SENATO DELLA REPUBBLICA

XVI LEGISLATURA

Giunte e Commission
i

Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 90: mercoledì 30 novembre 2011

Audizione dei rappresentanti della CEPAS - Certificazione delle professionalità e della formazione

Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono, in rappresentanza della CEPAS, il dottor Giancarlo Colferai, Presidente, e la dottoressa Procacci, esperto tecnico.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti della CEPAS - Certificazione delle professionalità e della formazione.
Avverto che della seduta odierna sarà redatto e pubblicato il Resoconto stenografico. Comunico inoltre che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non vi sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Sono oggi presenti, in rappresentanza della CEPAS, il dottor Giancarlo Colferai, presidente, e la dottoressa Procacci, esperto tecnico, che saluto a nome della Commissione.
Abbiamo ricevuto la richiesta di audizione da parte dei nostri ospiti che abbiamo ritenuto opportuno convocare, anche perché uno dei temi a cui questa Commissione sta rivolgendo la propria attenzione riguarda proprio la formazione dei formatori per la sicurezza sul lavoro. E, visto che, come voi saprete, si tratta di una problematica ancora aperta, ogni contributo nel merito è per noi importante ed essenziale, anche perché come Commissione contiamo di arrivare a sintesi e di avanzare una proposta - che peraltro toccherebbe gli articoli 34 e 37 del Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro (decreto legislativo n. 81 del 2008), nei quali c'è un riferimento specifico all'argomento - per colmare questa lacuna.
Dottor Colferai, le lascio la parola affinché possa svolgere la sua relazione.

COLFERAI
Signor Presidente, la ringrazio per aver accolto la nostra richiesta e per questo invito. Il nostro vuole essere un modesto contributo che deriva dalla nostra esperienza di oltre 16 anni di attività nella certificazione delle competenze dei professionisti e della qualificazione dei percorsi formativi, quindi dei corsi di formazione. Si tratta di due attività correlate che puntano a garantire al mercato dei professionisti competenti e di qualità, a salvaguardia sia dei clienti, sia dei professionisti che, pur preparati e competenti, possono però trovare sul mercato una concorrenza sleale, di basso livello, da parte di improvvisatori - è un dato questo che verifichiamo giornalmente - a danno di chi riceve le prestazioni.
Una breve presentazione. CEPAS è un'associazione senza fini di lucro iscritta nel registro delle persone giuridiche presso la prefettura di Roma.
I soci di CEPAS sono soci fondatori, si tratta cioè di associazioni di imprese e di persone, soci di diritto, che hanno il diritto di partecipare ai nostri consigli direttivi e quindi di concorrere alle decisioni alla pari con gli altri soci, nello specifico il CEI (Comitato elettrotecnico italiano), il CNR (Consiglio nazionale delle ricerche), l'ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ed altri soci che si sono aggiunti nel tempo (associazioni di persone).
La nostra missione è garantire al sistema economico professionisti di elevata preparazione e competenza e qualità della formazione nei settori ove tale esigenza è maggiormente avvertita. È il mercato che ci richiede, attraverso i suoi rappresentanti, di elaborare schemi e procedure per la certificazione. Noi certifichiamo le competenze delle persone secondo quanto previsto dallo standard internazionale ISO/IEC17024, che prescrive come dobbiamo operare, come vanno valutati i professionisti e come definire i requisiti di competenza per la valutazione. Svolgiamo poi attività di valutazione e monitoraggio nel tempo, quindi periodicamente rivalutiamo i corsi di formazione erogati, non da noi, ma da enti di formazione che richiedono il nostro riconoscimento per avere sul mercato l'attestazione di una attività rispondente a determinati requisiti. Naturalmente CEPAS non svolge né direttamente, né indirettamente attività di formazione, anche perché facendolo si troverebbe in una situazione di evidente conflitto d'interesse.
Dal momento della nostra fondazione abbiamo elaborato quasi 50 schemi di certificazione per altrettante figure professionali. Nel settore dei sistemi di gestione per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro da anni certifichiamo auditor, consulenti e responsabili in sicurezza e prevenzione, mentre nel settore dei sistemi di gestione per la sicurezza, dal 2008, certifichiamo, secondo normative internazionali, docenti formatori. Il relativo schema è stato elaborato sulla base di una collaborazione con le associazioni di settore. Forse è questo l'argomento cui accennava il Presidente, cioè la formazione dei formatori. Interveniamo in tanti altri settori, dall'energia al marketing, dalla vendita alla qualità e all'ambiente.
La certificazione di parte terza delle professionalità, da non confondere con altre forme erroneamente definite di certificazione, che però sono attestazioni di altro tipo, è l'atto mediante il quale una terza parte indipendente, accreditata da un ente nazionale (ACCREDIA, riconosciuto dallo Stato italiano e dall'Europa) dichiara che un soggetto possiede le competenze per operare con professionalità in un determinato settore di attività. Tale terza parte indipendente valuta con regole precise e trasparenti, utilizzando professionisti di alto livello, i candidati alla certificazione per valutare se le loro competenze siano conformi agli standard predefiniti. Si tratta di una forma di garanzia che noi offriamo al mercato per la prestazione di un professionista. È una sorta di garanzia preventiva. Il professionista, infatti, non è conosciuto dal cliente che dunque si fida di questa attestazione rilasciata, a seconda delle procedure definite a livello mondiale o europeo, per un certo tipo di attività.
Esistono varie forme di attestazione. C'è l'attestazione di prima parte, che è un'autodichiarazione, un'autocertificazione. C'è poi l'attestazione di parte seconda, cioè la valutazione che un cliente fa del proprio fornitore, secondo suoi schemi, che quindi non valgono per tutto il mercato. Infine c'è l'attestazione di parte terza, cioè una certificazione rilasciata da organismi come il nostro.
Per gli schemi di certificazione, CEPAS tiene conto dell'EQF, cioè del Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente, adottato formalmente con raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio il 23 aprile 2008, definendo per ogni figura professionale le competenze, le abilità e le conoscenze.
CEPAS è accreditato dal 1996 dall'ente nazionale di accreditamento ACCREDIA, socio di EA (European cooperation for accreditation), riconosciuto dallo Stato italiano e dall'Europa. Esiste un multilateral agreement per il mutuo riconoscimento delle certificazioni rilasciate nei vari Paesi dagli organismi accreditati. Quindi chi ha ricevuto da CEPAS la certificazione per auditor o consulente può lavorare negli altri Paesi firmatari. Ogni Stato membro ha un solo ente di accreditamento riconosciuto a livello interno ed europeo.
Nel definire il percorso necessario per la certificazione si tiene conto di vari elementi, che sono illustrati nello schema che potrete esaminare nella documentazione che abbiamo consegnato agli atti della Commissione e che prevedono la partecipazione a corsi specifici e qualificati di formazione per una certa figura professionale, la quale al termine del corso non può essere certificata, perché prima deve applicare sul campo le conoscenze trasmesse nel corso di formazione. Prima di valutare le competenze delle persone è quindi previsto un periodo obbligatorio di attività lavorativa sul campo, documentata e comprovata, per l'acquisizione delle conoscenze e delle abilità necessarie ai fini della nostra valutazione.
La certificazione viene poi rilasciata non da CEPAS, ma da un organismo composto dai rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del CNR, dell'ENEA, nonché delle associazioni di categoria, che valutano e deliberano al riguardo.
C'è da precisare che la certificazione non viene rilasciata a vita, ma ha una durata limitata nel tempo; in particolare, è stato adottato il criterio per il quale la stessa viene rinnovata ogni tre anni, a seguito di una nuova valutazione. In ogni caso, nel corso del triennio le persone devono continuare a svolgere l'attività professionale, rispettare il codice deontologico che hanno sottoscritto ed accettato prima di ottenere la certificazione, nonché dimostrare di aver effettuato aggiornamento professionale. C'è infatti una continua evoluzione sul piano tecnologico, legislativo, oltre che sociale, per cui è necessario che le persone siano sempre all'altezza delle esigenze dei clienti e del mercato.
A questo proposito tengo a sottolineare che per noi il cliente non è il soggetto al quale viene rilasciata la certificazione, ma l'end user, cioè il cliente finale cui si rivolgono i soggetti della cui professionalità noi attestiamo la qualità.
La certificazione non è un riconoscimento abilitante di una professione - il discorso è diverso da quello che si può fare per gli ordini professionali - ma è un attestato di qualità della professione, che assicura una corretta informazione al mercato.
Quanto alle nostre esperienze internazionali, estremamente utili ai fini dello scambio di know how, esse si realizzano attraverso diversi canali. Abbiamo preso parte, ad esempio, a vari progetti europei riguardanti sempre il settore delle competenze e delle figure professionali, in alcuni casi anche nel ruolo di responsabili e coordinatori. Alcuni di questi progetti si sono conclusi lo scorso anno (è il caso del progetto "Bus-Transfer"), altri sono ancora in corso, come il progetto "Geco" (Green economy and competences of organizations), che riguarda le figure professionali che operano nell'ambito delle energie rinnovabili.
Tuttavia, l'attività che più ci fa crescere - ed attraverso la quale peraltro facciamo crescere anche altri Paesi - è la partecipazione ad iniziative internazionali quali la IPC (International personnel certification association), cioè l'associazione che raggruppa a livello mondiale i più importanti organismi di certificazione del personale. Questo tipo di attività ci mette in contatto con altre culture, altre prassi e altri modi di affrontare la materia, dandoci la possibilità di arricchire la nostra esperienza, nonché di offrire in alcuni casi degli input interessanti, tant'è che i nostri auditor certificati nella qualità sono riconosciuti anche in Cina.
Attualmente sono il presidente della suddetta associazione mondiale e sono già al secondo mandato, che dovrebbe scadere il prossimo anno, in occasione della seconda conferenza internazionale organizzata per questo tipo di attività. Personalmente mi ritengo soddisfatto del lavoro svolto, avendo contribuito alla crescita di altri colleghi, primi fra tutti quelli americani che, pur essendo sempre all'avanguardia, qualche volta ricevono utili consigli anche da noi.
Attraverso l'IAF (International accreditation forum), vale a dire l'associazione mondiale degli organismi di accreditamento, vengono definite le regole di applicazione delle norme internazionali dell'ISO (International organization for standardization): per semplificare, l'ISO equivale nel nostro mondo ad una sorta di Parlamento, mentre l'IPC corrisponde ad una specie di Esecutivo, che detta poi le regole comportamentali per applicare le norme a tutto il settore della certificazione e valutazione in ordine alla conformità di prodotti, sistemi, aziende e persone.
Per quanto riguarda le Nazioni di appartenenza dei soci della IPC, si va dall'Australia, ai Paesi europei, al Giappone, alla Cina e così via.
Tengo a sottolineare che come CEPAS saremmo lieti di offrire un contributo alla Commissione, mettendo a disposizione il know how acquisito in oltre 16 anni di esperienza a livello nazionale ed internazionale.
Nell'ambito dell'attività rivolta alla certificazione e qualificazione dei soggetti chiamati a fare formazione in materia di sicurezza sul lavoro, abbiamo lavorato molto con l'AIFOS (Associazione italiana formatori della sicurezza sul lavoro), che immagino voi ben conosciate, molto nota nel mercato italiano. L'AIFOS ha aderito con entusiasmo allo schema da noi predisposto, in base al quale il formatore innanzitutto deve essere tale - deve essere cioè in possesso di tutte le competenze necessarie in materia di comunicazione, di organizzazione dei corsi di formazione, di controllo dei discenti, di motivazione - oltre ad avere poi anche le competenze specifiche del settore.
Riteniamo che ci debba essere una base comune a tutti i formatori perché essi possano essere definiti tali ed in grado di trasmettere ai lavoratori in maniera efficace la loro esperienza e profonda conoscenza in determinati settori, sia nei vari centri di formazione, sia direttamente all'interno delle aziende.
Per molti anni sono stato dirigente di azienda, anche con molte persone alle mie dipendenze (operai, ingegneri, architetti e così via) e debbo dire che, mentre in passato il problema della sicurezza era poco sentito, con il tempo le aziende - parlo ovviamente di quelle strutturate ed organizzate e di un certo livello - hanno cercato di spingere sempre di più i dirigenti a sviluppare una particolare attenzione al riguardo.
Per quanto mi riguarda, mi era stato affidato ad esempio un MbO (management by objectives) in materia di assenteismo dovuto ad infortuni e in tal caso era previsto che qualora avessi raggiunto tale obiettivo avrei avuto diritto ad un determinato premio; in caso contrario, il rischio era quello di essere messo alla porta. Questa modalità in verità ha rappresentato uno strumento per aumentare in me la consapevolezza dei rischi che si possono correre nelle aziende e che non sono neanche immaginabili se non vi si dedica una specifica attenzione. Così, se da una parte poteva dispiacere multare gli operai, perché, ad esempio, per ragioni di praticità indossavano semplici scarpe da ginnastica in luogo di calzature con suola anti-chiodo o con la protezione anti-schiacciamento, dall'altra, era un modo per far capire quanto fosse importante utilizzare sul lavoro i mezzi di protezione.
Concludo ribadendo che la nostra esperienza potrebbe essere utile alla Commissione per impostare un sistema connotato dalla valutazione delle persone che dovranno poi insegnare ad altre in che modo fare i docenti.

PRESIDENTE
La ringrazio per la sua interessante relazione, dottor Colferai, nonché per la documentazione che ha voluto cortesemente inviarci, dalla quale emerge chiaramente che il problema centrale, cui accennavo anche all'inizio della nostra seduta, è quello della formazione dei consulenti, considerato che al riguardo oggi non disponiamo di una regolamentazione specifica.
Anche lei ha fatto riferimento ad una serie di importanti realtà di carattere nazionale e, soprattutto, internazionale, quindi a direttive che hanno illuminato il vostro percorso, al fine di pervenire alla definizione delle modalità più opportune sotto il profilo didattico.
Sarebbe pertanto interessante per noi avere degli elementi più precisi e circoscritti, fermo restando che a conclusione del suo intervento lei ha già segnalato un elemento di riflessione importante, sottolineando come il formatore, pur avendo una cultura di carattere generale, debba essere specifico e non generico. Se fosse possibile da parte vostra illustrarci il percorso didattico che ritenete necessario seguire al fine di svolgere l'importante funzione di formatore, per noi sarebbe di estrema importanza. Non sfuggirà infatti al dottor Colferai, proprio in ragione della sua attività e professione, che spesso le aziende, soprattutto le più piccole, si possono trovare nelle mani di persone che si spacciano come competenti in materia, ma che spesso non lo sono affatto, provocando così un doppio danno, quello economico e quello del mancato ottenimento dell'effetto voluto, che poi è l'obiettivo, quello cioè di formare per prevenire gli infortuni sul lavoro.
Come le dicevo sinteticamente all'inizio, la Commissione è interessata a capire quale tipo di percorso, ovviamente ben definito, al di là dei riconoscimenti e dei titoli internazionali, pur importanti, sia tenuto a compiere il formatore. Ai fini di una maggiore chiarezza e forse semplificando eccessivamente, mi sia consentito un esempio: così come l'ingegnere deve seguire un certo percorso per svolgere la propria professione, che poi avrà le sue specificità a secondo della specializzazione che sceglierà, così il formatore deve seguire un certo percorso per svolgere attività di formazione. Ritengo, infatti, che fino a quando non si perverrà ad una precisa definizione di questa figura, rischieremo sempre di incappare in soggetti che non sono nelle condizioni di portare avanti un lavoro così importante e centrale sia per quanto riguarda gli infortuni, sia per ciò che concerne le malattie professionali, delle quali, purtroppo non si parla molto, nonostante siano in crescita e non siano quantificabili, posto che alcune di esse hanno periodi di incubazione molto lunghi.
Per la Commissione sarebbero estremamente utili dei suggerimenti su questa materia anche sotto il profilo pratico. Quello in esame è un tema molto complesso e forse definire un percorso di studi - chiamiamolo così - che abbia come presupposto un titolo base, credo sarebbe utile per tutte le strutture come la vostra che operano in modo altamente qualificato e qualificante in un settore che a noi interessa per i motivi più volte richiamati.

COLFERAI
Signor Presidente, consegno agli atti della Commissione una memoria in cui sono elencate le competenze - definite con le modalità prima descritte - concernenti i formatori. Mi riservo successivamente di far avere alla Commissione lo schema relativo ai consulenti.

PRESIDENTE
Anche al fine di stabilire chi forma il formatore.

COLFERAI
Vi metteremo senz'altro a disposizione la documentazione richiestaci. Siamo ovviamente disponibili a fornire le spiegazioni che si rendessero necessarie.

PRESIDENTE
Spero che lei, dottor Colferai, abbia colto qual è il nostro obiettivo.

COLFERAI
Certamente.

PRESIDENTE
Questo costituisce infatti un punto fragile nella catena del contrasto agli infortuni sui luoghi di lavoro.

COLFERAI
È una filiera nell'ambito della quale va chiarito chi fa cosa, come la deve fare e come si deve preparare per farlo bene e con efficacia.

PRESIDENTE
Noi la ringraziamo e restiamo in attesa degli ulteriori contributi vorrete porci a disposizione.
Dichiaro pertanto conclusa l'audizione in titolo.


Note: Testi non rivisitati dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica