SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commissioni


Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 84: mercoledì 27 luglio 2011

Audizione degli assessori alla salute delle Regioni e delle Province autonome

Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono il dottor Luca Coletto, Coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Assessore alla salute della Regione Veneto, la dottoressa Giovanna Quaglia, Assessore al bilancio della Regione Piemonte, il dottor Carlo Lusenti, Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, la dottoressa Mariella Zezza, Assessore al lavoro e formazione della Regione Lazio, il dottor Claudio Montaldo, Assessore alla salute della Regione Liguria, il dottor Luciano Bresciani, Assessore alla sanità della Regione Lombardia, la dottoressa Daniela Scaramuccia, Assessore alla salute della Regione Toscana, il dottor Luciano Marchiori, Dirigente direzione prevenzione della Regione Veneto e il dottor Paolo Alessandrini, Dirigente responsabile rapporti con il Parlamento della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.


PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione degli assessori alla salute delle Regioni e delle Province autonome.
Avverto che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta. Comunico inoltre che, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Sono presenti il dottor Luca Coletto, Coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Assessore alla salute della Regione Veneto, la dottoressa Giovanna Quaglia, Assessore al bilancio della Regione Piemonte, il dottor Carlo Lusenti, Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, la dottoressa Mariella Zezza, Assessore al lavoro e formazione della Regione Lazio, il dottor Claudio Montaldo, Assessore alla salute della Regione Liguria, il dottor Luciano Bresciani, Assessore alla sanità della Regione Lombardia, la dottoressa Daniela Scaramuccia, Assessore alla salute della Regione Toscana, il dottor Luciano Marchiori, Dirigente direzione prevenzione della Regione Veneto e il dottor Paolo Alessandrini, Dirigente responsabile rapporti con il Parlamento della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Ringrazio i nostri ospiti per la loro presenza. Come sapete, la nostra Commissione ha ricercato questa opportunità di incontro perché vorremmo avere un confronto diretto con coloro che nelle varie Regioni hanno la delega sul tema delicato ed importante della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in modo da poter svolgere un lavoro coordinato, sia pure nell'ambito delle competenze di questa Commissione, tra chi opera sul territorio e chi ha responsabilità di governo più generali.
Atteso che questa è una materia concorrente e quindi ampie sono le competenze delle Regioni e considerato che i dati relativi ai primi mesi del 2011 recano segnali preoccupanti in riferimento agli infortuni e soprattutto alle morti sul lavoro, ci è sembrato opportuno svolgere una doppia iniziativa: dotare la Commissione di un proprio calendario, già avviato, che prevede incontri nelle varie Regioni italiane e avere un incontro unico con il maggior numero possibile di assessori delegati, per poter scambiare le reciproche conoscenze, anche e soprattutto in riferimento all'attivazione del coordinamento regionale.
Negli incontri svolti sul territorio in alcune Regioni o Province autonome abbiamo avuto modo di verificare che il coordinamento regionale non è attivo a regime, nel senso che in taluni casi vi è stato l'insediamento del Comitato regionale di coordinamento ma non vi è stata alcuna attività da parte dello stesso, né sono state sempre formalizzate le relazioni annuali ai Ministeri del lavoro e della salute, come invece previsto nel decreto attuativo della legge n. 123 del 2007. Ebbene, con l'incontro odierno e con quelli che la Commissione sta svolgendo sul territorio, riteniamo di poter valorizzare questo organismo, che deve fungere da collegamento di conoscenze e competenze tra gli organismi centrali, ossia i Ministeri, e quelli periferici, ossia le Regioni.
È molto complesso aver riunito tanti assessori in un'unica seduta perché molteplici e vari sono i loro impegni, tuttavia crediamo che il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro rappresenti per tutti una priorità. Vi chiederemmo quindi cortesemente di svolgere riflessioni sull'argomento che ho brevemente introdotto, nonché le considerazioni che riterrete opportune atteso che il decreto legislativo n. 81 del 2008 ancora non è stato completamente definito per le numerose deleghe non attivate.
Desidereremmo inoltre che questo confronto non restasse un'occasione isolata, una tantum, bensì segnasse l'avvio di un colloquio costante. Sarebbe per noi un elemento di stimolo e, qualora dovesse essere necessario, come accaduto in molte circostanze, di sollecito nei confronti del Governo per quanto di sua competenza.

MONTALDO
Signor Presidente, anche a nome dei colleghi ringrazio per questa audizione. Svolgerò una riflessione sulla base delle esperienze che la Regione Liguria ha maturato nel corso degli ultimi anni, peraltro raccogliendo, dal decreto legislativo n. 81 in poi, una storia di impegno su un tema così importante.
Con riferimento alla costituzione dell'organo di coordinamento, sulla quale ha sollecitato una risposta, siamo stati abbastanza rapidi: nel luglio 2008 - quindi a pochi mesi dalla conclusione dell'iter legislativo della relativa normativa - abbiamo costituito il Comitato di coordinamento e abbiamo dato avvio ad un lavoro abbastanza intenso. Di tale Comitato fanno parte tutti gli enti pubblici che a vario titolo si occupano del tema della sicurezza e della tutela della salute sui luoghi di lavoro e una nutrita rappresentanza delle parti sociali, che svolge un ruolo significativo. Immediatamente dopo, abbiamo attivato l'ufficio operativo regionale, coordinato dalla Regione, che vede la presenza di rappresentanti di tutti gli uffici provinciali e regionali degli enti pubblici.
L'indirizzo che abbiamo dato al nostro lavoro - oltre ad una serie di altri temi che poi riprenderò - è stato quello di intervenire, d'intesa con le parti sociali, sulla incidentalità. Abbiamo rilevato - ed è stato il primo lavoro svolto - che un gruppo di imprese, in vari settori, aveva maturato nel corso del periodo precedente l'insediamento del Comitato una elevata incidentalità e nei confronti di queste abbiamo indirizzato un'azione coordinata di controllo dei vari soggetti. Vi è stato altresì un lavoro mirato della parte datoriale e della parte sindacale per sollecitare dall'interno le associazioni d'impresa e dei lavoratori ad una riflessione specifica sulle ragioni di un tasso di incidentalità superiore ad una certa soglia. Questo ci ha consentito di avviare un'azione non generica (che sarebbe stata comunque a campione, ancorché periodicamente aggiornata), ma abbastanza mirata sui punti più critici. Dunque, il lavoro è iniziato e sta dando buoni risultati.
Il secondo filone di impegno è stato quello di indirizzare gli sforzi sui due ambiti settoriali in cui nella nostra Regione gli incidenti e la mortalità sono più elevati: l'edilizia (come credo sia un po' ovunque) e le attività portuali, ambito molto specifico della realtà ligure. Negli ultimi cinque-sei anni, nel settore portuale vi sono stati diversi incidenti mortali, sia nel porto di Genova che nel porto di La Spezia, che hanno dato luogo, anche sotto la spinta di azioni sindacali e di proteste molto accese, all'istituzione di tavoli di lavoro presso le prefetture in cui le parti si sono trovate a discutere le modalità da adottare per prevenire e comunque attenuare il fenomeno.
In sede di Comitato regionale sono state scelte le due fenomenologie di incidentalità più ricorrenti nel settore portuale: le cadute dall'alto e gli incidenti provocati da mezzi movimento. Su questo abbiamo orientato azioni coordinate di formazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) sia aziendali che di sito, che finalmente si sono costituiti. Si è trattato di un'esperienza inizialmente un po' confusa, che ha dato luogo a discussioni anche molto vivaci tra le imprese e le rappresentanze sindacali, che poi però sono state composte in attuazione della legge.
Il secondo ambito è quello dell'edilizia, dove concretamente si svolge il numero più elevato di controlli, ma anche il numero più elevato di iniziative di formazione e di sollecitazione, sia per la parte datoriale che per i lavoratori. Di particolare rilievo è l'attivazione dal 2006 di una partnership con l'INAIL che definisce, all'interno di un lavoro comune finanziato congiuntamente, buona parte delle iniziative di cui stiamo parlando. Con l'INAIL, dunque, è stato avviato un importante lavoro per la gestione dei flussi informativi e per il coordinamento degli altri soggetti. Sempre promosso dal Comitato regionale di coordinamento e deciso in quell'ambito, si è avviato un corso di formazione specifica sulla sicurezza in edilizia che coinvolge tutte le classi quarte e quinte degli istituti per tecnici e per geometri (11 scuole della Regione), finanziato nell'ambito del protocollo Regione-INAIL.
Inoltre, abbiamo definito appositi piani di intervento in relazione alla gestione dei flussi e agli infortuni in edilizia, nelle attività portuali ed in agricoltura; abbiamo, poi, avviato un progetto riguardante le malattie professionali. Al riguardo, sottolineo che in Liguria, una Regione di grande insediamento industriale, le malattie professionali - in particolare il mesotelioma, cioè il tumore da amianto - rappresentano una questione rilevante, che interessa soprattutto il settore portuale. Quindi, si sta lavorando per rendere più adeguata l'attività di prevenzione ed anche per svolgere un'azione di rimozione e di bonifica dei siti, ancora numerosi, nei quali per decenni è stato utilizzato l'amianto.
Sottolineo che nel 2009 abbiamo approvato il piano di formazione ed abbiamo assegnato alle Province le risorse necessarie per avviare un'azione
di prevenzione rivolta al mondo scolastico, in particolare alle scuole per geometri (in riferimento al settore dell'edilizia); in tre anni sono stati coinvolti 1.500 insegnanti e 22.000 studenti della scuola primaria e secondaria. Si tratta di un progetto di informazione e di comunicazione accattivante, connesso alla formazione. Sono state avviate varie campagne informative: da quella "Il rischio non è un mestiere" fino ad arrivare all'ultima, coordinata con le campagne nazionali, "Un mondo a misura d'uomo si costruisce solo in cantieri sicuri". Credo che tali campagne informative abbiano se non altro richiamato l'attenzione sul tema e consentito di sviluppare delle riflessioni. Aggiungo che il nostro Comitato regionale di coordinamento svolge un lavoro regolare (in questi anni si è riunito circa dieci volte all'anno, quindi, ad esclusione del periodo estivo, sostanzialmente con cadenza mensile) e registra una buona partecipazione di tutti i soggetti.
Vorrei concludere con una riflessione di carattere generale. Mi sembra che il coordinamento tra le Regioni stia funzionando in modo adeguato, anche in questo caso grazie ad un'intensa attività e a riunioni di coordinamento piuttosto frequenti. Abbiamo provato ad affrontare anche alcuni temi di particolare criticità. Forse in questo momento può apparire
fuori luogo parlare di determinate questioni, che però rivestono purtroppo particolare importanza. Ad esempio, si rileva un elevato esodo del personale che si occupa della prevenzione: ormai circa un terzo dei nostri medici ha più di 55 anni e quindi nel giro di un decennio andrà in pensione; lo stesso problema interessa anche i tecnici e gli operatori della prevenzione. Pertanto vi sono carenze molto serie, alle quali abbiamo provato a mettere riparo. Ad esempio, negli ultimi tempi abbiamo assunto 24 persone, ma continuiamo a fare fatica. Il blocco delle assunzioni, figlio delle contingenze economiche ed anche delle normative che nel settore sanitario dal 2004 obbligano ormai ad una rigorosissima stretta, ci pone in grave difficoltà. Sistematicamente ci troviamo a dover scegliere se garantire il turn over ad un pronto soccorso oppure occuparci delle problematiche di questi settori. Qui non si può fare fronte con la tecnologia, ma servono donne e uomini che vadano in giro per i cantieri e sviluppino l'attività.
Nell'ottica di una collaborazione e di un coordinamento dello sforzo statuale e regionale, mi permetto di rivolgere alla Commissione una sollecitazione: quella di considerare con attenzione il tema delle risorse umane, che ormai sta diventando delicatissimo (ed ovviamente anche quello delle risorse economiche, ad esso strettamente connesso). Stiamo raggiungendo il limite e ci troveremo addirittura a dover decidere se mantenere alcuni servizi.
Riflettendo sulla mia esperienza, dopo tutto il lavoro svolto ed anche dopo i risultati ottenuti (che si possono evincere dai dati), sarebbe davvero un brutto segno dover invertire una tendenza nel settore della sicurezza e della tutela della salute dei lavoratori. Ci viene ricordato anche dal Capo dello Stato non solo perché è un tema importante ma perché il lavoro intrapreso può iniziare a dare frutti. Si tratta di un fenomeno che difficilmente si azzererà nelle sue espressioni più critiche, tuttavia si può lavorare per ridurne significativamente l'impatto.

PRESIDENTE
Mi permetto di far presente un aspetto che certamente non sfuggirà ad alcuno di voi. A seguito di una specifica intesa tra INAIL, Ministero della pubblica istruzione e Ministero del lavoro, è stato di recente bandito un concorso per finanziare progetti di formazione sulla sicurezza sul lavoro nelle scuole. Moltissimi istituti verranno coinvolti nella compilazione di appositi moduli; saranno interessati circa 800.000 allievi. Da questo punto di vista una maggiore sinergia con l'assessorato competente in materia potrebbe consentire una migliore risposta. Infatti dai dati pervenuti risulta che alcune Regioni, forse per una errata comunicazione, non hanno dato risposta. Lo sforzo che stiamo compiendo attraverso una sollecitazione continua in tale direzione ha permesso all'iniziativa di andare avanti. Del resto la stessa legge n. 123 dava la possibilità di compilare moduli didattici nelle scuole, sia pure a livello sperimentale, e solo grazie alla spinta di questa Commissione su tale fronte si è raggiunto qualche risultato. Vi saremo pertanto grati se darete una maggiore pubblicità all'iniziativa (ora i termini del bando sono scaduti ma sicuramente verrà bandito un altro concorso). Questo anche al fine della destinazione delle risorse cui lei faceva poc'anzi riferimento.
Per quanto riguarda queste ultime, è senz'altro un problema che conosciamo e che possiamo cercare di risolvere insieme, attraverso iniziative di questa Commissione e in modo particolare della Conferenza Stato-Regioni. Sarebbe opportuno arrivare - e ci trovereste forti e convinti alleati - ad una deroga agli attuali vincoli finanziari, perché quanto l'assessore ci ha comunicato rappresenta uno spaccato non solo della Regione Liguria ma anche di altre realtà territoriali.

COLETTO
Ringrazio il Presidente e la Commissione per l'invito. Il collega che mi ha preceduto ha dipinto bene la situazione della Liguria, che più o meno rispecchia quella di tutte le Regioni.
Nella Regione Veneto il coordinamento funziona e gli interventi sul territorio superano del 5 per cento quelli previsti dalla norma. Le malattie professionali invece sono in aumento anche perché determinate patologie hanno tempi di esordio piuttosto lunghi (ad esempio l'asbestosi e malattie simili). La riduzione degli incidenti sul lavoro è pari al 13,2 per cento, una buona percentuale. L'aumento degli iscritti all'INAIL a livello di servizi, industria e agricoltura è pari al 18 per cento. Quindi, pur essendo aumentato il numero degli iscritti è diminuita considerevolmente l'entità degli incidenti sul lavoro.
Una delle maggiori problematiche, segnalata anche dal collega Montaldo, consiste nell'implementare l'educazione alla sicurezza sul lavoro nelle scuole. Su tale questione chiediamo il vostro aiuto perché è estremamente importante. Infatti, se facciamo solo "repressione" non riusciamo ad incidere in maniera positiva e propositiva. Poiché l'ambito di cui parliamo è fondamentale, dal momento che gli incidenti sul lavoro sono legati anche alla produttività delle aziende, l'educazione realizzata a livello aprioristico appare funzionale ad un incremento dell'attività delle aziende stesse. È necessario però realizzarla in un ambito lavorativo che corrisponda alle normative vigenti. Queste ultime fanno senz'altro capo - lo vorrei sottolineare - all'ambito della salute in sinergia con gli ambiti aziendali e imprenditoriali.
Se vi fossero maggiori fondi e una migliore attività di coordinamento in relazione alla prevenzione, sia a livello aziendale che culturale, anche attraverso l'educazione nelle scuole, i risultati darebbero una certa soddisfazione. Al momento i nostri dati di partenza sono soddisfacenti ma devono sicuramente essere implementati a beneficio dei lavoratori, della gente e, considerata la congiuntura economica negativa a livello mondiale, si tratta di uno sforzo che andrebbe fatto altresì come forma di investimento.

PRESIDENTE
La ringrazio per il suo intervento. Mi permetto di rivolgere a voi tutti cortesemente una richiesta. In sede di trasmissione delle relazioni annuali dei Comitati regionali di coordinamento ai Ministeri della salute e del lavoro, vi chiederei di inviarne una copia anche a questa Commissione. Ciò ci consentirebbe non tanto di fare da trait d'union, di cui non c'è necessità trattandosi di soggetti istituzionali importanti, ma di avere uno spaccato reale della situazione e quindi poter intervenire attivamente dando ulteriore sostegno a questa causa comune.

ZEZZA
Anch'io ringrazio il Presidente e la Commissione nonché i colleghi presenti. Mi fa piacere comunicarvi che a mezzanotte precisa un'azienda del Lazio, la Viscolube, in provincia di Frosinone, ha compiuto sette anni senza che si siano verificati incidenti sul lavoro né infortuni. È un risultato straordinario, trattandosi di uno dei 67 siti a maggior rischio nella nostra Regione. La Viscolube, un'azienda in cui si effettua la raffinazione degli oli usati, ha posto in essere importanti misure di sicurezza e soprattutto ha investito molto sulla formazione: 3.000 ore l'anno di formazione, di cui la metà dedicate alla sicurezza sul lavoro. Esiste quindi una presa di coscienza da parte di tutti i lavoratori dell'importanza di questo tema. Ciò che colpisce, visitando lo stabilimento, è la presenza di un counter che segna quanti giorni sono trascorsi senza incidenti e ogni giorno in più rafforza la consapevolezza e l'orgoglio dei lavoratori, dall'ingegnere responsabile dello stabilimento fino all'ultimo dei visitatori. Si tratta di uno stabilimento che è stato preso a modello per le visite delle scolaresche, essendovi il ciclo completo di produzione. I ragazzi escono avendo ben compreso che anche arrivare con una sigaretta accesa o senza indossare elmetto o calzature adeguate rappresenta un rischio grave. Mi sembrava un risultato importante da condividere con voi.
Parlo anche da giornalista e quindi vi dirò degli impegni in fieri. Come tutti, siamo impegnati nell'assestamento di bilancio ed uno degli articoli relativo alle disposizioni in materia di lavoro e formazione riguarda proprio gli incidenti e la sicurezza sul lavoro. Abbiamo disposto che le campagne di informazione fino a questo momento rivolte ai lavoratori del comparto dell'edilizia, che anche per noi è il settore di maggiore criticità, vengano estese a tutti i lavoratori della Regione. Ad esempio, per ogni bando della Regione, sia dell'assessorato al lavoro che di quello alla salute, abbiamo attivato la traduzione nelle lingue di origine dei lavoratori stranieri, così come abbiamo effettuato esemplificazioni per immagini. Sappiamo bene che chi lavora nel nostro Paese deve conoscere la nostra lingua, ma è motivo di conforto confrontarla con la lingua del proprio Paese di origine.
Anche noi crediamo molto nell'importanza di diffondere una cultura della prevenzione degli incidenti nella scuola, tant'è che nel protocollo siglato con l'Ufficio scolastico regionale, l'INAIL e l'Unindustria prevediamo l'attivazione di corsi a partire dalle scuole elementari, così come insieme ai consulenti del lavoro abbiamo preparato una traduzione in cartoni animati di tutti gli articoli della Costituzione dedicati al lavoro. Tra l'altro, questo lavoro è stato un modo per omaggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia e siamo stati insigniti per esso di una medaglia d'argento da parte del Presidente della Repubblica.
Un emendamento importante è stato approvato in relazione al nuovo Piano casa della Regione Lazio, che in questi giorni arriverà in Aula. Sono stati previsti programmi specifici e corsi di sicurezza per tutti i settori, che partiranno con l'avvio di questo Piano il quale, come ha dichiarato oggi l'assessore all'urbanistica Ciocchetti, impiegherà altre 21.000 persone nel nostro territorio. Vogliamo che di fronte a questo aumentato volume di attività ci sia un contenimento degli infortuni come quello registrato non solo negli ultimi 12 mesi, ma dall'inizio del 2011.
Un'altra iniziativa sulla quale puntiamo molto è il ricollocamento dei lavoratori a rischio di lavoro in nero. Con il Fondo sociale - parlo per la parte del mio assessorato - abbiamo messo a disposizione 10 milioni di euro per far assumere e formare questi lavoratori. Non devo ovviamente spiegare a voi di chi si tratta: disoccupati, percettori di ammortizzatori e quant'altri. Tra novembre e febbraio ci sono state 1.400 assunzioni grazie a questo bando, di cui 1.000 a tempo indeterminato, segno che quando si partecipa in maniera attiva le aziende rispondono e rispondono anche i lavoratori. Questa iniziativa è diventata buona prassi e l'abbiamo presentata in sede di Comitato di sorveglianza, che si riunisce ogni anno con la partecipazione di un rappresentante della Commissione europea, e abbiamo deciso di proseguire in tal senso. Ieri infatti abbiamo siglato un accordo con il Ministero della giustizia per far lavorare negli uffici giudiziari del nostro territorio lavoratori in mobilità e in cassa integrazione. Anche in questo caso abbiamo messo a disposizione almeno 300 posti e diamo una integrazione di 360 euro quale premio di occupazione. Questa iniziativa, che abbiamo sperimentato nella provincia di Roma, e che di fatto ha dato occupazione a 200 cassintegrati e lavoratori in mobilità di Alitalia, Videocon e soprattutto Eutelia, verrà estesa a 400 lavoratori della nostra Regione. Essa ha suscitato grande interesse, tant'è che adesso la Corte di cassazione, i giudici di pace e le prefetture avanzano richieste in tal senso ed è stato sottolineato dallo stesso Ministero della giustizia che è una misura efficace proprio per evitare che vi sia lavoro nero e quindi poco sicuro. Il bando «lavoro in chiaro», che ha interessato come ho detto 1.400 assunzioni di lavoratori a rischio nero, è stato anche riportato nel bollettino della Banca d'Italia «L'economia del Lazio» di giugno.
Il Comitato regionale funziona e si riunisce regolarmente e per il 2011 siamo già nella fase di partenza dei bandi. Abbiamo rivolto l'attenzione all'emersione delle malattie professionali e un comitato ristretto lavora ad un tavolo dedicato espressamente allo stress lavoro-correlato. Per composizione di PIL, la nostra Regione ha forti differenze rispetto alla Liguria, che ha parlato di portualità, o al Veneto e alla Lombardia: nella nostra Regione un terzo del PIL è prodotto dalla pubblica amministrazione e dai servizi e quindi vi è un altro tipo di malattie professionali, che ovviamente non possiamo ignorare.
Da ultimo, oltre al finanziamento di 5 milioni di euro che ha il Comitato regionale, esiste un finanziamento istituito ad hoc presso il mio assessorato che viene utilizzato soprattutto per campagne di comunicazione e da giornalista vorrei un po' insistere su questo aspetto: probabilmente dobbiamo fare uno sforzo maggiore per farle conoscere. Sarebbe il caso non solo di attivare una campagna di comunicazione molto forte nelle nostre Regioni ma anche di realizzarne una coordinata sull'intero territorio coinvolgendo la stessa RAI, che oltre ad un Segretariato sociale ha spazi dedicati per le campagne di comunicazione istituzionale. Sarebbe un segnale importante se la Commissione preposta, insieme alla vostra Commissione, avanzassero la richiesta precisa di inserire sistematicamente questa tematica in vari ambiti, non solo con spot televisivi, ma anche dedicandovi format e approfondimenti mirati.

PRESIDENTE
Assessore Zezza, cercheremo di recepire anche questa indicazione. In materia sono stati realizzati alcuni spot a livello nazionale, che sono stati anche oggetto di commenti critici (queste cose le dobbiamo dire, altrimenti è inutile incontrarci). Immaginare spot organizzati in modo diverso, soprattutto negli spazi istituzionali della RAI, potrebbe essere importante, ma sarebbe opportuno averne contezza prima che vengano messi in onda.

BRESCIANI
Signor Presidente, tra gli elementi fondamentali che hanno dato risultati positivi vi è l'aver misurato i guadagni ottenuti a livello di tutela della salute con le azioni attuate dal 2008 in poi in applicazione del decreto legislativo n. 81: una formazione a tutto tondo, anche nell'ambito delle istituzioni che controllano e verificano (in proposito faccio mie le osservazioni dei colleghi che mi hanno preceduto); il coinvolgimento dell'impresa, che è un elemento determinante, perché se questa non collabora l'attività di prevenzione diventa veramente difficile; infine, la semplificazione degli atti, per favorire l'impresa ad accedere ai suoi target e quindi avere un'utilità reciproca.
L'azione di prevenzione e contrasto degli infortuni sul lavoro ha avuto inizio nel Piano 2008-2010 ed in quello del 2011-2013 verrà proseguita e possibilmente implementata. Tale azione rientra tra gli obiettivi dei direttori generali (se non riescono a raggiungerli non ricevono il premio previsti) che sono: la riduzione del 25 per cento del tasso complessivo dell'incidenza degli infortuni sul lavoro nel periodo 2007-2012, come previsto a livello europeo; la riduzione degli infortuni mortali e degli infortuni gravi, in misura delle azioni avviate (cioè sulla base della valutazione del risultato ottenuto con una determinata azione e quindi con l'eventuale correzione della stessa); il contenimento delle malattie professionali incentivando le denunce, con l'obiettivo di mantenere il trend di incremento registrato nel 2009 rispetto al 2007, pari a circa il 6 per cento.
Sulla base del monitoraggio degli eventi infortunistici accaduti in Lombardia, nel periodo di riferimento 2006-2009, si conferma una significativa riduzione degli infortuni gravi (basata sull'analisi dei dati INAIL 2008-2009), con una diminuzione del 19 per cento dei casi di prognosi temporanea maggiore di 40 giorni. Per quanto riguarda gli altri dati, sottolineo che nella Regione Lombardia, nel periodo 2006-2009, gli infortuni gravi con danno biologico permanente maggiore o uguale al 25 per cento hanno registrato un decremento del 36 per cento.
L'andamento degli infortuni mortali si evince dai dati del registro regionale, alimentato anche dal flusso informativo delle ASL. Si evidenzia che gli infortuni mortali sui luoghi di lavoro nel periodo 2006-2010 hanno registrato un calo del 37,5 per cento a partire dal 2008, cioè dal momento in cui abbiamo iniziato ad applicare le regole che ci siamo dati; poi vi è stato un decremento, perché probabilmente siamo arrivati allo steady state. Per quanto riguarda gli infortuni mortali nei primi sei mesi dell'anno nei vari settori, il comparto edile si conferma essere quello che registra il maggior numero di eventi. Ciò è legato all'elevato numero di operatori extracomunitari, non preparati e non formati, che stanno arrivando in queste aree di lavoro e che sono maggiormente esposti ai rischi in assenza di una adeguata formazione. Per tale ragione dovremmo coinvolgere fortemente i datori di lavoro.

PRESIDENTE
Questi dati sono riferiti al 2011?

BRESCIANI
No, sono riferiti al periodo 2006-2009 e vengono rilevati dai registri ufficiali di cui disponiamo.
Sottolineavo, però, che nel primo semestre del 2011 registriamo un lieve decremento rispetto all'anno precedente nel settore agricolo; nel settore delle costruzioni vi è uno steady state, ad eccezione del settore edile, dove si fanno costruzioni, ponteggi e quant'altro, in cui registriamo una minore attenzione alle norme di sicurezza; si riduce il numero di incidenti sul lavoro nell'industria, probabilmente perché ad essa si applica la filosofia del gruppo di lavoro ed anche perché il lavoro è meno precario, gli impegni sono più stabili e quindi la formazione dà migliori risultati.
Nel complesso si registra una riduzione degli infortuni sul lavoro nel periodo 2008-2011, passando in totale dal 33 per cento al 28 per cento. Ripeto, però, che nel settore dell'edilizia ancora si registra il maggior numero di infortuni. Si deve tuttavia considerare che in Lombardia le ore di lavoro sono moltissime e in relazione a queste vi è la percentuale più bassa di infortuni sul lavoro; ovviamente i dati complessivi sono elevati essendo -ripeto - le ore di lavoro moltissime dal momento che la Lombardia è una Regione fortemente industrializzata e di conseguenza più esposta in termini generali al volume massimo di incidenti sul lavoro.
Siamo, quindi, soddisfatti dei risultati ottenuti, anche se oggi registriamo un trend che non è più decrescente come prima. Crediamo che, a questo punto, si debbano individuare altri elementi per continuare a ridurre gli incidenti sul lavoro; stiamo studiando quali altre azioni potrebbero essere avviate per evitare di trovarci in una situazione di stallo. Pertanto, dovremo valutare altri elementi che possano consentire il raggiungimento di risultati migliori. Ripeto che quelli ottenuti sono soddisfacenti, ma non sufficienti.

LUSENTI
Signor Presidente, aggiungo qualche notazione senza dilungarmi sui dati della mia Regione, che consegnerò in un documento scritto agli uffici della Commissione (eventualmente anche in formato digitale) e che comunque sono ricompresi nella relazione complessiva che è stata presentata nel maggio scorso.
Intervengo brevemente solo per svolgere alcune considerazioni a sostegno delle osservazioni fatte dai miei colleghi e per citare due aspetti peculiari. La prima considerazione riguarda l'elemento di connessione tra la tutela della salute, la riduzione della rischiosità, la prevenzione degli infortuni e delle malattie e la legalità. Possiamo compiere tutte le azioni di prevenzione, di controllo e di tutela possibili, ma se non presteremo sempre maggiore attenzione alla legalità delle condizioni di lavoro non potremo proteggere in modo adeguato i lavoratori, i quali a volte soggiacciono anche a sei-sette gradi di subappalto, soprattutto nel settore dell'edilizia. Quindi, la protezione delle condizioni di legalità serve a tutelare anche la salute dei lavoratori.
Un altro aspetto di ordine generale, ma strettamente connesso alla tutela della salute sui luoghi di lavoro, è la promozione della qualità del lavoro. Si svolgono in modo sempre più intensivo azioni di formazione dei lavoratori; tuttavia, di fronte a condizioni di lavoro precario ed occasionale non si giunge mai a livelli adeguati di formazione e di aggiornamento, anche rispetto ai temi della sicurezza. Come già ricordato da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, un elemento strettamente congiunto alla qualità del lavoro ed alla formazione legata a condizioni di stabilità e di continuità del lavoro è quello relativo all'integrazione e all'accoglienza dei lavoratori stranieri; infatti, in una situazione di integrazione e di accoglienza, si registrano anche condizioni di maggiore sicurezza e di più accessibile formazione alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Vorrei ora richiamare due aspetti peculiari, di dettaglio. Il primo è distintivo della mia Regione. Desidero sottolineare con orgoglio - lo ricordo anche in questa occasione, ma lo avevo già evidenziato in questa prestigiosa sede - l'esperienza che abbiamo avviato nel 2010 con una convenzione con l'università di Bologna, istituendo un centro di ricerche specificamente dedicato al rapporto tra salute e condizioni di lavoro. Anche da questo punto di vista non è sufficiente incrementare i controlli o estendere la formazione, ma è necessario svolgere ricerche approfondite capaci di innovare e conoscere meglio i fenomeni che riguardano la tutela della salute nei luoghi di lavoro.
L'ultima notazione che mi permetto di fare riguarda una mia preoccupazione personale che sarebbe per me elemento di rassicurazione sapere legata solo ad una visione eccentrica regionale. Mi riferisco al dibattito, mai sopito e che agisce sullo sfondo, circa l'opportunità o la necessità di trasferire competenze oggi svolte dal Servizio sanitario nazionale al Ministero del lavoro e delle politiche sociali in tema di tutela della salute nei luoghi di lavoro. Se uno scenario di questo tipo dovesse mai realizzarsi, dichiaro sin da ora la contrarietà della mia Regione in quanto intendiamo continuare a sostenere, pur in condizioni difficili e di concerto con le azioni svolte da tutte le Regioni, uno stretto legame tra salute e condizioni di lavoro. Questo stretto legame, a nostro avviso, non può essere derubricato o peggio ancora subappaltato a chi invece per competenza deve vigilare sul rispetto normativo di condizioni contrattuali che, pur connesse alla tutela della salute, non comportano l'affidamento diretto della salute del lavoratore né sotto il profilo legislativo né dal punto di vista di una migliore efficacia; anche in considerazione della responsabilità del governo regionale sulla tutela della salute.

PRESIDENTE
L'assessore Lusenti ha precisato che ritiene assolutamente necessario mantenere le competenze della Regione così come previste attualmente dalla legge in riferimento al tema della prevenzione della salute nei luoghi di lavoro. In effetti l'argomento non emerge perché probabilmente le cronache sono prese da altro, ma il tema esiste. Credo tuttavia che sarà difficile tornare indietro, nel senso di ipotizzare una
competenza esclusiva (se ho ben compreso quello che lei ha detto). Il dibattito comunque è aperto e probabilmente vi sarà occasione non tanto di tornare indietro quanto di stabilire le competenze delle Regioni su talune leggi che le Regioni medesime hanno emanato su questa materia. Come lei sa, anche la sua Regione ha una legge specifica e su questo occorre avere un confronto. Nelle missioni effettuate da questa Commissione nei vari territori del Paese è emerso che là dove esistono norme ad hoc poste in essere dalle Regioni, probabilmente anche prima della legge n. 123 e della legge n. 81, si seguono quelle norme e le strutture di coordinamento sono legate a quelle disposizioni.
L'assessore Montaldo ha parlato della necessità di tavoli di confronto con le prefetture. È giusto che sappiate che in alcune Regioni la procedura prevalente è questa e non quella del coordinamento regionale. Da questo punto di vista, a mio avviso, sarebbe opportuno chiarire certe situazioni nel rispetto delle competenze di ciascuno. Il rischio altrimenti è che ci si muova bene e molto, ma non in maniera coordinata. Forse aprire un tavolo di confronto su questo tema potrebbe essere opportuno.
Questa è la ragione per cui la nostra Commissione punta molto sui coordinamenti regionali, che quantomeno rappresentano un momento di sintesi certa delle articolazioni operative dei Comitati di coordinamento a livello regionale e provinciale; questo soprattutto con riguardo alle relazioni annuali che detti Comitati devono inviare ai Ministeri del lavoro e della salute. Ciò aiuterebbe prevalentemente voi che siete in qualche modo a più diretto contatto con tali problematiche.

NEROZZI
Colgo l'occasione per porre una domanda sul punto che è stato appena trattato. Il problema non è modificare le competenze, che peraltro arrivano da lontano, da ben prima del 2001 e della legislazione concorrente. Il problema che si può verificare e che in parte si è già verificato è che il processo di legificazione regionale ha prodotto elementi di dumping non sul tema della salute bensì a livello normativo, causando differenze normative tra le Regioni in tema di sicurezza sul lavoro che possono avere conseguenze sia sul terreno sanitario che su quello dell'occupazione. Questo perché le norme sulla sicurezza investono direttamente i processi occupazionali e le condizioni di lavoro. Il problema dunque non va visto tanto sotto il profilo sanitario quanto sotto quello normativo. La materia sanitaria è delegata alle Regioni ormai da circa trent'anni, mentre l'aspetto normativo lo è solo dal 2001. Questo non significa tornare indietro, al periodo precedente al 2001 ma, come affermava il Presidente, prevedere una qualche forma di coordinamento a livello nazionale per prevenire situazioni che alla lunga potrebbero portare differenze rilevanti, anche se per ora in settori marginali (e neanche troppo; l'agricoltura, ad esempio, non è poi così marginale). Infatti, se in una Regione si prevede che un certo tipo di trattore sia sottoposto ad un determinato controllo sulla base della direttiva europea in materia e in un'altra Regione ciò non accade si producono due situazioni differenti a livello di sicurezza e di legislazione. La preoccupazione è questa.
Vorrei poi chiedere all'assessore del Veneto, quali sono i rapporti tra le forze sociali nel processo di coordinamento. Purtroppo, recentemente a Porto Marghera si è verificato un incidente con risvolti complessi, nel senso che le forze dell'ordine sono state avvertite un'ora dopo l'accaduto e le forze sociali sono state allontanate dal luogo, mentre in altri settori hanno risposto in modo adeguato rispetto a quanto abbiamo potuto verificare nei nostri sopralluoghi. Vorrei capire meglio tale aspetto non avendone lei parlato, a differenza degli assessori della Lombardia, della Liguria e del Lazio.

LUSENTI
Abbiamo un tavolo di coordinamento con le forze lavoro, i sindacati e Confindustria operativo dal 2000. Peraltro, domani è convocata una delle tante riunioni. Il tavolo funziona: ci sono progetti condivisi e non ci sono criticità all'ordine del giorno.

NEROZZI
Ne ero a conoscenza, dato che sono stato eletto nel Veneto, ma lei non ne aveva fatto cenno.

LUSENTI
L'ho omesso, involontariamente.

PRESIDENTE
Desidero ringraziare gli intervenuti per la partecipazione, sapendo bene, come ho detto all'inizio, che non è facile incontrare gli assessori per la complessità degli impegni che quotidianamente devono affrontare, che conosco sia indirettamente che direttamente, non per essere stato assessore, ma perché conosco il mondo della Regione.
Crediamo che l'incontro di oggi possa rappresentare l'avvio di una interlocuzione, tenendo conto che in questa Commissione non emergono né tantomeno si esaltano le differenze politiche: è una Commissione che lavora con grande collaborazione da parte di tutti i suoi membri, perché l'obiettivo è comune. Ci sono altri terreni per scontrarsi, non dobbiamo farlo su questo. Anzi, spesso concorriamo - e l'abbiamo già fatto - a vigilare sulle norme contenute in vari provvedimenti, che sfiorano o toccano il mondo del lavoro o potrebbero presentare risvolti delicati in materia. Da questo punto di vista, ci siamo trovati a sostenere confronti anche complessi, invitando i vari Ministri in audizione e formalizzando richieste ufficiali per evitare che norme poco chiare potessero dare adito ad interpretazioni quantomeno inopportune.
Dico questo per farci conoscere un po' meglio, qualora ve ne fosse bisogno, e per chiedere la vostra collaborazione instaurando con voi un rapporto che credo possa essere proficuo per tutti, perché il nostro obiettivo è quello di mettere sotto un riflettore sempre più grande il tema della sicurezza e della prevenzione.
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.


Note: Testi non rivisitati dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica