SENATO DELLA REPUBBLICA
XVI LEGISLATURA
Giunte e Commissioni

Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Seduta 112: mercoledì 31 ottobre 2012

Audizione dei rappresentanti dell'ILA (Ispettori del Lavoro Associati)

Presidenza del presidente TOFANI

Intervengono, in rappresentanza dell'ILA (Ispettori del Lavoro Associati), l'ingegner Gerardo Donato Lanza, presidente nazionale, la dottoressa Caterina Dileo, consigliere nazionale, l'ispettore Giuseppe Curatola, coordinatore regionale per il Veneto, il dottor Giuseppe Palumbo, coordinatore provinciale per la DTL di Vicenza, e la dottoressa Angela Basile, componente della segreteria nazionale.

PRESIDENTE
L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti dell'ILA (Ispettori del Lavoro Associati).
Avverto che della seduta odierna sarà redatto e pubblicato il Resoconto stenografico.
Comunico che, ai sensi dell’articolo 13, comma 2, del Regolamento interno, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
Sono presenti in rappresentanza dell'ILA (Ispettori del Lavoro Associati), l'ingegner Gerardo Donato Lanza, presidente nazionale, la dottoressa Caterina Dileo, consigliere nazionale, l'ispettore Giuseppe Curatola, coordinatore regionale per il Veneto, il dottor Giuseppe Palumbo, coordinatore provinciale per la DTL di Vicenza, e la dottoressa Angela Basile, componente della segreteria nazionale.
Essendo stata da voi fatta una richiesta per avere un incontro con il sottoscritto, ci è sembrato opportuno che la Commissione nella sua interezza, in sede di audizione, potesse ascoltare le vostre riflessioni, le vostre proposte e segnalazioni in riferimento al tema dell'attività ispettiva in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Cedo quindi la parola ai nostri ospiti.

LANZA
L'ILA è un'associazione nata circa quattro anni fa con l'esigenza di valorizzare il personale ispettivo in riferimento alla sua attività e alla peculiarità del suo impatto sociale. La gran parte degli iscritti appartiene al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. In particolare, ci stiamo occupando delle problematiche degli ispettori del lavoro appartenenti specificatamente al suddetto Ministero, che operano nelle Direzioni territoriali del lavoro (DTL), ovvero gli enti territoriali di competenza del Ministero del lavoro.
Abbiamo fatto questa richiesta di essere ascoltati dalla Commissione infortuni perché nella nostra attività ci troviamo spesso di fronte ad eventi infortunistici. La nostra sensibilità di tipo ispettivo e anche umano è tale da cercare in tutti i modi possibili di arginare questo fenomeno devastante sul territorio nazionale. Ringrazio quindi la Commissione a nome degli ispettori del lavoro e dell'ILA per averci dato la possibilità di essere auditi e lei, Presidente, in particolare, per averci concesso di rappresentare le criticità che, a nostro avviso, sono attualmente presenti nell'attività ispettiva e di poter suggerire eventuali soluzioni migliorative di contrasto a fenomeno infortunistico.
Gli infortuni sul lavoro in Italia raggiungono annualmente livelli inaccettabili per una società civile altamente professionalizzata come la nostra. Non stiamo a richiamare i dati che ben conoscete perché parlano chiaro, anche se spesso non si distingue nei proclami dei media l'infortunio in itinere da quello vero e proprio, occorso durante l'attività lavorativa. Numerosi sono i casi di infortuni sul lavoro, anche gravissimi e mortali, non denunciati come tali perché coinvolgono lavoratori extracomunitari, in nero, irregolari, avviati al lavoro spesso da esponenti della criminalità organizzata, lavoratori dei quali non si ha traccia alcuna. In questo ultimo anno, come sappiamo, l'incidenza è diminuita sensibilmente rispetto al passato, ma tale performance a nostro avviso va ascritta alla riduzione delle ore lavorate e non certo ad un miglioramento dei livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro che al contrario, a causa della crisi, vanno notevolmente peggiorando. Negli ultimi decenni sono stati emanati diverse leggi, decreti, linee guida e accordi che certo hanno modernizzato l'approccio prevenzionistico da parte delle istituzioni ma che non hanno risolto alcune discrasie sulle competenze in materia di vigilanza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il testo di legge più importante è sicuramente il decreto legislativo n. 81 del 2008 e successive modificazioni che ha assorbito una serie di norme degli anni Cinquanta abrogandole. Se con esso vi è stata una semplificazione dell'apparato normativo, non si è tuttavia usciti dall'equivoco di fondo, giocato sulla duplice competenza della vigilanza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro dello Stato e delle Regioni. Tale dicotomia ha causato rallentamenti e difformità nell'applicazione del dettato normativo. Si vedano, ad esempio, i numerosi provvedimenti in attesa d'attuazione demandati alla Conferenza Stato-Regioni. La normativa regionale determina necessariamente disomogeneità sul territorio nazionale e ne consegue, nella migliore delle ipotesi, il disorientamento di quelle aziende le cui unità locali sono sparse su tutto il territorio nazionale o in Regioni diverse. Le competenze concorrenti determinano scarsa sinergia che, nella forma più blanda, si sostanzia in una collaborazione meramente formale e raramente sostanziale, fino ad arrivare in alcuni casi a veri e propri conflitti tra gli stessi enti. Nonostante la normativa dia per acquisito il presupposto della condivisione delle banche dati attraverso la realizzazione del Sistema informativo nazionale della prevenzione (SINP) (necessario, per esempio, ai fini dell'adozione di provvedimenti di sospensione dell'attività per gravi e reiterate violazioni in materia di sicurezza) o l'implementazione della cosiddetta patente a punti, tali istituti ancora oggi non trovano applicazione.
La dualità di competenze determina anche un diverso approccio e una diversa efficacia dell'azione ispettiva e di tutela dei lavoratori in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. Le ASL tendono ad un approccio che, in ragione della loro specifica competenza, privilegia l'aspetto della prevenzione rispetto all'attività di vigilanza, laddove le DTL puntano ad una vigilanza a 360 gradi, integrata da adeguate indagini sulla corretta qualificazione dei rapporti di lavoro. L'utilizzo di tipologie contrattuali atipiche quali, ad esempio, associazioni in partecipazione o la collaborazione occasionale accessoria, l'impiego di artigiani pseudoautonomi, l'utilizzo di fenomeni interpositori quale la somministrazione, l'appalto o il distacco illecito o, ancora, l'utilizzo deviante di forme giuridiche come le cooperative e le associazioni senza finalità di lucro, sono tutti fenomeni che spesso spostano il rischio d'impresa scaricando i costi della sicurezza sul lavoratore, abbassando la tutela sostanziale e generando forma di concorrenza sleale sul mercato, il cosiddetto fenomeno del dumping. Smascherare tale fenomeno esige una professionalità ben precisa, caratterizzata da una conoscenza integrata tra aspetti legati alla sicurezza e problematiche giuridiche connesse alla qualificazione dei rapporti di lavoro. Tutto ciò comporta un forte impatto negativo sull'attività ispettiva e, in particolare, scarsa attività di intelligence e di coordinamento nella programmazione delle attività di controllo, con frequenti duplicazioni di accessi, conseguente disagio per le aziende e complessivamente un minor numero di soggetti controllati. Ciò produce anche stress per alcune aziende, che si vedono sistematicamente controllate, mentre altre non vengono per nulla toccate dai controlli. In questo modo, si determina altresì uno spreco di risorse finanziarie con ricadute negative sulla dotazione di adeguate risorse strumentali per aumentare l'efficienza e l'efficacia dell'azione ispettiva (strumenti software e hardware adeguati, aggiornamento sugli sviluppi tecnologici dei sistemi di sicurezza).
Ecco perché sarebbe auspicabile uscire definitivamente dall'equivoco e puntare con decisione ad una riorganizzazione degli organi di vigilanza in materia di lavoro e sicurezza mediante la riduzione dei soggetti attualmente interessati. Ad oggi abbiamo INPS, INAIL, ASL, Ministero del lavoro attraverso le Direzioni territoriali del lavoro, Carabinieri e loro nuclei ispettivi del lavoro, polizia provinciale e municipale, Agenzia delle entrate e Guardia di finanza. Sarebbe auspicabile la previsione di una competenza esclusiva dello Stato a legiferare e vigilare sulla materia della sicurezza, anche attraverso la riunificazione in un rinato Ispettorato del lavoro del personale dell'INAIL, di quello tecnico delle ASL e di quello delle Direzioni territoriali del lavoro. Tale organo, caratterizzato certamente da imparzialità e terzietà, si potrebbe tranquillamente autofinanziare con l'importo delle esenzioni riscosse e di parte dei premi assicurativi, garantendo parallelamente forti risparmi sulla spesa dovuti all'accentramento delle strutture e del personale di supporto (quest'ultimo impiegato per sgravare il personale ispettivo di tutte quelle incombenze burocratiche cui attualmente deve attendere). È necessaria una organizzazione del lavoro più consona al ruolo ispettivo, il quale necessita di un diverso e specifico regime contrattuale, inseribile auspicabilmente nel comparto sicurezza, che valorizzi le necessità del ruolo rispetto all'attuale regolamentazione del comparto ministeriale fornita dal CNEL. In particolare, si rappresenta che, ad oggi, l'ispettore del lavoro è tenuto a rispettare lo stesso orario previsto per la generalità dei dipendenti della pubblica amministrazione che svolgono il loro lavoro all'interno degli uffici. In via subordinata, si potrebbe ipotizzare la creazione di una Agenzia nazionale che svincoli contrattualmente il personale ispettivo dall'equiparazione ai funzionari dello Stato che svolgono mere attività di ufficio, avvicinandolo al personale di pubblica sicurezza. Ciò è di importanza fondamentale, posto che spesso ci troviamo ad operare in orari di lavoro ed in giornate lavorative che, nella stragrande maggioranza dei casi (in cui sovente troviamo violazioni), sono incompatibili con le 36 ore settimanali stabilite e con l'orario di mattina. In genere, noi lavoriamo di sabato o di domenica, ma tutto questo lavoro viene svolto sulla base di disponibilità volontaria. Non vi è la possibilità, ad oggi, di poter programmare un'attività ispettiva fuori dall'orario di ufficio senza avere il consenso preventivo del funzionario al quale ci si riferisce. Nei prossimi giorni sottoporremo a questa autorevole Commissione un documento che potrebbe costituire un utile spunto per un provvedimento normativo in tal senso. Vi invieremo, quindi, questo schema, sperando vi possa essere utile.
Nel frattempo, è diventato ormai improcrastinabile per il personale ispettivo delle Direzioni territoriali del lavoro prevedere in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali la competenza in tutti settori produttivi. Spesso siamo tacciati di codardia per non voler intervenire in settori in cui non abbiamo la competenza normativa, se non nei casi di specifiche deleghe da parte dell'autorità giudiziaria. Gli ispettori del Ministero del lavoro sono competenti in edilizia, nelle ferrovie e in altri ambienti particolari, ma non hanno la competenza normativa in materia di sicurezza negli altri settori. Ciò comporta un controllo non ben incardinato da parte della ASL, che poi è competente a 360 gradi su tutte le attività, ma che all'interno della sua attività di vigilanza non può verificare la regolarità dei rapporti di lavoro. Ciò comporta anche una sorta di visione negativa da parte della società nei confronti del Ministero del lavoro che, magari, in casi in cui sarebbe richiesto un suo intervento non può intervenire perché non ne ha le competenze, se non attraverso una delega specifica della procura.
Altro aspetto fondamentale riguarda, quindi, l'accesso completo alle banche dati di INAIL e INPS, comprese le gestioni speciali e separate.
Occorre altresì l'accesso alle banche dati fiscali, necessario per indagini su contratti di collaborazione e di lavoro accessorio. Tornando al punto precedente, specifico che sia l'INPS che l'INAIL hanno messo a disposizione alcune parti delle loro banche dati, ma noi abbiamo bisogno che ci vengano fornite altre informazioni per poter compiere un'attività di vigilanza completa, efficace ed anche veloce, per poter aumentare l'attività di vigilanza e il numero di aziende visitate.
Vi è poi la necessità di conoscere le violazioni in materia prevenzionistica e, quindi, di conoscere le banche dati di tutte le ASL sul territorio nazionale (per tale motivo sarebbe bene accentrare tutto a livello statale) e di conoscere anche le risultanze dell'attività giudiziaria. Attraverso questi passaggi, infatti, noi possiamo elevare provvedimenti di sospensione dell'attività dell'azienda. È opportuna poi l'istituzione di un servizio di pronto intervento (che potremmo chiamare "sicurezza lavoro") mediante un numero verde che raccolga le segnalazioni di irregolarità che necessitano di un immediato accertamento e che si attivi tempestivamente in caso di eventi infortunistici gravi. Ad oggi, non abbiamo questo servizio.
Ritornando al discorso che facevo in precedenza, quando abbiamo una situazione particolare e una richiesta di intervento tempestivo, abbiamo la necessità di intervenire immediatamente. Io sono responsabile della Unità operativa vigilanza tecnica a Venezia e proprio pochi giorni fa è arrivata una richiesta di intervento da parte della procura su un duplice infortunio, gravissimo, avvenuto in un cantiere. Ebbene, è stato molto difficile riuscire a trovare una persona che desse la propria disponibilità a recarsi, fuori dall'orario di lavoro, sul posto. Dovrebbe, invece, esserci una reperibilità, in modo da poter immediatamente allertare la persona e intervenire sul posto.
Come dicevamo, sono necessarie maggiori e più adeguate dotazioni hardware e software e la dotazione di mezzi di servizio. Attualmente, vengono utilizzate, previo consenso, le auto personali degli ispettori senza la previsione di un ristoro adeguato per l'usura del mezzo. Serve poi la promozione di maggiori attività formative del personale ispettivo tecnico, mediante l'organizzazione e la partecipazione a corsi e convegni specialistici riconosciuti, in orario di lavoro e non a spese personali, come spesso accade. Bisogna prevedere per le Camere di commercio l'obbligo di indicare e di aggiornare la residenza del rappresentante legale delle aziende, fintantoché queste sono attive, con relativo obbligo di cancellazione in caso di cessazione. Occorre implementare per i cantieri edili, nel più breve tempo possibile, la notifica preliminare on line, prevedendo la data effettiva di inizio lavori e non più quella presunta, con l'obbligo di aggiornarla tempestivamente con l'indicazione di tutte le imprese che, di volta in volta, intervengono nella lavorazione, così da poter avere un reale controllo del territorio. È altresì necessario l'accesso alle banche dati relativamente al pagamento delle sanzioni. Dobbiamo infatti chiedere a chi paga le sanzioni, o al contravventore, il modello F23, quando invece dovremmo poter accedere a questi pagamenti on line.
Perché nel complesso della materia della sicurezza parlo specificatamente di personale ispettivo del Ministero del lavoro? Perché i suoi ispettori tecnici e ordinari, la gran parte dei quali in possesso di laurea e di ulteriori titoli abilitativi, sono funzionari altamente qualificati, sia nel settore della sicurezza sia nell'ambito giuslavoristico. Costoro sono in grado di interagire fra loro per un controllo complessivo della salute delle aziende, a partire dalla regolarità e dalla corretta qualificazione dei rapporti di lavoro, aspetto propedeutico al raggiungimento dei migliori livelli di sicurezza possibili. Sono due aspetti fondamentali, che si intersecano fra di loro. Essi effettuano, con gli ufficiali di polizia giudiziaria, attività delegate dalla procura della Repubblica e partecipano al tavolo di coordinamento prefettizio in materia di sicurezza, anche con riferimento ad infiltrazioni della criminalità organizzata.
Concludo con la consapevolezza che questa autorevole Commissione sia già conscia delle criticità presenti nel sistema della vigilanza italiana, ma con la speranza di aver offerto ulteriori elementi di riflessione e confermando il nostro interesse e la nostra totale collaborazione verso tutti gli ulteriori approfondimenti ed iniziative che questa autorevole Commissione intendesse perseguire.

PRESIDENTE
Ingegner Lanza, noi ringraziamo lei e l'Associazione degli ispettori per il contributo che avete fornito.
Ella ha posto dei problemi sui quali la Commissione si sta interrogando da anni. Probabilmente, a causa dei vostri impegni, non avete avuto modo di leggere le nostre relazioni. In quelle annuali e, verosimilmente, fra qualche mese, nella relazione finale, molti degli aspetti da lei citati li ritroverete. Non le sfugge, come non sfugge ai signori presenti, che abbiamo un problema rilevante, al quale non riusciamo a trovare una soluzione. Mi riferisco alla competenza legislativa concorrente, alla quale lei ha fatto riferimento. Più volte abbiamo posto la questione nelle sedi deputate, anzi posso dire che da tempo mi sto battendo con la Commissione per risolvere questo problema, sul quale ammetto serenamente - nella vita le questioni possono essere risolte come si spera oppure no - di aver perso una battaglia (e sto parlando a titolo personale, non in nome della Commissione). Mi riferisco alla possibilità di far riflettere il Parlamento circa la necessità di verificare un percorso diverso, di carattere costituzionale, facendo ritornare in capo allo Stato la competenza legislativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Purtroppo, questo percorso non è stato foriero di soluzioni, nel senso che vi sono altre sensibilità e altri orientamenti al riguardo, che invece ritengono si debba rimanere allo stato attuale. E poiché in democrazia vige la bella regola, che dobbiamo sempre tutti preservare, che va rispettata la volontà della maggioranza, io su questo fronte mi devo considerare in minoranza.
Comunque sia non ci siamo arresi, pensando di poter trovare una soluzione alternativa, che in qualche modo non toccasse la materia costituzionale alla quale lei ha fatto ripetutamente riferimento nelle sue osservazioni, ingegner Lanza, anche se non vi è stata un'esplicita e diretta segnalazione. Sto parlando della possibilità di costituire un'Agenzia (che non è quell'agenzia unica per la vigilanza che lei auspica e che sarebbe tale nel momento in cui la competenza esclusiva in materia tornasse allo Stato) che prenda il posto del Comitato nazionale di coordinamento, di cui all'articolo 5 del decreto legislativo n. 81 del 2008, al quale partecipano cinque membri del Governo e cinque membri delle Regioni. Ciò per fare in modo che quel coordinamento possa avere una missione più chiara e per non lasciare la convocazione e la Presidenza dello stesso al Ministro del lavoro. Infatti, comprendiamo benissimo che il Ministro, pur fortemente impegnato su questo fronte, è però spesso assorbito da altri incarichi ed incombenze. D'altra parte, non c'è stata neanche una delega nei confronti di un Sottosegretario su questo tema, che forse avrebbe potuto anche assolvere in maniera più precisa e specifica al coordinamento nazionale. Pertanto, ove la Commissione convenga, al di là di sfumature e sensibilità diverse che pure ci sono, si potrebbe presentare un disegno di legge a firma di tutti i commissari che preveda la trasformazione di quella struttura nazionale in un'agenzia. Certo, non è il passo da lei evocato e da me completamente condiviso - e sottolineo completamente - ma è comunque un passo avanti di fronte ad una situazione che vede un non corretto coordinamento.
Fa da pendant a questo, che non è un gran coordinamento - per adoperare un linguaggio soft - un altro coordinamento non meno importante, che è quello territoriale affidato alle Regioni attraverso i Comitati regionali di coordinamento, così come disposto dalla legge n. 123 del 2007. La nostra Commissione ha svolto missioni in tutta Italia (mancano solo la Liguria e il Lazio, dove ci recheremo a breve; ecco perché vi invito a leggere le nostre relazioni, altrimenti ognuno parte sempre dalla clava anche se siamo arrivati all'era telematica, del computer e della banda larga o larghissima), proprio per verificare l'organizzazione e il funzionamento del sistema di prevenzione e contrasto agli infortuni e alle malattie professionali che, come lei ha evidenziato - credo rappresentando la sua Associazione nei contenuti, oltre che nella forma - dovrebbe ruotare intorno ai Comitati regionali di coordinamento. Come legislatori noi cerchiamo di varare leggi il più possibile adeguate, che poi possono essere attuate parzialmente, completamente o per nulla. Quando abbiamo costruito il decreto legislativo n. 81 del 2008 - lei sa che questo Testo unico nasce dopo una serie di tentativi e di fallimenti da parte di vari Governi - ci abbiamo creduto davvero, tant'è che, pur a Camere sciolte, abbiamo voluto garantirne l'approvazione; abbiamo puntato molto su quel provvedimento, stante la dualità dei soggetti che comunque concorrono sui temi in questione e stante l'esigenza di un coordinamento che avesse una dignità importante, forte, territoriale. È chiaro che la Regione, giocoforza, era ed è il soggetto al quale ci siamo rivolti ieri e ci rivolgiamo oggi.
Ebbene, dai nostri sopralluoghi, così come è scritto nelle relazioni della Commissione, emerge che nella stragrande maggioranza dei casi, ad eccezione di alcune realtà virtuose, il suddetto coordinamento fatica a funzionare; i Comitati sono stati costituiti in ritardo, non si riuniscono con la frequenza prevista dalla legge e quasi nessuna Regione ha inviato le prescritte relazioni annuali ai Ministeri del lavoro e della salute; in certi casi, a quattro anni e mezzo dall'emanazione del Testo unico, addirittura ci si continua a riunire intorno a tavoli istituiti presso le Prefetture, come accadeva una volta. Tutto ciò chiaramente non aiuta ad ottimizzare le attività volte alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni infortunistici e delle malattie professionali, altro tema fondamentale sul quale sicuramente voi farete le vostre importanti riflessioni.
Stando così le cose, immaginiamo che funzionando meglio il coordinamento nazionale, di cui all'articolo 5 del decreto legislativo n. 81 del 2008, vi possa essere una anche un'interlocuzione più diretta nonché una consapevolezza e una comprensione più nette di come si svolgono le attività di coordinamento sul territorio - mi riferisco ai Comitati di coordinamento regionali - grazie al fatto che la metà dei componenti del Comitato di coordinamento nazionale è costituita da rappresentanti delle Regioni. Questo tema - lo dico anche per vostra soddisfazione - è da anni all'ordine del giorno della nostra Commissione: vi sono centinaia di pagine scritte su di esso. Ci auguriamo, quindi, che queste proposte possano trovare maggiore vigore.
Tenga conto, anche per le competenze che vi riguardano, che poiché come ispettori del lavoro siete presenti nel Comitato regionale di coordinamento sarebbe opportuno che anche in quella sede faceste presente quanto lei oggi ha riferito. Tra le necessità che avete manifestato vi è anche quella di confrontarvi con un interlocutore che non solo possa dare una sintesi giusta e necessaria alle attività, per evitare fenomeni di duplicazione o di sovrapposizione, ma individui altresì una strategia sul territorio per meglio organizzarsi e orientare l'azione. Diversamente, tutti gli sforzi che abbiamo fatto - anche se non sono grandi sforzi - per dotarci di questa importante normativa in qualche modo verranno meno. Sul piano della carenza degli organici e dei profili tecnici, noi ci stiamo facendo promotori di questa esigenza presso il Ministro. Vi è una discrepanza tra il numero degli ispettori tecnici e quello degli ispettori amministrativi. Il rapporto, in genere, è di uno a dieci, quando va bene. Anche questo tema deve essere affrontato e potrebbe essere risolto incentivando la mobilità e la riconversione. Noi spesso pensiamo di avere poche energie e ci lamentiamo: l'erba del vicino è sempre più verde. Tuttavia abbiamo avuto contatti con colleghi dei Paesi europei più simili all'Italia ed abbiamo verificato che spesso non vi è un corpo ispettivo particolarmente numeroso. Abbiamo, però, un dato certo: la competenza legislativa in materia è esclusivamente dello Stato. Questo è un dato certo. Ripeterò sempre, fino alla nausea - perché repetita iuvant e in questo caso particolarmente - che anche nella federalissima Germania tale competenza è in via esclusiva dello Stato, non dei länder. Questo è il quadro all'interno del quale stiamo lavorando.
Vi è un altro problema, su cui penso chiederemo un ulteriore incontro al Ministro del lavoro, relativo agli atti amministrativi secondari. Lei faceva riferimento anche al Sistema informativo nazionale per la prevenzione di infortuni e malattie professionali (SINP): al momento attuale avere notizie e informazioni è fondamentale per ogni tipo di struttura organizzativa e lo è ancora di più per quanto riguarda il vostro lavoro e l'attenzione che noi ad esso riserviamo. È importante sapere, avendone contezza diretta, che molti infortuni sono di carattere ripetitivo, hanno una dinamica paradossale, sempre identica. Purtroppo, non disporre di dati per la predisposizione di iniziative di formazione non crea quelle necessarie attività virtuose di prevenzione e di riduzione degli infortuni.
Questa è la nostra posizione. Siamo ben felici di ricevere ulteriore documentazione, che sicuramente arricchirà le nostre conoscenze. Comunque, alla fine di questa legislatura, voglio lasciare segnali molto precisi, anche a titolo personale, su questo tema. Quando si istituisce una Commissione d'inchiesta, infatti, lo si fa per poter mettere a nudo le problematicità e i fatti, altrimenti la nostra azione sarebbe inutile. Io, con determinazione, darò la mia opinione e speriamo che, se pure non arriveremo alla costituzione dell'agenzia in questa legislatura (mi sembra che i tempi e il clima della politica non siano molto favorevoli in senso generale ad attenzionare problematiche di questo tipo, magari perché vi sono altre urgenze, anche se per noi questa è sempre un'urgenza), rimanga agli atti il progetto su cui abbiamo lavorato.
Vi è anche una nuova consapevolezza nei confronti delle Regioni e delle autonomie, che sicuramente per noi non sono di secondaria importanza. Però, l'articolo 117 della Costituzione deve essere ridisegnato e rivisto, senza sottrarre competenze alle autonomie locali e, in modo più specifico, alle Regioni. Noi stiamo lavoriamo in questo contesto. Voi arrivate a dibattito aperto e avanzato. Ogni ulteriore contributo in questo senso per noi ha un valore importante, perché siete voi che, alla fine, state sulla linea di in frontiera e cogliete più direttamente questa problematicità, questi temi, questi argomenti.
Vi è un ulteriore problema nel problema, che segnalo (potrei parlare per ore su questi argomenti e non è il caso): così com'è organizzato, il coordinamento, là dove funziona, risente di tempistiche diverse. Le Regioni hanno la propria tempistica nell'organizzazione e nella programmazione delle loro attività, che poi diventano argomento nel Comitato per il coordinamento. Voi, invece, avete una tempistica diversa, perché avete indicazioni che vi sono trasmesse dal Ministero di riferimento, relative alle priorità da assumere e agli obiettivi da realizzare. Ci troviamo, quindi, di fronte a organismi che hanno una caratura territoriale - regionale, nella fattispecie - e hanno, perciò, sopravvenienze particolari e particolari interessi; a questo fa da contrappeso una visione nazionale del problema, che dà a voi e ai vostri responsabili sul territorio indicazioni di carattere diverso e tempistiche differenti.
Voglio evidenziare questi aspetti anche per dare conto della nostra conoscenza del problema e delle specificità, forse le più recondite, che possono emergere in modo non chiaro all'osservatore non attento o al non addetto ai lavori, ma che a noi sono note: le conosciamo benissimo e ci dobbiamo lavorare. Pur essendo stati licenziati dai tavoli di riferimento (non la Conferenza Stato-Regioni, ma tavoli ad hoc, come lei sa, presso il Ministero del lavoro, che coinvolgono, di volta in volta, due, quattro o anche un'orchestra di soggetti) molti atti amministrativi secondari non hanno trovato attuazione. Per alcuni di essi - in particolare, per il sistema informatico - sembra che tutto sia ormai definito, ma poi non si arriva a nulla, perché non vi è alcun atto formale che produca gli effetti previsti.
Addirittura vi sono iniziative del Governo che tendono ad impostare ulteriori indicazioni legislative dando per scontato che tutto questo abbia avuto attuazione. Noi ci siamo premurati di scrivere al Governo per specificare che sarebbe più corretto completare l'iter degli atti rimasti in sospeso, piuttosto che fare riferimento a ciò che non esiste e che è dato per scontato. Torno a fare l'esempio del sistema di informatizzazione.
Siamo, quindi, ben felici di lavorare insieme a voi.

LANZA
Noi siamo disponibili, non solo a lavorare insieme, ma soprattutto a portarvi umilmente, se ne avete bisogno, una nostra riflessione. Siamo già ben consapevoli - l'ho scritto anche nella relazione - della vostra conoscenza della problematica a 360 gradi.

PRESIDENTE
Non si finisce mai di imparare.

LANZA
Abbiamo voluto rappresentare l'esperienza sul territorio e avvalorare una visione, anche se non leggiamo tutti i vostri atti. Sappiamo comunque - questo è anche il motivo per cui abbiamo voluto essere auditi - che la Commissione e in particolare lei, Presidente, avete a cuore questi problemi e state spingendo per soluzioni più razionali, anche se forse ancora non attuabili.

PRESIDENTE
Ho fatto un'ammissione molto chiara prima, dicendo che una battaglia l'ho persa. Spero che chi verrà dopo di me la vinca perché sono convinto che la competenza duale ci crea spesso problemi insormontabili. Del resto, la vostra testimonianza - consentitemi di chiamarla in questa maniera - sta a palesare che non sono infondate le cose che ho cercato di sostenere e proporre, ma centrali. La Costituzione per il momento non sembra si possa toccare. Come dicevo, sta emergendo questa sensibilità. Forse è meglio chiarire le competenze piuttosto che prevedere la concorrenza nelle competenze. Credo che uno dei punti fondamentali sia questo perché quando si prevede la competenza concorrente, come in questo caso, si crea il problema. Allora, è più logico chiarire che A è di competenza di B e C è di competenza di D. Nel momento in cui ci sono le competenze concorrenti e questa dualità cui abbiamo fatto riferimento nascono i problemi. Noi stiamo pagando anche questo e ne abbiamo avuto riprova facendo questa indagine certosina Regione per Regione al fine di verificare i vari aspetti. È emerso che non tutte le Regioni marciano alla stessa maniera: vi sono Regioni più attente e altre meno al coordinamento regionale di loro competenza; non tutte le Regioni hanno costituito subito questo Comitato; il coordinamento non si riunisce in tutte le Regioni come si dovrebbe riunire, ovvero almeno una volta ogni tre mesi; quasi tutte le Regioni italiane, se non tutte, non hanno mai riferito annualmente, come è loro obbligo, ai Ministeri della salute e del lavoro delle attività che svolgono. E qui nasce il cortocircuito perché la mano destra non sa quello che fa la sinistra. Di questo problema abbiamo parlato ampiamente e non pensando ai colori del Governo perché nella mia esperienza da Presidente di questa Commissione ho visto vari colori di Governo. Sconti non ne abbiamo fatti a nessuno, posto che una delle peculiarità di questa Commissione è evitare gli scontri politici; abbiamo tanti altri luoghi dove farli. Leggeremo quindi con attenzione il vostro documento e vi ringraziamo per questa vostra vicinanza; quando parlo di collaborazione, intendo proprio questo. Il Testo unico, come giustamente lei ha detto, ha cancellato, modificato e ricompreso una serie di normative in un corpus unico che, purtroppo, non è ancora definito perché non ancora completamente attuato. Questo è il primo grande problema. Se vi sono delle emergenze particolari che voi avvertite nel confronto quotidiano sul territorio fatecelo sapere perché, come diciamo sempre, l'audizione non è un atto formale che finisce nel momento in cui ci salutiamo, ma è un incontro che dà avvio ad un rapporto di collaborazione. In questo modo si può lavorare meglio.

LANZA
Presidente, la ringrazio della disponibilità e credo che abbiamo fatto bene a chiedere questa audizione perché effettivamente vi è un controllo a 360 gradi da parte vostra. Ci sono delle particolarità sul territorio che attraverso la nostra struttura nazionale possiamo tranquillamente segnalare alla Commissione. Mi riferisco ad eventuali criticità su cui poter incidere in modo virtuoso per migliorare la nostra attività. L'obiettivo è quello alto di ridurre questo stillicidio di infortuni e morti sul lavoro.

PRESIDENTE
Tenga presente che noi monitoriamo tutti i provvedimenti legislativi per capire se dentro i vagoni di questo treno ci sono argomenti che intervengono su questo campo. Avere osservatori qualificati come voi può esserci utile perché qualcosa può sfuggirci (non credo o, per lo meno, non ci risulta che finora ci sia sfuggito qualcosa, però può capitare). È conveniente avere voci sul territorio che operano nel settore perché per i non addetti ai lavori una normativa potrebbe apparire non incombente su questi argomenti, mentre soggetti che si interessano di queste attività possono cogliere che c'è non solo un'incombenza ma anche una pesantezza. Comunicarcelo rientra in un discorso collaborativo. Voi siete una parte delle istituzioni che operano e hanno una funzione molto importante sul territorio; inoltre avete la grande fortuna di essere affiancati dai carabinieri del Nucleo per la tutela del lavoro: io sono un fan dell'Arma dei carabinieri sul territorio.

LANZA
Soprattutto in alcune ispezioni delicate ne abbiamo bisogno.

PRESIDENTE
Come Parlamento abbiamo dato loro delle deleghe ulteriori perché si muovano anche autonomamente avendo un controllo più diretto e immediato del territorio. Nella dualità stiamo cercando di mettere insieme soprattutto quelle organizzazioni come la vostra o quella dell'Arma dei carabinieri che ha una strutturazione territoriale come attività, ma centrale per quanto riguarda la gerarchia. Chiaramente l'Arma ha una visione militare della vita, diversa da quella civile, ma per certi aspetti ci è funzionale. Dove necessario, potete fare le ispezioni avendo accanto il carabiniere, soprattutto in zone d'Italia particolari e in settori e attività produttive particolari.

LANZA
Sono fenomeni delicati che si stanno amplificando sempre più; forse anche la crisi incide su una reazione sopra le righe dei datori di lavoro.

PRESIDENTE
La crisi incide, però sono convinto che spesso le crisi sono un alibi. La crisi incide sicuramente perché esiste e non si può negare, ma anche nei momenti di crisi non violenta ci era sembrato di cogliere degli aspetti che potevano essere superati con un maggior senso civico per evitare morti o infortuni gravi.
Ringrazio i nostri ospiti per il contributo offerto ai nostri lavori e dichiaro conclusa l'audizione odierna.


Note: Testi non rivisitati dagli oratori
Fonte: Senato della Repubblica