SENATO DELLA REPUBBLICA
XVI LEGISLATURA
Giunte e Commissioni


Resoconto stenografico

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche»

Lunedì 12 settembre 2011

Audizioni svolte presso la prefettura di Potenza

Presidenza del presidente TOFANI

Audizione del presidente della Regione Basilicata, dell’assessore alla salute, sicurezza e solidarietà sociale e dell’assessore al lavoro, formazione, cultura e sport
Audizione del prefetto di Potenza
Audizione del procuratore generale presso la corte d’appello di Potenza
Audizione del direttore regionale e del direttore regionale vicario dell’INAIL e del direttore regionale del lavoro
Audizione del comandante della legione dei carabinieri della Basilicata, del responsabile del gruppo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Potenza, del responsabile del gruppo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Matera e del direttore regionale dei vigili del fuoco della Basilicata
Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali
Audizione di rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali, artigiane ed agricole


Audizione del presidente della Regione Basilicata, dell’assessore alla salute, sicurezza e solidarietà sociale e dell’assessore al lavoro, formazione, cultura e sport

Intervengono il presidente della Regione Basilicata, dottor Vito De Filippo, l’assessore alla salute, sicurezza e solidarietà sociale, dottor Attilio Martorano e l’assessore al lavoro, formazione, cultura e sport, dottoressa Rosa Mastrosimone.

PRESIDENTE
L’ordine del giorno reca l’audizione del presidente della Regione Basilicata, dottor Vito De Filippo, dell’assessore alla salute, sicurezza e solidarietà sociale, dottor Attilio Martorano e dell’assessore al lavoro, formazione, cultura e sport, dottoressa Rosa Mastrosimone.
Nel salutare e ringraziare i nostri ospiti per aver risposto al nostro invito, voglio ricordare che l’audizione odierna si inserisce nell’ambito del lavoro che la Commissione sta svolgendo in tutte le Regioni d’Italia, al fine di verificare direttamente sul territorio in che modo il Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro (decreto legislativo n. 81 del 2008 e successive modificazioni) ha trovato attuazione nelle diverse realtà, in particolare a livello regionale, atteso il ruolo assegnato alle Regioni nell’organizzazione degli interventi dei vari soggetti preposti alla tutela della salute sui luoghi di lavoro, alla prevenzione e al contrasto degli infortuni.
Cedo dunque subito la parola ai nostri ospiti, invitandoli ad illustrare le loro riflessioni sul tema.

DE FILIPPO
Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento inquadrando rapidamente la situazione legislativa e organizzativa della Regione Basilicata, per lasciare poi la parola al dottor Martorano, assessore alla salute con delega per il comitato regionale di coordinamento, che procederà ad una breve ricognizione di tutti gli atti che sono stati posti in essere in questa fase. Seguirà poi l’intervento della dottoressa Mastrosimone, che darà conto delle specifiche attività di formazione avviate in questo ambito negli ultimi tempi.
Per quanto riguarda la nostra Regione, posso innanzitutto affermare con certezza che il fenomeno degli infortuni sul lavoro è stato affrontato nel corso degli ultimi anni in maniera molto seria, come si evince peraltro dalla stessa documentazione che lasceremo poi alla Commissione al termine di questo incontro.
Prima dell’approvazione del Testo unico del 2008, già con il decreto legislativo n. 626 del 1994, il fenomeno degli infortuni sul lavoro in Italia era stato ampiamente approfondito e ripetutamente affrontato, anche con toni allarmati, sia da parte delle istituzioni che degli stessi mass media.
Tuttavia, ove volessimo dare un giudizio reale, nonostante l’impostazione data al problema dal punto di vista normativo e la grande attenzione che ad esso le istituzioni hanno sempre rivolto – ricordo, ad esempio, le grandi indagini che sono state condotte anche in passato in Parlamento, come quella della Commissione lavoro del Senato, sotto la guida del presidente Smuraglia – si dovrebbe dire sostanzialmente, almeno stando ai dati statistici che voi conoscete sicuramente meglio di noi, che fino all’entrata in vigore del Testo unico del 2008 gli interventi posti in essere sul fronte della prevenzione degli infortuni sul lavoro e della formazione sono stati sottodimensionati, sia in termini di risorse che di personale impiegati, rispetto a quella che è invece la reale portata del fenomeno nel nostro Paese.
Ci tengo a dire che, già prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 81 del 2008, in Basilicata era stata adottata una legge regionale (la n. 27 del 2007) con la quale, tenuto conto del quadro normativo nazionale, si era tentato di avviare alcune iniziative, sia sul versante della prevenzione, che sul piano della formazione e del coordinamento nel settore degli infortuni sul lavoro. Tra le specifiche disposizioni contenute in quella legge – alcune delle quali tuttora in vigore – voglio ricordare, in particolare, quelle relative all’istituzione del comitato regionale di coordinamento, sul quale si soffermerà poi l’assessore Martorano, nonché quelle concernenti l’istituzione di un osservatorio dedicato al comparto dell’edilizia e dei lavori pubblici, incardinato in capo al dipartimento infrastrutture, la cui attività è sintetizzata nella documentazione che lasceremo poi agli atti.
Abbiamo messo in campo, tra l’altro, importanti attività di formazione, con il contributo e la collaborazione di sindacati e datori di lavoro.
C’è da dire, poi, che siamo tra le poche Regioni italiane ad aver istituito un apposito fondo – che è stato già utilizzato in 18 casi – per l’erogazione di un contributo una tantum a favore delle famiglie dei lavoratori coinvolti in incidenti mortali. Si tratta per la verità di un piccolo fondo, tenuto anche conto delle difficoltà economiche con le quali sono costretti a misurarsi nell’ultimo periodo tutti i sistemi pubblici, a partire da quelli regionali.
Accanto alla costituzione del comitato regionale di coordinamento, abbiamo inoltre provveduto all’attuazione di tutta una serie di obiettivi individuati nell’ambito degli accordi tra Stato e Regione, riguardanti specificamente la salute sui luoghi di lavoro. In particolare, il tema della prevenzione degli infortuni costituisce una delle finalità prioritarie nell’ambito della nostra programmazione: a tal fine, il dipartimento impartisce annualmente direttive vincolanti alle aziende sanitarie per la realizzazione di specifiche iniziative.
Per quanto riguarda poi il numero delle aziende sottoposte a verifica ispettiva, abbiamo superato nella nostra Regione la soglia minima del 5 per cento annuo individuata nel Patto per la salute.
Come credo verrà confermato anche nelle audizioni che seguiranno, abbiamo posto in essere un’importante azione di coordinamento, sia con l’INAIL (prima con l’ISPESL) che con le organizzazioni sindacali e datoriali: in particolare, abbiamo realizzato insieme importanti iniziative sul territorio regionale sul versante della formazione e dell’educazione. Alcuni interessanti progetti, coordinati dalla Regione Basilicata, sono stati avviati anche nel corso dell’ultimo anno – gli ultimi nel dicembre 2010 – con il coinvolgimento dei soggetti deputati all’attività di prevenzione e di formazione.
In conclusione, senza con questo voler riprendere un refrain ormai ripetuto piuttosto noiosamente, mi sento di dire che certamente il blocco del turn over, la riduzione delle risorse finanziarie, soprattutto nel settore della sanità – come voi sapete, si prevede nei prossimi anni una riduzione sostanziale del fondo sanitario nazionale e quindi, di conseguenza, dei fondi regionali – potranno causare qualche problema in più, anche per quanto riguarda l’articolazione dei dipartimenti di prevenzione e l’operatività degli stessi a livello regionale. È infatti evidente che, nella scala delle priorità, certi servizi, che sono assolutamente fondamentali e che dovrebbero essere implementati, rischiano di essere invece trascurati in un quadro più generale di tagli delle risorse finanziarie che, sia pur per ragioni condivisibili, sta esponendo a rischi straordinari il sistema pubblico del nostro Paese, in particolare quello sanitario.
La Basilicata oggi è l’unica Regione del Mezzogiorno in cui il settore della sanità non è in stato di commissariamento. Abbiamo garantito fino ad ora un equilibrio assolutamente perfetto sul versante del bilancio sanitario, attivando il dipartimento della prevenzione ed attuando su questo fronte tutta una serie di meccanismi utili, tenuto conto che il superamento della soglia minima del 5 per cento si ottiene anche, com’è evidente, impiegando un certo numero di addetti ed assicurando dunque un’operatività tale da consentire lo svolgimento dell’attività ispettiva.
Dal prossimo anno ci troveremo sicuramente anche noi alle prese con non poche difficoltà e così, per la prima volta nella storia della Regione, sono state introdotte forme di compartecipazione e sono arrivati anche i ticket, proprio nel tentativo di mantenere l’equilibrio di bilancio. Di certo in futuro l’operatività dei sistemi sanitari sarà messa alla prova – e in questo senso rivolgo un appello anche a questa autorevole Commissione – tenuto conto tra l’altro che solitamente, quando ci sono difficoltà finanziarie, i primi ad essere colpiti – prima ancora degli ospedali e delle prestazioni sanitarie – sono proprio quei servizi su cui è più facile intervenire, come ad esempio quelli legati alla prevenzione e alla salute nei luoghi di lavoro.
Se mi consente, signor Presidente, passerei ora la parola all’assessore Martorano, che descriverà in particolare l’attività del dipartimento della salute.

MARTORANO
Signor Presidente, ad integrazione del quadro delineato dal presidente De Filippo, mi soffermerò su alcuni dettagli di carattere più specificamente tecnico-operativo.
In primo luogo, voglio sottolineare che la Regione, in ossequio all’accordo Stato-Regione e al patto per la salute siglato nel 2007, ha provveduto ad organizzare le attività di prevenzione e di controllo così come espressamente previsto dal Patto stesso, e ad incardinare presso il dipartimento che rappresento tutte le attività di coordinamento. La Regione ha inoltre sempre assolto a tutti gli obblighi definiti nei LEA (livelli essenziali di assistenza), tra i quali ovviamente anche quelli legati alla prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro. Risulta quindi ben evidente il modo in cui la Regione, anche nel rapporto con il Governo, ha accompagnato in questi anni le politiche nazionali.
Tra gli obiettivi è stato individuato, in particolare, quello del raggiungimento della soglia minima del 5 per cento delle aziende sottoposte a controllo, con il ricorso a meccanismi di vigilanza congiunta: tale obiettivo è stato poi realizzato in collaborazione con l’INAIL e l’ISPESL, oltre che con l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (ARPA) della Basilicata. In tal modo è stato possibile svolgere un’attività di prevenzione e di controllo sul territorio assolutamente in linea con i parametri nazionali, consentendo in molti casi anche il superamento degli obiettivi fissati.
Ci tengo a dire inoltre che, a livello di dipartimento della salute, è stato proposto nel 2008 un programma di informazione, di formazione e di assistenza, adottato poi nel 2011con una delibera della giunta regionale, al quale fanno riferimento anche i programmi del piano di prevenzione per il periodo 2010-2012.
Ricordo che presso il dipartimento è tenuto anche il registro dei mesoteliomi, che permette un preciso monitoraggio di tutte quelle attività che nella nostra Regione hanno dato origine in passato, o potrebbero dare origine, all’insorgenza di patologie legate alla presenza di amianto o comunque di sostanze chimiche individuate come cancerogene.
Ha avviato anche un’attività di servizio di sorveglianza epidemiologica sottoponendo i soggetti che sono stato esposti per ragioni professionali a queste sostanze ad uno screening annuale che ci consente di monitorare il loro stato di salute ed eventualmente l’insorgenza, anche nella fase precoce, delle patologie oncologiche. Inoltre, per responsabilizzare e per organizzare anche l’attività delle aziende sanitarie in linea con le politiche regionali, nell’ambito dell’individuazione degli obiettivi che la Regione pone alle ASL, così come per altro molto opportunamente definito dalla scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che com’è noto individua una serie di obiettivi anche di tipo qualitativo sulla base dei quali vengono monitorati i sistemi sanitari regionali, la Basilicata ha inserito tra i propri obiettivi anche per le aziende sanitarie locali l’attività di prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro e quindi sulla base di questi parametri viene poi valutata l’attività gestionale delle aziende.
Si è insediato il comitato regionale di coordinamento all’interno del dipartimento, cui partecipano tutte le organizzazioni datoriali, sindacali, oltre che le diverse autorità competenti in materia. Questo comitato si è dato anche una sua organizzazione, una sua suddivisione di compiti, è coordinato dal nostro dipartimento che, con l’insediamento della nuova Giunta è stato anche aggiornato nella sua composizione. Per entrare maggiormente nel dettaglio delle attività che sono state svolte in Basilicata, innanzitutto segnaliamo che fra le aree critiche che vengono individuate come settori particolarmente esposti al rischio di infortunio, sono stati indicati il settore delle costruzioni e il settore dell’agricoltura. Al 2009 è stata prevista l’ispezione congiunta di 100 cantieri e si è cominciato a ritenere le indicazioni disponibili relative al piano nazionale di prevenzione in agricoltura e in selvicoltura, poi riprese dal piano regionale della prevenzione 2010-2012. Inoltre, si segnala che nel 2009 su 2.541 cantieri notificati, ne sono stati controllati dalle ASL 1.322, pari al 52 per cento e, di questi, 105 (quindi circa l’8 per cento) in maniera congiunta dalle ASL con le altre autorità, e che inoltre questa attività, in particolar modo da parte dell’ISPESL di Matera, è stata poi opportunamente richiamata in uno studio statistico che dà evidenza del monitoraggio che è stato effettuato.
Gli stessi dati riferiti al 2010 sono in corso di elaborazione, ma possiamo già dire che le attività di controllo delle ASL sul 2010 sono almeno pari al 50 per cento dei cantieri notificati. Inoltre, sono state organizzate specifiche attività di coordinamento in presenza di cantieri di particolare importanza, come ad esempio la parte che ci ha riguardato, a livello regionale, della realizzazione della Salerno-Reggio Calabria, sulla quale sono state svolte attività di monitoraggio e di coordinamento interistituzionale per poter garantire la massima sicurezza su questi cantieri. Nel mese di luglio del 2009 sono stati insediati gli organismi provinciali ed è stata implementata, sia in Provincia di Potenza che in Provincia di Matera, la vigilanza congiunta, che ha visto impegnati in particolare ASL e DPL. Nel corso del 2010 si è proceduto alla richiesta di conferma o di sostituzione dei componenti del centro regionale di coordinamento e successivamente alla sua ricostituzione.
Volevo anche segnalare che, per quanto riguarda le criticità di questa attività, noi registriamo ancora una certa difficoltà per quanto riguarda l’alimentazione delle informazioni al sistema informativo nazionale della prevenzione, questo in parte anche per le ragioni che segnalava il Presidente: le carenze di organico interessano un po’ tutti i contesti e purtroppo queste attività, che evidentemente non vengono certo sottovalutate, anzi alle quali si riconosce grande rilevanza, scontano questa difficoltà dal punto di vista organizzativo. Allo stesso modo, l’attività di vigilanza congiunta, che probabilmente rappresenta, anche dal punto di vista delle organizzazioni datoriali, un punto di avanzamento dell’attività di controllo che consente anche al datore di lavoro di poter avere in un unico momento una lettura congiunta da parte dei diversi organismi delle problematiche relative alla sicurezza e anche degli adempimenti da porre in essere, è un’attività che, benché sviluppata nei dati così come vi ho rappresentato, probabilmente potrebbe trovare ulteriori momenti di rafforzamento. È stata svolta anche un’ampia campagna informativa, ci sono stati ben due expo tutti dedicati alla sicurezza, cui hanno partecipato la Regione, le ASL, l’INAIL e tutte le autorità competenti in materia.
Inoltre, per quanto riguarda proprio il dato statistico relativo agli infortuni, paragonando il 2009 al 2007 abbiamo un calo degli infortuni del 4,4 per cento, che viene ulteriormente incrementato nel confronto 2009-2010 al –6,8 per cento. Per quanto riguarda gli infortuni mortali, invece, abbiamo registrato 13 casi nel 2009 e 10 casi nel 2010, quindi c’è un calo di circa il 23 per cento, anche se, come si diceva anche poc’anzi, l’esiguità dei numeri naturalmente può portare anche a delle oscillazioni statistiche significative, ma il dato che mi sembra interessante è che sono dati convergenti, quindi c’è un sostanziale calo nel numero sia degli infortuni, sia degli infortuni di tipo mortale. Nella relazione, che mi preoccuperò di lasciare agli atti, si evidenza anche il posizionamento della Regione all’interno del panorama nazionale rispetto alle altre Regioni.

MASTROSIMONE
Il dipartimento formazione non fa altro che mettere in pratica quello che il presidente della Regione vi ha annunciato. La normativa di riferimento è consecutiva all’accordo che venne stipulato nel 2006 tra lo Stato e le Regioni e al decreto legislativo n. 195 del 23 giugno 2003. Ovviamente ci siamo attenuti alle linee guida interpretative che hanno fatto seguito all’accordo del 2006. Abbiamo disposto immediatamente la costituzione di un gruppo di lavoro interdipartimentale, come è stato già detto, per la messa a punto di un quadro complessivo di riferimento coordinato e per promuovere anche la cultura della sicurezza, della prevenzione e per gestire attivamente la funzione, ponendo l’attenzione su alcuni criteri generali, organizzativi e di merito, volti ad assicurare l’uniformità e la trasparenza delle azioni formative ed anche le condizioni necessarie per il raggiungimento di un adeguato livello di competenza professionale da parte delle persone ritenute idonee nel momento in cui hanno partecipato a questi corsi. Il gruppo di lavoro interdipartimentale si è insediato nel mese di ottobre del 2010 ed è in fase di ultimazione anche un complesso ed articolato rapporto di ricognizione delle attività corsuali che sono state realizzate dai soggetti formatori individuati dalla normativa nazionale. È inoltre in corso una ricognizione delle autorizzazioni rilasciate fino ad oggi dalle due amministrazioni provinciali che sono delegate a realizzare questi corsi ai sensi della delibera della Giunta regionale del 2007, già richiamata dal Presidente.
Attualmente, come questa Commissione sa bene, sono in discussione due nuovi accordi tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome che hanno ad oggetto la disciplina dei corsi di formazione per lo svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti del responsabile del servizio di prevenzione e di protezione e dei rischi e per la formazione dei lavoratori alla sicurezza. A seguito dell’approvazione di questi due nuovi accordi, si renderà necessaria una revisione della normativa regionale che è legata alla formazione sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, ovviamente sempre di concerto con il partenariato sia sociale, sia economico. Le azioni più significative che il dipartimento ha messo in campo in materia di formazione sulla sicurezza sui luoghi di lavoro hanno riguardato innanzitutto un avviso pubblico che ha preso la titolazione di «Piani formativi territoriali per la sicurezza sul lavoro», che è stato finanziato con i fondi rivenienti dalla legge n. 236 del luglio 1993 ed è stato ovviamente sempre concertato con il partenariato ed è stato anche approvato dal comitato di sorveglianza di cui all’osservatorio regionale sulla sicurezza e la prevenzione di cui parlava anche l’assessore Martorano. L’attuazione è stata affidata alle Province di Matera e di Potenza e per quest’ultima sono stati realizzati 215 piani formativi cui hanno partecipato 438 imprese, con il coinvolgimento di 1.813 lavoratori.
È stato poi emanato con una delibera di Giunta nel 2008 un secondo avviso, «Formazione e competitività d’impresa», che è stato finanziato nell’ambito dell’asse 1 dell’adattabilità del Fondo sociale europeo (FSE) e attuato nel 2009. Questo ha visto il coinvolgimento di 243 imprese e di oltre 4.000 lavoratori. Costoro hanno anche espressamente compilato dei moduli obbligatori di formazione e di informazione che ci sono molto utili anche per realizzare la progettazione dei prossimi corsi.
C’è poi un avviso pubblico in essere, «Un ponte per l’occupazione», che è una novità assoluta in materia di politiche attive per il lavoro, che ha visto anche la frequenza da parte dei corsisti, che sono circa 800, anche di corsi per assumere la competenza professionale per essere nelle condizioni di garantire la sicurezza e la protezione sui luoghi di lavoro. Ovviamente anche questi corsi vengono delegati alle agenzie provinciali così come da normativa ed avranno una durata di 40 ore.
Il dipartimento è infine impegnato nella progettazione di interventi di formazione, per la promozione innanzitutto della cultura e delle azioni di prevenzione per la salute e per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Tali interventi sono rivolti a target di destinatari individuati da specifici decreti ministeriali e anche da accordi che sono intercorsi, come quello del 2008, coerentemente con quanto indicato dal Comitato regionale di coordinamento di cui allo stesso decreto.
La nostra Regione è anche all’avanguardia per un altro settore, di cui si è occupata la dottoressa Cauzillo qui presente, infatti abbiamo legiferato anche in materia di prevenzione degli incidenti che si verificano in casa e che colpiscono le casalinghe, il cui indice di mortalità, ma soprattutto di incindentalità, è molto alto in Basilicata.
Quindi, anche in questo settore ci stiamo preoccupando di progettare iniziative che possano riguardare, se non tutta, gran parte della popolazione interessata. Mi riferisco pertanto alle casalinghe, ma anche a chi non svolge questo ruolo a tempo pieno, atteso che, in effetti, quest’attività non è ascrivibile soltanto alla categoria femminile, ma anche a quella maschile ed in questo senso abbiamo monitorato casi emblematici e importanti.

DE LUCA
Vorrei porre due brevissime domande, anche perché questa Regione presenta un quadro complessivamente confortante rispetto alla tragedia generale che si vive nel Paese riguardo agli infortuni sul lavoro. Vorrei quindi cogliere l’occasione per formulare due quesiti che rappresentano anche una sollecitazione e un consiglio sul piano attuativo prendendo le mosse dal risultato di un’attività intensa che la Commissione sta portando avanti attraverso le relazioni annuali rese al Parlamento.
Il primo interrogativo concerne un’ipotesi di intervento dal punto di vista normativo a livello regionale sul settore dei lavori pubblici o dell’agricoltura, i comparti cioè su cui si registra il maggior numero di incidenti. Avete considerato l’ipotesi di un protocollo d’intesa con l’ANCE o con la Coldiretti, prevedendo una premialità relativa ad incentivi sul settore specifico della sicurezza sui luoghi di lavoro? Proprio per la crisi in atto, di cui parlava il Presidente e che è nota a tutti, si tende sempre a risparmiare sulla sicurezza (tant’è vero che il legislatore ha previsto un responsabile unico), pertanto un meccanismo incentivante potrebbe avere ricadute positive nel rapporto con le imprese che tendono a mettere da parte questo aspetto.
Ho sentito parlare di una serie di iniziative sulla formazione e vorrei sapere se la Regione, con la sovrintendenza scolastica regionale, non ha pensato ad un’azione da realizzare a tutti i livelli scolastici. Il problema, infatti, non riguarda solo le imprese e i lavoratori; è proprio la società che dovrebbe recuperare un segnale di civiltà, perché è inconcepibile che nel 2011 il nostro Paese abbia ancora circa 1.000 morti l’anno più tutti gli incidenti. Queste sono dunque le mie due domande specifiche che prendono in considerazione anche la funzione legislativa della Regione.

ANTEZZA
Mi associo alla richiesta del collega De Luca rispetto a iniziative legislative regionali circa la possibilità di immaginare incentivi e agevolazioni per le imprese virtuose, nonché incentivi regionali per quanto riguarda la rottamazione dei macchinari, soprattutto nel settore edile e nel comparto agricolo.
Dalla relazione più di dettaglio dell’assessore Martorano emerge l’attenzione della Regione per una particolare categoria di lavoratori o ex lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria. Mi riferisco a quanti sono esposti o ex esposti a sostanze cancerogene o a fibre killer come l’amianto. Visto che c’è un programma di sorveglianza sanitaria, basato su diagnosi precoce, prevenzione e terapie efficaci, vorrei capire da parte della Regione quali sono i soggetti sottoposti alla suddetta sorveglianza sanitaria gratuita, se ci sono ex esposti all’amianto, per quali territori e quali siti.
Rispetto a un altro obiettivo collegato alla tutela sanitaria, quello della bonifica del territorio, vorrei poi sapere se si ha cognizione del quantitativo di sostanza ancora presente sul territorio e qual è stato bonificato. So che la Basilicata è una delle cinque Regioni che hanno elaborato dati circa la presenza di amianto in edifici privati e che si è dotata di un piano di bonifica regionale; vorrei quindi avere ulteriori elementi di conoscenza a questo riguardo e, considerando che la messa in sicurezza di edifici pubblici (mi riferisco in particolare a quelli scolastici) è materia concorrente, sapere se è in corso un’attività della Regione per la loro messa in sicurezza.

PRESIDENTE
Vorrei sapere quando è stato costituito il comitato regionale di coordinamento, come si riunisce e se annualmente vengono rese delle relazioni ai Ministeri della salute e del lavoro, come è previsto. Noi lo chiediamo perché c’è necessità che il centro dialoghi con il territorio e ci permettiamo altresì di chiedere se tali relazioni possono essere messe a disposizione della nostra Commissione; non è previsto dalla norma, ma a noi servirebbero per elaborare i dati che ci pervengono.
In secondo luogo, gradirei fornire un’informazione probabilmente già nota; tuttavia, dato che il Presidente, con grande attenzione e sensibilità, ha voluto fare riferimento alle vittime e ai loro congiunti, spero che a voi non sfugga che questa Commissione è riuscita a far approvare una norma che dispone una loro equiparazione alle vittime degli attentati terroristici, prevedendo la possibilità di un’occupazione. Noi prevedemmo questa norma perché le mogli e figli delle vittime di incidenti sul lavoro incontravano delle difficoltà nella ricerca del lavoro o si dovevano rimettere al buon cuore di qualcuno.
Vi ringrazio per i dati che avete fornito.

DE FILIPPO
Signor Presidente, onorevoli senatori, la proposta degli incentivi è molto condivisibile e, come noterete dal dossier che abbiamo consegnato, nella legge regionale n. 27 del 2007 abbiamo inserito un articolo, che stiamo provando ad applicare (la crisi e le difficoltà nel mondo delle imprese sono state particolarmente gravi in questa fase), il quale punta a costituire un fondo di accantonamento, alimentato dallo 0,50 per cento degli oneri di sicurezza che, come sapete, nelle gare d’appalto non sono soggetti a ribasso e quindi potrebbero alimentare un fondo speciale per la sicurezza nei cantieri. Per evitare difficoltà, il suddetto fondo viene alimentato soprattutto con interventi finanziati da risorse pubbliche con un costo superiore a 250.000 euro.
Molto interessante è altresì la premialità, che voi suggerite, non so se riferita agli strumenti di incentivazione alle imprese. A voi non sfugge che una normativa stabilisce che per partecipare a gran parte dei bandi di incentivazione devono esser garantiti i parametri di sicurezza, tuttavia questa idea mi sembra molto interessante e faremo degli accertamenti in proposito nella nostra normativa.
Sulla scuola, come noterete nel dossier che abbiamo consegnato, abbiamo realizzato un’iniziativa, derivante dalla normativa regionale, in cui si prevedeva proprio uno specifico piano d’interventi e d’iniziative formative nel mondo della scuola. Nei mesi precedenti l’osservatorio previsto dalla nostra legge regionale ha approvato (anche questo è rilevabile dal dossier che abbiamo depositato) un piano d’azione in cui è previsto un intervento di formazione scolastica da svolgere con l’INAIL che si svilupperà nelle scuole di ogni ordine e grado attraverso iniziative direttamente organizzate dalla Regione e dall’INAIL.
Quello della bonifica è uno dei temi principali. Sapete che nella precedente programmazione nazionale era previsto un piano per l’attività di bonifica, finanziato con 3 miliardi di euro, che puntava sostanzialmente a dare un sostegno interpretabile come incentivo per lo sviluppo e le imprese, perché la mancanza di siti bonificati è sicuramente un problema per il sistema produttivo del nostro Paese. Si prevedeva dunque la realizzazione di un investimento consistente per almeno un sito d’interesse nazionale in ogni Regione. Purtroppo però, a seguito degli ulteriori accadimenti finanziari di cui siete più consapevoli di me a livello parlamentare, questo piano è stato messo da parte. Noi stiamo svolgendo un lavoro di caratterizzazione sui siti più delicati della Basilicata, cioè quelli di Tito Scalo e della Val Basento, abbiamo investito risorse del fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per la caratterizzazione e abbiamo un quadro abbastanza chiaro e allarmante della situazione. Per intervenire servono risorse; sono riprese delle iniziative a livello nazionale con il Ministero dello sviluppo economico per capire se ci sono possibilità su questo fronte, ma ad oggi non vediamo grandi novità rispetto a questa vicenda.

MARTORANO
Vorrei fornire solo qualche ulteriore elemento per quanto riguarda il monitoraggio effettuato sui lavoratori ex esposti all’amianto. Si tratta sostanzialmente i lavoratori che furono occupati nel polo chimico della Val Basento, dove si svolgevano diverse attività risultate del tutto incompatibili con la salute dei lavoratori. Adesso non ho sotto mano i dati inerenti il numero dei lavoratori annualmente sottoposti a questi screening, ma mi riservo di farveli avere. Tra l’altro, sono quasi tutti organizzati e coordinati anche da associazioni di volontariato che detengono informazioni e segnalano anche in maniera strutturata al dipartimento le diverse problematiche. Ho avuto occasione di incontrare nel mese di luglio l’Associazione italiana esposti amianto (AIEA), che segue la predetta questione; mi sono state segnalate alcune criticità legate all’attesa e al sistema di prenotazione per poter usufruire del servizio sanitario per quanto riguarda lo screening. Stiamo lavorando per determinare delle liste d’attesa dedicate a questi lavoratori per non trattarli alla stregua di qualsiasi altra richiesta di indagini specialistiche, così da poter garantire una cadenza sistematica delle indagini diagnostiche. C’è tutta un’attività di monitoraggio, ma questi soggetti fanno parte di un registro e i loro nominativi sono trattati in maniera differente per quanto riguarda l’accesso alle prestazioni.
Inoltre, per quanto riguarda la domanda posta dal presidente Tofani sulle attività del comitato regionale di coordinamento, esso si è insediato il 22 settembre 2008 e già in occasione della prima riunione si è provveduto ad individuare una suddivisione dei ruoli operativi tra i vari componenti. Successivamente, nel 2009, si sono insediati gli organismi provinciali ed è stata implementata, sia in Provincia di Potenza che di Matera, l’attività di vigilanza congiunta, che ha visto impegnate in particolare le ASL. Nel corso del 2010, poi, per le ragioni alle quali prima ho accennato, è stata inoltrata una richiesta di conferma di sostituzione e, con decreto del Presidente della giunta regionale del 15 giugno 2011, è stato ricostituito il comitato stesso, alla luce degli aggiornamenti delle nomine e delle designazioni da parte dei vari organismi.
Annualmente provvediamo a trasmettere la relazione dell’attività del comitato al coordinamento interregionale che poi, a sua volta, la trasmette al Ministero. Non ho qui con me copia delle relazioni annuali ma, ove si ritengano necessarie, mi preoccuperò di farle comunque avere alla Commissione.

PRESIDENTE
Voglio ricordare che, secondo quanto prevede espressamente il decreto legislativo n. 81 del 2008, all’articolo 2, comma 4: «I comitati regionali di coordinamento provvedono a monitorare le attività svolte dalle sezioni permanenti per verificare il raggiungimento degli obiettivi, dando comunicazione annuale dei risultati di tale monitoraggio ai Ministeri della salute, del lavoro e della previdenza sociale». Da quanto lei però ci ha appena detto, dottor Martorano, sembrerebbe che la Regione Basilicata sia organizzata in modo diverso.

MARTORANO
Sì, attraverso un coordinamento interregionale.

PRESIDENTE
No ho nulla da obiettare al riguardo, ma forse sarebbe preferibile che le relazioni annuali venissero trasmesse direttamente al Ministero, perché a volte succede che «si perdano per strada» e non arrivino.
Per quanto riguarda, invece, il discorso della scuola e della «cabina di regia» istituita dall’INAIL e dal Ministero dell’istruzione, voglio ricordare in proposito un’iniziativa molto interessante: il Ministero dell’istruzione, attraverso l’ANSAS (Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica), ha bandito concorsi rivolti a tutte le scuole italiane, l’ultimo dei quali è scaduto nell’aprile scorso per l’accesso a finanziamenti fino a 110.000 euro. Per quanto riguarda in particolare la Regione Basilicata, ci sono state otto richieste, alle quali bisogna aggiungerne altre cinque che non si sa però bene che fine abbiano fatto.
Ho voluto richiamare questo dato solo per sottolineare il fatto che è certamente da prediligere la scelta di mettere insieme le forze, anziché andare ognuno per conto proprio; tuttavia, nonostante vi stiate spendendo per raggiungere certi obiettivi, con notevole impegno, anche dal punto di vista finanziario, potrebbero sorgere non pochi problemi.

MASTROSIMONE
Signor Presidente, come lei ha evidenziato, ci stiamo sforzando in effetti di realizzare dei percorsi condivisi, così da avere anche una maggiore disponibilità di risorse.
In particolare la Regione Basilicata, al fine di rafforzare l’offerta formativa, ed in virtù di un sostegno agli operatori della scuola, già da due anni sta offrendo ai singoli istituti scolastici la possibilità di programmare degli interventi extracurriculari. Questo ci ha portato a destinare nel corso dell’ultimo biennio oltre 300.000 euro a corsi attivati presso le scuole medie superiori aventi ad oggetto proprio la sicurezza e la prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro. Per la verità, abbiamo chiesto ripetutamente ai rappresentanti locali del Ministero dell’istruzione di concertare con noi anche altri tipi di percorsi e mi pare che in questo senso vi sia oggi una certa disponibilità. Mi auguro dunque che, con l’inizio del nuovo anno scolastico, le nostre azioni possano essere ancora più incisive.
Ci tengo a dire, comunque, che con i progetti che sono stati finora realizzati abbiamo già raggiunto oltre 2.000 studenti.

PRESIDENTE
Non metto sicuramente in discussione il lavoro prezioso che state facendo, anche perché c’è una certa disponibilità di risorse economiche da parte del Ministero. Il discorso non riguarda infatti tanto la Regione, quanto piuttosto l’articolazione del Ministero a livello territoriale: sicuramente, però, sarebbe utile se si riuscisse a lavorare insieme.
Ringrazio gli ospiti intervenuti per il contributo offerto ai nostri lavori.
Dichiaro conclusa l’audizione in titolo.

Audizione del prefetto di Potenza

Interviene il prefetto di Potenza, dottor Luigi Riccio.

PRESIDENTE
I nostri lavori proseguono ora con l’audizione del prefetto di Potenza, che ringraziamo per aver accettato il nostro invito.
A lui cedo subito la parola.

RICCIO
Signor Presidente, mi sia consentito innanzitutto di porgere a lei e agli onorevoli senatori presenti un cordiale saluto di benvenuto in terra lucana, una terra abitata da gente laboriosa e fortemente generosa – vi ricordo che siamo nel cuore della Magna Grecia – che si caratterizza per la sua ospitalità.
Come prefetto di questo territorio, dove sono ormai da tre anni, plaudo certamente all’iniziativa della Commissione di avviare questo confronto con i diversi soggetti istituzionali e con i rappresentanti delle forze sociali dell’intera Regione su un tema di grande attualità e delicatezza qual è quello della tutela e della sicurezza sul lavoro, al fine di verificare ciò che è stato fatto e i problemi connessi all’attuazione sul territorio di quella che è la complessa normativa vigente in materia.
Per la parte di mia competenza, relativa soprattutto alla pressante azione di stimolo che è stata svolta sulle istituzioni statali, regionali e locali, riferirò, anche nella mia qualità di rappresentante dello Stato nella Regione Basilicata, con una breve relazione che mi sono permesso di stilare e che lascerò poi agli atti.
Fin dal mio primo insediamento nella sede di Potenza, il 25 agosto 2008, ho dedicato particolare attenzione alla complessa, attuale e delicata materia infortunistica che, com’è noto, comporta delle implicazioni sociali, educative e culturali che richiedono la massima collaborazione, in primis dello Stato, oltre che degli enti locali e di tutti i soggetti pubblici e privati competenti in materia. Lo scopo è proprio quello di operare in maniera sinergica, per diffondere sempre di più la cultura della legalità e della sicurezza, un binomio senza dubbio imprescindibile per una corretta amministrazione, oltre che per l’adozione di ogni possibile iniziativa volta a garantire l’attuazione del diritto alla sicurezza dei lavoratori.
Da parte mia ho sempre inteso il lavoro, non soltanto come attività, ma soprattutto come valore sociale, secondo quanto peraltro espressamente indicato nello stesso articolo 1 della Costituzione. In particolare, il tema della sicurezza sul lavoro non è nuovo ed è sempre scottante e, come tale, merita tutta la nostra attenzione.
Come dicevo in occasione della prima conferenza permanente alla quale ho preso parte, è inconcepibile che ancora oggi si debba morire lavorando o che si debbano comunque riportare sul lavoro lesioni gravi e permanenti che feriscono la persona nel corpo e nell’anima. Il diritto al lavoro deve poter essere esercitato in condizioni di massima sicurezza e, sebbene vada sempre perseguita – com’è giusto che sia – una più alta produttività e competitività, questo non può di certo avvenire rinunciando a standard di sicurezza minimali.
Proprio facendo seguito ai ripetuti appelli che il Capo dello Stato sin dal suo insediamento ha rivolto a tutte le istituzioni pubbliche e private – nello specifico a quelle pubbliche – affinché fosse garantito il diritto alla sicurezza sul lavoro, ho avviato da subito, già nel settembre 2008, un monitoraggio presso tutti i Comuni della Provincia, gli enti e gli uffici periferici dello Stato, le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali, al fine di conoscere, attraverso un apposito questionario, tutte le iniziative adottate e da adottare per migliorare la sicurezza sui luoghi di lavoro e capire le principali criticità esistenti al riguardo.
Sono state poi chieste notizie agli organi preposti in ordine alle ispezioni effettuate e alle eventuali irregolarità riscontrate nei diversi settori produttivi con riferimento agli anni 2008 e 2009. I risultati di questa indagine estremamente delicata sono stati raccolti ed elaborati dalla prefettura e sono stati poi oggetto di una conferenza permanente tenutasi il 31 marzo 2009. Come certamente sapete, la conferenza permanente è un organismo che coadiuva il prefetto nell’espletamento delle sue funzioni e si caratterizza per una composizione piuttosto ampia, consentendo la partecipazione anche delle parti datoriali e delle organizzazioni sindacali.
Nel corso di quella seduta fu rilevato che il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro in Provincia di Potenza e, più in generale, in Basilicata era soddisfacente nell’ambito degli uffici statali e delle associazioni operanti sul territorio; più critica, invece, appariva la situazione nei Comuni della Provincia di Potenza presso i quali, anche a causa delle manifeste limitate risorse umane e finanziarie, non erano stati attivati a pieno – o talvolta non erano stati adottati per nulla – gli standard minimi di sicurezza previsti dalla normativa.
I dati forniti dalla direzione provinciale dell’INAIL circa gli infortuni sui luoghi di lavoro e quelli relativi alle ispezioni effettuate dalla direzione provinciale del lavoro e dalla ASL, nonché quelli riguardanti le irregolarità emerse nei vari settori, hanno dimostrato che il fenomeno esiste ovviamente anche in Provincia di Potenza, sia pure per fortuna in forma non emergenziale.
Peraltro, proprio nell’ambito di quella stessa riunione della conferenza permanente che ho appena richiamato – come del resto mi era già capitato di fare in altre sedi in cui avevo prestato servizio – ho istituito due interessanti tavoli di lavoro permanenti, a composizione flessibile, con membri di diritto già prestabiliti, ma con la possibilità di allargare la partecipazione a seconda della tipicità della singola situazione. Ad uno di questi tavoli, coordinato dal direttore regionale dell’INAIL della Basilicata, è stato assegnato il compito di occuparsi della prevenzione degli infortuni, e quindi della diffusione della cultura della sicurezza e della legalità, mentre all’altro, coordinato dal direttore regionale del lavoro, è stato affidato il compito di occuparsi degli interventi di controllo e di contrasto ad ogni violazione di legge che possa costituire in qualche modo un pericolo per i lavoratori.
I due gruppi – che avevano dunque come braccio operativo, da un lato, l’INAIL e, dall’altro, il Ministero del lavoro – hanno lavorato egregiamente, non soltanto separatamente, ma anche in maniera sinergica, come era del resto nel mio intendimento. Ho voluto infatti che alla fine i due gruppi si incontrassero e facessero proposte tra loro concertate.
Sono state così illustrate le attività svolte e i risultati raggiunti, oltre ai programmi predisposti, nella prospettiva di un ulteriore incontro, che si è tenuto poi nella seduta plenaria della conferenza permanente del 18 maggio 2010. In tale occasione, esaminando i dati relativi agli infortuni sul lavoro verificatisi nel primo trimestre degli anni 2008, 2009 e 2010, è emerso che il numero degli stessi ha subito nel tempo una diminuzione, soprattutto nei settori della media e grande industria e dell’edilizia, sia a causa di una più attenta gestione dei sistemi di sicurezza da parte degli imprenditori, sia per la contrazione del numero di lavoratori occupati, legata ovviamente alla crisi economica in atto. Senza dubbio, quindi, da un lato c’è stata una maggiore diligenza e attenzione da parte dei titolari delle imprese, dall’altro si è dovuto tener conto di un elemento oggettivo di crisi economica. Questo andamento positivo non si è tuttavia esteso ad altri settori, come nelle piccole imprese e nelle aziende artigiane ed agricole, per i quali invece si è manifestato un aumento degli infortuni, il cui numero è risultato in crescita anche nell’ambito degli uffici della pubblica amministrazione. Proprio per questo motivo, in sede di conferenza permanente sono state programmate delle specifiche iniziative di formazione e di prevenzione destinate sia alle associazioni datoriali di categoria che alle organizzazioni sindacali dei lavoratori per incentivare sempre più l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza impiegabili nei diversi ambienti lavorativi, sia da parte degli imprenditori, sia da parte degli stessi operai. Inoltre, è stata decisa l’attuazione di un modulo formativo destinato ai dirigenti e al personale degli uffici pubblici della Provincia responsabili e addetti dei rispettivi servizi di prevenzione e di protezione. Questo coordinamento interistituzionale, avviato in sede di conferenza permanente anche in materia di controllo e contrasto al fenomeno, ha consentito la sperimentazione nella Provincia di Potenza di una attività sinergica che si è dimostrata realmente fruttuosa. Sono stati svolti servizi ispettivi alle imprese con personale della direzione provinciale del lavoro, con personale della azienda sanitaria di Potenza, che hanno avuto esiti rilevanti sia in termini di individuazione dei profili di criticità, sia in sede di conseguenti azioni da adottare.
Molto interessante è la collaborazione che vi è stata fra il personale del corpo forestale dello Stato e della direzione provinciale del lavoro nel realizzare i controlli, che ha consentito di verificare con particolare attenzione le problematiche che riguardano la sicurezza sul lavoro nelle aziende agricole boschive, risultate purtroppo irregolari in circa il 50 per cento dei casi, nonché dotate per la maggior parte di mezzi ed attrezzature, come purtroppo era prevedibile, non conformi alle più recenti norme di sicurezza.
Infine, la direzione provinciale del lavoro, operando quale elemento di raccordo con la conferenza permanente e il coordinamento regionale delle attività di prevenzione e vigilanza ai fini della tutela e sicurezza sul luogo di lavoro, di cui certamente immagino avrà parlato il Presidente della Regione, perché è stato istituito con decreto del presidente della Giunta regionale n. 170 dell’8 luglio 2008, e di cui la direzione provinciale del lavoro è componente, ha proposto all’organismo regionale un programma congiunto di ispezioni ad imprese e cantieri nel settore edile, attraverso cui sono state evidenziate irregolarità in numero inferiore nel 2010 rispetto ai precedenti periodi del 2008 e del 2009, ma (strano) più gravi e maggiore è stato il numero dei lavoratori in nero.
Il coordinamento regionale si è insediato nel settembre 2008 ed ha già tenuto, da quanto mi è stato riferito non facendo parte di questo comitato, 13 riunioni. Ha curato interessanti indagini presso i cantieri edili, tanto è vero che sono state effettuate 1.322 ispezioni, di cui 105 congiunte tra l’ASL e la direzione provinciale del lavoro. Nel 2010 ha coordinato, in tutte le attività produttive, ben 5.650 controlli espletati congiuntamente da ASL, DPL, INAIL, INPS e vigili del fuoco. Peraltro, com’è stato deciso nell’ultima riunione della conferenza permanente del 9 novembre 2010, si è tenuta una interessante giornata formativa concernente i decreti legislativi n. 81 del 2008 e n. 106 del 2009, realizzata a cura della direzione regionale dell’INAIL della Basilicata d’intesa con la prefettura e con la direzione regionale del lavoro, rivolta ai dirigenti degli enti periferici statali della Regione, ai coordinatori dei servizi di prevenzione e protezione dei suddetti uffici, nonché ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in servizio negli stessi. L’iniziativa ha ricevuto un ottimo consenso, ha rappresentato un utile momento di confronto e di approfondimento sulle più recenti disposizioni di normative intervenute in materia al fine di incentivare l’adozione di specifiche ed ulteriori misure di prevenzione e protezione dei lavoratori e anche degli utenti. Il seminario specialistico, che ha riscosso ampio apprezzamento da parte dei presenti, sarà riproposto a cura dell’INAIL anche ai dirigenti degli enti locali, dove, come accennavo prima, il problema era più sentito, per ampliarne la partecipazione anche ad altri settori d’attività.
I due tavoli di approfondimento, istituiti sin dal 2009, hanno continuato ad operare, le ultime risultanze delle attività svolte, che ora sinteticamente indicherò, saranno poi in dettaglio meglio illustrate dai direttori regionali dell’INAIL e del lavoro che saranno successivamente ascoltati. Pur tuttavia, desidero accennare, sia pure velocemente, alle iniziative che la direzione regionale dell’INAIL Basilicata ha adottato per migliorare le condizioni di lavoro, segnalo in particolare dei fondi che sono stati destinati alle imprese per adeguare macchine, mezzi e strutture alla normativa in materia di sicurezza. Molto interessante è la riduzione fino al 10 per cento del premio di assicurazione per le aziende più virtuose, che hanno posto in essere le disposizioni previste dal decreto legislativo n. 81 del 2008.
Vi sono poi interventi sull’edilizia scolastica per rendere gli edifici più sicuri e attività sul territorio regionale in materia di formazione (qui si sottolinea più l’aspetto della prevenzione e della diffusione della cultura della legalità) presso le imprese, gli enti pubblici, gli enti privati e anche presso gli istituti scolastici. Dal suo canto, la direzione, che ha un compito decisamente più infelice, perché l’INAIL si occupa della parte preventiva, mentre quest’ultima deve intervenire allorquando vi è stata una violazione, ha comunicato che per quanto concerne l’attività in ambito regionale si deve registrare purtroppo una diminuzione del numero di aziende ispezionate, dovuta sia ad un calo generalizzato di attività lavorativa nel settore delle costruzioni, sia alla nota e ripetuta carenza di fondi che ha determinato una presenza continua ed esclusiva limitatamente al capoluogo ed ai Comuni limitrofi, mentre è stata registrata ovviamente una carenza negli altri Comuni della Provincia. Si consideri che la Provincia di Potenza ha 100 Comuni con una grande estensione, oltretutto con delle vie di comunicazione, soprattutto nelle zone più interne, molto scomode da percorrere, cosa che comporta ovviamente una difficoltà di raggiungimento che la carenza di fondi ha in qualche modo aggravato. Questo è, sia pure in via generale, il quadro della situazione, nel quale ho voluto sottolineare come, anche per la mia parte, come prefetto, fin dall’inizio l’attenzione è stata rivolta a questa problematica insieme ad un’altra che non riguarda questa Commissione, ma che è pur essa delicatissima, cioè l’incidentistica stradale: sono stati i due argomenti sui quali l’attenzione si è fortemente focalizzata e devo dire che da parte di tutti gli intervenuti (enti statali, regionali e locali) c’è stata una grossa partecipazione e un forte interesse, perché un po’ tutti hanno capito che l’osservanza di queste regole nell’infortunistica costituiscono una tutela non soltanto per gli operai, ma anche per gli utenti e per gli stessi datori di lavoro. Laddove si lavora in condizioni di sicurezza, il lavoratore, come ho avuto modo di apprezzare in altre Province nelle quali sono stato, ha un rapporto decisamente molto più cordiale e collaborativo nei confronti degli stessi datori.
Questo, quindi, è il quadro generale sulla situazione; non so se sono stato un po’ frettoloso, ma ho cercato di dire quali fossero i problemi trattati, seppure nei tempi abbastanza limitati che mi erano stati dati.
Lascio agli atti della Commissione il testo della mia relazione.

PRESIDENTE
La ringraziamo per la sua relazione ed anche per l’accoglienza che ha voluto darci.

Audizione del procuratore generale della Repubblica presso la corte d’appello di Potenza


Interviene il procuratore generale della Repubblica presso la corte d’appello di Potenza, dottor Massimo Lucianetti.

PRESIDENTE
È ora prevista l’audizione del procuratore generale presso la corte d’appello di Potenza, dottor Massimo Lucianetti.
Signor procuratore, buongiorno e grazie per la sua presenza. I motivi della nostra venuta a Potenza sono essenzialmente di carattere conoscitivo e ricognitivo, in riferimento al tema sul quale stiamo cercando di impegnarci al massimo, che è quello della tutela della salute nei luoghi di lavoro. Abbiamo quindi deciso di fare una serie di sopralluoghi in tutte le Regioni d’Italia anche per capire come le nuove normative che il decreto n. 81 ha introdotto, ivi comprese le modificazioni successive, abbiano in qualche modo dato risposte positive o comunque quali siano le problematicità, atteso anche che di fatto molte deleghe non sono state ancora definite, in un rapporto diretto con il territorio e con persone che conoscono queste problematiche e che quindi ci possono essere di aiuto nel loro approfondimento.

LUCIANETTI
Signor Presidente, ricambio il saluto a lei e a tutti i componenti della Commissione. Ho preparato alcune modeste riflessioni, nonché un quadro informativo.
La lettura dei dati complessivi forniti dalle procure della Repubblica del distretto mi consente di sottoporre alla riflessione dell’autorevole Commissione le seguenti considerazioni. In primo luogo, la materia degli infortuni sul lavoro e delle violazioni alle normative in questione risulta di difficile monitoraggio per via della presenza sul territorio del cosiddetto lavoro in nero, che riguarda in particolare l’impiego di lavoratori non cittadini italiani e che comporta l’automatica elusione delle norme a tutela dei lavoratori nei luoghi di lavoro. In secondo luogo, la normativa antinfortunistica è reiteratamente disattesa soprattutto nel settore edilizio che, in aree depresse come la nostra, risulta essere quello predominante e trainante l’economia locale. In terzo luogo, risulta problematico contrastare le violazioni in predicato, atteso che il lavoro in nero si coniuga con l’atteggiamento omertoso degli stessi lavoratori, giacché la cultura della denuncia è soffocata sul nascere dall’assoluto loro condizionamento e dipendenza dai datori di lavori. Scarse sono invero le alternative opportunità di occupazione che il mercato del lavoro offre in queste contrade. La crisi economico-finanziaria globale è prevedibile abbia già (questa è soltanto una mia idea) cominciato a determinare, con la riduzione dei posti lavoro al Nord dell’Italia, il rientro al Sud di molti italiani a suo tempo colà emigrati, con un comprensibile aggravamento della problematica in discussione.
Un’obiettiva considerazione va rassegnata a seguito della lettura dei dati statistici dei procedimenti per infortuni sul lavoro, mortali o lesivi, e per infrazione della normativa in parola. Proprio nel Vulture melfese, ove insiste l’area territoriale più industrializzata della Regione, gli infortuni sul lavoro e le predette violazioni nell’ultimo quinquennio risultano di molto contenuti rispetto a quelli dell’area del potentino e del materano. Il fenomeno risulta altresì circoscritto nel lagonegrese, ma per mancanza di opifici di considerevole rilevanza. La Basilicata pertanto può considerarsi un ideale campione di riscontro (è una mia idea, signor Presidente) su cui saggiare i risultati della normativa a tutela del lavoratore, dal momento che la Regione contiene all’interno del suo territorio aree ad alto tasso d’industrializzazione e altre decisamente depresse. Tenuto a mente questo quadro della morfologia imprenditoriale del territorio, qui si apprezza a pieno il rapporto inversamente proporzionale sussistente tra carente grado di applicazione della normativa antinfortunistica e struttura imprenditoriale altamente organizzata, come quella delle realtà industriali del melfese.
I dati complessivi del distretto relativi ai distinti procedimenti nell’ultimo quinquennio sono stati da me riportati in un quadro, che poi consegnerò, per ognuno degli ultimi cinque anni, distinti procura per procura, sicché oltre alla procura di Melfi e ad una zona altamente industrializzata, si individuano altre tre aree. Se la Commissione lo riterrà opportuno, mi riservo di trasmettere altro materiale.
I dati complessivi del distretto sono i seguenti: infortuni mortali sul lavoro 37, di cui 15 nel circondario di Potenza, 18 in quello di Matera, quattro in quello di Melfi e zero in quello di Lagonegro. Le lesioni da infortuni sul lavoro sono 915, ma sono distinte anno per anno nel quadro che consegnerò: 452 nel circondario di Potenza, 19 in quello di Matera (ma questo dato è inattendibile perché vi è stata una errata registrazione informativa presso l’ufficio), 375 a Melfi, 69 in quello di Lagonegro. Le violazioni della normativa antinfortunistica, che a mio avviso rappresentano un dato molto rilevante, sono state 3.573: 1.286 nel circondario di Potenza, 1.315 in quello di Matera, 276 in quello di Melfi e 696 in quello di Lagonegro. Ho anche approntato un foglio separato, ma lo riporto anche in queste brevi riflessioni. Seguono tutti questi dati statistici; consegno alla Commissione copia delle relazioni da me richieste ai quattro procuratori della Repubblica del distretto e ringrazio la Commissione per l’attenzione che mi ha prestato e resto a disposizione.

PRESIDENTE
Signor procuratore, la ringraziamo per questa documentazione che sicuramente ci sarà utile, perché la disaggregazione dei dati ci permette di comprendere meglio i fenomeni sul territorio.

LUCIANETTI
Ci tenevo perché credo sia questo lo scopo da perseguire. Questa è un una zona che merita molta attenzione.

PRESIDENTE
Mi permetto di richiamare la sua attenzione su una lettera che la Commissione ha scritto, forse un anno e mezzo fa, in riferimento agli infortuni sul lavoro stradali che non possono essere classificati come incidenti in itinere. Scopo della lettera era cercare di sensibilizzare le autorità che in queste circostanze si recano immediatamente sul posto per effettuare i rilievi del caso a non considerare l’evento un incidente stradale, bensì l’infortunio di un lavoratore morto su percorsi inerenti al proprio lavoro. Ci teniamo molto a che si presti un’attenzione particolare rispetto a questo fenomeno. Credo che anche lei abbia ricevuto questa missiva, tenuto conto che l’abbiamo mandata a tutte le procure.

LUCIANETTI
Io sono qui da un anno, ma in proposito ho qualcosa da riferire.

PRESIDENTE
Spesso ci viene riferito che nel vostro esercizio di pertinenza vi trovate in difficoltà perché in genere i rilievi in questione vengono eseguiti dai carabinieri o dalla polizia, cioè dai primi che fanno i sopralluoghi, i quali li considerano come incidenti stradali, pur trattandosi di altro.

LUCIANETTI
Anche se non se ne occupa direttamente il mio ufficio, mi riprometto di sensibilizzare i procuratori che a loro volta dovranno sensibilizzare i sostituti, specie quelli di turno, e le forze dell’ordine.
In proposito le devo dire che vi è stato un rinvio a giudizio in un procedimento relativo a un disastro ferroviario con esiti mortali accaduto a Potenza l’8 agosto 2008. Ci sono stati 16 imputati tra il personale delle Ferrovie dello Stato e delle ditte private che gestivano servizi per conto del citato ente. Immagino che il collega, riferendomi questo, abbia voluto sottolineare che anche in quest’occasione si è tenuto presente il problema del lavoro; il processo è stato cioè evidenziato dal procuratore di Potenza per sottolineare che in occasione di questi incidenti ferroviari oggi si estende il campo della investigazione anche alle ditte che hanno gestito i servizi per conto delle Ferrovie dello Stato. Per quanto riguarda la sensibilizzazione sugli incidenti da lei richiamati, mi faccio carico di trasmetterla.

PRESIDENTE
È importante considerarli non solo alla stregua di incidenti stradali. La ringraziamo nuovamente e dichiaro conclusa l’audizione.

Audizione del direttore regionale e del vice direttore regionale dell’INAIL e del direttore regionale del lavoro

Intervengono il direttore regionale dell’INAIL, dottor Salvatore Riccardi, il vice direttore regionale dell’INAIL, dottor Alessandro Romeo, e il direttore regionale del lavoro, dottor Nicola Sabatino.

PRESIDENTE
Proseguiamo i nostri lavori con le audizioni del direttore regionale dell’INAIL, dottor Salvatore Riccardi, del vice direttore regionale dell’INAIL, dottor Alessandro Romeo, e del direttore regionale del lavoro, dottor Nicola Sabatino, che ringrazio per la loro partecipazione.
Ci teniamo a precisare che non ci sono motivi specifici per la nostra presenza a Potenza; la nostra missione rientra infatti nelle politiche di approfondimento che la Commissione si è data prevedendo una visita in tutte le Regioni italiane anche per comprendere, a fronte delle nuove normative in vigore dal 2008 che si configurano in particolare nel testo unico, le problematiche esistenti, i momenti di attuazione, nonché eventuali riflessioni provenienti dal fronte dove si opera direttamente. Riteniamo infatti che spesso questo interscambio di notizie sia fruttuoso, così come lo sono le nostre richieste o le informazioni che portiamo. Su un tema così delicato qual è quello della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, la Commissione ha ritenuto importante stabilire questo rapporto tra centro e territorio.

RICCARDI
Signor Presidente, la Commissione è già a conoscenza dei numeri relativi agli infortuni nella Regione perché vi sono stati inviati. Nel periodo 2006-2011 gli incidenti sono in diminuzione, sia per via del calo l’occupazione a causa della crisi, ma anche grazie a una forte azione dell’INAIL, della direzione regionale del lavoro e della prefettura, nell’ambito della formazione e dell’informazione per quanto riguarda la sicurezza sui luoghi di lavoro, che è uno dei nostri compiti. Tale attività si è espletata nel settore privato e in quello pubblico; a tal proposito bisogna rilevare che gli infortuni sono sì in diminuzione, ma nella pubblica amministrazione sono in aumento; pertanto, insieme al prefetto abbiamo ritenuto che tutti i dirigenti della Provincia, delle prefetture e i tecnici dei Comuni avessero bisogno di un momento riepilogativo di formazione e informazione. Chiaramente noi siamo coadiuvati dai privati, nel senso che varie associazioni, come il Comitato paritetico territoriale (CPT), l’Edilcassa, l’Ente formazione maestranze edili ed affini (EFMEA) e il CPT-EFMEA, collaborano con noi sul territorio laddove, soprattutto nell’edilizia, ci sono infortuni di una gravità particolare. È infatti importante notare che è vero che gli infortuni diminuiscono perché c’è poco lavoro, ma quelli che si verificano sono più gravi, pertanto rivolgiamo la nostra attenzione sia ai datori di lavoro, per quanto riguarda l’attività di formazione e informazione, sia ai lavoratori invitandoli ad adottare le misure preventive, ad esempio ad indossare il casco.
Bisogna dire che c’è una grande attenzione al riguardo e che vengono adottate continuamente iniziative in questo senso. Abbiamo avviato, ad esempio, un progetto finalizzato a far acquisire al lavoratore conoscenze importanti a tutela della sua stessa vita ed incolumità. Il progetto, che ha visto un camper girare per tutta la Regione, ha dato ottimi risultati per cui, ad esempio, non si vedono più persone lavorare nei cantieri edili senza casco, ed questa è già una conquista importante.
Per quanto riguarda poi il futuro, abbiamo avviato un’interessante collaborazione con le scuole. Abbiamo organizzato in tutta la Regione alcune iniziative rivolte agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, che sono state molto apprezzate, e non solo dai ragazzi, al punto che c’è una continua richiesta di attività di questo tipo. In questo senso ricordo, ad esempio, il progetto «Cinema & Lavoro», che ci ha visto impegnati con tutte le nostre forze a promuovere l’importanza della sicurezza sui luoghi di lavoro. Da più parti è stato espresso apprezzamento per questa iniziativa, nell’ambito della quale va ad inserirsi, tra l’altro, anche la realizzazione di un film sull’incidente alla ThyssenKrupp di Torino, nel quale, al di là dell’individuazione delle responsabilità, quello che a noi interessa è soprattutto richiamare l’attenzione delle persone su quanto si fa e su quanto dovrebbe invece essere fatto.
Abbiamo organizzato poi dei concorsi per la drammatizzazione dei vari casi di infortunio verificatisi nel nostro territorio regionale, nonché un concorso di poesia d’autore che ha consentito ai molti ragazzi che vi hanno partecipato – alcuni dei quali avevano avuto un lutto in famiglia a seguito di incidenti sul lavoro – di esprimere le loro emozioni e il loro modo di vedere e vivere il problema.
Sempre sul tema della sicurezza sul lavoro abbiamo realizzato uno specifico progetto («Elmettilo») rivolto ai bambini della scuola primaria, che sono stati chiamati ad esprimersi attraverso il disegno: siamo rimasti per la verità molto sorpresi da quello che è venuto fuori, che testimonia che forse qualcosa sta cominciando a cambiare e che si sta iniziando ad ottenere qualche risultato.
Per gli allievi delle classi quarte e quinte degli Istituti tecnici abbiamo poi organizzato lezioni in aula e stage aziendali sui temi della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Da parte nostra auspichiamo che questi argomenti possano diventare oggetto di insegnamento, almeno per i ragazzi più grandi, in tutti quegli indirizzi scolastici in cui si studiano materie specificamente connesse con i settori dell’edilizia e dell’agricoltura, che sono quelli più interessati dalle problematiche della sicurezza sul lavoro. Per quanto riguarda l’agricoltura, ad esempio, è facile mettersi alla guida di un trattore senza adottare misure di sicurezza adeguate. Diventa dunque importante richiamare l’attenzione sui rischi – lo abbiamo fatto sia a Lavello che qui a Potenza – che si corrono quando si guida un trattore, a cominciare dalla pendenza dei terreni.
Abbiamo poi provveduto ad inserire all’interno dei POF (Piani di offerta formativa) finanziati dall’INAIL tutta una serie di istituti che si occupano di fare sicurezza sul lavoro; insieme alla direzione scolastica regionale, abbiamo provveduto anche a creare in varie scuole dei gruppi di lavoro sul tema dello stress lavoro-correlato.
Non ci siamo dimenticati poi della parte istituzionale, avviando attività di formazione per polizia e carabinieri, oltre che per tutti i dipendenti della prefettura – e lo abbiamo fatto sia a Potenza che a Matera – puntando così ad affrontare su tutto il territorio regionale i temi della sicurezza e della prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro. Abbiamo rivolto la nostra attenzione anche a tutti i dipendenti della Provincia di Matera, soprattutto agli stradini, coinvolgendo anche i medici ed invitandoli ad indicare il comportamenti corretti da tenere.
In Basilicata molti si affidano a noi e alla Direzione regionale del lavoro per l’attuazione di interventi mirati. Da parte nostra mettiamo innanzitutto a disposizione la banca dati INAIL, attraverso la quale è possibile sapere, ad esempio, in quale ora e giorno della settimana avviene la maggior parte degli infortuni, dove essi si verificano e perché o, ancora, quali sono le attività che più espongono le persone a rischi.
Voglio ricordare ancora che, avvalendoci della collaborazione del TG regionale e dell’ISPESL, abbiamo organizzato e mandato in onda alle ore 7,30 del mattino delle lezioni rivolte alle casalinghe, in cui alcuni nostri tecnici mostravano tutto quello che può accadere in casa: questo per dirvi che noi ci rivolgiamo a tutti i lavoratori e che il discorso della sicurezza e della prevenzione sui luoghi di lavoro vale anche per coloro che svolgono in casa la loro attività.
Un altro importante aspetto da sottolineare è quello relativo all’incremento delle malattie professionali. Ciò è da ricondurre, in primo luogo, all’inserimento nel 2008 di molte malattie professionali all’interno dell’elenco di quelle tabellate, con la conseguenza che l’onere della prova ormai non ricade più sul lavoratore, nel senso che il riconoscimento del diritto è iure legis. C’è anche da dire che, rispetto a 10-15 anni fa, sono oggi molto migliorate le competenze tecniche necessarie per riconoscere l’eziologia professionale della malattia. Per quanto ci riguarda, non dico che siamo all’avanguardia, ma siamo comunque sempre attenti a dare il massimo a tutti i soggetti, sia al lavoratore infortunato, che al datore di lavoro: ritengo che il fatto di non avere una controparte, ma di portare avanti un dialogo continuo, rappresenti un aspetto importantissimo.
Da questo punto di vista ci dà sicuramente forza la customer satisfaction, per cui ogni anno, sia per la Provincia di Potenza che per quella di Matera, cerchiamo di capire dov’è che si può migliorare. Quello che posso dire è che dai risultati ottenuti pare che ci sia grande soddisfazione per il nostro lavoro, anche se è certamente possibile fare meglio. Ci tengo comunque a sottolineare che non ci limitiamo soltanto a registrare su carta i risultati ottenuti, ma ci rechiamo direttamente nelle varie sedi per spiegare il motivo per cui si è verificata una certa cosa (ad esempio perché per una visita medica il tempo di attesa è di 20 minuti invece che di 5: l’obiettivo è di lavorare per migliorare sempre di più.

ROMEO
Signor Presidente, sono Alessandro Romeo, vice direttore regionale dell’INAIL.
Ringraziando la Commissione per l’invito, ci tengo innanzitutto a dire che la maggior parte degli infortuni sul lavoro è da ricondurre ad un fatto di carattere percettivo, per cui la percezione è alla base del fenomeno infortunistico, nel senso che l’infortunio dipende soprattutto da come le persone impegnate all’interno dell’azienda guardano al mondo del lavoro e, nello specifico, al loro lavoro. Accade così che il più delle volte il rischio oggettivo non corrisponda a quello soggettivo e cioè che le situazioni vengano percepite in maniera diversa da come esse invece sono realmente.
La nostra azione come Direzione regionale si indirizza in primo luogo alla formazione, in modo tale che le persone adottino un comportamento sempre più sicuro: la formazione diventa dunque un mezzo per elevare la cultura della sicurezza e ottenere risultati per quanto riguarda innanzitutto l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale. Spesso accade infatti che, nonostante tali strumenti siano messi a disposizione dal datore di lavoro, gli stessi non vengano poi utilizzati dai lavoratori, con il conseguente verificarsi di gravi danni: ci tengo a dire che la maggior parte degli infortuni sul lavoro si determina proprio perché moltissime persone non utilizzano i dispositivi di protezione individuale.
Come diceva poco fa anche il dottor Riccardi, abbiamo avviato in proposito una vasta opera di sensibilizzazione, anche grazie alla collaborazione dei Comitati paritetici, cioè degli enti bilaterali. Per la verità non è che tutto vada bene: se guardiamo per esempio al settore agricolo, la Basilicata è oggi in ritardo per quanto riguarda la costituzione degli enti bilaterali, che è invece un passaggio estremamente importante per la formazione del personale.
C’è poi anche un altro aspetto. La nostra economia a livello territoriale è di carattere sostanzialmente rurale, per cui si fonda il più delle volte sul lavoro nero o sull’attività di piccoli coltivatori diretti, che hanno spesso scarsa dimestichezza con i temi della sicurezza e della salute sul lavoro, e questo diventa per noi un grosso problema.

PRESIDENTE
È un problema generale.

ROMEO
Per quanto ci riguarda, stiamo cercando di prendere contatti con le associazioni datoriali e di categoria, in modo da predisporre un efficace programma di interventi in agricoltura, anche se da questo punto di vista mi sento di dire che siamo davvero in ritardo.
Volevo poi aggiungere che noi facciamo parte del comitato regionale di coordinamento, di cui all’articolo 7 del decreto legislativo n. 81, che ha il compito di coordinare, appunto, l’attività di prevenzione sul territorio e che fa capo all’assessorato alla sanità. In particolare, abbiamo posto in essere all’interno del comitato tutta una serie di iniziative, anche se, a mio giudizio, dovremmo incrementare ancora la nostra attività. In ogni caso, insieme ai comitati operativi, siamo riusciti a coordinare l’attività di sorveglianza sul territorio, in modo tale da andare nelle aziende una sola volta per vedere quello che non funziona, sollecitando – questo è un punto estremamente importante – non tanto alla sanzione, ma ad un’azione di prevenzione all’interno dell’azienda.

PRESIDENTE
La questione in verità è molto delicata perché, se l’obiettivo non è tanto quello di infliggere sanzioni, quanto piuttosto di evitare che si verifichino infortuni sul lavoro, il confine è però molto difficile da segnare. Quello che è certo è che bisogna evitare la doppia personalità, nel senso che non possiamo fare l’uno e l’altro: o facciamo l’uno o facciamo l’altro.
Da questo punto di vista credo che sia importante, anche a vantaggio delle diverse attività poste in essere dall’INAIL, che si conosca il tipo di lavoro svolto dal comitato regionale di coordinamento, in modo tale da evitare che si operi nel settore della prevenzione degli infortuni per segmenti separati, per cui i diversi soggetti agiscono magari anche bene e con diligenza, senza che vi sia però tra loro alcun tipo di coordinamento e senza che vi sia possibilità di un confronto con altri soggetti che forse hanno anche maggiori competenze in materia. Quello che auspichiamo è che un coordinamento invece ci sia e che si possa realizzare in futuro sempre di più.
Il Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro punta molto sul coordinamento a livello regionale perché, se non si riesce a fare questo – com’è emerso anche dal confronto con i rappresentanti delle istituzioni regionali – è difficile che si possa poi operare in modo omogeneo in tutta la Regione. Questo però in effetti – al di là dell’importante iniziativa assunta da alcuni prefetti con la creazione di gruppi e tavoli di lavoro, che certamente essi fanno bene ad avere – spesso non si capisce troppo bene, e non sto parlando per la verità soltanto della Basilicata, dove anzi mi ha molto colpito come stanno le cose.
Voi del resto fate ufficialmente parte del comitato regionale di coordinamento quali soggetti attivi all’interno dello stesso, la cui attività si riversa poi sui comitati provinciali: in particolare, è all’interno del comitato che si stabiliscono le strategie e si mettono insieme le diverse energie a disposizione. Su questo puntiamo molto e speriamo di poter lavorare insieme in questa direzione.

DE LUCA
Ad integrazione di questa riflessione del Presidente, volevo porre a voi, in quanto rappresentanti dell’INAIL, una domanda, visto che c’è stata una riforma poco tempo fa, sulla tematica della ricerca e dell’innovazione e sul rapporto con l’ISPESL, che oggi è all’interno dell’INAIL (ovviamente parlo sul piano generale, non mi riferisco alla Basilicata). Si parla tanto dell’informazione e della comunicazione, ma poi c’è anche la necessità di innovare e l’ISPESL, attraverso la ricerca, faceva proprio questo, quindi volevo sapere a che punto è questa collaborazione.

RICCARDI
In Basilicata c’è stata e c’è ancora una forte integrazione, perché penso, e insieme a me i miei collaboratori, che più collaboriamo, più riusciamo a perseguire la nostra mission. È però mio personale convincimento che, se invece vogliamo perseguire altri obiettivi, non otterremo nulla, mentre con l’ISPESL c’è questa grande integrazione già da prima che ci fosse il riversamento dell’ISPESL nell’INAIL. Già prima era così, quindi ora lo è a maggior ragione, tant’è che in tutte le riunioni, su tutto quello che bisogna fare in tema di prevenzione, siamo sempre insieme all’ISPESL e chiaramente anche insieme alla Direzione generale del lavoro. Proprio lo scorso venerdì siamo stati, come rappresentanti dell’INAIL, all’inaugurazione di una scuola ed insieme a noi erano presenti anche rappresentanti dell’ISPESL, perché la loro professione è talmente tecnica che è importantissimo recarsi presso le ditte, presso le aziende a cercare di capire la situazione, altrimenti, sarebbe un corpo morto che non serve a nessuno. Infatti, abbiamo dato anche l’assenso all’apertura di una scuola all’interno dell’ISPESL per tenere dei corsi e tutti si rivolgono all’ISPESL e all’INAIL, ormai tutti si riconoscono, nella Regione, nell’ISPESL e all’INAIL. Non ci sono assolutamente problemi sia per quanto riguarda i rapporti interni, quindi sotto il profilo istituzionale, sia per quanto riguarda i rapporti esterni, che sono magnifici anche con la Direzione regionale del lavoro, a quel che mi consta. Il coordinamento, anche a livello ispettivo, viene svolto da INAIL e ISPESL, ma il problema, se il Presidente permette, a mio parere è che si deve fare tutto e c’è una diminuzione del personale in generale. Se gli ispettori che se ne vanno non vengono sostituiti, se le missioni vengono tagliate, ci dobbiamo fermare e ragionare fra di noi per capire dove possiamo agire senza aspettare che altri ci diano quello che desideriamo. È quindi importante il coordinamento sia a livello regionale, sia all’interno degli stessi enti (INPS, INAIL, DPL e ASL). Sull’edilizia, però, potrà parlare l’ingegner Sabatino.

ROMEO
Volevo aggiungere solo che vi è stata sostanzialmente una decurtazione di tutte le spese di missioni, addirittura per la parte relativa alla formazione e all’informazione: poiché ci troviamo in una realtà estremamente disarticolata sotto il profilo del territorio, non possiamo utilizzare il mezzo di tipo privato per andare a sostenere la nostra attività di formazione e di informazione presso le scuole, perché non si può chiedere ad un tecnico di andare alla scuola di Tursi, che si trova a 150 chilometri da Potenza, a proprie spese. Abbiamo questo grosso problema che riguarda l’impossibilità di far muovere le nostre risorse sul territorio per fare la formazione.

DE LUCA
Sotto questo aspetto l’ISPESL, con la ricerca e l’innovazione, potrebbe aiutare, viste tutte le possibilità di comunicazione che ci sono oggi.

RICCARDI
Non ci sono problemi, nel senso che do loro le autorizzazioni; non si va a cercare l’ago nel pagliaio, ma è l’attività chi va sovvenzionata.

PRESIDENTE
Il senatore De Luca voleva dire che anche a 150 chilometri di distanza si può lavorare con i sistemi informatici.

ROMEO
Non con gli insegnanti.

PRESIDENTE
Perché non con gli insegnanti? L’INAIL, a livello nazionale, ha un progetto, una cabina di regia con il Ministero dell’istruzione, questo dovete dirlo. Organizzate un incontro con il responsabile regionale e chiaritevi. Ho notato peraltro che ci sono state poche richieste di corsi per le scuole sostenuti dall’INAIL con il Ministero dell’istruzione e qui in Lucania ci sono solamente otto corsi, anche se forse ne verranno ammessi cinque.

ROMEO
Sono cinque corsi, ma le reti di scuole sono otto, quindi sono 20 scuole per ogni rete.

PRESIDENTE
Sono praticamente 6.000 ragazzi interessati, non sono pochi. Voglio dire che ci sono i mezzi e ci sono le disponibilità. Bisogna cercare di evitare di gridare al lupo invano, perché il lupo vero sta arrivando.

RICCARDI
Noi facciamo gli spostamenti anche e soprattutto a nostre spese.

PRESIDENTE
Non dovete andare a vostre spese: se c’è un istituto che ha le risorse economiche e che le mette anche a disposizione è proprio l’INAIL.

SABATINO
Signor Presidente, credo che abbiate i dati relativi alle ispezioni effettuate nel primo semestre del 2011 raffrontati a quelli relativi al primo semestre del 2010: si rileva una diminuzione generalizzata delle ispezioni, che si può giustificare con fattori oggettivi, relativi alla diminuzione di attività, purtroppo un fenomeno generalizzato che ha colpito anche la Basilicata, e poi con il fatto che la direzione ha avuto restrizioni di natura finanziaria, quindi minori risorse per le missioni rispetto all’anno scorso. Pertanto ha dovuto concentrare la propria attività nel capoluogo e nelle aree limitrofe e questo evidentemente ha fatto sì che i risultati della sua attività non siano stati quelli dell’anno precedente.
È una cosa risaputa che nel capoluogo ormai la direzione opera una sorta di tartassamento, in quanto dispone, tra livello regionale e della Provincia di Potenza, compreso anche il nucleo carabinieri, di 50 unità ispettive che operano per almeno tre giorni a settimana, alternandosi. Si capisce bene che, con un numero di attività in esercizio che è molto limitato, vi è un ripetersi di ispezioni molto frequente, tra l’altro neanche ben visto da parte delle rappresentanze degli imprenditori, che cominciano a manifestare qualche fastidio. Spero che nel secondo semestre, che per altro è in corso, riusciamo a spostare un po’ la nostra attenzione.
Per quanto riguarda gli infortuni, i dati parlano di un miglioramento in termini assoluti: sono diminuiti gli infortuni e soprattutto quelli mortali. Questo è un fenomeno, però, che abbiamo rilevato a livello nazionale. L’anno scorso siamo scesi sotto quota 1.000, che era un traguardo che da molti anni ci si poneva, ma è chiaro che anche questo va rapportato ad una diminuzione di attività: il numero di occupati è diminuito, quindi è chiaro che diminuiscono anche gli infortuni.
Ho condiviso le preoccupazioni espresse dal presidente dell’INAIL in ordine al funzionamento del comitato regionale di coordinamento, che fu costituito in Basilicata, forse una delle prime Regioni in Italia, già dopo l’emanazione del decreto n. 626. All’inizio funzionava anche abbastanza bene, perché l’assessore del tempo, che era stato delegato alla presidenza, aveva una sensibilità particolare nei confronti di questo organismo, tant’è che lo presiedeva sistematicamente di persona, poi ad un certo punto questa cosa si è persa, nel senso che il comitato non ha funzionato più. Con l’entrata in vigore del decreto n. 81 abbiamo avuto delle difficoltà, tra l’altro alla direzione regionale del lavoro competeva il potere sostitutivo ed in caso di inerzia del comitato avrei dovuto, come direttore generale, costituirlo e convocarlo, ho evitato di farlo e questo ha comportato dei ritardi, ma alla fine il comitato si è costituito e si è riunito, credo, un paio di volte.
Siamo riusciti a stilare una programmazione per l’anno 2010 che è stata, attraverso gli uffici operativi, in parte attuata ed in parte no. Per il 2011 non siamo riusciti a fare questa programmazione e abbiamo continuato a lavorare sulla programmazione del 2010, che procedeva su due canali di attività: l’agricoltura e le costruzioni in generale, in particolare l’edilizia, due settori nei quali si verifica il maggior numero di infortuni e con conseguenze anche più gravi. C’è una differenza tra le due Province: a Potenza e Provincia la cosa ha funzionato, tant’è che siamo riusciti finalmente a far lavorare insieme gli ispettori delle ASL con gli ispettori del lavoro; quindi siamo riusciti a fare delle visite complete anche in agricoltura, perché sebbene la nostra competenza sia marginale nel settore della prevenzione (ci occupiamo solo del settore delle costruzioni e in settori diversi da quello siamo in qualche modo impediti), riuscivamo a fare una vigilanza congiunta mettendo insieme l’ispettore tecnico delle ASL con gli ispettori amministrativi della nostra direzione, talvolta anche i carabinieri, che sono necessari in agricoltura per il fenomeno degli extracomunitari clandestini. Siamo riusciti a farlo anche abbastanza bene in Provincia di Potenza dove peraltro l’agricoltura, rispetto alla Provincia di Matera, rappresenta un’attività più marginale. In Provincia di Matera invece questo non ha funzionato. La criticità che rilevo è che non c’è un ritorno in ambito di comitato regionale di coordinamento: nessuno deve giustificare niente a nessuno; se le attività si fanno va bene, se non si fanno va bene lo stesso. Non c’è qualcuno che ha il potere (perché di potere si parla) se non di sanzionare, di censurare un comportamento omissivo. Questa organizzazione funzionerebbe se fossimo tutti dello stesso avviso, se ognuno di noi portasse il proprio contributo. Probabilmente la nostra Regione si trova in una situazione anche migliore rispetto ad altre Regioni, anche stando a quanto apprendo raccordandomi con i miei colleghi, ma poiché si mira sempre a raggiungere la perfezione, o per lo meno un miglioramento rispetto al passato, credo si dovrebbe riuscire ad individuare in qualche modo una figura che all’interno di questo organismo, che è pletorico (quando ci riuniamo siamo talmente tanti che dobbiamo utilizzare una sala adibita ad altre attività) ma che funziona bene e deve andare avanti così, perché il coordinamento è importante; altrimenti facciamo tutti le stesse cose e poi le facciamo male. Ci deve essere alla fine qualcuno che vagli i risultati positivi o negativi raggiunti e apporti delle correzioni. Questo purtroppo da noi non è successo.

PRESIDENTE
Noi però sappiamo chi presiede questo comitato: è il Presidente o, nella fattispecie in Basilicata, l’assessore alla sanità. Sappiamo che è necessario creare un ufficio operativo.

SABATINO
Sono stati creati entrambi, a Potenza e a Matera.

PRESIDENTE
L’ufficio operativo è unico; quelle solo le delegazioni. Forse a voi manca l’ufficio operativo.

SABATINO
No, c’è anche da noi.

PRESIDENTE
L’ufficio operativo dettaglia le iniziative e dà conto al comitato regionale di coordinamento delle azioni intraprese.

SABATINO
Però, come dicevo, non si è riunito.

PRESIDENTE
La questione è verificare in loco come vanno le cose. La norma è stata predisposta in modo tale da assolvere allo scopo cui lei faceva riferimento, direttore.

SABATINO
Il coordinamento è fondamentale altrimenti, come diceva il direttore dell’INAIL, si corre il rischio di avere delle sovrapposizioni.

PRESIDENTE
Altrimenti si determina la pletoricità cui lei faceva riferimento.

SABATINO
Tuttavia, al di fuori di quanto stabilisce il comitato attraverso l’ufficio operativo, che diventa tale per mezzo dei due bracci a livello provinciale, ognuno di noi esegue le proprie attività in ragione dei
propri obiettivi. È a questo punto che c’è un problema.

PRESIDENTE
Questa mattina mi sono permesso di chiedere ai rappresentanti della Regione di farci avere anche la relazione che il comitato regionale di coordinamento deve inviare annualmente al Ministero della salute e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, atteso che dovremmo tutti collaborare. Noi chiediamo una partecipazione, perché, sebbene tutto sia perfettibile, se riusciamo a muoverci con sincronia probabilmente si riuscirà a far funzionare questa macchina.

SABATINO
Negli anni scorsi anche noi abbiamo svolto delle attività nelle scuole, ma di recente non è più stato possibile farlo, perché abbiamo il problema dell’utilizzo del mezzo proprio nelle missioni, che è possibile solo per gli ispettori. Nelle scuole, però, non inviavo gli ispettori, ma li utilizzavo per le ispezioni; a quello scopo utilizzavo altro personale che avevo a disposizione per la perdita di alcune competenze in materia di politica del lavoro; adesso però non credo sia più possibile, perché nella nostra Provincia i collegamenti sono abbastanza complicati: ad esempio, alcuni Comuni distano più di 150 chilometri dal capoluogo. È interessante notare che siamo andati addirittura nelle ultime classi delle scuole medie, dove abbiamo riscontrato grande interesse anche da parte degli insegnanti: si tratta di un aspetto di grande rilievo perché sensibilizzare i docenti significa, a catena, arrivare anche a valle. Come ha detto il dottor Riccardi, a mio avviso queste iniziative, che adesso sono sporadiche, debbono essere razionalizzate e inserite nei programmi scolastici. Io sono ingegnere industriale e ho scoperto il mondo della prevenzione degli infortuni sul lavoro quando sono andato a lavorare presso l’ispettorato del lavoro; oggi non è più così, ma credo che la situazione non sia molto diversa. Anche nell’università la problematica infortunistica è marginale; invece è importante perché la cultura della sicurezza non si inventa dalla sera alla mattina, ma serve tempo: il cittadino che immaginiamo sensibile, formato e informato in ordine ai problemi della sicurezza dobbiamo costruircelo dalle scuole elementari e forse anche prima, per cui se iniziamo a lavorare oggi, forse lo avremo tra vent’anni. Noi purtroppo abbiamo iniziato e stiamo andando avanti in maniera estemporanea, invece sarebbe opportuno che questo compito uscisse dal nostro ambito di competenza, perché non ci appartiene: noi siamo portati per le ispezioni, dovremmo esser bravi a farle e riusciamo ad occuparci di formazione e informazione anche nell’esercizio della funzione ispettiva. Infatti, ho ispettori che non si limitano a verbalizzare l’infrazione, ma cercano di sensibilizzare le maestranze all’uso dei dispositivi di protezione individuale e spiegano che non utilizzarli non comporta solo sanzioni, ma anche l’assunzione di rischi.
Vorrei raccontare un’esperienza in questo senso. Nell’ambito territoriale di nostra competenza insiste il tratto lucano della Salerno-Reggio Calabria, a cavallo di Lagonegro, che è interessato da lavori di una certa entità: sono stati demoliti e ricostruiti dei viadotti, ci sono lavori in galleria. Fino ad oggi non abbiamo avuto neppure un infortunio mortale: ci sono stati incidenti, che purtroppo sono fisiologici, ma non si sono verificati infortuni gravi. Noi assicuriamo una presenza costante, che però non è solo data dall’ispezione fine a sé stessa; periodicamente, infatti, teniamo riunioni con i titolari e i responsabili dei servizi di prevenzione e protezione delle varie imprese che hanno lavorato nel primo tratto fino a Lagonegro Nord, dove hanno operato circa 140 imprese tra appalti e subappalti. Teniamo queste riunioni soprattutto quando entrano nuove imprese per cercare di far capire loro qual è il minimo eticamente accettabile al fine di garantire condizioni di sicurezza che consentano anche a noi di andarcene dal cantiere senza aver contestato infrazioni.

ANTEZZA
Signor Presidente, vorrei porgere alcune domande a cui probabilmente per ragioni di tempo ci potrete rispondere in forma scritta. Rispetto alle criticità che sono state evidenziate, vorrei conoscere il vostro pensiero sul livello di applicazione delle leggi e sull’efficacia della legislazione vigente in tema di prevenzione e anche rispetto al tema del lavoro flessibile e precario.
Il direttore dell’INAIL ha fatto riferimento ad un incremento delle malattie professionali legato ad un ampliamento delle malattie tabellari che prima non erano previste. Vorrei conoscere la tipologia di queste malattie e nello stesso tempo, rispetto a una categoria particolare di lavoratori o ex lavoratori, cioè quelli colpiti da fibre killer e quindi da amianto, quali istanze sono pervenute presso l’INAIL per il rilascio delle certificazioni in relazione all’amianto per l’accesso ai benefici previdenziali e alle prestazioni sanitarie previste dalla legge vigente, quali sono state evase positivamente, negativamente e per quali ragioni c’è eventualmente stato il diniego.
Allo stesso modo mi piacerebbe avere qualche informazione rispetto a una circolare dell’INAIL del 2005 concernente le morti premature per esposizione all’amianto; è stata infatti segnalata alla Commissione un’applicazione non omogenea sull’intero territorio nazionale per quanto riguarda la tempistica dei famosi tre anni e 150 giorni dal verificarsi dell’evento luttuoso, trascorsi i quali l’Istituto può eccepire l’avvenuta prescrizione. Visto che non abbiamo tempo in questo momento, potrete rispondere a queste mie istanze in forma scritta.

RICCARDI
Recentemente su quest’ultimo aspetto abbiamo già risposto a due interrogazioni parlamentari, quindi possiamo riprodurre un’integrazione alla risposta che abbiamo inviato alla nostra direzione centrale per quanto riguarda l’amianto. In particolare, quando l’associazione AIEA fa notare delle questioni noi rispondiamo; se abbiamo sbagliato c’è un istituto di autotutela, sia per noi che per loro, per cui da questo punto di vista non ci sono problemi.

PRESIDENTE
Se ha sbagliato bisogna correggere, non c’è autotutela.

ROMEO
Non abbiamo sbagliato; abbiamo risposto a delle interpellanze parlamentari presentate dall’onorevole Zamparutti in cui abbiamo chiarito definitivamente che abbiamo agito nella legalità, facendo presente che, per quanto riguardava l’esposizione all’amianto, la nostra attività doveva sostanzialmente tener conto delle indicazioni di legge. Poiché il problema dell’amianto è molto vasto, abbiamo fatto una serie di valutazioni e, secondo le indicazioni della direzione generale, ci siamo mossi nel valutare la presenza di amianto sul posto di lavoro e operando una distinzione tra le persone effettivamente esposte rispetto a quelle che non lo erano, quantomeno non al di sopra delle 100 fibre al litro. Su questo tema vi invieremo una relazione completa concernente anche la risposta che abbiamo dato e le azioni che sono state intraprese, considerando che quest’associazione formula un esposto al giorno.

PRESIDENTE
Voi ci invierete una relazione istituzionale.

RICCARDI
Le procure ci hanno chiesto degli elenchi già da cinque anni e fino ad oggi non è successo niente.

PRESIDENTE
Sono convinto che la vostra posizione sia perfettamente corretta, ma è giusto conoscere la realtà dei fatti. Io non sarei così certo che se non arrivano notizie entro cinque anni significa che non è successo niente. Le faccio tanti auguri, ma non è un tempo sufficiente.

ROMEO
Facevamo riferimento alle denunce fatte alla procura della Repubblica. Noi siamo obbligati a fare una segnalazione alla procura della Repubblica ogni volta che viene causato un danno a un lavoratore, quindi ne abbiamo fatte parecchie.

PRESIDENTE
Vi ringrazio molto e dichiaro conclusa l’audizione.

Audizione del comandante della legione dei carabinieri della Basilicata, del responsabile del nucleo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Potenza, del responsabile del nucleo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Matera e del direttore regionale dei vigili del fuoco della Basilicata

Intervengono il comandante della legione dei carabinieri della Basilicata, generale di brigata Mauro Cipolletta, il responsabile del nucleo dei Carabinieri per la tutela del lavoro di Potenza, maresciallo Rocco D’Angelo, il responsabile del nucleo dei Carabinieri per la tutela del lavoro di Matera, maresciallo capo Leonardo Labarile, e l’ingegner Maurizio Alivernini, comandante regionale dei vigili del fuoco della Basilicata.

PRESIDENTE
I nostri lavori proseguono con l’audizione del comandante della legione dei carabinieri della Basilicata, generale di brigata Mauro Cipolletta, del responsabile del nucleo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Potenza, maresciallo Rocco D’Angelo, del responsabile del nucleo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Matera, maresciallo capo Leonardo Labarile, e dell’ingegner Maurizio Alivernini, direttore regionale dei vigili del fuoco della Basilicata, che ringrazio per aver accolto il nostro invito.
La nostra presenza in Basilicata è finalizzata a comprendere anche in questo territorio come siano state recepite e quali effetti stiano dispiegando le nuove normative relative al contrasto, alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e tese a garantire salute e salubrità nei posti di lavoro. La Commissione sta svolgendo queste verifiche e la nostra presenza nelle varie Regioni italiane ha anche lo scopo di ottenere un quadro diretto della situazione, fare incontri e recepire segnalazioni utili per continuare a ridurre gli infortuni e le morti sui luoghi di lavoro.

CIPOLLETTA
Signor Presidente, sicuramente il decreto legislativo n. 81 del 2008 ha determinato un’innovazione che dal punto di vista culturale ha innescato una maggiore attenzione sulla problematica in esame; questo dato è sicuramente molto positivo perché la prevenzione degli incidenti sul lavoro in prima battuta è anche un problema culturale. Mi spiego.
Sicuramente i controlli e le attività di verifica posti in essere dall’Arma dei carabinieri della Regione Basilicata, ed in particolare dai nuclei speciali dei carabinieri per la tutela del lavoro (sono presenti qui oggi due carabinieri appartenenti agli uffici territoriali di Potenza e di Matera), per quanto possano essere incisivi e diffusi, non possono ovviamente risolvere il problema generale della sicurezza.
Si tratta infatti di una questione culturale, che deve coinvolgere sia i datori di lavoro che gli stessi lavoratori, e ciò non soltanto per quanto riguarda gli aspetti burocratici e formali, ma soprattutto quelli sostanziali. Mi riferisco, ad esempio, ai piani per la sicurezza, la cui predisposizione non può significare soltanto istruire una pratica, dovendosi procedere piuttosto all’individuazione reale dei possibili rischi connessi allo svolgimento di una determinata attività. Talvolta è accaduto invece che, com’è stato rilevato, i piani per la sicurezza siano stati definiti sulla base di documenti, magari preparati anche con l’aiuto di esperti di settore, ma risultanti da un semplice copia-incolla di altri documenti riferiti ad una serie variegata di imprese, quando, al contrario, sarebbe stata necessaria una diretta e maggiore interazione con il responsabile delle singole imprese, che conosce concretamente le possibili tipologie di rischio alle quali il lavoratore può andare incontro nel caso specifico.
Dico questo per sottolineare ancora una volta che in tema di sicurezza non ci si può limitare ad un’attività di carattere meramente formale e burocratico, dovendo farsi invece un discorso di tipo sostanziale.
Da parte di alcuni viene auspicato un controllo preventivo dei documenti ad opera di tecnici del settore: per la verità, non so dire quanto ciò sia fattibile, anche perché comporterebbe un onere notevole, oltre al fatto che si tratterebbe di un mero controllo asettico e burocratico da parte di soggetti che magari non conoscono effettivamente neppure la struttura lavorativa presa in esame.
Di certo potrebbe essere vantaggiosa una maggiore attività ispettiva e di controllo che consenta di verificare nello specifico l’aderenza del piano sicurezza alla situazione reale. Oltre tutto, c’è il problema relativo all’effettiva adozione delle misure preventive, per cui si richiede tutta una serie di controlli, che devono essere incisivi, in modo da portare anche a comminare sanzioni, ove si rendesse necessario, così da introdurre un reale deterrente rispetto alla mancata applicazione delle misure di sicurezza.
In questo senso, ad esempio, un più ampio ricorso alla sospensione dell’attività dell’impresa ex articolo 14 del decreto legislativo n. 81, con un ampliamento dei casi previsti all’allegato I del medesimo decreto – come avviene molto spesso nel caso di impiego di lavoratori extracomunitari – potrebbe rappresentare certamente un deterrente, perché costringerebbe i titolari di impresa a rivolgere maggiore attenzione al problema.
Per quanto riguarda il tema della formazione professionale sui possibili rischi connessi allo svolgimento di una determinata attività lavorativa, c’è da dire che molto spesso la formazione viene fatta soltanto sulla carta, diventando a volte anche di difficile attuazione, soprattutto se si impiegano lavoratori occasionali o in nero, assunti per svolgere alcune specifiche funzioni: questa situazione è particolarmente diffusa nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura, dove uno dei problemi principali è rappresentato proprio dalla mancata conoscenza dei possibili rischi lavorativi.

PRESIDENTE
Mi scusi se la interrompo, generale Cipolletta, ma, se possibile, vorrei invitarla a dirci quali iniziative l’Arma dei carabinieri ha assunto o sta assumendo con specifico riferimento alla Regione Basilicata, indicando le politiche adottate al riguardo.

CIPOLLETTA
Per quanto riguarda la Regione Basilicata, c’è da dire, innanzitutto, che registriamo sul territorio un calo degli infortuni sul lavoro.
Come Arma dei carabinieri abbiamo cercato di incrementare il più possibile i controlli nelle aziende, sia con azioni autonome poste in essere dalle singole stazioni che operano sul territorio, sia in collaborazione con l’ispettorato del lavoro. Ciò ha portato ad un incremento del numero delle ispezioni, con una tendenza che speriamo si mantenga, per cui si è passati da 76 nel 2010, a 73 nel primo semestre 2011. Si è ridotto invece il numero delle infrazioni accertate, anche perché sostanzialmente è diminuita – ahimè – l’attività lavorativa nella Regione.
Per quanto riguarda invece gli incidenti rilevati, si è passati da 103 nel 2010 a 38 nel primo semestre del 2011, con un aumento però nello stesso periodo di quelli mortali, che sono passati da sei a 10.
Quello che possiamo dire quindi è che, almeno stando ai numeri, la situazione non si presenta in Basilicata troppo problematica.
Per quanto riguarda specificamente la nostra attività, cerchiamo di lavorare in costante sinergia con l’ispettorato del lavoro, con il quale c’è uno scambio continuo di dati relativi alle infrazioni rilevate, in modo da attuare quella collaborazione necessaria per monitorare e conoscere la realtà alla quale la nostra attività si rivolge. A tal fine, il comando dell’Arma dei carabinieri ha avviato di recente anche un progetto informatico per mettere in rete tutte le attività di controllo poste in essere e seguirne quindi costantemente gli sviluppi.
Le nostre ispezioni si sono indirizzate prevalentemente ai settori dell’agricoltura e dell’edilizia. In particolare, per quanto riguarda il territorio del materano, c’è da dire che il problema degli infortuni interessa soprattutto il settore dell’agricoltura, mentre si sta registrando una minore incidenza nell’ambito dell’attività edilizia, anche in conseguenza della crisi economica, tenuto conto che quello edile è uno dei settori con il maggior numero di occupati nella Regione.

PRESIDENTE
Mi scusi, generale Cipolletta, potrebbe dirci da quanti uomini sono formati i nuclei speciali per la tutela del lavoro di Potenza e di Matera?

D’ANGELO
Signor Presidente, se è possibile risponderò io a questa domanda. Sono il maresciallo Rocco D’Angelo, responsabile del nucleo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Potenza, che conta tre uomini, anche se al momento siamo soltanto in due perché un collega è stato trasferito a Taranto; siamo comunque in attesa di un altro militare. Tre sono anche gli uomini preposti all’ufficio provinciale di Matera.

ALIVERNINI
Signor Presidente, sono l’ingegner Maurizio Alivernini, direttore regionale dei vigili del fuoco della Basilicata.
Ringrazio la Commissione per l’invito e vengo subito al dunque. Come vigili del fuoco il nostro compito istituzionale è quello del soccorso pubblico, della prevenzione e dell’estinzione degli incendi: il nostro contributo in materia antinfortunistica passa dunque proprio attraverso l’attività che svolgiamo nell’ambito della prevenzione degli incendi.
Ogni anno, dopo aver letto le statistiche dell’INAIL riferite agli infortuni sul lavoro nella Regione Basilicata, provvedo a stilare un bilancio interno, in modo da capire quanti e quali infortuni hanno una qualche relazione con il nostro specifico compito istituzionale che, lo ripeto, è quello della prevenzione degli incendi.
Come ha già rilevato poco fa il collega Cipolletta, confermo anch’io il dato per cui nella nostra Regione si registra una generale riduzione del numero degli infortuni sul lavoro.

PRESIDENTE
Mi scusi se la interrompo, ingegner Alivernini, ma i dati INAIL che ho qui con me ci dicono che nella Provincia di Matera gli incidenti mortali sarebbero stati cinque nel primo semestre del 2010 e sei nel primo semestre del 2011. Per quanto riguarda invece la Provincia di Potenza, il dato sarebbe invece di un solo incidente mortale nel primo semestre del 2010, mentre non risulterebbe nessun incidente mortale nello stesso periodo del 2011. Questa è la situazione fotografata dall’INAIL, i cui dati credo siano corretti, nonostante siano ancora ufficiosi e provvisori.
Tuttavia, dal momento che si tratta di dati solitamente generici ed aggregati, se possibile, vorrei sapere da lei dove si sono verificati gli incidenti registrati in Provincia di Matera.

ALIVERNINI
Signor Presidente, ci tengo innanzitutto a precisare che i dati in mio possesso riguardanti la Regione Basilicata – anch’essi dati aggregati – non corrispondono a quelli che lei ha appena indicato. Non mi risultano, infatti, i sei incidenti verificatisi nel primo semestre del 2011, ai quali lei ha fatto riferimento, e ritengo inoltre che non siano da ricondurre allo scoppio di incendi. I dati in mio possesso sono riferiti al solo 2010 e da essi risulta un totale di 10 incidenti, non causati da incendio.

PRESIDENTE
Il mio discorso non riguardava specificamente gli incidenti correlati allo scoppio di incendi, ma voleva essere più generale.
In ogni caso, sempre facendo riferimento ai dati INAIL, ci sarebbe stata nel quinquennio una riduzione media del 9,1 per cento.

ALIVERNINI
Questo dato corrisponde a quello in mio possesso. Tornando alla nostra attività, abbiamo ad oggi 10.271 pratiche attive di prevenzione incendi nella Provincia di Potenza, mentre nella Provincia di Matera sono 3.215. Nel materano non abbiamo inoltre alcun arretrato per quanto riguarda i sopralluoghi legati alla prevenzione incendi, così come nella Provincia di Potenza, dove restano però circa 15 pratiche da definire, per mancanza di alcuni documenti da allegare agli atti.

PRESIDENTE
Parliamo di attività non ancora iniziate.

ALIVERNINI
Parliamo di attività magari già iniziate, per le quali però sono intervenute piccole modifiche o sono state chieste integrazioni della documentazione.

PRESIDENTE
Stiamo parlando di un aspetto importante, considerato che esiste sempre un grosso problema per quanto concerne le vostre competenze, pur essendo evidente che la cosa non dipende certamente da voi, ma dalla normativa nazionale, che a nostro avviso andrebbe meglio definita. In effetti accade spesso che, là dove vi sia la necessità di documentare l’adozione di tutta una serie di misure antincendio, tutto finisce per risolversi nella fase burocratica, nel senso che molto spesso, una volta che il soggetto interessato ha presentato la documentazione richiesta e la stessa viene ritenuta valida, il discorso si considera concluso. Personalmente credo che non sia così e che sia invece proprio lì che inizia il discorso: questo è il motivo per il quale le ho rivolto una specifica domanda al riguardo.

ALIVERNINI
Signor Presidente, sono perfettamente d’accordo con lei. Dopo aver girato molto l’Italia, posso dire che in Basilicata esistono comunque le possibilità in questo senso; anche dal punto di vista del personale in organico che si occupa delle ispezioni perché, come lei sa, tra i nostri compiti istituzionali, oltre al soccorso e alla prevenzione degli incendi, c’è anche la vigilanza.
Lo stesso personale dedicato alle ispezioni viene utilizzato anche per il soccorso e per la prevenzione. Autogestiamo in Regione, nella normalità, tutte le nostre attività, siamo per alcuni aspetti anche un po’ fortunati e un po’ autarchici, in quanto riusciamo a gestirci le nostre problematiche e necessità di ogni giorno, con il volume di lavoro che abbiamo e con gli organici di cui disponiamo.
Riusciamo anche a spostarci tra le due Province dove serve e quando c’è necessità a livello operativo, grazie alla flessibilità che abbiamo nella gestione del nostro lavoro in questa Regione. È chiaro che tutto deve essere proporzionato anche al numero degli abitanti, quindi il rapporto tra popolazione e servizio nel nostro caso è un rapporto buono, magari ci sono delle altre Regioni del territorio italiano in cui questo rapporto non è così buono, per cui è necessario un tempo maggiore.
Vorrei concludere dicendo che per quanto riguarda il numero totale delle aziende a rischio di incidente rilevante, nella Provincia di Potenza vi sono tre stabilimenti soggetti ad articolo 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999, che sono quelli più pericolosi, nei quali è previsto che il gestore rediga il rapporto di sicurezza e quattro stabilimenti soggetti ad articolo 6 del medesimo decreto legislativo, che quindi non sono soggetti alle stesse incombenze dei primi. Nella Provincia di Matera vi sono due aziende soggette ad articolo 8 ed una soggetta ad articolo 6. Quindi anche a livello di rischi di incidenti rilevanti, che sono compresi nei numeri che le ho detto, ci troviamo bene.

PRESIDENTE
Vi ringrazio per la vostra collaborazione e dichiaro conclusa l’audizione.

Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali

Intervengono il segretario generale regionale della CGIL Basilicata, signor Antonio Pepe, il segretario generale regionale della FENEAL-UIL Basilicata, dottor Domenico Palma, i componenti della segreteria generale regionale della UGL Basilicata, signori Antonino Giuseppe Giorgi e Vito Messina, il componente della segreteria generale regionale della CISL Basilicata, signor Antonio Falotico.

PRESIDENTE
È ora prevista l’audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Sono presenti quest’oggi il segretario generale regionale della CGIL Basilicata, signor Antonio Pepe, il segretario generale regionale della FENEAL-UIL Basilicata, dottor Domenico Palma, i componenti della segreteria generale regionale della UGL Basilicata, signori Antonino Giuseppe Giorgi e Vito Messina, il componente della segreteria generale regionale della CISL Basilicata, signor Antonio Falotico, cui rivolgo il benvenuto da parte della Commissione.
Nelle missioni che stiamo effettuando in tutte le Regioni d’Italia, incontrando i vari soggetti che operano intorno ad un unico obiettivo, che è quello di avere una maggiore salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, abbiamo bisogno di avere le loro considerazioni e le loro riflessioni anche a fronte dell’ultima normativa, il cosiddetto Testo unico, e quindi di poterci scambiare, sulla base di quello che noi facciamo come Commissione parlamentare e dell’attività che voi svolgete sul territorio, le nostre impressioni su tutto ciò che possa essere utile sia agli uni, sia agli altri.

PEPE
Signor Presidente, cogliamo questa occasione innanzitutto per ringraziare il Parlamento e la Commissione per aver messo in campo un’indagine che mi auguro non sia soltanto legata agli effetti del Testo unico, che pure è importante, perché il Testo unico ha sicuramente dato un segnale importante in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, tant’è che ci hanno preoccupato moltissimo le modifiche in peius che in qualche modo si volevano apportare. Tuttavia, il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro, secondo il nostro punto di vista, ha ancora bisogno di fare dei passi in avanti soprattutto in termini di cultura della sicurezza, perché su questo punto mi pare che vi sia ancora qualche problema, soprattutto in alcuni settori molto delicati della nostra Regione, in particolare mi riferisco al settore dell’agricoltura, e in quello dell’edilizia. Crediamo che in questi settori, soprattutto in quello dell’edilizia, vi sia bisogno, come abbiamo anche sottolineato ripetutamente alle autorità regionali e provinciali, di mettere mano a questa vicenda degli appalti ed in particolare degli appalti al massimo ribasso, perché questo è uno degli elementi dove si interviene direttamente sul costo del lavoro e dove le imprese, nel rappresentare materialmente il lavoro, provano a risparmiare di più da questo punto di vista.

PRESIDENTE
Voi siete impegnati, con le forze sociali, in riferimento alle stazioni appaltanti? Perché a lei non sfugge che il problema è delle stazioni appaltanti.

PEPE
Ovviamente sì. Abbiamo fatto di più : abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa delle parti sociali qualche anno fa, nel 2007, da cui è scaturita addirittura una legge regionale sulla sicurezza, di cui non so se avete avuto già modo di prendere visione. Il fatto è che molte stazioni appaltanti hanno un problema che riguarda sia la procedura e il rispetto della legge, sia molto spesso i costi, per cui devono risparmiare e da uno stesso appalto, da uno stesso progetto devono poter fare delle altre cose e secondo noi questo è sbagliato.
L’altro punto riguarda l’intersecazione tra la tutela e la sicurezza sui luoghi di lavoro e il lavoro nero. In questa fase di crisi, come sapete, il problema che stiamo monitorando riguarda i fattori che attengono soprattutto al lavoro nero, che è aumentato (sono dati non solo nostri, ma che la stessa SVIMEZ ha fornito l’anno scorso) e questo fatto naturalmente, soprattutto in agricoltura e in edilizia, fa la differenza, perché aumenta le situazioni di minore tutela sui luoghi di lavoro. Anche se in Basilicata da qualche anno c’è un abbassamento nel numero di un certo tipo di incidenti, soprattutto di quelli mortali, nei luoghi di lavoro, il 2007 è stato un anno particolarmente infausto, con 14 morti bianche, credo sia stato l’anno in cui c’è stato il maggior numero di incidenti mortali nella nostra Regione. Quello che rileviamo è che naturalmente non essendoci lavoro ed essendoci la crisi, sono diminuiti anche gli incidenti.

PRESIDENTE
Nell’anno 2007 ci sono stati 14 morti. Noi abbiamo questo dato, che purtroppo è un dato aggregato, quindi non riusciamo a capirne il dettaglio, ma magari voi stando sul territorio ce lo potete fornire: nel rapporto tra il primo semestre e il secondo semestre 2010-2011, i casi mortali a Matera sono stati cinque nel primo semestre del 2010 e sono stati sei nel primo semestre del 2011. Sapete in quali settori?

PEPE
Il settore è quello agricolo.

PRESIDENTE
Quindi per ribaltamento dei mezzi?

PEPE
Esattamente: anche in edilizia, ma soprattutto per ribaltamento di trattori. Soprattutto in agricoltura c’è un problema, nelle piccole e piccolissime aziende, che riguarda i mezzi che non sono adeguati dal punto di vista della sicurezza, perché quando parliamo di imprese agricole parliamo di imprese famigliari, molto piccole, dove il primo problema non è quello della sicurezza, ma è quello di assicurarsi un reddito. Naturalmente quando ci sono dei mezzi che non hanno la cabina, come nel caso dei trattori, il ribaltamento è causa di morte sicura; mi pare che in un’occasione sia morto anche un extracomunitario.
Diciamo che i settori da attenzionare a nostro avviso sono questi due e soprattutto sarebbe utile, in questo caso in agricoltura, provare ad immaginare una sorta di incentivazione a queste famiglie e a queste imprese, perché rinnovino i mezzi, ma soprattutto alle case produttrici perché su di essi, in caso di ribaltamento, vi sia una maggiore sicurezza.
Vorremmo segnalare altri due aspetti che, a nostro avviso, sono molto importanti e delicati, che riguardano non solo le morti bianche, che sono sicuramente uno dei problemi su cui maggiormente abbiamo appuntato la nostra attenzione in questi anni per i fenomeni che dicevo prima, ma anche le stesse malattie che scaturiscono dal lavoro, soprattutto dal lavoro in fabbrica; in questo caso mi riferisco al lavoro pesante e ripetitivo, come quello che si realizza in FIAT-SATA e nell’indotto. Attraverso il nostro patronato abbiamo lanciato un questionario per i lavoratori e abbiamo scoperto che c’è un’incidenza di malattie professionali, soprattutto riguardanti le posture, di circa il 30 per cento, si tratta per lo più di sindromi del tunnel carpale, di malattie che riguardano l’apparato scheletrico. Vorremmo anche richiamare questa autorevole Commissione su ciò che è accaduto qualche anno fa in FIAT, quando è morto un lavoratore non a causa di un incidente all’interno della fabbrica, ma per un problema di salute del lavoratore legato all’apparato respiratorio, per cui vi era stato l’impegno dello stesso gruppo ad immettere nella fabbrica dei defribillatori (perché quel lavoratore era morto per arresto cardiaco) ed inoltre c’era stato l’impegno, anche da parte della Regione Basilicata, ad istituire in quell’area industriale, che è ragguardevole dal punto di vista degli addetti (parliamo di 10.000 lavoratori che si alternano nell’arco della giornata in quell’area) un’autoambulanza medicalizzata, un centro che potesse intervenire direttamente. Poiché ad oggi non mi pare vi sia stato questo avanzamento, desidero denunciare questo fatto nell’ambito del lavoro che state svolgendo in questa indagine conoscitiva, che probabilmente ci può aiutare nel presidiare maggiormente il territorio e i luoghi di lavoro.
Un altro aspetto riguarda la filiera degli idrocarburi e del petrolio, un problema su cui in Basilicata c’è una polemica anche abbastanza forte.

PRESIDENTE
Polemica anche giustificata, perché hanno più royalties i Paesi del Terzo mondo che la Basilicata.

PEPE
Mi pare che da questo punto di vista, anche per queste ragioni, la polemica sia più che giustificata. Mi riferisco tuttavia, a parte la fuoriuscita di idrogeno solforato che ogni tanto scaturisce dall’impianto del centro oli di Viggiano, che è causa anche di incidenti che riguardano la salute delle persone, ad un incidente che è avvenuto il 5 aprile di quest’anno, che ha coinvolto 21 lavoratori, i quali hanno anche perso conoscenza e sono stati trasportati in ospedale. Il problema è che c’è un’area industriale, il centro oli, dove si produce e si svolge tutto il lavoro che riguarda il petrolio e la sua filiera e su quell’area, dove accadono fatti importanti di questo tipo, come in questo caso in Val d’Agri, a nostro avviso dovrebbe insistere, anche per disposizione di legge (a parte i programmi di sicurezza che riguardano i lavoratori del centro oli e non solo quelli che sono direttamente interessati dalla casa madre dell’Eni, ma anche gli altri soggetti che lavorano con le imprese appaltanti, che sono sempre trattati un po’ peggio) anche un sistema che riguarda l’intera area industriale.
Il centro oli si trova a ridosso dell’area industriale. I 21 lavoratori intossicati dall’idrogeno solforato appartengono ad un azienda metalmeccanica chiamata ELBE che nulla ha a che fare con la produzione e la filiera del greggio; ciononostante hanno avuto questi problemi. Naturalmente, riteniamo che per essere compatibile con il territorio e quindi anche con i lavoratori, quest’attività di estrazione debba assolutamente avere un piano sulla sicurezza interna ed essere capace di dare maggior tutela dal punto di vista ambientale ai lavoratori e ai cittadini che abitano l’area.
Un ultimo punto concerne il problema dell’amianto che ancora interessa la Basilicata e in particolarmente alcune zone industriali come quella della Val Basento, dove alcuni lavoratori hanno subito danni irreparabili da questa fibra, e qualche area del potentino. Mi riferisco in particolare alle aree industriali di Potenza e di Tito, su cui probabilmente sarebbe utile e urgente che le istituzioni, a partire dal Parlamento fino a quelle regionali, intervengano per provare, anche sul fronte della salute dei lavoratori colpiti, le possibilità di rientro nelle condizioni di legge che oggi pongono un ostacolo invalicabile per questi lavoratori che non hanno mai presentato domanda e sono esclusi dai benefici previdenziali previsti dalla legge per l’esposizione alla lavorazione di fibre d’amianto.

PRESIDENTE
Grazie alla senatrice Antezza (lo diciamo perché è giusto che ci sia uno scambio di informazioni) è stata svolta un’audizione ad hoc di un’associazione che ci ha rappresentato anche queste problematiche. Per quello che possiamo, anche noi siamo impegnati su questo fronte.

PEPE
Trattandosi di sicurezza è un tema di grande emergenza.

DE LUCA
Vorrei cogliere l’occasione per rivolgere una domanda ai rappresentanti delle forze sociali. Nonostante l’intensità del lavoro di questa Commissione d’inchiesta, spesso le sollecitazioni provenienti dal territorio che noi raccogliamo finiscono per essere abbandonate; il mio quesito intende invece proporre un impegno condiviso. Il Presidente convoca la Commissione tutte le settimane, pertanto la sua attività è intensissima; la senatrice Antezza non solo ha seguito il tema di cui abbiamo parlato, ma è anche molto legata a questa problematica, pertanto vorrei chiedervi di fornirci qualche vostra considerazione rispetto al comitato regionale di coordinamento. Inoltre, in questi anni abbiamo verificato che spesso il territorio non era a conoscenza delle relazioni predisposte dalla Commissione in cui vengono indicati i soggetti responsabili sul piano istituzionale; poiché l’attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008 dipende da fattori quali la formazione e la cultura, vorrei sapere se, attraverso il ruolo che rivestite, avete portato il territorio a conoscenza dell’arricchimento determinato da queste relazioni che in genere il Parlamento vota all’unanimità. Tale comportamento aiuta il legislatore, ma consente anche a voi stessi di svolgere una funzione più incisiva, al di là del dramma rappresentato dall’infortunio o dalla morte che genericamente avviene su tutti i territori. Io sono campano e posso dire che spesso un incidente determina una reazione emotiva, ma poi abbiamo trovato rappresentanti di istituti che, non essendo a conoscenza dell’esistenza di una Commissione d’inchiesta, ne´ delle citate relazioni, chiedevano cose già previste, come la richiesta, da formulare a Bruxelles tramite il Governo, di un intervento sul massimo ribasso nelle gare d’appalto. Se riuscissimo a trovare un punto di sintesi tutti potremmo ricavare qualcosa in più.

PRESIDENTE
Un elemento centrale, su cui chiediamo il vostro aiuto, consiste nel ridurre il più possibile le stazioni appaltanti e nel far comprendere l’opportunità di non seguire le procedure al massimo ribasso; su questo punto a Bruxelles incontriamo grande difficoltà a causa del principio della libera concorrenza, che va comunque tutelato; questa però è una patologia della libera concorrenza. Ad ogni modo abbiamo strumenti nazionali per poter arginare questo fenomeno e voi come forze sociali potete mettere in pratica l’aiuto che vi chiediamo anche nei tavoli di confronto cui partecipate.

PEPE
Quella sul massimo ribasso è una delle nostre battaglie.

PRESIDENTE
Lo so benissimo, perché conosco le vostre battaglie e anche le singole storie delle organizzazioni che rappresentate. Sarebbe auspicabile se riuscissimo ad aprire un tavolo di confronto con le istituzioni. Se non a una stazione appaltante per ogni Provincia, mi auguro che si possa arrivare a qualcosa di simile.

PALMA
Signor Presidente, alla riflessione del senatore De Luca bisogna aggiungere che non vanno prese in considerazione soltanto le stazioni appaltanti per le opere pubbliche, quindi il problema del massimo ribasso d’asta, ma anche lavori privati nell’edilizia, che sono in un limbo e per i quali l’applicazione del Testo unico è abbastanza dilatata, per non dire molto spesso inesistente.
Sicuramente, per quanto riguarda i settori più sensibili, ovvero l’agricoltura e l’edilizia, il testo unico ha fornito qualche strumento in più perché si potesse creare questa cultura della sicurezza. In base all’esperienza personale che abbiamo maturato in questo settore, indispensabile è stato il coinvolgimento degli enti bilaterali, ovvero dei soggetti costituiti dalle due parti, quelle datoriali e le organizzazioni dei lavoratori, che mettono in moto tutta una serie di condizioni perché la sicurezza sui luoghi di lavoro possa essere percepita e capita da chi opera all’interno del settore.
Un’ulteriore problematicità è costituita dalle dimensioni delle imprese operanti in questo comparto, che non sono grandi, ma per la maggior parte sono piccole o piccolissime e quindi sfuggono a un controllo di natura sociale da parte dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, oltre che a quelli di natura prettamente istituzionale operati da tutti gli altri enti a ciò preposti. Molte imprese tentano di tenere le carte in regola, però di fatto in cantiere la sicurezza non si percepisce, non esiste; la soluzione offerta dal Testo unico consiste nel nominare dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriale che possano operare all’interno di questo settore, creare le condizioni perché tutto ciò possa essere portato alla luce del sole e quindi collaborare per realizzare quella sicurezza che deve essere presente all’interno dei cantieri.
Il settore dei lavori pubblici presenta il problema degli appalti al massimo ribasso, che in molte occasioni abbiamo evidenziato e contestato. Uno strumento di contrasto al fenomeno potrebbe essere l’unificazione delle stazioni appaltanti, o quantomeno un coordinamento all’interno del quale tutti siano a conoscenza di ciò che succede, perché oggi in ogni stazione appaltante si danno delle direttive che vengono sostanzialmente accantonate. L’ultimo aspetto importante è praticare una diversificazione fra i costi dell’opera, della manodopera e della sicurezza, che evidentemente negli appalti devono essere messi più in evidenza. Se ciò non avviene è ovvio che in tutte le imprese dove sussiste il lavoro nero i costi della sicurezza o ricadono sui lavoratori, quindi con manodopera non in regola, o sulla sicurezza, il che comporta sostanzialmente uno scenario tale per cui sulla carta il sistema per poter evitare che si verifichino infortuni c’è, ma di fatto non viene messo in atto. Molto spesso con imprese di grandi dimensioni di rilevanza nazionale abbiamo stilato accordi e protocolli per tentare di creare un ulteriore strumento per la sicurezza; ad esempio, in tutti i cantieri della Salerno-Reggio Calabria della Basilicata, stipulando accordi in maniera pervasiva con l’assessorato alla sanità, si sono potuti inserire dei punti di soccorso del 118. Ovviamente, tutto ciò è possibile solo in queste circostanze.
Abbiamo notato un ulteriore problema. Molti degli incidenti che si verificano sui cantieri hanno luogo nel tempo di percorrenza, durante il raggiungimento dei luoghi di lavoro; l’ultimo è accaduto poco tempo fa sulla Salerno-Reggio Calabria ad un nostro lavoratore che stava raggiungendo il posto di lavoro in moto. Non è considerato infortunio sul lavoro, ma di fatto i tempi di percorrenza hanno creato questi problemi. Lo stesso succede nel tratto da Potenza a Melfi, perché molto spesso la strada che bisogna percorrere per raggiungere il posto di lavoro diventa pericolosa e qualche lavoratore ci lascia la pelle; da noi è successo molto spesso.

PRESIDENTE
Perché dice che tali incidenti non sono computati come infortuni sul lavoro?

FALOTICO
Nelle statistiche vengono disarticolati.

PRESIDENTE
Quando diciamo che ci sono 1.000 infortuni mortali sul lavoro intendiamo anche quelli in itinere. Altri Paesi in Europa non hanno questo meccanismo.

FALOTICO
Alcuni istituti emettono una statistica degli infortuni mortali con l’esclusione di quelli in itinere e di quelli connessi alla circolazione stradale.

PRESIDENTE
I dati ufficiali dell’INAIL, e quelli fanno testo, comprendono anche gli infortuni in itinere.

PALMA
Mi stavo riferendo a degli istituti statistici.
Questa puntualizzazione era sostanzialmente per dire che tra gli interventi da aggiungere a quelli già previsti dal Testo unico c’è innanzitutto quello relativo alla creazione di infrastrutture, così da evitare il rischio frequente di incidenti stradali per i lavoratori che si recano allo stabilimento FIAT SATA di Melfi. Lo stesso discorso vale anche per i cantieri mobili in edilizia, dal momento che a volte raggiungere il posto di lavoro può essere abbastanza complicato e possono verificarsi incidenti.
Un altro aspetto importante è quello riguardante le malattie professionali che colpiscono i lavoratori impiegati nelle gallerie stradali realizzate nella nostra Regione: parliamo in particolare di asbestosi, silicosi, oltre alle malattie che coinvolgono l’apparato muscolo-scheletrico, che colpiscono generalmente quanti lavorano nel settore dell’edilizia.
Infine, vorrei segnalare un’iniziativa molto interessante, realizzata in collaborazione con l’INAIL, che ha visto l’organizzazione di un corso di 16 ore rivolto ai lavoratori dell’edilizia, in modo da fornire loro un minimo di formazione utile per capire quali possono essere i pericoli in un cantiere. Forse bisognerebbe riproporre questo tipo di attività e rinnovare l’accordo siglato al riguardo tra enti bilaterali ed INAIL.

GIORGI
Signor Presidente, sono Antonino Giuseppe Giorgi, componente della segreteria generale regionale della UGL Basilicata. Da parte di chi mi ha preceduto è già stata fatta una disamina abbastanza chiara dei problemi che esistono nel mondo del lavoro, anche se dobbiamo dire che in Basilicata il fenomeno delle morti bianche, forse anche per il numero di abitanti e per le dimensioni stesse dell’attività lavorativa, non è molto diffuso.
Da questo punto di vista un problema serio riguarda sicuramente gli appalti: se si pensa, infatti, che le aziende che si aggiudicano gli appalti debbono portare a casa il profitto, alla fine i costi della prevenzione degli infortuni vanno a ricadere sempre sul lavoratore, perché è lui che in ultimo paga.
Devo comunque dare atto all’ispettorato provinciale del lavoro di Potenza di aver svolto di recente un’attività capillare sul territorio, rivolta un po’ a tutti settori perché, se è vero che comparti come quelli dell’agricoltura o dell’edilizia sono più a rischio, il problema della prevenzione degli infortuni accomuna un po’ tutti i lavoratori.
Signor Presidente, se mi consente, vorrei consegnare alla Commissione un documento preparato dall’UGL riguardante il servizio di trasporto pubblico urbano nel Comune di Potenza, che viene purtroppo espletato senza le necessarie autorizzazioni richieste dalla legge e senza il rispetto delle elementari regole di sicurezza, con l’impiego di autobus senza freni, che puntualmente perdono le ruote, mettendo a repentaglio, non solo l’incolumità degli autisti e dei viaggiatori, ma quella dell’intera collettività. Nel documento che abbiamo predisposto sono citati vari incidenti, tra cui l’ultimo avvenuto mercoledì scorso, causato dalla mancanza dell’olio nell’impianto frenante dell’autobus, nel quale sono rimasti coinvolti ben tre veicoli.
Si tratta di fatti gravissimi, che abbiamo segnalato spesso alla prefettura, che tuttavia non può far altro che trasferire le carte al Comune di Potenza che, insieme al gestore del trasporto pubblico urbano, è in effetti l’artefice di questo disastro. Purtroppo fino ad ora non ci sono stati interventi concreti per risolvere questa situazione.

MESSINA
Buongiorno a tutti, sono il signor Vito Messina, della segreteria generale regionale della UGL Basilicata.
Condivido in pieno le osservazioni che sono state fatte da chi mi ha preceduto. Permettetemi soltanto di aggiungere a quello che è stato detto che, con specifico riferimento al settore agricolo, le aziende utilizzano spesso mezzi abbastanza datati, che non rispettano i canoni di sicurezza dettati dalla normativa vigente.
Vorrei soffermarmi invece in maniera più approfondita sul settore pubblico, dal quale io stesso provengo, trattandosi di un comparto nel quale spesso non si ha alcuna contezza di quello che significa sicurezza nei luoghi di lavoro. Ad esempio, io lavoro nell’ambito dell’amministrazione penitenziaria, nella casa circondariale di Potenza, dove, a fronte di molte morti sospette, è stata denunciata più volte la presenza di amianto. A distanza di anni, per la verità, l’amianto è stato rimosso, ma purtroppo i dipendenti non hanno diritto ad alcun riconoscimento perché la legge non lo prevede, trattandosi di casi di inalazione e non di manipolazione dell’amianto.
Questa disciplina andrebbe sicuramente rivista, anche se non credo che il discorso riguardi soltanto l’amministrazione penitenziaria: pensiamo, ad esempio, al caso del VISAG, il Servizio di vigilanza sull’igiene e la sicurezza dell’amministrazione della giustizia, nell’ambito del quale molte volte viene impiegato personale che non ha competenze specifiche.
Tutto questo non contribuisce di certo ad assicurare nel settore pubblico l’esatta applicazione della normativa contenuta nel decreto legislativo n. 81, perché non c’è comunque personale competente ad intervenire sulle problematiche che vengono denunciate. Così, se nel settore privato ci sono controlli anche piuttosto assidui, questi mancano invece nel settore pubblico, rispetto al quale i dati in mio possesso sono davvero sconfortanti.

PRESIDENTE
Vorrei invitarvi sin d’ora a trasmetterci eventuali dati più specifici in vostro possesso, perché l’incontro odierno non vuole essere un punto di arrivo, ma piuttosto l’avvio di una collaborazione.

MESSINA
Provvederemo sicuramente in tal senso, Presidente.

FALOTICO
Signor Presidente, sono il signor Antonio Falotico, componente della segreteria generale regionale della CISL Basilicata.
Voglio cominciare col dire che i dati di cui dispone la Commissione, relativi ad una contrazione nell’ultimo periodo del fenomeno infortunistico nella Regione Basilicata, a nostro parere sono da ricondurre in primo luogo ad una riduzione dell’attività lavorativa sul nostro territorio, per una serie di problemi collegati alla crisi economica, cui ha fatto seguito una forte desertificazione delle industrie. Peraltro, se di converso può essere anche aumentato il lavoro nero ed irregolare, sappiamo bene che questo tipo di lavoro non è censito e che in questi casi gli episodi di infortunio non grave vengono molto spesso occultati.
Una valutazione ulteriore che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è che, se si escludono gli incidenti mortali, nella nostra Regione la gran parte degli infortuni sul lavoro (parliamo di circa il 70 per cento) avviene per cadute, schiacciamento, ribaltamento di veicoli e folgorazioni. I settori più colpiti, com’è noto, sono quelli dell’agricoltura (39 per cento), dell’edilizia e, in parte, dell’artigianato. Si tratta molto spesso di episodi in qualche modo prevedibili là dove si mettano in campo tutti quei meccanismi di sicurezza che l’attuale normativa prevede.
In questo senso siamo già intervenuti in passato e, negli ultimi anni, insieme a Confindustria, CGIL e UIL abbiamo sottoscritto un protocollo, diventato poi legge della Regione Basilicata, che fa riferimento a quattro passaggi fondamentali: oltre a puntare su informazione, formazione e legalità – sul punto tornerò in seguito – è previsto anche uno specifico intervento una tantum a favore di quelle famiglie che abbiano perso un congiunto produttore di reddito, in molti casi l’unico produttore di reddito all’interno del nucleo familiare. Questo tipo di intervento è stato chiesto in particolare dal nostro sindacato proprio per aiutare le famiglie in difficoltà, a volte davvero disperate, nei confronti delle quali non ci si può limitare soltanto a fare dichiarazioni il giorno dei funerali, ma è necessario invece intervenire con un aiuto che sia anche di carattere economico. Credo che peraltro questo sia stato l’unico intervento avviato in concreto.
Ritengo inoltre opportuno segnalare che, come sindacato confederale, da circa un anno stiamo sollecitando la ricostituzione dell’Osservatorio regionale previsto da quella legge. A questo proposito voglio anche ricordare che da circa un anno il dipartimento per le opere pubbliche non convoca i rappresentanti delle diverse organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, che dovrebbero sovrintendere proprio all’applicazione di questa legge, rivolta in particolar modo al settore dell’edilizia: tale legge è ad oggi in gran parte inattuata, soprattutto per quanto riguarda le disposizioni relative all’informazione, alla prevenzione e al rispetto del protocollo di legalità.
Proprio per quanto attiene al protocollo di legalità, ci tengo a sottolineare che, com’è noto, tra le Regioni del Mezzogiorno la Basilicata non si segnala particolarmente per fenomeni di criminalità organizzata, anche se ciò non vuol dire che non ci lambiscano.
Ho ascoltato prima con attenzione quando si parlava delle stazioni appaltanti: a quanto mi risulta, non esiste in Basilicata una sola gara di appalto – eppure ce ne sono tante – che sia stata revocata per inadempienze da parte delle aziende aggiudicatarie della gara. In alcuni casi ci sono state segnalate addirittura gare di appalto assegnate senza alcun tipo di valutazione dei profili di congruità minima: è chiaro, però, che in questo senso diventa certamente rilevante il fatto che i costi del contratto di lavoro e della sicurezza non siano contenuti nelle valutazioni per l’assegnazione di una gara di appalto, per non parlare poi dei subappalti!
È giusto allora che in certe situazioni, quando altro non si può fare, arrivino anche i carabinieri e l’ispettorato del lavoro. A questo proposito voglio ricordare che – sarà magari anche per carenze di organico – non sono poi così diffuse le visite ispettive, soprattutto nei cantieri edili, dove si rischia di più : ci risulta che qualche controllo in più venga fatto presso gli esercizi commerciali, dove pure è giusto che ci siano, ma dove l’attività è molto più leggera. Quello che è certo è che le ispezioni andrebbero comunque aumentate, anche se il tema è e rimane soprattutto quello della prevenzione.
Per quanto riguarda poi l’attuazione di politiche informative, vorrei ricordare i diversi incidenti sul lavoro verificatisi nello stabilimento FIAT SATA di Melfi: stiamo parlando di un’azienda di grosse dimensioni, per cui immaginiamo che cosa può accadere quando si tratta di piccole imprese! Gran parte di questi incidenti è da ricondurre, non già alla mancanza all’interno dello stabilimento di meccanismi di protezione e di sicurezza del lavoratore, ma al fatto che molto spesso tali meccanismi vengono disattivati o non si tiene per nulla conto di alcune procedure.
Vorrei citare a titolo esemplificativo il caso di un lavoratore che, anziché seguire un certo percorso per raggiungere un altro settore, ha deciso di passare sulle doghe del controsoffitto, ben conoscendo la posizione delle stesse; ha messo però un piede in fallo, cadendo da un’altezza di sei metri.
Cito, ancora, il caso di un altro lavoratore in FIAT che, nell’estrudere dalla tramoggia, si è visto precipitare addosso dei materiali, operando dal basso anziché dall’alto; ricordo poi il caso di un altro lavoratore che ha perso una gamba per essere stato risucchiato dopo che un sensore, che avrebbe dovuto bloccare la linea, era stato desensibilizzato con l’uso dello scotch (ed ha perso solo una gamba, perché è stato veloce un altro suo collega a bloccare l’impianto!). Da ultimo, voglio richiamare l’attenzione su un incidente mortale verificatosi alla VIBAC di Viggiano, dove si producono nastri di polietilene – ma incidenti simili si sono ripetuti nel tempo, e non solo in Basilicata – causato dal fatto che si è tagliato il nastro in mancanza di condizioni di sicurezza.
La prima considerazione che vorrei fare è che oltre alle notizie che potremo darvi, perché la vostra è una Commissione d’inchiesta, è opportuno avere anche la consapevolezza che non si esercitano le penalità anche dove sono previste e che nel nostro protocollo stipulato con Confindustria, che poi in parte diventa legge della Regione, c’è una carenza: quando si sa che non c’è una pena, ci si continua a comportare indifferentemente, senza avvertire alcun senso di responsabilità. Al di là di quando accade l’incidente, quando si verifica un infortunio mortale sul lavoro, e allora i comunicati si sprecano (anche da parte nostra, non vogliamo essere ipocriti), il fatto è che si fa veramente poco in termini preventivi, quindi di informazione, di formazione e in termini di strategia della legalità, che va attuata evitando di drogare le gare d’appalto con coloro che non sono in regola. Non so come viene riportato questo fenomeno in altre Regioni, ma credo che un approfondimento debba essere fatto anche su eventuali certificati facili di DURC, il documento unico di regolarità contributiva che ogni azienda, com’è noto, deve presentare. Credo che un approfondimento andrebbe fatto anche su questo versante, perché potrebbe esserci qualche documento regolare che probabilmente regolare non è. Spesso si emettono questi certificati solo per mettere a posto le carte, ma a volte le carte sono a posto ma non lo sono i fatti cui le carte stesse si riferiscono.

PRESIDENTE
Prima c’era l’autocertificazione, adesso non c’è più.

FALOTICO
All’interno delle strutture bilaterali, a volte le certificazioni che vengono emesse, richieste per partecipare ad alcune gare bandite, potrebbero essere anche compiacenti.

PRESIDENTE
Siamo nel penale.

FALOTICO
Siccome siamo in fase di inchiesta, se avessi delle prove le porterei, ma uso il condizionale, per cui chi va a rilevare la regolarità di chi ha presentato quella domanda per quel bando di gara ovviamente rileva che è regolare.
Credo che vi sia un aspetto che crea difficoltà agli imprenditori che rispettano le regole e questo aspetto è legato proprio a quel meccanismo di appalti e subappalti che a volte diventa talmente perverso da vedere imprenditori che vincono gare che non rispettano le condizioni minime e purtroppo anche a livello istituzionale abbiamo dei problemi, se da un anno, dopo che è stata emanata una legge, l’unico elemento che è avanzato è, quando qualcuno purtroppo è morto, questo intervento di sostegno per le spese funerarie (lo abbiamo voluto perché ci siamo trovati a volte in difficoltà) ma francamente il tasso di avanzamento delle questioni che riguardano informazione, formazione e protocollo sulla legalità è molto basso, anche all’interno della nostra stessa Regione. Anche se i dati possono sembrare confortanti, a mio parere molti di questi dati si possono leggere, come dicevo prima, soprattutto in relazione alla diminuzione delle attività produttive e quindi anche l’incidenza degli infortuni segue un’analoga riduzione, fermo restando che molti di questi riguardano il lavoro nero.
C’è poi la questione che riguarda gli immigrati: ci sono stati diversi incidenti mortali anche fra gli immigrati, uno ad esempio riguardò un lavoratore del Burkina Faso nell’agosto di due anni fa, ma non per questioni legate alla sicurezza (un fulmine lo colpì in mezzo ad un campo dove stava cogliendo i pomodori), quindi non è possibile immaginare aspetti di questo tipo. C’è però un fenomeno diffuso, al di là dei campi di identificazione ed espulsione degli immigrati, che è quello degli stagionali che lavorano in diverse campagne di stagionalità nelle varie Regioni del Mezzogiorno, in campi fatiscenti dove non vigono condizioni di sicurezza del lavoro (se mancano i punti di accoglienza, figuriamoci come si può determinare la sicurezza sul lavoro per il lavoratore extracomunitario). Quando vediamo che le statistiche ci dicono che fra gli extracomunitari i primi, dal punto di vista degli infortuni, sono i rumeni, è solo perché i rumeni in Basilicata sono la prima nazionalità presente, per cui il fenomeno riguarda gli extracomunitari più in generale e li colpisce in ragione della loro presenza, come nazionalità, all’interno della nostra Regione, ma c’è un fenomeno più complessivo che riguarda l’agricoltura e da questo punto di vista vorrei dare qualche elemento. La nostra è una Regione che perde popolazione: com’è noto, una decina di anni fa eravamo 620.000 e ora siamo 580.000, ma nel frattempo il numero degli immigrati è passato da circa 4.000 o 5.000 a 30.000, di cui 20.000 noti e regolari e 10.000 clandestini. È chiaro che se in alcune occasioni la sicurezza è un optional nella regolarità, figuriamoci nella clandestinità. Rispetto a questo, è chiaro che stiamo tentando di fare, anche con i nostri enti che sostengono questo fenomeno dell’immigrazione, una serie di politiche di informazione, perché spesso questi lavoratori non hanno neanche la conoscenza minima delle norme di sicurezza, che a volte non sono note neanche ai comunitari, ma soprattutto non sanno a chi rivolgersi nel caso in cui si verificano eventi di questo tipo. Per questi motivi riteniamo che in questo settore non sia testato esattamente il tasso di infortuni, perché quando il lavoro è nero, grigio o irregolare, se non si va in ospedale per fatti gravi, si cerca di occultare l’evento.

PALMA
Vorrei aggiungere, in merito all’aspetto che riguarda la cultura della sicurezza, che vi sono grosse difficoltà nel diffonderla in queste piccole e piccolissime imprese. Questo è il punto essenziale sul quale abbiamo tentato di trovare una soluzione, che ci dettava lo stesso Testo unico, che era il rappresentante territoriale per la sicurezza, ma nelle microimprese (di due, tre persone, artigiani o negli stessi appalti che vengono dati alle grosse imprese e che poi vengono affidati e parcellizzati tra tanti piccolissimi imprenditori o artigiani) diventa veramente complicato e difficile riuscire ad inserirsi e verificare ciò che succede all’interno di questa impresa. L’unico modo in cui si riesce a fare delle verifiche è quello di farle in termini preventivi, nel senso che le associazioni datoriali devono fare accordi con le organizzazioni sindacali territoriali per un controllo capillare di quello che succede all’interno dei cantieri, perché non sempre è possibile entrarci e non sempre è possibile verificare tutto ciò che viene fatto in quel tipo di cantiere. Su questo credo che il Testo unico ci dia qualche strumento, ma c’è bisogno di inserire qualche altra cosa, forse uno dei rimedi potrebbe essere che non può essere affidato un appalto a chi effettivamente non ha formato il lavoratore all’interno di quel tipo specifico di lavorazioni che vengono fatte, cosa che invece puntualmente succede.

PEPE
Naturalmente concordo con tutto quello che è stato detto. Volevo sottolineare soltanto, in merito alla questione della sicurezza nei cantieri, che nella filiera delle costruzioni arrivare con una cultura maggiore è molto più complicato nel momento in cui l’impresa è diventata ormai troppo frantumata. Naturalmente avvertiamo il fenomeno per quello che è, perché è del tutto evidente che possiamo fare tutto quello che vogliamo, anche collocare dei presidi dei carabinieri dalla mattina alla sera, ma mi pare che questo non sia possibile. È molto difficile che imprese che ormai hanno da uno a tre addetti possano fare investimenti nella cultura della sicurezza. Sulla formazione credo che ormai siamo a buon punto, ma quello che manca è che nell’organizzazione del cantiere in quanto tale, una impresa di quelle dimensioni non potrà mai avere standard adeguati per quanto riguarda i lavoratori che vengono occupati. Proprio per questo, stiamo chiedendo un contratto che riguardi la filiera del petrolio, ricadente nell’area del centro oli, dove ci sono tutti questi lavoratori che sono impiegati in più settori, quindi risultano frazionati, perché a tutti deve essere applicato lo stesso sistema.
Per quanto riguarda la questione dell’introduzione della premialità assicurativa INAIL, a noi risulta che ci siano molte imprese (la quantità non saprei indicarla in questo momento) che soprattutto in caso di infortuni che non sono gravissimi, ma che possono diventare gravi nella loro evoluzione, non denunciano o fanno sì che in qualche modo non si denunci l’infortunio. Naturalmente ci sono i protocolli di intesa con le associazioni e tutto quello che si vuole, ma in quei casi parliamo dell’impresa, non dell’associazione in quanto tale, che in qualche modo è portata in questo senso, così come tutti quanti noi saremmo portati ad avere un mondo del lavoro dove quantomeno le condizioni minime ci dovrebbero essere dappertutto, a partire dai conducenti di autobus ai camionisti, che fanno magari 15 ore di lavoro giornaliere. Ma anche in quel caso dovremmo prevedere un carabiniere per ogni camion, perché la cosiddetta concorrenza di cui ci parla anche Bruxelles è diventata tale che diventa dumping sociale e da questo punto di vista è complicato anche immaginare una legislazione ancora più avanzata del Testo unico, che in questo momento è sicuramente importante, ma abbiamo bisogno di un sistema impostato diversamente, proprio delle imprese e del lavoro che poi è connesso alla filiera.

PRESIDENTE
Quando si pensa che in un cantiere ci sono da 120 a 140 imprese e molto spesso ci sono anche quelle piccole imprese di una o due persone, risulta evidente che siamo di fronte ad un problema serio e complesso, che indubbiamente è alla nostra attenzione e anche noi cercheremo di premere perché si trovi una soluzione. Posso dire che i problemi esistono già dalle progettazioni, e di fronte a progettazioni che fanno il 70 per cento del ribasso, resto molto perplesso ed è questo l’inizio dell’evento.
Ringrazio i nostri ospiti per la collaborazione e dichiaro conclusa l’audizione.

Audizione di rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali, artigiane e agricole

Intervengono il presidente della Confindustria Basilicata, dottor Pasquale Carrano, accompagnato dal direttore generale, dottor Giuseppe Carriero, il presidente dell’ANCE Basilicata, dottor Antonio Giuzio, il presidente della Confartigianato Basilicata, dottor Antonio Miele, accompagnato dal segretario provinciale, dottor Antonio Gerardi, il segretario regionale dell’Associazione artigiana C.A.S.A., signor Domenico Lo Ponte, il presidente della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa di Potenza, signor Antonio Aloisio, il direttore dell’Associazione piccole e medie imprese, dottor Vincenzo Albano, accompagnato dal responsabile del settore sicurezza, ingegner Carmine Mecca, la componente della Confcommercio, dottoressa Caterina De Frenza, il componente della Confederazione Italia agricoltori, signor Vito Pace e il componente della Federazione regionale coltivatori diretti, signor Mario Frate.

PRESIDENTE
È ora prevista l’audizione di rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali, artigiane e agricole, con la quale concludiamo i nostri lavori questa mattina qui a Potenza. Sono presenti il presidente della Confindustria Basilicata, dottor Pasquale Carrano, accompagnato dal direttore generale, dottor Giuseppe Carriero, il presidente dell’ANCE Basilicata, dottor Antonio Giuzio, il presidente della Confartigianato Basilicata, dottor Antonio Miele, accompagnato dal segretario provinciale, dottor Antonio Gerardi, il segretario regionale dell’Associazione artigiana C.A.S.A., signor Domenico Lo Ponte, il presidente della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa di Potenza, signor Antonio Aloisio, il direttore dell’Associazione piccole e medie imprese, dottor Vincenzo Albano, accompagnato dal responsabile del settore sicurezza, ingegner Carmine Mecca, la componente della Confcommercio, dottoressa Caterina De Frenza, il componente della Confederazione italiana agricoltori, signor Vito Pace e il componente della Federazione regionale coltivatori diretti, signor Mario Frate. A tutti do il benvenuto.
Vorrei sentire in modo particolare, del resto è questo l’obiettivo di queste nostre missioni nelle varie Regioni d’Italia, le vostre riflessioni, le vostre considerazioni, i vostri commenti, le vostre proposte, le vostre sottolineature su un tema importante e delicato come quello relativo alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro. È un confronto fra Parlamento e territorio che credo sia comunque salutare per tutti, sia per noi che per voi.

CARRANO
Signor Presidente, sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro Confindustria ha lavorato molto insieme all’ANCE (non a caso mi accompagna il presidente dell’ANCE Basilicata Antonio Giuzio) su due fronti, il primo dei quali è certamente quello inerente alla formazione. Con il nostro ente di formazione, denominato Conforma, abbiamo dedicato circa il 50 per cento delle attività al tema della sicurezza, realizzando un’azione rivolta non soltanto agli imprenditori, ma anche ai dirigenti e ai coordinatori d’impresa. Sempre sul fronte della formazione, nel corso dell’anno abbiamo organizzato diversi convegni, uno dei quali molto rilevante, condotto insieme con l’INAIL e finalizzato alla convenienza dell’adozione di codici comportamentali improntati alla tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Alcuni fronti su cui abbiamo investito sono stati sicuramente la formazione alle imprese e la prevenzione attiva. Questo impegno si è concretizzato in una serie d’iniziative, la più rilevante delle quali è forse quella che abbiamo condotto congiuntamente alle prefetture di Potenza e di Matera, con cui abbiamo posto in essere un protocollo d’intesa su base regionale, in attuazione di quello siglato tra il Ministero dell’interno e Confindustria nazionale, che ha come finalità, tra le altre, anche quella di prevenire i fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata nella nostra economia e l’adozione di un codice etico nel quale le misure di sicurezza sono poste al centro dei comportamenti etici dell’imprenditore.
Come è noto, nella nostra Regione il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore industriale non riveste il carattere di urgenza e di priorità massima come accade invece nelle Regioni limitrofe; tuttavia, abbiamo inteso comunque agire per tempo creando delle strutture, dei tavoli nei quali, con le forze dell’ordine e le istituzioni del territorio, adottare ogni misura utile per prevedere i fenomeni di infiltrazione. Nell’attuazione di questo tavolo della legalità, lo scorso mese abbiamo adottato il primo documento operativo che prevede un piano di attuazione su tre finalità ben precise: diffusione della cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro, adozione del bilancio sociale da parte delle imprese e adesione al codice etico. Su questi temi stiamo già lavorando con la nostra base associativa che in Basilicata abbraccia una platea di oltre 1.000 imprese tra piccole, medie e grandi; riteniamo quindi di poter contribuire in maniera efficace a creare le condizioni di un’impresa che genera sicuramente sviluppo e opportunità per i lavoratori in un contesto di sicurezza.

GIUZIO
Signor Presidente, come è noto, il nostro settore è regolato dalla bilateralità; la nostra è forse una delle pochissime categorie in cui, d’intesa con il sindacato, abbiamo un sistema di formazione e di sicurezza finanziato con risorse che ricadono sul costo del lavoro; noi cioè non prendiamo una risorsa da nessuno.
Non vorrei però aprire un dibattito su questo tema, quanto piuttosto far notare a quest’autorevole Commissione che una norma contenuta nell’ultimo decreto sviluppo (decreto-legge n. 70 del 2011) vieta il ribasso per la manodopera nelle opere pubbliche; nessuno però sa come applicare tale disposizione. Anche questo tema ci riconduce al problema degli infortuni.

PRESIDENTE
Come si fa a praticare un ribasso in relazione alla manodopera?

GIUZIO
Ad oggi, signor Presidente, si fa su tutto, ad esclusione dei costi per la sicurezza. Noi però lo abbiamo considerato un fatto innovativo, una tutela, invece la norma recentemente approvata stabilisce che il costo della manodopera non è soggetto a ribasso senza indicare le modalità di attuazione, i soggetti chiamati ad attuarla e senza una norma transitoria per le gare già bandite. Atteso che tale questione riguarda la sicurezza, ritengo che questa Commissione possa fare un intervento a questo proposito.

PRESIDENTE
Pensavo che fosse un’espressione di carattere generale.

MIELE
Signor Presidente, la sicurezza sui posti di lavoro è una materia che ci tocca da vicino e che quindi viene presa seriamente in considerazione, tanto che noi di Confartigianato ci siamo spesi moltissimo su questo problema tenendo corsi di formazione all’interno delle aziende e delle nostre strutture. Chiaramente i dati sono sotto gli occhi di tutti. Nella provincia di Potenza noi rappresentiamo 7.946 imprese artigiane che danno occupazione a 16.342 addetti; ci sono 792 collaboratori famigliari, 732 donne artigiane titolari di impresa, 684 apprendisti. Noi abbiamo notato una riduzione media delle nostre aziende pari a circa il 2,4 per cento, quindi il 40 per cento dei lavoratori delle imprese artigiane è rappresentato da dipendenti. Nel 2010 abbiamo avuto un calo degli infortuni del 6,8 per cento grazie all’attività di prevenzione che abbiamo svolto. Dato che nell’azienda artigiana i dipendenti lavorano a stretto gomito con i datori di lavoro, questi ultimi sono i primi a essere impegnati sulla sicurezza; allo stesso modo siamo molto interessati a che i nostri collaboratori non subiscano infortuni di sorta, perché tenere fermo un operaio costa molto di più che non occuparsi della sicurezza. Da questo punto di vista siamo fiduciosi perché ci stiamo impegnando e stiamo guardando al futuro predisponendo altre attività di formazione sulle nuove norme in essere.
A nostro avviso quindi, tutto sommato, come diceva il presidente Carrano, la Provincia di Potenza e la Regione Basilicata forse, rispetto al contesto generale, si salvano, fermo restando che rispetto a queste problematiche un imprenditore non deve mai abbassare la guardia, perché il pericolo è dietro l’angolo. Da questo punto di vista siamo consapevoli, siamo fortemente impegnati e continueremo a fare la nostra parte; abbiamo voluto segnalarvi una diminuzione del 6,8 per cento dal 2009 al 2010. Certamente Confartigianato non abbasserà la guardia rispetto alla problematica in oggetto.

LOPONTE
Signor Presidente, l’associazione artigiana CASA annovera tra le proprie associate delle piccole imprese che cerchiamo di tutelare pur non avendo in essere attività come quelle di cui dispongono Confindustria e altre associazioni. Come anche le altre associazioni di categoria, ci stiamo muovendo molto affinché le aziende cerchino di tutelare maggiormente la salute dei loro lavoratori e di quanti gravitano attorno a loro. Stiamo facendo molto e possiamo fare molto di più, ma riteniamo che tutto debba essere preservato a monte, cioè quando l’azienda inizia il suo percorso di immissione nel mercato del lavoro, attraverso una formazione di base che disponga una preparazione propedeutica dal punto di vista economico-finanziario e gestionale-manageriale, per evitare la moria delle aziende che non sono altamente preparate per prender parte a questo mercato che oggi sta subendo una crisi enorme, ma anche dal punto di vista della salvaguardia della salute di tutti quanti gravitano attorno all’azienda. Chiediamo quindi maggior formazione iniziale e soprattutto che gli enti preposti mettano a disposizione più risorse per questa attività fondamentale, perché un’azienda possa avere una sua collocazione efficace sul mercato.

ALOISIO
Signor Presidente, chiaramente intendo ricollegarmi a quanto è stato detto in precedenza. Anche la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa di Potenza si è impegnata nella realizzazione di corsi di formazione e di altre attività di nostra competenza. Giustamente, anche noi ci occupiamo di piccole imprese e di artigiani, quindi il rischio riguarda anche i nostri associati.
Tuttavia va fatta anche un’altra considerazione. L’INAIL, che si occupa della gestione degli artigiani, presenta un forte avanzo, perché dai nostri premi incassa molto di più delle somme che sborsa. Sarebbe dunque auspicabile che con quei fondi in più di cui dispone ci aiutasse a occuparci di formazione e sicurezza. Per quanto riguarda il settore edile, lascerò la parola a Edilcassa che conosce il settore meglio di me.

ALBANO
Signor Presidente, innanzitutto ho voluto che mi fossero forniti i dati relativi all’attività di formazione sulla sicurezza che la Confapi di Potenza ha svolto in questi ultimi anni in tutti i settori: mi riferisco a corsi antincendio, sui ponteggi e sulla direttiva macchine, nonché alla formazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Negli ultimi cinque anni stiamo parlando di più di 2.000 corsi, per la precisione abbiamo rilasciato 2.071 attestati; di questi, praticando una suddivisione secondo gli enti erogatori dei finanziamenti, nell’ultimo anno circa la metà è stata finanziata attraverso fondi interprofessionali (che hanno dato tanto negli ultimi anni in termini di formazione e di finanziamento di questi corsi) e finanziamenti regionali e provinciali; l’altra metà è rappresentata da corsi a pagamento che abbiamo fatto come associazione per i nostri associati.
L’attività di Edilcassa, concentrata soprattutto nel settore edile, è stata abbastanza consistente negli ultimi anni. Nella provincia di Potenza abbiamo organizzato più di 300 corsi gratuiti che abbiamo cercato di svolgere in tutto il territorio per evitare di far venire il datore di lavoro o il lavoratore dal paese lontano a Potenza per svolgere un’attività formativa.
Il nostro impegno è abbastanza consistente, ma molto ancora potrà essere fatto. Noi intendiamo sviluppare ancora di più i fondi interprofessionali e a questo proposito è di questi giorni l’incontro preliminare che, come parti datoriali, abbiamo avuto con l’INAIL per cercare di sviluppare le attività possibili per il 2012.
Il 2012 è dedicato dall’INAIL al settore dell’edilizia ed è proprio con loro che vorremmo dunque cercare di sviluppare il maggior numero di attività. È chiaro che il problema principale è e rimane quello delle risorse: è indiscutibile che, per quanto si possa spingere affinché la cultura della sicurezza interessi il maggior numero di imprese, il problema economico è rilevante, soprattutto di questi tempi.
È comunque nostra intenzione avviare nei prossimi mesi un’altra campagna di sensibilizzazione, con nuove iniziative all’interno dell’Edilcassa regionale – e nel settore edile c’è veramente tanto da fare in termini di sicurezza – provando magari a mettere a disposizione delle imprese alcuni professionisti che vadano direttamente sul cantiere, così da riuscire a valutare sul posto la situazione e fornire all’imprenditore e ai lavoratori gli strumenti necessari per capire che cosa non funziona. Non si tratta, dunque, di porre in essere un’attività repressiva, ma di fare semplicemente qualcosa che consenta all’imprenditore di rendersi conto di dove sta sbagliando e di che cosa magari può migliorare.

PRESIDENTE
Vorrei comunicare ai nostri ospiti che da un po’ di tempo la Commissione sta affrontando anche il tema dei formatori: ci siamo resi conto, infatti, che non basta dire che è stata fatta formazione, ma bisogna anche capire come è stata fatta e da chi. Per questo stiamo valutando la possibilità di individuare delle formule che consentano di connotare in qualche mondo i formatori, sia pure in linea generale, così da avere dei criteri oggettivi di riferimento.
Si parla infatti spesso di formazione, ma il problema fondamentale è capire chi sono coloro che si occupano di fare formazione e a quale titolo. In questo lavoro siamo per la verità già in una fase molto avanzata, nel tentativo di definire delle linee che possano poi essere utili agli operatori del settore, perché, una volta individuata la cornice entro cui muoversi, anche per voi diventerà sicuramente più semplice operare.

GIUZIO
Mi scusi, signor Presidente, ma a questo proposito vorrei dire che riteniamo eccessivo prevedere che si dedichino 48 ore alla formazione perché, dal punto di vista dei datori di lavoro, ciò vuol dire sottrarre all’azienda qualcosa come cinque giorni lavorativi.

PRESIDENTE
In verità bisogna mettersi d’accordo. Ricordo a tutti che, fino a ieri, chiunque volesse avviare un’impresa nel settore edile doveva solo iscriversi alla Camera di commercio, senza che fosse richiesto alcun titolo di studio di tipo tecnico. Quello che voglio dire è che, se è vero che certe cose le deve capire il lavoratore, le deve capire però anche il datore di lavoro – perdonatemi se lo dico chiaramente – perché altrimenti ogni sforzo è inutile.
Mi rendo conto che alcune scelte possono creare disagio, ma cercate di capire anche noi, che stiamo provando ad individuare delle soluzioni adeguate, in modo da creare meno danni possibili.

GIUZIO
Signor Presidente, ritengo che lei abbia centrato il tema, perché quello che a noi interessa non è tanto il numero delle certificazioni, quanto piuttosto capire chi è che vigila e qual è l’ente preposto: per questo abbiamo chiesto all’INAIL di indicare i soggetti deputati a svolgere le opportune verifiche e i controlli.
È una cosa gravissima, infatti, che tutti siano autorizzati a rilasciare certificazioni e che le stesse in alcuni casi – come sappiamo bene – siano addirittura false per cui, ai fini della sicurezza, tutto questo non serve a nulla. Questo è il vero problema, perché c’è il rischio che a partire da domani mattina chiunque possa rilasciare le certificazioni richieste.

DE FRENZA
Buongiorno a tutti, sono la dottoressa Caterina De Frenza, componente della Confcommercio della Regione Basilicata.
Consentitemi innanzitutto di fare un’osservazione di carattere generale, per soffermarmi poi su quei profili che riguardano più specificamente il settore che rappresentiamo.
Com’è già stato sottolineato, sulla base dei dati INAIL più recenti si registra un diffuso ottimismo, evidenziandosi ad oggi un calo degli infortuni sul lavoro rispetto al 2009 (meno 6,8 per cento), per cui siamo passati da 13 morti nel 2009 a 10 nel 2010. Ritengo tuttavia che, per dare una dimensione puntuale del fenomeno infortunistico, bisognerebbe considerarlo comunque al netto dell’attuale congiuntura economica. Per cui, ben venga il diffuso ottimismo, ma questo non deve però spingere ad abbassare la guardia perché, se si considera il calo occupazionale, bisogna capire se la flessione che si è registrata deriva effettivamente da una generale attenzione e da una corretta applicazione della legge in materia di sicurezza o non sia semplicemente un riflesso appunto del calo occupazionale.

PRESIDENTE
Mi scusi, dottoressa, ma ci tengo a precisare che, stando ai dati INAIL ai quali noi facciamo riferimento, si evidenzia un calo del 19,2 per cento per il periodo 2006-2010. C’è però anche un altro dato, che quindi in qualche modo risponde alle sue osservazioni, secondo il quale ci sarebbe stata una riduzione del 6 per cento del numero degli occupati.
Lo stesso discorso non vale però per i casi di infortunio mortale, e la cosa ci preoccupa. Per gli incidenti mortali, infatti, se è vero quanto lei dice – per cui si è passati da 13 infortuni nel 2009 a 10 nel 2010 – è anche vero, però, che c’è il segnale di un’impennata, se consideriamo che nel primo semestre del 2011 c’è stato un morto in più rispetto alle stesso periodo dell’anno precedente.
C’è poi anche un altro aspetto – che abbiamo valutato insieme alla senatrice Antezza, che è della Provincia di Matera – vale a dire il fatto che, alla diminuzione del fenomeno degli infortuni nel potentino, corrisponde al contrario un aumento degli stessi nell’area del materano. C’è stato spiegato che molti infortuni sono legati allo svolgimento dell’attività agricola e che sono da ricondurre principalmente al ribaltamento di trattori. Anche su questo fronte stiamo lavorando con la Commissione per trovare delle soluzioni: ricordo in questo senso, ad esempio, i contributi per la rottamazione delle macchine agricole, ma non possiamo assolutamente abbassare la guardia.

DE FRENZA
La seconda osservazione che vorrei fare viene da studi di settore che abbiamo sviluppato con i nostri associati. Si è parlato di formazione e si è detto dell’importanza di formare i formatori. Quello che noi abbiamo potuto riscontrare tra i nostri associati – che il più delle volte sono contemporaneamente datori di lavoro e lavoratori – è che, soprattutto nel caso di piccole imprese a gestione familiare, c’è una minore attenzione alla sicurezza, in particolare quando il datore di lavoro ha come proprio dipendente il figlio o la moglie. Diventa quindi più difficile percepire nel nostro settore il tipo di attenzione che viene riservata al problema infortunistico.
C’è poi anche un altro dato che desta la nostra preoccupazione. Oltre ad essere rappresentante di Confcommercio, mi occupo personalmente anche del «Gruppo Terziario Donna», nell’ambito del quale è stato condotto uno studio sulla componente femminile impiegata nelle aziende (in molti casi parliamo della moglie o della figlia del datore di lavoro). Quello che è emerso, in particolare, è che nel nostro settore si è molto abbassata l’età media dei piccoli infortuni, soprattutto nelle piccole aziende. Si è notato soprattutto che, là dove esisteva un contratto di lavoro a tempo determinato di breve durata, gli infortuni hanno riguardato per la maggior parte lavoratrici di età compresa tra i 20 e i 24 anni, come se la mancanza di voglia di investire in formazione fosse direttamente proporzionale alla durata del contratto stesso.

CASSINO
Sono il signor Prospero Cassino, rappresentante della Confesercenti della Provincia di Potenza.
Com’è emerso anche dai dati richiamati dal presidente Tofani, i comparti che noi rappresentiamo (servizi, commercio e turismo) per loro stessa natura non sono interessati da infortuni gravi o mortali.
Un dato che abbiamo riscontrato e che voglio sottoporre all’attenzione della Commissione è che le nostre imprese, insieme a quelle dei comparti edilizia e artigianato, guardano al decreto legislativo n. 81 come ad uno «spauracchio»: si tratta in effetti di un provvedimento naturalmente complesso per il tipo di tutela che deve assicurare.
Per quanto riguarda in particolare le nostre aziende, proporrei di valutare la possibilità di prevedere – o per codice ATECO o per comparti – una formazione mirata, così come suggerito anche dalla collega De Frenza, visto che di solito si tratta di piccole imprese, con pochissimi addetti, in cui molte volte gli infortuni dipendono più dal calo di attenzione che dagli effettivi rischi legati al lavoro e al relativo ambiente.
Riteniamo dunque che per questo tipo di comparti prevedere una maggiore formazione ed informazione potrebbe essere un valido strumento per mantenere alta l’attenzione.

DE LUCA
Approfittando della presenza di Confindustria, dell’ANCE e delle varie associazioni di categoria della Regione Basilicata, vorrei fare una brevissima considerazione, anche alla luce del lavoro che come Commissione d’inchiesta stiamo svolgendo per capire ciò che avviene nelle singole realtà territoriali.
Il problema non è tanto quello di conoscere il numero degli infortuni sul lavoro e degli incidenti mortali rispetto alla realtà lavorativa della Basilicata, che è peraltro in crisi, come del resto in tutto il Paese; il discorso riguarda più in generale il recupero della legalità, che spesso rispetto a certi temi viene affrontato con molta superficialità.
C’è innanzitutto la questione degli incentivi alla premialità. A questo proposito, voglio informarvi che questa mattina i rappresentanti della Regione hanno dichiarato la loro disponibilità a lavorare sul fronte della sicurezza, sul quale spesso si taglia, nonostante quanto ci viene imposto a livello europeo.
Al riguardo, permettetemi di fare un esempio concreto, perché le cose si possono anche cambiare, dal momento che, se è vero che è importante fare controlli, occorre però anche verificare chi sono i formatori e molto altro, perché la responsabilità alla fine è sempre degli altri. In Campania, Regione dalla quale io provengo, è stata approvata nel 2007 una legge in materia di lavori pubblici. Il testo, che è stato predisposto con la collaborazione di Confindustria e dell’ANCE, è stato poi trasferito all’interno della relazione annuale della Commissione – che molti, a mio avviso, non conoscono e non hanno neppure letto – che è stata votata in Senato, con il coinvolgimento del Governo e di Bruxelles sul massimo ribasso.
In Campania furono appostati 10 milioni di euro (ovviamente faccio quest’osservazione con amarezza), anche d’accordo, in modo particolare, con l’ANCE regionale e nazionale. Ebbene, non c’è stato un imprenditore che abbia utilizzato un solo euro di quei 10 milioni. Quando si dice che è un fatto culturale, allora, è più che altro uno slogan, perché poi è ciascuno nelle proprie responsabilità che dovrebbe saper cogliere quest’aspetto. Con l’attività che come legislatori e come Commissione stiamo ponendo in essere, se ci si dà una mano reciprocamente, si potrà da questa crisi e da questa difficoltà. L’attenzione spesso c’è quando c’è l’incidente, magari mortale, poi finisce e si chiude con lo slogan un po’ patetico e superato che la colpa è della politica. Ma cos’è la politica? Volevo offrire questa riflessione perché con una partecipazione così significativa credo che sia bene riflettere insieme.

PACE
L’agricoltura è il settore nel quale purtroppo si verifica la maggior parte degli infortuni, anche di quelli mortali. Le motivazioni sono varie. Il concetto stesso di lavoro è ben diverso dal posto statico, fisso, quindi il centro aziendale: c’è lo spezzettamento della proprietà, la necessità di recarsi dall’azienda in dieci posti diversi per fare non moltissimo lavoro, con le difficoltà che implicano le strade e la tipologia del terreno. Non bisogna neanche dimenticare l’aspetto dell’invecchiamento della popolazione: quello agricolo è il settore dove la quasi totalità degli occupati sono anziani, con scarsissimo ricambio. Tutti questi elementi portano alla situazione attuale, che chiaramente va migliorata, cercando di arrivare ad un livello possibilmente ottimale.
La nostra confederazione si sta attivando anche dal punto di vista della formazione, per quello che ci compete e che ci riguarda e per gli strumenti che abbiamo a disposizione, perché da tempo non siamo più dotati di strumenti di formazione professionale. Si riescono a fare dei progetti quando si riescono a reperire fondi, nostri e dell’INAIL; ci siamo mossi, insieme alla Regione Umbria e alla Regione Toscana, per il progetto AGRIPREV, il manuale delle buone pratiche per la prevenzione dei rischi nelle imprese agricole e la Regione Basilicata ha attuato la misura comunitaria 114 sulla consulenza aziendale, ma oltre questo non andiamo.

PRESIDENTE
Anche la nostra Commissione sta lavorando sul tema dell’agricoltura e ormai si sta ponendo un tema serio e concreto, che è quello alla conduzione dei mezzi agricoli. Il nostro è un Paese in cui ci vogliamo tutti bene, per non dire altro, e sappiamo che per guidare la 500 ci vuole la patente, mentre per guidare il mezzo agricolo non ci vuole. Oggi, a legislazione vigente, se non si va su strade pubbliche, si può operare con il mezzo agricolo anche senza avere la patente. Quindi, il problema è serio. Stiamo valutando (l’ISPESL ci ha molto aiutati in questo) come risolvere un altro problema, che è quello soprattutto del ribaltamento del mezzo agricolo. Vi sono mezzi agricoli, essenzialmente trattori, che sono antichi, non ho i dati con me ma circa il 20 per cento di essi sono degli anni Sessanta. Da un punto di vista tecnico, l’ISPESL ha studiato un sistema per intervenire e risolvere alcuni problemi che portano all’incidente, anche mortale. Dal punto di vista economico, ci vogliono le risorse, ma non si tratta di interventi costosi: in genere l’intervento di adeguamento necessario per prevenire il rischio di ribaltamento è di circa 2-3.000 euro. L’INAIL ha emesso un bando molto importante ed ha messo a disposizione una cifra significativa, ma pochi ne hanno usufruito, in quanto questi incentivi fanno cumulo nel calcolo del tetto comunitario del de minimis previsto per gli aiuti di Stato, quindi gli imprenditori si trovano a dover scegliere se prendere i contributi per la semina oppure quelli per la sicurezza. Su questo aspetto abbiamo un confronto costante con l’Unione europea, cui cerchiamo di far capire, senza riuscirvi, che non si può calcolare nel de minimis un elemento di concorrenza come la sicurezza. Se necessario, però, li assedieremo, per così dire, per far loro capire che se si spendono 3.000 euro per fare in modo che in caso di ribaltamento del trattore non si muoia, non si va in concorrenza con un altro che ha il trattore con il tettino. A volte troviamo un muro di gomma anche noi, ma l’argomento è alla nostra attenzione.

FRATE
Molto è stato fatto in termini di sicurezza per le aziende agricole proprio perché il mondo agricolo ha subito una serie di evoluzioni per problemi legati al mercato e alla commercializzazione. È vero che a risolvere il problema degli infortuni, ovvero il problema delle morti in agricoltura, è già intervenuto il decreto legislativo n. 38 del 2000 e che c’è un calo degli infortuni in agricoltura, ma è anche vero, come leggevo questa mattina, che la Basilicata è una delle Regioni italiane ad avere un indice di incidentalità superiore alla media, immagino per via di quella che spesso è la morfologia delle aziende. Essendo il mio l’intervento conclusivo, credo debba contenere un appello a trovare insieme delle soluzioni tali per far sì che le imprese, per stare sul mercato, vengano messe oggi sempre più in condizioni di lavorare in un clima di trasparenza e di rispetto delle regole. Non è inconsueto oggi notare che molte imprese, solo per un senso di rispetto delle regole, si mettono in regola, osservando anche dei parametri legati all’aggiornamento delle macchine agricole ed è assolutamente vero che molte delle nostre imprese si trovano ancora ad operare con macchine ormai obsolete che, con una modica cifra d’investimento, potrebbero essere portate al minimo rispetto di alcune regole. Ovviamente c’è una questione culturale, ma l’INAIL, come è stato detto prima, avendo negli ultimi anni bilanci assolutamente positivi, potrebbe e dovrebbe quantomeno fare un salto di qualità ed uno sforzo ulteriore per contribuire all’adeguamento di imprese agricole, ovviamente serie, che vogliono stare sul mercato.

PRESIDENTE
Vi ringraziamo per il vostro contributo. La nostra segreteria è a vostra disposizione per indicazioni, segnalazioni, riflessioni, come il rappresentante dell’ANCE prima ci diceva, che sono sempre ben accette, se non altro per caricare di importanza l’incontro di oggi tra Parlamento e istituzioni locali. Dichiaro concluse le audizioni odierne.


Fonte: Senato della Repubblica