SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni



Resoconto stenografico

 

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»


Mercoledì 22 settembre 2010

 

Audizioni svolte presso il Comune di Capua

Presidenza del presidente TOFANI

INDICE

Audizione del sindaco di Capua, del procuratore della Repubblica, del procuratore aggiunto e di sostituti procuratori della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere
Audizione del questore, del comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri e del comandante provinciale della Guardia di finanza
Audizione del direttore provinciale del lavoro, del commissario ASL e del comandante provinciale dei VVFF
Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali e di RLS e RSU delle aziende coinvolte nell’incidente
Audizione di rappresentanti della parte datoriale delle aziende coinvolte nell’incidente


Audizione del sindaco di Capua, del procuratore della Repubblica, del procuratore aggiunto e di sostituti procuratori della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere



Intervengono il sindaco di Capua, dottor Carmine Antropoli, il procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dottor Corrado Lembo, il procuratore aggiunto, dottoressa Raffaella Capasso, ed i sostituti procuratori dottor Donato Ceglie e dottoressa Alessandra Converso.

PRESIDENTE
Nell’aprire i nostri lavori, desidero innanzitutto ringraziare il prefetto di Caserta, per il supporto che ha voluto fornirci per le odierne audizioni, e il sindaco di Capua, che ci ospita nel palazzo comunale.
Siamo qui come rappresentanti della Commissione parlamentare di inchiesta sugli infortuni sul lavoro per avere un quadro il più possibile chiaro su un evento tragico, di una grave evidenza, accaduto pochi giorni fa qui a Capua. Senza ulteriore indugio do pertanto la parola al sindaco di Capua, dottor Antropoli.

ANTROPOLI
Sono io che vi ringrazio per la presenza nella nostra città e per la vostra inchiesta; la visita della Commissione sicuramente servirà a fare chiarezza – così come già ampiamente stanno facendo la magistratura e le forze dell’ordine, a cui va naturalmente il mio ringraziamento – su una strage che ha colpito non solo le famiglie ma tutta la cittadinanza, tutti i dipendenti della DSM e, se mi consentite, la DSM stessa.
Per quanto mi riguarda, sono stato avvertito alle 9,30 del mattino da un dipendente della DSM il quale mi ha comunicato che era avvenuto un incidente gravissimo. Ero fuori città, a Gubbio; ho provveduto subito ad avvertire le forze dell’ordine di Capua, i vigili urbani, i quali sono stati i primi ad arrivare alla DSM. Sono immediatamente partito e rientrato in città ma a quel punto sul posto erano già arrivati il dottor Ceglie, il questore e il prefetto, tutti convenuti per cercare di comprendere quali fossero state le cause dell’incidente nonché per compiere i propri doveri d’ufficio.
L’azienda DSM, ex Pierrel, insiste sul nostro territorio da circa 52 anni e ha dato lavoro a tre generazioni di questa città. In passato aveva circa 800- 900 dipendenti, arrivando anche a 1.000, oggi ne ha solamente 300. La DSM è un gruppo multinazionale, con 102 aziende in tutto il mondo, che si divide tra il settore farmacologico, e quelli che possono essere i devices farmacologici ed altre attività. Non nascondo – mi sembra anche corretto dire certe cose – che appena sono arrivato in azienda, verso le ore 14 o le 15, i sindacati e i dipendenti tutti erano preoccupati non solo per il drammatico evento e per i morti, ma soprattutto per i propri posti di lavoro: se dovesse chiudere l’azienda – dicevano – noi non sappiamo più che cosa fare. Questo è quanto posso dire a questa Commissione.
Per quanto concerne le notizie di cui sono in possesso – dovute alla mia carica di sindaco e al fatto che sono anche chirurgo oncologo presso l’ospedale Cardarelli di Napoli e quindi rappresento un po’ un punto di riferimento per tutte le patologie del territorio – pare che fino ad oggi l’azienda si sia comportata in modo corretto, dal punto di vista dell’impatto ambientale.
Sullo specifico incidente sta indagando la magistratura. Certamente credo che qualcosa non abbia funzionato né nei meccanismi di controllo né nei meccanismi legati alle attività delle singole aziende che lavoravano come appaltatrici all’interno della DSM. Questo è quello che mi sento di dire. Se avete qualche domanda da farmi, sono a vostra disposizione.

PRESIDENTE
La ringraziamo per la sua cortesia, signor sindaco.
Do ora la parola al dottor Lembo, procuratore della Repubblica.

LEMBO
La ringrazio, signor Presidente. Come il senatore De Luca – che ho avuto l’onore di incontrare in altre occasioni dinanzi ad altra Commissione parlamentare – ben sa, la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ritiene di adempiere ad un dovere di cooperazione istituzionale nel fornire a codesta onorevole Commissione parlamentare...

PRESIDENTE
Le chiedo scusa, signor sindaco, non voglio certo mancarle di cortesia, ma dovrebbe essere così gentile da uscire.
(Il sindaco lascia l’aula).
Signor procuratore, prima che prosegua nel suo intervento desidero far presente che qualora lei, o i magistrati che la accompagnano, volesse fare dichiarazioni particolari, procederemo in seduta segreta invitando i tecnici presenti ad uscire dalla sala.

LEMBO
La ringrazio, signor Presidente. La mia premessa conduceva appunto a questa conclusione: nell’adempimento del dovere di cooperazione istituzionale, noi forniremo e intendiamo fornire a codesta Commissione tutte le informazioni sensibili, anche quelle rigorosamente coperte dal segreto investigativo, anche quelle raccolte recentissimamente, in queste ultime ore, che possono dare un’idea più precisa delle responsabilità di carattere generale e particolare in ordine a questo gravissimo infortunio.
Quindi, signor Presidente, poiché ci siamo divisi i compiti e la collega Converso tratterà specificamente della dinamica dell’incidente, di volta in volta le chiederò di segretare il verbale di questa riunione posto che saranno fornite notizie coperte dal segreto investigativo.

PRESIDENTE
A questo punto ritengo opportuno proseguire i nostri lavori in seduta segreta. Chiedo ai tecnici di uscire.
(I tecnici lasciano l’aula).

I lavori proseguono in seduta segreta


Audizione del questore, del comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri e del comandante provinciale della Guardia di finanza



Intervengono il questore di Caserta, dottor Guido Longo, il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Crescenzio Nardone, e il comandante provinciale della Guardia di finanza, colonnello Vincenzo Amendola.

PRESIDENTE
Signori buongiorno, mi sembra corretto da parte nostra scusarci per il notevole ritardo, dovuto tuttavia a motivi di lavoro, essendo stati impegnati nella precedente audizione.
Abbiamo l’esigenza di avere da voi informazioni sui gravi fatti che si sono determinati l’11 settembre qui a Capua, presso la ditta DSM, quindi vi chiederemmo cortesemente di fornirci gli elementi in vostro possesso che ritenete possano esserci utili; ovviamente qualora taluni argomenti fossero già stati trattati dai magistrati della procura ve lo faremo presente. Se poi ritenete che quanto state per dire debba essere segretato, essendo le indagini in corso, procederemo in seduta segreta.

LONGO
Signor Presidente riterrei opportuno secretare quanto diremo, essendo le indagini ancora in corso.

PRESIDENTE
Ne prendo atto.

I lavori proseguono in seduta segreta


Audizione del direttore provinciale del lavoro, del commissario ASL e del comandante provinciale dei VVFF



Intervengono il direttore provinciale del lavoro, dottor Angelo Petrocelli, il commissario della ASL di Caserta, professor Ferdinando Romano, accompagnato dall’ingegner Michele Garzillo e il comandante provinciale dei Vigili del fuoco, ingegner Antonio Angelo Porcu, accompagnato dall’ingegner Giovanni De Dona.

PRESIDENTE
Rivolgo un saluto e do il benvenuto ai nostri ospiti.
Come sapete, abbiamo già avuto modo di audire il procuratore ed altri magistrati della procura di Santa Maria Capua Vetere, così come il questore e i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza. Costoro hanno ritenuto di far secretare la loro audizione; chiediamo pertanto anche a voi se ritenete opportuno che alcuni degli argomenti che esporrete debbano essere secretati oppure no. Desidero aggiungere che l’ampia audizione da parte dei magistrati e quindi l’approfondimento di domande e di quesiti da parte dei colleghi e del sottoscritto ci hanno fornito un quadro abbastanza chiaro, che ovviamente potrà arricchirsi grazie ai vostri contributi. Vi saremmo grati, quindi, se avete degli elementi specifici da fornirci in riferimento a questo tragico evento.

ROMANO
Rispetto agli elementi già acquisiti in audizione, non abbiamo fatti aggiuntivi o accessori da riferire, se non raccontare quanto è avvenuto come vicenda pregressa della ASL relativa ai fatti interni all’azienda sanitaria (quindi in riferimento al dipartimento di prevenzione), ovviamente se ciò può essere di interesse per la Commissione.

DE LUCA (PD)
Vorrei porle una domanda, professor Romano. Com’è potuto accadere questo incidente, secondo il punto di vista della ASL, e com’è stato possibile rilasciare quell’autorizzazione che ha permesso che questi poveri operai si trovassero in quella situazione? Secondo la ASL, per le sue responsabilità di controllo, e secondo il suo personale punto di vista, nella sua responsabilità di commissario della ASL, come si è potuto verificare un incidente che a me sembra oggettivamente assurdo, sia per la morte degli operai, sia perché mi sembra del tutto evidente che un «esperimento» avrebbe avuto bisogno di una verifica preventiva da parte di chi è deputato a controllare?

ROMANO
Su questo punto chiedo alla Commissione la facoltà di far intervenire l’ingegner Garzillo, che riferirà degli aspetti tecnici; io parlerò successivamente degli aspetti di carattere gestionale ed amministrativo.

GARZILLO
Sono il direttore del servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell’ASL di Caserta, ex Caserta 1.
Vorrei precisare – poi sarà il commissario ad approfondire questo aspetto – che non è ancora avvenuta la fusione delle due ex ASL Caserta 1 e Caserta 2, quindi vi sono tuttora due dipartimenti di prevenzione: uno relativo a Caserta 1, l’altro relativo a Caserta 2.

PRESIDENTE
Mi scusi, chi aveva le competenze su quello stabilimento?

GARZILLO
Lo stabilimento insiste sul territorio di competenza della ASL Caserta 2.

PRESIDENTE
E lei è responsabile della ASL Caserta 1?

GARZILLO
Sono intervenuto in quanto ho un incarico con funzioni di coordinatore delle attività di indagini delegate all’ASL dalla procura.

PRESIDENTE
Stiamo parlando di cose diverse.
Noi vogliamo o vorremmo sapere – se siete nelle condizioni e se ne siete a conoscenza, ecco perché ho chiesto chi ha le competenze di questo stabilimento – quali sono i tempi, che tipo di verifiche sono state effettuate sull’impianto o in quello stabilimento di vostra competenza, cioè di competenza della ASL. Ciò che lei sarà chiamato a fare, lo farà per l’indagine che è in corso e di cui noi siamo a conoscenza perché ci è stato riferito dai procuratori generali che abbiamo audito prima di voi.
Vogliamo sapere qual è stato l’ultimo controllo fatto da parte della ASL presso questa azienda e che controlli sono stati effettuati. Prima di iniziare l’operazione di bonifica, e quindi di controllo di tenuta di questo silos dove si è verificato l’incidente mortale, siete stati coinvolti per garantire procedure e sicurezza o, comunque, avete effettuato un sopralluogo? Questo è ciò che ci interessa sapere.

GARZILLO
A noi risulta (questo è quello che è stato riportato dalla direzione del dipartimento della ASL Caserta 2 da cui dipendeva il personale che ha fatto gli accessi) che dal mese di febbraio sono stati effettuati una serie di controlli e di verifiche tecniche. Dunque, non attività di vigilanza della regolarità e del rispetto delle norme di prevenzione ma solo verifiche tecniche di alcuni impianti.

PRESIDENTE
Avremmo dovuto incontrare oggi chi era preposto, a prescindere dall’organizzazione amministrativa o dall’accorpamento. Costui è tra voi? Perché se non c’è è inutile che parliamo per relata.

DE LUCA (PD)
Vorrei riformulare la domanda che pongo per comprendere meglio qual è la situazione che ha portato al verificarsi della tragedia.
Le ASL sono state accorpate e c’è un commissario, che è qui presente. Considerato ciò che purtroppo è capitato, vorremmo sapere se l’ASL ha redatto un rapporto di verifica sulla prevenzione che veniva fatta in quell’azienda.
Mi chiedo infatti come sia potuto capitare, sia per quanto abbiamo verificato che per ciò che ci è stato riferito. Che lo abbia fatto la ASL Caserta 1 o Caserta 2 è irrilevante; c’è un commissario, dunque il responsabile è unico.

GARZILLO
Al riguardo riferirà il commissario.
Per quello che posso dire io, gli ultimi controlli che sono stati effettuati all’interno di quell’azienda sono stati controlli di tipo tecnico, verifiche di apparecchiature in pressione. Non possa dire altro perché altro non risulta.

PRESIDENTE
Vorremmo sapere come mai oggi non è qui presente il responsabile che, a prescindere dall’organizzazione amministrativa, aveva comunque questa responsabilità. Come mai non c’è?

ROMANO
Perché i controlli in azienda sono stati effettuati dalle persone per le quali la magistratura ha disposto una restrizione cautelare.
Questo è il motivo per cui alcune persone non sono presenti.
L’ingegner Garzillo, avendo funzioni di coordinamento di un’area non esaustiva ma importante per tutte le azioni in termini di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, è la persona più titolata in azienda a dare risposte ai quesiti di ordine tecnico e storico relativi alla vicenda. Per questo è presente, non essendo potuti intervenire coloro che sono direttamente coinvolti nella vicenda.

PRESIDENTE
Se ho capito bene, mi sta dicendo che il responsabile è stato arrestato, anche se a me non risulta.

GARZILLO
Sono stati coinvolti nell’indagine della procura quelle stesse persone che recentemente avevano effettuato quel tipo di controllo di cui parlavo prima all’interno della DSM.

PRESIDENTE
Quindi, gli ispettori.

GARZILLO
Gli ispettori della ASL Caserta 2 che avevano effettuato l’intervento su questa azienda.

PRESIDENTE
Ma oltre agli ispettori vi era anche un referente responsabile di questo settore nella ASL Caserta 2? Questo signore non mi sembra sia stato arrestato.

GARZILLO
È, comunque, coinvolto nell’indagine in corso.

PRESIDENTE
Lasciamo stare.
La presenza di questo soggetto, signor commissario, sarebbe stata opportuna.
Qui ho l’elenco degli arrestati. Non è stato arrestato ed è grave che non sia presente perché, con tutto il rispetto nei suoi confronti, nei confronti dell’ingegnere e degli altri presenti, manca la persona che più di tutti avrebbe potuto darci alcuni elementi e che voi invece avete ritenuto opportuno non convocare. Di questo siamo rammaricati. Poi per il resto dell’indagine, è chiaro che i magistrati si serviranno di chi riterranno opportuno.
Le chiedo quindi, signor commissario, di farci avere una relazione da parte di questo signore.

ROMANO
Provvederemo assolutamente.

CARLONI (PD)
Abbiamo letto dell’importante, decisivo intervento dei Vigili del fuoco in quella situazione.
La mia domanda è se siete intervenuti forti delle vostre competenze ed esclusivamente sulla base delle informazioni che derivano dalle vostre competenze anche in riferimento all’interno del silos, oppure se l’azienda ha avuto la capacità di dirvi cosa esso conteneva, quali erano i gas, quali i pericoli ed i rischi.

PORCU
Sono il comandante dei Vigili del fuoco di Caserta. Sono accompagnato dall’ingegnere Giovanni De Dona, coordinatore sul posto dell’intervento, che quindi conosce specificamente, dal punto di vista dell’intervento tecnico, tempi, modi, modalità ed anche eventuali imprecisioni o evoluzioni delle conoscenze tecniche che, ovviamente, interventi di questo tipo in corso d’opera manifestano.
Farò un discorso generale relativo all’attività che svolgiamo in termini di verifica, controllo e rilascio del certificato di prevenzione incendi. Dal nostro punto di vista, quel tipo di azienda non presentava rischi specifici perché la zona dove si è verificato l’incidente non è una zona ad elevato rischio di incendio. L’attività nel suo complesso ha il certificato di prevenzione incendi in corso di validità; è stata da noi controllata nei tempi previsti nel quadro delle attività che generalmente svolgiamo, tra cui quelle di ispezione relative ad altri settori. Poiché per i nostri parametri si trattava di una zona in cui non vi era un forte rischio di incendio, trattandosi di un silos di fermentazione, non rientrava tra le strutture abitualmente controllate.
Quanto alle problematiche relative ad eventuali sostanze tossiche presenti, chi si è recato sul posto non aveva preventivamente cognizione delle sostanze tossiche presenti, in ogni caso ha adottato tutte le cautele e i DPI (dispositivi di protezione individuale) necessari.
Dal punto di vista dell’evoluzione dell’intervento, quindi dei tempi da quando siamo stati chiamati e su cosa abbiamo fatto e come abbiamo pian piano acquisito la conoscenza della situazione, preferirei riferisse l’ingegnere De Dona che è stato responsabile dell’operazione di intervento.

DE DONA
Per quanto concerne l’intervento, all’interno del comando, in ogni turno è presente una squadra speleo-alpinistico-fluviale (SAF) addestrata per intervenire in ambienti confinati, quali la cisterna.
Dopo essere stato allertato dal 118 il personale è intervenuto direttamente; ci è stata riferita la dinamica, cioè che si trattava di una persona caduta all’interno della cisterna, e siamo quindi intervenuti direttamente con il nucleo SAF. Ci siamo recati sul posto e, con tutti i dispositivi che il nucleo adotta per casi analoghi a quello in questione, i Vigili del fuoco si sono calati all’interno della cisterna. Per rispondere alla domanda, il personale è addestrato per intervenire all’interno della cisterna che è un luogo confinato. Si sono pertanto calati con gli autorespiratori e con tutti i dispositivi di protezione individuale.
L’azienda ci ha indicato il luogo in cui intervenire e cioè il silos F14, dove si siamo recati e dove hanno operato i Vigili del fuoco.

MARAVENTANO (LNP)
Ma non hanno detto che c’erano fuoriuscite di gas pericoloso?

DE DONA
No, anche perché essendo i Vigili del fuoco addestrati ad operare all’interno di luoghi confinati con tutti i dispositivi di protezione, possono scendere anche in luoghi ove fosse eventualmente presente questo pericolo.

MARAVENTANO (LNP)
Quindi, l’azienda non ha detto nulla?

DE DONA
No. Che io sappia, no.

PORCU
Vorrei aggiungere, anche se sono fatti che mi ha riferito l’ingegnere De Dona, che nel corso dell’intervento due dei corpi degli operai sono stati portati fuori da personale aziendale. Quindi, noi siamo intervenuti quando le prime due persone erano già state estratte perché più vicine all’imboccatura del fermentatore; bisognava recuperare il corpo del terzo operaio, peraltro senza avere consapevolezza dell’atmosfera presente all’interno.
In ogni caso abbiamo delle strumentazioni che ci permettono di verificare ...

PRESIDENTE
Di questo siamo convinti, altrimenti avremmo tre morti più altri tre del Corpo dei vigili del fuoco.
La domanda che la collega Carloni le ha rivolto e che interessa la Commissione è volta a sapere se l’azienda abbia fornito elementi per descrivere un’ipotetica o specifica pericolosità all’interno del fermentatore. Questo è tutto. Siamo convinti che voi siete attrezzati per effettuare degli interventi di quel tipo, tuttavia mi sembra che al riguardo l’ingegnere De Dona ha riferito di non aver ricevuto indicazioni.

DE DONA
L’azienda non ci ha dato indicazioni, o meglio, non glielo so dire con precisione, perché il personale SAF è arrivato subito sul posto dell’intervento, e all’arrivo del funzionario i vigili già stavano operando con le tutte dovute cautele e con i necessari dpi.

PRESIDENTE
O ve le ha date o non ve le ha date: non c’è una terza possibilità.

DE DONA
No, però non è un qualcosa che ai fini dell’intervento ci interessasse perché, ripeto, il personale opera direttamente e nel momento in cui doveva scendere all’interno della cisterna sapeva di poter operare con la propria strumentazione. Inoltre abbiamo chiamato subito il nucleo NBCR di Napoli che è arrivato sul posto e ha fatto le verifiche con una strumentazione ad hoc, quindi in realtà non ci interessava avere ulteriori indicazioni, anche perché l’incidente non era in evoluzione, ma ormai definito.

PORCU
Diciamo che non ci risulta un flusso di informazioni particolare, pur nella concitazione dei momenti in cui spesso non si ha il referente più appropriato con il quale parlare; comunque una chiarissima informazione nei primi momenti non si è avuta.

PRESIDENTE
Allora mi dica meno quella meno chiara che ha dato l’azienda.

DE DONA
Sempre sul gas nel silos.

PORCU
Probabilmente sul posto non c’era in quel momento un referente aziendale in grado di rapportarsi.

PRESIDENTE
Quindi non l’avete avuta.

PORCU
Non l’abbiamo avuta. Non c’era un referente che avesse le corrette competenze; dopo, ovviamente queste informazioni sono arrivate.

PRESIDENTE
A noi interessa conoscere tale aspetto perché collegato ai rischi presenti nel luogo ove stavano lavorando quelle persone.
Per questo ve lo stiamo chiedendo, non ci interessa il resto, anzi, vi ringraziamo per la vostra professionalità.

DE DONA
Nelle prime fasi dell’intervento in effetti non si conosce...

PRESIDENTE
Guardi, ci siamo capiti, possiamo stare anche altri sei giorni a dirci le stesse cose. La domanda che la senatrice Maraventano le ha rivolto è una, semplice, secca. Quando siete arrivati l’azienda vi ha detto di fare attenzione perché lì c’era questa o quell’altra sostanza, oppure non vi ha detto niente? Non vi ha detto niente, questo è successo.
Ed è appunto tale elemento che a noi serve per costruire un’indagine e quindi per avere dati di maggiore precisione.

DE LUCA (PD)
Volevo cogliere l’occasione, perché il tutto sembra purtroppo drammaticamente chiaro, per fare una domanda al direttore provinciale del lavoro Petrocelli. A parte quanto accaduto, che è registrato, al di là dell’episodio e di chi è stato coinvolto – non entro in questo ambito che è tutto da verificare – l’ispettorato del lavoro per quanto attiene la sicurezza sui luoghi di lavoro che controlli esegue? Fa controlli periodici, controlli a campione? Rispetto alla sicurezza sui luoghi di lavoro l’ispettorato del lavoro – in questo campo così come più in generale perché a ciò è deputato – che azione svolge, al di là della tragica vicenda che ha colpito tre poveri operai?

PETROCELLI
Sono il direttore provinciale dell’ufficio del lavoro di Caserta. Devo premettere un punto fondamentale: le competenze dell’ispettorato del lavoro in materia di sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro sono limitate ai cantieri edili; noi orientiamo la nostra azione principalmente, direi quasi totalmente, sui cantieri edili, coordinandoci in qualche modo anche con la ASL di Caserta per non sovrapporre gli interventi e per ottimizzare le risorse professionali disponibili. Il nostro sforzo sta dando dei risultati anche abbastanza significativi perché sui cantieri edili, a differenza della ASL, operiamo con una duplice funzione: verifica delle condizioni di sicurezza e verifica delle posizioni lavorative dei lavoratori che troviamo nei cantieri. Noi operiamo nel corso dell’anno decine e decine di sequestri di cantieri edili e la procura della Repubblica li convalida tutti. L’anno scorso abbiamo sospeso 292 attività imprenditoriali proprio per la mancata osservanza delle norme di sicurezza e per l’utilizzo di lavoratori in nero. Anche per quanto riguarda le sanzioni ne stiamo adottando di particolarmente significative e incisive.
Per quanto concerne i risultati dal punto di vista della sicurezza, se andiamo a guardare gli infortuni sul lavoro – poi passerò al caso specifico di Capua – nella provincia di Caserta c’è stata una riduzione del 7 per cento – sono i dati che mi ha fornito l’INAIL – contro una tendenza nazionale del 3 per cento in meno rispetto all’anno scorso. Non possiamo dire con certezza che i controlli più estesi, più incisivi, più indicativi, possono aver inciso su questa riduzione. Comunque l’osservanza delle norme di sicurezza a Caserta è uno degli elementi che suscita maggiore preoccupazione. Dal 1º gennaio al 31 agosto, con un monitoraggio intermedio dell’attività, abbiamo individuato circa un 41 per cento di lavoratori che operano in nero nell’edilizia: di qui il connubio tra mancato rapporto di lavoro – quindi lavoro nero – e assenza di tutela e di sicurezza sul lavoro, perché se uno non ha un contratto di lavoro figuriamoci se il datore di lavoro può pensare alla sicurezza. Quindi con tutte le nostre risorse stiamo portando avanti un’azione abbastanza significativa, che è stata anche apprezzata dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, con la quale siamo a diretto contatto proprio per seguire l’aspetto della sicurezza.
Nel caso dello specifico incidente, il nostro servizio di reperibilità ha attivato la procedura e immediatamente ho inviato personale ispettivo della direzione presso la DSM di Capua dove già erano presenti i Vigili del fuoco e il personale della ASL che si stavano occupando della sicurezza. Noi ci siamo limitati a verificare immediatamente la posizione dei lavoratori che erano in servizio quella giornata e a quale ditta appartenessero, acquisendo tutta la documentazione che riguardava quell’affidamento di lavori e di interventi di varia natura da cui possono eventualmente derivare le responsabilità per l’incidente che è occorso. Si trattava di lavori di natura straordinaria relativi ad un serbatoio, affidati a 3 o 4 ditte diverse: in questa catena di affidamento di lavori sicuramente, visto l’esito, qualcosa non ha funzionato.
Stiamo eseguendo accertamenti sulla posizione dei lavoratori sia della DSM che della Errichiello costruzioni (nel cui organico erano in forza i tre dipendenti deceduti) che della SICI, della Rivoira, della TEA Impianti e della DFM, tutte ditte che avevano incarichi di lavoro e di manutenzione più o meno collegati con la questione del serbatoio, che evidentemente aveva bisogno di una revisione per verificarne la tenuta e quant’altro. Stiamo adesso controllando i risultati di questa prima settimana di accertamenti, i cui dati sono stati già forniti alla procura della Repubblica. Attualmente stiamo operando sulla verifica della genuinità dell’appalto, perché nel momento in cui siamo venuti a conoscenza, anche attraverso le notizie di stampa, che questi lavoratori deceduti, a detta dei familiari, lavoravano giornalmente lì da molti anni (addirittura timbravano il badge), quindi non facevano parte di una squadra di intervento straordinario come quelli della Rivoira o della TEA Impianti, la nostra competenza ci impone di verificare anche la genuinità dell’appalto. Vogliamo risalire, attraverso le testimonianze degli altri operai della Errichiello, che sono rimasti per fortuna in vita e al lavoro, a chi impartiva a costoro gli ordini; vogliamo sapere come si svolgeva il lavoro, chi dava loro i mezzi di lavoro, da chi ricevevano gli ordini, perché potrebbero ipotizzarsi anche violazioni di natura amministrativa, come quella dell’interposizione illecita.

PRESIDENTE
Scusi ma non ho capito. Questi lavoratori erano o no dipendenti?

PETROCELLI
Erano tutti dipendenti della ditta Errichiello, però nel quadro di un appalto e di un lavoro che si svolge con continuità in una sede diversa, quella della DSM. La normativa quindi ci impone di verificare se quell’appalto è genuino – è un termine tecnico – perché in questa esternalizzazione dei servizi spesso sul piano della formazione e dell’informazione dei lavoratori circa i rischi che corrono nei luoghi di lavoro, che non sono quelli della ditta datrice di lavoro, possono esserci delle carenze che occorre verificare. Quindi, la competenza della direzione provinciale del lavoro riguarda essenzialmente, in questa circostanza, la posizione lavorativa di tutti i dipendenti delle ditte esterne incaricate di svolgere lavori all’interno della DSM.

DE LUCA (PD)
Lei conosceva i tre ispettori che sono stati arrestati?

PETROCELLI
Non sono ispettori del lavoro, non li conosco; sono funzionari della ASL che non ho possibilità di conoscere né potevano avere contatti di nessuna natura con il nostro personale perché abbiamo competenze diverse.
Se può interessare la Commissione, ho acquisito anche alcune notizie che riguardano i fenomeni infortunistici verificatisi presso la DSM e le altre ditte negli ultimi anni. Sono dati di provenienza INAIL.

PRESIDENTE
La ringrazio. Vorrei però tornare un attimo su questa vicenda dell’appalto, che forse non ho ben compreso. I tre lavoratori che sono morti erano tutti e tre dipendenti della ditta Errichiello.

PETROCELLI
Errichiello Antonio e Luigi costruzioni s.r.l. di Afragola.

PRESIDENTE
Allora voi avete verificato che da un punto di vista amministrativo erano a posto.

PETROCELLI
Erano assunti da parecchio tempo.

PRESIDENTE
Allora, mi spieghi qual è il problema dell’appalto?

PETROCELLI
Secondo la normativa, quando l’appalto è genuino, innanzitutto il personale deve operare per conto della ditta che ha ricevuto l’affidamento dei lavori, poi ci deve essere un rischio di impresa; ci deve essere...

PRESIDENTE
Questo è un altro discorso. Qui il problema non è l’appalto, ma se queste persone erano formate per fare quel lavoro.

PETROCELLI
La ditta Errichiello suppongo che li avesse formati.

MARAVENTANO (LNP)
Non può supporre: ci vuole un certificato.

PRESIDENTE
Noi non siamo qui per sentire delle supposizioni: io posso capire il problema dell’appalto...

MARAVENTANO (LNP)
Erano o non erano formati? Lei lo deve sapere. Lei ha controllato i documenti, certo non possiamo saperlo noi.
Lei ha potuto constatare se queste persone erano formate?

PETROCELLI
La formazione di questi lavoratori è una materia che riguarda la sicurezza. Forse non sono riuscito a spiegarmi. Una cosa è la validità dell’appalto, altra cosa è il rispetto della normativa sulla sicurezza.
Noi non avendo la competenza di acquisire notizie sulla sicurezza e quindi sulla formazione di queste persone non abbiamo curato questo aspetto; abbiamo curato, o meglio stiamo curando, l’aspetto relativo alla genuinità dell’appalto. Questo è quanto. Ci può essere un appalto lecito e un appalto irregolare e noi lo dobbiamo verificare. In questo caso il fatto che questi lavoratori lavorassero da anni alla DSM, con un affidamento di lavoro aperto, generico, timbrando addirittura il badge, per noi significa che dobbiamo verificare come si svolgeva l’appalto.

PRESIDENTE
Ho capito, è un discorso di competenza amministrativa che con l’infortunio non ha niente a che fare. Vi ringrazio.

GARZILLO
Chiedo scusa, signor Presidente: vorrei lasciare agli atti della Commissione una relazione relativa a questo tragico evento che come ASL abbiamo già prodotto alla procura e ai magistrati titolari del procedimento.

PRESIDENTE
La ringrazio.


Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali e di RLS e RSU delle aziende coinvolte nell’incidente



Intervengono il segretario provinciale CGIL, dottoressa Camilla Bernabei, accompagnata dal signor Matteo Coppola; il segretario provinciale CISL, dottor Carmine Crisci, accompagnato dal signor Antonio Campanile; il delegato del segretario provinciale UIL, signor Giovanni De Pasquale; il segretario regionale UGL, dottor Ferdinando Palumbo. Intervengono altresì: per la DSM s.p.a. gli RLS signor Vincenzo Guarino, signor Crescenzo Sgueglia e signor Andrea De Luca e l’RSU signor Giampaolo De Giglio; per la Errichiello Costruzioni s.r.l. l’RLS signor Carmine Rossi; per la Rivoira s.p.a. l’RLS Massimo Altieri; per la DBF s.r.l. l’RLS signor Donato Manna; e per la SICI s.r.l, l’RLS signor Simone Consolazio.

PRESIDENTE
Rivolgo un saluto e do il benvenuto a tutti i presenti.
La Commissione è qui oggi per cercare di raccogliere il maggior numero possibile di informazioni in riferimento al dramma che si è verificato l’11 settembre. Vorremmo chiedere pertanto a chi di voi ha maggiore contezza o competenza, per il ruolo che svolge, di arricchire gli elementi di conoscenza che in parte già abbiamo ricevuto nelle audizioni svolte in precedenza.

BERNABEI
Signor Presidente, sono il segretario generale della CGIL di Caserta. In riferimento a quanto ci è stato chiesto presenterò poi una memoria scritta, che potrà rimanere agli atti della Commissione. Cercherò ora di rappresentare brevemente le nostre competenze rispetto alla situazione a livello confederale; i delegati dell’azienda stessa potranno poi meglio rappresentare la situazione specifica di quel momento. Sicuramente possiamo affermare che si tratta di un’azienda che per noi rappresentava sul territorio un riferimento, anche rispetto alla sicurezza. Rappresentava quasi la cultura della sicurezza su questo territorio. Anche per quanto riguarda la preparazione tecnico-scientifica, a noi risulta che circa il 40 per cento dei suoi lavoratori siano laureati, quindi specializzati nel settore. Oltretutto viene fatto un training sulla sicurezza aperto a tutti i lavoratori e ci era stato detto, anche da parte di questi ultimi, che c’è una squadra di emergenza attiva ventiquattr’ore su ventiquattro. Inoltre si riunisce mensilmente un comitato centrale per la sicurezza, aperto anche ai lavoratori delle ditte esterne, cioè delle ditte appaltatrici che operano all’interno.
Non solo, veniva spesso lamentata dai dipendenti la forte attenzione (anche con lettere di addebito ad alcuni lavoratori) nei confronti delle trasgressioni alle norme sulla sicurezza, dovute ad esempio al mancato uso del casco, delle lenti o di scarpe appropriate. Dunque la visione dall’esterno che noi avevamo era quella di un’azienda molto attenta a questo aspetto.
Proprio in questi termini, abbiamo valutato che la situazione che si è determinata è scaturita fondamentalmente da un black-out nei passaggi dall’azienda alle imprese in subappalto. Su questo aspetto intendiamo richiamare l’attenzione, in quanto riteniamo che le misure normative sulla sicurezza, ferree per quanto riguarda l’azienda, perdano forza nel rapporto con il subappalto.
Al punto tale che una delle nostre proposte è proprio quella di consentire ai nostri rappresentanti per la sicurezza di intervenire ed accedere ai vari passaggi con le ditte subappaltatrici presenti.
Oggi abbiamo in Italia norme sulla sicurezza abbastanza forti, anche se duramente messe sotto accusa da chi le vuole alleggerire e le vede come un peso; noi riteniamo invece che tali norme debbano essere vincolanti e debbano far sentire il proprio peso per quanto riguarda tutto il sottocosto che si sta creando con il discorso dei subappalti. Abbiamo preso atto del fatto che nei subappalti scatta un’assenza parziale, se non totale in alcuni momenti, per quanto concerne il controllo. Anche noi, come organizzazioni sindacali, non riusciamo più ad avere il polso della situazione.

PRESIDENTE
Mi scusi se la interrompo, dottoressa Bernabei. Le norme vigenti già attribuiscono delle responsabilità precise per quanto riguarda la committenza.

BERNABEI
Certo. Tant’è vero che, come le dicevo, noi proponiamo che anche i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dell’azienda possano accedere al controllo sulle aziende appaltatrici, cosa che oggi non possono fare.

PRESIDENTE
Le ho detto questo perché lei descriveva quell’azienda quasi come un fiore all’occhiello nel campo della sicurezza. Ho capito benissimo quello che lei mi ha detto: recepiremo questa iniziativa, che è stata avanzata da più parti e che è stata oggetto di dibattito. Ma è chiaro che l’azienda avrebbe dovuto garantire questa filiera di subappalto. Lì c’è un vulnus; al di là del controllo, lì c’è un vulnus centrale e diretto.

BERNABEI
Io ponevo l’attenzione sul nostro ruolo come organizzazione sindacale, con i nostri rappresentanti presenti nell’azienda. Arrivati ad un certo punto, in una situazione di subappalto, noi abbiamo un passo più leggero come presenza all’interno dell’azienda e sul controllo delle operazioni svolte dall’azienda stessa. Ecco perché, in premessa, ho focalizzato l’attenzione sui corsi svolti, sulla squadra di emergenza e sulle contestazioni rivolte ai lavoratori dall’azienda stessa nel caso in cui vi fossero stati degli errori o delle leggerezze da parte loro. Noi richiediamo che vi sia un passaggio più forte per quanto riguarda i subappalti. Inoltre, al di là delle responsabilità che emergeranno dall’indagine della magistratura (su cui non entriamo, ma siamo sicuri che saranno individuati i responsabili), noi riteniamo che sotto l’aspetto procedurale ed aziendale e sotto l’aspetto della difesa e della tutela dei lavoratori, il passaggio fondamentale (normativo e contrattuale) debba essere effettuato nei confronti degli operatori che operano nelle aziende appaltanti. Mi fermo qui lasciando alla Commissione una memoria scritta.

CRISCI
Signor Presidente, sono il segretario generale della CISL di Caserta. Per quanto riguarda il nostro rapporto con il tema della sicurezza in Provincia di Caserta (non entro subito nel tema specifico della DSM), da molto tempo stiamo segnalando alcuni punti di debolezza nella nostra Provincia. Il primo di questi punti è costituito dal basso numero di ispettori, sia del lavoro che delle ASL, che operano in Provincia di Caserta. In secondo luogo, non c’è una certificazione accurata delle aziende che operano all’interno di processi produttivi complessi. L’incidente che si è verificato dimostra con chiarezza che spesso, come nel caso specifico, vengono utilizzate ditte esterne competenti nel settore dell’edilizia per svolgere lavori in impianti abbastanza complessi, senza alcun addestramento e senza alcuna conoscenza primaria dell’intervento. Tant’è vero che l’azienda di cui le tre vittime erano dipendenti esegue prevalentemente lavori di edilizia.

PRESIDENTE
Vorrei tornare al tema del subappalto, che è stato posto prima dalla dottoressa Bernabei, segretario della CGIL. Anche per noi è un tema importante; d’altronde questi incontri servono per scambiarci delle informazioni ed anche per fornirvi elementi sulla attività della Commissione.
Uno dei grandi temi di cui ci occupiamo è proprio quello del subappalto, sul quale abbiamo già redatto un documento, che è stato approvato dall’Aula. Siamo presenti ad un tavolo con il ministro Sacconi, che è intervenuto in audizione nel luglio scorso. La questione non è facile da affrontare. Gli appalti sono di due tipi: l’appalto pubblico, che è una cosa e quello privato, che presenta altre problematiche. L’appalto al massimo ribasso per noi tutti rappresenta un dramma e su questo aspetto ci stiamo battendo, con grande sensibilità da parte di tutte le forze politiche che fanno parte della Commissione. Su questi temi c’è anche un interessamento del Governo, dal quale abbiamo ricevuto delle disponibilità. Su altri temi, poi, ci potranno essere confronti e scontri, come accade in politica.
Lei mi ha fornito quindi un elemento di riflessione. Questi subappalti chi li conferisce? Li conferisce l’azienda. Abbiamo avuto modo di visionare il luogo dell’incidente: un silos è qualcosa di molto diverso dal discorso delle costruzioni edili. Un ponteggio all’interno di una simile struttura non è riferibile alla procedura normale di allestimento di un ponteggio in edilizia. Questo lo stiamo dicendo a voi e lo diremo anche all’azienda. Senz’altro le vostre competenze di controllo vanno colmate, perché c’è un gap, che la dottoressa Bernabei prima ha illustrato in modo chiaro. Ma da un punto di vista sindacale – se mi consentite – è altrettanto importante capire a chi l’azienda affida i lavori. Se ci sono da effettuare dei lavori specialistici, è chiaro che lì c’è anche un rischio. Voi state parlando ovviamente di un quadro generale; poi chi lavora nell’azienda e chi ha delle responsabilità al suo interno esprimerà le proprie considerazioni. Io credo tuttavia che dovremmo collaborare tutti insieme per inquadrare il problema. Se è vero, come ci hanno detto (e io ritengo che sia vero), che addirittura i lavoratori dell’azienda Errichiello hanno il badge, ciò sta significare che ormai sono quasi organici, sono strutturati. Non stiamo parlando di un appalto per una manutenzione, che può servire in quell’unica occasione. Da questo punto di vista, credo che anche l’attenzione del sindacato sarà forte, perché c’è un mondo che si combina, pur avendo meccanismi e tutele diverse; di fatto, si tratta di meccanismi e tutele diversi.
Scusate questa lunga parentesi, ma è importante chiarire tali aspetti.
L’azienda fa sicuramente bene a multare quei lavoratori che non portano il casco; ma, nel momento in cui affida dei lavori di questo tipo ad un’azienda che non ha le specificità, chi multa l’azienda appaltante? Vi dico questo per la sensibilità storica che ho di questo mondo che voi rappresentate. Qui ci mettiamo il cappello, però poi dobbiamo capire cosa c’è sotto il cappello.

CRISCI
Credo che l’analisi debba portarci anche a guardare con attenzione ai riferimenti statistici. La maggior parte dei morti e dei feriti verificatisi nell’ambito del lavoro sono prevalentemente riconducibili ad operai di aziende esterne o di ditte appaltatrici. A nostro giudizio, in materia bisogna apportare un correttivo stabilendo, innanzitutto, fin dove può spingersi il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza aziendale nei confronti di una ditta esterna; quanto il ruolo dei lavoratori e del rappresentante della sicurezza è tutelato quando si espone direttamente con una denuncia presso l’ispettorato della ASL o lo stesso ispettorato del lavoro?
Abbiamo chiesto, inoltre, un correttivo affinché le denunce e lo stesso ruolo del delegato della sicurezza siano filtrati dall’organizzazione sindacale. Ciò probabilmente non vale tanto per la grande azienda, ma per le piccole e medie aziende e per le aziende del comparto dell’edilizia i cui rappresentanti quando vanno a sottoporre all’ispettorato del lavoro e all’ASL una denuncia relativa ad inadempienze il giorno dopo possono considerarsi estromessi dal processo produttivo poiché vengono licenziati, allontanati; non godono di nessuna tutela nei confronti di un’azienda che il giorno dopo può licenziarli.
A più riprese abbiamo chiesto, anche al Ministro del lavoro dello scorso Governo, di prevedere una variazione della normativa, mirata a far filtrare la denuncia dall’organizzazione sindacale per non esporre il delegato alla sicurezza, dal momento che gli ispettori pretendono la sua firma, gli chiedono un documento e l’impresa il giorno dopo, in modo pretestuoso, il più delle volte lo allontana dal posto di lavoro; spesso si tratta di aziende al di sotto dei 15 dipendenti per le quali non è previsto l’obbligo di licenziamento per giusta causa. Dunque, i nostri rappresentanti sono costretti a far finta di non avere visto per conservare il posto di lavoro.

MARAVENTANO (LNP)
Si riferisce, in particolare, a questa azienda?

CRISCI
Può darsi che accada anche in questa azienda. Non mi riferisco in particolare a questa, ma può darsi; di prassi è così.
Gli incidenti verificatisi in provincia di Caserta si potevano evitare. Vi è stato un morto nel settore dell’edilizia a Caserta, su corso Trieste, il corso principale, dove tutti vedevano.

PRESIDENTE
Siamo già stati a Caserta, quindi lo sappiamo.

CRISCI
Anche su quello, infatti, ci siamo confrontati. Tutti vedevano che quel ponteggio era stato montato con tavole che da tempo sono bandite dal montaggio, tutti, nessuno escluso. Eppure, quel ponteggio è stato lì per 30 giorni, nessuno ha bloccato quel cantiere ed è morto un lavoratore, una morte che si poteva evitare.
Di questo dobbiamo discutere. Trascorriamo tanto tempo a discutere di DSM e non spendiamo un solo minuto per verificare se i lavoratori della ditta Errichiello sapevano cosa stavano andando a smontare. Il lavoratore che ha suonato l’allarme era un dipendente della DSM, ma se vi fossero stati 30 lavoratori di un’altra ditta sarebbero morti tutti perché nessuno era stato addestrato e sapeva cosa stava facendo.
È dunque necessario che le aziende che concorrono agli appalti in impianti complessi siano dotate di una certificazione. L’ispettorato del lavoro deve intervenire prima, non dopo. Non deve intervenire quando viene chiamato ...

PRESIDENTE
Mi scusi, ma queste cose sono già previste. Ora la magistratura sta verificando se c’erano o meno. Rischiamo di parlare...

CRISCI
Però, signor Presidente, li ci sono state tre morti.

PRESIDENTE
E lo dice a me!

CRISCI
È in corso un’indagine della magistratura le cui risultanze, se dovessero rivelarsi vere, sono raccapriccianti. Lo sono davvero.

PRESIDENTE
È quello che le sto dicendo. I confronti, come quello odierno, servono per poter stabilire se vogliamo migliorare e perfezionare alcuni elementi nelle procedure in modo da evitare quello che è successo.

CRISCI
Le richieste sono queste, non altre. Non stiamo chiedendo altro. Stiamo chiedono di implementare nella nostra Provincia, che è ad alto rischio – tra l’altro, il ministro Maroni ci fa l’onore di venire qui periodicamente – il numero degli ispettori perché di quelli che sono stati immessi in Italia a Caserta non ne è arrivato nemmeno uno. Alcuni ispettori sono dotati solo di buona volontà. Non ci sono né mezzi, né strumenti, né uomini per controllare una Provincia in cui questa sta diventando la normalità. Credo che incontri come questo odierno debbano portare ad un risultato.
Ci siamo visti in prefettura a Caserta dopo l’incidente menzionato poc’anzi, ma da allora a Caserta non è arrivato alcun mezzo, alcun ispettore.
Così non si va da nessuna parte; non ci possiamo ricordare dei problemi solo dopo la morte di qualcuno. O c’è un intervento vero...

PRESIDENTE
Mi si può accusare di tutto tranne che di essere qualunquista. Il qualunquismo, secondo me, è il cancro della società.
Intanto ci sono le competenze, e le competenze maggiori in questa occasione sono delle aziende sanitarie locali, fatta eccezione – come lei sa benissimo – per l’edilizia dove c’è una concorrenza con gli ispettori dell’ufficio provinciale del lavoro. Non possiamo limitarci a dire che non arrivano risorse, che non si fa quello che si dovrebbe, altrimenti non giungiamo ad alcuna conclusione. Dovremmo dare, invece, un contributo per cercare di coinvolgere le persone e far capire che il lavoro va fatto e, se possibile, prevedendo una certa formazione. La vostra attività, per le vostre competenze, e la nostra, per le nostre, devono concorrere a questo, perché se ci fossero stati cinque ispettori in più, probabilmente non sarebbe servito a nulla lo stesso; o forse anziché essere cinque gli arrestati sarebbero stati dieci.
Perdonatemi se dico questo. Abito in una zona che si trova subito dopo il confine con la Provincia di Caserta, quindi anche come mentalità siamo molto vicini, e sinceramente credo che dobbiamo cercare di evitare discorsi come questi, che rischiano di essere dei luoghi comuni. Dobbiamo tenere il più possibile saldo il sistema, per quello che ci è possibile e conoscendo i rischi di ricatto e di licenziamento.
È pur vero che se qualcuno vuole stare nel sindacato deve farlo consapevolmente, perché in passato ci sono state persone che sono state nel sindacato quando si sparava o al tempo degli attentati. Anche in questo si deve essere chiari. Naturalmente, non bisogna fare i martiri.

CRISCI
Noi avremmo piacere che i confronti producessero dei risultati. Ad oggi posso dire che in Campania, in provincia di Caserta, ciò che è stato chiesto da anni non è arrivato. Poi gli ispettori possono contare o meno; alcuni non saranno perfetti, però se manca un modello chiaro di ispezione e di confronto faccio fatica a seguire il percorso. Davvero, faccio fatica.

PRESIDENTE
Facciamo fatica tutti a seguirlo. Noi facciamo fatica a seguire il vostro discorso, voi il nostro, noi insieme quello degli altri.
Qui abbiamo un dato certo: una ditta edile ha svolto lavori che non doveva svolgere e un’altra ditta specialista in gas ha creato condizioni tali che, probabilmente, avrebbe dovuto comunicare. Questo fatto deve farci aprire un dialogo, se l’azienda è disposta a farlo – come sono convinto che sia e come voi mi confermate – affinché insieme si possano mettere a punto normative – su cui giustamente avete richiamato l’attenzione – che possano esservi più funzionali. In questo modo dobbiamo procedere perché né voi, né noi abbiamo la bacchetta magica.

COPPOLA
Come lei stesso ha detto, signor Presidente, in Commissione fra le forze politiche vi è l’interesse a trovare una griglia comune su questo argomento, ma se la sicurezza e la prevenzione sono visti come un costo e come un aspetto burocratico da espletare, come mera applicazione di una legge o, addirittura, un problema, tutto risulta più difficile. Evidentemente questo è un punto su cui è necessario intervenire per mettere in condizione anche le piccole aziende, le aziende medie, quelle edili e di servizi, quelle più deboli, non le grandi aziende, di affrontare i temi della prevenzione, della sicurezza, della formazione e dell’informazione. Credo che questo sia un aspetto su cui necessariamente dovrà soffermarsi la nostra attenzione se vogliamo davvero che tali fenomeni almeno si riducano.
La sicurezza non può essere ridotta ad un costo e le aziende non possono agire furbescamente...

PRESIDENTE
Questo dovete dirlo all’azienda perché noi già lo sappiamo. Lo sappiamo talmente bene – dobbiamo dirlo chiaramente – che gli schieramenti politici di sinistra e di destra insieme hanno concorso a mettere a punto delle norme anche in questo senso, tanto è vero che, come sapete, nei processi di subappalto non possono essere assolutamente ridotte le poste relative alla sicurezza.
Non fate simili discorsi perché noi stiamo lavorando proprio in questa direzione. Vi riferisco un dato che per me è un punto d’orgoglio. La Commissione lavoro del Senato ha espresso il parere sul decreto legislativo n. 81 del 2008 a Camere sciolte, proprio per non vanificare lo sforzo fatto dal Ministro del lavoro, da tutti noi e da questa Commissione d’inchiesta, che opera dal 2005. È inutile quindi che continuiamo a dirci queste cose perché rischiamo di restare qui a parlarne fino a domattina senza risolvere nulla. Dobbiamo dirci cose diverse. Innanzitutto, bisogna capire cosa è successo – il che stiamo cercando di fare – dopo di che ognuno deve fare la propria parte ed il proprio lavoro. In occasione della trattativa con l’azienda rivendicherete ciò che vorrete. In questa fase non rappresento la parte sindacale; l’ho fatto per tanti anni ed allora dicevo ciò che ritenevo opportuno dire. Starà alla vostra sensibilità dire quanto riterrete opportuno.

DE PASQUALE
Condivido l’analisi fatta in riferimento all’azienda DSM nel senso che la conosciamo come un’azienda che rispetta le leggi, che riesce a fare formazione...

CARLONI (PD)
Lei dice che la conoscete come un’azienda che rispetta le leggi, ma noi abbiamo saputo oggi, proprio in questo contesto, che non le ha rispettate.
Vorrei che tutti insieme ammetteste che la DSM non ha rispettato le leggi.

CRISCI
Non stiamo qui per fare un processo alla DSM...

CARLONI (PD)
Vorrei solo dire una cosa, le chiedo scusa...

CRISCI
Non stiamo facendo il processo...

PRESIDENTE
Deve consentire alla senatrice Carloni, che sta chiedendo di intervenire, di poterlo fare.

CRISCI
Anche noi dobbiamo intervenire.

PRESIDENTE
Se le va di restare ad ascoltare può farlo, ma non è prigioniero politico.

CARLONI (PD)
Una simile tragedia per una Commissione come la nostra, che lavora per ridurre il numero degli incidenti e per mettere a punto una buona normativa, rappresenta una sconfitta per l’azienda e per le organizzazioni sindacali. E su questo disagio, su questa sensazione di sconfitta in questa sede non dobbiamo giocare a rimpiattino. Dobbiamo prendere atto che in questa azienda in materia di sicurezza si è operato al di fuori della legalità. Se avessero operato secondo la legge quegli operai non sarebbero morti in quel modo.

DE PASQUALE
Io ho fatto quelle affermazioni in riferimento alle conoscenze che abbiamo della realtà. Volevo fare però una considerazione successiva: tutte le aziende di un certo livello una volta avevano il costume di partire dalla A, cioè dalla produzione, per arrivare alla Z, cioè alla manutenzione, mentre da un certo momento in poi hanno cominciato a mantenere il proprio core business e a lasciare le manutenzioni e gli interventi esterni ad altre aziende. Quindi, anche se da un lato abbiamo un’azienda che formalmente rispetta le regole, dall’altro abbiamo una mentalità, un modo di fare di tutte le aziende per cui si lascia ad altri, ad altre aziende, magari più piccole o addirittura microscopiche, lo svolgimento di alcuni lavori che le aziende centrali, diciamo così, ritengono di non avere interesse a fare per determinati motivi.
Il problema che noi abbiamo – e che lor signori hanno individuato – è proprio questo: nel momento in cui l’azienda madre formalmente rispetta le regole, abbiamo comunque la necessità di controllare quello che accade dopo e di capire se nella filiera tra questa azienda e quelle successive i controlli che ci sono funzionano. Ciò che è stato detto, ciò che è accaduto, evidenzia che rispetto all’altra azienda c’è stato effettivamente un black-out che non ha permesso il succedersi dei controlli. Questa cosa è illegale? Dal punto di vista del controllo sindacale – o della presenza sindacale, per essere più corretti – veniva messo in evidenza che i nostri terminali sindacali arrivati ad un certo punto si fermano perché c’è un’altra azienda, un’altra realtà e quindi non hanno motivo, o possibilità pratica, di andare a verificare e controllare quello che accade o che fa un’altra azienda. Questo è il nodo che è stato messo in evidenza e che noi dovremmo avere l’opportunità di superare tutti assieme.
Vi è poi un altro dato. Per quanto riguarda la certificazione delle aziende – appalti, subappalti, micro o medie aziende – noi avremmo necessità di comprendere chi è che poi alla fine può decidere se queste aziende hanno o non hanno valenza per quanto attiene al loro compito. È chiaro che si può dire, così come è stato detto, che l’azienda madre – o quella che ha dato il lavoro – non ha controllato, non ha verificato. Se il ragionamento è questo, bisogna vedere se poteva o doveva verificare secondo le attuali disposizioni normative. Io ho difficoltà a comprendere. Però, sono convinto che sarebbe opportuno dare anche agli altri, e a noi stessi, la possibilità di verificare che cosa accade nelle aziende che vengono un attimo dopo.

PALUMBO
Sono dirigente regionale della UGL e responsabile per il settore industria della UGL di Caserta. Tengo a precisare, prima di ogni altra valutazione, che all’interno di questa azienda noi non siamo presenti, per cui possiamo solo delineare un quadro generale che comunque può essere d’aiuto. Una cosa è certa e non abbiamo difficoltà a dirlo: qualcosa nella filiera della sicurezza di quell’azienda non ha funzionato; ci mancherebbe altro che un sindacato dicesse una cosa diversa! Però, ripeto, vorrei se possibile argomentare sul quadro della situazione più in generale.
Signor Presidente, il 16 dicembre 2008 una delegazione della sua Commissione parlamentare venne a Caserta per ascoltare i segretari provinciali di tutti i sindacati. In quella seduta emersero delle questioni abbastanza allarmanti che brevemente provo a riassumere: mancano sicuramente nella provincia di Caserta cultura di impresa e della legalità.
In quell’occasione denunciammo le enormi sacche di lavoro sommerso che fanno capo ad una miriade di microimprese le quali spesso inducono a concertare nomine ed elezioni degli RLS; è un punto che sottolineo. Informammo che avere un lavoro in questa Provincia rappresenta un miracolo e che per questo motivo difficilmente si denunciano le irregolarità; ponemmo l’attenzione sulla necessità di intensificare i controlli e di assicurare una formazione continua; presentammo una nostra proposta – presentata anche come petizione al Parlamento – per portare la materia nelle scuole e far sì che non fosse più materia concorrente Stato-Regioni.
Tutto ciò detto il 16 dicembre 2008, l’UGL chiede oggi a voi – non voi a noi – che cosa è stato fatto.

PRESIDENTE
Chiedo scusa, forse non ci stiamo capendo: siamo noi che audiamo voi. Noi non siamo un organismo di Governo, noi siamo un organismo parlamentare; siamo noi che audiamo voi. Se ci sono degli argomenti da proporre, voi li proponete e noi ne faremo un uso che speriamo possa essere coincidente anche con quello che proponete voi.
Non potete essere voi a interrogare noi. Questo è un approccio che non dà un quadro del senso delle istituzioni.

PALUMBO
Però se tutti i sindacati stanno pungolando questa Commissione nemmeno si può rispondere facendo spallucce.

PRESIDENTE
Scusi: intanto se lei conosce problemi di questo tipo ci può dare una mano e aiutarci, se non li conosce non è che ci possa aiutare molto. Per quanto riguarda il discorso generale, abbiamo già assunto degli elementi e abbiamo già dato delle risposte che lei probabilmente non sa e non conosce, però se lei va a vedere le cose che abbiamo fatto, se si prepara, riuscirà a capire anche che cosa significa una Commissione d’inchiesta e a che cosa serve una Commissione d’inchiesta. Io altro non aggiungo perché il senatore De Luca, bontà sua, vorrà fare qualche riflessione anche in riferimento alla nostra venuta di due anni fa.

PALUMBO
Conosciamo i vari compiti, conosciamo le normative; però ci sono tre morti, ancora, in questa Provincia e tutti quanti assieme dobbiamo risolvere questo problema, non possiamo demandare ad altri.
Il sindacato non è la quarta colonna della magistratura: il sindacato difende il lavoratore; la magistratura fa la magistratura; a voi il compito di fare la politica. Quello che chiede l’UGL, in due parole, è solo la presenza dello Stato.

PRESIDENTE
Scusi, non ho sentito: la presenza?

PALUMBO
La presenza dello Stato; più presenza dello Stato. In Provincia di Caserta non c’è presenza dello Stato. Vi chiediamo questo prima ancora di rispettare le leggi, che forse ci sono pure.

PRESIDENTE
Beh, oggi qui c’è lo Stato, sia pure attraverso il Parlamento.

DE LUCA (PD)
Vorrei aggiungere rispetto a questa tragedia una serena valutazione del lavoro legislativo fatto. Io sono all’opposizione, sono il capogruppo del PD in questa Commissione. Però questa Commissione negli ultimi due anni ha fatto fare straordinari progressi sul piano legislativo: mi riferisco sia al decreto legislativo n. 81 sia ad altri passi avanti.
Quindi intervengo per questo motivo, per un fatto di correttezza e vorrei dire anche di conoscenza dovuto ad un’attività che vede proprio in una delle aree più deboli del Paese, il Mezzogiorno, da parte delle imprese – lo dico da campano – una totale distrazione (utilizzo un eufemismo) sulla questione sicurezza. Perché qui c’è un dato, ci sono delle responsabilità precise: c’è stata superficialità, perché non si fa un esperimento in un silos senza verifiche da parte dei controllori e di chi ha delle responsabilità.
E questa Commissione, presieduta dal presidente Tofani, non solo ha lavorato intensamente, ma lo scorso anno abbiamo discusso in Aula la relazione della Commissione votando all’unanimità un atto di indirizzo che ha consentito straordinari passi avanti specialmente rispetto alla questione degli appalti e dei subappalti. Che poi ci sia un ritardo sul piano dei controlli, anche rispetto all’illegalità, a parte le responsabilità e il percorso che farà la magistratura una Commissione d’inchiesta parlamentare non solo lavora su questa prospettiva ma si augura che vi sia, da parte dei soggetti protagonisti, e in modo particolare delle forze sociali per quello che si è colto, un ulteriore contributo. Ci sono dei ritardi, ma sono sul piano dei decreti attuativi perché questa è una materia concorrente, non è una materia di competenza esclusiva dello Stato, interessa anche i livelli regionali e territoriali. E allora, dobbiamo recuperare questa condizione. Rispetto ad una tragedia come quella che si è verificata voglio fare un’osservazione, da irpino: se vogliamo difendere a tutti i costi il lavoro è giusto che lo facciamo. Ma prima del lavoro c’è un segnale di civiltà da dare: non possiamo permetterci di essere superficiali rispetto alla sicurezza sui luoghi di lavoro; nel decreto n. 81, i colleghi della Commissione lo sanno, c’è addirittura un incentivo alle imprese sulla sicurezza e poiché qui c’è una casa madre che sul mercato globale deve affrontare un discorso di concorrenza, accade che pur di sopravvivere si facciano appalti e subappalti, e poi dei poveri cristi – lo dico con rispetto umano – vanno incontro a questa tragedia. Quindi non dobbiamo fare un dibattito: siamo qui per audire e per migliorare. Ognuno faccia la propria parte e come ha detto chi vi ha preceduto, anche dal punto di vista istituzionale fra le forze dell’ordine e la magistratura, sul piano legislativo noi siamo straordinariamente avanti. Il problema è l’attuazione, è la cultura, è la formazione, è la riconversione.
Che voi vogliate dire qualcosa a noi si può capire, è un momento di tensione; ma non dimentichiamo troppo in fretta i morti per poi continuare come prima dopo l’emotività del momento. Noi dobbiamo recuperare questo gap nel Mezzogiorno. Io sono campano: certo, prima il lavoro; ma occorre anche una risposta rispetto a possibilità legislative che ci fanno fare degli straordinari passi avanti, perché è inconcepibile che un Paese civile possa avere oltre 1.000 morti l’anno sui luoghi di lavoro. Questa vicenda in particolare è veramente una tragedia, una cosa assurda; non si mettono in un silos due gas senza verificare e poi si mandano giù degli operai. Quindi, di cosa dobbiamo discutere? Almeno fra di noi, responsabilmente, lasciamo stare il confronto, che io capisco, al di là delle appartenenze (per questo ho precisato chi sono).
Su questi aspetti o facciamo tutti quanti un passo avanti oppure diventa veramente complicato. Quindi per quello che mi riguarda vi ringrazio, sperando anche in un’ulteriore collaborazione in modo che chi ha responsabilità nel fatto specifico paghi e chi sul piano più generale accumula dei ritardi rispetto ai decreti attuativi del decreto legislativo n. 81 cerchi di ridurli, altrimenti andremo incontro, ahimè, ad altre tragedie, ad altri morti, e alla fine non faremo alcun passo avanti. Su questo, permettetemi di dirlo, veramente non ci si può dividere.

PRESIDENTE
Vorrei ora sentire i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Come vedo dagli inviti che sono stati fatti, oltre agli RLS della DSM, ci sono anche gli RLS delle altre aziende, ivi comprese la Errichiello, la Rivoira e la DBF. Quindi non c’era un vuoto; a volte accade che il vuoto si determina nel momento in cui si affidano dei lavori in appalto in tempi brevi (in genere si tratta di lavori di manutenzione). Invece qui c’è tutto un circuito di soggetti che in qualche modo, dialogando tra di loro, dovrebbero...

BERNABEI
È quello il punto.

PRESIDENTE
No, non è il punto. Noi abbiamo qui gli RLS di tutte le aziende che lavorano all’interno della DSM.

BERNABEI
Su questo ha ragione, signor Presidente. Ma l’RLS di un’impresa che lavora nel settore edile è ben differente dall’RLS di un’azienda chimico-farmaceutica. Ecco perché dicevamo che l’RLS dell’azienda madre dovrebbe poter operare anche rispetto alle aziende subappaltatrici.
Lei parlava del silos: chi opera con le impalcature ne sa poco di come funzionava quel silos.

PRESIDENTE
Vorrei dirle, però, che di questa vicenda del silos si è a conoscenza da luglio.

GUARINO
Signor Presidente, sono un RLS della DSM Capua. Come è stato già detto in un precedente intervento, presso la DSM Capua è accaduto un fatto che nessuno si aspettava e che sicuramente non era stato previsto nelle normative che regolano tutte le attività operative di tecnici, operai e dirigenti. Il discorso relativo alla sicurezza, alla prevenzione, alla salute e all’ambiente (e tutto ciò che gira intorno a questi temi) è estremamente sentito non solo a Capua, ma in tutta la DSM nella sua globalità. Ci tengo particolarmente a dire che la formazione e l’impegno assiduo e quotidiano da parte dei dirigenti preposti e degli stessi RLS è per molti versi efficace. Non lo è stato in questo caso, naturalmente. Qui ci troviamo di fronte ad una situazione in cui, presumibilmente, nel momento in cui è stato deciso di utilizzare una miscela di gas per poter verificare la tenuta e quindi la sterilità del silos (che in realtà non è un silos, ma un fermentatore, cioè qualcosa di diverso) non si è tenuto conto del fatto che era probabilmente necessario effettuare quello che gli inglesi chiamano risk assessment, cioè una valutazione del rischio.

PRESIDENTE
Cosa prevista peraltro dal decreto legislativo n. 81 del 2008. Le faccio questo riferimento legislativo, altrimenti rincorriamo un qualcosa che già c’è.

GUARINO
Il sito è qui da 52 anni, quindi ha grande esperienza nel campo della fermentazione. Il problema è che, per la prima volta a Capua, quel famoso venerdì 10 settembre (il giorno prima degli eventi) è stata effettuata una prova di insufflamento all’interno di un silos di un gas che non fosse aria, per verificare, utilizzando poi l’elio come tracciante (il secondo gas, che è più leggero dell’azoto e quindi dell’aria), se ci fossero perdite sulla cupola esterna del fermentatore, cioè se ci fosse un contatto tra l’interno e l’esterno. Questo era il motivo della prova vera e propria, che veniva fatta per la prima volta. In passato, fino a poco tempo prima che accadessero i fatti, tali prove sono sempre state effettuate soltanto e semplicemente con l’aria, che è la tecnica che conosciamo. In questo caso, sebbene io non abbia lavorato sul progetto specifico, so che i miei colleghi tecnici e gli altri preposti avranno probabilmente contattato le ditte che hanno esperienza in questo settore e quindi avranno concordato l’intervento e tutte le attività che poi si sono susseguite.

PRESIDENTE
Quindi voi eravate all’oscuro del fatto che sarebbe stato realizzato questo intervento con l’azoto e l’elio?

GUARINO
Non lo sapevamo. Personalmente sono stato informato il sabato mattina di quello che era accaduto, da un capoturno che era lì presente.

PRESIDENTE
Mi sembra che sia chiaro il quadro della situazione.
L’elemento che emerge è che chi doveva essere informato – parlo di voi – in effetti non aveva contezza di questo nuovo metodo, che veniva impiegato per la prima volta. Neanche voi avevate elementi tali per poter capire di cosa si stesse parlando.

GUARINO
Noi abbiamo delle procedure (le posso anche citare a memoria la SOP di riferimento, la SOP 027) che regolano le attività che devono precedere la discesa nei fermentatori dei tecnici specializzati. Poiché la nostra tradizione è quella di utilizzare unicamente l’aria, tali procedure indicano chiaramente che, prima di scendere, bisogna insufflare aria per un numero adeguato di minuti fintanto che non vi siano cattivi odori (non è previsto l’uso di strumentazione per valutare e verificare la quantità di ossigeno presente nell’aria) e che l’ambiente sia asciutto.

PRESIDENTE
Questo nel caso in cui si utilizzi l’aria. Nel nostro caso non è stata utilizzata l’aria, altrimenti non saremmo qui a parlarne.

ROSSI
Signor Presidente, sono il geometra della ditta Errichiello.
Vorrei solo aggiungere che la mia ditta lavora da più di trent’anni nello stabilimento della DSM, che prima si chiamava Pierrel. Abbiamo sempre montato e smontato i ponteggi in quei fermentatori, dove non ci sono mai state sostanze nocive. Loro effettuavano la bonifica: eseguivano il distacco della corrente, applicavano i dischi ciechi, aprivano il boccaporto di sotto e toglievano il tappo di sotto. Noi, dopo aver fatto quella prova di cui ha parlato il signor Guarino, entravamo dentro per montare il ponteggio. Poi facevano le loro SOP...

DE LUCA (PD)
Mi scusi, questo aspetto è importante. Ma allora gli operai non sapevano che c’era stato questo esperimento?

ROSSI
Non lo sapevano e non lo sapevo nemmeno io. Volevo appunto precisare che sono più di trent’anni che noi montiamo e smontiamo quei ponteggi; in quei fermentatori non ci sono mai state sostanze nocive.

PRESIDENTE
Dunque acquisiamo questo dato: l’RLS della ditta Errichiello conferma che non avevano notizie di gas che venivano inseriti all’interno del fermentatore.
Vi ringraziamo per la vostra collaborazione e speriamo di continuare a collaborare insieme.


Audizione di rappresentanti della parte datoriale delle aziende coinvolte nell’incidente



Intervengono l’amministratore delegato e legale rappresentante della DSM s.p.a., dottor Domenico Marano, accompagnato dal difensore, avvocato Umberto Pappadia; l’amministratore unico e RSPP della Errichiello Costruzioni s.r.l., signor Luigi Errichiello; l’amministratore delegato della Rivoira s.p.a., dottor Francesco Pappini, accompagnato dall’RSPP dottor Francesco Lozza; l’amministratore unico della DBF, signor Ciro Di Mare, accompagnato dall’RSPP, signor Amodio Cicchetti; l’amministratore unico e RSPP della SICI s.r.l. signor Giuseppe Sicurezza.

PRESIDENTE
Rivolgo un saluto e do il benvenuto a tutti i presenti.
La Commissione ha già acquisito una serie di informazioni dalle audizioni precedenti. Vorremmo ora cercare di capire esattamente, in modo particolare dai rappresentanti della ditta DSM e della ditta Errichiello, senza escludere i rappresentanti delle altre ditte (compresa la ditta Rivoira, che dovrà spiegarci alcune cose nel merito), come sono stati impostati questi lavori e che cosa è accaduto, secondo il vostro punto di vista. Desidererei sentire anzitutto il rappresentante della DSM.
Se ritenete opportuno, come abbiamo fatto per alcune delle audizioni precedenti, possiamo segretare i nostri lavori.

MARANO
No, signor Presidente, nonostante io sia iscritto nel registro degli indagati, come atto dovuto.
Signor Presidente, verificata la struttura delle procedure e la struttura organizzativa, sembra a prima vista che l’organizzazione del lavoro e i permessi di lavoro siano stati seguiti nei vari step previsti. I fatti purtroppo dimostrano che ciò non è stato sufficiente a contenere un rischio che poi ha causato il decesso dei tre operai.

PRESIDENTE
A noi risulta che è la prima volta che utilizzate questo sistema per le verifiche di tenuta di questo fermentatore e, di conseguenza, proprio questa modalità ha prodotto le condizioni che poi hanno determinato il decesso di questi lavoratori. Voi eravate a conoscenza di altre realtà in cui sono stati adoperati gli stessi gas per effettuare la medesima operazione?

MARANO
No.

PRESIDENTE
E come mai avete scelto questa procedura?

MARANO
Abbiamo chiesto un intervento specialistico che ci permettesse di capire se l’apparecchiatura, il fermentatore, avesse le caratteristiche di processo necessarie per le fermentazioni. Ci è stato suggerito di utilizzare una procedura con rilevamento di elio, che poteva essere facilmente rintracciabile con delle apparecchiature idonee nel caso vi fossero fuoriuscite non previste. Quindi, la scelta della procedura – non essendo degli specialisti – non è stata nostra.

PRESIDENTE
E di chi è stata?

MARANO
Abbiamo collaborato con la ditta Rivoira per individuare la procedura più idonea per rilevare la tenuta della macchina. In quel contesto è stato l’unico elemento diverso rispetto alla procedura di routine che si applicava nei lavori di manutenzione di quelle apparecchiature.

PRESIDENTE
Abbiamo compreso che non era un lavoro di manutenzione, ma una verifica per capire se erano presenti delle microfratture che potessero danneggiare il prodotto che doveva essere preparato all’interno di quella struttura.
E come mai si è scelta la combinazione di elio e azoto?

MARANO
Non so rispondere nel dettaglio sul motivo per cui si sia scelto elio e azoto piuttosto che altro elemento.

PRESIDENTE
Ci può rispondere anche la Rivoira.

PAPPINI
Premetto che non sono un tecnico specializzato in tutto ciò che fa la Rivoira.

PRESIDENTE
Però con lei c’è anche il dottor Lozza con può fornirci ulteriori elementi.
La domanda diretta è questa: come mai anziché l’elio, così come ci ha detto l’amministratore delegato Marano, è stata rilevata una miscela, la compresenza o, comunque, la presenza di un altro gas che sembrerebbe essere l’azoto?

PAPPINI
L’utilizzo di miscele composte da azoto ed elio è ampiamente diffuso in tutta l’industria, non lo facciamo solo noi.
La scelta di utilizzare azoto assieme ad elio, oppure solo elio (a volte), è determinata dalla conformazione e dalle dimensioni che devono essere testate.
Si utilizza l’azoto perché è un gas inerte, cioè un gas che non viene innescato da agenti esterni o interni eventualmente presenti nell’ambiente. Se, ad esempio, all’interno di un fermentatore, quale quello della DSM, si immettesse dell’aria non sapendo esattamente cosa c’è nell’ambiente i pericoli sarebbero maggiori perché l’aria potrebbe essere innescata da altri agenti. Lo stesso ossigeno, che potrebbero sembrare più innocuo, in realtà può benissimo prendere fuoco ed esplodere.

PRESIDENTE
Non ci servono lezioni sull’argomento, anche se sicuramente sono utili per la cultura generale.
Dunque, verosimilmente ci troviamo di fronte ad un luogo, cioè il silos o fermentatore che dir si voglia, in cui sembra – perché ancora non abbiamo riscontri certi – non ci fosse ossigeno. Verrebbe da pensare che l’assenza di ossigeno sia legata all’immissione di azoto.

PAPPINI
Si immette nell’atmosfera azoto ed elio, poi si utilizza l’elio per effettuare la ricerca di eventuali perdite. Tengo a precisare che si fosse immesso solo elio non sarebbe cambiato nulla, nel senso che – non ho idea di cosa sia successo perché la nostra attività è terminata il venerdì, alle ore 14,30 – se all’interno del fermentatore ci fosse stato solo elio sarebbe successa la stessa cosa.

PRESIDENTE
Non mi può venire a dire queste cose! Non me le può raccontare perché la volatilità dell’elio è tale ...

PAPPINI
In un ambiente aperto, ma in un serbatoio no.

PRESIDENTE
Ma nel momento in cui apro il serbatoio, perché in quel caso è stato aperto il serbatoio...

PAPPINI
Assolutamente no. Non se ne va.

PRESIDENTE
L’elio rimane dentro?

PAPPINI
Parte se ne andrà e parte rimarrà. Bisognerebbe fare in ogni caso una perizia per stabilirlo. Ma non è questa la questione. Si utilizza azoto ed elio perché per una prova di questo genere, per le dimensioni del serbatoio, è necessario procedere in quel modo e cioè pressurizzare con azoto inserendo prima l’elio perché se si introducesse solo elio non si riuscirebbe ad individuare le microcricche. Si deve tener presente che la ricerca non era finalizzata all’individuazione di grosse cricche che, invece, possono essere rilevate in tanti modi: utilizzando liquidi penetranti, o attraverso il magnaflux, o ancor più semplicemente con acqua e sapone, come si faceva una volta per le gomme di bicicletta. In quest’ultimo caso si creano delle bollicine nei punti in cui sono presenti le cricche.
Nella fattispecie bisognava individuare delle microcricche ed il modo per farlo è immettere un gas che possa essere determinato all’esterno utilizzando uno spettrometro di massa che rilevi le quantità di elio nell’aria all’esterno.
Se si riempie un serbatoio di 60 metri cubi circa...

PRESIDENTE
Semplifichiamo un po’ le cose per farci comprendere meglio.
Le procedure di rischio le avete previste, le avete considerate?

PAPPINI
Cosa intende per procedure di rischio?

PRESIDENTE
Intendo procedure per evitare quello che è invece successo. È stato considerato che se si fossero calate nel fermentatore delle persone prive del necessario, preventivo trattamento avrebbero rischiato la vita, così come è accaduto?

PAPPINI
La nostra attività, in questo caso, è consistita nella preparazione di bombole di azoto e bombole di elio; successivamente ci siamo recati presso il nostro cliente ed abbiamo messo in pressione (a 2 bar) il serbatoio. Alla fine dell’operazione ci è stato chiesto di lasciare il serbatoio in pressione perché, mi sembra, la DSM aveva intenzione di continuare ad effettuare delle prove con acqua e sapone, probabilmente in altre parti del serbatoio. Lì si è concluso il nostro lavoro e siamo andati via. Il nostro servizio di fornitura era così concluso.

PRESIDENTE
Quindi voi vi siete limitati alla fornitura.

PAPPINI
Tengo a precisare un’altra cosa.
Questo lavoro, che è un lavoro semplice per le nostre competenze, può essere effettuato direttamente dal cliente, ammesso che abbia uno spettrometro di massa per poter poi rilevare le perdite. Credo che la DSM non avesse uno spettrometro di massa disponibile per cui ...

PRESIDENTE
Poi sarà l’azienda a chiarire questi aspetti.
Dunque, voi praticamente avete fornito questi materiali.

PAPPINI
Il nostro lavoro si è limitato alla fornitura.
Quando abbiamo presentato l’offerta, ma anche in occasione del sopralluogo effettuato circa un mese e mezzo prima, nessuno si è posto il problema che qualcuno entrasse in un serbatoio non bonificato. Anche perché trovandosi all’interno di un’industria chimica all’avanguardia, dotata di un certo tipo di apparecchiature, si immagina vi siano sistemi di ventilazione automatici o quant’altro.
Chiaramente, prima di entrare all’interno di un serbatoio noi siamo abituati – secondo i nostri parametri – ad analizzare l’aria e ciò che in esso è presente. Non ci siamo posti il problema che qualcuno entrasse in presenza di azoto, devo essere sincero.

PRESIDENTE
Mi sembra che il dottor Pappini abbia chiarito che il ruolo della Rivoira si limitava alla fornitura, dunque non erano chiamati alla gestione di tutto il processo fino all’ingresso all’interno del serbatoio di operatori...

PAPPINI
Posso aggiungere una cosa?
Peraltro, non avremmo potuto effettuare alcun tipo di bonifica perché non siamo attrezzati per farlo.

PRESIDENTE
Lo abbiamo capito, appunto rivolgo la domanda all’azienda.
L’avreste dovuta fare voi la bonifica o chi per voi. Qualcuno doveva farla.

MARANO
Diverse affermazioni non ritengo siano corrette (ma saranno verificate nell’ambito delle investigazioni), come per esempio quella secondo cui avremmo chiesto noi di lasciare la macchina in pressione.
Non mi risulta, non ho evidenza di questo, ma sarà nostra cura – e compito della magistratura – verificarlo.
Quanto ai rischi, secondo me è proprio questo il punto su cui bisogna concentrare l’attenzione perché come DSM siamo specialisti in fermentazione e ci rivolgiamo a società specializzate che abbiano competenza per la materia specifica.

PRESIDENTE
Sì, ma qualcuno le avrà pur detto (credo dovesse essere la società Rivoira, in questo caso), se non a lei personalmente a qualcun altro dell’azienda, che per il servizio richiesto si stava adoperando un sistema che prevede l’impiego di azoto ed elio, perché questi due gas combinati avrebbe dato il risultato atteso.
Poi c’è la questione della bonifica, che avreste dovuto prevedere.

MARANO
La bonifica che ho visto messa in atto è stata l’apertura dell’apparecchiatura con ventilazione naturale, avvenuta il giorno prima.
Questa è ciò che ho visto.

PRESIDENTE
Ma chi doveva fare questa operazione? La ventilazione naturale consiste nell’apertura del passapersone?

MARANO
Della valvola di fondo.
Evidentemente la trasmissione del rischio residuo tra l’operazione precedente e quella successiva deve aver difettato.

PRESIDENTE
Ci sono stati tre morti e dice che deve aver difettato!

MARANO
Certo.

PRESIDENTE
In ogni caso, effettuata questa operazione non sapevate che essendoci azoto nel serbatoio era necessario fare una bonifica?
E chi avrebbe dovuto fare questa bonifica? Qui manca un passaggio che non è un’incomprensione, ma un passaggio centrale.

MARANO
Questi sono i passaggi che ho visto in azienda. C’è un’operazione di bonifica effettuata che non è stata sufficiente, visti i fatti.

PRESIDENTE
Ma l’operazione di bonifica non è stata fatta; c’è stata l’apertura del silos, ma questa non è la bonifica. La bonifica indubbiamente è un’altra cosa, altrimenti non avremmo avuto gli effetti luttuosi che abbiamo avuto.

MARANO
Assolutamente, se fosse stata fatta come da rischio noto.

PRESIDENTE
Quindi non avevate previsto il rischio.

MARANO
Io ritengo che il rischio non sia stato valutato opportunamente.

PRESIDENTE
Questo è sicuro.

MARANO
E quindi o non comunicato o non capito da chi ha operato.

PRESIDENTE
Va bene. Il signor Errichiello è presente?

ERRICHIELLO
Sono l’amministratore unico della ditta Errichiello; praticamente mi occupo solo di edile là dentro. In quei serbatoi vado a montare e poi quando mi richiamano, con un regolare permesso, con tutte le autorizzazioni e le prescrizioni, posso scendere a smontare il ponteggio.

PRESIDENTE
E lei ha avuto queste prescrizioni?

ERRICHIELLO
Le hanno trovate addosso agli operai.

MARIANI
Sono il responsabile servizi prevenzione e protezione della DMS Capua. Vorrei aggiungere che dai fatti risulta che nel permesso di lavoro si parlasse di un lavoro con insufflaggio di elio, di solo elio. Il permesso di lavoro rappresenta un momento specifico di valutazione del rischio in quell’istante, per cui mi premeva aggiungere questo particolare.

PRESIDENTE
Si spieghi meglio.

MARIANI
Il permesso di lavoro relativamente all’attività della Rivoira fa riferimento – per quello che ne so, i documenti sono stati sequestrati – ad insufflaggio del solo elio.
Nel permesso di lavoro c’è un’area dedicata, che è a cura della ditta appaltatrice del lavoro, che recita la descrizione del lavoro: metodo di campionamento con elio.

PRESIDENTE
Quindi lei sta dicendo che la società DSM sapeva che lì si faceva un lavoro solo con l’elio.

MARIANI
Al momento della stesura del permesso di lavoro è stato citato solo l’elio. Pertanto...

PRESIDENTE
Sì, però mi deve dire, al di là di quello che era stato citato, se poi siete venuti a conoscenza che non era solo elio ma che c’era anche l’azoto. Probabilmente ci sono costi diversi se si tratta solo di elio o di elio e azoto.

MARIANI
Non sto andando sul campo dei costi, ma sulla proprietà dell’elio.

PRESIDENTE
Sto dicendo questo perché verosimilmente dovrete pagare la Rivoira; in genere chi presta un servizio si fa pagare.

MARIANI
Certo.

PRESIDENTE
Quindi, lei mi vuole dire che l’azienda non era a conoscenza che vi fosse l’azoto.

MARIANI
In quel momento può essere stata sottovalutata la presenza dell’azoto perché...

PRESIDENTE
No, mi scusi, lasciamo stare se uno sottovaluta o meno: c’era o non c’era l’azoto secondo voi? Non è in quel momento: o c’era o non c’era, nella vostra valutazione...

MARIANI
Nella valutazione del permesso di lavoro, in quel momento, no.

PRESIDENTE
E dopo? Era a vostra conoscenza la presenza dell’azoto o no?

MARIANI
Ne siamo venuti a conoscenza dopo, nei fatti, ma abbiamo visto che sul permesso di lavoro...

PRESIDENTE
Ne siete venuti a conoscenza dopo i tragici fatti?

MARIANI
Sì.

PAPPINI
No.

MARIANI
Sul permesso di lavoro si parlava di elio.

PRESIDENTE
Noi prendiamo atto di ciò. Diventa difficile capire, sarà la magistratura a chiarirà questo nel modo più diretto.

PAPPINI
Se posso intervenire, per ricostruire, noi abbiamo fatto un’offerta per azoto ed elio. Quando i miei colleghi sono arrivati alla DSM, sono arrivati con delle bombole di elio e con bombole di azoto.
Sono stati sempre accompagnati, dal momento dell’ingresso a quello dell’uscita; e ripeto, sono stati accompagnati all’uscita, mantenendo il serbatoio in pressione tant’è vero che i tecnici della DSM, che erano le due persone che li hanno accompagnati sempre, hanno riferito a tutte le tre persone che erano presenti che avrebbero continuato a fare delle prove con acqua e sapone e queste prove possono essere fatte solo se il serbatoio è in pressione, per cui quando si dice che non risultava vi assicuro che non è così. Siamo arrivati con bombole di elio e di azoto, siamo stati accompagnati da due persone che per tutto il tempo non ci hanno mai lasciato (una forse è andata a pranzo e poi è tornata ma c’è stato sempre qualcuno con noi). Mi spiace contraddire.

PRESIDENTE
Scusi: lei non ne è a conoscenza.

MARIANI
Signor Presidente, le ho riferito un fatto relativamente al permesso di lavoro che rappresenta un momento di valutazione del lavoro effettuato...

PRESIDENTE
Ma se c’è stata un’offerta, mi scusi, anche per rispetto alle reciproche intelligenze...

MARIANI
Ho capito.

PAPPINI
L’ordine riportava il numero della nostra offerta. Se poi sull’ordine c’era scritto «elio», è perché è il componente sicuramente più costoso e nobile dei due, ma l’ordine cita una nostra offerta che parla di azoto ed elio. Ripeto ancora, magari, sembrerò saccente, che questa operazione si può fare solo con azoto e elio. Noi avevamo offerto due anni prima sempre alla DSM una prova con elio ma era su una serpentina: essendo un volume molto piccolo non ci sarebbero stati rumori di elio all’esterno per cui si sarebbero potute rilevare le perdite. Tutto qua.

PRESIDENTE
Vi ringrazio per il vostro contributo e vi auguro buona giornata.
Dichiaro conclusi i nostri lavori.