Il provvedimento riguarda anche gli aspetti più tipicamente esecutivi e, quindi, la responsabilità di chi aveva il controllo diretto del cantiere (in questo caso la Edilniti s.r.l.), dal momento che il lavoratore si trovava sopra la carpenteria. Io dispongo anche di materiale fotografico, che vi consentirà di comprendere meglio il senso delle mie affermazioni. Il lavoratore si trovava su di una struttura che distava circa un metro e venti rispetto al parapetto (che peraltro era, a mio avviso, genericamente insufficiente in sé).
Di conseguenza, si trovava ad un’altezza tale per cui, precipitando da dove effettivamente è precipitato, il parapetto esistente non poteva in alcun modo prevenire il rischio di caduta. Tanto è vero che questo parapetto, in realtà, si è divelto solo in parte, senza neppure una rottura delle tavole, che sono finite a terra assolutamente integre, a conferma del fatto che il parapetto in questione non aveva alcuna funzione di protezione.
Il parapetto, inoltre, aveva caratteristiche di costruzione assolutamente insufficienti, almeno a nostro parere, rispetto alla sua capacità di prevenire rischi di questo tipo. Esso, infatti, era costituito da uncini aperti verso l’alto, sicché, in base a quanto poi è successo, le tavole sono fuoriuscite proprio al contatto con il lavoratore.
Io ritengo, però, che per la tipologia di lavoro che si stava svolgendo, per le distanze e per l’altezza rispetto alla quale il lavoratore si trovava rispetto al parapetto, se anche i montanti fossero stati della migliore tipologia possibile, molto probabilmente il lavoratore sarebbe comunque rimbalzato e poi sarebbe ugualmente caduto perché, appunto, si trovava ad un’altezza di poco più di un metro e ad una distanza, rispetto al parapetto, ancora una volta di poco più di un metro.
Oltre al decreto di dissequestro probatorio e di sequestro preventivo urgente, convalidato dal Gip, dove sono ricompresi anche i capi di imputazione specifici (di modo che sia possibile avere maggiore contezza delle contestazioni che al momento muoviamo), ho redatto anche una copia del fascicolo fotografico allegato alla richiesta dell’azienda di ottenere il dissequestro del cantiere. Noi abbiamo sì effettuato il dissequestro in tempi piuttosto celeri, ma in esito ad integrazione da noi espressamente richiesta (e sulla quale in seguito mi soffermerò di più).
C’è poi il fascicolo fotografico, preparato dai Carabinieri al momento, su mia indicazione. Come avviene in questi casi, il sopralluogo è stato condotto anche dal pubblico ministero. In particolare, porto alla vostra attenzione una foto, che potrete successivamente esaminare con più calma, nella quale è ritratto un lavoratore, il quale si trovava in compagnia del signor Palumbo al momento dell’incidente, mentre indica il punto esatto dove il Palumbo si trovava quando è precipitato nel vuoto. Potrete rendervi conto di come, rispetto al parapetto, in ogni caso la posizione del lavoratore non consentisse alla struttura di espletare alcuna efficacia preventiva rispetto al pericolo di caduta.
Tale fatto fa sì che, al momento, l’indagine si stia sviluppando non soltanto rispetto ai soggetti più direttamente coinvolti nella fase immediatamente esecutiva ma stia cercando di scoprire se, anche a livello di programmazione preventiva dell’attività, non vi siano state delle omissioni. Come dicevo, infatti, il dissequestro è stato concesso soltanto dopo che tutte le opere provvisionali erano state perfezionate a norma di legge e, in particolare, con delle strutture che impedissero la fuoriuscita verso l’alto delle tavole e dei montanti che dovevano fungere da parapetto, ma anche in relazione a specifiche indicazioni fornite dal consorzio su come intendeva proseguire i lavori in sicurezza, al fine di garantire, appunto, la sicurezza degli operai che lavoravano su una carpenteria più alta rispetto ai parapetti e al fine di ovviare al pericolo di caduta.
Concludendo questa breve esposizione, consegno agli atti il sopraccitato fascicolo.

FRETTONI
Presidente, in qualità di sostituto procuratore della Repubblica di Palmi, mi occupo delle indagini sul secondo infortunio, avvenuto il 27 febbraio scorso, cioè due settimane dopo l’incidente del quale riferiva il collega Musolino. In questo caso la vittima, il signor Salvatore Pagliaro, non era un dipendente dell’impresa Edilniti ma di un’altra impresa, la Eurofin, appartenente, insieme ad altre due imprese, al consorzio E.R.E.A..
Al momento dell’infortunio il signor Pagliaro, in quanto dipendente dell’impresa Eurofin (che si occupa di calcestruzzi), stava lavorando alla colata di cemento che doveva servire per il riempimento di una delle parti interne di questa spalla, cioè di questo pilone, che non è molto alto, ha forma di parallelepipedo, possiede un’armatura in ferro e fa parte di una serie di piloni sulla quale poi poggerà il nuovo percorso autostradale. Quindi, la mansione del lavoratore era legata alla colata di calcestruzzo; in particolare, egli doveva occuparsi di guidare la pompa che versava il calcestruzzo sopra l’armatura in ferro per il riempimento della gabbia predisposta. Il lavoro consisteva nel direzionamento della pompa, operazione per la quale egli utilizzava il comando a distanza.
Nello stesso cantiere si trovavano anche alcuni dipendenti della Edilniti, l’impresa che ha l’incarico di realizzare il pilone (o spalla) in cemento armato.
La Edilniti è subappaltatrice rispetto al Consorzio E.R.E.A., del quale fa appunto parte l’Eurofin, della quale era dipendente il lavoratore deceduto.
Quindi, il signor Pagliaro era, in un certo senso, ospite in un cantiere di lavoro gestito da un’altra impresa.
L’indagine della quale mi occupo, diversamente da quella condotta dal collega Musolino, è ancora in fase di primo sviluppo, nel senso che non abbiamo ancora certezza alcuna su cosa sia effettivamente successo. Dal punto di vista fenomenico, infatti, la situazione si è palesata subito in maniera abbastanza chiara. Vi è stato un cedimento del ponteggio del camminatoio sul quale si trovava questo operaio. Tale cedimento, a sua volta, sembra essere stato la conseguenza di un cedimento della carpenteria che ingabbiava la struttura in ferro che doveva essere colmata con il calcestruzzo.

PRESIDENTE
Quindi, non si trattava di un asse. Glielo chiedo perché si è sempre fatto riferimento ad un asse logoro e vecchio.

FRETTONI
Apparentemente si è verificato un cedimento verso il basso di questa carpenteria di ingabbiamento che, aprendosi e collassando, ha verosimilmente travolto anche le travi di sostegno di questo piano di lavoro. Sostanzialmente, questo si è aperto sotto i piedi del povero lavoratore, che è caduto verso il basso dalla distanza di circa 8 metri. Contemporaneamente alla caduta o, forse, qualche istante prima, essendosi appunto aperta l’ingabbiatura, tutto il cemento fino ad allora versato si è riversato sopra l’operaio, che è rimasto sopraffatto da questa massa. In base alle informazioni fornite dagli altri operai che lavoravano sul sito, la massa doveva avere raggiunto a quel punto una dimensione di circa 45 metri cubi. Essi lavoravano in quel sito da circa due ore: approssimativamente, dalle 18 fino alle 20, orario dell’incidente. Quindi, si tratta di due ore abbondanti, con qualche intervallo per i rifornimenti attraverso la betoniera.
È stata disposta l’autopsia del corpo e il medico legale, avendo operato un esame esterno la sera stessa dell’incidente, aveva già rilasciato la seguente indicazione, che risulta ampiamente verosimile. Egli ha affermato trattarsi, essenzialmente, di morte per asfissia da occlusione delle vie respiratorie superiori.
Infatti, il corpo dell’operaio è stato trovato praticamente sommerso da questa massa di cemento, dalla quale fuoriusciva soltanto una parte della gamba ed uno scarpone. Per il resto, non era visibile neanche il corpo. Tra l’altro, i primi interventi compiuti sono stati proprio volti a recuperare la salma per evitare che il cemento solidificasse.
Questa morte, comunque tragica, è stata quindi particolarmente atroce e, da un punto di vista della dinamica più percepibile, non dovrebbero sussistere particolari dubbi. Chiaramente, però, si devono accertare e comprendere le cause del cedimento della carpenteria, che era stata montata da operai della stessa impresa Edilniti prima ancora che intervenisse la sospensione dei lavori legata al precedente infortunio e al sequestro disposto in quella sede.
Per cercare di assodare in maniera tecnicamente valida questi elementi della dinamica, abbiamo conferito specifico incarico a un consulente tecnico, l’ingegner Arena (che è un esperto di queste opere strutturali). Egli si sta occupando già del caso e questa settimana, probabilmente nella giornata di giovedì, dovrebbe svolgersi un sopralluogo.
Nel frattempo sia la parte offesa (ossia i congiunti del lavoratore deceduto), sia alcune delle persone sottoposte all’indagine, tramite i loro difensori, hanno nominato dei consulenti tecnici di parte che sono stati contattati dal consulente del pubblico ministero perché si ritiene che l’accertamento sul luogo debba e possa essere fatto insieme al fine di sincerarsi degli elementi oggettivi. Naturalmente le valutazioni saranno poi svolte separatamente, ciascuno secondo le proprie competenze e la propria prospettiva.
Detto questo, ho degli atti in copia, tra i quali alcuni che non credo possano interessare alla Commissione. Posso pertanto compiere una scrematura e mandarvi poi la documentazione.

PRESIDENTE
Va bene.
Mi scusi, ma non sono riuscito a capire se questa struttura, che rappresentava il piano di lavoro del malcapitato, aveva bisogno prima dell’agibilità di controlli, oppure no.

FRETTONI
Lo dobbiamo verificare.

PRESIDENTE
Oggi non siamo riusciti a capirlo, ma mi sembra che questo costituisca un punto importante. Anche un palco per un’orchestra che suona, infatti, necessita di un tecnico che deve redigere una relazione.
Chi abbiamo precedentemente audito ci ha detto che non è necessario e che non è di competenza di alcuno; ciò mi pare strano. Forse sarà un elemento da approfondire.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Vorrei capire se voi vi siete fatti un’idea del motivo per cui nel primo incidente questo operaio era in un luogo in cui non doveva essere. Così ci hanno infatti detto tutti.

MUSOLINO
Noi non riteniamo fosse in un luogo in cui non doveva essere.
Dicevo prima che, al di là delle responsabilità in fase esecutiva, che riguardano chi doveva controllare che il lavoratore non stesse in quella posizione da cui poi è caduto, stiamo provando ad approfondire il tema della sussistenza di un effettivo programma di prevenzione e di esecuzione di questi lavori in sicurezza che non prevedesse che il lavoratore dovesse salire lì, in quella situazione. Tanto è vero che, come ho detto prima, ho chiesto un’integrazione al Consorzio che mi aveva proposto una prima istanza di dissequestro, proprio perché mi specificasse nel dettaglio come intendesse proseguire i lavori in sicurezza su questa carpenteria della spalla. So – ancora non ci sono stati né interrogatori, né altro, ma anche in questa fase di richiesta di dissequestro c’è stato un minimo di confronto con le difese – che la tesi della difesa è quella secondo cui il lavoratore non doveva essere lì in quel momento.
Io sono salito fin su e ho una percezione chiarissima di quelle che dovevano essere le attività da svolgere: non so come si potessero svolgere alcune attività (tra cui, per esempio, l’imbracatura dei ferri che alla fine si incrociano tra loro per formare la cassaforma) senza salire sopra.

PRESIDENTE
Infatti è strano che un operaio che sta lavorando decida di andare a fare una passeggiata sulla spalla.

MUSOLINO
Sulle responsabilità esecutive le cose sono già molto chiare. Adesso stiamo andando ad acquisire più che altro la documentazione relativa a qual era la programmazione dei lavori in sicurezza prevista, al fine di verificare se essa era adeguata o meno.

BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut)
Possiamo chiedere di avere queste informazioni?

MUSOLINO
Certo, sono indagini documentali e quindi le ragioni di segretezza sono minime.

PRESIDENTE
Ad ogni modo, anche con altre Procure abbiamo segretato i documenti da tenere riservati. Non c’è nessun problema da questo punto di vista.


Audizione di rappresentanti della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, dei Vigili del fuoco e della Guardia di finanza



Intervengono il dottor Carmelo Casabona, questore di Reggio Calabria, il colonnello Pasquale Angelosanto, comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, il colonnello Luca Cervi della Guardia di finanza, e l’ingegner Claudio Manzella, comandante provinciale dei Vigili del fuoco.

PRESIDENTE
Vi do il benvenuto, scusandomi anzitutto per il ritardo.
Il motivo per cui noi siamo qui – penso lo sappiate – è collegato sia ai due incidenti mortali che si sono verificati a Gioia Tauro, sia – soprattutto – al fine di capire il clima generale in materia di sicurezza del lavoro, anche con riferimento agli argomenti che sono emersi e che in parte si conoscevano, in modo particolare la senatrice Bianchi, che è vostra conterranea.
È infatti emerso un problema forte in materia di sicurezza, non solo nei luoghi di lavoro, ma anche in senso più ampio. Potrebbe esserci un collegamento tra i due aspetti in ordine alla scelta e alla tipologia dei soggetti che vengono inseriti nel lavoro. Nel corso della presente audizione (i cui atti sono a vostra disposizione, non essendo segretati) ci è stato riferito da alcuni soggetti che ci sono stati fenomeni anche di evidente carattere malavitoso, aventi ad oggetto persone che sono state fermate da uomini armati. C’è un clima in cui – ci è stato detto – è difficile operare: in modo particolare i rappresentanti dei lavoratori (soprattutto i rappresentanti interni) denunciano una situazione di difficoltà anche nel far presenti alcune problematiche. Talune di queste sono costituite dallo stato di salute e di sicurezza dei luoghi in cui si opera, dai ritmi e dai carichi di lavoro, dai tempi quotidiani di lavoro e dalla formazione (soprattutto per tipologie di lavoro complesse, come sono quelle di un cantiere di grandi opere, quale quello di cui stiamo parlando).
C’è quindi un quadro in relazione al quale voi potete forse aiutarci ad avere delle indicazioni su come muoverci per contribuire a realizzare per quanto sarà possibile (io sono convinto che voi stiate facendo il massimo) un clima diverso da quello che attualmente ci è stato rappresentato.

CASABONA
Signor Presidente, lei ha toccato uno dei punti cardine del clima ambientale, economico e sociale presente a Reggio Calabria.
Come saprà benissimo, la Calabria è una Regione fortemente influenzata dalla mafia e i riflessi di ciò coinvolgono tutti gli aspetti sociali, economici, strutturali e di rapporti umani. Si tratta di effetti devastanti, in quanto alla fine producono uno stato di perenne illegalità.
Il nostro compito in questo territorio è particolarmente oneroso perché dobbiamo intervenire su molti fronti: penso alle problematiche del riciclaggio, del traffico di droga, degli omicidi, delle associazioni mafiose e anche dell’immigrazione. Credo che tutti voi siate a conoscenza dei problemi di Rosarno, dove c’è una connessione con il mondo del lavoro: mi riferisco allo sfruttamento del lavoro degli extracomunitari, di persone non messe in regola, oppure non regolarmente entrate nel territorio. L’intervento che siamo costretti ad operare è talmente vasto che diventa sempre più difficile, perché alla fine ci si accorge che siamo sempre noi – le forze dell’ordine – ad avere un impatto immediato su tutte queste problematiche. Debbo dire che gli sforzi che tutti noi insieme compiamo ci sono stati riconosciuti da molti, perché i risultati, nonostante tutto, ci sono. Nonostante l’enorme ventaglio di azioni, a 360 gradi, riusciamo ad intervenire.
Come già vi è stato detto, la problematica dei cantieri di lavoro è drammatica, essendovi molte ditte che lavorano. Ci sono gli indotti interni che riguardano la fornitura del cemento, dei subappalti e del ferro, ma la maggior parte delle aziende che operano in questo campo provengono da fuori e vengono tartassate sotto l’aspetto dell’estorsione. È vero che ci sono invadenze di gruppi che tendono a danneggiare i mezzi per poter lanciare un segnale, in quanto debbono poi contattare il capocantiere per rappresentare l’aspetto riguardante l’estorsione.
Il clima è quindi abbastanza teso: i cantieri non possono svolgere tranquillamente e serenamente il loro lavoro perché c’è un’ingerenza molto invasiva delle associazioni mafiose. Il lavoro che svolgiamo è quindi molto complesso, tanto è vero che lungo tutto l’asse dell’autostrada sono stati previsti una serie di controlli. Occorre però tenere conto che, pur mandando le pattuglie e avendo dei sistemi di attività di controllo, c’è sempre la possibilità di intromettersi perché l’area è vastissima e non sempre si può avere la presenza delle forze dell’ordine sul territorio in maniera costante, 24 ore su 24: le forze dell’ordine sono fatte di mezzi e di uomini e mezzi e uomini sono in numero definito, non indefinito. Quindi dobbiamo far fronte a tutta una serie di problematiche e lo sforzo che facciamo è elevato perché ci rendiamo conto delle difficoltà che hanno le imprese. Su questo fronte abbiamo svolto delle attività di prevenzione e investigative: le facciamo e sono attualmente in corso. Ciò nonostante, gli episodi sono quelli che avete visto e sono il sintomo di ciò che vi sto dicendo. Si tratta della punta dell’iceberg.
Noi come forza di polizia interveniamo solo ed esclusivamente nel momento in cui ci sono infortuni mortali o con prognosi oltre i 30 giorni. I nostri interventi sono limitati sul territorio perché effettuati in seguito ad un’attività di stimolo e denuncia. Non c’è un’attività istituzionale di controllo, cosa che l’Arma dei Carabinieri fa con l’Ispettorato del lavoro e l’Ufficio del lavoro.
Essendoci resi conto che c’è un’esigenza di legalità a 360 gradi, che è uno degli aspetti emergenziali del mondo del lavoro, come Polizia di Stato siamo orientati, e io personalmente, a intervenire con una programmazione dei controlli nei cantieri anche per l’aspetto di riflesso che ci può essere. Mi riferisco alla prevenzione dell’aspetto estorsivo e della presenza della ’ndrangheta. Finora non siamo stati in grado di poterlo fare perché il nostro impegno è stato assorbito dagli eventi emergenziali, specie delle opere pubbliche.
Questo è però un aspetto che ho affrontato con la mia organizzazione perché intendo procedere con tutta una serie di attività di controllo. Sono, infatti, convintissimo che in questo modo possiamo capire meglio gli assetti dei cantieri.
La presenza sul territorio della Polizia, della Guardia di finanza e dei Carabinieri contribuisce ad accrescere la percezione di legalità e di presenza dello Stato. Questo è il programma che andremo ad approntare perché ci stiamo liberando di certi aspetti emergenziali: anche se a Rosarno abbiamo risolto abbastanza brillantemente il problema dell’ordine pubblico, rimangono sempre in piedi le questioni dell’immigrazione clandestina e dello sfruttamento degli immigrati con il lavoro nero, che stiamo seguendo. Si tratta di un’attività che noi con i Carabinieri e la Guardia di finanza svolgiamo costantemente. Nel settore del controllo rientra l’Ispettorato del lavoro che svolge attività di controllo nelle aziende agricole per quanto concerne il problema del caporalato e dello sfruttamento. Noi siamo marginali in questo contesto e ciò si desume dai dati: nel 2006 abbiamo avuto tre decessi, più nove infortuni con lesioni; nel 2007 ci sono stati un decesso e 15 infortuni; nel 2008 due decessi e nove infortuni con lesioni; nel 2009 un decesso e 12 infortuni con lesioni. Questi sono i dati.
Negli ultimi mesi abbiamo quattro episodi gravissimi da cui però non siamo stati interessati perché le denunce sono state fatte nelle caserme dei Carabinieri.

ANGELOSANTO
Riallacciandomi a quanto detto dal questore, devo premettere che l’Arma dei Carabinieri opera in questo settore avvalendosi del nucleo dell’Ispettorato del lavoro che è alle dipendenze della direzione provinciale del lavoro di Reggio Calabria. Lo stesso avviene per tutta l’attività di controllo che le nostre stazioni operano sul territorio.
Questa premessa sistemica serve a dire che l’attività dell’Arma non riguarda soltanto l’intervento in seguito all’infortunio e all’accadimento che viene denunciato, ma ha anche una grossa componente preventiva nei settori assegnati alla nostra competenza. I controlli fatti dal nucleo dell’Ispettorato del lavoro nel triennio 2007-2009 sui cantieri, con particolare riferimento a quelli edili, agli scavi e a tutto quello che riguarda la posa di tubature, tracciati, fognature e sulle ferrovie, sono piuttosto consistenti: 128 nel 2007; 147 nel 2008 e 87 nel 2009. Da queste attività di controllo emergono una serie di violazioni normative sul lavoro. Ce ne sono diverse. Ho con me un quadro statistico che ho ottenuto dal comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro che posso consegnare alla Commissione e che contiene il riepilogo dei dati degli ultimi tre anni rispetto alle varie violazioni e alle diverse normative violate con riferimento alla sicurezza sui luoghi di lavoro, alle assunzioni dei lavoratori e al rispetto delle norme che regolano le contribuzioni (per esempio, l’assunzione di lavoratori minorenni).
Oltre al quadro statistico, la domanda del Presidente credo riguardasse i due fatti accaduti nel territorio di Palmi. Il 12 febbraio e il 1º marzo 2010 si sono verificati due incidenti sul lavoro con la morte di due dipendenti. Il primo era un lavoratore della società subappaltatrice Edilniti di Gela che operava su questo tratto dell’autostrada A3 SA-RC nel cantiere di contrada Garanta. Il secondo lavoratore è morto sempre nello stesso cantiere, ma era dipendente della società Eurofin che fa parte del Consorzio E.R.E.A. che costruisce il quinto macrolotto dell’autostrada SA-RC. In entrambi i casi abbiamo riferito alla procura della Repubblica di Palmi la dinamica degli incidenti perché sono intervenuti i Carabinieri e il pubblico ministero. In entrambi i casi, grazie anche all’intervento dell’ispettore dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, sono state riscontrate violazioni in relazione al rispetto della normativa sulla sicurezza. Nel primo incidente la vittima, caduta da un’altezza di sette metri, non aveva un’imbracatura di sicurezza e il casco protettivo. Le assi a protezione inoltre erano incastrate su dei montanti di sostegno in ferro e non risultavano spezzate, ma fuoriuscite dai montanti.
Diverse sono le violazioni riscontrate nell’immediatezza. Parliamo di indagini dirette svolte sul posto e di indagini indirette attraverso l’escussione testimoniale degli altri operai che hanno prestato i primi soccorsi alla vittima.
Nel secondo caso la morte è stata ancora più atroce perché l’operaio, per un cedimento della base sulla quale si trovava e dalla quale manovrava con l’autocomando l’autopompa che portava il cemento nel pilone, è caduto nel cemento fresco. La morte, quindi, è avvenuta per soffocamento, e il cadavere è stato estratto prima che solidificasse il cemento. Non sono a conoscenza degli esiti delle autopsie perché gli esami autoptici vengono riferiti direttamente alla procura della Repubblica. Anche in questo caso non c’era l’imbracatura e il rispetto delle elementari norme di sicurezza a tutela dei lavoratori.
Ci sono anche altri incidenti: a Reggio Calabria abbiamo registrato la morte sul lavoro di un altro operaio, Ferraro Aldo del 1977, che è rimasto sepolto dal crollo di un muro di contenimento sotto cui stava lavorando.
Stava compiendo un’operazione di movimento terra; sono crollati il muro e il terreno ed è rimasto seppellito. Questo è avvenuto l’8 febbraio 2010, quindi, in poco meno di un mese abbiamo avuto tre incidenti mortali. Per i primi due casi abbiamo riferito alla procura di Palmi e per il terzo alla procura della Repubblica di Reggio Calabria. Questo è il quadro.
I dati ci dicono che nel 2006 abbiamo avuto quattro decessi, nel 2007 due, nel 2008 tre, nel 2009 uno e nel 2010 siamo già a tre. Per quanto riguarda la costruzione di queste grandi opere, sull’autostrada A3 abbiamo questi decessi, mentre per l’altra grande opera in corso di ammodernamento – mi riferisco alla SS 106 jonica – fortunatamente non abbiamo avuto decessi.
Da ultimo vorrei aggiungere che, in merito a questa attività di prevenzione per le grandi opere, abbiamo elaborato con la prefettura di Reggio Calabria un sistema denominato «piano di controllo coordinato del cantiere e del sub-cantiere», di cui si avvalgono le forze di polizia e che contiene dati relativi anche al lavoro e alle maestranze. Ogni mattina attraverso il mattinale o il settimanale di cantiere le imprese inseriscono in questo sistema i dati relativi ai lavori, alle persone presenti sul cantiere, alle ditte che forniscono attrezzature, all’impiego dei mezzi. Pertanto, questo quadro cognitivo ci consente di condurre un’attività di controllo mirata. Essendo in carico alle imprese la segnalazione di questi dati, se gli stessi non si riscontrano sul posto – come a volte avviene – vengono comminate delle sanzioni. Questa è un’attività che ci consente di verificare preventivamente il rispetto delle norme.

CERVI
Signor Presidente, il ruolo della Guardia di finanza è diverso da quello delle altre forze di polizia perché è di natura economico-finanziaria e ha competenza generale. L’intervento che la Guardia di finanza svolge nello specifico settore è più propriamente di lotta all’evasione fiscale e alle frodi, fermo restando che nell’ambito della Provincia di Reggio Calabria la Guardia di finanza partecipa insieme alle altre forze di polizia ai piani di controllo, come quello citato dal comandante provinciale dell’Arma, sulle grandi opere e, in particolare, sui cantieri. Proprio per la sua competenza specifica interviene non per rilevare numericamente la presenza di lavoratori in nero, ma per quantificare quanto questo possa tramutarsi in danno all’erario o in frodi nei confronti dello Stato. Da questo punto di vista, la nostra attività è sostanzialmente residuale e non va a incidere sull’aspetto più propriamente tecnico della sicurezza del lavoro, quanto piuttosto sul danno di natura erariale che la presenza di lavoratori in nero può arrecare nelle aziende sottoposte al nostro controllo.
Nella provincia di Reggio Calabria, l’attività di controllo della Guardia di finanza riguarda soprattutto i falsi braccianti agricoli. Le dimensioni di questo fenomeno sono piuttosto serie dal punto di vista dell’evasione fiscale, posto che nel corso dei nostri controlli rileviamo, oltre alla componente territoriale, numeri che possono far riflettere. A titolo di esempio, cito i dati relativi al 2009, esaminando i quali abbiamo rilevato che 50 datori di lavoro hanno impiegato 480 lavoratori in nero. Se calcoliamo che la nostra è un’attività più propriamente specifica e che la selezione da noi effettuata nei confronti dei nostri soggetti è qualificata, questi numeri danno l’idea di come la dimensione del fenomeno possa essere sicuramente preoccupante (se posso permettermi di definirla in questo modo). Per citare dati recentissimi, relativi ai primi mesi del 2010, abbiamo segnalato 97 soggetti; in prospettiva, questo ci fa pensare che, se l’attività proseguirà su questo trend, riusciremo sicuramente a migliorare, mi si perdoni il sarcasmo, il risultato che abbiamo ottenuto lo scorso anno.
Oggi stiamo parlando di lavoratori in nero in generale ma, come ho detto precedentemente, l’attività della Guardia di finanza si è indirizzata, attesa anche la realtà economica del territorio nel quale stiamo operando, prevalentemente verso i braccianti agricoli. Questo perché, per quanto concerne i termini più specifici dell’azione della Guardia di finanza, questa è l’attività che consente di rilevare il maggior numero di fenomeni evasivi: dai contributi erogati per l’assunzione di braccianti agricoli alle evasioni per il mancato versamento di tutti i contributi, delle imposte e delle ritenute di acconto relative alla gestione del personale dipendente.
I numeri dell’ultimo triennio anche in questo caso possono far riflettere.
Solo in materia di falsi braccianti agricoli, infatti, sono quasi 300 gli individui denunciati, con un danno erariale procurato di circa 500.000 euro e con elementi positivi di redditi non dichiarati che sfiorano i 7 milioni e mezzo di euro. Come finanziere, confesso che questi dati fanno sicuramente riflettere.
L’attività di controllo, ovviamente, è intensa e mirata, soprattutto per quanto riguarda la componente territoriale, all’individuazione di questi soggetti.
Ripeto, però, che per quanto concerne lo specifico della materia che stiamo trattando, essa non è tanto orientata verso l’infortunistica o verso la sicurezza sul lavoro ma, più propriamente, su aspetti più tecnici relativi alla competenza specifica del corpo della Guardia di finanza.

MANZELLA
Presidente, in qualità di comandante provinciale dei Vigili del fuoco, farò un intervento a doppia valenza. Per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro, noi interveniamo sempre su segnalazione, quando l’evento è già accaduto. Sull’incidente del 12 febbraio non siamo intervenuti, mentre siamo intervenuti su quello del 27 febbraio. Pertanto, la nostra è un’attività abbastanza marginale perché se non veniamo chiamati non interveniamo.
Svolgiamo sì un’attività preventiva nei cantieri, relativa però solo al rischio incendio, nel senso che, se nel cantiere si svolgono delle attività a rischio incendio, il datore di lavoro, titolare dell’attività, deve mostrarci come intende alleviare il rischio.
Per quanto riguarda, nello specifico, i cantieri della A3, siamo entrati in contatto con numerosi lavoratori avviati ai corsi, da noi organizzati, per le squadre di emergenza rischio incendio. Personalmente, in questa sede ho notato, a fianco ad una scarsa scolarità dei soggetti inviati a seguire questi corsi, un’attenzione molto bassa alle problematiche afferenti al rischio incendio.
Purtroppo, per induzione, tutto ciò mi porta a pensare che il cosiddetto fattore formazione, che dovrebbe abbassare il rischio, viene ancora poco sfruttato, dal momento che questa formazione viene considerata più come un obbligo di legge, sia dal datore di lavoro che dal dipendente avviato a questi tipi di corsi, che non come una reale esigenza di ricerca della sicurezza.
Su direttiva del Ministro dell’interno, abbiamo fissato l’obiettivo di effettuare un certo numero di ispezioni riguardo ad attività che noi controlliamo e che dovrebbero essere già fornite delle nostre autorizzazioni (in particolare, si tratta di specifiche attività indicate dal Ministro dell’interno). Purtroppo, il dato di inosservanza della norma è altissimo e, di conseguenza, ogni volta che noi svolgiamo un’attività ispettiva a campione (tramite sorteggio o dopo segnalazione di specifici problemi) spesso e volentieri dobbiamo sanzionare l’attività ai sensi del decreto legislativo n. 758 del 1994 che depenalizza alcuni reati. Le inadempienze che noi riscontriamo, però, sono inadempienze non gravi, relative, ad esempio, alla segnaletica di sicurezza e alla mancanza di cartellonistica. È come se alcune di queste previsioni non appartenessero alla nostra cultura.
Il signor questore ha parlato della difficoltà che le istituzioni e i datori di lavoro incontrano per formare i lavoratori in un ambiente difficile, dove i loschi affari sono al primo posto. A mio modesto avviso, invece, bisognerebbe veramente puntare su fattori di formazione efficaci, non solamente formali ma sostanziali e, in cantieri così importanti, bisognerebbe intervenire in maniera massiccia su tutte le maestranze.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per la collaborazione e ci scusiamo ancora per il ritardo rispetto all’orario previsto per la vostra audizione.
Il problema centrale, che non sfugge certo alle signorie loro, è relativo a un quadro più generale di sicurezza. Ritengo di non dire nulla di nuovo affermando che questa sia proprio la grande sfida da vincere. Lo Stato vi è vicino e noi ci auguriamo di poter concorrere, insieme a voi, per fare in modo che i lavoratori possano vivere la propria realtà lavorativa in modo diverso.


Audizione del vice sindaco di Reggio Calabria e di rappresentanti della Regione e della Provincia



Intervengono il dottor Giuseppe Raffa, vice sindaco di Reggio Calabria, l’architetto Raffaele Scarfò, dirigente della Provincia, e il dottor Antonino Bonura, direttore generale vicario Dipartimento della salute della Regione.

PRESIDENTE
Desidero anzitutto scusarmi con gli auditi per il ritardo ma, in coincidenza di altre importanti iniziative a Reggio Calabria, abbiamo dovuto rivedere il ruolino di marcia dei nostri lavori.
In genere, questa Commissione ascolta sempre il sindaco del Comune dove ci rechiamo. Nella fattispecie, è presente il dottor Giuseppe Raffa, vicesindaco di Reggio Calabria, in rappresentanza del sindaco Scopelliti, al quale voglio far giungere i miei saluti.

RAFFA
Presidente, naturalmente il sindaco Scopelliti le presenta le sue scuse per non poter essere qui presente.

PRESIDENTE
Il signor Scarfò, invece, è qui in qualità di rappresentante dell’amministrazione provinciale.
Signori, è vero che Comune e Provincia non hanno un coinvolgimento diretto e immediato sul tema oggetto della nostra indagine, relativo al contrasto agli infortuni sul lavoro e alla tutela della salute sui luoghi di lavoro.
Io ritengo, però, che essi vadano coinvolti perché sia i Comuni che le Province (in modo particolare i Comuni) dispongono di dati tali da poter essere funzionali ai soggetti che direttamente operano in questo settore.
Per essere più esplicito, faccio riferimento alle concessioni edilizie: le autorità che debbono svolgere queste verifiche di controllo potrebbero essere agevolate attraverso un raccordo più diretto. La stessa Provincia dispone di una sua polizia che, di fronte alla carenza di soggetti preposti alla verifica, al controllo e alle ispezioni, può dare un contributo. Noi dobbiamo allearci tutti, da questo punto di vista, perché è odioso immaginare che una persona vada a lavorare e non torni più a casa, oppure torni, sì, ma rimanendo in condizioni fisiche e psichiche tali da pregiudicare il resto della sua esistenza. Quindi rivolgiamo un appello alla vostra sensibilità per fare in modo di essere coinvolti nell’attività di prevenzione.

RAFFA
Presidente, questo tema è per me particolarmente sensibile perché sono un medico del lavoro. Quindi, meglio di ogni altro comprendo le esigenze del lavoratore e le difficoltà esistenti nel garantire i requisiti minimi di sicurezza, soprattutto nel percorso di attuazione della nuova normativa. Anche le aziende si adeguano difficilmente, perché questo adeguamento comporta un aggravio di spesa.
Lei faceva riferimento alle concessione edilizie. Ebbene, l’amministrazione comunale ha da poco approvato la prima fase del piano comunale strutturale, costituito dagli indirizzi sul territorio. Questo strumento ci consente di avere regole più certe rispetto alla nuova normativa. Per quanto riguarda i nostri cantieri, noi agiamo in collaborazione con l’Ispettorato del lavoro e in sinergia con i sindacati. Non so se voi abbiate consultato anche le associazioni sindacali, ma esse rappresentano un anello importante nel percorso collettivo che noi stiamo portando avanti. È chiaro che il Comune di Reggio Calabria, in quanto capoluogo di Provincia, al di là delle competenze specifiche sulla questione della A3, che non gli spettano dal punto di vista territoriale, sente la responsabilità di dare il proprio contributo. Sicuramente, noi siamo disponibili a qualsiasi vostro indirizzo e anche ad una forma di coordinamento con linee guida specifiche che saremo ben lieti di assecondare.

SCARFÒ
Presidente, anch’io intervengo sul tema specifico della tutela della sicurezza nella provincia di Reggio Calabria. L’amministrazione si sta attivando per quanto concerne il modello organizzativo. Infatti, la polizia provinciale, da lei citata poc’anzi, esercita egregiamente sul territorio le proprie funzioni, anche in altri settori. Un’altra proposta è quella che passa attraverso la tutela della sicurezza del territorio legata alla protezione civile.
Se riusciremo a realizzare le sinergie tra i vari comparti, molto probabilmente otterremo delle segnalazioni e delle sentinelle sul territorio capaci di avvertirci in tempi reali sulle discrasie e sulle disfunzioni. Un’attenzione particolare è dedicata poi alle deleghe che sono transitate dallo Stato alle Regioni, e da queste alle Province.
I lavori a gestione diretta sono chiaramente tutti monitorati e posti sotto sorveglianza, anche ai fini della sicurezza sui cantieri. Maggiore attenzione può essere posta anche tramite un coinvolgimento dei dipendenti, nel senso di una relazione formativa nella specificità. Una delle lacune che avverto nel sistema è infatti quella della non conoscenza e della poca informazione sulle tematiche: si procede a compartimenti stagni e chi ha una formazione non ne ha un’altra. Molto probabilmente potremmo ottenere risultati migliori e più reali nel quotidiano se incominciassimo a fare un’azione formativa dei dipendenti con l’Ufficio del lavoro.

RAFFA
Signor Presidente, non so se siete stati informati della novità costituita dalla stazione unica appaltante, di competenza della Provincia, cui il Comune di Reggio Calabria, insieme a tanti altri Comuni, ha aderito.
Insieme alla Prefettura abbiamo fatto un buon lavoro di preparazione e di coordinamento che – a mio parere – darà alcuni risultati positivi sotto l’aspetto della sicurezza.

PRESIDENTE
Vi ringrazio nuovamente per il contributo e dichiaro concluse le audizioni odierne.
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Fonte: Senato della Repubblica